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Autore: Apollonia Storie    14/08/2022    0 recensioni
Lily. Harry. Ania. Draco. Voldemort.
Gli scacchi principali di questo gioco mortale.
Ania aspettava da anni di conoscere finalmente il grande Harry Potter, eppure, da quel momento in poi una serie di eventi agitano acque pericolose.
Draco non sa cosa ci vede in quella lí, sa solo che lo scava dentro, che é fragile e pericolosa allo stesso tempo, e che a lui i giochi pericolosi sono sempre piaciuti.
E il Signore Oscuro pensa davvero di conoscere bene il suo servitore Severus? E se il piú grande segreto dell'uomo fosse una figlioccia maledetta, per cui darebbe la vita?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Non era mai stato il suo posto preferito al mondo.
 
In alcuni momenti, avrebbe voluto bruciarlo dalla mappa del Mondo Magico appesa in camera sua.
Farne una rotonda chiazza bruciata e dimenticarsi della sua esistenza.
 
Altre volte, aveva amato quelle alte torri, quei luoghi semi oscuri, quelle fronde leggere del parco.
E l’odore di pozione che aleggiava nei sotterranei, e il rumore dei pennini che graffiavano le pergamene in Biblioteca.
 
Il suo cuore aveva sopportato molto, ad Hogwarts.
E ora, che la vedeva ergersi davanti i suoi occhi dopo mesi, non sapeva cosa provare.
 
  • Come miseriaccia ci si entra ora? – sussurró Ron, osservando anche lui il castello senza battere ciglio.
 
La collina di Damian’s Brook era il posto piú vicino su cui avevano potuto smaterializzarsi.
 
  • Il passaggio segreto da Mielandia… potremmo provare a… -
  • Harry non essere idiota. Le saette hanno provato ad entrare da lí appena una settimana fa, e non è finita bene mi pare… -
 
Ania vide la mascella della ragazza stringersi e lo sguardo incupirsi al ricordo di quell’articolo di giornale che si erano trovati davanti il weekend precedente.
 
 
MORTE E TERRORE AD HOSGMEADE
MIELANDIA, CHIUSO TRA ZUCCHERO E SANGUE.
 
Sotto la disdacalia catastrofica, una foto in bianco e nero della vetrina di Mielandia distrutta. Sul terreno bagnato, la maschera delle Saette che giaceva senza il suo proprietario.
 
 
  • Non guardate me, non sono mai sgattaiolata fuori da Hogwarts… -
  • Fantastica idea portarci tutti qui senza il tempo di elaborare un piano. –
  • Portarci? – ripeté Ania voltandosi di scatto
  • Non è nemmeno stata una mia idea, Granger, quale diavolo è il tuo problema? –
  • Il mio problema, se vuoi saperlo, è che tu sia venuta con noi e…-
  • E cosa? Ho rovinato il fantastico quadretto del Trio delle Meraviglie? –
  • Tu porti male, ecco cosa. Ogni volta che ci sei tu di mezzo qualcosa succede…-
  • Hermione, PIANTALA! – sbottó Harry esterrefatto
 
Hermione spalancó gli occhi, ma non li abbassó, come se dentro di se si vergognasse di quello che aveva detto, ma che, infondo, era ció che pensava sul serio.
 
Ad Ania tremó il fiato e strinse i denti.
Fece un passo avanti e il mostro dentro di lui ruggí di piacere nel vedere la Granger arretrare.
 
  • Beh allora preparati al peggio Hermione Granger. Non lasceró il fianco di mio fratello nemmeno un istante questa notte…e se la cosa ti fa stare meglio faró del mio meglio per stare alla larga da te. –
  • Harry non è tuo fratello, e tu sei pazza. –
 
  • Hermione. –
 
La voce di Harry le distrasse entrambe dal volto dell’altra.
 
  • Dove vado io va Ania. –
  • Harry non credo sia una buona… -
  • Dobbiamo proteggerci a vicena… Fino alla morte. – disse serio, e Ania avvertí un brivido scavarle fin dentro le ossa quando gli occhi di Harry si posarono sui suoi.
  • È quello che voleva mia madre…l’ho visto, nei tuoi ricordi… -
 
Lo sguardo di Harry andava oltre tutto quello che Ania poteva sperare.
Sapeva, sapeva come lei.
 
La mano del ragazzo si tese verso di lei e Ania non dovette nemmeno pensarci.
La afferró con un brivido ed inspiró forte, osservando quel gesto, sentendosi bruciare dal desiderio di combattere, di uccidere, di infiammarsi per quel sentimento di protezione che la avvolgeva al corpo e all’anima del ragazzo.
 
Annuí col capo e poi si voltó di nuovo verso Hermione, risoluta.
 
  • Altro da dire? – disse, lo sguardo che avrebbe potuto tagliare a fette.
  • La scelta, è di Harry, suppongo. – disse Hermione amareggiata. Poi distolse lo sguardo, e il suo cervello si focalizzó di nuovo su quel castello stagliato sulla collina oltre il Lago.
  • Io ho un piano, ma ci sará bisogno di molta…fortuna per farlo funzionare. –
  • Fortuna? Se anche riuscissimo ad entrare ad Hogwarts ci troveremmo i Carrows di faccia… sinceramente, non so in cosa sperare. –
  • Ce la faremo. Ce l’abbiamo sempre fatta…. Hermione, dicci solo cosa ti serve. –
 
Hermione si voltó di nuovo verso di loro, riluttante, come se vederli cosí vicini la infastidisse.
 
  • Ci serve dell’Alga Branchia e…un pó di senso dell’orientamento…e, sperare che le sirene siano di buon umore. –
  • Non posso crederci…. –
  • Oh, non le sirene… -
  • Cosa intendi? –
  • Non vorrai mica… -
  • Cosa? –
  • Non vorrai mica attraversare il Lago Nero? – sbiancó Ania gettando una fugace occhiata alle acqua scure.
  • Come detto….ci servirá tanta, tanta fortuna. – ripeté Hermione inspirando forte.
 
 
Ania la vedeva appena.
Odiava nuotare.
Odiava le acque scure del Lago.
E soprattutto, odiava, da morire, quelle orride Sirene.
.
.
.
.
.
.
 
.
.
.
BOOM
 
L’acqua le torturava le orecchie.
Sentiva che l’Algabranchia stava perdendo il suo potere.
Il cervello le si annebbió anche solo pensando alla mancanza di ossigeno a cui stava per andare incontro.
 
BOOM
 
Un altro colpo.
Questa volta piú forte.
 
BOOM
 
Il vetro della finestra tremó pericolosamente.
Ania era sull’orlo di un attacco d’ansia.
 
Vide Harry e Ron combinare un secondo attacco contro il vetro.
 
Nel frattempo, il graffio alla caviglia che un Avvincino furioso le aveva provocato, brució maledettamente.
 
Ronald buttó un calcio pieno di frustrazione contro il dannato vetro, proprio nel istante in cui Ania sentí la gola stringersi per la mancanza d’aria.
Si tastó la gola.
Le branchie stavano velocemente lasciando spazio alla sua pelle liscia.
Stava accadendo
Si stava ritrasformando.
Niente branchie, nessun modo di respirare sott’acqua.
 
 
No, non sarebbe morta cosí.
Non avrebbe dato le sue carni alle dannate sirene che la notte si divertivano a gridare oltre la sua finestra da anni.
Quelle dannate mezze pesci che cantavano i loro rituali alle otto di mattina, quando lei aveva appena preso sonno.
 
Un altro calcio, un altro tremolio
Una piccola crepa che non da segno di espandersi.
 
Il grido esasperato di Ania soffocato dall’acqua.
La sua mano che si fionda sulla bacchetta e la punta con forza contro il vetro, incurante della faccia di Weasley a pochi centimetri.
 
 
 
  • Buuombarda! –
 
BOOM!!
 
 
Il vetro si spaccó in una miriade di frantumi e le loro orecchie ovattate si ritrovarono a combattere con l’assordante rumore dell’acqua del Lago che inondava la Sala Comune dei Serpeverde.
 
  • MA SEI… COMPLETAMENTE…FUORI DI ZUCCA? – le urla di Weasley le penetrarono il cervello mentre finalmente tirava un grosso respiro d’aria, poggiandosi con le mani sulla moquette scura della Sala Comune.
  • Potevi farmi saltare la faccia! –
  • No invece avevo calcolato tutto… - rispose affannata tirandosi in piedi con fatica.
  • Fammi un piacere eh, non calcolare niente se c’è la mia faccia di mezzo…. – brontoló Weasley scuotendosi l’acqua di dosso.
 
Ania accennó appena un sorriso divertito, prima di voltarsi ad esaminare il posto in cui si erano intrufolati.
 
La Sala Comunque di Serpeverde, completamente bagnata e inzuppata d’acqua.
Ma la cosa piú strana, non era nemmeno quella.
 
 
  • Perché non c’è nessuno? –
  • I Serpeverde sono stati trasferiti nella Torre Nord…. – disse Hermione ansimante asciugandosi con un tocco di bacchetta.
 
  • E i Grifondoro? –
  • Grifondoro e Tassorosso si dividono il piano delle cucine. Me l’ha detto Ginny per Gufo… per quel poco che è riuscita a scrivermi –
  • Che gran figli di puttana! – brontoló Ron accigliandosi.
  • …Per questo ho pensato sarebbe stato il posto perfetto per intrufolarci. Immaginavo non avessero pensato a mettere qualcuno di guardia proprio qui…-
  • Grande idea Hermione… -
 
Lo era davvero una grande idea, ma Ania non riusciva a formulare alcuna frase per esprimere quel pensiero.
 
Sembrava trascorsa una vita intera da quando era stata lí l’ultima volta.
 
Era un’altra Ania quella che attraversava velocemente il largo salone verde argento a capo coperto dal cappuccio.
Un’altra Ania quella che non aveva mai osato fermarsi al grande tavolo rotondo pieno di studenti.
 
Un’Ania vagamente riconoscibile, morta e seppellita sotto le macerie di Spinning’s End.
 
 
Ma quella sensazione era strana, c’era dell’altro.
 
C’era qualcos’altro che ora si muoveva nelle sue viscere.
In un serpentesco turbinio di sibili e parole inafferrabili.
Una nuova appartenenza a quei colori, a quelle stoffe pregiate.
Al serpente in marmo nero che decorava il camino.
Al volto di Salazar dipinto in un quadro dalla cornice spessa che si affacciava dalla parete dei dormitori.
 
 
 
  • Non c’è spazio al dubbio per te, mia cara. Ma se vuoi, possiamo dialogare. –
  • Dialogare di cosa? Voglio solo andare in camera mia prima che Severus cambi idea sul mio restare ad Hogwarts. -
  • Il tuo passato e il tuo futuro sono inevitabilmente connessi. La mia scelta è secondaria, ma la tua è fondamentale. Ricordalo sempre. –
  • Si d’accordo, posso sapere la mia Casa ora? –
  • La tua casa è la piú odiata o amata. La stessa sorte tocca a chi vi viene assegnato. Serpeverde ti accudirá come una prediletta. –
 
Le parole del Cappello Parlante le tornarono in mente come un flash completamente fuori luogo.
Una prediletta non lo era sicuramente stata, ma ora, ora sentiva il cuore irrogarsi d’amore solo al suono di quel nome
 
Serpeverde.
 
 
  • Ania! –
 
La voce di Harry le arrivó come dalla fine di un tunnel.
Si voltó verso di lui e solo in quel momento si rese conto di essersi imbambolata sotto lo sguardo severo del ritratto di Salazar.
 
  • Stai bene? –
  • Si, sono solo… -
  • La mancanza d’ossigeno ti ha dato al cervello… - affermó la Granger senza risparmiarle un’occhiataccia
  • Cerca almeno di recuperarne il piú possibile prima che usciamo di qui.-
 
Tutti e quattro volsero lo sguardo verso l’arazzo all’entrata della Sala Comune.
Qualcosa di enormemente difficile li aspettava oltre quel drappeggio.
Pericolo, certo
Nemici, ad ogni angolo.
La morte, forse.
Sicuramente, un ignoto dai tratti spaventosi.
 
 
 
 
   
 
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