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Autore: Dioni    16/08/2022    0 recensioni
In un mondo di eroi,mostri,uomini e dei,dove immense nazioni si fanno guerra per la supremazia,Milziade,un uomo dalle mille professioni e abile combattente viene contattato da Lucilla,una giovane sacerdotessa di Apollo per scortarla fino alla città-stato di Aegis,dove sa di poter trovare rifugio dalle grinfie di Nova,l'impero che lui legioni si spandono sempre più per posare il vessillo della'aquila dorata su nuove terre e su nuove razze e dal suo imperatore,Lucio Cornelio Silla,il segreto per la quale la ragazza e perseguitata,intrecciando così il suo destino con quello del mercenario,trascinandolo in un avventura che li porterà alla ricerca di un antichissimo potere,pari forse a quello degli dei stessi e che nelle mani sbagliate può cambiare il destino del loro mondo per sempre.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'aria della stalla,pregna dell'odore degli animali e dei loro escrementi era stata rincarata dalla paura e dal nervosismo che le bestie provavano,sia per la battaglia che si svolgeva fuori,tra i legionari e i barbari,sia per lo scontro che stava per riprendere li dentro,tra il gruppo della principessa fuggiasca e Nimerin,insieme ai due mostruosi energumeni innaturalmente deformi. Ora non avevano più a che fare con un branco di goblin,ma con due vere e proprie bestialità,tre contando il creatore. Il malvagio mezzelfo si voleva rallegrare della morte che stava per infliggere a quell'arrogante di un umano,ma vederlo li,così sicuro di se,delle sue capacità e della sua precedente vittoria,che lo aveva privato di un occhio lo faceva solo arrabbiare. Gli montava addosso una furia che a stento riusciva a tenere sotto controllo e avrebbe voluto strappargli quel ghigno,quel sorriso da lupo che solo un predatore poteva mostrare,quando snudava le zanne per addentare la preda e invece lui,quella pecora che osava prendersi gioco di lui,era li,di fronte a lui,a sfidarlo,a combatterlo e a resistergli. Un simile affronto andava pagato col sangue...e sangue avrebbe ottenuto.

Prendete la ragazza e uccidete l'elfo,il nano e l'altro umano....”,Nimerin fece scroccare le dite artigliate,facendo sentire al mercenario,come le sue mani stessero subendo un altro mutamento, “Tu sei la mia preda. Per tanto solo io ho il diritto di ucciderti.”

Se proprio non vedi l'ora...”,Disse Milziade lanciando la sua sfida al suo orbo avversario,con un altra battuta e poi,come insulto finale,gli fece un occhiolino.

Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Il barbaro trasformista si lanciò come una bestia inferocita spingendosi in un balzo degno di una lepre e con le braccia tenute larghe,magre come quelle di uno spaventapasseri,allargò le dita,le quali si distanziarono l'una dall'altra ancor più di una mano normale mentre gli artigli si allungarono,nella degna maniera che solo un mostro sapeva fare. Colpì con entrambe le mani,volendo menare due fendenti letali e con le dita allargate in quel modo sperava di infliggere più danni possibili allargando l'estensione delle sue artigliate. Ma Milziade era memore dell'ultima esperienza e rammentava bene i metodi di attacco e difesa del suo nemico e quando vide quelle zampe umanoidi che volevano colpirlo da entrambe le parti fece semplicemente un piccolo balzo indietro,quel tanto che bastava per evitare il colpo e subito dopo contrattaccare in velocità. La sua deduzione fu esatta ed entrambe le mani mancarono il torace del mercenario e lesto,con un leggero spostamento in avanti in punta di piedi Milziade colpì leggermente di punta con la nuova arma,colpendo solo di striscio il plesso solare del selvaggio,che non fece in tempo a difendersi e si trovò con un piccolo squarcio nella parte alta dell'addome,ma fece in tempo ad uscire dal raggio d'azione della corta lama.

Dovresti guardare quello che fai. Più attento la prossima volta.”

Un altra beffa,un altro ferita al suo orgoglio di predatore. Lo avrebbe ucciso e avrebbe goduto della sua sofferenza. Uno dei due redivivi si mosse contro Gordlack e Nym,rispettivamente il primo davanti e l'altro più indietro. Il mostro camminava goffo e pesante diretto contro il nano,intenzionato a iniziare per primo lo scontro.

E così pensi di essere grosso vero?”,incalzò il nano stringendo con forza il maglio, “Ho calpestato sassolini più grossi di te. Fatti sotto.”

Gordlack non aspettò e scattando più veloce che poté sulle gambette tozze avanzò dirigendosi contro il suo bersaglio. L'abominio mosse una delle mosse una delle pesanti mani nell'intento di sferrare un pesante pugno diretto alla testa di Gordlack, ma i nani avevano esperienza per affrontare avversari più alti di loro,anche se creature più basse di un nano erano veramente poche e quindi gli fu facile piegare il collo e inclinare la testa per evitare il pugno e rispondere subito con una martellata al ginocchio,che andò a segno,ma non produsse l'effetto desiderato,dato che la creatura non crollò,pur avendo un leggero barcollamento. Un colpo simile su un uomo normale gli avrebbe sbriciolato la rotula,invece quella cosa si era semplicemente destabilizzata un attimo,come se avesse inciampato su un gradino. Si riprese velocemente e con una mossa inaspettata afferrò il manico del maglio e trascinò a se Gordlack,che preso alla sprovvista non seppe reagire. Ma una freccia improvvisa volò dritta contro il braccio del mostruoso umanoide e si conficcò nell'avambraccio che reggeva il manico,poco sotto il polso,scatenando uno spasmo improvviso nella mano dell'essere che subito rilasciò l'arma,permettendo al nano di attaccare di nuovo,puntando questa volta al viso,facendogli girare la testa dall'altra parte,mentre il suono di un osso rotto,forse la mandibola o uno zigomo si udì nelle orecchie del nano e dell'elfo,uno perché vicino e l'altro per l'orecchio fino,allenato in decadi e decadi in mezzo alla natura. Ma la testa tornò alla posizione precedente, tornando a guardare il nano con occhi inespressivi.

MI SA CHE STAVOLTA L'HO FATTO ARRABBIARE.”,Disse Gordlack diretto a Nym.

Nel frattempo l'altro abominio puntava a Braxus e a Lucilla,ma il ragazzo gli si poneva davanti impugnando con fierezza il tridente e la rete,sapendo di essere l'unica difesa tra quell'obbrobrio e la principessa. Braxus non era irriverente come Milziade e nemmeno provocatorio come Gordlack durante uno scontro,ma le sue azioni parlavano per lui e fu così che mentre il mostro si faceva avanti,lo colpì in pieno volto con i rebbi del tridente,mentre teneva stretto a se la pesante rete,che lui reggeva come se fosse un lenzuolo arrotolato o un mucchio di papiri stretti alla rinfusa,tanto forte era nonostante la giovane età. Colpiva velocemente e si spostava di lato,come una fiera impegnata in uno scontro con un altro animale,schivava e attaccava,schivava e attaccava ancora,attento a non incespicare nei cadaveri dei barbari precedentemente uccisi. L'essere rispose agli attacchi colpendo sgraziatamente con le grosse mani,dure come la pietra,menando pugni a destra e a manca,mosso più da un istinto animale che da una vera abilità in combattimento,ma Braxus era attento a come si muoveva e dopo l'ultima schivata fece un piccolo balzo indietro e nel mentre lanciò la rete,che allargandosi a mezz'aria intrappolò solo la parte superiore del corpo del mostro,troppo grande per essere bloccato interamente e con la cordicella nella mano libera tirò a se la rete,che essendo ancora impigliata si strinse ancor più nel corpo dell'orrendo energumeno,che non riusciva a togliersi la pesante rete di metallo.

Non so che razza di abominio della natura tu sia,ma se credi di poterti avvicinare alla principessa,allora hai fatto i conti col retiarius sbagliato.”,disse Braxus con un certo orgoglio nel tono di voce.

Ma proprio quando il vantaggio sembrava dalla sua parte l'essere fece un balzo in avanti,alla cieca,data la presenza delle rete che gli occludeva parzialmente la vista. Braxus avrebbe potuto schivarlo se non fosse che la potenza e la velocità della bestia furono talmente rapide che il ragazzo vide a malapena l'azione,rendendosi vulnerabile alla ginocchiata che gli arrivò in pieno volto. Cadde a terra sulla schiena,con la botta alla bocca che aveva subito e ai segni degli uncini sulla tibia che gli aveva strisciato di poco la pelle del mento,fortunatamente senza recidere la trachea o le arterie poste ai lati del collo. Ma il mostro lo sovrastava in tutta la sua stazza e senza aspettare una reazione di Braxus questo gli portò le mani attorno al collo e iniziò a strangolarlo con la sua enorme forza e Braxus che provò a colpire le braccia dell'aberrazione come gli avevano insegnato tempo fa nelle tecniche di combattimento ravvicinato,colpendo con i pugni chiusi nell'intermezzo tra l'avambraccio e il braccio e poi fare forza per spingere via le braccia dell'aggressore,ma era come un gatto che si dimenava nella stretta di un enorme serpente e quelle braccia parevano dure come rocce. Sentiva l'aria iniziare a mancargli,le forze venire meno. Il suo destino era segnato.

PRIMI RAGGI DELL'AURORA”

Era la voce della principessa,urlò il nome di un incantesimo e sul volto del mostro un piccolo frammento di luce,simile per lunghezza ed aspetto ad una freccia,esplose all'impatto,producendo un piccolo bagliore della durata di una scintilla,costringendo il mostro ad alzarsi ed arretrare di qualche passo,mentre portava le grosse mani a coprirsi il volto,segno che il colpo era stato particolarmente doloroso,tanto da renderlo vulnerabile e poi né arrivò un altro in pieno petto,poi un altro nel basso ventre,un altro in una spalla e un altro nuovamente in pieno viso. L'essere emise un urlo di sofferenza e in preda al dolore Braxus ebbe il tempo di rialzarsi e riprendere nuovamente le armi,chiedendosi se era lui che stava difendendo Lucilla, o piuttosto se era la nobile sacerdotessa a difendere il giovane ex gladiatore. Lucilla vide con i suoi occhi gli effetti della sua magia contro il massiccio abominio. Aveva usato un semplice incantesimo di luce,uno dei primi che aveva imparato alla Domus Lucis,come prescelta di Apollo. Era un incantesimo da battaglia tra i più elementari in combattimento che usava la luce,dividendola in piccoli dardi e li rendeva quasi tangibili,così da non lasciare l'utilizzatore indifeso,se mai avesse dovuto difendersi da un aggressore pur tenendosi a distanza di tiro. Ma un incantesimo di quel tipo non avrebbe mai dovuto infliggere così tanti danni ad un mostro così pericoloso e lei lo aveva usato solo per distrarlo,in quanto doveva mantenere le forze,mentre la piccola luce sopra di lei illuminava ancora la stalla. Ma allora com'era possibile che avesse avuto una tale efficacia,come?...almeno che...ma certo,perché non ci aveva pensato prima? A volte si sentiva così stupida nonostante la sua passione per i libri e la sete di conoscenza che sua padre le aveva trasmesso. Forse adesso aveva trovato il modo di fare la differenza in quello scontro.

E' una magia corrotta...”, disse piano come se volesse assicurarsi che la sua convinzione fosse quella esatta...”E' UNA MAGIA CORROTTA,SO COME INDEBOLIRLA, MA NECESSITO DI TEMPO. RESISTETE FINCHE' POTETE”, Urlò con convinzione la principessa,tanto forte da farsi udire nel mezzo dello scontro. Lucilla dovette concentrarsi sulla luce posta sopra di loro e in quel momento dovete ricorrere a un indigitamenta. Come quando chiamò a se il potere del suo dio per evocare il carro del sole.

Apollo,io ti invoco come signore della luce,tu che conduci il carro del sole,tu che scacci le tenebre della notte e del male,invoco il tuo divino aiuto per proteggerci dalle mostruosità che ci perseguitano,invoco il tuo nome affinché mi conceda protezione....”,ma a differenza dell'ultima volta nella foresta,non invocò subito l'incantesimo e ripeté le parole del rituale,lentamente,senza fretta,confidando nella fiducia che i suoi compagni di viaggio l'avrebbero aiutata,come Nym,Gordlack e Braxus che l'avevano aiutata quando aveva deciso di fuggire per intraprendere quel viaggio pieno di insidie e come Milziade,il cui arrivo era stato predetto prima ancora che lui si unisse al gruppo,seppur controvoglia.

Nimerin stava nuovamente subendo un altra trasformazione,qualcosa all'interno del suo corpo stava mutando con violenza,con il rumore delle ossa,dei nervi e dei tendini che dislocavano e si piegavano su se stessi,come privi di un punto saldo alla quale riattaccarsi. Al mercenario non piacque per nulla quello strano suono provenire dal corpo del barbaro trasformista.

Va bene te lo devo riconoscere. Fai veramente schifo,in tutto quello che fai. Giusto per curiosità, ti stai mettendo d'impegno a farti disgustare o è una cosa che ti riesce naturale?”

Finito di dire quello che si teneva dentro Milziade menò una serie di attacchi di taglio provenienti da entrambi i lati,ma Nimerin migliorò la sua difesa,iniziando a schivare i colpi meglio di prima e rendendo inutili gli i fendenti di Milziade. Non l'abilità in se del mezzelfo era migliorata,quanto piuttosto il suo corpo,si piegava e si contorceva in maniera imprevedibile,piegando,allargando o stringendo parti del corpo che normalmente sarebbero già state mozzate,recise o perlomeno ferite in maniera grave. All'ennesimo colpo mancato,Nimerin rispose attaccando in maniera inaspettata,allungando il collo come se fosse il corpo di un serpente,lungo e quasi informe e con le sue bestiali zanne affondo un morso, a lato del collo,dove l'armatura non copriva la carne, provocando non pochi danni al prezzolato. Milziade strinse i denti dal dolore e proprio quando la sua attenzione si stava rivolgendo al punto colpito vide,con la coda dell'occhio,alla sua destra,una mano artigliata pronto a colpirlo in pieno volto,desiderosa di tranciargli il viso,possibilmente con il resto della testa. Allora Milziade rispolverò il suo repertorio di tecniche di combattimento corpo a corpo e proprio come aveva imparato in passato,seppe come reagire a quell'insolita presa di lotta. Fece cadere la spada al suolo e con la mano libera attese che la mano nemica arrivasse abbastanza vicino da reagire con efficacia. Ed ecco il momento. Prima ancora che gli artigli potessero sfiorarlo afferrò con la mano libera il polso dell'avversario e col fattore sorpresa dalla sua,mise tutta la forza che possedeva nel braccio per indirizzare gli artigli verso un nuovo bersaglio,la faccia dell'assalitore. Nimerin non controllò la forza del colpo e una volta deviato si colpì da solo in pieno viso,con i suoi stessi artigli che affondavano nella guancia e con uno strattone della mano da parte di Milziade la mano scese ancora di più,raggiungendo il mento e sfiorando di poco le labbra. Nimerin allontanò le sue fauci dalla spalla ma quando credette di essersi messo in salvo Milziade iniziò la sua offensiva,afferrando con una mano la spalla del selvaggio,passando da sotto l'ascella e passando le dita da dietro e con l'altra afferrò la parte dietro del ginocchio,sollevando una gamba del mezzelfo e facendo forza sulla spalla,lo tirò verso il basso,mentre con il corpo avanzò di due rapidi passi per poi precipitargli sopra,facendo cadere rovinosamente a terra piegato su un fianco e piegandosi su di lui e schiacciandogli il bacino con il peso del suo corpo,per bloccarlo a terra e non permettergli di girarsi su stesso,nel caso tentasse di liberarsi. Ora la bestia avrebbe dovuto combattere con le regole del prezzolato. Il mercenario,aveva portato il selvaggio nel suo mondo. Il primo colpo fu un un diretto alla zigomo contro l'uomo a terra e non sapendo rispondere in quella posizione ricevette il primo colpo dritto sull'osso. Il secondo un altro pugno,un gancio diretto alla bocca,che seppur irta di zanne bestiali,sapeva che per istinto un nemico completamente inerme cerca di ottenere la difesa più efficacie possibile e Nimerin rimase fermo,portando per istinto il braccio libero,quello non schiacciato a terra contro il viso per difendersi,ma Milziade gli afferrò il polso con l'altra mano e così poté colpirlo senza lasciargli scampo,prendendo il pugno in pieno viso e subendo l'ennesimo colpo. La terza mossa invece non fu un pugno,ma si alzò dal bacino Nimerin e subito si buttò a terra,di lato,mentre portava le gambe al collo della bestia,per poi chiuderle attorno alla gola,mentre con un gamba gli bloccava la spalla del braccio ancora tenuto a terra,mentre gli chiuse il braccio libero sotto un ascella mentre il suo braccio gli avvolgeva l'arto e con l'altra mano la poggiò a terra,dietro la schiena e con quella stessa mano si fece forza per tirarsi indietro,mentre con le gambe soffocava il mezzelfo e con braccio che avvolgeva il gomito di Nimerin lo portò verso di se,provocandogli un violenta torsione nel senso contrario al naturale piegamento dell'avambraccio,provocandogli un forte dolore,tanto che il barbaro trasformista urlò dal dolore,tanto da credere che il braccio si sarebbe spezzato. A quanto pare anche lui,come le sue vittime,le pecore come gli piaceva definirle,aveva paura,timori e preoccupazioni come gli altri comuni mortali. Il mostro picchiava duro e per quanto Gordlack cercasse di farsi valere grazie alla potenza e alla stazza del suo maglio,l'essere sembrava aver migliorato il suo approccio contro quell'arma tanto temibile quanto pesante. Usava la testa del maglio per deviare e colpire i pugni che gli arrivavano contro e nel frattempo cercava di entrare nella guardia aperta della creatura e di tanto in tanto tentava di tirare un colpo,ma il mostro non faticava più a tenere a freno il tozzo nano,intuendo ben presto il modo in cui si muoveva e attaccava.

Per tutte le barbe intrecciate dei miei antenati,sei duro da buttare giù bestione. Vuoi il gioco duro? E allora il gioco duro avrai.”

E fu qui,dopo la sua provocazione,che strinse nuovamente tra le mani il manico della sua arma e tornò ad attaccare,ma questa volta non si sarebbe trattenuto. Gli avrebbe fatto vedere come combatteva veramente un nano. Fece un piccolo scatto in avanti,con il maglio tenuto più in alto di quanto poté sopra la testa e quando vide l'ennesimo pugno arrivargli contro,questa volta in direzione del viso si abbassò in fretta e con tutta la forza che aveva nelle braccia abbassò la pesante testa del maglio,verso il piede del mostro,prendendolo in pieno. Istintivamente l'abominio si piegò per il dolore e a differenza degli altri colpi questo aveva oltrepassato le difese che quel nuovo corpo offriva a quel cadavere redivivo e neanche il tempo di alzarsi e reagire gli arrivarono due frecce in pieno viso da parte dell'arciere elfico,ma queste,pur penetrando la pelle del viso e i muscoli sottostanti,sembravano non aver fatto nulla al mostro e senza neanche aver distratto,visto che subito allungò le mani per afferrare il nano con tutta la forza che possedeva e alzarlo sopra la propria testa,come se fosse leggero come una piuma.

Mettimi giù,mettimi subito giù così posso picchiarti come si deve.”

La bestia,come a voler soddisfare la richiesta del nano lo strinse con forza e lo lanciò via,in direzione dell'elfo,che era intento a incoccare un altra freccia,ma vedendo il nano che gli veniva contro,a mezz'aria e con il dolce peso di non meno di cinquanta chili,alla stessa facilità con cui si lancia un sasso,Nym si spostò di lato,abbastanza da evitare il compagno volante e notare che precipitò rovinosamente a terra dietro di lui. Poi vide l'essere corrergli incontro mentre caricava altre frecce sulla corda dell'arco,sarebbe stata questione di pochi secondi prima la creatura gli fosse addosso e le frecce oramai non procuravano tutti questi danni,era giunto il momento per il combattimento ravvicinato. Braxus nel frattempo era costretto sulla difensiva,l'essere si era fatto più violento e il modo in cui gli stava addosso gli impediva di attaccare in maniera efficacie,dato che il suo stile da reziario si basava sull'essere leggero,a spostarsi e punzecchiare l'avversario da una distanza di sicurezza,per poi alterare i colpetti con potenti affondi e pesanti attacchi laterali portarti di taglio con tutte e tre le punte ed usare la rete per bloccare,far inciampare o catturare l'avversario in una morsa letale. Ma i rebbi non erano abbastanza accuminati da penetrare la difesa di quell'abominio e la rete,per quanto pesante non poteva sottomettere la creatura che possedeva una forza e una stazza pari,da rete quasi inutile la sua arma secondaria. L'essere, in un movimento inaspettato,afferrò la rete con una delle sue grosse e scagliose mani e iniziò a strattonare il ragazzo a destra e manca,forse nel tentativo di farlo crollare e di farlo cadere al suolo,ma il giovane aveva esperienza in quelle tattiche e si tenne ben in equilibrio,seguendo il moto in cui il mostro voleva portare Braxus,ma la mancanza di protezioni pesanti e di grossi e ingombranti mezzi di difesa gli permettevano di aver un buon equilibrio senza sacrificare la velocità. C'era da dire che per ora se la cavava abbastanza bene,ma se quel gioco continuava troppo a lungo rischiava di stancarsi e restare bloccato in quella situazione di certo non gli sarebbe stato favorevole. Doveva agire e in fretta. Fu così' che all'ennesimo strattone seguì nuovamente la direzione imposta da quell'obbrobrio in forma quasi umana ma quando fece strattonare ancora la rete Braxus decise di lasciare la rete,cogliendo di sorpresa la creatura convinta che avrebbe seguito lo stesso identico andazzo. Con un movimento tanto rapido quanto imprevisto l'ex gladiatore afferrò il tridente con entrambe le mani,ma dalla parte opposta,poco sotto la testa appuntita e improvvisamente diede una forte bastonata sulla testa della bestia,che non gli fece molto male,dato che il manico dell'arma era leggero,ma non era quello il punto focale del suo attacco. La creatura,distratta per il colpo smise di interessarsi alla rete e con un braccio libero tentò di tirare un pugno piuttosto grossolano,che venne abilmente deviato col manico del tridente,poi Braxus rispose con il puntare i rebbi dell'arma contro la rete,infilzarla e con uno strattone deciso la fece cadere di mano dal mostro per buttargliela sulle gambe irte di spine,che si aprì da sola e con il resto della rete ancora chiusa la tirò a se,restando all'altezza delle gambe dell'abominio e intrecciarla anche sull'altra gamba,infine,con una capriola che oltrepassò il lato del mostro Braxus tirò a se la rete rimasta incastra sia nelle gambe irte di spine,che nelle punte acuminate del tridente e tirò a se con entrambe le mani la rete e l'essere,nel suo muoversi in maniera impacciata perse l'equilibrio e cadde a terra,come solo un bestione come quello riusciva,in maniera pesante e rumorosa,ma non quanto lo scontro che si stava tenendo fuori dalla stalla. Parola dopo parola,preghiera dopo preghiera,sapeva cosa doveva fare e sapeva bene come farlo,il guaio era che richiedeva del tempo e molte energie per eseguire il rituale e Lucilla non voleva correre il rischio che aveva corso quando era giunta ad Aegis dal cielo. Se questa volta fosse accaduto l'irreparabile non ci sarebbe stato il mago a salvarla,quindi stavolta avrebbe fatto le cose per bene,come gli insegnamenti delle sacerdotesse più vecchie gli avevano trasmesso. Mentre recitava la formula Lucilla notava il caos attorno a lei,la lotta nella stalla,gli animali imbizzarriti,la battaglia tra l'esercito noviano e i barbari invasori,tutt'attorno a lei era caos,puro semplice caos. Eppure,mentre svolgeva l'indigetamenta sentiva nel profondo del suo essere,qualcosa che la scaldava,che le trasmetteva un calore particolare,un tepore unico nel suo genere,avvolgente e intenso,sempre più forte,sempre più grande,ma mai oppressivo e violento come avrebbe fatto un incendio,no,era più come il sole di una giornata di primavera,caldo,abbastanza da scacciare via il gelo,ma abbastanza tenue da non soffocare chi restava sotto la sua luce. C'era pace nella sua anima...ma non era pace quella che cercava in quel momento. I compagni attorno a lei continuavano a combattere,ma presto o tardi si sarebbero stancati,poiché vedeva come i due mostri,per quanto fossero poco abili a combattere,disponevano,di forza,energia e resistenza ben oltre le normali creature di carne ed ossa,come gli animali o le persone comuni,quelli rientravano ancora nella norma. Ma quei due esseri erano mostri nati dalla morte e che dalla morte si erano nuovamente destati con una nuova forma,deforme e abominevole e come tale andavano trattati alla stregua di abomini poiché abomini erano,agli occhi suoi come a quelli del suo lucente dio. Aveva accumulato abbastanza potere,lo sentiva scorrere dentro di lei,attraverso la carne,le ossa,la mente e lo spirito. Apollo le aveva concesso di ottenere ancora più luce di quella che gli era concessa normalmente,era giusto che la usasse contro un male che solo le tenebre potevano concepire. Le bastò pronunciare poche parole e il potere si liberò in tutta la sua gloria.

APOLLO AVERRUNCUS.”

Da qui fu il disastro per le creature,la luce sopra di lei si fece molto più intesa a tal punto che se prima serviva solo ad illuminare le tenebre dentro la stalla,ora appariva come un pezzo di stella caduta dal cielo,la cui luce era tanto forte da illuminare l'intero edificio a giorno e accecare temporaneamente chiunque osasse osservare direttamente il globo sopra le loro teste,come se si stesse guardando direttamente il sole. Ma per i due mostri fu peggio. Quando la nuova luce apparve e si espanse all'interno della stalla entrambi i mostri cominciarono ad urlare,in preda a chissà quale inumana sofferenza. Quello che stava correndo in contro all'elfo smise di correre e si gettò in ginocchio e battendosi le mani sul tutto il corpo,come se fosse in preda a fiamme che non poteva scacciare e anche l'altro,caduta a terra per colpa di Braxus iniziò ad agitarsi e urlando in preda all'agonia che non poteva scacciare. Le ferite aperte da entrambe le mostruosità cominciarono a sanguinare e tutti gli urti e le contusioni si fecero sentire in tutta la loro dolorosa forza.

SONO VULNERABILI,UCCIDETELI, NEL NOME DI APOLLO CHE SCACCIA IL MALE.”

Non fu un suggerimento,ma un ordine. Che fosse l'impeto della battaglia,le sue nobili origini,o fosse perché in lei,in quell'istante,scorreva l'energia di un dio,o forse una parte di tutte e tre di quelle cose,ora più che una giovane e vulnerabile principessa ora dava l'impressione di un imperiosa regina,coscia del suo potere e conscia di saperne fare uso ordinava ai suoi difensori di uccidere i mostri e spazzare via la minaccia che ora incombeva sul loro cammino. Ci volle un niente e subito Nym e Braxus colpirono le creature sofferenti,uno col tridente e l'altro con la piccola ascia che nascondeva dietro il mantello e incredibilmente, quando colpirono le bestie,fu come penetrare uno dei barbari che precedentemente avevano ucciso durante l'agguato,come se fossero semplicemente tornati umani e una volta morti restarono a terra immobili,con quella loro forma ormai deformata dall'oscura magia che aveva infettato i loro corpi. La sfolgorante luce di Lucilla aveva raggiunto anche Nimerin e Milziade,il primo a subire la presa d'acciaio del mercenario e il secondo a sfruttare tutta la sua abilità e forza per impedirgli di compiere altre eccentricità da incantatore,con la sua magia barbare e quell'animalesca maniera di uccidere. Poi si sentirono le urla dei mostri dolenti e li il barbaro mingherlino si accorse del rovesciamento della situazione a favore dei suoi nemici e questo gli inflisse un dolore nel suo malevolo orgoglio che solo un sentore di sconfitta sapeva infliggere.

No,non può essere. La vittoria era mia,era mia,come la tua sacerdotessa.”, disse il mezzelfo ormai incredulo a quell'avvenimento

Beh,mi spiace contraddirti,in realtà non troppo,ma credo che tu abbia perso una seconda volta. E già,non prendertela,una svista capita a tutti di tanto in tanto.”,disse Milziade prendendolo in giro sull'occhio mancante per l'ennesima volta.

Un altra battuta,un altra parola di scherno,si era stancato di essere preso in giro da quell'umano gradasso e presuntuoso. Mai gli era capitato di aver a che fare con qualcuno di più spavaldo di quell'uomo,che nonostante la fatica era riuscito ancora a sconfiggerlo,lui e il suo gruppo non erano stati uccisi dai goblin ed erano proseguiti,non erano stati uccisi dagli orsi di cui ne aveva corrotto la natura ed erano proseguiti,ed ora non solo le sue nuove creazioni si erano rivelate deboli contro la purezza della magia di quella ragazza ma era stato nuovamente sopraffatto dalla forza,dalla velocità e dall'imprevidibilità del nuovo acerrimo nemico. La sua preda designata,la sua vittima sacrificale all'altare della sua gloria predatrice,si era rivelato un animale che nemmeno lui,con le abilità e la sua capacità di imitare parti e peculiarità,sia fisiche che comportamentali delle più pericolose bestie presenti in natura era stato in grado di uccidere. E a quel pensiero gli tornò alla mente quella sensazione a lui ben nota,la odiava. Sentirsi debole,inadeguato,goffo,incapace di fare qualunque cosa,gracile,piccolo,insicuro....e li montò la rabbia. Ma non era una rabbia normale,no,era qualcosa di più primordiale e profondo e presto sostituì il senso di inadeguatezza. Ma più si sarebbe sentito così,mai più sarebbe stato quello debole,mai più sarebbe stato quello da prendere in giro,mai più. Ma non quella sera. Quella sera era stato sconfitto.

SACRIFICIO DELLA VECCHIA....”

Ma Nimerin non fece in tempo a formulare nuovamente l'incantesimo di fuga che quando nessuno se lo aspettava qualcosa penetrò all'interno della stanza,distruggendo buona parte del muro laterale che dava verso la strada principale ed entrò con tale forza,che Milziade fu costretto a lasciare la presa e così si fece sfuggire il violento incantatore che non esitò ad allontanarsi a distanza di sicurezza dalle mani del mercenario.

E adesso che succede?”,chiese Milziade alzandosi da terra e raggiungendo la spada precedentemente abbandonata.

Le macerie del muro che volavano di qua e di la,parte del tetto completamente crollato e il caos della battaglia presente per strada non aiutava di molto a comprendere cosa fosse successo in quel momento. Nym,Braxus e Gordlack,ormai rialzatosi da e ripresosi dal lancio improvviso,si avvicinarono al punto dell'edificio sfondato,mentre alcuni animali,liberi dalla loro postazione fuggirono in strada in preda alla paura,mentre nella corsa cercavano di evitare qualcosa che quasi sbarrava loro il cammino. Lucilla invece restava ferma dov'era,come in preda del suo stesso potere,ma non ignara di ciò che stesse succedendo,mentre Milziade nel contempo si rimise in posizione di combattimento pronto a ricevere l'ennesimo aggressore,fosse il mezzelfo o quell'altra cosa appena arrivata. Quello che videro tutti in quel momento fu uomo,alto e muscoloso,aveva una lunga chioma rossa raccolta in una treccia accompagnata da una folta barba del medesimo colore e la potente luce di Lucilla gli illuminò gli occhi di un verde smeraldo molto intenso. Attorno al collo portava un torque,un tipico girocollo di metallo intrecciato molto comune in alcune tribù barbare conosciute e veniva portato solo da valorosi guerrieri e capi tribù che si erano distinti per le loro gloriose gesta e come status sociale presso la tribù d'appartenenza,nel suo caso ne indossava uno in argento,con due boccini del medesimo materiale all'estremità di entrambe le parti,mentre più in basso indossava solo delle braghe di cotone dai colori spenti a metà tra il grigio e un verde molto pallido,tenuti su da un cinturone di cuoio la cui fibbia di ferro assomigliava alla testa di una croce intrecciata dalle estremità a mezzaluna e il petto era nudo con un peluria rossa che spiccava in mezzo ai pettorali fino ad arrivare al basso ventre,le braccia erano anch'esse nude e ai piedi portava dei morbidi stivali di cuoio. Ma più di tutto era l'arma che portava con se a suscitare maggior attenzione. Uno Spadone. Un enorme spadone,dalla lama liscia,lunga e larga quanto la mano di un uomo adulto che andava dal polso fino alla punta del medio,dal lungo manico nero,intarsiato da dettagli in oro,una guardia a croce a difesa delle mani di chi la impugnava e un pomolo che consisteva in un piccolo blocco di ferro,con delle strane piccole incisione fatte a regola d'arte. La sola immagine di quell'arma poteva far intuire quanto fosse forte l'uomo che la impugnava,poiché era raro vedere spade così grosse nell'impero e Milziade sapeva bene che quella non era un arma molto comune all'interno dei territori dell'impero.

Dumnoris,tu qui?”,chiese Nimerin con grande stupore verso l'omone appena arrivato, “Bene,adesso che ci sei anche tu possiamo uccidere queste pecorelle e prenderci la ragazza. Dai aiutami.”

Ma l'uomo non si mosse se non per poggiare la grande spada contro il pavimento e guardare la scena con fare pensieroso,rimanendo immobile nella sua staticità,in particolare i cadaveri dei barbari a terra ancora umani e dei due deformati dall'oscura magia del mezzelfo.

Sei stato tu a convincere questi uomini a seguirti,Nimerin?”,parlò il rosso rivolgendosi al suo compare con tono calmo e voce cavernosa.

Si sono stato io,hai visto come si sono lanciati nel cuore della battaglia? Hai visto come sono morti per la causa del nostro popolo?”

Il mezzelfo si avvicinò in maniera feroce e crudele a Dumnoris,con un serpente che striscia veloce verso un riparo sicuro,nel tentativo di salvarsi da un predatore più grosso.

Dai uccidiamoli,con la tua forza e la mia magia riusciremo...”

Ma non fece in tempo a finire la frase che una mano del possente guerriero afferrò il mezzelfo per la gola,strangolandolo e sollevandolo da terra,proprio come un uomo afferra una gallina per il collo,per la cena. Nessuno si aspettava quel colpo di scena,tanto quanto nessuno si aspettava l'arrivo di questo misterioso individuo che invece di aiutare il presunto alleato,lo stava lentamente uccidendo,mentre Milziade e gli altri guardavano la scena confusi e la luce di Apollo si affievoliva di intensità e Lucilla riprendeva controllo di se,osservando anche lei quel curioso spettacolo e come i suoi difensori non seppe se intervenire oppure prepararsi a qualcosa. Stettero tutti con le armi pronte all'uso,pur non mettendosi in alcuna posa di combattimento. Il mezzelfo si agitava convulsamente in cerca di una via di fuga e nel disperato tentativo di liberarsi provò di tutto,dall'afferrare con gli artigli il braccio che lo stava soffocando a nominare un incantesimo,uno di quelli che gli permetteva di fuggire, o almeno di divincolarsi. Ma gli artigli non servirono a niente e la voce strozzata non gli permetteva di chiamare a se la sua magia e dall'unico occhio si poteva vedere che la paura aveva preso il sopravvento sulla precedente feroce che aveva mosso le sue intenzioni.

Tu,schifoso verme senza onore. Guardali bene,guardali. I corpi dei nostri fratelli,alcuni dei quali appartenenti al nostro clan,giacciono a terra,per le strade di questo luogo,uccisi per mano dei noviani. Li hai convinti a seguirti approfittando della tua posizione come druido per reclutare quanti più guerrieri sei riuscito a radunare per seguirti in attacco contro questo avamposto,ma non per il nostro popolo,non per mandare un messaggio agli imperiali,no,lo hai fatto solo per i tuoi scopi personali.”

Sul volto di Dumnoris la rabbia era evidente e se avesse potuto trasformare ogni singolo e rosso pelo dei capelli,della barba e del petto in una scintilla quell'uomo sarebbe divenuto fuoco puro. Era facile intuire che volesse ucciderlo.

Tu non sei un predatore come tanto ti piace dichiarare. Sei solo un maniaco che prova piacere a saziarsi di violenza e morte,un viscido pervertito che gode del sofferenza altrui per sentire forse di fronte a chi è più debole. Persino la tua magia e un riflesso della tua putrescente anima e tradisci le tradizioni della nostra cultura e del consiglio dei druidi. Sei tale e quale hai mostri che crei,se non peggio.”

La mano si abbassò velocemente così come il resto del corpo e sbatté a terra Nimerin così forte da tramortirlo,per poi risollevarlo,con la testa ciondolante,segno che aveva perso i sensi.

Ma non ti ucciderò. Per quanto tu sia ripugnante sei comunque un membro della mia tribù e io non ho il diritto di uccidere uno della mia gente,né andrebbe del mio onore di guerriero.”

Si girò verso il grosso buco nella parete e incurante dei cinque che lo stavano scrutando,diede loro le spalle e si incamminò verso l'esterno della stalla.

Aspetta.”

Fu Lucilla a parlare,rivolgendosi al grande uomo. Lui smise di camminare,ma non si girò in direzione della sacerdotessa di Apollo.

Perché state attaccando l'impero?”,chiese lei con voce quasi implorante,molto diversa da quando emanava tutto quel potere concessole dalla sua brillante divinità.

Nobile Lucilla.”,lo chiamò Braxus che preoccupato che quella specie di gigante in miniatura potesse girarsi e attaccare in preda a chissà quale furia animalesca.

Invece l'omone se ne restò fermo,mentre teneva il piatto della spada poggiato su una spalla e teneva per la gola il mezzelfo svenuto.

Ti interessa saperlo,nonostante tu abbia perso il tuo trono?”, disse lui con tono serio,nonostante l'ultima parte della frase potesse risuonare come una sorta insulto o provocazione.

Si.”

Il barbaro se ne restò un attimo in silenzio,mentre faceva vagare lo sguardo sul campo di battaglia,dove i molti corpi dei assedianti e dei difensori rimanevano inerti in terra e in lontananza si potevano udire il continuo cozzare delle armi e boati degli scudi che si scontravano ancora,per l'avamposto.

Il mio nome e Dumnoris,campione della tribù dei Mitocaunni e quello che posso dirti,principessa e che le profezie dicono il vero e se era vero che voi vi trovaste qui,in questa notte,in questo luogo e nel mezzo di questo scontro,allora siamo destinati a incontrarci ancora e la prossima volta sarà come nemici. Il sangue della mia gente macchia la terra per uno scontro che non doveva avvenire. Ci scontreremo perché il mio popolo e il tuo non possono vivere in pace,ci combatteremo perché il tempo del sangue e della morte e giunto e una delle due parti morirà,perché così i tuoi dei,i miei e quelli di altre tribù e di altri popoli che seguono l'orda hanno voluto così. Ci rivedremo.”

Senza più nulla da dire il barbaro si allontanò dalla stalla,diretto chissà dove,scomparendo nel caos della battaglia,tra i numerosi cadaveri che ricoprivano il suolo.

Se ne restarono un attimo fermi,confusi su quello che era successo nell'arco di una sola serata: un ufficiale noviano corrotto,pagato da un folle mezzelfo,che intendeva rapire una sacerdotessa di apollo,che aveva chiamato a se un armata di barbari,tra cui un gigante,nell'intento di assaltare un avamposto noviano,solo per stanare loro cinque,costringendoli ad affrontare due cadaveri rianimati in mostri per concludere il tutto con un grosso omone,armato di una spada gigantesca che aveva steso il mezzelfo,citando una specie di profetica minaccia su un loro prossimo incontro. Bisognava dirlo,la serie di stranezze che si erano susseguite in un arco di tempo così breve aveva realmente dell'incredibile.

D'accordo... A questo punto credo che la porta d'accesso per l'impero sia aperta,nel vero senso della parola. Direi che è il momento di andarcene senza fare troppi complimenti.


In quello stesso istante,poco lontano dall'avamposto di Cherunensis.


Da un albero distante in mezzo alla foresta,Amunet,ancora intenta a mangiare datteri,osservava attraverso l'occhio do Horus,la lente magica con la quale gli piaceva guardare le situazioni interessanti da un punto vista sicuro,aveva osservato l'intero svolgimento dello scontro,se ne stava posata su un ramo,con la schiena poggiata contro l'albero in un equilibrio precario,che solo una donna come lei faceva sembrava un comodo triclinio. Aveva osservato tutto quello che poteva vedere da li: L'inganno di Milziade ai danni del soldato corrotto,la battaglia e Milziade e gli altri entrare nella stalla,senza contare che aveva visto quello strano spaventapasseri guercio entrare nella stalla prima che lo facessero i suoi bersagli ed ora,osservava divertita tre equini,di cui uno piccolino,uscire dall'avamposto,destreggiandosi senza troppa difficoltà tra i barbari rimasti,di cui molti si stavano dando alla fuga,segno che l'assalto era stato un autentico fallimento e i noviani di guardia erano resistiti abbastanza da respingere gli assalitori. Molto probabilmente avrebbero ricevuto un encomio per il valore con la quale avevano difeso la postazione al confine con la città stato di Aegis. Se avesse voluto intervenire nello scontro per supportare il mercenario lo avrebbe fatto,cosa che aveva già dimostrato all'accampamento dei noviani,ma non riteneva opportuno esporsi troppo per ogni singola disgrazia,agguato,tentativo di omicidio,assalto,rissa,battaglia,complotto e tante altre cose che coinvolgevano il suo combina guai preferito, se no, tanto vale che facesse coppia con Milziade per ogni lavoro che gli capitava a tiro e per i suoi gusti,lui né accettava fin troppi. Ma lei ragionava da ladra e il mercenario aveva tutto un altro approccio al lavoro,quindi normale che la sua filosofia di vita fosse diversa da quella dell'uomo che era stata incaricare di spiare,oltre al resto del gruppo ovviamente. Staccò la lente dall'occhio,ormai certa che per quella notte non doveva tenere conto degli spostamenti del gruppo,visto che sapeva che avevano intrapreso la strada principale ed ora si sarebbero diretti verso territori ad una quota più bassa,a quella che si trovavano,allontanandosi dalle montagne per una zona più collinare e rurale. Non aveva fretta di seguirli. Guardò ai piedi dell'albero e controllò con attenzione i due corpi ai piedi dell'albero. Abiti di lino azzurri,maschere nortuarie ornate con geroglifici verdi e il tipico tatuaggio del cobra che si arrotola attorno al braccio,oltre che i piccoli punteruoli d'avorio dalla punta avvelenate . Si,erano certamente due zanne di Uadjet,spie al servizio del faraone,per conto del culto di Uadjet,dea dalla testa di cobra della religione Amenosiana,protettrice delle famiglie reali che governano il regno delle sabbie. Adesso anche il faraone in persona voleva unirsi alla festa. La faccenda si faceva interessante. Con agili balzi se ne andò via,saltando di ramo in ramo,allontanandosi dalla sua postazione sicuro. Per quella notte aveva smesso di compiere i suoi doveri.

  
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