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Autore: Faith_03    18/08/2022    0 recensioni
[Attaco dei giganti]
Celine è una giovane soldatessa della Guarnigione piena di speranze e aspettative nell'aiutare soprattutto le persone di Trost.
Levi è il soldato più forte dell'umanità con un passato alle spalle da dimenticare ma porta tutti i giorni i segni sulla pelle e anche nel carattere.
Due soldati di due legioni diverse si incontrano varie volte e dopo un incidente sulle mura riescono a stare molto a contatto e finiscono per conoscersi e anche a parlare.
Così si intrecciano le loro vite diverse e nel soldato più forte dell'umanità scatta un sentimento nuovo e mai provato fin'ora: l'amore.
Riusciranno i due soldati a stare insieme mentre fuori dalle mura il pericolo è sempre pronto a cercare di far male all'umanità?
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Il giorno successivo Celine arrivò il prima possibile perché voleva sapere se i ragazzi fossero tornati tutti quanti e se tra loro ci fosse anche il fratello ad aspettarla. 

Una volta giunta fuori dalla base della Legione esplorativa però le venne un dubbio: Tyron l'avrebbe accolta anche così, col suo braccio fuori uso?  

Come le venne in mente se lo tolse, non le interessava al momento, voleva solo rivederlo ed abbracciarlo. 

Corse allo studio di Zoe trovandolo vuoto, infatti ancora dei vetrini dovevano essere lavati e molte cose ancora da sistemate, per fortuna che le candele erano almeno spente. 

Cercò chiunque nelle sale e quando udì delle voci in una stanza si avvicinò alla porta, per fortuna che li riconobbe subito. 

Erano le voci di Levi ed Erwin, stavano parlando quasi in modo fitto,  per evitare di essere scoperta, anche perché non doveva essere lì, ritornò indietro sperando di non essere vista da altri soldati. 

Cercò anche i ragazzi in mensa e li vide, c’era solo quel gruppo che aveva conosciuto grazie ad Hanji, sembravano esserci tutti, ma tranne qualcuno che poteva riconoscere tra mille. 

Prese coraggio e si avvicinò a loro: 

  - Ragazzi... - appena si voltarono lei alzò una mano in segno di resa – Vi chiedo scusa. Non volevo farvi affrontare di nuovo quei mangiatori di uomini... Mi dipiace molto, ve lo giuro. -

Alcuni di loro, come Sasha e Armin le sorrisero senza dire nulla, altri invece restarono sulle loro, soprattutto il ragazzo che per due volte in una giornata aveva cercato di “rimorchiarla”, il che era molto strano. 

Presa da questo momento Celine rincarò la dose: 

  - Cos’è successo? - 

  - Alcuni dei ragazzi non sono riusciti a tornare, si sono persi anche loro... - 

La notizia fece mancare di un battito il cuore del soldato della Guarnigione, tanto per farla sentire ancora di più in colpa con se stessa, poi Connie continuò: 

  - Siamo arrivati al mio villaggio, non abbiamo trovato nessuno... Tranne che un gigante che non riusciva a muoversi da alcune macerie di una casa... E quella era la mia casa. -

Celine ebbe la sensazione che le mancasse la terra sotto i piedi. 

Sembrava non capire cosa quel ragazzo stava dicendo. 

Cos'era quella storia? 

In che senso? 

  - Non ho capito... - 

Riuscì solo a dire mentre le gambe avevano iniziato a tremarle, e forse anche a cedere, meno male che il giorno prima era riuscita a mangiare sia il pranzo che la cena. 

Subito Armin e Jean provvedettero a farla sedere, la notizia l’aveva davvero sconvolta, forse anche per quello che il padre non voleva che lei facesse questo mestiere e soprattutto in quell’esercito. 

Certe volte si scoprivano delle informazioni troppo brutte, e lei lo aveva scoperto in quel momento. 

  - Spero che i cittadini del mio villaggio siano riusciti a scappare. - continuò Connie - Così come tuo fratello... Celine, mi dispiace molto... Non lo abbiamo trovato... - 

La ragazza era talmente sicura che i ragazzi lo avrebbero trovato che non aveva preso in considerazione un fallimento da parte loro. 

Non solo perché si fidava della Legione Esplorativa, li aveva sempre difesi prima di conoscerli, ma anche perché si fidava di quei ragazzi, di tutti loro che, nonostante l’età, già avevano affrontato i nemici più grandi e pericolosi di tutta l’umanità. 

Continuò a sperare che Connie avesse detto la verità. 

Suo fratello era riuscito a scappare con l’aiuto dei cittadini del suo villaggio. 

Doveva essere così. 

Con coraggio si alzò dopo un po’ dalla sedia: 

  - Connie, non ti preoccupare, io conosco mio fratello e spero che anche i tuoi paesani siano salvi...  

Grazie che ci avete provato e... Mi dispiace molto per chi non è tornato... È terribile, me ne rendo conto... Non è colpa vostra. - 

Sasha si alzò e l’abbracciò dalla parte buona. 

  - Non ti devi scusare tu... Lo sappiamo pure noi che... Potremmo non tornare, ma siamo ancora qui e siamo riusciti ad informare il capitano e la caposquadra... - 

  “Ops... Zoe...” 

  - È vero! Devo andare da Zoe... Forse ora è in laboratorio. - 

  - Non lo sappiamo per certo. – intervenne Jean – Prima voleva leggere tutti i resoconti della nostra uscita. Credo che finirà tra qualche ora. - 

  - Almeno posso provare... Scusate ancora se vi ho procurato questo disagio. Mi dispiace tanto. -

Salì le scale e poi sentì ancora le voci dei ragazzi parlare. 

  - Hai fatto bene a non dirle di più, anche se il mistero rimane. - 

  - Lo so Armin, ma non capisco pure io che quel gigante in casa mia somiglia in modo impressionante a mia madre... È indescrivibile... - 

Anche quella notizia la fece restare senza parole, anche se non era più con loro. 

Mentre si recava al laboratorio di Zoe quella frase le rimase impressa nella mente, oltre ad averle messo i brividi addosso. 

Le dispiaceva anche per quel ragazzo e per il suo villaggio. 

Se i cittadini erano riusciti a scappare sperò con tutto il cuore che suo fratello era con loro, ecco perchè non era ancora tornato. 

Stava aiutando quei paesani, glielo diceva il cuore, doveva essere così. 

Con questa speranza arrivò nel laboratorio, anche se la porta era aperta bussò lo stesso e chiese permesso, vide la figura della caposquadra di spalle e per annunciarsi le diede anche il buongiorno, solo che lei non rispose. 

Questo comportamento fu stranissimo per il soldato della Guarnigione, di solito quando arrivava Hanji l’accoglieva in modo caloroso anche se erano passati solo due settimane o più dal suo arrivo nella loro base. 

  - Signorina Hanji? - 

Se Zoe fosse stata un gigante Celine l’avrebbe vista fumare da ogni poro aperto anche se non per curarsi, era nera di rabbia, quando poi la donna volse lo sguardo su di lei lo confermò e si spaventò anche. 

  - Signorina... Io... Mi dispiace per quello che è successo... - 

Cercò di giustificarsi, forse aveva saputo che alcuni della sua squadra erano spariti leggendo anche i resoconti della missione di recupero. 

  - Io non pensavo... - 

  - Un abbraccio. - 

A sopresa Zoe disse quelle due parole con astio nella voce, invece nel soldato della Guarnigione confusero ancora di più. 

  - Come? - 

  - Un abbraccio... Un gigante di classe piccola ha abbracciato Braus... L’ho letto nel rapporto... Non sai che odio Celine... Un abbraccio... Un abbraccio... - 

Lo ripeteva come se era qualcosa di importante, ovviamente entrambe sapevano che quel comportamento era strano, non poteva essere un vero gesto d’affetto o di amore. 

Forse la caposquadra aveva letto male, tutto poteva essere. 

La ragazza tentò un approccio andando verso di lei con un braccio teso, l’altro le faceva male anche solo se lo toccava per sbaglio: 

  - Signorina Hanji... Si calmi... - 

  - Non hai capito il problema, Celine.  

Il soldato Braus ha avuto un abbraccio da un gigante... Un abbraccio!!! E sai la cosa peggiore? Che l’ha accecato ed è scappata... Un abbraccio ha ricevuto! Un abbraccio! - 

Quella reazione le stava facendo più paura delle altre volte, infatti la ragazza indietreggò prendendo le distanze dalla donna e quando sentì il muro dietro di sé capì che aveva sbagliato direzione. 

Era ancora dentro il laboratorio. 

  - Lo so di aver perso i miei ragazzi, non lo nego, forse sono dispersi anche loro, ma questo no... Un abbraccio non lo accetto... Capisci che al posto di quel soldato potevo esserci io? E invece sono rimasta qui. - 

In tutto questo suo discorso lo stesso Zoe stava pulendo i suoi attrezzi prima di mettersi al lavoro, ma era come se non stesse facendo proprio nulla, nemmeno ci dava la dovuta attenzione. 

Infatti poi li poggiò in modo brusco sul tavolo dietro di lei e poi fece dei gran respiri prima di rialzare la testa. 

  - Questa me la paga cara... - uscì dal laboratorio urlando, per fortuna che il corridoio era vuoto – ERWIN, MI DEVI UN ABBRACCIO DI UN GIGANTE! -

Celine rimase spiazzata da tutto questo. 

Era un comportamento che non si aspettava, era questa la vera Zoe? 

Una che preferisce essere abbracciata dai giganti anzichè pensare ai compagni? 

Che razza di persone c’erano in quell’esercito? 

Non poteva crederci che aveva assistito ad uno sfogo del genere, e chi se lo aspettava? 

In più anche lei sapeva che quello non poteva essere un comune abbraccio, uno normale, uno pieno d’affetto... 

E poi chi era Braus? 

Se era un ragazzo, o una ragazza, che aveva conosciuto quel giorno fuori l’avrebbe riconosciuto solo per via del nome e non del cognome. 

Cercò di calmarsi e si staccò dalla parete, ovviamente quel giorno sarebbe stato molto difficile da affrontare con una furia in corpo come quella di Zoe. 

Non si sentì responsabile per quello ma per altro sì. 

Pensò a quei poveri ragazzi che non erano rientrati e alla tristezza nello sguardo di quel giovane. 

Aveva ancora voglia di piangere per questo e anche altre cose, aveva creduto e pregato che il fratello fosse ritornato con loro, e invece non c’era. 

Quel periodo di convalescenza si stava rivelando davvero difficile per lei, molto più del previsto, ma se fosse stata a casa sua sarebbe stato di sicuro peggio. 

Avrebbe visto la tristezza dei suoi familiari giorno dopo giorno, ora dopo ora... Non avrebbe retto di sicuro. 

Anche se il momento non era dei migliori decise lo stesso di darsi da fare, si avvicinò al tavolo dove c’era anche il lavandino dove di solito la donna lavava gli attrezzi e Celine li asciugava. 

Vide che nel lavello c’erano molti strumenti da pulire, essi stavano a mollo nell’acqua che di sicuro era diventata fredda. 

Infatti mettendo una mano dentro rabbrividì e poi prese lo strofinaccio che aveva prima tra le mani Zoe e cercò di fare quel lavoro da sola. 

Fu più difficile del previsto non solo perché doveva lavorare con una mano ma anche perché la compagnia di prima si era rivelata più strana del normale. 

Chi può amare questi esseri come la caposquadra della Legione Esplorativa? 

Ora capiva il discorso di Levi la mattina precedente, e se l’aveva vista così una volta chissà loro che la vedevano tutti i giorni. 

Sospirò e per occuparsi la giornata decise di mettersi avanti col lavoro. 

Purtroppo funzionò per metà perché la sua mente era più attiva e pensava a molte cose insieme, per questo decise di provare a zittirla con un qualcosa che non faceva da anni: cantare. 

Di solito da bambina amava farlo e cantava spesso con la nonna e la mamma, da quando era diventata un soldato le occasioni non c’erano più state, se lo ricordò solo in quel momento. 

Nel cuore ricordò una canzone che le ricordava la sua adolescenza quando era col padre, a volte portava anche lei in giro per le città, e mai fuori dalle mura comefacevano lui, il nonno e Tyron, a cercare le foglie di the più diversi e provare a piantare i semi in parte nel proprio giardino. 

Come se avesse una musica in testa iniziò. 

(https://www.youtube.com/watch?v=RhOAIQoI7IY

*Memories like voices that call in the wind, 
Medhel an gwyns, 
Medhel an gwyns. 
Whispered and tossed on the tide coming in, 
Medhel, oh, medhel an gwyns. 

Alternò il canto e anche l’asciugatura degli strumenti facendo anche attenzione a poggiarli su un panno asciutto e mettendoli sempre capovolti per evitare che andassero in giro rotolando. 

Voices like songs that are heard in the dawn,  
Medhel an gwyns, medhel an gwyns. 
Singing the secrets of children unborn, 
Medhel, oh, medhel an gwyns. 
Dreams like the memories once born on the wind, 
Medhel an gwyns, medhel an gwyns.  
Dreams like the memories once born on the wind, 
Medhel an gwyns, medhel an gwyns. 
Lovers and children and copper and tin, 
Medhel, oh, medhel an gwyns. 

Mentre era immersa nella sua calma e tranquillità non si accorse che qualcuno si stava avvicinando al laboratorio della ricercatrice, quando poi questa persona la sentì cantare bloccò un attimo il passo e decise di avvicinarsi senza fare rumore. 

Dreams like the castles that sleep in the sand, 
Medhel an gwyns, medhel an gwyns. 
Slip through the fingers or held in the hand, 
Medhel, oh, medhel an gwyns. 
Songs like the dreams that the bow maiden spins, 
Medhel an gwyns, medhel an gwyns.
 

Weaving the song of the cry of the tin, 
Medhel, oh, medhel an gwyns. 
 

Piano piano si avvicinò alla porta aperta della stanza e riuscì ad intravedere la ragazza della Guarnigione che era impegnata sia a pulire le cose e a cantare, per il momento lei non riuscì nemmeno ad accorgersi di chi la stava osservando e decise di fermarsi per poterla guardare e ascoltare. 

 

Medhel and gwyns, medhel an gwyns. 

Medhel, oh, medhel an gwyns. 

  

Sembravano passati secoli da quando il capitano aveva sentito un’altra persona cantare, e anche lei aveva una voce davvero straordinaria e toccante.  

Celine ricominciò la canzone da capo una volta finita, tanto le cose da lavare non erano ancora finite e almeno in questo modo i troppi pensieri non le mettevano pressione. 

Levi distolse l’attenzione da lei sempre rimanendo dietro la parete che li separava. 

Si sentì inerme a quella canzone e a quella voce, infatti decise di non disturbarla o turbarla con la sua presenza, lui poteva forse immaginare che per lei era dura anche per lei stare lì e non solo per il braccio, e forse quella canzone ne era la conferma. 

Era andato a cercarla perché Erwin le voleva parlare, solo che ora era lui a non voler intervenire e fermarla. 

Anche se era un’estranea desiderava che non smettesse più di cantare, il suo cuore prese a battere più velocemente come quando stava in compagnia di un’altra persona... La più importante della sua vita che fu la prima anche a lasciarlo da solo. 

Ovviamente durante la loro prima chiacchierata, Levi aveva omesso che la madre non c’era più e che anche lei cantava per lui, non lo riteneva importante, non da dire subito almeno, oppure era una cosa troppo personale e non lo voleva rivelare a chi che sia. 

Era una cosa segreta che voleva tenere per sé, eppure lei sembrava averlo scoperto, che fosse brava anche lei a sfruttare le debolezze degli altri, proprio come facevano quelli nella città sotterranea? 

Eppure c’erano molte differenze tra lei e quelli. 

La ragazza non sapeva della sua presenza dietro la parete, per questo il paragone era impossibile, e anche per il fatto che lei aveva forti e diversi ideali di vita, voleva aiutare le persone, per questo era diventata un soldato. 

Questo momento lo colpì nel profondo e restò lì per tutto il tempo in cui lei cantò e mentre l’ascoltava ripensava alla madre. 

Erano anche anni che Celine non cantava di sua spontanea volontà, e soprattutto, se tutto il giorno era in compagnia di qualcuno, poi che avrebbero pensato di lei? 

Per fortuna che nessuno venne in quel corridoio a disturbarla, e ora anche lui, tranne quando iniziò a sentire dei passi provenire dalla scala, subito accorse e si ritrovò Zoe. 

La donna pure rimase spiazzata appena lo vide: 

  - Levi? - 

  - Shh. - fece per zittirla – Andiamo via. -

  - Ma cosa...? - 

  - Zitta e andiamo via. - 

I due risalirono le scale ma dopo la prima rampa fu l’uomo a fermarsi per un colpo di mal di testa che lo fece bloccare sul posto, e fece anche preoccupare la compagna d’esercito. 

  - Cosa succede? Ti senti male? - 

  - No... Andiamo via. - 

In preda ai fastidi continuò ad allontanarsi sempre tenendo la ragazza per un braccio. 

  - Questo tuo comportamento è strano. - 

  - Ti ho detto cammina. - 

E se ne andarono lasciando da sola la ragazza che aveva ormai asciutato tutto e non sapeva se aspettare lì o cercarla. 

Era molto strano che ci mettesse così tanto a scendere e allora decise di uscire nel cortile, se sarebbe stata nel suo esercito non sarebbe stata con le mani in mano. 

Decise poi di uscire ma tra tutte le persone che incontò nei corridoi o fuori non vide la ragazza alta, finchè, una volta fuori in cortile: 

  - CELIIIINE! - la ragazza si bloccò sul posto e si voltò alle sue spalle e non vide nessuno - QUASSÙ! - 

Fu allora che la ragazza alzò lo sguardo verso il palazzo e vide la ragazza affacciata ad una finestra situata al terzo piano del palazzo: 

  - Hanji... HANJI... TUTTO BENE? - 

Le venne d’istinto gridare anche a lei anziché raggiungerla, se poteva ovviamente farlo. 

  - SÌ CARA, PERDONAMI PER COME SONO ANDATA VIA MA HO AVUTO UN ATTACCO DI RABBIA. - 

La ragazza della Guarnigione non lo sapeva, ma Zoe non era da sola, appoggiato al muro, senza essere visto, Levi osservava la caposquadra. 

   - TI HO PULITO LE COSE COME POTEVO, MI DISPIACE NON FARE DI PIÙ. - 

  - MA NON TI DEVI PREOCCUPARE CARA... AVREI SISTEMATO DOPO IO CON CALMA. - 

Il capitano iniziò a parlava in modo serio alla donna su quello che doveva dire. 

  - Dille che per oggi Erwin ti ha messo in punizione e non puoi usare il laboratorio. -

Zoe si voltò un attimo verso di lui: 

  - Perché devo dire una cosa del ge... -

La fece rivoltare dandole una pacca sulla spalla: 

  - Fallo e basta. - 

La caposquadra si rivolse alla giovane che vedeva dal basso, mai forse si poteva immaginare che con lei ci fosse anche l’uomo: 

  - VOLEVO DIRTI CHE ERWIN SI È ARRABBIATO MOLTO CON ME E MI HA PROIBITO PER OGGI DI USARE IL LABORATORIO, E QUINDI OGGI DEVO CONTROLLARE DELLE SCARTOFFIE E PILE DI FOGLI DA FIRMARE. - 

  “Magari avessero dato una punizione così anche a me...” 

Pensò Celine pensando ad una scrivania piena di fogli da leggere. 

  - MI DISPIACE SIGNORINA ZOE... VORREI POTERLA AIUTARE ANCHE IN QUESTO CASO. - 

  - Può? - 

Zoe si voltò di nuovo verso Levi che le diede di nuovo una pacca per farla voltare: 

  - Non può. - 

  - Ahi.... MMmmmhhhh.... NON TI PREOCCUPARE CARA, TORNA PURE ALLA TUA LEGIONE, CI VEDIAMO DOMANI. - 

  - DOMANI È IL MIO GIORNO LIBERO! – le ricordò - E LA PROSSIMA SETTIMANA DEVO TORNARE IN INFERMERIA. - 

  - CHE PECCATO, CARA... MI DISPIACE CHE NON SIAMO STATE INSIEME OGGI. - 

  - ANCHE A ME. - e lo credeva davvero, nonostante lo strano comportamento di lei – CI VEDIAMO PRESTO. -

  - D'ACCORDO CARA CELINE, CIAO! - 

E le due si salutarono nonostante ci fossero molto soldati a vedere la scena. 

Una volta sparita dalla circolazione la donna si alzò in tutta la sua altezza, incrociò le braccia e poi di nuovo guardò l’uomo negli occhi. 

  - Cos’è questa novità? - 

  - Che novità? -

L'uomo fece il finto tonto cercando di allontanarsi, solo che Hanji non era daccordo: 

  - Ehi, Levi, fermati, non ho finito con te. - infatti lo inseguì - Si può sapere perchè prima mi cacci dal mio studio e poi mi porti fin quassù a urlare come una pazza per dire a quella ragazza di andare via. - 

  - Per il gridare lo fai sempre, uno. Due, quella ragazza, se non ti ricordi bene, è la sorella di quel disperso che i ragazzi sono andati a cercare ma non solo non l’hanno trovato, si sono persi anche alcuni dei nostri. - 

  - Questo lo so pure io, e me ne dispiace anche a me perché erano amici e compagni miei, se ben ricordi. E cosa c’entra con lei? - 

  - Non ci arrivi? Magari oggi avrà passato tutto il tempo a chiedere a noi se lo avessero trovato. -

  - Già fatto, ha parlato con i ragazzi e loro hanno detto che è apparsa tranquilla e anche molto dispiaciuta per le perdite. - 

  - E ti sembra giusto? Per noi non è stata una vittoria, ma una doppia sconfitta, non lo abbiamo trovato e abbiamo perso anche qualcuno dei nostri. - 

  - Ne avremmo parlato con calma. - 

  - Non possiamo dirle la verità... E non voglio darle altre preoccupazioni per il momento. - 

Quelle parole di Levi furono davvero una novità per la donna, Levi che non voleva dire la verità ad un soldato? 

Davvero? 

Si bloccò sul posto mentre lui continuò ad avanzare: 

  - Levi, posso essere franca? Da quando quella ragazza è entrata  qui per aiutare, nonostante la situazione in cui è, ti è successo qualcosa... La domanda giusta però è cosa? -

Anche lui si fermò sul posto, avrebbe voluto fulminare Zoe con uno dei suoi soliti sguardi che preannunciano tempesta, dato che non voleva perdere tempo riprese il cammino: 

  - Non sono affari che ti riguardano, quattr’occhi di merda... -

Levi non la poteva vedere, ma Hanji alzò le mani verso il cielo: 

  - Non sono affari miei dici? Va bene! Ma non sono io quella che si sta allontando da una minaccia che non esiste. - 

Il problema era che Levi tutto si sentiva tranne che minacciato, anzi, dopo averla sentita cantare un qualcosa si era acceso in lui, un ricordo che pensava di aver dimenticato nei meandri della mente e, alla prima occasione, rispuntò fuori per insinuarsi nel suo cuore. 

Non aveva nulla contro Celine ma gli aveva provocato un malessere ed un disagio che mai si sarebbe aspettato, non era da lui sentirsi così con le altre persone. 

Non se la sentiva di affrontarla dopo aver sentito come cantava, era brava come... Come... Come lei. 

Hanji le urlò un’ultima cosa: 

  - Non puoi scapparle per sempre... - 

* Ricordi come voci che risuonano nel vento 
Vento leggero, vento leggero 
Sussurrati e gettati nella marea che arriva 
Leggero oh leggero il vento 
Voci come canzoni che si sentono all'alba 
Vento leggero, vento leggero 
Cantando i segreti dei bambini mai nati 
Leggero oh leggero il vento 

Sogni come ricordi nati un tempo nel vento 
Vento leggero, vento leggero 
Amanti e bambini e rame e stagno 
Leggero oh leggero il vento 
Sogni come i castelli che riposano nella sabbia 
Vento leggero, vento leggero 
Scivolano tra le dita o sono stretti nella mano 
Leggero oh leggero il vento 
Canzoni come sogni che la fanciulla fila 
Vento leggero, vento leggero 
Tessendo la canzone del pianto dello stagno  
leggero oh leggero il vento 
Leggero oh leggero il vento 

   
 
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