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Autore: ChrisAndreini    14/08/2022    1 recensioni
Leonardo non è mai stato un tipo molto ambizioso. Certo, ha i suoi sogni e le sue speranze e le sue passioni, ma di certo non ha mai pensato che un giorno sarebbe finito in un universo parallelo a lottare per salvarsi la vita in mezzo a principi, cavalieri, spie di città nemiche e disapprovazione dei nobili e paesani.
Ma oh, uno deve sopravvivere come può, e se diventare il cuoco reale potrà allungargli la vita di qualche giorno, vale la pena ricevere occhiatacce.
Dopotutto, la via più veloce per il cuore di qualcuno passa per il suo stomaco, giusto?
Non che Leonardo, dichiaratamente omosessuale, abbia intenzione di fare stragi di cuore, sia mai!
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Tutto bene ciò che finisce bene...

 

Leo si svegliò a palazzo, nel familiare letto che gli avevano dato quando era stato avvelenato, e il suo primo istinto fu di controllare alla sua destra, sperando di trovare il principe Daryan, addormentato al suo fianco.

Questa volta, però, era solo.

Era comprensibile, non era stato in pericolo di vita.

O meglio, lo era stato, ma non lo era più da parecchie ore.

Si ricordava vagamente di essersi svegliato per salire nella carrozza che l’avrebbe portato a casa, e di essersi riunito ai bambini, che sembravano mille volte più sereni rispetto a prima. Aveva salutato i semidei che erano andati tutti nelle rispettive strade, gli orfani portati in un orfanotrofio certificato dove sarebbero stati accuditi con affetto, e… niente, per il resto aveva dormito per tutto il tragitto, recuperando le energie.

Ed eccolo lì, in quella che era praticamente diventata camera sua dall’avvelenamento, più riposato di quanto fosse stato forse dall’inizio di quella strana avventura, e anche più sereno.

Tutto era andato bene, alla fine.

Aveva salvato Giada, protetto dei bambini, ottenuto una nuova benedizione, e aveva solo qualche dolore che comunque andava già meglio.

Si stiracchiò, si alzò, si vestì con calma e tranquillità, e poi uscì dalla stanza, deciso a dirigersi in cucina e preparare qualcosa per la colazione del principe.

Era ancora molto presto, sicuramente avrebbe fatto in tempo.

Una volta fuori dalla stanza, per poco non andò a sbattere contro un cavaliere, che era appostato lì davanti con fare protettivo.

-Alex?- Leo la riconobbe subito.

-Leo! Sei già sveglio?- lo accolse lei, sorpresa.

-Ho dormito fin troppo. Come stai?- Leo era felicissimo di vederla. Gli ultimi giorni gli erano sembrati secoli, e gli era mancata molto l’amica. Gli erano mancati tutti.

Non vedeva l’ora di rivedere le cuoche, la famiglia reale, Persian e tutti gli altri.

Non Lionel.

Avrebbe preferito non vedere Lionel per un bel po’.

-Vuoi dire dopo che ho passato tre giorni d’inferno perché sei scappato dal castello e tu e il principe eravate dispersi?- Alex si fece gelida, e il sorriso di Leo si incrinò.

Giusto, si era dimenticato le circostanze in cui era andato via.

-Mi dispiace, Alex, non volevo preoccuparti, ma dovevo…- iniziò a giustificarsi, preparandosi mentalmente a farlo per tutti gli altri nell’immediato futuro.

-Ora che sei tornato, sto decisamente meglio. Non fare mai più una cosa del genere, però!- Alex lo interruppe afferrandolo e stringendolo in un forte abbraccio.

Leo ricambiò immediatamente.

-La prossima volta troverò un modo di informarti- le promise, dandole qualche pacca sulla spalla.

-La prossima volta saremo legati insieme così che tu non possa più neanche provare a scappare, dì addio alle tue pause bagno!- lo minacciò Alex, guardandolo storto.

-Mi sembra giusto- Leo alzò le mani in segno di resa.

Dopo qualche secondo, entrambi scoppiarono a ridere.

-Ti accompagno in cucina?- chiese Alex, indicando la direzione e preparandosi a scortarlo.

-Non sono più bandito?- Leo era sorpreso.

Gli ultimi giorni post-avvelenamento gli era stato impedito di cucinare qualsiasi cosa.

-Il principe Daryan temeva che le cuoche potessero rivelare delle informazioni compromettenti, ma ora che il pericolo è passato, sei di nuovo ammesso in ogni parte del castello, anche se per il tuo lavoro dovrai discutere con il principe in persona. Dubito ti farà tornare assaggiatore, ma penso che vorrebbero tutti riaverti in cucina- gli spiegò Alex.

Leo lo sperava.

Aveva trovato un bell’equilibrio a Jediah, e l’idea di tornare a lavoro era davvero entusiasmante.

Anche se… ora che era di nuovo lì, Leo ricordò che in pochi giorni teoricamente sarebbe dovuto tornare a casa per sempre.

…per sempre.

Gli si strinse lo stomaco all’idea di lasciare la corte, e soprattutto il principe Daryan. Dopo tutto quello che avevano passato, e ora che Leo aveva la certezza che essere sé stesso non l’avrebbe candidato alla tortura e alla morte, il ragazzo non riusciva a immaginarsi di andare subito via.

E non poteva accettare di non tornare più nei sette regni.

Forse avrebbe potuto convincere Giada a trovare una strada alternativa.

Non si erano parlati dopo il salvataggio perché Leo aveva dormito tutto il tempo e poi lei era andata al tempio, ma il cuoco era certo che una soluzione fosse fattibile.

E che Giada sarebbe stata dalla sua parte.

Era la sua migliore amica, dopotutto.

Leo arrivò in cucina molto pensieroso, e quasi cadde a terra quando venne accolto da un abbraccio di gruppo da parte di Anna, Mary e Jane.

-Leo!! Eravamo così preoccupate!- esclamarono in coro.

-Ragazze, un po’ di contegno!- le riprese Mildred, richiamandole subito all’ordine.

-Scusa Madame Mildred- risposero di nuovo in coro le tre, tornando ognuna al proprio compito.

-Allora, che si cucina di buono oggi?- Leo si guardò intorno, sentendosi invadere dal calore alla vista delle preparazioni e dei fornelli ai quali si era immensamente affezionato nel tempo che aveva passato a lavorare lì. Gli sembrava di essere finalmente ritornato alla normalità.

-La principessa ha richiesto delle crepes, stiamo facendo ancora l’impasto, vuoi metterti a lavoro?- gli spiegò Mildred, porgendogli poi un mestolo.

Lo lo prese con occhi brillanti.

-Con immenso piacere!- esclamò, dirigendosi poi verso una ciotola piena di impasto e iniziando a controllare le dosi.

Riuscì a lavorare per circa in minuto, prima che le cuoche iniziassero a torchiarlo per ottenere informazioni circa ciò che era successo nella base dei ribelli.

E, tra una preparazione e l’altra, Leo rispose ad ogni singola domanda, senza troppi problemi.

Finché non arrivò un rumor piuttosto particolare.

-Oh, ma sai cosa si dice, in giro? Ho sentito, e sicuramente ho capito davvero male, che tu vieni da un altro mondo, e non sei sposato- Anna scoppiò a ridere all’assurdità della sua affermazione.

Leo si irrigidì.

La voce era girata molto più in fretta di quanto avrebbe pensato.

Certo che in quel castello non c’erano segreti, si scopriva tutto subito!

Leo aveva vagamente parlato con Daryan dandogli l’okay per dire tutto ai suoi genitori e a Opal, ma non pensava l’avesse già fatto. 

Beh… prima o poi alla fine aveva intenzione di ammettere la verità.

-Dove hai sentito queste voci?- chiese Dotty, molto sorpresa, lanciando a Leo un’occhiata interessata.

-Ieri sera stavo portando una camomilla alla principessa e l’ho sentita parlare con il principe… probabilmente ho sentito male. Sappiamo tutti che Leo è di Lumai, è sposato con Lauren, e ha sei fratelli e una sorella…- iniziò a ricordare Anna.

Wow, era esperta. Ricordava le bugie di Leo meglio di lui.

-Ehm… a dire il vero…- Leo iniziò ad ammettere le sue menzogne.

Tutte le cuoche smisero di fare quello che stavano facendo, e si girarono a fissarlo, ad occhi sgranati.

-A dire il vero…?- lo incoraggiò Jane, avvicinandosi a lui.

-Ehhh… Mildred, non dovremmo prima pensare al cibo e poi ai gossip?- Leo provò a togliersi un po’ di quell’attenzione di dosso.

-A dire il vero…?- Mildred però era curiosa quanto le altre.

Leo sospirò, e alla fine ammise la verità.

-A dire il vero… vengo da un altro mondo, non sono sposato, ho solo una sorella… e… beh… sì, diciamo che qualche bugia l’ho detta…- la voce divenne sempre più bassa mano a mano che le cuoche iniziavano ad avvicinarsi, con occhi spiritati.

E poi esplose una bomba.

 

Quando Leo arrivò con la colazione in sala da pranzo, scusandosi per il ritardo nel servizio, era devastato.

Era stato sballottato da una parte all’altra della cucina, preso a parole e a domande per tutto il tempo, e Anna gli aveva fatto il muso e si era offesa tantissimo per essere stata imbrogliata così. Leo aveva provato a spiegarle che era stato un problema culturale tra i due mondi, ma Anna era comunque offesa.

Aveva scatenato un’ilarità enorme in Jane e Mary quando aveva detto che pensava che essere attratto da soli uomini l’avrebbe fatto imprigionare, perché, a quanto pare, Mary e Jane stavano insieme da anni, ed erano convinte che Leo lo sapesse.

Leo era caduto dalle nuvole. Non se l’aspettava proprio, anche se forse avrebbe dovuto accorgersene.

Dotty l’aveva sorpreso perché si era esaltata tantissimo alla scoperta, e aveva affermato che lei lo aveva sospettato più volte, ma si era sempre sentita stupida. 

Mildred era rimasta sorpresa circa due minuti, poi aveva continuato ad incoraggiare tutti a lavorare e non perdere tempo.

Insomma, alla fine non era andata male.

Leo si sentiva un idiota per aver tenuto il segreto così a lungo.

Probabilmente se l’avesse detto fin dall’inizio, si sarebbe risparmiato un sacco di problemi.

Anche se, alla fine, era stato divertente.

Per fortuna il re e la regina lo sapevano già.

Opal infatti lo accolse con un sentito: -Leonardo Rinaldi è un bel nome! Suona davvero bene!- che divertì parecchio Leo.

-Grazie principessa. E buongiorno- il cuoco fece un inchino profondo alla famiglia reale, porgendo i piatti.

-Buongiorno, Leonardo. Non mi aspettavo saresti stato in cucina. Hai dormito bene?- gli chiese Daryan, approfittando che Leonardo si piegasse verso di lui per fargli una carezza sulla guancia.

Leo per poco non si sciolse, ma si impose di restare professionale.

-Ho dormito molto bene, ti ringrazio. Non vedevo l’ora di tornare ai fornelli, però- disse rivolto a tutta la tavolata.

-E noi non vedevamo l’ora che tornassi ai fornelli!- Opal si fiondò sulle crepes e iniziò a mangiarle con gusto.

Leo non trattenne una risatina.

-Quindi nel tuo mondo hanno tutti dei cognomi. È molto comodo per quando inevitabilmente dovremo conferirti una carica nobiliare- osservò la regina, lanciando un’occhiata maliziosa tra Leo e il figlio, che continuavano a guardarsi e sorridersi.

Rendendosi conto della frecciatina, Daryan tornò serio, e guardò storto la regina.

-Madre…- si lamentò, sperando di non arrossire.

Leo era più rosso della marmellata di fragole che serviva per le crepes.

-Non stavo facendo allusioni! Dopotutto Leonardo è comunque un benedetto da ben due divinità. Non possiamo ignorare una faccenda così importante- si giustificò la regina, indicando il tatuaggio sulla mano di Leo.

Il cuoco doveva ancora abituarsi, era davvero strano.

Anche se lo apprezzava parecchio.

-Sei in lista per diventare il prossimo santo, Leonardo?- chiese il re, interessato.

-Un santo?- chiese Leo, che non sapeva esattamente neanche come diventare un santo, in quel mondo.

-Se ogni singola divinità benedice lo stesso essere umano, diventa un santo- spiegò Daryan, iniziando a mangiare le crepes, e sorridendo soddisfatto.

Leo non trattenne un enorme sorriso nel vederlo così a suo agio nel mangiare. Iniziava davvero a godersi il cibo.

Ma anche la faccenda dei santi era interessante.

-Sette benedizioni?- chiese, sorpreso. Non riusciva neanche ad immaginarsi di ricevere così tante benedizioni. Già due sembravano troppe, e completamente immeritate.

-Non ce n’è uno da secoli- Opal sembrava estasiata all’idea.

-Millenni. Forse non è neanche possibile, a dire il vero. Ci sono solo storie- la corresse la regina, per niente convinta che Leo potesse diventare un santo dei sette regni.

Neanche Leo lo pensava.

-Però non serve che diventi un santo per avere un titolo nobiliare, vero, Daryan?- Opal cambiò argomento, e ammiccò al fratello, che arrossì appena.

-Opal…- si lamentò Daryan, alzando gli occhi al cielo.

-Dico solo che ora che Leo non è più sposato è…ahi- la frase maliziosa di Opal venne interrotta da un pezzo di crepe che le arrivò dritto in faccia, al quale la ragazza replicò lanciando al fratello un fazzoletto di stoffa.

-Contegno, ragazzi- li riprese il re, mentre la moglie ridacchiava.

Leo si sentiva più rosso dei suoi capelli, anche se non poteva obiettare alla prospettiva proposta dalla principessa.

Solo che… era imbarazzante, soprattutto il pensiero di diventare un nobile per sposare un giorno Daryan.

Non erano mai stati neanche ad un primo appuntamento, dopotutto, e aveva già conosciuto i genitori della sua cotta.

Non che a Leo dispiacesse bruciare un po’ le tappe.

-Se non serve altro, io tornerei in cucina- decise di tagliare la corda per evitare di assistere ad ulteriori frecciatine, anche se gli faceva piacere vedere Daryan in atteggiamenti più rilassati, soprattutto che riguardavano il cibo.

-Non serve scappare, Leo! Noi approviamo!- gli assicurò Opal, con un sorrisino.

-Mia figlia ha ragione, Leonardo. Saresti un’ottima aggiunta in famiglia- le diede man forte sua madre, divertita dall’imbarazzo dei due ragazzi.

Daryan sospirò, Leo arrossì ancora di più, per quanto possibile, dato che era già parecchio rosso, ma non riuscì a non sorridere.

-Mi onora la vostra approvazione- ammise, formale. 

-Lasciali perdere, Leonardo, vai pure in cucina- Daryan lo congedò, per liberarlo dal supplizio, e Leo fece un inchino profondo a tutti e quattro, prima di dare loro le spalle per uscire.

-Aspetta, Leonardo…- il principe però lo richiamò, e Leo si girò, in attesa.

-Ti andrebbe, all’ora del tè, di passare del tempo insieme?- gli chiese il principe, cercando di ignorare il resto della sua famiglia.

Leo annuì vigorosamente, entusiasta alla proposta.

-Certamente! Con grandissima gioia!- esclamò, senza riuscire a trattenere l’esaltazione, e facendo sorridere Daryan.

Poi recuperò la compostezza, e fece un nuovo inchino.

-Cioè… ne sono onorato, principe Daryan- tornò formale, suscitando una risatina dal principe, e dal resto della famiglia reale.

Tornò in cucina con il cuore più leggero, saltellando per mostrare tutta la sua gioia.

Un appuntamento! Un appuntamento con Daryan! Stavano insieme, si piacevano a vicenda, e anche la famiglia approvava! 

Tutto stava andando perfettamente, era il lieto fine perfetto da favola Disney!

Il lieto fine dove le storie di solito si interrompono, quando c’è il massimo della felicità, prima dell’inevitabile discesa.

 

Il tè era andato bene, anche se non era stato esattamente l’appuntamento che Leo si era aspettato, dato che Opal si era autoinvitata dicendo che era da troppo che non passava del tempo con lui, tra l’avvelenamento e la missione.

Sia Leo che Daryan avevano accolto l’intrusione della ragazza senza alcun problema, e alla fine erano anche riusciti a fare una passeggiata da soli, parlando di tutto e di niente.

Ora che non aveva più segreti, Leo si sentiva leggero come una piuma, e parlava a tutto spiano, senza più misurare le parole che uscivano dalle sue labbra.

E una persona normale probabilmente a quest’ora sarebbe scappata, sentendolo così logorroico e a volte quasi inappropriato. Daryan era comunque un principe.

Ma era un principe dai gusti strani, perché sembrava ascoltare ogni singola parola di Leo senza traccia di giudizio o fastidio, ma sempre con il sorriso, e a volte facendo qualche domanda sulle faccende del mondo di Leo.

Anche Leo gliene faceva alcune sui sette regni, ma nelle settimane passate lì aveva imparato parecchio, quindi ne faceva molte meno.

Avevano anche iniziato a parlare dei progetti per il futuro, sebbene senza scendere troppo nei dettagli.

Insomma, era stata una bella giornata, e tutto stava procedendo davvero bene.

Eh… troppo bene.

Quando Leo rientrò nella camera che ormai era diventata sua, dove l’avevano messo dopo l’avvelenamento, e dove si era svegliato quella mattina, per poco non si prese un infarto quando trovò Giada seduta sul letto, a braccia incrociate, e con sguardo che mandava scintille.

-Hey! Non sapevo che fossi a palazzo. Come sei entrata?- l’accolse, con entusiasmo, ignorando lo sguardo assassino.

-Il cavaliere biondo all’ingresso era addormentato con una bottiglia di vino tra le mani- la semidea alzò le spalle, spiegando la situazione.

-Dovrei dire a Daryan di licenziare Lionel, fa entrare tutti!- borbottò Leo, alzando gli occhi al cielo.

-Non sono qui per parlare di guardie negligenti. Leonardo, abbiamo cose importanti di cui discutere!- Giada si alzò dal letto, e gli si avvicinò battagliera.

Non lo chiamava mai con il nome completo. Era chiaramente arrabbiata con lui.

E Leo sapeva già di cosa avrebbero parlato.

-Okay… scusa se mi sono buttato a salvarti. So che era pericoloso, ma a mia discolpa posso dire che è stato Remington a proporre il piano in primo luogo!- mise immediatamente le mani avanti, dando al semidio la colpa di tutto.

Non era solo pavido, ma era effettivamente colpa di Remington se Leo aveva scoperto che Giada era stata catturata, ed era stato lui a proporre il piano e a dare a Leo l’orecchino.

“Brutto traditore infame! Come ti permetti di buttarmi sotto la carrozza!” si lamentò Remington nella mente di Leo, sentendosi chiamato in causa.

Era spaventoso anche lui, ma era a Valkrest, quindi non era una minaccia imminente per Leo, che preferiva attirare le sue ire piuttosto che quelle di Giada.

Ma lei scosse la testa.

-Con Remington ci ho già parlato e l’ho strigliato. Non volevo parlare della missione- Giada surclassò l’argomento come se fosse di poco conto.

Leo era confuso.

Era convinto che fosse quello l’argomento principale.

Di che altro avrebbe potuto parlare, che la faceva arrabbiare così?!

-È per via di tua zia? In effetti ho svariate domande al riguardo, ma sono affari tuoi, e comunque non ho detto niente di compromettente su tua madre!- Leo si difese, pensando ad un altro argomento che poteva farla arrabbiare.

-Sì, lì poteva andare molto meglio, ma non voglio parlarti neanche di quello…- Giada si prese il volto tra le mani, in difficoltà.

-Se è per la benedizione, io non controllo minimamente quello che fanno gli altri dei! Non puoi prendertela con me! Anche se io ammiro molto e apprezzo tantissimo che la grande e potente Noella mi abbia voluto offrire una benedizione- Leo si lisciò un po’ la sua seconda dea preferita dopo Jahlee, non che avesse preferenze particolari, in realtà.

-Awww, mi lusinghi. Ma sei stato tu davvero delizioso a salvare le mie bambine e proteggere tutti quei giovani. Era da tanto che un umano non mi colpiva così tanto- l’arrivo improvviso della figura evanescente di una giovane donna con un abito che sembrava fatto di ghiaccio, capelli e carnagione bianche come la neve, e vivaci occhi di un tenue arancione, fecero sobbalzare Leo, che non si aspettava una visita da parte della dea Noella.

-Non è il momento, Noella!- si indignò Giada, prima che Leo potesse replicare e ringraziare meglio per la benedizione.

-Come ti permetti? Guarda che senza la mia benedizione non saresti stata salvata con questa facilità! Dovresti ringraziarmi!- la dea della neve si infiammò subito, e lanciò a Giada un’occhiata offesa e irritata.

Prima che Giada potesse sbottare e attirare a sé le ire funeste di Noella, Leo si affrettò ad intervenire.

-La ringrazio davvero sentitamente per la benedizione, è stata davvero fondamentale, non so come avrei fatto senza. Come stanno Snow e White? Sono già arrivate a Nivern? Si sono riprese?- si mise tra l’amica e Noella, facendo conversazione con quest’ultima, che si sciolse subito.

-Sono a casa, le mie adorate. Non fanno che parlare di te. Sarebbe bello se un giorno potessi venire a trovarle… e magari portare anche un’offerta, tipo.. una torta gelato, o… qualcosa del genere? Piccolo suggerimento… amo tutto ciò che è freddo- la dea gli fece un giocoso occhiolino.

Leo era un po’ in soggezione, ma sorrise caldamente.

-Lo terrò in considerazione, spero di poter venire, prima o poi, e senz’altro porterò parecchie offerte per la mia salvatrice e le sue dolcissime figlie- rispose, incoraggiante.

-Oh, che adulatore! Ho scelto proprio bene…- Noella era soddisfatta, poi osservò qualcosa alle spalle di Leo, e il suo sorriso crollò -Capito… capito… vi lascio parlare. Usa bene il mio dono, mi raccomando- Noella indicò la mano di Leo, e fece per sparire.

-Leo, non volevo parlare di questo, ma…- Giada cercò di mantenere la calma, e provò immediatamente ad attirare nuovamente l’attenzione del cuoco, ma Noella non era sparita del tutto.

-Oh, quasi dimenticavo. Sai già che il potere ha una ricarica ogni sette minuti, puoi usarlo anche per raffreddare o ghiacciare qualcosa. Potrebbe aiutarti anche in cucina, e… va bene, va bene, me ne vado… santi noi!- diede qualche dettaglio in più sulla propria benedizione, e poi li lasciò soli.

-Figo! Non ci avevo pensato- Leo si guardò la mano con entusiasmo.

-Leo, concentrati!- alla fine Giada sbottò, e attirò completamente la sua attenzione, mettendolo sull’attenti.

-Certo, certo… ma non so di cosa vuoi parlare… per caso riguarda Remington o…?- Leo provò nuovamente ad indovinare il motivo per il quale era arrabbiata, ma Giada non voleva perdere altro tempo.

-Non riguarda la missione. Lasciamo stare la missione, riguarda te! E il principe Daryan! Si può sapere che diamine stai facendo?!- finalmente riuscì a dire quello che voleva, e Leo non si aspettava che se la prendesse con lui per il principe Daryan.

E non si trattenne dall’arrossire, e accennare un sorrisino, pensando al ragazzo che gli piaceva.

-Beh… non c’è un’etichetta…- iniziò a dire, imbarazzato.

-Oh dei! Leo, stai insieme al principe Daryan?! Sul serio?!- Giada era incredula, come se Leo le avesse appena detto che aveva ucciso qualcuno.

-Beh, più o meno… insomma, mi voleva fermare dall’andare a salvarti, e gli ho più o meno raccontato tutto: che vengo da un altro mondo, che sei la mia migliore amica, che sono… gay… non mi avevi detto che in questo mondo sono così aperti di mente! Non ci sono nemmeno etichette per quanto è normalizzato ogni tipo di sessualità. È incredibile!- Leo iniziò a raccontare.

Giada era più pallida mano a mano che il ragazzo continuava il racconto.

-C’è un motivo per cui non te l’ho detto- borbottò tra sé.

Leo non l’ascoltò, troppo occupato a parlare.

-E poi abbiamo parlato, di varie cose, e lui ha accettato di aiutarmi, e io ho creato un collegamento con lui, e… no, aspetta prima ci siamo baciati, e poi ho creato l collegamento. Cioè, ci siamo confessati che ci piacciamo a vicenda e… wow, mi sembra ancora impossibile a pensarci. Ahhh, gli piaccio! Che bello!- Leo era rosso come un pomodoro, e con occhi brillanti.

-Oh… no…- Giada si abbandonò sul letto, devastata.

Leo era troppo entusiasta per accorgersene.

-E… a proposito di questo, in effetti volevo parlarti di una cosa. Stavo riflettendo, e ho pensato che… insomma… qui ho un buon lavoro, un bel ragazzo… e tanti amici, molti più che sulla terra…- Leo iniziò a fare una proposta a cui stava pensando da quella mattina.

Giada si alzò di scatto dal letto dove si era buttata devastata.

-Che stai dicendo, Leo?!- chiese, allarmata.

-Senti, non sto dicendo di trasferirmi qui per sempre, e completamente, verrei comunque in visita per vedere mamma, e Isa, e tutti gli altri, ma… cioè, insomma… potremmo organizzarci, no? E potrei dire tutto a mamma e a Isa, sicuramente con le prove mi crederebbero, anche se sarebbero un po’ confuse, all’inizio. Ma alla fine non è tanto diverso da lavorare all’estero… comunicazione esclusa….- Leo non aveva le idee chiarissime, ma già il fatto che avesse qualche idea era un buon punto di partenza, e con il sostegno di Giada, era certo che sarebbe riuscito a far funzionare il suo scambio culturale con i sette regni.

Aveva due divinità dalla sua parte, un sacco di amici, e… qualche nemico, ma se restava a Jediah sicuramente sarebbe stato al sicuro dai ribelli antimonarchici e da Victor. Ci si poteva lavorare.

Lanciò a Giada un’occhiata piena di speranza e ottimismo, ma il suo sorriso scomparve quando finalmente notò la sua espressione.

-Cosa c’è?- chiese infatti, preoccupato.

Giada era pallida come un lenzuolo, e Leo non avrebbe saputo dire se fosse preoccupata, spaventata, o furiosa.

Forse un misto di tutte e tre le cose.

-Leo, non ci pensare neanche…- sussurrò, più tra sé che rivolta al migliore amico.

-Perché no? Insomma… è scomodo, ma… ne vale la pena. Io sto davvero bene qui. Quando dovevo andarmene, dopo la visita di Victor, io… io non volevo. Non è solo per Daryan, anche se è un po’ anche per Daryan, ma il fatto che non devo più mentire, e che posso essere me stesso completamente, e cucinare, ed essere apprezzato, io… Giada, ti prego, aiutami- Leo le si avvicinò, aprendo al massimo il suo cuore e cercando il sostegno della sua migliore amica, che però si allontanò, scuotendo la testa.

-Leo, tu non puoi restare qui. Non puoi… non sei nella Storia, e l’hai già cambiata troppo, non… dei, il principe Daryan sposerà Dotty, ne sei consapevole, vero?- gli ricordò, e il cuore di Leo ebbe un sussulto.

Se lo ricordava, ma non voleva pensarci.

-Sì, lo so, e allora? Ora sta con me, è un problema? Perché sei così fissata con la Storia? Sto agendo secondo il mio libero arbitrio e se non sono contemplato nella Storia… beh… la Storia cambierà. Non è quello che fanno sempre le persone negli isekai? Perché non… non puoi essere felice per me e basta? Pensavo che saresti stata felice per me. Sei la mia migliore amica!- Leo scattò sulla difensiva, confuso dal comportamento così scoraggiante di Giada. Pensava che lei tra tutti sarebbe stata dalla sua parte. Era una grande fan degli isekai, in generale, ed era sempre stata incoraggiante riguardo le cotte di Leo.

Giada esitò un po’ prima di rispondere, sembrava aver capito che rischiava di ferire parecchio Leo cercando di separarlo dal suo nuovo amore.

-Leo… io sono dalla tua parte. E proprio perché sono dalla tua parte che ti chiedo di rivalutare questa cosa- si avvicinò Leo, in tono incoraggiante anche se fermo. Sembrava davvero in difficoltà -… senti, non è mai il caso di conoscere la Storia…- 

-Sì guarda l’ho capito- Leo sbuffò, seccato. Negli ultimi giorni aveva sentito nominare la Storia fin troppo, iniziava a stancarsi. Non gli sembrava neanche così importante, a dire il vero.

-Il fatto è che…- Giada esitò parecchio, cercando le parole migliori -Tristan!- esclamò poi, senza molta logica.

Leo era confuso.

-Chi?- chiese. Non aveva mai sentito quel nome nei sette regni.

-Tristan, questo è il fatto- Giada però era convinta di ciò che aveva detto.

O stava dando i numeri, o Leo si era perso qualcosa.

-Chi è Tristan?- provò a chiedere, sperando non fosse una lacuna troppo grande, come non sapere quali fossero i nomi dei sette dei.

Giada esitò solo un istante prima di rispondere.

-Il figlio di Dotty e Daryan- spiegò poi, in tono grave.

Un nodo iniziò a formarsi nello stomaco di Leo.

-…okay?- non voleva minimamente che Giada continuasse, ma la incoraggiò a farlo comunque, in un sussurro, sperando che non lo convincesse a lasciar perdere il nuovo amore.

-Tristan crescerà, e porterà la pace tra due regni, e poi avrà una figlia, Obsidian. O meglio, avrà numerosi figli, ma Obsidian sarà colei che istituirà un’educazione pubblica rivolta a tutti- iniziò a spiegare Giada, in tono concitato, ricordando pezzi della Storia che lei conosceva perfettamente, avendola letta come fosse un libro.

Il cuore di Leo batteva sempre più forte, e gli era andato in gola.

Iniziava a provare una certa nausea.

-Così tardi?- provò ad obiettare, cercando di trovare il lato negativo in quello che Giada gli stava dicendo.

Se lui fosse diventato re, magari poteva essere lui a provare ad instituire una scuola.

Non era un pensiero molto conscio, perché Leo non credeva di poter essere un bravo re, in generale, ed era troppo presto per pensarci.

Ma non voleva neanche che gli venisse precluso a prescindere.

Non voleva… non voleva rovinare qualcosa.

Giada surclassò immediatamente la sua critica.

-Il progetto partirà da Tristan, e poi Obsidian lo porterà a termine. Il punto è che… dalla scuola pubblica usciranno tante persone incredibili, che faranno delle grandi cose, e numerose conseguenze che porteranno a tantissimi nuovi sviluppi, e a una pace eterna nei sette regni. Ogni cosa, nella Storia, è per un futuro e un mondo migliore- continuò a spiegare, e illustrare il suo pensiero.

Leo rimase in silenzio.

Non avrebbe saputo come obiettare, dopotutto.

Lui non conosceva la Storia, non aveva idea di cosa riservasse il futuro, e non voleva saperlo. Lui non voleva casini. Voleva solo vivere la sua vita in pace. Essere libero di innamorarsi, di scegliere, di vivere e fare quello che voleva, ai limiti della legalità, ovviamente. Ma non voleva avere il futuro dei sette regni sulle sue spalle.

-E tu credi davvero di riuscire a rendere i sette regni migliori… vuoi davvero rischiare che persone come Gideon, e altri bambini del futuro, siano senza una scuola, senza vantaggi?- Giada iniziò a scaldarsi, l’argomento sembrava starle molto a cuore. E stava molto a cuore anche a Leo, ma non capiva… non voleva credere che con la sua sola esistenza potesse impedirlo.

Iniziò a scuotere la testa tra sé, sempre in silenzio, e riflettendo sulle parole della sua migliore amica, alle quali non voleva credere.

E questo atteggiamento iniziò ad irritare Giada, che alzò appena la voce.

-Vuoi davvero rischiare… vuoi davvero impedire a dei bambini di nascere, crescere e vivere solo per seguire una persona che conosci da due mesi?- cercò di farlo ragionare, il più calma possibile, e il peso delle sue parole iniziò a cementarsi sullo stomaco di Leo.

-Magari… non durerà. Magari Tristan arriverà comunque, anche con il mio intervento, insomma… io…- iniziò a giustificarsi, e cercò di togliersi un po’ di responsabilità di dosso. Ma le mani gli tremavano, il cuore iniziava a battergli sempre più forte nel petto, e a malapena riuscì a spiccicare parola.

Giada non apprezzò la sua difesa.

-E se invece durasse? Metti che starete per sempre insieme felici e contenti come un principe e una principessa in un film Disney. Dopo? Eh? Che fine farà Dotty? Tristan non nascerà mai, Obsidian e i suoi fratelli non nasceranno mai. Tu cambieresti una Storia destinata ad andare benissimo per un tuo stupido capriccio romantico!- alla fine sbottò, facendo sobbalzare Leo, che sollevò la testa su di lei, e sentì tutta la responsabilità depositarsi sulle sue spalle.

Non solo riguardo il futuro, ma anche riguardo al passato.

Tutto quello che aveva cambiato.

Tutte le persone che aveva messo in pericolo.

Chi aveva salvato sembrava passare completamente in secondo piano.

Per un attimo gli mancò il respiro.

Era un peso troppo grande per le sue spalle mingherline. Era il peso di centinaia di anni futuri che rischiavano di collassare a causa sua.

-Io… io non…- gli tremava la voce, sentiva i sudori freddi. Fece tutto il possibile per non mostrare il panico che lo stava avvolgendo, ma fu costretto ad appoggiarsi al bordo del letto, a causa delle ginocchia molli.

Giada non sembrò accorgersene, e continuò il suo sproloquio.

-Puoi anche scegliere di perseguire questo capriccio, ma sarai tu che poi dovrai vivere con le conseguenze. Io lo sto dicendo per te, Leo. Ti sto consigliando la scelta migliore per tutti. So che ami Daryan e ti piace, ma… anche nel nostro mondo ci sono tante persone meravigliose. Perché entrare in un mondo che non ti appartiene e a cui non appartieni, per stare con un principe che… magari non è neanche così grandioso come pensi?! Fidati, io lo so- cercò di incoraggiarlo, ma Leo non si sentiva affatto incoraggiato.

Si sentiva come se la sorte dell’intero universo fosse nelle sue mani.

Era una responsabilità enorme.

La sua felicità, in cambio di quella del resto del mondo.

Sembrava una scelta ovvia, no?

-Lui e Dotty si amano, nella Storia?- si ritrovò a chiedere, in un sussurro. Non voleva sapere la risposta, non la voleva sapere affatto. La conosceva già, dopotutto, o poteva intuirla. Se Giada gliene aveva parlato prima ancora che Leo finisse lì, significava che erano una coppia che gli piaceva, dopotutto.

Il suo Daryan…

-Saranno sposati per tutta la vita, e sarà una vita piuttosto lunga, questo te lo posso assicurare- rispose Giada, leggermente incerta, probabilmente perché, comunque, in quanto sua amica, non voleva ferirlo troppo.

Ovviamente sarebbero stati felici.

Dotty aveva un migliaio di qualità: era intelligente, divertente, creativa, una gran lavoratrice, e una bellissima ragazza. Era anche di sangue nobile e conosceva il mondo, gli usi e i costumi. Era la candidata perfetta come regina di Jediah e madre di uno splendido figlio. 

Leo li riusciva già a vedere, mano nella mano, Daryan che le rivolgeva i sorrisi che al momento riservava solo a lui e a Opal. Quei rari sorrisi affettuosi che tanto Leo ci aveva messo a conquistare.

Leo non era una persona egoista, non lo era, ma Daryan…

-Io… devo pensarci- cercò di rimandare la decisione. Non si sentiva in grado di pensare lucidamente, al momento.

L’appuntamento di meno di un’ora prima era un ricordo lontano, ma ancora così importante, per lui.

-Leo, non abbiamo tanto tempo. Tra qualche giorno la collana si ricaricherà, e noi dobbiamo tornare a casa. Pensa a tua madre, a tua sorella, saranno terrorizzate, e molto arrabbiate. Vuoi davvero aspettare ancora prima di riabbracciarle?- Giada gli si avvicinò, e gli mise una mano sulla spalla.

Sua madre… Isabella… mai come in quel momento, Leo aveva sentito quel pressante bisogno di abbracciarle con forza.

Doveva tornare a casa.

In un mondo dove le sue scelte non rischiavano di rovinare un equilibrio perfetto.

Ma allo stesso tempo…

-Se torniamo… e io lascio Daryan…- cominciò, con un’idea che gli si formava nella mente.

Un’idea egoista, ma che era l’unico modo per sopravvivere.

-Sì…?- Giada lo incoraggiò a parlare. Sembrava soddisfatta di aver ottenuto un qualche risultato, ed era pronta a soddisfare qualsiasi richiesta di Leo.

-Poi… possiamo ritornare qui?- chiese lui, incerto, speranzoso, guardandola dritta negli occhi.

Accettava di stare con le mani in mano, di non perseguire il suo amore impossibile, e farsi i fatti suoi senza cambiare più niente, ma non riusciva a non provare a restare amico delle persone che aveva conosciuto in quella straordinaria avventura.

Le cuoche, Opal e i genitori, Alex, Persian… persino Chevel, erano delle persone che voleva continuare a vedere.

Giada sembrò parecchio sorpresa della richiesta.

-Perché?- chiese, senza capire il motivo che avrebbe potuto spingere Leo a tornare nei sette regni se non stava più con Daryan.

Ma Leo non si era innamorato solo del principe… Leo amava Jediah, e voleva visitare ogni luogo dei sette regni. Sembrava un mondo estremamente affascinante. 

-Non dico che voglio trasferirmi comunque, ma… possiamo tornare? Durante le vacanze, magari, tra qualche mese, ogni tanto, per un mesetto, io… io non credo di riuscire a lasciare tutto per sempre. Era… era più semplice quando pensavo che… che una singola parola sbagliata avrebbe potuto farmi torturare. Ma… io tengo troppo a queste persone, non posso semplicemente andarmene per sempre. Lascerò che la Storia faccia il suo corso, ma… posso tornare a trovarli?- provò a spiegarsi, supplicante, con voce tremante.

Era tutto nelle mani di Giada, dopotutto. Era lei che aveva il potere.

Ed era la sua migliore amica.

Gli doveva quel favore.

Glielo doveva.

Giada sembrava in difficoltà, e provò a distogliere lo sguardo, ma Leo continuava a cercare i suoi occhi, per trasmetterle meglio la sua disperazione.

-Certo- alla fine lei cedette, e annuì, dandogli qualche pacca sulla spalla.

-Promesso?- Leo sentì il petto farsi vagamente più leggero. Era ancora dolorosamente pressante, ma almeno non avrebbe dovuto dire subito addio a quel mondo.

Era già qualcosa.

-Promesso- lei accennò un sorriso incoraggiante, e Leo l’abbracciò.

Sapeva che Giada avrebbe capito, e l’avrebbe assecondato in quella follia.

Giada voleva solo il suo bene… vero?

-Ci dormo su, e domani… parlerò con Daryan e… probabilmente ti raggiungo presto al tempio- le promise, cercando di trattenere i singhiozzi, e apparire forte.

Ci avrebbe dormito su.

Ci avrebbe dormito su, e avrebbe razionalizzato le informazioni, e magari anche trovato una soluzione migliore.

-Ti aspetterò allora, se hai bisogno di qualcosa ci sono- gli assicurò Giada, sollevata, sciogliendo l’abbraccio e accarezzandogli il braccio.

Leo annuì.

-Oh, un’ultima cosa… Leo, non puoi dire al principe Daryan che sai il suo futuro. Nessuno deve conoscere la propria Storia- si fece raccomandare, come ultima cosa, prima di dargli le spalle, e uscire, lasciando Leo al limite di un attacco di panico.

Mentre usciva dalla stanza, Giada si sentiva il cuore davvero pesante.

“È stato davvero crudele” il commento sussurrato di Remington nella sua testa la fece sentire ancora peggio.

Si mise subito sulla difensiva.

Aveva fatto bene a parlare così chiaramente a Leo!

“Dovevo svegliarlo in qualche modo, per il suo bene. Perché così interessato? Ti sei affezionato, alla fine?” lo provocò, puntando sul suo lato orgoglioso.

“Assolutamente no!” ed infatti Remington sembrò piuttosto offeso dalla supposizione “Ma… avresti dovuto sentire i suoi pensieri, lui… è veramente distrutto” la mise poi al corrente, facendole stringere lo stomaco.

“Se la caverà. Sempre meglio che se resta qui, non pensi?” continuò a difendere le sue scelte.

“Sì, suppongo sia meglio, ma… wow, gli ci vorrà un po’ a superarlo” Remington continuò a commentare lo stato mentale di Leo.

“Spero che alla fine faccia la scelta giusta” Giada sospirò. Nonostante Leo sembrasse pronto a lasciar andare tutto, non si poteva mai sapere, con lui. Era responsabile, ma anche troppo impulsivo. E il principe Daryan era una variabile non poco pericolosa.

“…e la tua promessa?” la domanda di Remington la distolse dai suoi pensieri pessimisti.

Giada si fermò sui suoi passi. Il suo stomaco si strinse ulteriormente.

-Vedremo a tempo debito- sussurrò, a denti stretti, riprendendo poi a camminare.

“Sai… ci conta molto” insistette Remington, cauto.

Giada strinse maggiormente i denti, ma questa volta non si fermò, anzi, affrettò il passo, per uscire il prima possibile dal castello.

“Vedremo a tempo debito” ripetè “L’importante è tenerlo al sicuro. E qui… qui non sarebbe affatto al sicuro” affermò, con sicurezza, giustificando per l’ennesima volta a sé stessa quello che aveva appena fatto.

La salute fisica di Leo era la priorità. Lei l’aveva cacciato in quel casino, per salvargli la vita ed evitare che finisse investito da un camion, e si sarebbe assicurata che sarebbe rimasto vivo.

Per la salute mentale… ci avrebbe lavorato con più calma, lentamente. Non c’era nessun cuore spezzato che il tempo non potesse curare.

“Mi auguro che tu abbia ragione, e che non ti pentirai di quello che hai fatto” le arrivò il severo monito di Remington.

“Da dove viene tutto questo giudizio?” sbottò Giada, irritata dai commenti passivo-aggressivi di quello che teoricamente sarebbe dovuto essere il suo amico.

“Io… non lo so. Non sto giudicando. Comunque, ti vengo a trovare al tempio?” Remington sembrò in difficoltà, e decise di cambiare argomento.

Il tempio?

“Perché?” chiese, confusa.

“Devo spezzare il legame prima che partite, e non posso farlo da remoto” spiegò il semidio.

“Giusto, sì. Sì, ci vediamo al tempio” Giada uscì da palazzo passando davanti la guardia ancora addormentata, e sperando di non essere stata vista.

Se il principe Daryan avesse saputo che aveva parlato con Leo… probabilmente l’avrebbe colpevolizzata per l’inevitabile futura rottura.

E il principe Daryan non era un nemico che Giada voleva avere, anche se dubitava che l’avrebbe più incontrato in vita sua.

Ma meglio non farsi nemico la più grande calamità nella Storia di Jediah fino a quel momento, e uno dei maggiori “protagonisti” dei sette regni negli ultimi secoli.

Sarebbe potuto essere pericoloso.

 

Il giorno successivo Leo aveva messo ordine ai pensieri.

Aveva preparato la colazione, aveva ignorato le espressioni preoccupate delle sue amiche e colleghe, e preparato tantissimi biscotti arcobaleno.

E poi era stato mandato, come al solito, a portare la colazione per il principe direttamente nel suo ufficio.

All’esterno c’erano Chevel e Persian che discutevano animatamente.

-Non ho bisogno dei tuoi stupidi antidolorifici, sto bene, è solo un graffio- si stava lamentando Chevel, irritato.

Persian sembrava preoccupato.

-Quello che ho visto io ieri non era solo un graffio! Dovresti essere a riposo, o quantomeno prendere le medicine- insistette.

Il sangue di Leo gli si gelò nelle vene.

-Sei ferito?!- chiese, sconvolto, guardando il cavaliere dall’alto in basso.

-Oh, hey Leo!- lo salutò Persian, in tono acuto, arrossendo appena.

Leo lo salutò con un cenno e un piccolo inchino, prima di ritornare su Chevel, che sospirò, irritato.

-Sto bene. È solo un graffio- insistette, alzando gli occhi al cielo.

-È solo un graffio?- Leo si rivolse a Persian, chiedendogli dettagli che Chevel non sembrava voler dare.

-Non era un graffio! Lo hanno ferito nello scontro, alla base dei ribelli- spiegò Persian, agitato.

-Oh dei! Non lo sapevo… mi dispiace tanto, non volevo che…- Leo subito di agitò a sua volta.

-Piantala, Leonardo! Sono i rischi del mestiere. E non accetto piagnistei e morale dal cuoco che si è buttato in mezzo ai ribelli per salvare dei bambini, hai capito?!- Chevel interruppe ogni possibile autocommiserazione di Leo, che alzò le mani… metaforicamente, dato che teneva in mano il vassoio con la colazione, e rimase in silenzio.

Poi il cavaliere di rivolse al bibliotecario, con occhi che mandavano scintille.

-E tu… i fatti tuoi non sai farteli?!- si indignò verso Persian, che a differenza di Leo non si fece intimidire.

Lo conosceva da più tempo, dopotutto.

-Mi sto solo preoccupando per te! Era una brutta ferita, e la tratti come se non fosse niente di ché. Prendi almeno le medicine!- gli porse nuovamente le fiale con antidolorifici.

-Da quando ti preoccupi per me, quattrocchi?- lo provocò Chevel con tono di scherno.

-Da quando hai uno squarcio sul fianco!- rispose Persian, irritato dalla testardaggine.

Iniziò un concitato botta e risposta, che Leo osservò come una partita di tennis, facendo passare lo sguardo da uno all’altro.

-Pensavo mi odiassi, non dovresti essere felice se rischio la vita?-

-Guarda che sei tu ad aver cominciato con la rivalità, io non avevo niente contro di te, all’inizio-

-Sei tu che parli ad alta voce di cose di cui non dovresti parlare quando ci sono persone nei paraggi. Dovresti stare più attento!-

-Guarda che non è colpa mia se non avevi ancora letto il libro! Era uscito un anno prima!-

-Sono un uomo impegnato, non posso stare sempre a leggere, e me lo stavo gustando!-

-Ma non puoi comunque lamentarti solo perché ho spoilerato il finale del secondo libro della saga di Zia Carlina! Stava già per uscire il terzo!- 

-Gli spoiler sono spoiler, anche dopo anni! Dovevi stare più attento!- 

-Un momento, un momento, un momento… voi vi odiate perché Persian ti ha spoilerato un libro?- chiese Leo, sconvolto, interrompendo il battibecco.

Non si aspettava che la profonda rivalità tra i due avesse una radice così ridicola.

Non si aspettava neanche che Chevel sapesse leggere, in realtà.

-Converrai con me che è stato scorretto?!- si lamentò Chevel, cercando la sua complicità.

-Converrai con me che lui è esagerato?!- Persian provò invece a metterlo dalla sua parte.

Leo si limitò a scoppiare a ridere, senza potersi trattenere.

-È esilarante!- commentò, rischiando di far cadere il vassoio.

Sia Persian che Chevel lo guardarono storto.

-Oh, stai zitto!- si offesero, insieme, incrociando le braccia.

-Scusate, scusate… io… vado a portare la colazione al principe- Leo decise di tirarsi fuori dalla discussione, e di recuperare la compostezza, anche se era stato davvero divertente scoprire quell’informazione.

Leo dovette sforzarsi per trattenere le risate mente entrava, ma quando finalmente fu nell’ufficio del principe, con il vassoio di pancakes in mano, tutta la ilarità sparì, sostituita da un enorme buco nello stomaco, quando si ricordò quello che doveva fare.

Buco nello stomaco che si allargò quando il principe sollevò la testa su di lui, e gli si illuminarono gli occhi a vederlo.

-Buongiorno, Leonardo- lo accolse, con un grande sorriso -Ho sentito grandi risate qua fuori- 

-B_buongiorno, principe Daryan. Sì… sì… Chevel e Persian sono buffi- Leo fece un mezzo inchino, che gli uscì molto più impacciato del solito, e si avvicinò con una certa esitazione.

Daryan capì immediatamente che qualcosa non andava.

-Va tutto bene?- chiese, squadrandolo leggermente preoccupato.

-Sì! Sì, tutto bene! Ho portato la colazione. Pancakes ancora caldi. E ho fatto anche dei biscotti… che però sono per l’ora del tè… ne ho fatti moltissimi, comunque, eh… ecco la colazione- Leo porse il vassoio, che posò davanti al principe.

Il principe lo guardò un solo secondo, e tornò subito ad osservare Leo.

-Sicuro che va tutto bene? È successo qualcosa? Sembri… preoccupato- non gli sfuggiva niente.

-No! No! Va tutto bene, giuro, sì…- Leo iniziò a torturarsi le mani, a disagio.

Daryan continuò a fissarlo, aspettando che fosse più esaustivo.

-Ti devo parlare!- alla fine Leo cedette.

-Okay… e di cosa?- Daryan lo incoraggiò a sedersi davanti a lui, in tono calmo e rassicurante, ma Leo rimase in piedi.

-Ecco, io… tu sai che sono di un altro mondo…- iniziò, senza sapere bene come introdurre l’argomento, e quali scuse inventarsi. 

Giada si era fatta raccomandare di non dire niente sul futuro, quindi Leo doveva parlare di altro per lasciare Daryan.

-Sì…- il principe lo incoraggiò a continuare, anche se sembrava un po’ agitato, come se avesse già capito dove il discorso sarebbe andato a parare e non gli piacesse particolarmente.

-Sono quasi due mesi che manco da casa, e… sai quando me ne dovevo andare, e mi ero licenziato, e avevo detto che sarei tornato a Lumai, ma in realtà non dovevo tornare a Lumai…- Leo iniziò a straparlare, cercando di posticipare il più possibile il momento della rivelazione.

-Sì…- Daryan lo incoraggiò ad arrivarci più in fretta, con un cenno della mano.

-Ecco, io… credo di dover tornare dalla mia famiglia. Da mia madre, mia sorella, e… insomma, dovrei tornare lì, sono sicuramente molto preoccupate per me- alla fine Leo arrivò al punto, sospirando e abbassando la testa, temendo la possibile reazione del principe.

Qualcosa del tipo “Non puoi andartene! Stiamo insieme da troppo poco! Sei appena tornato! Sei stato avvelenato e devo proteggerti”.

Invece, dopo qualche secondo di esitazione, Daryan annuì.

-Mi sembra giusto. Non oso immaginare due mesi lontano da Opal e dai miei genitori senza avere loro notizie. Quando pensavi di partire?- chiese, estremamente accomodante.

Leo non sapeva se sentirsi abbattuto o sollevato.

-Lo accetti così?- chiese, sorpreso che fosse così arrendevole. 

-Beh, ora che si è scoperto tutto, suppongo che torneresti comunque presto qui a corte, giusto? Ne avevamo parlato ieri, mi sembra- Daryan accennò un sorriso incoraggiante.

In effetti ne avevano discusso, anche se non erano andati troppo in profondità sull’argomento.

Il cuore di Leo sprofondò. Daryan sembrava così tranquillo, così speranzoso…

-Giusto… io… sì, cioè, insomma… è Giada che controlla il portale, con la sua collana, e… diciamo che io non ho molta voce in capitolo, ma… sì, mi sono fatto promettere che tornerò a trovarvi- non riuscì a rompere quella speranza. Non riuscì a dire subito che la sua partenza sarebbe stata praticamente definitiva, anche se contava di fare qualche visita, ogni tanto. Una meta per le vacanze, una fuga dalla realtà dove non gli andava affatto di tornare.

-Quindi… quanto partiresti?- ripeté Daryan, sporgendosi verso di lui, in tono pratico.

-Tra qualche giorno. Penso una settimana, forse- rispose Leo, che non ricordava quanto tempo mancasse alla fine del mese, ma non credeva fosse molto.

-Beh, organizzeremo il tutto e troveremo il modo di avere ogni cosa sotto controllo. Quanto pensi che saresti via? Un mese? Due?- Daryan sembrava più incerto nel fargli la seconda domanda, come se non volesse pensare a quanto a lungo si sarebbe dovuto separare da Leo.

Neanche Leo voleva pensarci, anche se era inevitabile che sarebbe stato presto e per tanto, troppo tempo.

-Non lo so…- scosse la testa, cercando di mantenere un tono neutrale.

-Dovremmo organizzarci bene e parlarne anche con la semidea Yu. Non l’hai ancora vista dopo il salvataggio, giusto? Vuoi organizzare una visita al tempio? Posso preparare una carrozza per questo pomeriggio- propose Daryan, già preparandosi a sistemare i dettagli. Era molto pratico e organizzato, tutto il contrario di Leo, che invece era impulsivo e portato all’improvvisazione.

Si completavano come due pezzi di un puzzle.

Ma non era un puzzle dal disegno giusto, era chiaro.

-L’ho vista ieri, in realtà- ammise, ripensando alla loro conversazione. 

Poi si ricordò di una cosa molto importante: 

-A proposito, dovresti seriamente pensare di licenziare Lionel! Non è che io abbia qualcosa contro di lui, ma… è pessimo, fa entrare tutti- fece presente al principe, che sospirò, e annuì.

-…già, lo so. Abbiamo problemi di sicurezza costanti quando lui è responsabile dell’ingresso. Sicuramente lo ricollocherò il prima possibile, magari alle stalle- gli diede spago.

Leo sorrise, soddisfatto alla prospettiva, e malevolmente divertito al pensiero che quel montato di Lionel venisse messo in mezzo a fango e insetti.

-Ah, buona idea- approvò, e il suo atteggiamento fece ridacchiare Daryan, che avvicinò il piatto con i pancakes, pronto a mangiare.

L’atmosfera si era distesa.

-Se è tutto… vuoi fare colazione con me?- propose a Leo, incoraggiante, indicando il piatto di pancakes e incoraggiandolo nuovamente a sedersi, ma questa volta accanto a lui.

Leo avrebbe voluto con tutto il cuore accettare la proposta, mangiare la colazione e fingere di poter stare con lui per un altro giorno.

Ma più rimandava l’inevitabile, più rischiava di farsi male quando, alla fine, tutto sarebbe crollato.

Scosse la testa, tornando serio.

-No, ho già fatto colazione, e non è tutto…- si forzò a continuare la discussione, e tirare fuori il vero argomento che l’aveva spinto fino a lì.

-Di che altro vuoi parlare?- Daryan sembrava sorpreso.

Probabilmente si aspettava che Leo volesse presto tornare a casa, ma non sapeva cos’altro avessero da dirsi.

-Beh… io… non so come dirlo, in realtà- la determinazione di Leo era vacillante, e temeva che sarebbe potuto scoppiare a piangere da un momento all’altro se continuava a parlarne, ma doveva farsi forza, ed essere serio e calmo, e ragionevole.

Era per il bene di entrambi.

…soprattutto per il bene di Daryan.

-Leonardo, mi devo preoccupare? Va tutto bene?- Daryan si rese conto che qualcosa proprio non andava, e si alzò in piedi, allarmato.

-Sì! No! Io… è più difficile di quanto pensassi- la voce di Leo si spezzò, e il cuoco iniziò a respirare per farsi coraggio e farsi venire le parole.

-Cosa? Che succede, Leonardo?- Daryan ormai era davvero preoccupato. Si avvicinò a Leo e gli mise le mani sulle spalle, confortante, per dargli tutta la sua partecipazione e per rassicurarlo.

Fu come ricevere una scossa.

Leo si scansò immediatamente.

-Noi ci dobbiamo lasciare- sbottò, così in fretta che a malapena riuscì a scandire le parole.

-Cosa?- Daryan ritirò di scatto le mani, e fece un passo indietro, come scottato. Fissava Leo ad occhi sgranati.

-Cioè, non che noi stiamo insieme, non abbiamo nessuna etichetta, e sono passati tipo tre giorni, ma proprio per questo è meglio fermare quello che sta succedendo adesso, prima di ferirci… ancora di più- Leo cercò di aggiungere dettagli, e iniziò a parlare a raffica con tono via via sempre più scosso dai singhiozzi, e sempre più basso, fino a diventare un sussurro. Non riusciva a guardare in direzione di Daryan. Sapeva che se avesse posato lo sguardo su di lui, avrebbe perso tutta la poca sicurezza racimolata, e non voleva scoppiare a piangere.

-Perché? Insomma, cosa… cosa ti da fastidio di questa… è per mancanza di etichette? Io, insomma… di solito si aspettano due settimane di frequentazione minimo prima di procedere ad un corteggiamento ufficiale, tra nobili, ma se preferisci che io lo faccia immediatamente… se vuoi ufficializzare posso…- sebbene Leo non lo potesse guardare in faccia, il tono di Daryan dimostrava chiaramente che fossero praticamente nello stesso stato. La voce tremava appena, anche se provava ad essere forte e ostentare una certa calma. 

Ma era agitato, parecchio.

-No! No! È proprio questo che voglio evitare, io…io non… io sto per andarmene, e… insomma, le relazioni a distanza sono un po’ strane e difficili, quindi…- Leo lo interruppe prima di lasciarsi convincere, e scosse violentemente la testa, mettendo le mani avanti, e iniziando a trovare una scusa decente per convincerlo che lasciarsi era la cosa migliore per entrambi.

Dopotutto era vero, la distanza è deleteria per una relazione, soprattutto quando non sono contemplate neanche videochiamate, messaggi o lettere.

-Possiamo farla funzionare, Leonardo. Io… ho tanto lavoro. Mi mancheresti, ma possiamo, io posso… io ti posso aspettare- Daryan però non si fece scoraggiare, e azzardò un passo in direzione di Leo, cercando il suo sguardo, che però era fisso ai suoi piedi.

-Non devi aspettarmi- scosse la testa. Voleva essere più deciso, ma la voce uscì un sussurro.

Daryan fece un altro passo, e provò a mettergli nuovamente le mani sulle spalle.

Questa volta Leo non riuscì a scansarsi.

-Ma potrei… vorrei… vorrei tanto poterlo fare. Leonardo, non c’è problema che non possiamo risolvere. Dobbiamo solo organizzarci bene, dobbiamo fare un piano, e… Leonardo?- 

Leo aveva iniziato a piangere copiosamente, non era più riuscito a trattenersi.

Il principe azzurro, la prima persona che aveva davvero creduto in lui, che l’aveva fatto sentire importante e apprezzato nonostante le sue enormi mancanze, era lì, a due passi da lui, ma allo stesso tempo era lontano, troppo lontano. Un universo di distanza.

Vedere quanto Daryan ci tenesse, quanto stesse cercando di tenere Leo nella sua vita, gli spezzava il cuore.

-Non possiamo, Daryan, io… non posso dirti perché, ma non possiamo stare insieme- decise di essere più chiaro, e categorico, senza inventarsi ulteriori scuse.

E Daryan capì che Leo gli stava chiaramente nascondendo qualcosa.

-C’è qualcosa di più sotto, vero?- intuì, inarcando le sopracciglia, sospettoso.

-Sì- ammise Leo, in un sussurro.

-È qualcosa che ti ha detto… la semidea Yu?- indovinò Daryan, indurendo ulteriormente lo sguardo.

-Sì… no! Ugh…- Leo prese il volto tra le mani, dandosi dello stupido per aver messo Giada in mezzo, e aver ammesso che c’era qualcosa di più sotto.

Aveva promesso che non avrebbe parlato della Storia. Avrebbe dovuto continuare a mentire e trovare scuse.

Bluffare, bluffare, e sempre bluffare, era quello il suo motto.

Ma era così dannatamente difficile, con Daryan. Dopo tutto quello che avevano passato, come poteva continuare a mentirgli e a imbrogliarlo?!

-Cosa ti ha detto?- indagò il principe, spostandogli le braccia e costringendolo a guardarlo negli occhi.

-Non posso dirtelo, Daryan- Leo scosse la testa chiudendo gli occhi per non doverli specchiare in quelli grigi del suo amato. Un amato che doveva lasciare.

-Cosa ti ha detto?! Se mi riguarda ho il diritto di sapere che cosa. O stai forse cercando di scegliere al mio posto?- Daryan lo accusò. Non sembrava arrabbiato, ma ferito. Come se non riuscisse a credere che Leo volesse davvero decidere per lui. Dopo che Daryan aveva rispettato ogni sua decisione.

-Daryan, lo sto facendo per te, per il tuo bene- provò a giustificarsi Leo, che però si sentiva profondamente in colpa a tenergli delle cose così importanti nascoste. 

Non gli sembrava giusto avere quella differenza di conoscenze.

Dei, Leo non aveva mai voluto avere le conoscenze dell’universo e della Storia! Voleva solo poter scegliere chi amare, e dove restare!

Giada gli aveva messo sulle spalle un peso molto più grande di lui.

-Posso decidere io quale sia il mio bene? Pensavo avessimo chiarito, pensavo…- Daryan iniziò ad alzare appena la voce, esasperato dal comportamento di Leo, ma, notando lo stato in cui verteva il ragazzo, prese un profondo respiro, e provò a calmarsi -…senti, se me ne parli, forse insieme possiamo trovare una soluzione- cercò di essere incoraggiante.

Qualcosa, nello stomaco di Leo, si mosse.

Un piccolo nodo di speranza, che Daryan potesse davvero trovare la risposta ad ogni domanda.

Era un principe, era intelligente, molto più di Leo, forse davvero avrebbe avuto una buona idea.

Leo scosse la testa, cercando di ricacciare indietro l’opzione.

Non poteva, non poteva proprio.

-Se me ne parli, forse ti posso dimostrare che la mia scelta non sarebbe quella che tu stai facendo per me. Ti prego. Non ti ho dato abbastanza prove che puoi fidarti di me?- insistette Daryan, prendendogli il viso e avvicinandolo al suo, per costringerlo a guardarlo negli occhi.

E per un istante, un singolo istante, Leo valutò l’idea di dimenticare la Storia, di ignorarla, di perdersi in quelle nuvole grigie e tenere il principe azzurro tutto per se. Scappare con lui da qualche parte, fregandosene delle conseguenze.

Ma sarebbe stato troppo egoista, da parte sua.

E poi, dopotutto, non era anche quello come scegliere per Daryan?

Leo non voleva scegliere per Daryan, non voleva privarlo di decidere del suo futuro.

Alla fine decise che c’era una cosa che poteva ignorare.

Sperò solo che Daryan avrebbe accettato gli spoiler meglio di Chevel.

-Va bene, vuoi sapere le tue scelte? Ne hai due…- iniziò, allontanandosi da Daryan, e dandogli le spalle, perché non riusciva proprio a guardarlo in quel momento.

-…da una parte c’è un futuro, già scritto, perfetto, predetto dalla Storia, dove ti sposi con una ragazza straordinaria, hai un figlio che sarà un mito, dei nipoti ancora più grandiosi, e vivrai felice e contento per molti, moltissimi anni, felicemente accanto alla donna della tua vita- cominciò, parafrasando un po’ ciò che Giada gli aveva detto, e cercando di non immaginare Daryan e Dotty mano nella mano, perché il pensiero era insopportabile.

-Cosa?- la voce di Daryan era estremamente sorpresa, e incredula.

Leo non gli diede tempo di obiettare ulteriormente.

-Dall’altra… c’è un futuro completamente incerto che potrebbe finire davvero male. Potrebbe rovinare tutto quanto: potrebbe rovinare il regno, potrebbe rovinare la tua famiglia, il mondo intero, e distruggere completamente la tua vita… ed è un futuro con me. Potrebbe anche finire bene, ma non lo sai, non ne hai la certezza. Tutto ciò che sai, è che non è il futuro previsto per te dagli dei e dalla Storia. Allora, qual è la tua scelta?- concluse, girandosi verso Daryan, e sollevando le spalle. 

Era una scelta semplice, giusto? 

Daryan lo fissava ad occhi sgranati, immobile.

-Leonardo, di che stai parlando?- chiese, in un sussurro.

-Quale sarebbe la tua scelta?- ripeté Leo, facendo un passo verso di lui.

Daryan si ritirò appena. Non fece un passo indietro, ma la sua schiena si allontanò leggermente da Leo.

-Io… io non… non capisco. Perché mi stai facendo una domanda così assurda? Perché sembri così certo di questo strano futuro iconico con… moglie e un figlio e… tutto il resto?- non sembrava voler credere alle parole di Leo. Sembrava più confuso che spaventato, o irritato. 

-Perché io ho la certezza del tuo futuro, Daryan- Leo mise le cose in chiaro.

Daryan scosse la testa.

-No, nessuno ha la certezza del futuro, nessuno può leggere la Storia- affermò con la massima sicurezza, in tono quasi rassicurante. Accennò un sorrisino. Si stava convincendo che Leo avesse preso un abbaglio. Magari aveva letto un libro su quel mondo, nel proprio universo, e l’aveva confuso per la Storia. Ma non poteva essere la Storia, di questo Daryan era completamente certo.

-Qualcuno può, qualcuno l’ha letta, qualcuno è stato rapito perché sa tutto della Storia. E quel qualcuno l’ha raccontata a me. Beh, mi ha raccontato un pezzo- anche Leo, però, era completamente certo di ciò che diceva. Giada non gli avrebbe mentito al riguardo, e aveva detto numerose volte di essere a conoscenza di ciò che accadeva nella Storia. Era una fonte inattaccabile.

Daryan sembrò rifletterci un po’, iniziava ad essere spaventato.

-…la Storia può sembrare un po’ strana, magari non…- provò ad obiettare, continuando ad insistere su presunte notizie sbagliate o inesatte. Non voleva credere che il suo futuro non comprendesse Leo.

Ma Leo lo sapeva, lo sapeva fin dall’inizio.

Una delle poche cose che sapeva dal momento stesso in cui era finito in quel mondo, era che il principe biondo, il fratello della principessa che amava i dolci, del regno di Jediah, nemico di Valkrest, si sarebbe sposato con una cuoca di Lumai, una duchessa in fuga: Dotty!

E Leo era stato così sciocco da credere che cambiare quella parte fondamentale della trama non avrebbe avuto conseguenze.  

-No! No, Daryan! Questa è la Storia! Questa è la tua Storia!- lo fermò, prima che potesse continuare ad instillare il dubbio anche nella mente di Leo.

-No, non è la Storia, non può essere la Storia, perché tu sei qui, e ora come ora non riesco minimamente a contemplare la mia vita con qualcuno che non sei tu. Forse la Storia è solo un po’ confusa. Forse la semidea si è sbagliata- Daryan, però, continuò ad aggrapparsi a qualcosa, a qualsiasi cosa, per trovare un modo di stare con Leo. Gli si avvicinò, e gli prese il volto tra le mani.

E Leo… Leo avrebbe dato di tutto per credere a quella versione.

-No, Daryan, fidati, la tua storia, il tuo futuro, non è con me- mano a mano che continuava a ripeterlo, iniziava a farci i conti anche lui, iniziava a convincersi di quello che stava facendo, e che lasciare Daryan fosse la scelta giusta.

Iniziava a rendersi conto di quanto danno potesse arrecare con la sua sola presenza.

Negli isekai, le giovani donne coreane prese dal lavoro che finivano nel mondo fantasy e conquistavano il principe avevano solo un libro con cui confrontarsi. Uno stupido libro che di solito finiva con lo sposalizio tra il principe e la vera protagonista.

Leo… Leo era finito in una maledetta saga, con sequel e sequel e sequel infiniti! 

-Forse il motivo per cui il mio futuro non è con te nella Storia è perché tu adesso non mi stai dando la possibilità di sceglierti, ci hai pensato?- Daryan cambiò tattica.

E fu in quel momento che Leo si rese conto che non gli aveva detto una cosa fondamentale.

Sollevò lo sguardo su Daryan, sorpreso, quasi divertito.

Ovvio che si stesse aggrappando a quelle scuse.

Credeva che Leo fosse…

-No, Daryan, il motivo è che io… non sono parte della Storia- gli spiegò infine Leo, in tono ovvio.

Daryan rimase di sasso.

-Che stai dicendo? Certo che sei parte della Storia! Tutti sono parte della Storia. È impossibile cambiarla o… a meno che…- mentre il principe iniziava seriamente a riflettere sulla questione, senza più trovare scuse o giustificazioni, inconsciamente, si allontanò da Leo, stavolta facendo proprio un passo indietro, e lasciandolo andare.

-Io non sono parte della Storia! Perché io non sono parte di questo mondo, e non era previsto che io venisse qui! E l’ho già cambiata a sufficienza- Leo diede conferma di ciò a cui probabilmente stava già arrivando da solo.

-Cosa?- Daryan si portò una mano alla bocca, sconvolto.

-Ho cambiato tante di quelle cose… non dovevo essere benedetto, non dovevo essere io a capo del banchetto per la principessa, e non dovevo andare a salvare Giada, perché Giada non sarebbe mai dovuta essere catturata, è tutta colpa mia! E non doveva esserci nessun avvelenamento, anche quello è colpa mia. E non avrei dovuto salvare i semidei, che dovevano essere salvati da qualcun altro…- iniziò a raccontare tutte le modifiche che aveva fatto e di cui era a conoscenza, e iniziò una volta per tutte a rendersi conto del potere che aveva nelle sue mani, il potere che Angela voleva usare per la sua missione.

Non erano le benedizioni, a rendere Leo speciale, ma la sua capacità di cambiare il destino del mondo.

Un potere che non aveva mai chiesto, e molto più devastante di quanto si fosse reso conto all’inizio di quell’avventura.

-Hai salvato Opal…- provò ad obiettare il principe, ma non credeva a quello che diceva.

Alla luce di questa nuova consapevolezza, sembrava non voler più avvicinarsi a Leo. Sembrava terrorizzato, come se il ragazzo davanti a lui fosse un’arma di distruzione di massa.

…forse lo era davvero.

-Opal sarebbe stata salvata comunque. Tutti sarebbero stati salvati comunque. Io ho solo causato danni e rovinato relazioni, e ferito Chevel. È colpa mia se si è ferito Chevel! Io non ho fatto altro che rovinare tutto da quando sono qui! Non posso…- oh dei! Cosa aveva fatto?!

Chevel, alcuni ribelli, Giada… un sacco di gente si era ferita a causa sua, a causa del suo intervento.

E Daryan… dove mai avrebbe potuto portare Daryan, se fossero rimasti insieme?! Il suo futuro era il futuro che ogni persona avrebbe voluto! Leo non poteva toglierglielo. Non poteva rischiare di cambiarlo!

-…non posso continuare a rovinare tutto, quando so che il tuo futuro senza di me sarebbe perfetto. Non posso rovinarti la vita. Non voglio. Non voglio rischiare il vostro futuro, il tuo futuro, e quello di Opal, delle cuoche, e del resto della corte io…- Leo era entrato lì sperando di lasciarsi convincere a trovare una soluzione alternativa.

Aveva obiettato ed era rimasto fermo sulla strada che Giada aveva tracciato per lui, ma dentro di sé aveva davvero sperato in una soluzione da parte di Daryan.

Daryan era intelligente, l’avrebbe trovata.

Avrebbe trovato un’obiezione capace di convincere Leo.

Ma al momento Daryan lo fissava ad occhi sgranati, dall’altro lato della stanza.

E Leo riusciva a vedersi, in quello sguardo: una mina vagante, che rischiava di far esplodere tutto.

-Io devo andarmene!- arrivò infine alla conclusione. L’unica scelta possibile, che avrebbe riportato tutto sul binario programmato… forse.

-Addio, Daryan- sussurrò, come ultima cosa, prima di correre fuori dall’ufficio, diretto dal re e dalla regina per richiedere una carrozza al più presto e andare al tempio, dove si sarebbe nascosto al mondo per una settimana o poco più, e alla fine sarebbe tornato nel suo mondo.

Aveva ancora intenzione di tornare in visita, forse, ma non avrebbe più cambiato nulla.

Non poteva cambiare nulla.

Leo non poteva rovinare tutto come era solito fare.

Non poteva scommettere il futuro dei sette regni in quel modo!

 

Leo partì nel pomeriggio.

Alla fine era meglio così.

Strappare il cerotto il prima possibile, senza rischiare ripensamenti o ulteriore sofferenza. La carrozza per portarlo al tempio fu preparata in tutta fretta, e Leo salutò tutti con calore e affetto, promettendo che sarebbe tornato presto.

Le cuoche, Mildred compresa, lo circondarono in un abbraccio di gruppo. Persino Anna, che era rimasta piuttosto offesa quando aveva scoperto del finto matrimonio di Leo, lo abbracciò strettissimo prima di lasciarlo andare.

Salutare Dotty fu abbastanza difficile, in un primo momento.

-Mi mancherai, maestro. La cucina non sarà la stessa senza di te- lo aveva abbracciato, commossa.

E Leo aveva cercato in tutti i modi di ricambiare con altrettanto calore.

Alla fine non era colpa sua se sarebbe stata una compagna molto più adatta per Daryan.

Anzi, Leo doveva essere felice per loro. Se c’era qualcuno che meritava Daryan, a cui il cuoco avrebbe voluto affidarlo, quel qualcuno era Dotty.

Poi fu il turno di Persian, che gli aveva stretto la mano, e a cui Leo aveva risposto con un perfetto inchino medio.

-Spero che i miei insegnamenti ti saranno utili nel tuo mondo- gli aveva detto il bibliotecario, soddisfatto dall’etichetta di Leo.

-Mia madre apprezzerà di certo- aveva ridacchiato Leo, facendogli un grande sorriso, e poi passando a Chevel, che aveva salutato con un cenno.

-Se continui a fissarmi la fasciatura te ne creo una gemella. Non darti colpe che non hai. E poi sto bene- si era offeso, per poi scompigliargli leggermente i capelli, e tornare in servizio.

Già il fatto che fosse venuto a salutarlo era per Leo motivo di grande onore.

Aveva poi salutato il re e la regina, che sembravano davvero dispiaciuti all’idea di farlo partire, ma si consolavano sapendo che Leo sarebbe tornato presto a trovarli.

Alex l’aveva abbracciato con forza, e Leo aveva notato che aveva gli occhi lucidi.

-La camera sarà vuota senza di te- gli aveva sussurrato all’orecchio.

-Almeno adesso avrai due coperte… e se riesci a rubare anche il cuscino e il materasso a Prankit e a Lionel, sarai la mia eroina in eterno- gli aveva sussurrato Leo di rimando.

-Non posso fare promesse- aveva ridacchiato la cavaliera, prima di lasciarlo andare, per salutare l’ultima persona del gruppo.

La principessa Opal aveva pianto quasi ininterrottamente dal momento in cui aveva scoperto che Leo sarebbe partito quel pomeriggio.

Ma al momento i suoi occhi erano asciutti, anche se rossi e incredibilmente tristi.

Abbracciò Leo più forte e più a lungo di tutti gli altri, e Leo ricambiò mettendoci tutto l’affetto che provava per lei.

-Sappi che… Storia o non Storia… Lumai o un altro mondo… sposato o non sposato, per me non cambia niente. Tu sei il mio cuoco, e il mio salvatore, e mio fratello- gli sussurrò all’orecchio, con voce ferma, decisa, e impossibile da controbattere.

-Grazie di aver creduto in me fin dall’inizio- Leo le sorrise calorosamente, separandosi e guardandola dritta negli occhi.

-Torna presto, okay?- si fece promettere lei, porgendogli un piccolo pacchetto regalo.

Leo lo prese confuso.

-Un regalo per la partenza, così non mi dimenticherai- gli sorrise lei, incoraggiandolo ad aprirlo.

-Non potrei mai dimenticarla, principessa. Soprattutto perché tornerò spesso a trovarla- le assicurò Leo, aprendo comunque il pacchetto, e trovando all’interno una catenella d’oro con un ciondolo con una pietra rossa dai riflessi arcobaleno.

-Un opale di fuoco. L’opale sono io, e il fuoco sono i tuoi capelli rossi. Ogni riferimento a Valkrest è puramente casuale, perché lì usano solo i rubini e l’ossidiana- spiegò la principessa, entusiasta.

Leo era riuscito a trattenersi dal piangere durante quei saluti.

La collana rischiò seriamente di farlo cedere.

-È stupenda, principessa, la indosserò ogni singolo giorno- promise, mettendola immediatamente al collo, e stringendo la pietra tra le mani.

-All’inizio avevo pensato ad un anello, ma sia anelli che bracciali non vanno bene per persone che cucinano, si mettono in mezzo. Una collanina è perfetta. È difficile perderla, e non ti crea fastidi in cucina. Perfetta!- Opal osservò come gli stava, e sorrise soddisfatta.

-Grazie principessa, grazie davvero- Leo l’abbracciò stretta, una seconda volta.

E salutò tutti quanti con calore, prima di salire in carrozza, e lanciare un’ultima occhiata verso il castello che per mesi non avrebbe rivisto.

Gli sarebbe mancato tutto, di quei luoghi: il cespuglio a forma di drago, la cucina, la sala da pranzo, la biblioteca, persino camera sua, coinquilini esclusi. E… l’ufficio di Daryan.

Leo lanciò un’occhiata a quella finestra, e per un secondo i suoi occhi incrociarono quelli di Daryan.

Non era sceso a salutarlo. Non si erano visti da quella mattina, quando gli aveva confessato tutto.

Leo non biasimava la sua reazione nello scoprire che Leo era un difetto nel meccanismo perfetto del mondo, anche se una parte di lui avrebbe apprezzato se Daryan non l’avesse considerato un mostro, e non l’avesse guardato in quel modo.

Beh, era giustificabile.

Anzi, era un’ottima cosa.

Leo adesso poteva tranquillamente andare avanti, dimenticare meglio quell’amore impossibile, e tornare a casa con meno rimpianti di quanti pensasse.

Un cuore più spezzato, ma meno rimpianti.

Alla fine era andato tutto bene… giusto?

Quantomeno bene per i sette regni, e la corte di Jediah.

Un po’ meno bene per Leo.

Ma era abituato a sacrificarsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

È stata dura, non mi aspettavo uscisse così drammatico.

Mamma mia che tristezza.

Leo è uscito devastato da questo capitolo.

E… sì, Leo sta andando via, questa volta per davvero.

È il penultimo capitolo, dopotutto.

E il prossimo dovrebbe arrivare molto presto, giuro! Stay tuned!

E Stay Strong! Vi servirà forza per il finale.

Che ne pensate del discorso di Giada, e della Storia? È un argomento molto complesso.

E prima che iniziate a odiare Daryan per la sua reazione, aspettare il prossimo capitolo, avrà il punto di vista del nostro principe preferito (circa).

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, un bacione e alla prossima :-*

 

 

   
 
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