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Autore: Ghost_Angel_    18/08/2022    1 recensioni
Hogwarts, anno scolastico 1995-1996. Dolores Umbridge imperversa per i corridoi della scuola di magia e stregoneria più famosa del mondo, con un sadico piacere nel fare del male agli studenti che è molto più chiaro ed esplicito di qualunque segno la professoressa di divinazione dica di vedere nelle tazze di thè.
E mentre tutti erano concentrati sulle vicende di Harry Potter, cosa è successo nel mondo magico? Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è stato l'unica minaccia ad incombere sui maghi? O c'è stato altro, nascosto dietro lo sfavillante mondo del Bambino Che È Sopravvissuto?
Un gruppo di studenti di Hogwarts, un libro, Blaise Zabini.
Il mondo dietro.
Genere: Angst, Dark, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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❝Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Anno scolastico 1991-1992.❞

Il binario 9¾ era in fermento. Idrial Vanimar mosse un orecchio, captando il disturbante suono della rotella di una valigia che strisciava in maniera stridula sul marmo, forse bloccata da qualcosa.

«Idrial, mi stai ascoltando?»

«Sì, madre» rispose svelta, voltandosi a guardare la donna davanti a lei. «Starò-»

Il suono delle sue parole fu tagliato dal fischio del treno, che avvertiva di essere prossimo alla partenza. Strinse gli occhi per il rumore acuto, e il calpestio di piedi e chiacchiere si fece frenetico.

«Starò attenta. Vi porgo i miei saluti!» esclamò, alzando la voce per farsi sentire dai suoi genitori. Afferrò uno dei manici del proprio baule e fece in tempo solo a vedere le labbra di sua madre che si aprivano - dicendo qualcosa che non riuscì a capire - prima di voltarsi e infilarsi nella folla.

Si dovette fare spazio con la forza, e quasi inciampò quando la sua veste si impigliò in una gabbietta lasciata a terra. Imprecò, ma riuscì a tenere l'equilibrio e spingersi all'interno di un vagone, puntando tutto il suo peso a terra per riuscire a tirare il baule sù con lei.

Dentro, la situazione non era migliore. Si guardò intorno stordita dal rumore di voci e di bauli che venivano spostati e trascinati, e strinse di nuovo gli occhi al fischio del treno.

Qualcuno le urtò la spalla mentre passava.

«Ma faccia attenzione!» esclamò, sbarrando gli occhi, e qualcun altro la urtò ancora.

Idrial era proprio nel bel mezzo di un corridoio.

«Stupida.»

La voce familiare di Draco fu seguita da una mano salda sotto al suo gomito, che iniziò a trascinarla in avanti. Il baule le era stato preso via dal ragazzo, e si ritrovò a fare un sospiro di sollievo.

«Dove ci dirigiamo?!» chiese, quasi urlando, nel tentativo di farsi sentire.

Draco la ignorò.

E quello che le era appena passato affianco era un rospo?

Arrivarono fino a quasi metà del treno prima che il biondo aprisse uno scompartimento, tirandola dentro in fretta.

E fu la pace dei sensi quando la porta scorrevole venne chiusa di nuovo, e le sue orecchie ipersensibili poterono trovare sollievo. Se le massaggiò senza quasi farci caso, mugolando mentre il ragazzo sollevava il baule e lo metteva nello spazio apposito sopra ai sedili.

«Sta' attenta a dove metti i piedi» sbottò un'altra voce, che non apparteneva né a lei, né all'amico.

«Ah? Oh, ma non l'avevo mica vista lei!» esclamò, sorpresa, guardando la ragazza già seduta nello scompartimento.

Corti capelli bianchi, al mento, e ciglia bianche allo stesso modo che si posavano su un paio di occhi che la guardavano senza troppa simpatia.

Idrial sorrise. «Mi dia l'onore di presentarmi. Sono Idrial Vanimar, lieta di fare la sua conoscenza!»

Draco alzò gli occhi al cielo alle sue parole, e si sedette di fronte alla ragazza sconosciuta.

«Arline Hunt.»

«Molto lieta!» ribatté ancora Idrial, prendendo posto di fianco al ragazzo biondo. «E costui qui accomodato è il mio amico Draco Malfoy, posso desumere che abbiate già fatto conoscenza?»

Arline la fissò scettica. «Perchè hai delle orecchie da elfo?» le chiese, e incrociò le braccia al petto. Dietro lo strato di scetticismo, Arline stava nascondendo una spessa condensa di interesse, che brillava oscurato negli occhi azzurri.

Idrial si grattò dietro l'orecchio, imbarazzata. «Sono un elfo alto. È una razza a parte.»

Arline posò i gomiti sulle ginocchia, e il viso fra le mani. Si inclinò in avanti, avvicinandosi. «Quindi sei come un elfo domestico? Ce n'è uno in ogni vagone?»

Idrial poté giurare di aver avvertito le proprie orecchie farsi rosse. «No, no, lei mi ha frainteso. Io sono un elfo alto, non un elfo domestico» spiegò, gesticolando.

Arline alzò un sopracciglio, e posò di nuovo la schiena contro il sedile. «Rimani sempre un elfo» sottolineò, guardandola negli occhi.

Idrial si lasciò scappare una risata nervosa, e Draco parlò prima di lei. «Sei così cieca da non notare la differenza fra lei e un elfo domestico? Ne hai mai posseduto uno, o la tua è una famiglia di straccioni?»

Arline sbuffò una risata. «Straccioni? Malfoy, fammi il piacere. I miei capelli ti sembrano forse rossi?»

Draco sbatté le palpebre, e rise. Idrial al suo fianco si grattò l'orecchio, confusa, e il biondo le diede una gomitata. «Parla dei Weasley, Idrial» le disse, e l'elfo capì subito chi intendesse.

«Orsù, non nominiamo i nostri prossimi compagni di scuola in loro assenza» provò a dire, ma Draco rise solo più forte.

Arline sorrideva.

La tensione nel vagone si era allentata di colpo, e Idrial ammise a sé stessa di essere grata per quella battutaccia.

«A proposito di Weasley, perché non andiamo a cercarli?» propose Draco, alzandosi in piedi. Idrial scosse la testa, e tirò fuori l'ultima copia de "Il salotto di Shampling".

«Preferisco leggere la mia rivista favorita, in questo momento, ma tu va' pure» gli disse, aprendo il mensile.

Arline, invece, si alzò in piedi, coprendosi le labbra con le mani per nascondere una risata. «Ti faccio compagnia, Malfoy.»

E i due uscirono dallo scompartimento.

«Lo sai, gira voce che quest'anno ci sia anche Harry Potter» fece Draco, mentre si spostavano fra i vagoni. Un rospo passò loro di fianco e Arline fece una smorfia, scansandolo.

«Quell'Harry Potter?» chiese l'albina, poi, alzando gli occhi su di lui una volta sicura che l'essere a quattro zampe fosse fuori portata.

«Il bambino che è sopravvissuto» confermò Malfoy, mentre un ragazzo in carne lo superava, correndo, con un po' di affanno. «E io l'ho già incontrato, ovviamente» aggiunse, passandosi una mano fra i capelli biondo platino.

Arline lo guardò sorpresa. «Ah sì?»

Draco annuì. «Quindi so che faccia ha. Seguimi, e lo conoscerai» si vantò, mentre entrambi davano un occhio nei vari scompartimenti aperti, cercando di trovare una testa rossa.

«Oh, avete visto un rospo?» li bloccò una ragazza, piazzandosi davanti a loro. Aveva crespi e lunghi capelli castani, tenuti sciolti, e sembrava un po' affannata.

Draco la squadrò da capo a piedi, mentre Arline scosse la testa. «No» mentì, con nonchalance, prima di superarla.

Il biondo rise, quasi con cattiveria, ed entrambi passarono al vagone successivo.

Alla fine, incontrarono poco più in là due amici del biondo: Goyle e Tiger, che a quanto pare Malfoy conosceva di famiglia, e i due semplicemente si attaccarono alle calcagna del ragazzo, seguendolo.

«Sono tuoi amici, o cani?» domandó Arline, dando un'occhiata alle spalle sue e di Draco, dove a qualche passo di distanza da loro camminavano i due.

Malfoy fece un cenno sbrigativo della mano. «Non pensarci. Piuttosto, questo è l'ultimo vagone, quindi il nuovo Weasley dovrebbe essere qui.»

«C'è anche lo scompartimento dei prefetti e dei caposcuola qui» notò Arline, guardando alla fine del vagone, dove un piccolo stendardo con il simbolo dei prefetti svettava.

«Dev'essere qui, è l'unico scomparto che non abbiamo controllato» fece Malfoy, poi, avvicinandosi all'ultima porta prima di quella dei caposcuola.

La spalancò, con Goyle e Tiger che si affrettavano dietro di lui e Arline al suo fianco. Dentro, c'era la testa rossa per cui i due erano usciti in primo luogo, ma non solo.

Arline si accorse subito della cicatrice a forma di saetta sulla fronte del ragazzino occhialuto che faceva compagnia al rosso. La ragazza sbarrò gli occhi, e si accese di interesse.

«Quindi è vero?» chiese lei, prendendo parola di prima di chiunque altro. «Il bambino che è sopravvissuto quest'anno verrà a scuola con noi.»

Quello che doveva essere Harry annuì. «Sì» disse, il suo sguardo che volava ai due ragazzi dietro di loro, che lo fissavano.

Draco intervenne. «Oh, questi sono Tiger e Goyle. E questa è-»

«Arline Hunt» lo precedette la ragazza, fissando gli occhi di ghiaccio in quelli del bambino che era sopravvissuto.

Harry distolse lo sguardo, mentre Draco la fissava un po' seccato per quell'interruzione.

«E io mi chiamo Malfoy. Draco Malfoy.»

Testa rossa diede un colpetto di tosse che avrebbe potuto benissimo dissimulare una risatina. Draco Malfoy e Arline Hunt lo fissarono.

«Trovi buffo il mio nome, vero? Non c'è bisogno che chieda a te come ti chiami. Mio padre mi ha detto che tutti i Weasley hanno i capelli rossi, lentiggini e più figli di quelli che si possono permettere.»

«Oh, Malfoy. Hunt.»

Una nuova voce si fece spazio in quella discussione, zittendo tutti. Una ragazza dai capelli blu e neri entrò nello scompartimento, spingendo Goyle per farsi spazio, e andò a sedersi al fianco del Weasley.

Arline alzò un sopracciglio. «Ci conosciamo?» chiese, scettica.

«Oh, non di persona. Sono Nüwa Melgar, i nostri padri si conoscono. E sai com'è, oltre alle teste rosse dei Weasley anche la ragazza tutta bianca si riconosce in fretta.»

Arline assottigliò lo sguardo.

«Che hai da dire su di me, Melgar? O chiunque tu sia?» domandò, brusca.

Nüwa scosse la testa. «No, no, io? Non ti mettere sulla difensiva, dicevo per dire» mormorò, lasciandosi cadere su uno dei sediolini.

Gli uomini nello scompartimento erano stati in silenzio ad osservare lo scambio, e come sempre fu Malfoy il primo a ricomporsi e riprendere parola.

Si rivolse di nuovo a Harry.

«Potter, non tarderai a scoprire che alcune famiglie di maghi sono migliori di altre. Non vorrai mica fare amicizia con le persone sbagliate...? In questo posso aiutarti io.»

Allungò una mano per stringere quella di Harry, ma lui non la prese.

«Credo di essere capace di capire da solo chi sono le persone sbagliate, grazie» gli rispose gelido.

Draco Malfoy non arrossì, ma le guance pallide gli si tinsero di un vago colorito roseo, e stavolta fu Arline Hunt a prendere parola.

«Lo sai, Potter, il fatto che tu sia stato un eroe non significa che ora tu sia costretto a essere amico delle cause perse, come Weasley, per apparire caritatevole.»

«Ripetilo!» scattarono la testa rossa, Harry e Malgar insieme, alzandosi in piedi all'istante.

Malfoy rise.

E Hunt parlò ancora. «E anche tu, Malgar. Se tuo padre è amico del mio, vuol dire che vieni da una buona famiglia. Non ti mischiare con la gentaglia, ti useranno per arrivare a quello che non hanno.»

Weasley divenne rosso fino alle orecchie. «Io non-» provò a parlare, ma Nüwa fece un passo avanti, fronteggiando la ragazza albina.

«Hunt, credo che dovresti essere più gentile. Non conoscete Ron, quindi non avete motivo per giudicarlo.»

«È un Weasley, questo già dice abbastanza su di lui» intervenne Malfoy, e Nüwa gli gettò un'occhiata carica di rabbia.

Prima che chiunque potesse dire qualcosa, però, Tiger lanciò un urlo, agitando la mano in aria. A quanto pare, aveva provato ad afferrare uno dei dolcetti dello scompartimento e Crosta - il topo di Ron Weasley - gli aveva morso il dito.

Dito a cui era ancora attaccato.

«Andiamocene, questa scena è ridicola» fece Arline a Draco, ed entrambi si defilarono mentre Tiger ruotava il braccio in aria e il topo si staccava, andando a sbattere contro il finestrino fra le urla di tutti.

Nel corridoio, incontrarono Hermione Granger che marciava con forza verso la fonte del rumore, con un'espressione arrabbiata.

Uscirono dal vagone appena dopo aver sentito la sua voce che diceva: «Che cosa è successo, qui?!»

Nonostante pensassero di essere gli unici due ad essersi allontanati dal trambusto, a sorpresa Malgar li raggiunse qualche attimo dopo, bloccandoli.

Li fissò intensamente negli occhi, con due ciocche blu che le incorniciavano il viso. «Hunt, Malfoy, dico sul serio. Ron non è così male, anzi. Penso che dovreste dargli una possibilità, che vi costa?»

Malfoy alzò gli occhi al cielo. «La dignità» le rispose, incrociando le braccia.

Arline annuì.

«Ma quale dignità?» si lamentò Nüwa, esasperata.

«Ordunque, ragazzi, eccovi qui! Pensavo vi foste perduti!»

Idrial fece la sua comparsa dal vagone affianco, posando subito gli occhi sulla ragazza che non conosceva.

«Oh, tu sei devi essere Vanimar, sei l'unico elfo alto che potrebbe esserci qui» fece Malgar, anticipando la maghelfa su qualsiasi cosa avesse potuto voler dire.

La ragazza si grattò l'orecchio. «Ci conosciamo?»

«No, ma i nostri pad-»

Arline interruppe Nüwa prima che potesse partire di nuovo nella sua spiegazione familiare. «Malgar, se non hai altro da dire torna a mescolarti con quella gente.»

«Quella gente?» chiese l'elfa, confusa dalla discussione, mentre si posava accanto al suo amico Malfoy.

Draco le spiegò all'orecchio:

«Abbiamo trovato un Weasley.»

«Ragazzi, non vorrei disturbare le vostre chiacchiere da corridoio, ma vi avverto che siamo quasi arrivati. Mettete l'uniforme.»

Gli occhi di tutti si spostarono sulla ragazza che aveva parlato, che si stava avvicinando a passi veloci al loro gruppetto. Lei indossava già gli abiti della scuola, con i colori di serpeverde.

«E tu saresti?» domandò Draco, guardandola con fare altezzoso, il mento alto.

Nüwa intervenne prima che la ragazza potesse parlare. «Oh, lei è Athis Min. La conosco perché i nostri padri-»

«Ma tu conosci tutti?» domandò Arline, esasperata.

«Oh, lei è in serpeverde vedo, quale pia-»

Le parole dell'elfa vennero tagliate dalla ragazza serpeverde, che sembrava sul punto di ridere. «Se parlate tutti insieme non capisco un cazzo. Ah, la gioventù» fece, alzando gli occhi al cielo.

«La gioventù? Devo desumere che lei sia molto più grande di noi?» domandò Idrial, la punta di un orecchio che si muoveva impercettibile, con curiosità.

La serpeverde annuì con una mossa plateale. «Ovvio. Sono al secondo anno, voi a confronto siete praticamente dei lattanti» rispose, superandoli con una risata.

Si chiuse in uno scompartimento, sotto quattro sguardi attoniti.

«Beh, non so voi, ma io seguirei il suo consiglio e andrei a cambiarmi» mormorò Nüwa, spezzando il silenzio.

E così fu.

Malfoy dovette aspettare fuori mentre Arline, maghelfa e Malgar - che si era unità a loro perché nel suo scompartimento c'erano due uomini - si cambiavano, e poi furono loro a uscire per dare tempo a lui di mettere la divisa.

Alla fine, il treno si fermò, e tutti si affrettarono spingendo all'esterno.

«Primo anno! Primo anno da questa parte! Ciao Harry!»

C'era un... Un uomo gigante? Arline lo guardò con gli occhi socchiusi, cercando di vederci qualcosa con il buio, mentre Vanimar esclamava «Un mezzo gigante!»

Ma nessuno la sentì.

A parte Malgar.

Si insinuarono in un sentiero stretto e buio, e la ragazza dai capelli blu si avvicinò all'Elfa, sussurrando: «Pensi davvero sia un mezzogigante?»

Arline rabbrividì mentre svoltavano in una curva. Sentiva l'umidità infiltrarsi sotto i vestiti e oh, quello era il castello di Hogwarts?

Tutto il primo anno rimase a bocca aperta.

Stagliato nella notte così buia da non permettere di vedere nulla, in lontananza c'era un grande castello illuminato, pieno di torri e torrette.

Le finestre sembravano puntini luminosi disseminati per sopra e per sotto, fluttuanti sopra un lago nero come la pece.

«Non più di quattro per battello!» avvertì Hagrid indicando una flotta di piccole imbarcazioni in acqua, vicino alla riga. Insieme a Idrial e Draco salirono Arline e Nüwa.

«Tutti a bordo?» gridò Hagrid, che aveva un'imbarcazione personale. «Bene... SI PARTE!»

Tutte le barchette si staccarono dalla riva contemporaneamente, nel silenzio estasiato dei ragazzi, scivolando sul lago liscio come il vetro.

Nüwa guardò in basso, e i suoi occhi si scontrarono con il nero più profondo che avesse mai visto. Rabbrividì, immaginando come sarebbe stato essere inghiottito da quelle acque buie.

Nessuno ti avrebbe visto, sotto la superficie dell'acqua, che con il buio della notte sembrava nera.

«Giù la testa!» gridò Hagrid quando le prime barche raggiunsero la scogliera. I ragazzi obbedirono e le barche avanzarono, passando sotto un'apertura che dall'altro lato si apriva proprio alle radici del castello.

Arline alzò gli occhi in alto, le luci delle lanterne proiettate sul suo viso: il castello sembrava non avere fine, si stagliava alto nel cielo fino a dove lo sguardo riusciva a seguirlo nel buio della notte.

Scesero dalle imbarcazioni, e tutti dietro Hagrid iniziarono a salire delle scale si pietra.

«Trevor!»

Gridò qualcuno fra la folla, ma Idrial non ci fece caso, gli occhi fissi sul grande portone davanti a loro.

Hagrid bussò tre volte.

 

   
 
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