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Autore: ValeDowney    15/08/2022    2 recensioni
Stephanie Strange , brillante laureanda in Medicina alla New York University, comincia a sentire strette le maglie del camice bianco da neurochirurgo che il padre vorrebbe farle indossare. E se il padre è il famoso Doctor Stephen Strange, allora la faccenda si complica
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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UNA VITA IN GABBIA
 
 

Capitolo XIV: Festa della Luna Piena



 
La notte di Halloween si stava avvicinando. Per l’occasione Stephanie aveva addobbato il Sanctum Sanctorum con ragnatele – anche se secondo lei ce ne erano già abbastanza, incolpando il padre di non pulire quasi mai – zucche; statuine di gatti neri; spaventapasseri; streghette e scheletri.
Stava addobbando la sua camera, quando in corridoio passò Stephen, con in mano una grossa scatola. Si fermò e, rimanendo in corridoio, le domandò: “Che cosa stai facendo?”.
Stephanie lo guardò: “Addobbo la mia camera. Non si vede?”.
“Ho visto tutte le cianfrusaglie che hai sparso per casa” replicò Stephen.
“Oh, andiamo, papà: una volta ti piaceva Halloween” disse Stephanie.
“Adoravo venire a fare dolcetto o scherzetto con te, ma solo perché me lo chiedevi. Per il resto la reputo una festa inutile” disse Stephen.
“Perché hai quello scatolone in mano?” gli chiese, cambiando discorso.
“Lo volevo portare in uno stanzino. Al suo interno ci sono oggetti della cantina. Sembra che abbiamo problemi con la caldaia” spiegò Stephen.
“Proprio ora?” domandò.
“No, in estate dell’anno prossimo. Certo, proprio ora. Come se qualcuno ci avesse mandato una maledizione!” replicò Stephen e, mentre riprese a camminare, aggiunse: “Quando avrai finito di far diventare casa nostra come se dovessimo tenere una festa, almeno abbi il buon senso di venirmi a dare una mano”.
Stephanie mise gli ultimi addobbi nella sua camera, per poi uscire in corridoio e raggiungendo il padre in una piccola stanza in fondo. Lo sentì brontolare e muovere cose. Quella stanza aveva tutta l’aria di uno sgabuzzino, ma era un po' più grande.
“Non pensavo avessimo tutti questi oggetti” disse Stephanie.
“Nemmeno io, finché non ho messo piede nel seminterrato” disse Stephen.
“Come mai sei andato lì? Non bazzichi mai da quelle parti” gli chiese.
“Ti sei mai chiesta come mai hai sempre i vestiti puliti?” le domandò, guardandola.
“Abbiamo una lavanderia in cantina?” disse stupita Stephanie.
“No. Semplicemente una lavatrice” disse Stephen e riprese a spostare roba. Poi aggiunse: “Invece di stare lì a porti domande sul perché me ne vado in cantina, entra e dammi una mano. Ci sono un sacco di oggetti da sistemare. Ma non stare lì ad osservarli: mettili subito via. Non so cosa possano fare”.
Stephanie entrò e, mentre prendeva alcuni oggetti, spostandoli, disse: “Certo che sei di pessimo umore. Di solito non mi dai queste risposte sgarbate”.
“Mi dispiace, cucciola, ma da quando quella zelota mi ha trasmesso l’energia oscura, è come se dentro di me ci fosse sempre qualcosa che voglia uscire. Come se avessi due personalità. Ma non voglio arrabbiarmi con te: mi hai salvato e sono in debito” spiegò Stephen, guardandola.
“Sei mio padre: non devi essere in debito. Poi tu ci sei sempre stato per me, proteggendomi” disse Stephanie. Stephen le sorrise, spettinandole i capelli, per poi riprendere a mettere a posto gli oggetti. Stephanie fece lo stesso quando le capitò in mano uno strano pugnale. Quindi chiese: “Che cos’è?”.
Stephen la guardò e, dopo aver visto cosa teneva in mano, glielo prese, replicando: “Cosa ti ho detto prima? Non devi osservarli. Non sappiamo cosa possano causare”.
“E’ un pugnale: al massimo ci puoi tagliare la carne” disse Stephanie.
“Con il coltello ci tagli la carne” la corresse Stephen; poi aggiunse: “Con un pugnale, non hai mai sentito nulla di buono. Per esempio, puoi trafiggere il corpo di qualcuno”.
Stephanie osservò meglio l’oggetto, dicendo: “Comunque, non avevo mai visto dei pugnali così”.
“Si chiama Phur-ba: è un pugnale rituale che serve per sconfiggere i demoni più terribili. Lì c’è rappresentato Garuda, il re degli uccelli ed è il messaggero fra gli dei e gli uomini, oltre ad esserne il protettore. Ma è incompleto: manca una pietra” spiegò Stephen.
“Come la pietra che hai nell’Occhio di Agamotto?” chiese Stephenie.
“Esatto e, per questo motivo, il pugnale, così com’è, non ha effetto. Ma, per precauzione, è meglio se lo tengo io” rispose Stephen e lo infilò nella cintura.
Stephanie riprese a mettere via gli oggetti, per poi proporre: “Visto che non vuoi fare una festa di Halloween qui, potremo andare da qualche altra parte. Kamar-Taj, per esempio, organizza qualcosa? E, già che ci siamo, potrei anche invitare Peter ed i suoi amici e pure Irwin”.
Sentendo ciò, Stephen la guardò, replicando: “Non se ne parla! E poi due di loro cercano sempre di starti appiccicati! Non ce li voglio!”.
“Mi avevi detto che avrei potuto invitarli ancora, solo non qua perché c’è troppa roba dove possono ficcare il naso” disse Stephanie. Stephen se ne stette in silenzio, per poi dire: “Kamar-Taj organizza la festa della luna piena, proprio il giorno di Halloween”.
“Dobbiamo andarci. Sicuramente sarà una cosa bellissima” disse entusiasta Stephanie.
“Ed anche molto pericolosa. Stiamo pur sempre parlando di Kamar-Taj: è un luogo antico e pieno di cose magiche e tentazioni” aggiunse Stephen.
“Non essere sempre così pessimista. Sono convinta, invece, che ci divertiremo molto. Non diciamo niente allo zio Wong: gli faremo una sorpresa” disse Stephanie e Stephen la guardò in silenzio.
Arrivò la notte di Halloween. Tramite un portale, Stephen, Stephanie, Peter, Mj, Ned ed Irwin arrivarono a Kamar-Taj: “Ok, ragazzi, qua non ci troviamo in un luogo di divertimento, quindi non toccate nulla e cercate di starmi sempre vicino” spiegò Stephen, mentre camminavano verso la folla.
“Possiamo andare dagli altri? Sembrerebbe una festa strafiga” disse Ned, guardando gli apprendisti.
“Hai l’ovatta nelle orecchie?! Cosa ho appena detto: di starmi vicino!  Ma, se andrete da loro, cercate di non guardarli negli occhi: gli apprendisti, durante questa notte, potrebbero diventare irascibili” disse Stephen e Ned lo guardò stranamente.
Wong si avvicinò a loro: “Non pensavo riuscissi davvero a convincerlo” disse e consegnò una banconota a Stephanie. Stephen sgranò gli occhi, per poi guardare lo stregone supremo e replicare: “Che storia è questa?!”.
“Ho fatto una piccola scommessa con Stephanie: le ho detto che se lei fosse riuscita a convincerti a venire stasera alla festa, le avrei dato qualcosa” spiegò Wong.
“Così inizio a mettere via un po' di mancia” aggiunse Stephanie, sorridendo e sventolando la banconota.
“E’ questo che sono diventato?! L’oggetto di una scommessa?! Almeno fatemi valere di più, invece che solo dieci dollari” ribatté Stephen.
“Su non te la prendere e vieni a goderti la festa” disse Wong. Stephen guardò i ragazzi: “Venite anche voi”.
“Lasciali in pace e falli divertire da soli. Sono grandi e responsabili” disse Wong.
“Su quest’ultima cosa avrei da ridire, soprattutto riguardo tre elementi” disse Stephen e guardò malamente Peter, Ned ed Irwin. Riguardò Wong, che disse: “Vieni al tavolo delle bevande e non pensarci: i ragazzi staranno bene” e si allontanò. Prima di seguirlo, Stephen si rivolse verso Mj: “Tu, che mi sembri la più responsabile, fa in modo che quei due – e sai a chi mi riferisco – stiano alla larga da mia figlia e, mi raccomando, state nelle vicinanze”; poi guardò Stephanie: “Tu, invece, sei libera di seguirmi quando ti sarai troppo annoiata. Lo sai che, più ti ho al mio fianco, meglio è”.
“Rilassati papà e cerca di goderti la festa” disse Stephanie. Stephen le sorrise per poi seguire Wong.
“Ok, che cosa facciamo?” domandò Ned.
“Non lo so ragazzi: forse è meglio fare quello che ha detto il Doctor Strange” rispose Peter.
“Da quando sei diventato così responsabile “scimmia della notte”?” chiese Mj.
“Scimmia della notte?!” disse stupita Stephanie.
“Emmm…è un nomigliolo che usa sempre per me” disse Peter. Stephanie inarcò un sopracciglio; poi volse lo sguardo verso il padre, intento a parlare con Wong e altri insegnanti, mentre teneva in mano un bicchiere. Poi riguardò gli altri: “Che ne dite di esplorare qua in giro?”.
“Ma tuo padre ha detto di rimanere nelle vicinanze” disse Irwin.
“So perfettamente cosa ha detto mio padre. Vorrà dire che esploreremo, stando all’interno delle mura di Kamar-Taj. Dopotutto, i luoghi sacri nascondono sempre qualcosa di misterioso” disse Stephanie e si incamminò, seguita dagli altri.
“Come succede sempre ad Indiana Jones: visita una città e si ritrova in una fogna piena di topi e catacombe” disse Ned.
“Oh, finalmente qualcuno che vede i miei stessi film” disse Stephanie.
“Sono onorato di sentirtelo dire. Comunque, tengo ancora aperta la mia offerta di invitarti a casa mia a vedere qualcosa. Però, non dirlo a tuo padre: quello ha tutta l’aria di volermi uccidere da un momento all’altro” disse Ned.
“Rilassati: finché ha quella pietra dentro all’Occhio di Agamotto non credo possa diventare pericoloso” disse Stephanie.
Si avventurarono tra le mura di Kamar-Taj alla ricerca di qualcosa che potesse attirarli per quella notte, ma trovarono solo rocce, dipinti e statue.
“Se volevamo annoiarci, potevamo rimanere insieme agli altri. Qua non c’è nulla” disse Mj.
“Forse potremo cercare un cimitero” propose Ned.
“E tu credi veramente che qua possa essercene uno?” domandò Mj.
“Be’, ci troviamo in un luogo sacro, quindi non vedo il perché non debba esserci anche un cimitero” rispose Ned e, appena svoltarono l’angolo, videro delle tombe.
“Wow, ragazzi guardate qua: che posto strafigo” disse entusiasta Ned, muovendosi tra di esse.
“Io non so che cosa tu ci trova di strafigo in un posto del genere: è pieno di ragnatele e non sprizza vita da nessuna parte” disse Mj, mentre lo seguirono.
“Lo sai Mj che Ned adora le cose strane: lasciamogli vivere questo bel momento” disse Peter.
Si fermarono di fronte ad un tempietto. Guardarono in alto: c’erano delle scritte.
“Sapete cosa possano significare?” chiese Mj.
“E’ latino e c’è scritto: “Attenzione a voi che entrate nell’inferno” rispose Stephanie; poi aggiunse: “Strano. Questa scritta non dovrebbe essere presente qua”.
“A me, invece, sembra il luogo proprio adatto: mia nonna diceva sempre che il latino era una lingua morta. Infatti guardate dove ci troviamo” disse Mj.
“Non è per quello: è che siamo in Tibet. Vi sembra normale trovare una scritta in latino, in un luogo di una cultura totalmente diversa?” disse Stephanie.
“La cosa non ci dovrebbe interessare, visto che non entreremo lì” disse Mj e, voltandosi, stava per andarsene quando Stephanie, guardandola, domandò: “Non avrai mica paura?”. Mj si voltò, vedendo il sorriso beffardo della giovane Strange. Quindi, camminando verso di lei, rispose: “Paura io? Ma per piacere” ed entrò nel tempietto.
“Lo so che Mj è coraggiosa, ma come ci sei riuscita a convincerla in così poco tempo? Nessuno ci riesce” chiese Peter.
“Si chiama “effetto psicologico” o “effetto inverso”: basta far capire l’esatto opposto di una cosa ad una persona e lei farà il contrario. Me lo ha insegnato mio padre” spiegò Stephanie.
“Non ci ho capito molto, ma è geniale” disse Ned. Senza aggiunger altro, i ragazzi seguirono Mj.
“Non si vede nulla: andremo a sbattere da qualche parte” disse Mj, quando si accese una luce. Volsero gli sguardi verso Irwin, che teneva in mano una torcia. Il ragazzo spiegò: “Mi porto sempre appresso un kit di sopravvivenza, nel caso che…”
“Nel caso incappassi nel dottore psicopatico e ti voglia uccidere” terminò la frase Mj. Stephanie la guardò malamente e Ned disse: “Non è una cattiva idea” e Irwin consegnò loro altre torce.
“Meglio se restiamo uniti: qualcosa mi dice che qua non sia un posto sicuro” disse Peter. Così si inoltrarono nel tempietto. Trovarono diverse catacombe e, alle pareti, strane figure di antichi dei ed animali tibetani.
“E’ così tutto maledettamente bello e macabro allo stesso tempo. È stata una fortuna che abbiamo trovato questo posto” disse entusiasta Ned, mentre osservava le varie tombe.
“Se tu la chiami fortuna” disse Mj.
“Queste persone erano, senza dubbio, molto legate al proprio dio: sono presenti oggetti davanti alle loro tombe inerenti a chi veneravano. Ma non capisco il perché siano stati sepolti qua? Se sono davvero stati degli stregoni supremi, perché allora non dargli una sepoltura più dignitosa?” disse Irwin.
“Forse perché avevano compiuto qualcosa di brutto” disse Peter.
Stephanie si era fermata a guardare una tomba, quando accanto a lei arrivò Ned. Il ragazzo la guardò un paio di volte; poi riguardò avanti a sé, dicendo: “Affascinante, non trovi?”.
“Per questo periodo sì, ma per il resto non lo includerei nella lista dei luoghi da visitare a Kamar-Taj” disse Stephanie.
Ci fu un po' di silenzio; poi Ned, riguardando Stephanie, disse: “Comunque, se ti va, uno di questi giorni potremo uscire a prenderci qualcosa da bere. Sempre se tuo padre vuole”.
“Mio padre ha detto che, per il momento, gli stai più simpatico di Irwin perché non hai ancora tentato di uccidermi e, ciò, è un punto a tuo favore” spiegò Stephanie, guardandolo.
“Carino da parte sua. Almeno so che non mi ucciderà presto” disse Ned. I due si guardarono in silenzio; poi Ned, appoggiando una mano contro la parete, aggiunse: “Sai, penso che io e te possiamo fare una grande coppia. Cioè…di mente…be’ non in quell’altro senso, anche se mi piacerebbe e…”. Ma non fece in tempo a completare la frase, che la parete si disintegrò e Ned cadde dall’altra parte.
“Ned! Ned stai bene?” lo chiamò Stephanie, andando da lui. Gli altri la seguirono, facendo luce nella stanza. Lo trovarono in mezzo alle macerie e pieno di polvere e ragnatele.
La giovane Strange lo aiutò a rialzarsi e, una volta in piedi, si guardò intorno, dicendo: “Wow, ma che posto è questo?! Siamo ancora nelle catacombe, vero?”.
“Sì, ma questo luogo sembra molto più oscuro. Come se qua avessero voluto nascondere qualcuno di pericoloso” rispose Stephanie.
Puntarono le torce sulle pareti: erano raffigurati demoni, strani simboli e scritte.
Stephanie si guardava intorno, quando sentì un brivido lungo il corpo. Poi come una voce che la chiamava. Volse lo sguardo verso un cunicolo oscuro e appena iniziò a percorrerlo, delle fiamme si accesero ad entrambe le pareti.
Si fermò; guardò indietro: gli altri non la stavano seguendo. Stava per ritornare da loro, quando quella voce la richiamò. Guardò gli amici, per poi voltarsi e inoltrarsi nel cunicolo. Più camminava e più sentiva una strana sensazione dentro di sé. Quando si fermò: davanti a lei c’era una tomba. Essa era ricoperta di ragnatele e muffa – come tutto del resto lì dentro.
In alto, c’era inciso un demone. Ma non era un demone qualunque: Stephanie lo riconobbe come il primo demone Chthon. Aveva letto di lui nei libri del padre, come il creatore del Darkhold, il libro dei dannati. Ma come mai la sua tomba si trovava nelle profondità di Kamar-Taj? Avrebbe dovuto essere stato esiliato. Invece, eccolo davanti a lei o, almeno, quello che ne rimaneva.
La sua catacomba era vuota, ma qualcosa brillò: Stephanie allungò una mano, per poi ritrarla ed aprirla: nel suo palmo, c’era una pietra nera. L’osservava e, in quel momento, una forte fitta penetrò nel suo braccio sinistro. I graffi iniziarono a bruciarle forte. Si tolse le bende e li vide rossi, come se fossero quasi in procinto di sanguinare. Li guardava con paura: non le avevano mai fatto così male. Avrebbe tanto voluto ascoltare suo padre e continuare a mettere quell’unguento. Poi si bloccò. I suoi occhi divennero rossi e sentì qualcosa trasformarsi in lei.
Irwin si guardò intorno, accorgendosi solo in quel momento della mancanza di Stephanie. Quindi domandò: “Ragazzi, ma Stephanie dov’è?”.
“Credevo fosse insieme a Ned” rispose Mj. L’amico comparve, ma era da solo. Gli altri si guardarono in modo preoccupato, decidendo di andare a cercare la giovane Strange, arrivando anche loro, davanti al cunicolo.
“Non penserete veramente che possa trovarsi qua dentro, vero?” disse Mj. Sentirono gridare.
“E’ Stephanie!” disse Irwin e corse nel cunicolo. Gli altri lo seguirono, quando si fermarono. Davanti a loro c’era Stephanie. Gridava e si stava trasformando: i suoi vestiti si ruppero; crebbe in altezza; le comparirono pelo, coda e orecchie a punta; si mise a “quattro zampe” e la pietra le cadde a terra. Poi si fermò. Ansimò.
Gli altri stettero in silenzio. Irwin fece qualche passo verso di lei: “Stephanie” la chiamò, ma non ricevette risposta. Provò di nuovo: “Stephanie”. A quel punto, si voltò: rimasero senza parole. Dove prima c’era una ragazza, ora si trovava un grosso lupo nero e dagli occhi azzurri. Sulla zampa anteriore sinistra, erano presenti tre profondi graffi rossi.
“Stephanie siamo noi: ci riconosci?” chiese Irwin. Il lupo li guardò. Poi ringhiò contro di loro. I tre si voltarono e iniziarono a correre.
Nel frattempo, Stephen era al tavolo delle bevande. Si guardava intorno preoccupato, non vedendo Stephanie da nessuna parte. Stava per andare a cercarla, quando Wong si affiancò a lui. Quindi gli chiese: “Non vedo mia figlia da nessuna parte: sai per caso dove possa essere finita?”.
“Forse accanto ad uno dei laghetti” rispose Wong.
“Wong non ci sono laghetti qua a Kamar-Taj. Quanto hai bevuto?” gli disse. Wong contò con le dita della mano, quando sentirono gridare e Irwin, Ned ed Mj correre verso di loro. Stephen alzò gli occhi al cielo e, una volta che i ragazzi li raggiunsero, domandò: “E ora che altro c’è? Perché frignate come delle ragazzine?” Guardò Mj ed aggiunse: “Senza offesa”.
“C’è…c’è…c’è un mostro” disse Ned, tremando.
“Oh, santo cielo. Anche voi avete bevuto come Wong?” chiese Stephen.
“Solo dell’aranciata prima che andassimo ad esplorare qua intorno. Se era veramente aranciata: non ne sono molto sicuro” rispose Ned.
“Dov’è Parker? Dov’è mia figlia?” replicò Stephen, iniziando a perdere la pazienza. Sentirono ringhiare per poi vedere il lupo correre verso di loro. L’animale si fermò. I presenti formarono degli scudi, mentre Ned, Irwin ed Mj si misero dietro a Stephen.
“E’ quello il mostro” disse Ned, indicando il lupo. Prima che Stephen aprisse bocca, Irwin aggiunse: “E’ Stephanie”.
“Stephanie?!” disse stupito Stephen guardando i ragazzi; poi guardò il lupo, che li guardava ringhiando. Irwin spiegò: “Siamo andati nelle catacombe. Poi Stephanie si è allontanata da noi: l’abbiamo ritrovata in un cunicolo scuro e davanti ad una tomba. Si stava trasformando ed i suoi graffi sono molto rossi”.
Stephen li notò in quel momento, per poi dire rivolto al lupo: “Stephanie, perché non mi hai ascoltato? Ti avevo detto di metterci su quell’unguento. Sapevo che, prima o poi, sarebbe accaduto qualcosa”. Il lupo ringhiò.
“Perché c’è un lupo davanti a noi?” domandò Wong. Stephen roteò gli occhi ed Mj disse, guardandolo: “E’ serio?”.
“Non lo so più nemmeno io” disse Stephen; poi iniziò a compiere qualche passo verso il lupo. Gli apprendisti e gli insegnanti erano pronti ad attaccare, ma Stephen fece loro cenno di non agire. Riguardò la figlia: “Cucciola, sono io: il tuo papà. Non ti ricordi di me? Abbiamo passato tante bellissime cose insieme e lo sai che ti voglio tanto bene. Ti prego, ritorna in te: so che ce la puoi fare. Sei una Strange: niente è impossibile per te”.
Il lupo ringhiò, quindi Wong disse: “Apprendisti! Insegnanti! Preparatevi ad attaccare!”.
“No! Che nessuno si muova!” replicò Stephen.
“Ci ucciderà tutti!” ribatté Wong, guardandolo.
“Nessuno dovrà alzare un dito su di lei! È mia figlia!” replicò Stephen e la sua pietra brillò. Wong capì che non doveva andare oltre; guardò gli apprendisti e gli insegnanti, dicendo loro: “Aspettate un nuovo ordine” ed abbassarono le armi, ma non gli scudi.
Stephen fece qualche passo verso il lupo, alzando una mano e dicendo: “Stephanie, cucciola mia, vieni con me: finché ci sarò io, nessuno ti farà del male. Te lo prometto”. Era così vicino a toccarla, quando il lupo spostò lo sguardo sul pugnale che teneva nella cintura. Riguardò Stephen e, con una zampa, lo graffiò. Stephen cadde a terra.
“Attaccate subito!” ordinò Wong e gli apprendisti ed insegnanti lanciarono contro di lei incantesimi e frecce.
Il lupo ringhiò contro di loro ed era pronto ad attaccarli, quando qualcosa gli volò addosso, facendolo cadere. Spider-Man atterrò davanti a lui.
“Buono cucciolo: lo sai che non si gioca con il cibo?” disse Spider-Man; poi volse lo sguardo verso gli altri, chiedendo: “State tutti bene?”.
“Potevi arrivare anche prima, no?” disse Mj.
“Non trovavo un posto adatto dove cambiarmi” disse Spider- Man. Riguardò avanti, quando Irwin gridò: “Attento!” ed il lupo lo attaccò. I due rotolarono a terra, finché il lupo non fu sopra di lui, tentando ripetutamente di morsicarlo, quando Spider-Man gli lanciò una ragnatela negli occhi. Il lupo si staccò e, mentre con una zampa cercò di togliersi la ragnatela, Spider-Man si spostò, andando da Stephen. Questi si toccava un fianco dolorante, per poi alzarsi. Spider- Man cercò di aiutarlo, ma lo stregone lo scansò.
Wong e gli altri li raggiunsero: “Strange dobbiamo fare subito qualcosa prima che tua figlia possa uccidere qualcuno”.
“Ben ritornato tra noi: vedo che la sbronza ti è passata” disse Stephen, guardandolo; poi aggiunse: “E no, non faremo nulla. Lo ripeto: nessuno toccherà Stephanie, se non solamente io”.
“Ci hai già provato prima e guarda come è andata” disse Wong.
“Sarebbe andata bene, se non avesse visto questo” disse Stephen ed estrasse il pugnale dalla cintura.
“Come fai ad essere in possesso di un oggetto simile?” domandò Wong.
“L’ho trovato nel seminterrato: a quanto pare, al precedente residente del Sanctum Sanctorum piaceva collezionare vari oggetti” rispose Stephen.
“O, molto probabilmente, l’Antico deve averglielo consegnato per proteggerlo” aggiunse Wong.
“E’ un coltello strafigo” disse Ned. Stephen roteò gli occhi; stava per rispondergli quando, al suo posto, parlò Irwin: “In verità si tratta di un pugnale, di un Phur-ba per la precisione”.
“Ragazzino, quanto sei riuscito a leggere tra i miei libri quella volta in cui hai avuto la brillante idea di farti impossessare da un demone?” replicò Stephen.
“In verità avevo letto solo alcune pagine del libro che sua figlia aveva nascosto. È che mi piace documentarmi su parecchie cose” rispose Irwin iniziando a sudare.
“Se è un preteso per far colpa su Stephanie, ti consiglio di smetterla subito finché sei ancora in tempo, perché potrebbe mettersi molto male per te! Sai già come la penso nei tuoi confronti e, se ora la mia Stephanie si trova in queste condizioni, è solo per colpa tua!” ribatté furioso Stephen e la sua pietra brillò. In quel momento Irwin avrebbe tanto voluto sparire.
“Ehi doc, non credo che il ragazzo abbia fatto apposta. Dopotutto, tutti noi commettiamo degli errori” iniziò col dire Spider- Man, ma dopo aver ricevuto un’occhiataccia da parte di Stephen, continuò: “Emmm…tranne lei, ovviamente. Però, non credo che ci sia bisogno di arrabbiarsi così tanto con lui. Ora dobbiamo pensare a fermare il mostro”.
“Mia figlia non è un mostro! Penserò io a lei! Voi non azzardatevi a toccarla!” replicò Stephen e, dopo aver lanciato a terra il pugnale, volò verso il lupo. Questi, liberatosi dalla ragnatela sopra gli occhi, vide lo stregone. Stava per attaccarlo, quando davanti a sé vide l’immagine di una bambina in braccio allo stesso Stephen: i due stavano ridendo, per poi abbracciarsi. Il lupo mugugnò, per poi voltarsi e correre via.
“Stephanie! Stephanie vieni qua!” la chiamò Stephen e, accorgendosi che la figlia oltrepassò le mura di Kamar-Taj, decise ovviamente di seguirla.
Wong raccolse il pugnale: “Dobbiamo usare questo per liberare Stephanie”; poi alzò lo sguardo: “E lo dobbiamo fare prima che la luna scompaia”.
“In che senso prima che la luna scompaia?” domandò Mj.
“La notte di luna piena non dura molto: dobbiamo praticare il rituale, prima che essa venga oscurata dalle nuvole o Stephanie rimarrà per sempre un lupo” rispose Wong.
“Ci dica cosa ci serve per aiutarla” disse Ned.
“Potrebbe essere pericoloso per voi” disse Wong.
“Pericolo è il mio secondo nome. E, poi, sono sicuro che, se libereremo la ragazza, il Doctor Strange non scatenerà l’inferno. Perché potrebbe farlo, vero?” disse Spider-Man.
“Stephanie è l’unica che riesce a tenerlo sano di mente. Con la ragazza fuori uso, credo che la sua pietra possa rompersi e far scaturire nuovamente la sua parte malvagia. Qualche giorno fa, ha quasi del tutto distrutto Kamar-Taj e ucciso parecchi apprendisti” spiegò Wong.
“Pietra” disse Irwin; gli altri lo guardarono ed il ragazzo continuò: “Ma certo: quando Stephanie si stava trasformando c’era una pietra a terra. Forse l’aveva trovata nella tomba. Se non ricordo male, al Phur-ba serve una pietra per funzionare”.
“Sai, saresti un bravo apprendista” disse Wong, guardandolo per poi incamminarsi. Gli altri lo seguirono e Ned, affiancandosi a Irwin, disse: “Come sei riuscito a vedere che c’era una pietra a terra? Io ero più concentrato a scappare da Stephanie”.
Arrivarono nelle catacombe. Wong si abbassò per prendere la pietra; poi osservò la tomba davanti a loro. Quindi disse: “Questa non ci voleva. Si tratta della tomba di Chthon: è stato il primo demone ed il creatore del Darkhold, il libro dei dannati”.
“Se era un demone ed ha creato quel libro, come mai si trova sotto il vostro luogo dove studiate a fare incantesimi stile Harry Potter?” chiese Mj.
“I primi stregoni supremi, dopo aver catturato Chthon, decisero di seppellirlo qui per l’eternità e, per far in modo che non scappasse, oltre a proteggere queste catacombe con potenti incantesimi, misero nella sua tomba un Tamashii in Onice Nero. Questa pietra trasforma le forze negative in positive; il male in bene e l’odio in compassione. Nel corso dei secoli, però, alcuni suoi seguaci hanno cercato in vari modi di risvegliarlo, per poter ambire ai segreti che si celano nel Darkhold, rubando così il Tamashii. Gli stregoni riuscirono a sconfiggere i seguaci, ma purtroppo il Tamashii fu distrutto. Si salvò solamente una pietra. La stessa che abbiamo qua ora” spiegò Wong.
“E in questa piccola pietra c’è racchiuso un incantesimo potente?” chiese Ned.
“No. Basterà solamente metterla nel Phur-ba e ferire il lupo” rispose Wong.
“No!” dissero insieme Ned ed Irwin. I due ragazzi si guardarono; poi riguardarono avanti ed Irwin disse: “Non possiamo fare del male a Stephanie”.
“Concordo con lui. E poi chi lo sente il Doctor Strange? Prima era furioso quando ha detto di non toccarla. Diventerà una bestia se le verrà fatto del male” aggiunse Ned.
“So quanto tenete a quella ragazza, ma è l’unico modo che abbiamo. O volete che Stephanie rimanga per sempre un lupo?” disse Wong. Nessuno rispose, quindi lo Stregone supremo ritornò in superficie, seguito dagli altri. Estrasse il coltello, inserendo l’onice nera nella bocca di Garuda. La pietra venne illuminata dalla luna, facendola brillare.
“Ecco, ora non ci resta che ritrovare i due Strange e compiere il rituale” disse Wong.
“Non credo che il caro paparino super protettivo ci faccia avvicinare tanto facilmente alla sua adorata figlia. Verremmo disintegrati prima di compiere anche un solo passo” disse Mj.
“Ed è qui che entrerete in gioco voi: mentre lo distrarrete, io attirerò Stephanie da una parte e praticherò il rituale” spiegò Wong.
“Perché prevedo che finiremo male? Doctor Strange mi odia per come sto appiccicato a sua figlia, così come odia Irwin ed Mj. E anche Peter…emmm…Spider-Man non gli sta molto simpatico. E, poi, è molto astuto e forte: non riusciremo mai a distrarlo per darle il tempo necessario per compiere il rituale” disse Ned.
“Sarà anche più forte ed astuto, ma dobbiamo farlo per la nostra amica: Stephanie non si sarebbe tirata indietro se uno di noi fosse stato in pericolo. È nostro compito salvarla e farla ritornare come prima. Allora, siete con me?” disse Spider-Man. Gli altri dapprima non risposero, ma poi si limitarono ad annuire.
“Ce la faremo: confido in voi” disse Wong.
Nel frattempo, Stephen stava cercando la figlia. Era preoccupato ma, allo stesso tempo anche arrabbiato perché gli altri non avrebbero esitato nel farle del male. Doveva proteggerla a tutti i costi. Sentì mugugnare, quindi atterrò. La vide acciambellata accanto ad una roccia e si stava leccando i graffi sulla zampa sinistra.
Lentamente si avvicinò a lei, ma appena calpestò un rametto, il lupo drizzò le orecchie e lo guardò, ringhiandogli contro. Stephen alzò una mano: “Calma, cucciola, sono io. Non ti farò del male. Sono il tuo papà e ti proteggerò”. Il lupo mugugnò, smettendo di ringhiare.
Stephen si avvicinò ancora di più a lei e, quando le fu di fronte, si inginocchiò. Allungò una mano, riuscendo a mettergliela sulla testa. Il lupo abbassò le orecchie ed i loro sguardi si soffermarono l’uno su quello dell’altra. Stephen le sorrise, per poi sedersi accanto a lei. Infine disse: “Mi dispiace molto per ciò che ti è accaduto, piccola mia, ma vedrai che il papà sistemerà tutto e tu ritornerai la bellissima ragazza che sei sempre stata” e alzò lo sguardo verso la luna piena, ma lo riabbassò quando sentì qualcosa contro di sé: Stephanie aveva appoggiato la testa sulle sue ginocchia.
Stephen appoggiò la testa contro la sua, socchiudendo gli occhi, ma li riaprì quando sentì un rumore. Si rialzò ed il lupo drizzò le orecchie ed alzando lo sguardo. Sentì altri rumori e, con la coda dell’occhio, Stephen vide qualcuno correre tra gli alberi. Era pronto ad attaccare, quando si voltò per vedere tante ragnatele arrivare verso di lui. Creò un incantesimo, che trasformò le ragnatele in stelle filanti, ma poi Spider-Man lo colpì alle spalle, facendolo cadere poco più distante.
Il lupo mugugnò guardandolo, per poi voltare lo sguardo verso Spider-Man e ringhiargli contro, per poi alzarsi. Il ragazzo si guardò intorno, per poi dire: “Ned! Mj! Irwin! Credo che sia venuto il vostro momento”. I tre ragazzi spuntarono dagli alberi e, rimanendo a debita distanza, Ned disse: “E’ sicuro? Non è che arriva il dottore pazzo e fa fuori me ed Irwin?”.
“A lui ci penso io. Voi occupatevi di Stephanie e…” iniziò col dire Spider-Man ma, non fece in tempo a terminare la frase, che venne colpito da un incantesimo e Stephen, volò verso di lui, per poi replicare: “Non ti conviene metterti contro di me, Parker! Ti ho già detto di stare lontano da mia figlia!”.
“Mica ce l’ho con tua figlia: voglio solo distarti” disse Spider-Man. Stephen lo guardò stranamente, ma capì quando volse lo sguardo e vide il lupo che stava rincorrendo Irwin, Ned ed Mj. Stava per inseguirli, quando Spider-Man lo attaccò nuovamente.
I tre ragazzi continuavano a correre, pedinati dal lupo. Di tanto in tanto Ned volgeva lo sguardo all’indietro, per poi riguardare avanti e dire: “Si sta avvicinando”.
“Ormai dovremo essere quasi arrivati. Teniamo duro ragazzi!” li incitò Mj.
Continuarono a correre. Il lupo stava per attaccarli, quando qualcosa lo bloccò, ritrovandosi imprigionato in una barriera d’energia. Accanto ai ragazzi comparve Wong: “Siete stati bravi e siete sopravvissuti” disse loro.
“La prego, non ci chieda mai più di fare una cosa del genere” disse Mj. Il lupo cercava di attaccarli, ma con scarsi risultati. Wong disse: “Vi starete chiedendo del perché non riesca ad avvicinarsi. Per il semplice motivo che ho creato un cerchio, che lo tiene rinchiuso. È l’inizio del rituale”.
“Quindi ora qualcuno di noi dovrà entrare lì e pugnalarla?” chiese Ned.
“No, a nessuno di voi tre potrò mai chiedere di fare una cosa del genere: ci penserò io. Voi assicuratevi solamente che Strange non arrivi” rispose Wong.
“Ma c’è Spider-Man a distrarlo” disse Mj. Wong la guardò, ma non disse nulla per poi avvicinarsi alla gabbia d’energia. Il lupo lo guardò, ringhiando.
“Vuol dire che Peter è spacciato?” domandò sottovoce Ned. Mj lo guardò, ma non rispose.
Wong guardò il lupo ed estrasse il pugnale dalla cintura, per poi dire: “Mi dispiace” ed entrò nella gabbia. Il lupo ringhiò, allontanandosi da lui.
Stephen era furioso e scaraventò Spider-Man a terra, per poi sollevarlo con una magia invisibile e replicando: “Ti avevo detto di non metterti contro di me! Ma non mi hai voluto ascoltare, come anche i tuoi stupidi amici!” e la sua pietra brillò.
“Forse faresti meglio a calmarti, non trovi? Se no l’altro te stesso potrebbe causare un sacco di danni” disse Spider-Man.
“La mia pazienza si sta esaurendo! O ora mi dici che cosa tu ed i tuoi amichetti avete in mente con mia figlia, oppure stanne certo che farò passare il resto della tua vita imprigionato in qualche posto isolato dove nessuno potrà venire a salvarti!” replicò Stephen e nella sua mano si formò una fiamma nera.
Spider-Man sgranò gli occhi e vide, per un attimo, la pietra che si incrinò. Quindi disse: “Va bene, va bene: è stata tutta un’idea del tuo amico con lo strano nome. Ha parlato di un rituale e che vuole pugnalarla con quell’oggetto che tu stesso hai gettato a terra”.
Stephen fece scomparire la fiamma nera e, con la mano libera creò un portale. Vi entrò, trattenendo sempre Spider-Man e, quando vide Wong all’interno della gabbia d’energia e con in mano il Phur-ba, gettò il ragazzo a terra e volò anche lui dentro la gabbia, mettendosi tra l’amico ed il lupo.
“Strange, spostati!” replicò Wong.
“Non ti permetterò di fare del male alla mia Stephanie! Dovrai vedertela con me!” ribatté Stephen.
“Emmm…amico dal nome strano e con in mano il pugnale, avrei da dirti una cosa importante. Se fossi in te non giocherei troppo con il fuoco” disse Spider-Man, mentre si rialzava aiutato dagli amici giunti accanto a lui.
“Non abbiamo più tanto tempo: la luna piena sta per scomparire e tua figlia rischia di rimanere un lupo per sempre!” replicò Wong.
“Tu non la pugnalerai! La salverò io! Nessuno dovrà mettersi contro di me!” ribatté Stephen e nelle sue mani comparvero fiamme nere. Wong sgranò gli occhi.
“Ecco, era appunto di quello che volevo parlarle: prima ho intravisto la sua pietra incrinarsi e, se non facciamo subito ritornare la ragazza come prima, credo che la sua parte malvagia salterà fuori e saranno guai seri per tutti noi” spiegò Spider-Man.
Stephen lanciò le fiamme nere contro Wong, che evitò per poi andare verso il lupo, ma venne bloccato dall’ex stregone supremo che gli lanciò addosso una catena dora. Wong la prese, trascinando Stephen verso di sé e dandogli un pugno. Il lupo ringhiò: corse verso di loro, dando una zampata a Wong, che cadde. Poi il lupo prese in bocca il pugnale e lo spezzò in due.
“Oh mamma, questo non ci voleva” disse Ned.
“Non tutto è perduto: il rituale si può ancora compiere. Basta solo che Stephanie rimanga dentro il cerchio, illuminata dalla luce della luna insieme alla pietra. Poi però viene il bello: qualcuno deve ricordarle chi è veramente” spiegò Irwin.
“Be’, allora sappiamo già chi può aiutarla” disse Spider-Man e, con una ragnatela, trascinò Wong fuori dalla gabbia. Lo stregone supremo, lo guardò infuriato: “Ma che cosa ti è saltato in mente?! Devo riuscire a completare il rituale!”.
“Il ragazzo con gli occhiali e la pettinatura buffa, ci ha appena spiegato che, anche se il pugnale è spezzato, basta solo che Stephanie rimanga dentro il cerchio e…” iniziò col dire Spider-Man, ma Wong continuò: “…ed illuminata dalla luce della luna insieme alla pietra. So com’è il rituale anche senza il pugnale”.
“Ma sai anche che ci vuole qualcuno che le ricordi chi sia veramente? E sai benissimo che quello non puoi essere tu” disse Spider-Man e Wong non aggiunse altro. Porsero tutti l’attenzione, per vedere il lupo avvicinarsi a Stephen ancora a terra e privo di sensi. Mugugnò e con il muso gli mosse il viso, ma non si svegliava.
Quindi andò sotto il suo braccio ed avvicinò il muso al suo viso. Una singola lacrima rigò il suo viso e in quel momento, chi era all’interno della gabbia venne illuminato dalla luce della luna. Gli altri si protessero i visi e, quando la luce scomparve, poterono vedere Stephanie ritornata ragazza.
Stephen riprese i sensi e sorrise nel vedere sua figlia accanto a lui e non più un lupo. La ricoprì con la cappa, mentre Wong e gli altri si avvicinarono a loro. Stephen la strinse forte a sé e, in quel momento, vide che i tre profondi graffi sul suo braccio sinistro erano scomparsi del tutto. Stephen alzò lo sguardo sugli altri e si limitò ad annuire. Wong fece lo stesso, puntando lo sguardo, per sicurezza, sulla pietra di Stephen e notò che non era più incrinata. La luce della luna piena aveva rimesso a posto tutto. O forse no.
Poco dopo e con Stephanie che dormiva su una sedia ed ancora avvolta dalla cappa, Stephen e gli altri si trovavano al centro del cortile di Kamar-Taj. Tutti gli apprendisti e gli insegnanti erano intorno a loro, mentre Stephen aveva davanti a sé un braciere. Poi guardò Wong, chiedendogli: “Sei proprio sicuro di questo?”.
“Sicurissimo” rispose Wong.
Stephen fece un lungo respiro; guardò i ragazzi; poi gli apprendisti e gli insegnanti; soffermò lo sguardo su sua figlia e, infine, riguardando il braciere, iniziò a praticare l’incantesimo: “Che nessuno, eccetto me, ricordi ciò che è accaduto questa notte. Né ora, né mai” e l’incantesimo che si era creato intorno a lui, si sparse su tutti i presenti e, quando cessò, ognuno si disperse tra le tavolate. Stephen ritornò dal gruppetto.
“Peter, come mai sei vestito da Spider-Man?” domandò Mj, guardando il ragazzo.
“Probabile che sia accaduto qualcosa, ma non ricordo cosa” rispose Spider-Man, grattandosi la nuca.
“Faresti meglio ad andarti a cambiare prima che qualcuno ti prenda per pazzo” disse Stephen e Spider-Man corse via. Con la coda nell’occhio, Stephen vide la figlia che si stava svegliando e quindi si precipitò subito da lei.
“Papà” lo chiamò Stephanie, allungando una mano. Stephen gliela prese e, mentre le baciava il dorso per poi appoggiarla contro una guancia, disse: “Sono qua, cucciola. Il papà è qua, tranquilla”.
“Ho fatto un brutto sogno” disse Stephanie.
“Era solo un sogno. Stai bene e questo è l’importante e, probabile che la luna piena ti abbia anche fatto un regalo” disse Stephen, sorridendole. Stephanie abbassò lo sguardo per vedere i tre graffi prima presenti sul braccio sinistro, ora del tutto spariti. Riguardò il padre, che disse: “Alla fine, non è stata del tutto una cattiva idea venire qua. Dovremo uscire più spesso. Ma solo io e te” e la baciò su una guancia.
Stephanie guardò al di là del padre, per vedere Mj, Irwin, Ned e Peter, che le sorridevano. Anche Stephen li guardò, andando da loro. Li guardò malamente, per poi dire: “Non mi siete mai piaciuti e questo già lo sapete, ma in questo momento mia figlia ha bisogno di un po' di compagnia e credo che a lei stiate simpatici”. Puntò lo sguardo su Irwin e Ned, aggiungendo: “E voi due, non statele troppo appiccicati. Vi tollero solamente perché uno di voi due non ha ancora tentato di ucciderla e anche perché ora i graffi sono spariti del tutto. Vi tengo d’occhio tutti e quattro!” ed i ragazzi andarono da Stephanie.
Stephen li guardò, mentre Wong si avvicinò a lui tenendo in mano il Phur-ba spezzato: “Hai una vaga idea di come questo sia finito qua?”.
“Non porti certi tipi di domande e goditi il resto della serata. Forse dovresti smetterla di bere così tanto” disse Stephen.
“Già, forse hai ragione” disse Wong e guardarono le nuvole che lasciarono nuovamente posto alla luna piena.
 






Note dell'autrice: Eccomi qua e buona sera. Volevo farvi un regalo di Ferragosto ed ecco un nuovo capitolo. Scusatemi se è così lungo e spero di non avervi annoiato. Ma ho pensato: cosa sarà mai accaduto durante la festa di luna piena avvenuta a Kamar-Taj, visto che strange ha annullato i ricordi di quella nottata a tutti (tranne a lui a quanto pare)?
Per la storia del primo demone mi sono inventata tutto (cercando di rimanere almeno fedele con ciò che è doctor strange ed il darkhold); mentre per il Phur-ba ed il Tamashii mi sono andata a documentare per non scrivere cose non vere.
Vi sta piacendo la mia storia? Il capitolo 15 tratterà di un flashback (la famosa recita di natale che la piccola stephanie aveva chiesto ai genitori se fossero riusciti a partecipare. Nel capitolo scopriremo se sì oppure no)
Grazie alle bellissime recensioni. Grazie davvero. Grazia e tutti coloro che seguono la storia e che l'hanno messa tra le seguite e preferite
Grazie alla mia amica lucia
Ci sentiamo al prossimo capitolo. Grazie ancora per tutto. Davvero
Vi auguro ancora un buon ferragosto ed un buon proseguimento di giornata e buon inizio settimana
Un forte abbraccio
Valentina
 
 
 
 
 
 
 

 
  
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