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Autore: coopercroft    20/08/2022    0 recensioni
I Cooper sono ufficiali dell'esercito da generazioni. Edward, il primogenito, alla tragica morte dei genitori ha avuto il dovere ingrato di mantenere unita la famiglia. Comanda con autorevolezza un distaccamento militare nella periferia di Londra, dove collaborano anche i suoi fratelli.
Ma le difficoltà personali, l'incapacità di gestire i rapporti affettivi, innescano una serie d'incomprensioni che finiranno per allontanarli.
Solo l'amicizia con il nuovo medico, John Roberts, lo porterà a prendere coscienza che la famiglia Cooper ha un passato oscuro e doloroso rimasto sepolto per troppo tempo.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Preparare Steve per l'operazione fu un'impresa che finì per agitare anche Edward. Si rese conto che faticava con le mani ferite ma strinse i denti.

"Ce la fai?" Gli chiese John preoccupato che si malediva per non poter muovere la mano fasciata. Edward fu perentorio.

"Sono solo arrossate sta tranquillo, posso sopportare." Non si girò nemmeno a guardare il volto di Roberts che per non farlo penare di più, chiamò Noreen.

Con l'aiuto dell'infermiera riuscirono a spogliarlo, Edward cercava di non muovere inutilmente Steve per non aggravare il dolore alla caviglia.

Ma non collaborava, tanto che gli si aggrappò alle braccia.

"Stai fermo, fratello! Mi rendi tutto più difficile." Erano riusciti a togliere parte degli indumenti, ma Steve faticava a mettere in mostra le sue ferite. Aveva il volto contratto, gli occhi guardavano imploranti Edward, non gli ci volle molto a capire.

"Va bene, ora ci penso soltanto io."

Steve si morse il labbro, annuì silenzioso. Il comandante fece un cenno a John che comprese e uscì insieme a Noreen.

"Preparalo come ti ho detto." Lo incalzò il dottore prima di andarsene.

Edward apprezzò la riservatezza di Roberts, sorrise a suo fratello che si contorceva sul letto.

"La devi superare questa cosa delle cicatrici, non potrai nasconderle per sempre." Intanto lo svestiva e usò molto tatto quando arrivò alla schiena.

Steve mormorò solo poche parole con la testa abbassata.

"Mi vergogno, non so cosa farci." Socchiuse gli occhi. "Le ho nascoste per anni."

Edward gli passò la mano nei capelli, erano umidi per il sudore.

"Steve, non è stata colpa tua. Portale con orgoglio invece, sei stato bravo a sopportare la rabbia di nostro padre, se padre si può chiamare." Grugnì con il volto teso.

"Era malato Eddy, lo sai come agì anche con te." Edward increspò le labbra. "Lo zio avrebbe dovuto aiutarci non lasciarci nelle sue mani."

Quando arrivò alle cicatrici delle cinghiate si morse le labbra nel vedere lo scempio nel corpo di suo fratello. Alcune erano nascoste dai boxer. Non riuscii a mascherare il disappunto per quella cattiveria che il padre gli aveva fatto, sussultò e le mani si fecero insicure.

"Non guardarle, Eddy, sono lì da molto, mi ci sono abituato che pungano un pò." Il fratello maggiore incapace di continuare si appoggiò al letto, abbassò il capo.

"Come hai sopportato il dolore? Dio, eri un ragazzino! Come ho potuto non accorgermi di nulla." Steve, gli occhi lucidi, prese la mano del fratello.

"Eddy, ti prego fa in fretta, rivestimi e non ci pensare."

Il più grande si fece forza, gli accarezzò le spalle e chiuse il camice quadrettato.

Cercò una parvenza di normalità. "Ecco ora sei più carino."

Lo spinse giù con delicatezza. "Sta tranquillo, Steve, andrà tutto bene e sarò con te." Lo sistemò come gli era stato indicato, si assicurò di aver fatto tutto alla perfezione.

Steve era stranamente sereno, proprio lui che odiava gli ospedali. Si rivolse al fratello con un debole sorriso.

"Eddy, ho paura, ma tienilo per te."

"Lo so, me lo ricordo bene come strillavi quando vedevi un ago." Rise sommesso allacciando le ultime stringhe.

Il più giovane gli allungò un colpetto sul braccio. "Perché tu no?" Edward annuì. "Sì, hai ragione spesso anch'io strillavo e molto. "

Risero con una complicità che gli mancava da tempo. John che aveva aspettato fuori entrò e li trovò con le mani strette che si davano forza a vicenda. Il suo volto si distese in un caldo sorriso.

"Allora si va? Pronto Maggiore? E tu Comandante?"

"Siamo pronti dottore." Steve aveva riacquistato fiducia, John fece cenno a Cooper di indossare il camice sterile e tutto il necessario per entrare in sala. Noreen lo aiutò con la sua esperienza.

Fu lo stesso Edward a spingere il lettino fino alla piastra operatoria dove furono accolti dal chirurgo ortopedico, il dottor Trevis fu cordiale e lo tranquillizzò subito.

Steve non staccava gli occhi dal fratello. Edward gli fu vicino.

"Lo so che quegli aghi ti fanno penare, chiudi gli occhi." John lo avvertì che erano pronti, fece un cenno con il capo. Steve strinse la mano del fratello, che avvertì il bruciore delle scorticature. "Forza, sono qui con te." Steve si addormentò senza protestare.

Roberts vide Edward vacillare, la giornata era stata lunga e pesante anche per lui.

"Non provare a cedere, sta dormendo e sta bene." Gli mormorò all'orecchio. Il comandante strinse le labbra, respirò, mentre la mano di John si strinse delicata sulla sua spalla.

"Ora puoi andare, se vuoi. Ci pensiamo noi."

"No, John ho promesso che sarei rimasto e lo farò."

"Va bene, ma siediti." Roberts gli allungò uno sgabello. Cooper si sistemò e rimase silenzioso per tutta l'operazione.

Di tanto in tanto John, lo scrutava e si assicurava che stesse bene.

Edward non si mosse mai, pensieroso guardava il fratello.

Steve, sedato, respirava lentamente, sembrava sereno. Solo i cicalini dei macchinari a volte disturbavano i pensieri che affollavano la mente di Edward. Si erano detestati, cercati, allontanati, picchiati, eppure il loro amore fraterno aveva resistito a molte tormente, e lui, era l'unico che gli era rimasto vicino nonostante tutto.

Molto probabilmente Steve sarebbe stato il perfetto erede dei Cooper, era colmo di forza e d'orgoglio, ma il padre non era riuscito a domare la sua irruenza. Sir Anthony aveva preferito dirottare le sue aspettative su di lui che era debole di carattere e più malleabile. Di questo presto avrebbe avuto conferma, lo zio William si sarebbe fatto vedere e lui lo avrebbe messo alle strette.

Non aveva rimpianti, era stato il figlio debole e facilmente plagiabile, che suo padre aveva forgiato a suo piacimento. Quello che lo straziava è che non si ricordava di sua madre come se lei fosse stata un'entità invisibile. Si ricordò improvvisamente che era stata lei che gli aveva insegnato a suonare il pianoforte.

E lei l'aveva amato teneramente prima che arrivassero gli altri figli.

Accarezzò i capelli di Steve che aveva penato fisicamente più di tutti.

Sentì la mano sana di John, sulla sua spalla.

"Ti stai tormentando?" Aveva visto il suo respiro rallentare, il volto farsi cupo, la fronte aggrottarsi, e la mano tremare. Continuò con la voce calma.

"Non è questo il posto, né il momento. Esci, va fuori a fare due passi." Edward si scosse, solo allora lo vide e lo fissò stranito. "Quanto manca?"

"Pochi minuti, va pure. Non te ne sei nemmeno accorto ma è andato tutto bene, forse anche di più, direi."

Cooper si alzò, accarezzò la mano di Steve.

"Fosse sempre così tranquillo!" Rise sommesso. "Pensaci tu, vado a mangiare qualcosa."

Gli venne in mente che anche John era rimasto sempre presente durante la mattinata. "Spero che tu non abbia saltato il pranzo."

John scosse la testa. "Ho preso qualcosa mentre ti aspettavo. Tu va pure." Prese il posto di Edward e si adoperò su Steve. Cooper uscì, ringraziando e salutando i medici.

Roberts gli diede un'ultima occhiata.

Edward avvertiva la preoccupazione di Roberts che temeva che la verità gli pesasse e lo annientasse. Aveva fatto bene a chiamare i suoi fratelli. Aveva bisogno di aiuto, non doveva cedere, non ora che Steve contava su di lui.

Cooper si diresse al bar interno. Erano quasi le due del pomeriggio. Tutto era accaduto così in fretta che gli sembrava fosse passato un secolo. Daniel ed Ellen sarebbero arrivati l'indomani. Mangiò di fretta un panino. Ma un dubbio lo divorava dentro. Zio William era stato sempre reticente su di lui ma ora voleva sapere la verità.

Doveva assicurarsi che sapesse dell'incidente di Steve, gli mandò un sms e lo avvertì delle sue condizioni.

Poi non rispose più. Sapeva che la curiosità e la preoccupazione lo avrebbe spinto a venire alla cittadella. Ed era quello che voleva.

 

   
 
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