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Autore: Fuyuko_takahashi    16/08/2022    0 recensioni
//RanMasa//
Aitor Cazador odia la scuola, le regole e dover essere gentile a forza solo per piacere a persone che prima o poi lo abbandoneranno.
lui preferisce fare qualche scherzo stupido con il quale attirare l'attenzione, piuttosto che dire un 'ti voglio bene'. Quest'ultimo è un trattamento riservato a pochissimi.
Mostrare affetto e affezionarsi non è nelle sue corde, perché dovrebbe? Se neanche i suoi genitori sono stati capaci di amarlo, come potrebbero farlo gli altri?
Così preferisce stare solo e giocare a calcio. L'unica cosa che, sin da piccolo, lo rende veramente felice. Per questo entrerà nella Raimon per distruggere il Quinto Settore. Quel gioco sporco e corrotto non è il suo calcio e lo dimostrerà con tutte le sue forze.
//Fede Stonewall-Sharp è il mio personaggio//
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Quindi?" Fede inforna la ciambella che abbiamo finito di preparare e poi si gira verso di me, con le braccia incrociate.

"Quindi cosa?" So il perché mi guarda così. Stamattina, quando è scesa dal piano di sopra, mi ha trovato addormentato accanto a Gabi, con la mia testa sulla sua spalla. Lo so perché è esattamente la posizione in cui mi sono svegliato quando mi ha chiamato.

"Non fare il furbo con me, Aitor! Stanno tutti dormendo, puoi raccontarmi cos'è successo ieri." 

"Non è successo niente!"

Mi punzecchia il fianco con il mestolo, che ha appena finito di lavare e asciugare.

"Ahi!"

Alza gli occhi al cielo. "Sei proprio delicato" mi passa uno straccio e mi spinge verso il lavandino. "Io ho lavato, tu asciughi."

Annuisco e mi rassegno. È inutile combattere con lei. Da piccola se voleva qualcosa, se la prendeva. E suppongo non sia cambiato nulla in questi anni. Così inizio a parlare prima che lei possa tartassarmi di domande. Tanto non si rassegnerà.

"Ho sognato i miei genitori" Fermo il movimento della mano, che sta asciugando un bicchiere, e chiudo gli occhi, pendendo un respiro. "Quelli biologici." 

Sento che sposta la sedia, prendendo posto. Lascio tutto sul marmo accanto al lavandino e mi siedo accanto a lei, sapendo di poter parlare tranquillamente. Celia e le ragazze sono andate a fare la spesa e gli altri dormiranno per tutta la mattinata, dopo l'allenamento di ieri. L'unico di cui devo preoccuparmi è Gabi, ma da qui riesco a tenerlo d'occhio. Non può svegliarsi senza che io me ne accorga.

"Ieri sera?"

Annuisco. "Quando tuo padre è venuto ha prendermi, ho sentito che parlava con Xavier. Lui... Xav sta male. Non dico mai di volergli bene, non lo chiamo mai 'papà' come tu riesci a fare con Caleb, o l'allenatore Sharp. Gli pesa tutto questo. E so che pesa anche a Jordan. È solo che..."

"Che dopo ciò che è successo con i tuoi genitori biologici, hai paura." La guardo, lei sorride. "Lo so perché ho avuto la stessa paura, quando Jude e Caleb mi hanno adottato. La prima settimana mi sentivo strana, era come se nella mia testa pensavo che mi stessero sottoponendo ad un esame. Stavo attenta a ogni cosa che facevo, o che dicevo."

"Però non mi sembrava. Quella sera a casa tua non hai avuto problemi a esprimerti, con loro."

"Perché dopo quella settimana, ho capito quanto stupida fosse quella paura. Loro mi hanno adottata, hanno scelto me. Tra decine di bambini, loro hanno deciso che volevano me. Ed è successa la stessa cosa a te Aitor. I tuoi genitori biologici non ti hanno voluto, ma Jordan e Xavier sì. Loro ti hanno scelto come loro figlio. Quando capirai questo, quando nella tua testa entrerà l'idea che loro volessero proprio te, allora sarà facile esprimere i tuoi sentimenti."

"È che non sono abituato. Quando mia zia Lina è venuta alla stazione, io pensavo davvero che sarebbero tornati da me. Che mi stavano facendo qualche scherzo oppure, che ne so, che si fossero dimenticati qualcosa. Nei giorni successivi, quando era già passata più di una settimana, ho capito che non sarebbero più venuti a riprendermi. E che si erano semplicemente stancati di me. Andavo sull'albero e ricordavo i momenti con loro. Solo lì mi ero reso conto di quanti pochi fossero. Di quanto raramente passassero del tempo insieme a me, di come non mi tenessero mai la mano, non mi dicessero mai che mi volevano bene." Stringo i pugni, Fede lo nota e allunga una mano per afferrare la mia. "Per te è stato diverso. La tua infanzia è stata piena di amore. I tuoi genitori biologici ti volevano bene. Loro non hanno potuto rimanere insieme a te. I miei non hanno voluto. C'è differenza in questo."

"Lo so, Aitor. Penso spesso al fatto che se quella sera non avesse piovuto, o magari il conducente del camion non avesse bevuto troppe birre, loro sarebbero ancora qui con me. E ti capisco, ti capisco davvero. Per te è difficile. Non solo per i tuoi genitori. Suppongo sia difficile legarti a qualcuno in generale. Sbaglio?"

"A te sono legato, però." 

"Quello perché io non ti ho mollato un attimo all'orfanotrofio. Come sta facendo Gabi in questi giorni..."

"Ieri sera, dopo essermi svegliato, sono andato in bagno e mi sono scontrato con lui. Stavo piangendo e lui era... non so, curioso?"

"O forse era preoccupato?"

"Gabi non si preoccupa per me. Ti ho già detto che mi odia."

"Ti odiava, suppongo che le cose siano cambiate se stamattina dormivate abbracciati."

"Non dormivamo abbracciati!"

"Vai avanti! Gli hai raccontato del sogno?"

"Sei pazza? No! Ho solo detto che ho fatto un incubo. Non sa nemmeno che sono stato adottato. Non lo sa nessuno, in realtà."

"Non vuoi dirlo?"

"Non m'importa in realtà. Voglio solo che non scoprano di Xavier e Jordan. Ho cambiato scuola proprio perché tutti pensavano che fossi raccomandato e chi era mio amico, lo faceva solo per avvicinarsi a loro. È stato bruttissimo."

"Posso immaginare. Ma credo che con loro non succeda nulla, hai visto con me? Sanno tutti che sono la figlia di jude e Caleb, ma non mi trattano diversamente."

Alzo le spalle. Comunque sia, non voglio che si sappia. 

"Lui mi ha seguito qui giù, ha detto che non riusciva a dormire e voleva un bicchiere d'acqua. Io ne ho preso uno di latte e poi siamo finiti, non chiedermi come, a guardare un film sul divano. E ci siamo addormentati, in qualche modo."

Lei fa un sorrisetto, poi si alza e sforna la ciambella.

"Cosa?"

"Nulla" Il sorriso insolente continua a colorarle le labbra e io mi imbroncio.

"Parla, fede."

"È che non sei il tipo da passare del tempo con qualcuno che non ti piace. Ti stai ricredendo?"

"Ieri non è stato antipatico. Abbiamo parlato e non è male, quando smette di avercela con me per qualche assurdo motivo." Poi mi avvicino a lei. "Me ne dai un pezzo?"

"No" 

"Perché?" Metto il broncio come un bambino.

"Deve raffreddarsi, Aitor. Non posso aprirla ora." La toglie dallo stampo e la ripone sul vassoio. "Perché non provi a conoscerlo? Ci parlo più di te e ti assicuro che è simpatico, e dolce."

"Odora di panna e fragola" 

Le scappa una risatina. "Non stento a crederlo."

Quando la torta è ormai fredda, Fede ci spolvera lo zucchero sopra e la taglia a fette. 

"Vado a Svegliare papà, non finirla tutta." 

"Stai tranquilla, ne mangio una fetta e poi vado a fare una corsetta al campo. Ho bisogno di pensare un po'." Mi siedo, prendo un tovagliolo e inizio a mangiare una fetta di ciambella al cioccolato. 

"Va bene, però non allontanarti." Annuisco e lei mi lascia un bacio sulla guancia, prima di salire al piano di sopra. 

Quando finisco di mangiare, bevo un sorso d'acqua e esco dalla cucina. I miei occhi si soffermano sulla figura di Gabi, che ancora dorme beatamente sul divano. 

"Perché non provi a conoscerlo?" Le parole di Fede risuonano nella mia mente. 

Torno indietro e recupero un altro tovagliolo, poggiandoci una fetta di torta sopra. Lo poggio sul tavolino da caffè davanti al divano, poi prendo un pezzo di carta e una penna.

Grazie per ieri sera, Babol.
-A

Lo poso accanto al dolce e poi mi alzo, riportando i miei occhi sul rosa. Gli sistemo la coperta e poi salgo di sopra, per cambiarmi e uscire a correre.

 

   
 
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