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Autore: renmisya22    20/08/2022    0 recensioni
Una strana polvere verde, porta Masaki, Shinsuke e Hikaru a comportarsi in maniera del tutto strana, che farà impazzire i loro amici.
{RANMASA}
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un normalissimo giorno dopo gli allenamenti alla Raimon. Era un normalissimo giorno. Finché non si sentì un urletto dallo spogliatoio.
Shindou entrò allarmato dentro l’edificio, ritrovandosi faccia a faccia con una scena abbastanza raccapricciante: Shinsuke con uno sguardo truce, che incuteva terrore, che scompigliava i capelli di Kariya, che sembrava essere diventato un vero e proprio piagnucolone. Ma c’era dell’altro: anche il povero Hikaru si era ritrovato in condizioni abbastanza strane: aveva iniziato a girare su sé stesso e a saltare un po’ ovunque, mentre cantava a squarcia gola una canzone incomprensibile, data la grande stonatura. Quei tre erano forse impazziti. Facevano paura. L’ex capitano si guardò intorno per capire cosa fosse accaduto in quel momento finché non vide un piccolo Tenma abbastanza terrorizzato da quella situazione.
-Tenma! – lo chiamò il ragazzo. -Mi spieghi cos’è successo a quei tre?!
-Io… non so dirti… - piagnucolò. -So soltanto che, stavano Shinsuke e Masaki stavano litigando per quello strano oggetto, Hikaru si è avvicinato a loro per separarli e ad un certo punto… non so come sia possibile, però è uscita un fumo verde da quel coso lì e così magicamente si sono ritrovati con caratteri totalmente differenti.
Il più grande annuì, ascoltando tutto il discorso del suo amico, poi si girò di nuovo verso i tre ragazzi “impazziti”. -Aiutami a calmarli! – disse poi mentre si avvicinava al povero Hikaru, che adesso stava barcollando per il mal di testa causato a furia di girare e saltare.
Tenma invece era impanicato nel dover separare i suoi due amici da quello strano litigio. -Shinsuke… andiamo… - sussurrò. -Calmati, smettila di… trattare male Masaki…
-Cosa sta facendo Kariya? – disse una voce proveniente dall’uscio della porta: era Kirino. -Quel ragazzo adesso tratta male anche un suo amico, io non lo capisco proprio.
-KIRINO SENPAI! – gridò Tenma guardando dalla sua parte. -Ti prego, aiutami a separare questi due!
Il ragazzo dai capelli rosa, infastidito, decise di aiutare il più piccolo mentre iniziava con le sue prediche nei confronti di Kariya. -Senti Kariya, io veramente non capisco certi tuoi atteggiamenti. Di solito ti comporti male solo con me, o certe volte con Hikaru – disse indicando il ragazzo che adesso era seduto su una sedia, intento a bere un po’ d’acqua, mentre Shindou lo fissava. -Ma adesso anche Shinsuke?! Che ti prende?! Non eravate amici? Mi vuoi spiegar…
Non finì di parlare, che sentì poi dei singhiozzi da parte del compagno di squadra. -Senpai, io non ho fatto niente, lo giuro…
-A-adesso usi anche il finto pianto per farmi tenerezza?! – disse questa volta con una voce autoritaria, che fece spaventare l’amico.
-Senpai… - piagnucolò e poi si mise a piangere rumorosamente.
-NOOOO MASAKI KUN! – gridò poi Hikaru, che si alzò di scatto per andare dal suo amico. -Senpai perché hai fatto piangere Masaki? – disse poi abbracciando l’amico per poi passargli un fazzoletto e asciugargli le lacrime.
-Ma dico, siete ciechi?! – gridò. -Stava letteralmente bullizzando Shinsuke?!
-Tsk, bullizzare me? Devono passare anni prima che quello sfigato mi possa bullizzare.
Kirino rimase sorpreso da quelle parole appena proferite dal più basso della squadra. Poi guardò verso il suo migliore amico per ricevere delle spiegazioni, il quale sospirò sonoramente e cercò di raccontare al meglio tutto quello che aveva spiegato poco prima Tenma. Il ragazzo dai capelli rosa allora guardò verso il compagno di squadra più problematico, che ancora piangeva a testa bassa per le parole che aveva detto poco prima. Kirino si sentì in colpa data la situazione in cui si trovavano.
-Kariya? – lo chiamò.
Il ragazzo alzò subito lo sguardo. -Senpai…
-Ho capito la situazione in cui ti trovi… - disse mettendo una mano sopra la testa dell’altro. -Quindi volevo chiederti scusa per aver frainteso tutto…
-Senpai! – gridò l’altro, mentre si alzava già per abbracciarlo. Per la grande sorpresa, si ritrovò d’istinto a ricambiare quell’abbraccio. -Ti voglio bene, Senpai. Sei il mio preferito! – disse poi guardando negli occhi il più grande, che si allontanò subito da lui, diventando leggermente rosso.
Shindou e Tenma ridacchiarono, vedendo imbarazzato in quel modo il loro compagno di squadra. -Ok, quindi cosa facciamo con loro? – chiese il più grande. -Non credo sia opportuno per il momento mandargli a casa… i loro genitori potrebbero infuriarsi o rimanere abbastanza confusi nel vederli in quel modo e soprattutto potrebbero cacciarli di squadra…
-NO! – urlò Tenma. -Il calcio potrebbe rimanerci malissimo…
-Ancora con questa stupida storia?! – sbottò Shinsuke, che aveva per tutto quel tempo pettinato un ciuffo per metterlo poi sopra un occhio.
I tre “normali” si trattennero dal ridere nel vedere l’amico in quello stato.
-Ragazzi, che ne pensate se li facessi dormire a casa mia, per ora?! Non darebbero fastidio a nessuno, credo! – propose il più piccolo.
-Tu vorresti seriamente tenere nella stanza quei due? – chiese Shindou, mentre indicava Shinsuke intento a prendere a parole il povero Kariya. -Secondo me sarebbe più opportuno se questi tre ce li dividessimo.
-Concordo con te! – disse. -Allora credo sia meglio per me se io mi portassi dietro Shinsuke, in fin dei conti sono pur sempre il suo migliore amico. – lo guardò, ma si beccò un dito medio dall’altro. -Shinsuke… - piagnucolò.
-Allora credo che a questo punto sarebbe meglio che io rimanga con Kageyama, dato che sembra che Kariya abbia una grande simpatia per Ranmaru.
-Quindi io devo passare tutto il pomeriggio e la notte con lui?! – Chiese il ragazzo abbastanza contrariato.
-Lo so che lui non ti va molto a genio, per tutti i dispetti che ti fa- sussurrò il suo amico. -Ma ti prego, cerca di capire la situazione…
Kirino guardò verso l’ex teppistello, nelle sue più brutte condizioni e sospirò. -Avanti peste, andiamo.
-Dici a me? – disse imbarazzato l’altro.
-No, idiota. Parlavo con Shindou. – disse sarcastico.
-Ah, va bene… - abbassò la testa, mentre usciva dallo spogliatoio.
Il rosa alzò gli occhi al cielo. -Certo che sei proprio scemo. Ero sarcastico. Forza, seguimi.
Al più piccolo si illuminarono gli occhi a quelle parole e corse verso il suo Senpai, che si era già iniziato a incamminare.
 
 
Arrivarono a casa del più grande e dopo aver spiegato ai suoi genitori che quello era Kariya Masaki, il suo compagno di squadra, salirono subito nella sua camera. Era una stanza enorme, con pareti totalmente rosa. C’erano libri e manga ovunque, di qualsiasi genere e di qualsiasi grandezza, ma anche diverse console (in quanto Kirino nascondeva la sua passione da gamer).
-Senpai, la tua cameretta è meravigliosa! – disse Kariya rompendo il silenzio. -È come l’avevo sempre immaginata! Si vede perfettamente che è tua!
In quel commento, per un secondo aveva sentito il velo sarcastico tipico del ragazzo. Per questo motivo lo fulminò con lo sguardo e si avvicinò a lui, a distanza molto ravvicinata. -Kariya, non mi dirai che stai fingendo?!
-Cosa dovrei star fingendo?! – chiese poi, tornando a fare il completo ingenuo.
-Questo tuo comportamento. Ammettilo, è tutta una farsa! – alzò la voce e subito il ragazzo iniziò a piangere. -Andiamo, perché piangi adesso?!- disse mettendosi la mano sulla faccia.
-È che tu Senpai non mi sopporti proprio… - tirò su con il naso.
-Kariya, basta. Smettila. – gridò. -Rimarrai qui oggi solo perché me l’hanno chiesto Shindou e Tenma, altrimenti a quest’ora ti avrei buttato dalla finestra come un gatto randagio.
-Io… io non voglio essere un randagio… - singhiozzò. -Preferisco essere coccolato da te, Senpai… - disse con gli occhi lucidi, delle lacrime.
-Questa frase è molto fraintendibile, lo sai vero? – disse coprendosi le guance con il braccio, per evitare di fare notare il rossore sulle gote.
Anche Kariya adesso era diventato rosso, per aver detto quelle parole. -TI PREGO SENPAI CANCELLA TUTTO! – gridò.
-Kariya…
-Dimmi tutto… - sussurrò adesso.
-Ora voglio studiare, quindi evita di darmi fastidio.
Il più piccolo arrossì e si andò a mettere sul letto del Senpai, osservandolo mentre studiava. Si stava concentrando nel risolvere qualche esercizio di matematica. Appena concluse, passò subito ad un’altra disciplina: inglese. Non è che andasse male, ma ovviamente faceva abbastanza fatica a studiare un’altra lingua dopo aver fatto esercizi matematici così complessi. Kariya aveva capito che il ragazzo avesse qualche problema nello studio, per quanto si stava scervellando, quindi decise di avvicinarsi per vedere se avesse bisogno di una mano.
-Senpai… - lo richiamò, facendolo sobbalzare.
-Kariya, ma che modi sono questi?!
-È che ti vedevo così pensieroso ed ho pensato di darti una mano… - sussurrò, arrossendo.
-Non mi saresti di alcun aiuto. Se non ricordo male, sono io il Senpai e quindi sono più avanti di te con lo studio.
Il minore sospirò deluso. -Allora posso sedermi vicino a te?
Kirino annuì e riprese a studiare e a fare qualche esercizio dedicato all’argomento di studio, ma non sembrava essere abbastanza concentrato per poter studiare al meglio, perché si sentiva totalmente osservato da Kariya.
-Che vuoi?! – sbottò.
-Nulla, è che…
-Sbrigati, non ho tutto questo tempo per poterti ascoltare.
-Stavo guardando i tuoi esercizi ed ho potuto notare che la grammatica è corretta, ma hai sbagliato totalmente a scrivere le parole.
-Sai com’è, sono giapponese quindi faccio molta fatica a trascrivere delle parole in una lingua così differente.
-Per questo prima ti ho chiesto se potevo aiutarti…
-E tu come fai ad essere sicuro di non sbagliare?
-Ho viaggiato molto e soprattutto per me l’inglese è sempre stata una seconda lingua. In fin dei conti ho già diverse certificazioni! – disse il più piccolo sorridendo ampiamente, facendo perdere un battito al ragazzo dai capelli rosa. Mai aveva visto un sorriso del genere sul volto del suo compagno di squadra e mai si sarebbe aspettato di vederlo.
-Ok, allora aiutami. – disse distogliendo lo sguardo.
-EVVIVA! – esclamò contento, per poi abbracciarlo.
I due ripresero lo studio, mentre Kirino si perdeva nella spiegazione del più piccolo che con grande naturalezza gli stava facendo capire dove si trovavano i diversi errori. Poi iniziò a leggere un testo di quell’unità e si accorse di quanto fosse bravo il suo amico nel parlare quella lingua straniera. Era così naturale, sembrava madrelingua inglese per quanto fosse bravo. E si perse nella sua voce, rimanendo così incantato.
-Senpai… - lo richiamò. -Kirino Senpai… - di nuovo. -Il tuo telefono sta squillando già da un po’ ma a quanto pare ha già smesso.
-Perché non mi hai avvisato prima? – disse il ragazzo risvegliandosi.
-Io in realtà ci ho provato, ma era come se tu stessi dormendo.
Il ragazzo arrossì, realizzando di essersi troppo lasciato trasportare dalla voce del più piccolo. -Ok, forse dovrei riprendere con lo studio.
-Io direi di fermarti qui…- disse timidamente l’altro. -Sai, sembri così stanco in questo momento. Dovresti riposarti un po’ oppure rilassarti.
-Non dire scemenze. Sono ancora in piena forma! - rispose, mostrandosi pronto per riprendere lo studio, ma poi squillò di nuovo il telefono. -È Takuto… - sussurrò. -È successo qualcosa?
-Ranmaru, ho scoperto cos’è successo a quei tre! Ne ho già parlato con Tenma. – disse il ragazzo dall’altra parte del telefono.
-Racconta. – disse l’altro, allontanandosi leggermente da Kariya, ancora alla scrivania.
-Sono sotto effetto di una specie di “droga” se possiamo definirla tale.
-TAKUTO, CHE INTENDI?! – gridò lui e poi si ricompose, dopo aver notato il più piccolo sussultare. -Che intendi dire? – disse nuovamente, con un tono di voce più basso.
-Non è una droga a tutti gli effetti, non allarmarti… ho parlato con un mio compagno della Earth Eleven, Minhao Kazuto, non so se ti ricordi. Mi ha spiegato che hanno respirato una specie di polvere della “sincerità”. È un gioco che va molto di moda tra i ragazzini ultimamente e serve più che altro a far uscire tutti i sentimenti repressi. Di solito si dovrebbe lanciare un pizzichino, ma rompendo il contenitore è fuoriuscita tutta.
-Capisco. – annuì il ragazzo, comprendendo la situazione. -Hikaru come sta?
-L’ho accompagnato a casa. A quanto pare su di lui questa polvere ha avuto poco effetto perché ne ha respirata poca.
-Ho capito. Quindi dici che presto l’effetto finirà anche sugli altri, vero?
-Si spera.
-Ho capito… - sussurrò. -Adesso devo andare, ci vediamo domani a scuola. Ciao. – disse il ragazzo dai capelli rosa e chiuse la chiamata. -Kariya, ho deciso di ascoltare il tuo consiglio. Per oggi smetto di studiare. – sorrise.
L’altro ricambiò il sorriso e si alzò dalla sedia. -Quindi cosa facciamo?
-Nel frigo c’è una torta alle fragole, la vuoi assaggiare?
Il ragazzo annuì ripetutamente. Era molto emozionato nel dover assaporare quella delizia e Kirino non poté far altro che sorridere. Non sospettava più della sincerità del suo amico. A dire il vero, pensava che inizialmente quello fosse tutto uno scherzo ideato da quel piccoletto, per infastidirlo più del solito, ma dopo le parole di Takuto, decise di fidarsi. Aveva realizzato anche che quel sorriso che aveva fatto prima il ragazzo, fosse completamente sincero. Non lo aveva mai visto così. Era strano vedere tanta sincerità sul volto di quella piccola peste, che non faceva altro che infastidirlo tutto il tempo.
Dopo un po’, gli balenò un’idea in mente, mentre i due giocavano a carte.
-Kariya. – lo richiamò con un tono serio.
-Dimmi Senpai. – arrossì.
-Ora che ne ho la possibilità, vorrei farti una domanda. – iniziò. -Cosa pensi di me? – arrossì. -Insomma, non fai altro che infastidirmi tutto il tempo, vorrei sapere le tue motivazioni.
Masaki iniziò a sentirsi il cuore battere forte. -Ci sono tantissime cose che vorrei dirti… - sussurrò, arrossendo velocemente. -Ma l’effetto di quella stupida polvere è svanito. – disse facendo la linguaccia. -Dovrei anche dire finalmente! Adesso posso insultare quanto voglio! – rise con gusto.
Kirino l’osservò e roteò gli occhi. -Stupido. – sbottò.
-Che c’è, ci sei rimasto male? – rise ancora con gusto. -Dovresti vedere la tua faccia in questo momento.
-Sei uno scemo, uno stupido, ebete, idiota, cretino. – iniziò ad elencare. -Ti preferivo calmo e sottomesso, almeno non davi fastidio.
-Ammettilo che ti sono piaciute le mie lezioni d’inglese! – disse soddisfatto. -Aspetta, lo sai che adesso potrei andare a raccontare a tutti che fai schifo in inglese. Sai che figura! – rise con gusto.
-Ma stai zitto e non rompere.
-Comunque, lo sai vero?
-Cosa?
-Che nonostante io sia tornato ad essere me stesso, ovvero il simpaticissimo Kariya Masaki, dovrò dormire qui a casa tua?!
Kirino diventò rosso per l’imbarazzo. -Lo sai, vero?
-Cosa?
-CHE DORMIRAI PER TERRA. – gridò. -E NON M’IMPORTA CHE SEI UN OSPITE. TU DORMIRAI PER TERRA.
Il più piccolo gli fece una smorfia. -Almeno prestami un pigiama, in fin dei conti ricordati che sono qui solo perché mi hai costretto e non ho praticamente nulla.
Il rosa roteò gli occhi e prese dal suo armadio uno dei suoi pigiami rosa e rise appena vide il compagno di squadra uscire con un pigiama che gli andava larghissimo e oltretutto di un colore così poco adatto a lui. -Certo che ti sta divinamente! – rise sonoramente.
-Senpai, ti odio. Non avevi una taglia più piccola?
-No. – sorrise e poi scattò una foto. -Questa la stampo e la metto sulla parete, in ricordo di questa giornata.
-Dai…- piagnucolò. -Non sopporto quando fai. – disse mettendo il broncio, ma subito si ricompose, prima di beccarsi un’altra foto dal maggiore che ancora rideva.
-Comunque, ti perdono. – sorrise. -Cioè, non c’è nulla da perdonare in realtà, ma fa niente.
-E con questo? - disse iniziandosi a sdraiare a terra.
-Sul mio letto c’è abbastanza spazio per due persone e se prometti di non muoverti troppo, potrei decidere di lasciarti un po’ di spazio. – sorrise.
Il più piccolo, annuì mentre sorrideva. Era di nuovo quel sorriso pieno di sincerità che aveva fatto anche prima. Non era sarcastico, per niente. Era il sorriso più sincero di sempre.
Appena posizionati entrambi sul letto, Kirino si voltò verso il suo amico.
-Lo sai, Kariya… - iniziò.
-Che vuoi? – si lamentò lui, che già stava prendendo sonno.
-Pensavo semplicemente al fatto che… - arrossì. -Ti trovo carino, quando sei onesto. – sorrise e si addormentò, lasciando che il piccolo diventasse totalmente imbarazzato.
-Anche tu sei carino, Kirino Senpai… - sussurrò, sperando che non lo sentisse.
 
La mattina seguente, Ranmaru si trovò senza coperte e soprattutto sul pavimento gelato e duro, invece che al caldo sul suo letto morbido. Al suo posto c’era quello scemo di Kariya, che ancora ronfava come un ghiro. Per vendetta, però iniziò a scuoterlo per cercare di svegliarlo, riuscendoci alla perfezione, dato che si alzò di soprassalto. Purtroppo però, ci fu un piccolo imprevisto. Quando Kariya si alzò velocemente le sue labbra andarono a sbattere contro quelle di Kirino.
-È stato solo un incidente! – gridarono insieme, tra il disgusto e la sorpresa.
-Andiamoci a preparare. Ci aspettano gli allenamenti della mattina. – disse Kirino.
 
Andarono poi dritti a scuola, senza parlare più, ormai pieni di imbarazzo, ma appena videro la minuta figura di Shinsuke, ricoperta totalmente da graffi si misero a ridere insieme, sonoramente. Tenma cercò di spiegare loro, che la sera precedente, qualche minuto prima che tornasse normale, era scappato di casa per andare a fare una rissa, ma le ha prese di santa ragione da un gruppetto di gatti randagi in quanto si era ritrovato nel loro territorio.
-Ben ti sta, per avermi trattato male ieri! – rise Kariya, per poi dare una fugace occhiata al suo Senpai.
 
 
ANGOLO AUTRICE
Ciao amici <3 sono qui di nuovo con una Ranmasa, che attualmente è la mia coppia preferita di tutto Inazuma <3. Spero vivamente vi sia piaciuta, ci ho messo molta passione per scriverla. Presto tornerò di nuovo su questo sito, per scrivere altro su questi due, che amo alla follia!
   
 
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