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Autore: Jigokuko    18/08/2022    1 recensioni
{FE Three Houses - Post Crimson Flower}

"Se anche dovessi venire sconfitto, la stirpe dei Blaiddyd andrà avanti."

Le parole di Dimitri scambiate con Rhea celavano un segreto.
Prese Fhirdiad e la vita della Purissima, Edelgard ne viene a conoscenza; invece di distruggerlo, lo porta con sé e lo condivide con il popolo sotto mentite spoglie.
Ma commette un grave errore e le sue bugie vengono a galla.

Non si può impedire ad un fulmine di scatenare la propria luce.
Genere: Angst, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Byleth Eisner, Dimitri Alexander Blaiddyd, Nuovo personaggio
Note: Kidfic, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Fulmine Sanguinolento - Il Leone che si credette un'Aquila
 

6

When Demons Awake


Benedikt fu lanciato in mezzo alla neve per l'ennesima volta.

Nonostante le apparenze, in quella settimana aveva potuto comprendere che con Artemiya Rosenrot Blaiddyd non ci si poteva soffermare sulle apparenze da bambolina di porcellana, neanche solo pensare di poterla sovrastare facilmente in duello perché piccola e carina.
Quella ragazza era un mostro nella lotta con la spada, ma tirava fuori tutto il suo potenziale quando brandiva una lancia; il suo stile di combattimento era caratterizzato da una furia apparentemente cieca, velocità assurda che non dava tempo all'avversario di agire e, per ultimi, dei movimenti leggiadri che lo facevano sembrare una danza della morte. Aveva anche il tempo di far vorticare l'arma nelle mani dopo ogni affondo; era incredibile, al Garreg Mach non insegnavano certo mosse simili.
Dopo averla vista metterle in atto per la prima volta le chiese dove le avesse imparate. Lei rispose che quello era lo stile di combattimento con la lancia dei Blaiddyd; il re combatteva allo stesso modo -seppur, a detta di Rufus, più ferocemente-, e così quello precedente, suo nonno anche, perciò lo avevano insegnato anche a lei.
Ma gli confidò di preferire la spada semplicemente perché l'Imperatrice usava un'ascia. Il sogno di Artemiya era seguire le orme di Felix Hugo Fraldarius, il figlio dell'ultimo duca, e diventare il nuovo Scudo del Faerghus, proteggere dall'Impero ciò che restava della sua casa devastata dalla guerra e mai ricostruita.

Rotolò e si rialzò in fretta per evitare il colpo che lo avrebbe di nuovo sconfitto e tornò all'attacco, tentando di sfruttare la loro differenza di altezza colpendola dall'alto. Il fallimento fu inevitabile come il clangore delle lance che si scontravano a mezz'aria, ogni fendente eccellentemente replicato in modo da respingerlo.

Al principe quella ragazza così potente e combattiva faceva però tanta pena; lottava con immane foga e si allenava per riprendersi una terra ormai inabitabile, come se volesse sconfiggere l'Adrestia con le sue sole forze. In realtà era anche invidioso della sua testardaggine.
Durante le sue intense lezioni di lancia i due avevano avuto modo di capirsi meglio ed avvicinarsi molto, formando uno stretto legame che non avrebbe mai immaginato di poter avere con qualcuno come lei. Ormai erano complici ed insieme si divertivano parecchio, al punto che Benedikt non sentiva nemmeno la fatica, nonostante lo avesse riempito di pesi per "abituarsi meglio". Anche lei indossava una pesante armatura, quindi non era di certo una subdola mossa per diminuire il loro divario. Lei era davvero fortissima.

Artemiya tornò alla carica, ma il suo colpo venne parato dal principe con una potenza tale da spezzarle in due la lancia d'argento. Non appena si accorse di aver fatto breccia, le mollò un calcio in pancia che la fece cadere di schiena, poi si lanciò su di lei assaporando la vittoria, ma si trovò un pugnale puntato alla gola, posato proprio sulla giugulare.

- Hai perso. – Un sorrisino vittorioso. – Mai buttarsi sul nemico senza avere a portata di mano un modo per finirlo.-
- Uff, – Lui si lamentò. – hai ragione.-
- Mi è venuta un'idea!-
- Sentiamo.- Mentre si alzava aveva tirato in piedi anche lei.

Andò a recuperare l'unica lancia rimasta intatta e lo guidò sul come maneggiarla nel modo giusto, secondo la tradizione. Gambe divaricate, mano sinistra vicino la lama e mano destra verso la base dell'asta, avere l'arto dominante in quel punto permetteva una maggiore spinta e di conseguenza più probabilità di trafiggere qualcuno in profondità. Non che un portatore del Segno di Blaiddyd ne avesse bisogno, ma l'obiettivo era essere il più letali possibile.

- Ecco, così... la posa è perfetta. Mi domandavo se potessi infondere l'arma con la tua magia, secondo me elettrificare la lancia ti aiuterà a colmare le lacune che presenti.-
- In effetti non sembra una brutta idea, per qualche motivo mi è sempre stato vietato l'uso di armi, sfruttare la mia conoscenza della magia potrà sicuramente rendermi un avversario migliore.-
- Io penso che il motivo sia il tuo Segno... con la magia non si attiva, perciò sarebbe stato impossibile sapere della sua esistenza.-
- Artemiya... perché mi stai insegnando tutte queste cose riguardo al tuo casato, addirittura lo stile di combattimento? Io sono il figlio della donna che tanto odi, rischi addirittura la pena di morte...-
- Lo faccio perché sento che sei diverso da lei, forse con quell'unica speranza che le nostre storie e tradizioni non vadano perdute dopo la mia morte. Arriverà il momento in cui sarò l'ultima Blaiddyd rimasta e non voglio portarmi nella tomba tutto questo.
I miei antenati non devono essere cancellati di nuovo dalla storia, per tale motivo voglio trasmetterli a te, che sembri portare il nostro Segno, cosa che noi stessi non possediamo più. Ho sempre voluto vedere Areadbhar con i miei occhi, partecipare alla visione della sua potenza... se dovessi trovarla, mi faresti assistere?-
- ... È una promessa, Artemiya.-
- Grazie, Benedikt.-

Rimanendo in quella posa, il principe chiuse gli occhi e si concentrò per capire come elettrificare l'arma senza che essa si spaccasse o lanciasse saette a destra e a manca. Fece un profondo respiro e piano piano iniziò a far scorrere piccole quantità di magia dalle mani all'argento; minuscole scariche elettriche si manifestarono lungo l'interezza della lancia, le quali si intensificavano man mano che il mago vi infondeva più potenza.
Il risultato finale fu avere dei fulmini avvolti attorno tutto l'oggetto come un serpente di luce bianca e bluastra.
La ragazza rimase sia affascinata che compiaciuta dalla sua idea. Non aveva sinceramente il coraggio di combatterci al primo colpo -non poteva sapere se fosse in grado di controllare questa nuova abilità-, perciò optò per insegnargli i movimenti mimandoli a debita distanza.
Dato che lui le aveva rotte tutte, finse di avere una lancia e lo invitò a copiarla in ogni movimento, cosa che eseguì.
La magia si spostava verso la lama ad ogni affondo diretto, oppure si espandeva ad un colpo laterale quasi come una falce. Fu anche in grado di colpire un albero molto lontano solo facendo finta di avere un bersaglio davanti a sé; la lancia aveva scagliato parte dei fulmini e ne aveva abbrustolito la corteccia con una facilità disarmante.

Dal balcone, qualcuno osservava il demone biondo con il terrore negli occhi. Non credeva che qualcuno potesse fargli ancor più paura.

Benedikt però si fermò quando udì un verso di stupore provenire dall'ingresso sul retro del castello. Si voltò con ancora la magia attiva e vide Sera, accompagnata da Mitja, scendere la scalinata per raggiungerlo.

- Ti avevo detto di rimanere dentro, non è sicuro stare qui.-
- Non puoi segregarmi in un castello per tutta la vita, Benedikt!-
- Qui non siamo ad Enbarr, questo posto è circondato da un fitto bosco abbandonato, non sappiamo cosa ci sia in mezzo.-
- Suvvia, siamo a pochi metri dall'entrata, voglio solo assistere all'allenamento...-
- Eddai, principino, smettila di lamentarti, la proteggerò io.- Mitja intervenì dandole man forte. In effetti, appoggiato sulla spalla vi era quella strana arma denominata "fucile", al momento spenta.
- Spero che quel tuo tubo di ferro sia davvero motivo di vanto e funzioni.-
- Certo che funziona! Come potrei mentire?-
- Dimostralo.-

Lui fece spallucce, imbracciando il fucile e mirando verso un particolare albero secco dal tronco grosso. Le finestrelle di vetro si riempirono di luce verde e, dopo mezzo secondo, il ragazzo premette il grilletto.
All'istante dal foro uscì come una freccia luminosa, talmente veloce da scuotere tutte le fronde e sollevare neve al suo passaggio, finché essa non si conficcò esattamente nel punto prestabilito, provocando un buco da parte a parte. Quel legno era sempre stato molto duro, trafiggerlo in modo simile con una magia come quella del vento era un'impresa quasi impossibile.
Tutti rimasero in silenzio, completamente sbalorditi da ciò a cui avevano appena assistito. Il fucile eiettava per davvero magia concentrata, non era una menzogna!
Lo stupore di Benedikt scemò in fretta; quest'ultimo smise di infondere il suo potere nella lancia e mosse alcuni passi verso Mitja, guardandolo dal fondo della scalinata.

- ... Da dove viene quel coso?-
- Mh... diciamo da un posto sia vicino sia lontano.-
- Non è una risposta sensata.-

Il più giovane sorrise, poi fece un cenno verso l'alto. L'altro si accorse di una presenza in più, perciò decise di rientrare con al seguito le ragazze.
I quattro si ritrovarono all'interno della stanza di Artemiya, finalmente lontano da occhi indiscreti ed ascoltatori indesiderati. La camera della ragazza stonava molto con il suo aspetto attuale: era sudata, spettinata e sporca di terra e neve, mentre l'ambiente che la circondava era pieno di peluche, splendide bambole di porcellana ed un sacco di oggetti carini, uno splendido abito nero e bianco costellato di fiocchi e merletti infilato ad un manichino stava in un angolo, accanto ad un'enorme specchiera sulla quale presenziavano trucchi e profumi.

- Ora rispondi in modo sincero.-
- Quello era un modo sincero, Vostra Altezzosità. Il fucile proviene davvero da un luogo al contempo lontano e vicino: può essere sotto ai nostri occhi come a centinaia di chilometri, dipende.-
- Come si chiama questo posto?-
Agartha. Ne hai mai sentito parlare? Non credo, se l'Imperatrice è arrivata a cancellare la storia del Faerghus non vedo perché avrebbe dovuto mantenere viva quest'ultima.-
- È un altro regno che ha sconfitto durante la guerra di vent'anni fa?-
- Non proprio, l'Agartha originale è stata mandata in pezzi dalla Dea più di mille anni fa, al tempo dell'ultima guerra esisteva solo Shambhala, una città costruita nel sottosuolo dove i superstiti si erano rintanati. Dopo la caduta di Fhirdiad l'Imperatrice ha mandato le sue forze anche lì per distruggere i rimasugli della civiltà.-
- Ha annientato un altro popolo innocente...?- Al principe tremarono le mani.
- Loro non erano, anzi, non sono affatto innocenti. Dalla caduta di Agartha hanno sempre cercato un modo per conquistare il Fódlan attraverso atti barbarici ed atroci crimini. Si sono sostituiti ad importanti figure politiche ed influenti, hanno rapito ed ucciso bambini per sperimentarvi sopra... i Segni che portiamo e le reliquie a loro annessi sono stati creati proprio da loro. Fecero bere il sangue dei draghi ai Dieci Campioni per assumerne il potere e con le ossa fabbricarono armi infuse dell'essenza del loro cuore.
Freikugel, Thyrsus, Blutgang, Tonitrus, Areadbhar... ogni singola reliquia è stata creata dal cadavere di un drago.-

Mitja continuò il suo discorso per un altro po', raccontando ai presenti una storia assurda riguardante divinità, banditi, un popolo sotterraneo e di come il Fódlan fosse finito ad essere governato dai possessori di Segni. Per tutti, ma sopratutto per Benedikt, erano informazioni del tutto nuove, quasi al limite dell'incredibile.
Non poteva sapere se egli stesse raccontando un mare di bugie, ma l'intera storia gli aveva messo una certa curiosità, voleva saperne di più.

- ... Questo è il loro marchio, – Il giovane mostrò un simbolo scolpito nel legno del fucile: un occhio all'interno di un cerchio e strane decorazioni in basso. – non c'è dubbio che l'arma sia stata creata da un agartheo.-
- E com'è entrata in tuo possesso...? Hai detto che l'Imperatrice ha distrutto Shambhala.- Domandò Sera, visibilmente confusa.
- È vero, ma io sono certo che esistano dei superstiti ancora nascosti da qualche parte, quelle persone sono parassiti, se neanche la Dea Sothis li aveva sgominati, una donna al comando di un esercito non ha speranze— comunque il fucile me lo ha dato mio padre, ha detto di averlo comprato da un uomo durante uno dei nostri viaggi. L'ha trovato interessante e... beh, eccoci qui, ora uso quotidianamente un'arma futuristica e probabilmente illegale.-
- Mitja, hai detto che gli agarthei praticavano la magia oscura, non è vero? Il teletrasporto ne fa parte?- Artemiya intervenne nel discorso.
- "Teletrasporto" è un incantesimo di magia bianca, ma non funziona su chi lo scaglia, può muovere solamente una persona e nemmeno troppo lontano. – Il principe rispose per lui, finalmente un argomento che conosceva. – Se lo chiedi perché la donna che ha salvato Sera e quell'uomo sono scomparsi... non credo sia questo il caso.-
- Ma loro possiedono tecnologie avanzate, – Mitja riprese la parola. – è possibile che abbiano creato un dispositivo in grado di teletrasportare più persone contemporaneamente, compreso l'utilizzatore.-
- Secondo te erano agarthei, quindi?-
- Possibile, oppure qualcuno venuto in possesso di questi strumenti, come è successo a me. Non possiamo escludere alcuna possibilità.-

Benedikt era sempre più interessato a questo popolo sotterraneo, in particolare alle loro avanzatissime invenzioni. Cos'altro avrebbero potuto creare? Mezzi di trasporto in grado di muoversi in modo autonomo e molto velocemente? Strumenti capaci di comunicare tra luoghi a giorni di distanza? Il fucile di Mitja ne era una prova: erano capaci di cose inimmaginabili, la loro scienza avrebbe sicuramente giovato all'Impero, se con la medicina erano allo stesso livello, si sarebbero potute salvare moltissime vite.
Gli agarthei, secondo il breve racconto, avevano sperimentato sulla gente del Fódlan in un tentativo disperato di poter tornare in superficie, non capiva perché sua madre li avesse sterminati invece di offrire loro libertà in cambio di conoscenza. Che ci fosse stato altro?
Mitja aveva raccontato tutto ciò di cui era a conoscenza, ma lui stesso rivelò di non essere al corrente dell'intera storia.

- ... Dove si trovava Shambhala prima di venire distrutta?-
- Vicino al territorio degli Ordelia, tra le montagne di Hrym.-
- Bene, domani ci metteremo in viaggio.-
"Ci metteremo"? Per chi ci hai scambiati, per i tuoi sudditi?-
- Tecnicamente lo siete.- Il principe assottigliò lo sguardo, facendo irritare Mitja.
- Questo è il Faerghus. Conquistato o no, non abbiamo intenzione di sottostare a voi dannati imperiali.-
- Faerghus...? Il Faerghus non esiste più, anzi, il solo nominarlo implica la pena di morte. Vuoi offrirmi subito il collo scoperto, oppure provare a lottare?-
- Lo sapevo, lo sapevo che non dovevo permettere ad Artemiya di portarti qui. Sei solo uno stupido, ingrato e viziato, ti aspetti che ti serviamo e riveriamo come se fossimo ad Enbarr?
Questa è una terra di cavalieri, un popolo basato sull'onore, nessuno lo farà!-
- Taci.-

Artemiya aveva sempre visto il suo migliore amico come una persona calma e scanzonata, mai avrebbe pensato di assistere alla sua ira.
Mitja si scagliò contro Benedikt nel tentativo di tirargli un pugno sul viso, ma il biondo lo scansò e lo prese per il collo. Con una sola mano lo alzò da terra portandoselo alla propria altezza.
La vittima stringeva le mani contro il polso del carnefice in un tentativo di fargli allentare la stretta, ma sembrava inamovibile. Si sentiva soffocare, le forze venire meno... quel tipo era un vero e proprio mostro; uccidere qualcuno così, con una sola mano... solo un demone ne sarebbe stato capace.
Sull'orlo dello svenimento udì un suono ovattato e acuto, la vista sfocata di una figura interporsi tra loro ed afferrare il braccio dell'uomo. L'istante dopo si ritrovò a terra in ginocchio, in preda a spasmi per assimilare più aria possibile, due mani che, preoccupate, da dietro si avventarono sulle sue spalle.

La prima cosa che vide furono gli occhi verdi di Sera. Stava piangendo.
Lo sguardo passò velocemente da lei alla sua stessa mano, ancora aperta a mezz'aria e con il braccio teso in avanti. Cosa... cosa stava facendo?
Vide Mitja a terra, si teneva la gola e stava chino in avanti, Artemiya dietro di lui si assicurava che stesse respirando correttamente.
...
In quel momento realizzò.
Era stato lui, lo aveva preso per il collo in un impeto di rabbia e lo aveva quasi ammazzato. Se non ci fosse stata Sera... come l'avrebbe ucciso? Soffocamento? Recisione del midollo spinale? Oppure della vena giugulare? Dell'arteria carotide? Decapitato con la sola forza di una mano? Non era da escludere, poteva riuscirci.
Abbassò il braccio e si guardò attorno con il fiato sospeso.
Giusto, quella non era Enbarr. Si trovavano ad Itha, nella stanza di Artemiya, aveva appena detto loro di voler andare a cercare Shambhala e Mitja aveva rifiutato, urlandogli contro. I pezzi si stavano finalmente rimettendo insieme.
Shambhala... la città senza luce... quella splendida donna ed il mostro...
Senza dire nulla se ne andò, lasciando gli altri perplessi. La cameriera lo seguì.

- Non— non avvicinarti più a— – Mitja aveva la voce rauca e faticava a parlare, ogni due parole veniva interrotto dalla tosse. – quel demone.-
- Non sforzarti troppo, peggiorerai la situazione...!-
- Mimi, non è per me che devi preoccuparti, ma per te stessa, per il tuo regno, quel dannato principe è una minaccia.-
- Perché devi dire queste cose? Quando Benedikt diventerà imperatore... ci sarà un portatore del Segno di Blaiddyd al comando. Se non posso avere il Sacro Regno di Faerghus, fammi almeno essere felice per questo.-
- Ti senti quando parli? In questi giorni lui ti ha plagiata; dai per scontato che abbia quello stupido Segno quando non ne abbiamo affatto le prove e continui a difenderlo a spada tratta dopo aver visto con i tuoi occhi cos'è capace di fare. Sta manipolando anche te come ha fatto con quella ragazzina che è più un cagnolino obbediente di una fidanzata o quale-diamine-sia-il-loro-rapporto.
È pericoloso, avrebbe potuto farlo a chiunque. Se avesse preso te per il collo ora cosa diresti?-
- Io... io non lo so... è che quella minima speranza di vedere la mia casa florida e prospera...-
- Aggrapparsi solamente a vaghe speranze e desideri non porterà a nulla.-

Era ormai notte fonda. Dopo il violento evento si era chiuso nella stanza in cui aveva pernottato durante l'ultima settimana, lasciando fuori Sera ed ignorando i suoi schiamazzi per intimarlo ad aprirle la porta.
Aveva guardato la neve che scendeva fuori dalla finestra per tutto il tempo, senza pensare a nulla, completamente rapito dal paesaggio sempre più bianco. Ormai, però, non poteva rimanere lì.
La sua mente si era già fissata con qualcos'altro: Shambhala, gli agarthei... ma soprattutto quella misteriosa donna domatrice di mostri. Voleva, doveva vederla ancora una volta, parlarle, avere con lei una conversazione a mente lucida.
Con tutti o con nessuno, sarebbe partito, anche alla cieca, non gli importava. Meglio morire durante una missione suicida che di vecchiaia stravaccato su un trono.
Si mise addosso una mantella, alzò il cappuccio sulla testa e, con una lanterna come unico supplemento, spalancò la finestra e si lanciò dal terzo piano, usando la magia per rallentare la caduta ed atterrare sano e salvo.
Senza guardare indietro iniziò il suo nuovo viaggio, neanche la tormenta sarebbe stata capace di fermarlo.


Illustrazioni dei personaggi.
In ordine: Benedikt, Sera, Artemiya, Mitja, Anaxagoras. Le altezze non sono accurate perché non le so fare.
Trovate le immagini ad una qualità decente qui.

 

 

   
 
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