Storie originali > Horror
Segui la storia  |       
Autore: Doctor Nowhere    19/08/2022    3 recensioni
Carlo Mancini, un ragazzo disoccupato e fuoricorso, si imbatte in un demone, Sorieno, in grado di soddisfare qualsiasi suo desiderio senza volere nulla in cambio. Cosa potrà mai andare storto?
Genere: Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La pallina colpì il soffitto con un piccolo tonfo e ricadde nella mano di Carlo. Il ragazzo si sistemò il lenzuolo sul petto, strinse l’antistress e se lo passò di mano in mano e lanciò di nuovo verso l’alto. Poi ancora. E ancora.

La melodia allegra e insopportabile della sveglia dello smartphone interruppe il suo passatempo. Già le quattro? Carlo sbuffò, allungò il braccio e passò il dito sullo schermo per interrompere la suoneria.

«Qualcosa non va?» chiese Sorieno, con voce frizzante. Il demone quel giorno si era messo a camminare sul soffitto, e lo guardava a testa in giù.

La testa di Carlo ricadde sul cuscino «Non ho voglia di andare al lavoro» mormorò. Lanciò ancora la pallina e la riprese al volo.

«Oh» il demone si sedette a gambe incrociate accanto al lampadario «Se è per così poco…»

Schioccò le dita ed echeggiò il suono di una piccola campana.

Carlo mugugnò «Che hai fatto stavolta?»

Sorieno sollevò la tuba e si lisciò i capelli con l’altra mano «Ho soltanto dato una sistematina agli orari della settimana. Oggi ha il pomeriggio libero. Si diverta.»

Carlo scacciò il lenzuolo con un calcio «Non so se è una buona idea. Non voglio poi dover recuperare le ore un altro giorno»

Sorieno aggrottò le ciglia e incrociò le braccia «Mi ha preso per un demone di quart’ordine? Quelle ore sono cancellate, non le deve recuperare.» schioccò la lingua «Ah, prima che lo chieda, no, non influirà sulla paga. Quando esaudisco un desiderio lo faccio a modino»

Si era offeso? Carlo alzò le spalle. Inutile darci peso. Tempo cinque secondi e gli sarebbe passato.

Si tirò in piedi con un lungo sospiro e si grattò la nuca. Quindi… pomeriggio libero. Scosse la testa. Boh. Eppure un tempo avrebbe saltato fino al soffitto per la gioia per quella notizia. Che cosa gli stava succedendo? Deglutì. Aveva la gola secca.

Sbadigliò e si diresse verso la cucina. Il demone fluttuò e gli si fece accanto. Ammiccò: «Cosa fa?»

Il broncio era scomparso, come volevasi dimostrare. Il solito Sorieno. Melodrammatico e prevedibile.

«Ho voglia di un’aranciata» disse Carlo. La mano di Sorieno si levò, ma Carlo la afferrò prima che potesse schioccare le dita «E ho voglia di farmela da solo».

Il demone sbuffò e volò via. Si sedette sul nulla, con le scarpe appoggiate sullo schienale di una sedia.

Carlo prese lo spremiagrumi, la tazza, il cucchiaino e mise tutto sul tavolo. I suoi movimenti erano rallentati. Aprì la dispensa. C’erano le mele, le pere, le fragole, i kiwi… ma niente arance. Alzò gli occhi al cielo. Gli toccava vestirsi, scendere in strada, andare fino al mercato e comprarle. Che palle. A meno che…

Si voltò verso il demone «Sorieno, vorrei avere delle arance. Belle mature, mi raccomando»

«Subito!»

Schiocco di dita, piccola campana, ed eccole lì. La dolce fragranza gli fece venire l’acquolina in bocca. Prese la più grande e la tagliò in due.

«Stavo pensando a una cosa» disse a mezza voce.

Il demone squittì: «Mi dica, mi dica. Non mi tenga sulle spine»

Carlo appoggiò la mezza arancia sullo spremiagrumi e schiacciò. Il ronzio della macchina riempì la stanza.

Si schiarì la voce, per sovrastare il rumore «La prima volta che ti ho incontrato ero stordito dai postumi della sbronza»

Il demonietto alzò lo sguardo, strinse gli occhi e si accarezzò il pizzetto, come per ricordare un passato molto remoto «Ricordo, sì». Esagerato. Era passato giusto qualche mese.

Carlo scosse la testa «Dopo che mi hai fatto stare meglio il mio unico pensiero è stato Sara. Volevo tornare con lei, ed ero disposto a tutto… anche scendere a patti con uno come te. E poi presumo che col tempo mi sono abituato ad averti intorno»

Il demone attorcigliò la coda «Ed io ne sono molto lieto»

Carlo sollevò l’arancia. Metà abbondante della polpa era rimasta attaccata alla buccia. Pigiò di nuovo, con tutta la sua forza, ma riuscì soltanto a spremere due desolanti gocce di succo. Che diamine. Non bastava neanche per mezzo bicchiere: «Ti dispiacerebbe spremere questa per me?»

Schiocco di dita, campana. La polpa scomparve dalla buccia. Lo spremiagrumi divenne bello pieno del liquido arancione.

Carlo versò il succo nella tazza «Il fatto è che non è normale avere un demone che esaudisce tutti i tuoi desideri. Mi viene da farmi delle domande. Insomma, che cos’è esattamente un demone? Tu chi sei? E perché sei venuto proprio da me?»

Sorieno alzò un dito. Un bicchiere dallo scaffale volò dritto nella sua mano. «Sono tutte ottime domande, e le risposte non sono certo facili».Tese la sua coda, da cui spruzzò un liquido violaceo finché il bicchiere non ne fu mezzo pieno. Agitò il tutto come se fosse un cocktail. «Farò del mio meglio per esporre una presentazione al contempo breve ed esaustiva» bevve un sorso.

Carlo si sedette e si resse la testa con entrambe le mani.

Sorieno resse il bicchiere in equilibrio sul mignolo «Ci sono molti tipi di demoni. La maggior parte di noi preferisce evitare di avere contatti con gli umani.» si scrocchiò le dita. Il bicchiere rimase sospeso a un metro da terra. «E di solito i nostri interventi sono abbastanza discreti. Per questo ci sono storie su di noi, ma non vere prove della nostra esistenza. Preferiamo vivere così, al limite della realtà.»

Il pungiglione afferrò il bicchiere «Sul perché ho scelto lei… ho solo colto l’occasione. Una fortunata ispirazione direi. Faceva proprio al caso mio»

Carlo strinse gli occhi «E com’è che faccio a sapere che tu non sei qui per la mia anima?»

Sorieno rise «Le ho già detto che non deve preoccuparsi. Esistono dei limiti ai poteri dei demoni. Non possiamo rubare le anime, così come non possiamo privare gli uomini del libero arbitrio.»

Carlo corrucciò la fronte. Qualcosa non gli tornava. Bevve un sorso del succo. Amaro, amarissimo! Arricciò il naso. Quasi sputò. Ci voleva dello zucchero, per forza. Dove lo aveva appoggiato? Ah, giusto. In cima all’armadio. E lui si era appena seduto! E l’armadio era così alto…

«Ehm» tossicchiò «Non è che potresti…?»

Sorieno inarcò un sopracciglio.

«Oh, che diavolo, lo sai cosa voglio dire»
Il demone alzò le mani «Si ricordi, finché il desiderio non è espresso non posso esaudirlo»

Carlo sospirò «Voglio che l’aranciata sia zuccherata al punto giusto»

Sorieno annuì «Oh, bravo. Ora sì che si ragiona»

Schiocco di dita, campana.

Carlo assaggiò l’aranciata. Dolce al punto giusto. Perfetta. Proprio quello che voleva. E allora perché era così faticoso mandarla giù? Perché neanche una cosa così buona riusciva a dargli sollievo?

Meglio pensare ad altro. «Cosa stavamo dicendo?»

«Niente di che» riprese Sorieno «Stavo per raccontarti della mia famiglia. Dunque, mia madre si chiama Ammit. Non è proprio “mia madre” come la intendereste voi umani, ovviamente. Noi nasciamo in maniera diversa. Quando sono nato ero già adulto, e vestito di tutto punto. Non appena…»

Carlo strinse i denti e si chinò sul suo succo d’arancia. Aveva preso la prima tazza che gli era capitata sottomano. Era bianca, pulita. Senza niente di speciale. Insignificante. Come lui.

Un dolore alla pancia lo scosse. Si piegò su sé stesso. Cosa c’era che non andava nella sua vita? Aveva letteralmente tutto ciò che poteva desiderare. Il rapporto con Sara ricucito, un lavoro semplice ma che pagava bene… come mai non riusciva a sentirsi soddisfatto? Cos’è che gli mancava ancora?

Si tirò su: «Senti… non è che potresti fare in modo che io non debba più andare a lavorare, ma che mi paghino comunque?»

Il demone interruppe le sue ciance e gli rivolse un ampio sorriso«È questo ciò che vuoi, mio caro?»

Carlo distolse lo sguardo «Sì… cioè no… ci sto pensando tutto qui»

Sorieno si pizzicò un orecchio da pipistrello «Quando hai deciso, fammi sapere. Se è un tuo desiderio, io posso realizzarlo. Ricorda, io sono qui per darti tutto ciò che vuoi»

«Non lo so» Il piede di Carlo tamburellò sul pavimento «Forse la cosa di cui ho bisogno è soltanto di migliorare ancora un po' l’appartamento»

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Doctor Nowhere