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Autore: Marc25    17/08/2022    0 recensioni
trama:
Un ragazzino ingenuo non si ricorda niente del suo passato, si ricorda solo di essersi risvegliato un giorno nella città di Roscow, nel continente pacifico del mondo di Albadros, una strega gli ha detto che troverà risposte nella città di Alcius, pericolosissima città dove sono tenuti i peggiori criminali. A Roscow incontra un ragazzo, Ichigo, che deve salvare sua madre, un incontro che sarà destinato a cambiare le loro vite e ad aiutarsi a vicenda per raggiungere i rispettivi obiettivi.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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~~Cap 29 – La Nascita della Sanguinaria
Avvertenze: Per capire al meglio il capitolo che segue si può andare a ripescare il capitolo 8 (che è uno dei capitoli di cui sono più fiero), ci saranno degli elementi divergenti, vi spiegherò meglio alla fine del capitolo.
Questo, come il precedente e il seguente è uno dei motivi per il rating arancione.
Buona lettura.

Hannah
Il calore di quell’acqua mi lambiva dolcemente e delicatamente la pelle, pian piano mi toglieva il sangue proprio come 14 anni prima mia madre mi toglieva lo sporco pe la prima volta dal mio corpo.
Quest’acqua mi fa tornare a 14 anni fa quando fui adottata dalla famiglia Arluan, lì passai l’anno più bello e più brutto della mia vita.


Continente Echo – Città Neo-Cartago
Mi ricordo poco della mia infanzia prima di essere adottata dalla famiglia Arluan, ricordo che tra i 4 e i 6 anni ero con un vagabondo, mi ricordo bene di lui, si chiamava Jinko, non posso dire di aver passato un bel momento, non che ricordi molto, ricordo che mi spacciava per sua figlia quando chiedevamo l’elemosina con qualunque tempo e a qualunque ora, ma divideva con me il cibo, a me andava bene quello, per me quello era già affetto, non avevo termini di paragone. A volte mi picchiava, sapevo che non era una cosa buona perché mi faceva male e a volte come riflesso nelle pozzanghere vedevo che avevo dei segni sul viso, sul corpo, violacei, talvolta neri, non sapevo cosa fossero, forse è perché siamo sporchi pensavo ma Jinko non aveva segni viola o neri, non capivo, ero piccola o forse capivo già troppo.
Ogni tanto cercava di vendermi, quando vedeva una persona che potesse avere tanti soldi diceva: “ Volete questa bambina? È mia figlia ma non riesco a mantenerla, fatela vivere dignitosamente “
Ma molti lo guardavano con disprezzo e non volevano una bambina sporca come me, iniziai ad avere un primo sentimento, l’odio.
L’odio verso quell’uomo che mi voleva vendere come un oggetto.

Poi, un giorno quasi all’improvviso, vidi un uomo avvicinarsi a me e a Jinko, l’uomo era alto e biondo e mi guardò con uno sguardo serio e non mi sebrava provare alcun sentimento, aveva quasi per nulla considerato Jinko, forse lo aveva visto cercare di vendermi al primo che capitava fino a 5 minuti prima senza successo, in quel momento però Jinko era sfinito e sapevo che appena si fosse ripreso mi avrebbe dato la colpa non solo di non essere una buona merce di scambio come mi chiamava lui, ma anche di non essere risucita a fargli fare soldi in altro modo, né rubando ( non quel giorno almeno) né facendo pietà durante l’elemosina.
Per quello Jinko all’inizio mandò a quel paese l’uomo che non si scompose, poi Jinko alzò lo sguardo verso l’uomo e il suo volto dall’indagatore passo al sorpreso e al devoto addirittura: “ Lei è.. il Governatore..?!? “
“ Si “ rispose l’uomo, effettivamente con abiti ben diversi da quelli che solitamente vedevo, neanche la gente più rinomata a cui Jinko mi voleva vendere era così elegante.
Jinko si gettò ai piedi di quell’uomo che guardandolo dall’alto in basso non nascondeva lo sguardo di disprezzo per quel mendicante.
Il governatore chiese senza preamboli: “ Quanto costa? “ indicandomi
Jinko si alzò ma teneva sempre lo sguardo basso: “ Ecco, vede, governatore Arluan..per lei io glie la darei anche gratis ma sono troppo affezionato a questa mia.. si posso chiamarla così..figlia. “
Tutto questo me lo disse accarezzandomi, era sempre peggio nelle sue operazioni di vendità, questa era la più vergognosa, fingere affetto per aumentare il prezzo..
Ma il governatore rispose senza aver prestato molta attenzione a Jinko: “ Possono bastare 600 San? “
Era sei volte quello che normalmente chiedeva Jinko, vidi il mio vecchio..possidente trattenersi dall’esultare e dire in un ultimo atto di falsità: “ Che diritto ho io di trattenere questo angelo e di farle vivere una vita con uno come me? Questi 600 San li accetto perché sono un simbolo del fatto che io la sto consegnando ad un uomo ed ad una famiglia migliore. “
Il governatore ascoltò con distrazione la prosopopea di Jinko, poi mi prese per mano e io lo seguì guardando per un ultima volta Jinko, non lo guardai con odio, non in quel momento, più con un affetto e una gratitudine, andavo in una famiglia vera, una famiglia migliore, ma mi sbagliavo.

Mentre camminavo affianco a qull’uomo ,che non mi guardava quasi mai in faccia, verso una destinazione ignota, io ero timorosa, era una situazione nuova, aspettavo un momento del genere viste le tante volte in cui Jinko aveva cercato di vendermi.
Ma fu tutto improvviso e non sapevo proprio cosa dire, cosa fare; eravamo per la strada quando vidi una scena agghiacciante, un bambino aveva messo quattro piccoli paletti piantati per terra e legato per ogni zama c’era un piccolo cane bianco, lui aveva intorno a sé una piccola folla di ragazzini della sua età, il cane piangeva spaventato, il bambino rise e con crudeltà prese un sasso  di media grandezza e colpì 3 volte la testa del cane con una crudeltà che mai avevo visto prima, io ero impietrita, sussultai quando il governatore Arluan mi toccò la spalla, incitandomi a riprenderlo a seguirlo, io non mi ero neanche accorta di essermi fermata.

Quando arrivammo alla grande dimora degli Arluan io rimasi per la prima volta in vita mia a bocca aperta, era così bella, così diversa dalle altre case in legno piccole che per me però sarebbero già state un sogno.
Fuori da quella casa mi apettavano la mia futura madre e la mia futura sorella, Fuyuko e Maeko.
Fuyuko aveva un sorriso splendente e sincero, Maeko invece si nascondeva dietro le gambe della madre un po’ spaventata dalla mia nuova presenza, poi Fuyuko incitò la figlia con un gesto che con lentezza e timore venne incotro a me e mi disse: “ Benvenuta mia nuova sorella “. Lo disse come se fosse stata preparata prima, anzi lo era ma io al momento non capì e a stento capivo ciò che mi stava succedendo e quello che mi dicevano, così rimasi in silenzio e notai l’atteggiamento del mio futuro padre cambiato, sorridente e caloroso.. mi chiesi il perché.

Quella stessa sera entrai in quella reggia e capii da allora cosa volesse dire davvero grande, maestoso, ben presto avrei notato che poche erano le stanze che venivano effettivamente usate dalla signora e dal signor Arluan, molte stanze un tempo forse quando c’era un’atra famiglia dovevano essere state occcupate dalla servitù, presto scoprì che c’era della gente che si occupava di non lasciare quelle stanze in rovina ma erano presenze occasionali e non potevano chiamarsi servitori, solo la cuoca era una presenza costante e dormiva in una stanza al piano terra, era una signora sempre sorridente con noi piccole.
Quella stessa sera Fuyuko mi accompagnò in una stanza e appunto vidi la cuoca vicino ad un lungo tavolo, sentì un odore mai sentito prima, un odore di buono, mi fiondai vicino al tavolo, a stento mi sedetti sulla sedia e bevetti quella zuppa senza sapere che cosa ci fosse dentro, incurante ovviamente di quell’aggeggio che era affianco alla coppetta da cui avevo appena bevuto che scoprì più tardi essere una posata.
Maeko, la mia nuova sorella che aveva seguito la madre e me fino a quel momento disse sinceramente: “ Come puzza però! “
La madre la sgridò: “ Maeko, che modi sono! “
E Maeko scappo piangendo e venendo consolata dal padre che era comunque lì vicino.
Quella donna così premurosa, Fuyuko, mi sorrise e disse: “ Scusa Maeko, sono sicura che presto andrete d’accordo, pensavo che una frase del genere ti avrebbe fatto piangere ma è ovvio che io non sappia niente davvero di te. “
Ero troppo piccola per capire quel sottile senso di inadeguatezza di Fuyuko ben espresso in quella frase, però ricordo che pensai di non capire perché sencondo lei avrei dovuto piangere, Maeko aveva detto la verità, puzzavo e poi non avevo mai pianto.
Fuyuko mi sorrise di nuovo subito dopo e mi disse: “ Ti è piaciuto il pasto? “
Io annuì energicamente
Lei mi richiese: “ Ne vuoi un altro po’? “
Io annui nuovamente energicamente e poi aggiunsi con un filo di voce: “ Grazie “
Lei mi sorrise stavolta non per essere dolce e rassicurante con me ma perché davvero felice di quella mia semplice parola.

Quella stessa sera Fuyuko mi accompagnò in una strana stanza che poi imparai a chimare bagno, c’era un contenitore pieno d’acqua, io ero timorosa, non ero sicura di voler entrrare la dentro come mi incitava Fuyuko, poi lei mise la mano nell’acqua e prese un po’ d’acqua mettendo le mani a conca e se la butto in faccia mostrandomi così che non c’era niente di pericoloso, così io mi spogliai da sola di quei vestiti vecchi che portavo da non so bene quanto tempo, ma era almeno qualche mese e mi misi con ancora un pizzico di timore in acqua.  
Subito provai sollievo, l’acqua era calda ma non troppo e fino ad allora quella era la più bella sensazione che avessi mai avuto, poi Fuyuko prese una grande spugna per il corpo, io la guardai preoccupata ma lei mi disse: “ Ti fidi di me? “ Io annuì e lei iniziò a passarmela delicatamente lungo tutto il corpo, non provavo vergogna davanti a lei, in pochi attimi capii che cosa volesse dire volere bene a qualcuno.
Il più dello sporco venne levato via da quel bagno e grazie a dei prodotti che mai avevo visto prima anche la puzza andò via.
Fuyuko mi portò dei vestiti della mia taglia, probabilmente abiti che Maeko non portava per qualche motivo e che a me andavano bene.
Poco dopo vidi il governatore di cui seppi il nome, Arch e la figlia Maeko. Arch mi sorrise affettuoso, di un affetto sincero e Maeko, beh, forse perché ero appena arrivata o forse gelosa delle attenzioni che stavo ricevendo mi fissava seria come a cercare di scrutare ogni possibile mossa di un avversario o di un nemico.

Un giorno però diventammo sorelle, fu grazie a Kujo, ma non per merito suo.
Quel giorno Fuyuko voleva che noi giocassimo insieme non lontani dalla reggia per diventare più unite tra noi ma Maeko non voleva stare vicina a me, poi prese una pietruzza bianca che faceva dei disegni sul terreno e fece una figura geometrica, poi seppi che quel gioco in cui Maeko saltava tra delle caselle si chiamava campana. Voleva giocare da sola e io mi tenevo a debita distanza, nonostante la osservassi con curiosità.
Però si avvicinò a lei un bambino e poi altri dietro di lui che ridevano, vidi subito Maeko preoccupata, mi preoccupai anch’io e mi avvicinai a Maeko, quando fu spinta da quel bambino ,che poi seppi chimarsi Kujo, corsì verso la situazione di conflitto.
Notai che era lo stesso bambino a cui avevo visto uccidere il cane con una pietra, era pericoloso, una volta arrivata lì dissi: “ Lasciate stare mia sorella! “
“ Oh, ma guarda adesso abbiamo la bastarda, meglio così, ci divertiamo con tutte e due “ disse perfidamente Kujo, le risate dei suoi amici riecheggiavano, Maeko intervenne: “ Lo dirò a mio padre! “
“ Siamo abbastanza lontani dalla reggia e poi tuo padre non sarà per sempre governatore “ rispose Kujo
Mentre quel perfido ragazzino stava per picchiare Maeko, io mi misi in mezzo e presi un pugno in un occhio e non cadendo dissi: “ Potete picchiare me ma non dovete toccare mia sorella “
“ Che bastarda coraggiosa e resistente, tranquilla, siamo abbastanza per pestarvi tutte e due, vorrei tanto farvi fare la fine dei cani e dei gatti che trovo  per strada, vorrei tanto fracassare con una pietra la testa della tua sorell…
Non feci finire la frase che gli tirai un pugno sul naso e lo feci cadere per terra con il naso insanguinato, lui mi guardò con un mix di terrore e odio, ero sorpresa della mia stessa forza, mi misi a cavalcioni su di lui, pronta a continuare a prenderlo a pugni, i suoi amici nel frattempo erano scappati, sentì la voce di Maeko dirmi di non farlo: “ Ti prego Hannah, non sei come lui “.
Tanto bastò a bloccarmi con il pugno che avevo già alzato pronto a scagliarlo su Kujo che mi spinse via vedendo il mio tentennamento e alzandosi scappò minacciando vendettà.
Io avevo avuto per tutto il tmpo il cuore che mi batteva come mai aveva battuto, ero contenta, ero fiera di aver protetto Maeko, ero fiera di me.

Maeko si avvicinò a me e si limitò a darmi un bacio vicino all’occhio dove avevo preso il pugno, evidentemente si stava già formando il violaceo intorno. Poi mi disse: “ Nostra madre dice che così qualunque ferita guarisce prima “, poi mi prese la mano e ci incamminammo verso la nostra enorme casa. Io sorrisi per tutto il tragitto, nostra madre, aveva detto nostra.

I mesi che seguirono furono i più belli della mia vita, ero una bambina innocente che instaurò una sorellanza con Maeko, avevamo fatto vari giuramenti da bambini ma che per noi erano importantissimi sul fatto che saremmo sempre state sorelle, o che saremmo state sempre insieme, cose del genere, le idee erano di Maeko ma io la seguivo con convinzione e poi giocavamo sempre insieme per la gioia nostra e di Fuyuko, nostra madre.

E poi c’era Arch che era più freddo, preferiva la sua vera filglia, ma io lo capivo, Fuyuko voleva un’altra figlia e non accorgendocene mesi prima mi aveva visto con Jinko andando in quelle zone malfamate contro il parere del marito. Ma Arch cercava di dissimulare questa verita e lo faceva piuttosto bene dispensando affetto anche nei miei confronti.
L’unica cosa che straniva e spaventava me e Maeko era che qualche sera il padre si chiudeva a chiave in una stanza solo sua da cui provenivano versi quasi animaleschi a volte. quando noi bambine ci spaventavamo Fuyuko ci rassicurava allontanandoci dalla stanza e delle numerose volte in cui era successo mi colpì una volta una frase  che non poteva essere più vera, ciò che accadeva in quella stanza era qualcosa di necessario, purtroppo avremmo capito a nostre spese il perché, dopo quel maledetto giorno.

Il giorno del non ritorno fu un attentato alla vita di Arch, una freccia scoccata da qualcuno nella folla per poco non colpì Arch, io, mia sorella e nostra madre eravamo lì ma per fortuna non fummo colpite, l’unico effetto sarebbe stato lo spavento ma da quel momento Arch divenne oltremodo paranoico. Noi fummo contente che Arch non fu colpito, non poteva esserci motivo più sbagliato per essere contenti, se quella freccia fosse andata a segno forse ora..
Qualche giorno dopo, una sera, la nostra cuoca ci aveva portato da mangiare come faceva sempre ,ma Arch le disse: “ Non mi fido di quello che puoi aver messo nel mio piatto, assaggia! “
Ma la cuoca Emily non era un tipo che si faceva comandare facilmente, così si rifiuto, Arch si alzò, prese per i capelli la povera Emily, prese il cucchiaio con un po’ del suo cibo e lo ficco a forza nella bocca di Emily che fu costretta a deglutire,il cibo non era avvelenato, Emily dopo qualche secondo si stava allontanando tremando, quando Arch le disse tra un boccone e l’altro: “ Comunque non mi fido di te, chi sei tu?!? Un’estranea, domani mattina ti voglio fuori da questa casa. “
Fuyuko: “ Ma Arch..
Arch gridò: “ Non mi contraddire! “
Maeko piangeva, io cercavo di consolarla, nostro padre era diventato come quello che prima si chiudeva nella stanza, solo che molto peggio.
Emily disse: “ Come desidera signore “

La mattina dopo:
Emily svegliò di buon leva me e Maeko e ci diede due dolci fatti da lei e ci disse: “ Gustateveli, mangiateli in 3 giorni massimo e non fateli vedere a nessuno, vi voglio bene ragazze “ e ci abbracciò, ci sarebbe mancata, le ultime due parole che sentimmo dalla sua bocca furono: “ Buona fortuna “

Facemmo come aveva detto Emily, quei dolci erano buonissimi, se le notti io e Maeko sentivamo degli strani rumori e urla di Fuyuko mai sentite prima provenire soprattutto dalla camera dei nostri genitor; il giorno la nostra sorellanza si rafforzava sempre di più, uno dei nostri giuramenti di sorellanza consistette nel ferirci con uno spillo un dito e unire le proprie dita ferite e col sangue mischiato urlare: “ Sorelle per sempre! “

Una notte non riuscì a dormire e passai vicino ad una stanza attirata dalle voci, vidi una porta socchiusa e sbirciando notai Arch vicinissimo a nostra madre attaccata al muro, poi le mise una mano sul colllo e disse: “ Non riesci neanche più a soddisfarmi col tuo corpo! Forse dovrei andare da qualche puttana o forse da mia figlia e dalla bastarda, stanno crescendo bene in fondo, no? “
A quella fraese, inoriddita Fuyuko si spogliò completamente donandosi al marito e con le lacrime agli occhi mi guardò facendo no con  la testa, Arch pensava fosse riferito a lui che incurante si stava spogliando per avventarsi sulla moglie, io capìì che voleva che non guardassi, così abbandonai quella vista, non senza notare le braccia, le gambe e non solo con dei lividi evidenti.


Il giorno dopo quando io e Maeko ci eravamo svegliate sentimmo un urlo da parte di Arch
“ NOOOOOOO!!!! “
Corremmo tutte e due verso da dove proveniva l’urlo, io che ero davanti a Maeko appena vidi Arch abbracciare disperato un corpo che pendeva da un lampadario bloccai la visuale di Maeko: “ Non guardare “
Maeko capì subito che riguarava sua madre e iniziò a piangere.
Io ero molto triste ma non riscivo a piangere, non mi era mai capitato e non potevo certo farlo davanti a Maeko; a niente valse però il mio intento di non far vedere la madre impiccata a Maeko perché all’improvviso Arch mi spinse via e fece vedere il corpo di Fuyuko a sua figlia dicendo: “ È colpa vostra se si è uccisa, siete state delle figlie inette! “
Maeko era rimasta con gli occhi sbarrati, forse non aveva sentito neanche le assurde accuse del padre ma era completamente scioccata, mi alzai dalla spinta di Arch e raggiunsi subito Maeko per toglierla da quella vista, ci riuscì ma Arch mi tirò un violento ceffone che mi fece sanguinare il labbro, Maeko non si era ancora ripresa e in me riaffiorò quel sentimento che avevo provato molto tempo prima, no, molto più forte di prima, l’odio odiavo quel mostro che era Arch, lo guardai con odio, lui sostenne il mio sguardo per qualche secondo, poi lo distolse.
Si girò e finalmente tolse il corpo di Fuyuko da quel lampadario e come ultimo atto umano la seppeli nel gigantesco giardino con mota cura e pianto un piccolo paletto di legno nel terreno.
Fuyuko ci aveva abbandonati con un mostro, era consapevole di ciò, eppure lo aveva fatto, non poteva perdonarla per questo.

Passamo il mese seguente in una relativa orrida tranquillità, Arch presto non sarebbe stato confermato governatore, da quel sistema oligarchico che c’era nella città, ma Arch non sarebbe tornato a essere il padre amorevole di famiglia che era prima, almeno in parte, oramai era un punto di non ritorno.
In quel mese noi imparammo a cucinare, Maeko voleva i complimenti del padre ma non li avrebbe mai avuti neanche se fosse stato mai a mangiare a casa in quel mese, tornava tardi e ubriaco ed era un sollievo, l’unico mio pensiero era Maeko, volevo il suo bene, ogni notte aveva un incubo dalla morte della madre e io la consolavo, la calmavo, non era un peso per me.


Ma una notte fu l’inzio della fine, Maeko ebbe un incubo e gridò, entrò nostro padre più sobrio del solito ma comunque abbastanza brillo, si diresse verso Maeko ma non per consolarla, si mise adosso a lei e iniziò ad armeggiare con i pantaloni, mia sorella era impietrita, non capiva cosa stesse succedendo, io vidi nella mia testa la stessa scena con nostra madre la notte prima del suo suicidio, capii cosa voeva fare, così attirai la sua attenzione, dissi: “ Arch, vieni da me “ e imitai la Fuyuko che vidi qualche giorno prima e mi spogliai davanti a lui, Arch fece uno sguardo voglioso, si allontanò da Maeko e si mise adosso a me. Io non sapevo che avrebbe fatto così male ma dovevo resistere, lo dovevo fare per mia sorella.

Successe un altro paio di notti e nel frattempo passarono una decina di giorni ,il dolore che provavo per tutte le giornate era lancinante, il mio piccolo corpo non era abbastanza formato per subire tutto quello, decisi che c’era solo un modo per liberare me e Maeko, così un giorno presi un coltello da cucina e pensau che se fosse venuto nella nostra stanza lo avrei attirato  per ucciderlo.

Proprio quella notte entrò Arch, cercai di attirarlo com avvo fatto giorni prima ma non feci in tempo a spogliarmi che lui si gettò su Maeko dicendo: “ Mi sono già stancato di te bastarda “
Volevo protestare, volevo dire che era sua figlia, ma capii che sarebbe stato tutto inutile, così presi il coltello che avevo nascosto sotto il letto, ma mentre Maeko si dimenava e Arch armeggiava coi pantaloni, mia sorella vide la mia figua con il coltello alzato pronto a colpire Arch ma mi disse con un filo di voce: “ No, non farlo “. Io mi bloccai e Arch si girò , vide me col coltello alzato e mi prese per il collo, mi butto a terra ma io non mollai la presa del coltello e riuscì a colpirlo in pancia, lui che era sopra di me si toccò sorpreso la pancia e si girò con la schiena a terra e gridò: “ Maledetta bastarda, giuro che ti uccido! “
Sarebbe soppravvisuto con una ferita leggera seppur in pancia? Forse no, ma non vollì rischiare, così lo colpì di nuovo vicino alla ferita, stavolta ero io sopra di lui, sentivo la voce di Maeko ma non capivo quello che diceva, era tutta ovvatata, l’unica cosa che vedevo e sentivo era quell’uomo che mi aveva rovinato la vita, dopo la seconda ferita disse semplicemente: “ Fermati, così mi uccidi “, io vidi il suo sguardo di terrore e colpii una terza, una quarta, una quinta volta, continuavo e continuavo, arrivai a oltre 10 coltellate, ero pregna di sangue della mia vittima sulle mani, sul vestito, mi girai, Maeko che mi aveva pregata per tutto il tempo di fermarmi era esterefatta, io mi avvicinai con un sorriso: “ Ora siamo libere “ le dissi ma lei indietreggiava, allontanandosi e dicendo cose deliranti coe: “  È colpa tua, da quado sei arrivata..
Io mi avvicinavo preoccupata, lei indietreggiava sempre più velocemente, era ad un metro di distanza, prese le scale che portavano al piano terra, ma al terzo scalino inciampò, fece in tempo a rendermi la mano e a dirmi con un tono di aiuto: “ Hannah “.
Io le tesi la mano di rimando ma eravamo troppo lontane, riuscì a sfiorare solo due dita di Maeko e così cadde dalle scale.
Io mi precipitai al piano di sotto, aveva gli occhi vacui, come se fosse morta..ma non poteva essere morta, avevo fatto di tutto per proteggerla, la mossi scuotevo il suo corpo ma lei mi guarava col suo sguardo vuoto, perché mi faceva questo pensavo, perché?

Quando uscì da quella casa, rinaqui in un'altra veste e diventai Hannah, la sanguinaria.

Commento: Come avrete intuito in questa storia abbiamo più generi e questo capitolo potremmo metterlo nel tragico come capitolo, spero però che sia piaciuto il capitolo. Il prossimo ci farà capire perché Lily si fa chiamare Lily Arluan, e perché ci sono delle differenze con ciò che aveva scoperto Hime(sapete di cosa sto parlando se avete rivisto il capitolo 8) dopo di ché perderemo di vista per un po’ Hannah e Lily e le rivedremo alla fine della seconda parte del racconto.

   
 
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