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Autore: Swan_Time_Traveller    10/08/2022    0 recensioni
[Prequel su Eddie Munson, il primo di una trilogia, che presenta la famiglia di origine del personaggio e le vicende che hanno portato alla sua nascita.]
"Andarsene, in un posto lontano. Ovunque, purché i giudizi affilati della gente di Hawkins non la raggiungessero: nella mente di Liz però, quelle parole sarebbero risuonate ugualmente, a prescindere dal suo nuovo inizio. E davvero si parlava di questo, di un capitolo da aprire ex novo? Era tutto nelle sue mani, e tutto dipendeva da lei, inclusa la vita che nove mesi dopo avrebbe cambiato la sua esistenza per sempre: forse era proprio quello il punto, settembre. Il momento in cui quella nascita sarebbe stata concreta, l'attimo in cui sarebbe diventata una madre.
Le incognite erano però troppe, così come la vergogna, le lacrime versate mentre suo padre, Christopher Munson, le ripeteva di non tornare a casa mai più.
Tutto quel di cui Liz era sicura era scappare. Fuggire, allontanarsi per sempre da una cittadina che le aveva voltato le spalle, assieme alla sua intera famiglia."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eddie Munson, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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For Whom the Bell Tolls

 

“Eleanor, è sicura di essere d'accordo nell'ospitare i miei amici? Si tratta di avere ben tre studenti in casa – o meglio, William è leggermente più grande ma è comunque inaffidabile – non penso sia qualcosa di sopportabile. Considerato inoltre che staranno qua due settimane!”

Sarà stata la terza volta nel giro di una settimana (iniziata peraltro due giorni prima) in cui Elizabeth Munson interrogava, seguendola nei vari corridoi della casa, Eleanor Halliwell: quest'ultima, pazientemente, non aveva fatto altro che ridacchiare e minimizzare, con un cenno della mano.

 

“Te l'ho già detto, non è un problema. I Sinclair tra l'altro sono amici tempo, mio nipote li considera praticamente della famiglia. E poi diciamocela tutta, questa casa è davvero troppo grande e qualche volta occorre sfruttarla.” Replicò il primo mercoledì del mese di giugno la signora Eleanor, mentre stava cercando disperatamente in casa il libro di ricette di sua madre, che ogni tanto perdeva in giro per gli scaffali e non era più in grado di ritrovarlo.

Liz, che la seguiva e dava un'occhiata un po' ovunque, vide con la coda dell'occhio un libro che sembrava non appartenere a quell'angolo di casa: era infatti sul tavolino del corridoio, vicino all'ingresso.

“Se sta cercando quelle ricette, sono lì.” Dichiarò abbozzando un sorriso Elizabeth, mentre Eleanor sorpresa si avvicinò e afferrò le ricette entusiasta.

“Vedrai, sarà un bel periodo. Penso che in fin dei conti qui a Dallas non ti sei fatta degli amici, ed è più che giusto e necessario che tu passi un po' di tempo con i fidati di Hawkins.” Proseguì la signora Halliwell, mentre andava in cucina. Liz, annuendo, si fermò sulla soglia della stanza e borbottò: “Beh, non sono mai stata molto brava a fare amicizia ... In più adesso con questa è tutto più complicato.” Indicò la sua pancia, che stava crescendo a vista d'occhio, sebbene fosse nella norma stando all'ultimo controllo col dottor Halliwell.

In un istante venne allontanata dall'immagine fallimentare di lei in cerca di nuove amicizie, per tornare su quanto era successo pochi giorni prima, alla visita in ambulatorio.

 

 

Edward Halliwell non era un medico che si esprimeva più di tanto durante le visite di routine, anzi: spesso le pazienti lo guardavano perplesse, talvolta anche spaventate perché lui, concentrato com'era nel suo lavoro, sembrava non sentire nemmeno le domande che gli venivano rivolte. 

“Dottore è sicuro che vada tutto bene?!” Ripetevano almeno una volta al giorno le donne che visitava in ambulatorio, finché lui al termine del controllo, realizzava di essersi perso i tre quarti delle questioni a lui rivolte, e cercava di rimettersi in pari. 

Elizabeth Munson però era cambiata nell'ultimo periodo: vicina al sesto mese di gravidanza, fidarsi del dottor Halliwell era per lei fondamentale. Aveva imparato a farlo, accantonando la preoccupazione e le paranoie che a volte facevano capolino: questo cambio di atteggiamento era stato notato da Edward Halliwell che, dentro di sé, non faceva altro che sentirsi grato e sulla strada giusta per far sì che quella ragazza potesse avere un nuovo inizio, segnato dalla nascita di settembre. 

 

“Non c'è nulla che non vada. Tuttavia rimane a mio avviso fondamentale che la pausa da lavoro inizi già verso la fine di luglio: su questo non credo ci siano grossi problemi, il Direttore del Book Depository aveva ben chiara la situazione e già a suo tempo mi garantì massima collaborazione e comprensione da parte sua.” Dichiarò il dottor Halliwell al termine della visita. 

Ad Elizabeth talvolta il tutto sembrava ancora surreale, a partire dal fatto di essere riuscita a trovare un lavoro (ovviamente grazie alle conoscenze di Edward Halliwell, il quale a sua volta era stato contattato dai Sinclair) che le avrebbe permesso non solo di partorire in tranquillità, ma anche eventualmente di rientrare operativa non appena le sarebbe stato possibile. 

Il fatto che a Dallas, almeno fino a quel momento, aveva incontrato sulla sua strada solo persone disponibili e comprensive (il che era una rarità da quando era nata), la convinceva sempre di più dell'idea che il suo futuro sarebbe stato lì, non ad Hawkins o chissà dove. E a tal proposito, forse sarebbe stato il caso di trovare una soluzione, magari assieme a suo fratello Wayne, che probabilmente non avrebbe visto di buon occhio la scelta di rimanere a Dallas: ma poi, alla fine, Liz si sarebbe decisa in tal senso? 

Tornò alla realtà più o meno nel momento in cui il dottor Halliwell si schiarì la voce e parlò: “Comunque, con quasi la totale certezza, potremmo essere arrivati ad un dunque.” La ragazza spalancò i suoi occhi grandi, brillanti e chiaramente estasiati: aveva già capito tutto, e non vedeva l'ora di sapere. 

“Davvero?!” Esclamò lei incredula. Il medico sorrise e, annuendo, replicò: “Sei sicura di volerlo sapere? Spesso alcune pazienti chiedono di non anticipare nulla... Del resto, non si parla di una certezza completa, anche se qui dubito ci siano delle sorprese sul finale.” Tornò a sorridere, genuino, mentre Elizabeth rispose prontamente: “Assolutamente dottor Halliwell, ho bisogno di sapere.” Anche perché, assieme a lei, c'erano altre persone ad Hawkins che attendevano impazienti (e qualcuno ci aveva già scommesso su). 

Edward Halliwell sospirò e, guardando Liz negli occhi, dichiarò: “Sarà con ogni probabilità un bel maschietto.” 

Elizabeth balzò dalla sedia, coprendosi la bocca con la mano, mentre i suoi occhi chiaramente commossi, esprimevano grande sorpresa e al contempo un'emozione difficile da descrivere. 

“Aveva ragione Wayne.” Riuscì solo a mormorare, ancora incredula e vicina alle lacrime. 

“Chissà quante campane a morto stanno suonando ultimamente in Vietnam.” 

“Ma ancora con questa storia? Will, possiamo parlare di qualcosa di meno drammatico?!” 

“Quanto pensi che ci resti prima di soccombere con Johnson, spiegami un po'.”

“Beh io questo non lo so, ma ho la vaga impressione che tu ci possa aggiornare in tempo reale, più o meno tutti i giorni, esattamente come stai facendo adesso per la questione del Vietnam.” 

“Questione? Davina, quella si chiama guerra. Guerra, capito?!” 

 

I due fratelli Sinclair non avevano fatto altro che discutere, più o meno ininterrottamente per tutta la prima parte del viaggio, mentre alla guida c'era il padre, il signor Sinclair, che stava seriamente pensando di lasciare i suoi figli all'aeroporto più vicino e troncare nell'immediato quel viaggio che sarebbe durato almeno altre dieci ore. 

“Io so solo una cosa, che stiamo andando a trovare la mia migliore amica. La quale, indovina un po'?! E' stata messa incinta da quel freak! Amico tuo, vorrei ricordarti.” Esclamò Davina, gesticolando come non mai. Dallo specchietto, il signor Sinclair borbottò: “Riuscite a terminare questa surreale discussione e farci arrivare sani e salvi al primo albergo? Grazie.” 

Davina alzò gli occhi al cielo, mentre William, ignorando il padre, replicò verso sua sorella: “Evidentemente alla tua migliore amica, il mio amico freak piace! E comunque ha un nome.” 

“Allora scusami, cambia proprio tutto!” Ribatté esapserata Davina, iniziando a guardare fuori dal finestrino. 

“E comunque ci penseranno in Vietnam a suonare le campane a morto.” Concluse lei, con aria imbronciata. 

Il viaggio sarebbe stato lungo, ma senza dubbio dopo una bella dormita nemmeno a metà strada, i Sinclair avrebbero ripreso il viaggio di prima mattina, per arrivare all'incirca per l'ora di cena a Dallas, a casa Halliwell, dove Eleanor, Edward ed Elizabeth li stavano aspettando. 

 

A Dallas, Liz non stava più nella pelle: aveva lavorato solo al mattino, dal momento che i suoi orari erano già stati ridotti dal Direttore che, dopo aver parlato col dottor Halliwell, aveva pensato che sarebbe stato giusto per la ragazza riposare un po' di più fino al giorno cruciale. 

“Se fossi stata al Book Depository anche dopo pranzo probabilmente questa attesa mi avrebbe uccisa un po' meno.” Si lamentò Liz, versandosi un bicchiere di thé freddo, sotto lo sguardo vigile di Eleanor che aveva senza dubbio molta pazienza per sopportare la frenesia della ragazza, che non le dava tregua. Ma in fin dei conti alla signora Halliwell, quella compagnia piaceva eccome: era stata per tanto tempo da sola e, in linea generale, tutte le persone conosciute tramite suo nipote le erano sempre risultate tutte gradevolissime. 

Elizabeth, del resto, stava crescendo in quella casa: non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. La gravidanza, un lavoro, la lontananza da casa la stavano rendendo una persona molto meno dubbiosa di sé, e più convinta delle proprie capacità: chiaramente i timori di non farcela, di essere troppo piccola per poter prendere in mano la sua vita, tornavano a farle visita la notte, poco prima di addormentarsi ... Ma l'importante era procedere su quella strada, e di accogliere le novità che la vita sarebbe stata pronta a donarle. 

“Inoltre ogni giorno di più mi sembra di essere in procinto di esplodere.” Sbuffò, appoggiando il bicchiere sul ripiano della cucina. Eleanor rise e replicò: “Vedrai, arriveremo a settembre in un batter d'occhio. Partorirai e ti troverai un bambino in braccio prima di potertene accorgere davvero.” Quella frase sapeva da una parte tranquillizzare, e dall'altra incutere vera e propria ansia, sebbene non fosse quello l'obiettivo di Eleanor che, comunque, era figlia della sua epoca (seppur molto più progressiva di tante altre sue coetanee): l'idea che un figlio potesse quasi automaticamente rendere la vita migliore e le cose in un certo senso più “affrontabili” per una donna, era qualcosa di cui Eleanor era convinta, forse anche perché la sua era stata una storia molto diversa da quella di Liz, ma non meno triste o difficile. 

Liz sospirò e, annuendo, commentò: “Immagino di sì.” 

Tornando verso il salotto e rivolgendo uno sguardo alla finestra più grande che illuminava quello spazio enorme, ritornò a pensare che, di lì a qualche ora, avrebbe finalmente abbracciato la sua migliore amica, che non vedeva da sei mesi, da quando la sua vita era cambiata per sempre: il fatto di poter rivedere delle facce ben più che familiari, era un modo per tenerle i piedi piantati a terra e, in un certo senso, al sicuro. Era come se viaggiasse ad una velocità allucinante, in preda a immagini ed emozioni troppo rapide per essere processate una alla volta: ritrovare tra queste, in un vortice costante, i volti di chi era stato fondamentale nella sua vita ad Hawkins (e sarebbe continuato ad esserlo) le dava stabilità. 

Sorrise, e ben presto l'immagine dei Sinclair in arrivo davanti a casa Halliwell divenne concreta. 

Come da previsioni, il signor Sinclair aveva raggiunto la destinazione per l'ora di cena: scese dalla macchina sbuffando, seriamente provato dalle continue discussioni dei suoi due figli che, anche quel giorno, non si erano affatto placate. 

Edward Halliwell dal canto suo, era pronto sul terrazzino di casa ad accogliere il vecchio amico: gli andò incontro e, abbracciandolo fraternamente gli diede il benvenuto. 

“E' stato un viaggio lungo, sicuro di non voler dormire almeno stanotte qui?” Gli chiese immediatamente il medico, spiegandogli che c'era davvero posto per tutti in quella casa. Il signor Sinclair sorrise e declinò l'invito: aveva già prenotato un albergo fuori città, dal momento che di rientro ad Hawkins avrebbe avuto una serie di fermate itineranti da effettuare per lavoro. 

“Senza i miei due figli in macchina il rientro sarà una passeggiata.” Disse, rivolgendo a Davina e a William uno sguardo severo ma, in un certo senso, anche divertito.

“Chissà che piacere che avrà Edward ad ascoltare le tue chiacchiere sul Vietnam!” Sparò una frecciatina la più giovane dei due Sinclair al fratello, il quale finse una risata divertita e replicò: “Sei sempre più divertente, te lo hanno mai detto?”

Le voci all'interno della casa erano assolutamente distinguibili: Elizabeth, che era seduta in poltrona assieme ad Eleanor, rivolse uno sguardo a quest'ultima e, illuminata, si alzò rapidamente ed esclamò: “Sono loro!”

Sotto lo sguardo entusiasta di Eleanor, che aveva sinceramente piacere di vedere la giovane rincongiunta a una parte della sua vita, Liz sgattaiolò velocemente fuori di casa e, correndo giù dalle quattro scale che separavano la casa dalla strada principale, percorse il vialetto altrettanto rapidamente, già con le braccia allargate. 

“Finalmente! Liz!” Esclamò Davina, correndo verso l'amica. 

Quando le due si abbracciarono, fu evidente che anche William, assieme al signor Sinclair e al dottor Halliwell, erano vicini alla commozione. 

Iniziò a piangere prima Elizabeth, la quale diede la colpa agli ormoni, seguita da Davina che, tra le lacrime, replicò ironica: “Non giocare la carta della gravidanza con me, Munson!” 

Risero entrambe. 

Non appena tutti i Sinclair erano a portata di mano, Elizabeth, ancora in preda ad un pianto di felicità, dichiarò: “E' un maschio!” 

Il signor Sinclair si congratulò, fermandosi un istante, prima di ripartire, a parlare col suo vecchio amico Edward Halliwell; dall'altra parte invece Davina e William, in visibilio per la notizia, stavano cercando di ricordare chi avesse scommesso cosa, a proposito del sesso del bambino. Si rivolsero uno sguardo di sfida, che venne però immediatamente travolto dalle emozioni che aleggiavano davanti quella casa, a inizio del giugno 1965.

   
 
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