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Autore: Nat_Matryoshka    14/08/2022    1 recensioni
“Sei una strega perfetta. Non so se l’hai capito, ma mi hai già stregato a sufficienza, Cunningham.” Le sposta una ciocca dietro l’orecchio, soffermandosi a sfiorare la guancia quell’attimo in più che porta Chrissy a socchiudere gli occhi, godendosi il suo tocco. “Ormai non posso più toglierti gli occhi di dosso.”
[Chrissy Lives AU | Eddie/Chrissy | canon divergence, what if?, post-S4 ]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Chrissy Cunningham, Eddie Munson
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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2. Estate - Interludio 





“They’re telling me that I’m fine
They’re telling me there’s nothing wrong
Game over – nothing’s real”
 
 



I.
 
L’estate continua la sua corsa, insieme alle lettere che arrivano a cadenza regolare e al caldo che imperversa. Ad agosto Hawkins si svuota durante il giorno, ripopolandosi solo la sera di persone che passeggiano, bambini che mangiano il gelato, coppie in auto dirette verso il primo drive-in fuori città.

La pista di pattinaggio al parco si riempie poco prima del tramonto, la piscina comunale è sempre piena: quando era più piccola Chrissy ci andava spesso, con i suoi o con i genitori di qualche amica, di solito quelli di Tamara. Ma da quando i Driscoll hanno fatto costruire la piscina nel loro giardino, quelle occasioni si sono ridotte drasticamente. Troppa calca, troppa gente che urla e troppe schifezze da mangiare, ripete sempre sua madre, una smorfia di disapprovazione che le piega le labbra perfettamente truccate. Laura Cunningham, in fondo, non ha mai apprezzato particolarmente l’estate, o forse riesce ad apprezzarne solo una sua personalissima versione, riveduta e corretta, priva di qualunque eccesso.
Se sapesse, pensa Chrissy, trattenendo a stento un sorriso. Se sapesse che la figlia perfetta che ha allevato è tutto tranne che perfetta, probabilmente non le parlerebbe con tanta condiscendenza, facendole i complimenti perché, alle feste, mangia sempre meno delle sue amiche. Chissà cosa farebbe, cosa direbbe per rimetterla in riga.

Ma in fondo, non ha nemmeno senso chiederselo.

Tamara e Lizzie hanno aspettato che tutti i college a cui hanno scritto inviassero la loro risposta prima di decidere a quale rispondere, coinvolgendo anche lei in un pomeriggio interminabile di pro e contro vagliati attentamente davanti a tre milk-shake e terminato con la solita nuotata in piscina. Sono riuscite ad entrare proprio dove volevano, senza piani B: la parte più difficile della giornata è stata fingere che anche per lei fosse lo stesso. In realtà un paio di lettere sono arrivate – è stata sua madre a raccoglierle e a portarle nella sua stanza, raggiante – ma quelli che fino a poco tempo fa le sarebbero sembrati successi da festeggiare, ora le interessano poco. Medicina, letteratura, arti applicate. Quale college è il più adatto per mettere in atto il suo piano? Qual è più vicino alla loro meta, il trampolino di lancio per una fuga che ha atteso troppo tempo a organizzare? Se lo avesse saputo prima ne avrebbe scelto più d’uno in Colorado, basta che fossero abbastanza lontani da Hawkins, ma ora… sua madre pensa che voglia studiare letteratura, come le hanno suggerito all’orientamento finale, e lei glielo ha lasciato credere. In fondo, non le dispiacerebbe studiarla davvero, prima o poi: ha sempre amato scrivere. Magari tra qualche anno, dopo aver guadagnato i soldi necessari, potrebbe prendere seriamente in considerazione la possibilità, ma sono tutte ipotesi che svaniscono con la rapidità della brezza, confondendosi tra sogni e progetti. Prima deve pensare a trovare una città verso cui fingere di spostarsi, il resto si vedrà.

Per la prima volta dopo mesi, il peso di quella bugia le grava sulle spalle, incrinando le sue certezze.

Tamara e Lizzie festeggiano quel risultato con un’altra festa in piscina, invitando più o meno tutte le compagne appena diplomate, più i rispettivi fidanzati. Jason, con suo enorme sollievo, non c’è: deve avere da fare con degli allenamenti preliminari di cui le ha parlato tempo fa, o qualcosa di simile. La sola idea di non essere costretta ad ascoltare i suoi progetti fingendo di essere interessata la fa sentire decisamente meglio. Sa bene che dovrebbe dirgli tutto, troncare con lui in maniera più decisa di quanto abbia fatto in precedenza, ma è un altro di quei pensieri che, semplicemente, non riesce ad affrontare. Non quando l’estate è più calda e bella che mai e ogni possibilità sembra aprire la strada a mille altre, tutte altrettanto incredibili e possibili allo stesso tempo.

Quel pomeriggio trascorre come gli altri, tra chiacchiere incolori in cui non riesce più a inserirsi e progetti dichiarati ad alta voce tra un tuffo e un giro di bibite, mentre il caldo costringe tutta la città a correre ai ripari e la madre di Lizzie fa capolino ogni tanto dalla porta che dal giardino conduce di nuovo in casa, chiedendo se abbiano bisogno di qualcosa. L’aria sembra ferma, intrappolata tra le fronde di alberi così immobili che potrebbero essere finti, quelle riproduzioni in plastica disseminate per il centro commerciale che ingannano chiunque passi loro davanti. A volte le sembra che solo gli alberi nella zona dei trailer siano veri, querce e aceri antichi che sollevano la testa fino al cielo, chiome folte pronte a ripararla con la loro ombra.

Lizzie chiacchiera di college e futuro, dell’università che forse le servirà, forse no, dipende che progetti avranno in mente lei e Trevor. Probabilmente il matrimonio, anzi, sicuramente il matrimonio. Monica annuisce con tanta forza da svuotare quasi il bicchiere di aranciata che tiene in mano. Trevor si è iscritto in Indiana, che senso avrebbe andare altrove? A lei in fondo non piace girare il mondo, Richmond le va più che bene. Basta farsi una posizione, avere abbastanza soldi per comprare una casa e poi…

Chrissy ascolta distrattamente, ma la sua mente continua a vagare verso un posto preciso: una cartolina in un cassetto, alberi che sfiorano il cielo, case in legno dall’aria pacifica. Il Colorado, Eddie che le parla di sua madre, la voce che si abbassa e si impregna di una malinconia sottile ma incredibilmente intensa.
 
 


II.
 
“Ho pensato a quello che mi hai detto tempo fa, Chris. Anzi… a quello che abbiamo detto.”
“E…?”
“E potrebbe funzionare. Forse non subito, non tanto facilmente. Ma potrebbe.”

Chrissy si gira di scatto, guardandolo negli occhi con quella che deve essere un’espressione stupefatta, perché Eddie scoppia a ridere all’istante. Sono riusciti a fuggire per l’ennesima volta verso il lago, cogliendo la palla al balzo quando la signora Cunningham ha annunciato di avere una riunione impossibile da saltare al circolo femminile di Hawkins, una di quelle con pranzo incluso. Lei non ha dovuto far altro che organizzare una scusa in quattro e quattr’otto, – frequentare Eddie le offre sempre a possibilità di chiedere una copertura a Nancy e a Max, o persino a Robin – riempire la borsa con il solito telo e correre a casa sua il prima possibile, il fazzoletto in testa e il cuore che batte all’impazzata, un uccellino irrequieto che si agita nel petto. Eddie l’ha accolta nel suo furgone e hanno percorso la strada verso il lago nel sole, accompagnati dalla radio e da quell’unica stazione che trasmette musica rock e che lui è riuscito miracolosamente a trovare.

“Ho una persona, in Colorado, che potrebbe aiutarci. È una vecchia amica di mia madre con cui sono rimasto in contatto da sempre. Cartoline, biglietti per il Ringraziamento, mi ospitava per l’estate qualche volta… insomma, hai capito.” Sorride, spostandole una ciocca finita sul viso, poi si stende di nuovo accanto a lei. “Non so se è ancora in contatto con chi affittava la casa in cui mia madre ha vissuto per un periodo, ma forse potrebbe avere qualcosa per noi. Io cercherei lavoro lì, mentre tu decidi cosa fare con il college…”
Chrissy lo osserva sospirare e sollevare una mano sopra di sé. Osserva gli anelli che indossa come se non li avesse mai visti davvero prima di allora, il respiro appena trattenuto, girando e rigirando le dita contro i raggi del sole. “Ma, Chris… non voglio che sprechi la tua vita, dico sul serio. Ho sempre saputo che dopo il diploma me ne sarei andato da Hawkins e avrei vissuto con quello che capitava, tanto per non marcire nello stesso schifo per tutta la vita… ma tu sei sempre stata una dei migliori del nostro anno. Non voglio costringerti a rinunciare a qualunque possibilità tu possa avere, non sarebbe giusto.”
“Eddie…”
“Metterò da parte dei soldi per aiutarti ad andare al college. Ma se dovessi cambiare idea e scegliere di andare direttamente lì, io resterei comunque qui ad aspettarti…  e se volessi altro, diamine, Chris, mi farei da parte per fartelo ottenere. Sei troppo preziosa per vivere una vita intera con un fallito come me, e…”
“Edward Munson, vuoi stare zitto?”

Si gira nuovamente per appoggiargli un dito sulle labbra, bloccando quel flusso ininterrotto di parole. Questa volta è lui a spalancare gli occhi, rapito dalla visione fin troppo rara di una Chrissy davvero seccata, che lo fulmina con gli occhi grandi, azzurri e colmi d’indignazione.

“In meno di un anno sei riuscito a fare molto di più per me di quanto abbiano fatto quelli che mi circondano in tutta la mia vita. Voglio stare con te perché mi rendi felice… e perché, quando sono con te, mi sembra di capire meglio anche me stessa.” Si ferma un attimo, senza distogliere lo sguardo, prendendo fiato quel tanto che basta per continuare. Il cuore le batte ancora all’impazzata, ma ha imparato ad amare quella sensazione. “Non so ancora cosa accadrà, se farò domanda a un college o cercherò un lavoro per andarci in seguito… e in questo momento non me ne importa nulla. Voglio solo andarmene da qui. Voglio scoprire se esiste una vita nuova per me, diversa da quella che ho vissuto finora… e voglio scoprirlo con te.”

Sposta il dito, per sfiorare le sue labbra con un bacio. Lui la avvolge con le braccia e la solleva, fino a rotolare sul terreno soffice e irregolare della riva del lago mentre Chrissy scoppia a ridere e lo prega di fermarsi, ma solo per finta. Durante la settimana non c’è mai nessuno, a parte qualche sporadica coppia anziana con borsa di tela e sedie pieghevoli al seguito, o i ragazzini che si tuffano dal molo e giocano a palla. Sembra incredibile che un posto così tranquillo si trovi a soli venti minuti d’automobile da Hawkins e dalla sua atmosfera asfissiante, ma forse è proprio quello il bello: due universi opposti, che paradossalmente convivono in un’armonia perfetta. Un po’ come i loro.

“Per cui, smettila di darti del fallito… sei una delle persone migliori che io abbia avuto la fortuna di conoscere.”

Appoggiata sul suo petto, si allunga per baciarlo ancora e lascia che Eddie la stringa in un nuovo abbraccio, ribaltando nuovamente le loro posizioni. Non è mai stata tanto sicura di qualcosa come in quel momento: una sensazione talmente inebriante da farle quasi paura. Ma va tutto bene, pensa mentre si distende di nuovo sul telo che ormai ha lo stesso odore degli alberi e della terra del lago, Eddie che la stringe a sé accarezzandole la schiena lentamente, con una dolcezza che ha la fortuna di assaporare ogni volta che trascorrono del tempo insieme. È giusto così. Forse merita davvero il meglio, un meglio che non è lo stesso a cui l’hanno destinata i suoi e che deve prendersi da sola, passo dopo passo. La scelta è spaventosa, ma è un baratro che vale la pena di saltare, per atterrare dall’altra parte sulle proprie gambe.

Ora che ne è convinta, nulla potrebbe farla tornare indietro.
 
 


III.
 

Qualche volta la tentazione di raccontare ai suoi almeno una parte della storia è stata forte.

Parlargli chiaro, confessare quel progetto di prendersi un anno di pausa, o magari anche due, per pensare alla sua vita come si deve e mettere insieme i pezzi per capire cosa desideri davvero. Anche se non potrebbe mai parlare di Eddie, esistono alternative migliori a una bugia costruita ad arte: spiegarsi, raccontare loro come è arrivata a conoscere questa nuova Chrissy e come le due parti del suo cuore siano ormai indistinguibili. Parlare del Colorado. Far capire loro che non si tratta di un capriccio ma di qualcosa di fondamentale e che, se Tamara e Lizzie e Monica e Jenny non ci hanno ancora pensato è solo perché quelle vite perfettamente costruite a tavolino sono esattamente ciò che desiderano, mentre lei vorrebbe tutt’altro per sé…

Ma i suoi non capirebbero. Non vogliono capire, perché a Hawkins le cose si sono sempre fatte in un certo modo e non avrebbe senso cambiarle. Chi diverge dallo schema è un fallito, qualcuno troppo stupido o troppo lontano dalla società per accettarne le regole, gente che in ogni caso non andrebbe frequentata. Gente come Wayne Munson, che trascorre ore a lavorare nelle Piantagioni e non si fa mai vedere alle riunioni del consiglio cittadino al municipio, o come la madre di Maxine Mayfield, che ha una brutta storia alle spalle e nessuna voglia di raccontarla. Gente che se ne sta per conto suo, senza nemmeno avvicinarsi al mondo di piscine, feste e automobili lucidate a specchio che quelli come i suoi genitori difendono con tanta cura. Perché la loro figlia non dovrebbe accettare con gioia la lettera di un’università prestigiosa? Perché non dovrebbe laurearsi a pieni voti, per poi tornare a Hawkins per sposare Jason Carver e prendere il posto che le spetta, quello che le hanno faticosamente garantito per una vita intera? Perché deve essere proprio lei la mela marcia, il granello che blocca la ruota, l’ingranaggio rotto che manda in malora l’intero sistema?

Ha pensato di dirlo ai suoi, ma quella sera sua madre si è lasciata scappare l’ennesimo commento crudele su Jenny e su quanto dovrebbe prendere esempio da lei, così bella e magra, sempre sorridente. L’ennesimo commento che le ha stretto lo stomaco in una morsa, mentre rigirava le carote nel piatto e le osservava, quasi fossero capaci dei peggiori crimini per il solo fatto di essere un alimento. È tornata in camera con lo stomaco che brontolava, maledicendosi per non aver pensato a Eddie quel tanto che bastava a buttare giù almeno un boccone: quando è con lui riesce sempre a finire almeno un piatto, con grande gioia sua e di zio Wayne, sempre felice di vedere che la sua cucina venga apprezzata.

Si è distesa sul letto a riflettere, una cassetta nel walkman e le cuffie calate a coprire le orecchie. Forse sua madre dovrebbe imparare a convivere con la sua assenza: con gli anni ha finito per considerare il suo affetto scontato, quasi dovuto. Ai suoi occhi, Chrissy è quella creatura gentile che non dice mai di no, sempre pronta a dare il massimo per la sua famiglia, studiosa, educata, silenziosa quanto basta per essere considerata una brava figlia. Pensa di averla sempre a disposizione, con la testa china ogni volta che le sfugge una parola di troppo, mai offesa, perché una brava ragazza conosce i sacrifici che i genitori fanno per lei e si comporta di conseguenza, senza pesare le parole. Impegnandosi per ricambiare quello che riceve senza chiedere altro, un altro che non dovrebbe interessarle, che in fondo non le serve a nulla.  

Possibile che non si sia accorta di niente? si chiede, mentre Madonna canta in sottofondo, ma i pensieri riescono persino a coprire la musica. Proprio lei, che si vanta di conoscerla perfettamente, come può non essersi accorta di quanto il suo sguardo sia cambiato? Esiste una differenza abissale tra la Chrissy dell’anno precedente e quella di ora, che sorride mostrando i denti come Laura Cunningham le ha sempre detto di non fare e corre felice verso il lago insieme a uno di quei pessimi soggetti da cui le hanno intimato di stare alla larga. Possibile che abbia chiuso gli occhi su tutto, attaccandosi a un’immagine fittizia di sua figlia con tanta forza da arrivare persino a distorcere la realtà?
 
 


IV.
 

Una sera, prima che tutto cambiasse, avevano insistito per invitare a cena Jason. Lui, ovviamente, non si era fatto pregare e alle otto in punto erano tutti seduti attorno al tavolo dei Cunningham, suo fratello Nick compreso, per accoglierlo nel modo giusto.

Avevano parlato di tante cose, quella sera. La carriera di Jason, le partite, che genere di avversari si sarebbe trovato davanti durante il girone successivo, se davvero quelli della Collins High fossero così terribili come li dipingeva l’allenatore. Le ultime verifiche, la pausa di primavera che sembrava lontanissima. Era ancora inverno inoltrato, la neve era caduta a lungo e il giardinetto dei Cunningham era coperto da una coltre sottile e ghiacciata che aveva spinto suo padre a spalare per ore prima dell’arrivo dell’ospite, per assicurarsi che non scivolasse sui gradini dell’ingresso come rischiava sempre di fare Nick quando rientrava di corsa. Lei indossava un maglione rosa chiaro sopra ad una camicetta bianca, il ciondolo d’oro con il piccolo 86 acquistato qualche giorno prima che sfiorava il bottone di madreperla, lucido come appena preso dalla sua confezione di velluto. Sua madre aveva dato fondo alle sue doti culinarie, anche se l’aveva avvertita come al solito di non mangiare troppo per non fare brutta figura davanti a Jason, altrimenti chissà cosa penserebbe di te se ti ingozzassi e quindi cerca di metterti nel piatto il meno possibile Chrissy, sai bene come fare…

Avevano parlato tanto, ma lei partecipava alla conversazione solo di rado, annuendo. Ogni tanto aggiungeva qualcosa, cercava di mostrarsi interessata agli argomenti e Jason la premiava con un’occhiata compiaciuta. Forse era stato quello, il primo segnale che qualcosa stava cambiando: le sue occhiate le avevano lasciato addosso una sensazione aspra, sgradevole. Jason la trattava con una certa condiscendenza, non diversa da quella che mostravano i fidanzati di Lizzie e Tamara, ma aveva sempre pensato non ci fosse nulla di strano. Eppure quella sera, davanti all’arrosto e a una moltitudine di patate che sembravano disposte davanti a lei per sfidarla a prenderne quante poteva, qualcosa in lei aveva alzato la testa per ribellarsi. Qualcosa di piccolo ma insistente, una voce pronta a farsi sentire da un angolo della sua mente: meriti di piùMeriti rispetto. Meriti qualcuno che ti faccia sentire davvero importante, non un ingranaggio sostituibile come tanti.
Fondamentale.

Aveva tentato di zittirla, mandando giù l’ennesimo bicchiere d’acqua. Tanta acqua, poco cibo, non era quella una delle massime preferite di Laura Cunningham?

Nick si ingozzava perché non aveva granché da raccontare sulla scuola media, Jason continuava a dominare la conversazione, sicuro di sé, determinato. Dopo il diploma sarebbe arrivato il college sportivo, aveva già messo gli occhi su parecchie proposte interessanti. E dopo il college, chissà: magari avrebbe finito con il fare qualche provino per squadre di basket dell’Indiana, nella migliore delle ipotesi. Per non spostarsi troppo in vista del matrimonio, aveva aggiunto, lanciando un’occhiata benevola a Laura e Philip Cunningham, che avevano annuito. Nessuno si era preoccupato di chiederle se fosse d’accordo e Chrissy era rimasta lì, immobile, a tormentare il tovagliolo tra le dita sudate mentre quella voce si faceva più urgente, più insistente, premendo contro gli angoli della sua mente per uscire in qualche modo, in qualunque modo, che fosse un urlo o un sussurro.

Il lavoro serve fino a un certo punto, quando il matrimonio è solido
Sì le squadre dell’Indiana sono eccezionali, durante l’ultimo campionato si sono distinte, ovviamente dipende anche dall’allenatore e da quanto ne so non
Hai proprio ragione, non pensi anche tu Chrissy? Ah e tesoro, passami il sale per favore, ne ho messo troppo poco nell’insalata ma in fondo ho letto che fa bene e

Ricordava di essersi isolata con la mente come poteva, cercando di non pensare al futuro. L’idea che quello scenario potesse spaventarla non le era passata per la mente nemmeno per un attimo, fino a quella sera, ma forse era normale: chiunque avrebbe temuto novità enormi come il college o il matrimonio. Anche Tamara, anche Lizzie. Chiunque. Provava a ripeterselo per tranquillizzarsi, a convincersi che ci avrebbe fatto l’abitudine. Era solo una questione di cambiare prospettiva e dare tempo al tempo, verso la fine dell’anno avrebbe di certo accettato quei cambiamenti con uno stato d’animo diverso, più sereno.

Quando era arrivata la pausa di primavera, portando con sé Eddie, si era resa conto che non avrebbe potuto sbagliarsi di più. E ora che tutto era lentamente cambiato, una nuova stagione che trasformava i rami secchi in un trionfo di foglie, la vecchia Chrissy era sparita senza lasciare traccia.
 
 

 
V.
 
Jeff e Gareth sono impegnati a cercare un lavoro che permetta loro di pagarsi l’avviamento professionale, mentre Dylan ne ha trovato uno in un’officina fuori città: per un motivo o per un altro, i Corroded Coffin hanno sempre meno tempo per suonare insieme. Le serate di D&D, però, continuano ogni lunedì e venerdì e il seminterrato dei Wheeler è sempre pieno di schede, pacchetti di patatine, bottiglie di bibite e dadi.

Dopo averle mostrato come funziona un D20 e come si crea una scheda personaggio, durante uno di quei soliti pomeriggi trascorsi al tavolino da picnic fuori dal trailer, Eddie prova ad accennare casualmente “sempre se ti va e se non ha di meglio da fare” alla possibilità che anche Chrissy partecipi a una delle loro serate, ma giusto per provare, ovviamente non voglio costringerti. Magari puoi sistemarti vicino a me e guardarmi mentre svolgo il mio duro ma appassionante lavoro di Master, basta che mantieni il segreto o i ragazzini capiranno subito cosa ho in mente per loro…

Chrissy gli butta le braccia al collo, interrompendo quel monologo, gli occhi che brillano di entusiasmo puro.  

Così, il lunedì successivo si ritrova a varcare per la prima volta la soglia della cantina dei Wheeler, stavolta per un vero invito. Eddie prende posto dietro alla barriera di cartone che protegge i suoi segreti, ma stavolta accanto a lui è seduta un’aiutante, che non sta più nella pelle e si ritrova a fissare il tavolo da gioco con gli occhi spalancati, rapita da tutto ciò che vede. Ha sempre amato immaginare racconti e provare a scriverli, ma mai avrebbe immaginato che esistesse un altro modo per portarli in vita, tramite una persona che ne guida altre verso la creazione di una storia collettiva. E il fatto che questa guida sia Eddie, che narra in tono ispirato le varie fasi, muovendo le mani in gesti teatrali, cambiando voce in base a ciò che sta accadendo, rende tutto ancora più incredibile. Senza rendersene conto si ritrova a stringere i braccioli della sedia, ad alzarsi di scatto mentre il dado rotola, a trattenere il respiro durante i momenti più critici, come le capitava di fare solo a teatro o al cinema, quelle rare volte in cui Jason o una delle ragazze accettavano di andarci con lei. Davanti ai suoi occhi si apre un mondo del tutto nuovo, strabiliante. Un mondo che si sente estremamente fortunata a poter toccare con mano.

Quando la riaccompagna a casa – lasciandola al solito punto all’inizio della strada, per evitare di essere visto dai suoi – Chrissy è felice come non mai.

Non è solo la novità del gioco di ruolo ad averla entusiasmata, ma l’intera atmosfera, quel senso di comunità che lega Eddie al resto dell’Hellfire Club e rende le loro interazioni sincere, piene di una familiarità difficile da descrivere a parole. Mike che protesta per la sorte del suo personaggio per gridare in preda all’entusiasmo solo un tiro di dado dopo, Dustin che si infervora, Max che finge di essere lì solo per accompagnare Lucas ma finisce per appassionarsi alla sessione più di quanto vorrebbe. Il fatto che persino Erica Sinclair, una ragazzina, partecipi alle serate… ce ne sarebbe abbastanza per farla continuare a parlare per ore e ore.  Eddie ride, fermando quelle chiacchiere con un bacio, abbracciandola stretta finché la luce non inizia a calare e la brezza più fresca della sera fa capire a entrambi che è ora di lasciarsi.

Sessione dopo sessione, quella magia sottile che unisce i membri dell’Hellfire Club la trascina sempre di più.
Ormai conosce tutti i personaggi degli amici, le loro caratteristiche, avventure e disavventure, tanto da poter associare ognuno di loro alla classe e alla razza scelte senza sbagliare. Una sera si siede accanto a Erica per non disturbare Eddie e, con sua grande sorpresa, lei non ha nulla in contrario, anzi: a fine sessione le racconta in dettaglio la creazione della sua ladra mezzelfa buona caotica, dalla scelta del nome a quella della classe, e di quanto sia innegabilmente più interessante e bilanciata del ranger di suo fratello. Le brillano gli occhi mentre passa in rassegna le sue avventure, tanto che a Chrissy quasi dispiace di non avere qualche esperienza simile da condividere per rendere il racconto più interessante. I ragazzini si sono abituati alla sua presenza, ormai praticamente fissa, chiedono di lei e la accolgono sempre con gioia, come se l’avessero sempre vista lì, su una delle sedie sgangherate della cantina dei Wheeler, con un bicchiere rosso in mano e il suo sorriso riservato. E lei gli è immensamente grata per quell’affetto incondizionato, spontaneo. Un affetto che, dopo anni, la fa sentire finalmente parte di qualcosa.

Qualche volta, la sola idea di togliergli tutto quello le mozza il fiato. Le serate di D&D, i concerti, quel microcosmo in cui si sente se stesso, amato e accettato per la persona meravigliosa che è. Partire per il Colorado significherebbe lasciare un vuoto, un vuoto che forse lei, da sola, non è in grado di colmare.
 
 

VI.
 

Ai suoi dirà di aver accettato una proposta da un’università diversa da quelle delle amiche, una lettera che a loro è sfuggita ma che rappresenta un’ottima possibilità per chi voglia studiare arti applicate o letteratura. Probabilmente sua madre protesterà, la accuserà di voler buttare via una laurea promettente a Chicago: la parte più difficile sarà guardarla negli occhi e convincerla di quanto importante sia per lei quella scelta, quando in realtà il Colorado rappresenta tutt’altro.

Una nuova casa, nuove amicizie, una vista completamente diversa dalla finestra. Un punto di partenza per una storia che sarà lei a scrivere, solo con le proprie forze. La nuova Chrissy avrà finalmente lo spazio che merita, accanto a chi l’ha sempre desiderata, pensa, e quell’idea è sufficiente a darle coraggio.  

Farà la valigia, portando con sé solo quei ricordi che non la fanno soffrire. La collanina con il numero 86, la maglietta dei Corroded Coffin, il suo diario. Quel telo che hanno usato insieme, al lago, e la gonna che ha indossato al concerto, quella che Eddie ha alzato per sfiorarle i fianchi. Forse la sua divisa da cheerleader, perché dopotutto le ricorda di quella mattina nel bosco, e di tutto ciò che è arrivato in seguito. Qualche libro, la sua maglietta di Madonna. Non le servirà molto, e comunque nessuno si aspetterebbe un trasloco completo da qualcuno che sta per iniziare il college, o no?

A Jason lascerà una lettera. Cercherà di spiegargli il suo bisogno di libertà con le parole migliori che possano venirle in mente ma senza nominare Eddie, per non rischiare che il suo sconcerto si trasformi in rabbia e che decida di cercarlo ovunque per punirlo per ciò che ha osato fare. Sono anni che ha scelto di non capire: come sua madre, ha trasformato l’idea che aveva di lei in una realtà, tanto da non essere più in grado di distinguere quell’immagine di fantasia dalla vera Chrissy, la Chrissy che sta diventando poco a poco. Gli augura di essere felice, di trovare una ragazza che assecondi il suo sogno ritagliandosi una parte che la renda felice in quella vita sfavillante sotto ai riflettori, una ragazza che non può essere più lei. La Chrissy del passato, quella che fissava il piatto mentre gli altri decidevano la sua vita passo dopo passo, è sparita nei boschi quel primo giorno di primavera del 1986, senza fare ritorno.

Spera possa capirla, anche se dentro di sé sa che non accadrà. Ma a questo punto, desidera solo partire con il cuore più leggero: qualunque scenario futuro, anche il più ordinario, ha sempre Eddie al suo fianco. Se davvero esiste un punto di partenza per la sua nuova vita, è una sorta di conseguenza naturale del loro primo incontro al talent show delle medie, quando erano solo due ragazzini ancora ignari di tutto quello che sarebbe venuto in seguito.
 
 

VII.
 
 
La mattina della partenza è più tersa di quanto si aspettasse. Dopo una notte di pioggia incessante – la fine dell’estate non risparmia nessuno, alberi o passanti sorpresi dopo una serata di divertimento – la strada è ancora umida, cosparsa qua e là da rami spezzati, foglie e pozzanghere che si stanno asciugando sotto ai deboli raggi di sole del mattino.

Chrissy si stringe attorno alle spalle una giacca autunnale: l’aria frizzante del mattino punge e la fa rabbrividire appena, anche se indossa un paio di pantaloni rosa a vita alta e una maglietta più pesante delle altre. Presto le mani che stringono il manico della borsa iniziano a intirizzirsi, ma non per molto: è sicura che, una volta che il piano sarà entrato nel vivo, avrà i palmi fradici di sudore. Si sistema il bavero della giacca, nervosa, controllando all’orizzonte eventuali segni dell’arrivo dell’autobus. Suo padre l’ha abbracciata brevemente, senza una parola, prima di andare a lavorare come ogni giorno. Sua madre, invece, ha insistito per restare lì finché il bus non sarà arrivato, ma per fortuna senza dire granché, a parte le solite raccomandazioni sulle lezioni, il cibo e le compagnie da evitare. Scrivi appena puoi. Non riempirti di attività extracurricolari che ti distraggano. Fatti onore. Tieniti in contatto con Jason, magari anche con il resto delle ragazze della squadra. Stai alla larga da studenti strani. Ci vedremo a Natale, vero?

Se sapesse, pensa nuovamente Chrissy, e per un attimo, un solo, minuscolo attimo che è come un granello di sabbia che minaccia di bloccare gli ingranaggi di un orologio regolato alla perfezione, contempla l’idea di partire davvero per il college. Lasciare Eddie alla sua vita e agli amici, salire su quell’autobus ma senza scendere all’altezza della zona dei trailer. Arrivare a Chicago invece che in Colorado, iniziare un altro capitolo della propria esistenza senza sconvolgere la sua. Rinunciare a quel pezzetto di felicità che ha inseguito per mesi.

Potrebbe funzionare. Forse non subito, non tanto facilmente. Ma potrebbe.

L’autobus arriva un attimo dopo, o forse dieci minuti, o trenta.
Nick l’ha salutata a colazione, abbracciandola con un calore che non provava da tanto tempo e che le ha fatto pensare che, in fondo, almeno un membro della famiglia le mancherà davvero tanto. Sua madre la stringe tra le braccia e stringe anche le labbra, una linea sottile e dura, incapace di aprirsi per una sola parola tenera o una gentilezza sfuggita dove nessuno potrebbe sentirla e meravigliarsene. Chrissy vorrebbe staccarsi e allo stesso tempo piangere, dirle quanto avrebbe desiderato fosse diversa, quanto ha pregato arrivasse il giorno in cui si sarebbero finalmente capite. Senza mezzi termini, senza compromessi: sua madre che la accettava per quella che è, che salutava Eddie con un sorriso, che le lasciava decidere della sua vita senza farle pesare ogni scelta diversa da quelle già pensate per lei… ma non ci riesce, e forse non è nemmeno il momento giusto per quella confessione. Forse sua madre deve davvero capire cosa significhi vivere lontana da lei, almeno per un po’. Non darla più per scontata, per imparare qualcosa dalla sua assenza.

Forse.

L’autobus apre le porte. Chrissy appoggia un piede sul gradino di metallo dandosi la spinta, quasi attraversasse un portale oltre il quale si apre un universo sconosciuto, come nelle sessioni di gioco guidate da Eddie. Un altro passo e le porte si chiudono, mentre cerca con lo sguardo un posto che occuperà solo per qualche minuto, fino a giungere all’area dei trailer, oltre la curva e lontana dalla vista di Laura Cunningham.

Le porte sibilano chiudendosi lentamente, l’autobus parte.

Hawkins resta dall’altra parte, grigia e ancora impregnata di pioggia.

Sua madre alza una mano per salutarla, seguendo l’autobus oltre la banchina coperta della fermata. Chrissy risponde al saluto, incerta, poi si siede al primo sedile libero alla sua destra. Solo quando riprende fiato distendendo le spalle si rende conto di quanto fossero tese.

Sua madre è lontana. Jason è lontano. Hawkins e le sue strade si allontanano in fretta, perse tra le pagine di una storia che ha quasi finito di sfogliare, eppure non si sente sollevata come vorrebbe. Non ancora.
In men che non si dica le ultime villette scompaiono alle spalle del bus insieme alla piscina e al cimitero. L’autobus saluta i boschetti e i campi che iniziano a popolare i lati della strada: dal verde carico virano al marrone chiaro e a un giallo tenero, ancora agli inizi. L’estate tra poco se ne andrà insieme al suo incanto che sembrava non finire mai, le scuole ricominceranno tra qualche giorno, gli amici di Eddie frequenteranno il secondo anno. Quando attraverseranno la soglia della loro nuova classe, loro saranno già lontani.

Il tempo di distogliere lo sguardo dalla strada per portarlo verso il corridoio sgombro del bus, ed ecco che l’autista accosta, fermandosi davanti a una pensilina che riconosce immediatamente come quella appena prima della zona dei trailer. Chrissy si alza di scatto trascinandosi dietro la borsa, quasi una forza sovrannaturale la spingesse verso la porta… e forse è così, riesce a pensare scendendo dalla scaletta, un passo alla volta fino a toccare l’asfalto ancora fradicio, tra i rami caduti e le foglie sparse dal diluvio, verso casa di Eddie. Forse è così, anzi è così: vuole crederci, in questa forza, nell’energia che la fa sentire completamente nuova. Corre a perdifiato, incurante del fiatone e del dolore ai polpacci, finché non lo vede uscire di casa con un sorriso enorme solo per lei. Gli butta braccia al collo dopo aver abbandonato la borsa vicino al solito tavolo, finendo quasi per farlo cadere in una pozzanghera, baciandolo con trasporto mentre una lacrima dispettosa, malgrado tutto, le riga la guancia.

Eccolo, il sollievo che cercava.

Eddie la ricambia sollevandola per farla girare come lei ama tanto per poi rimetterla a terra e sistemarle i capelli che le coprono il viso dopo la corsa, rassicurandola senza parole. Si limita a indicarle il furgone con un cenno della testa: aspetta solo una conferma, un gesto qualunque che dia il via a tutto.

Chrissy annuisce.






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Ogni singola volta inizio con il proposito di creare un capitolo di mezzo che sia breve, ogni singola volta finisco per scrivere almeno otto pagine.....
Scherzi a parte, quando ho iniziato a delineare la trama di questa storia non avrei mai pensato di riuscire a scrivere più di una one-shot su di loro, ma le idee sono arrivate con più facilità del previsto. Raccontare storie su Eddie e Chrissy è immensamente liberatorio e piacevole e spero davvero di riuscire a trasmettervi un po' dell'amore che provo ogni volta che mi siedo davanti al PC per buttare giù qualche idea. 
Grazie per tutto l'amore e le letture, Hellcheer fam! E grazie anche a te che stai leggendo, per essere arrivatx fin qui 
♥ 

Fede 
   
 
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