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Autore: oscuro_errante    21/08/2022    4 recensioni
[What If: A Star Trek Series // L'Esplorazione del Quadrante Gamma] Il Tenente Comandante Jadzia Dax è devastata in seguito agli eventi narrati in Riuniti, durante i quali incontra il nuovo ospite del simbionte Kahn, la dottoressa Lenara Kahn, innamorandosi nuovamente di lei, rimanendo però delusa dalla decisione presa dalla donna. Qualche giorno dopo, parlando con un giovane ufficiale della U.S.S. Europa, scopre che la dottoressa Kahn è tornata su Deep Space Nine...
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Benjamin Sisko, Jadzia Dax, Julian Bashir, Kira Nerys
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'What If: A Star Trek Series'
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La U.S.S. Europa (NCC-1648-E), imponente vascello di classe Sovereign sotto il comando del Capitano T’Vok, emerse in tutta la sua maestosità dal tunnel Bajoriano, un fenomeno spaziale più unico che raro nel suo genere, in quanto collegamento stabile e naturale tra i Quadranti Alfa e Gamma.
Nonostante la missione prevedesse di passare ben 18 mesi nel Quadrante Gamma, con il duplice obiettivo di esplorare una regione della Via Lattea talmente remota da essere accessibile solo grazie al tunnel e di raccogliere quante più informazioni possibile sul Dominio, l’equipaggio era stato richiamato indietro con urgenza a causa del numero sempre più elevato di incursioni nei territori federali proprio per mano del Dominio. Cosa che stava facendo rivedere i piani esplorativi della Flotta, imponendo la ricollocazione del vascello.

L’ordine di ritornare nel Quadrante Alfa era stato trasmesso direttamente dal Comando della Flotta Stellare, e aveva raggiunto l’Europa durante gli stadi finali di un primo contatto. Era stato il Tenente Comandante Leeda Sevek, in quel momento al comando, a contattare il Capitano T’Vok mentre questa, assieme al primo ufficiale R’Mau, all’addetto della sicurezza Moq e al Tenente Lon Sonoda, ufficiale scientifico specializzato proprio nell’interfacciarsi con nuove culture, si trovava sul pianeta, informandola dei nuovi ordini provenienti dalla Terra.
In realtà, l’Europa non era stata l’unica nave a essere richiamata dalla propria missione: proprio a causa della crescente minaccia proveniente dal Dominio, la maggior parte dei vascelli inviati a esplorare lo spazio profondo dovette tornare al più presto a disposizione della Federazione e della Flotta Stellare, permettendo quindi al Comando e alla Presidenza della Federazione di avere a propria disposizione il più elevato numero di risorse possibili da mettere in campo prima di un’ulteriore escalation tra le due potenze in gioco.

Non appena la delegazione dell’Europa riuscì a disimpegnarsi dai festeggiamenti organizzati dal governo del pianeta, conseguenti il successo ottenuto nei negoziati, il Capitano T’Vok ordinò di tracciare una rotta per il Tempio Celeste e il Quadrante Alfa, per un viaggio che non sarebbe dovuto durare più di qualche giorno prima di riuscire a raggiungere l’ingresso del tunnel bajoriano. Una volta raggiunto il Quadrante Alfa, avrebbero dovuto dirigersi verso Deep Space 9, dove sarebbero rimasti attraccati per una manciata di giorni in attesa di ricevere il loro prossimo incarico; questo avrebbe quindi permesso all’equipaggio di prendersi un po’ di tempo prima di ritornare operativi, oltre a fornire una valida opportunità al quartiermastro di bordo di rimpinguare le scorte della nave.

Il marinaio al timone, un giovanissimo Boliano alla sua prima esperienza nei ranghi della Flotta, annunciò: «Abbiamo superato l’orizzonte degli eventi del tunnel: siamo nuovamente nel Quadrante Alfa.» Sistemandosi meglio sulla poltrona del Capitano e alzando lo sguardo dal rapporto che stava esaminando, Eva Ferrari, al comando del turno Gamma, non fece in tempo a ordinare di impostare la rotta per Deep Space 9 che una serie di avvisi sonori la fece guardare con espressione interrogativa verso la postazione operativa, posta alla sinistra del timoniere, dove una donna caratterizzata da un leggerissimo accento francese notificò: «Comunicazione in arrivo da Deep Space 9, Tenente.»
Inarcando un sopracciglio, Ferrari si raddrizzò e, mettendo da parte il PADD dal quale stava leggendo, ordinò: «Sullo schermo, Guardiamarina.»

I volti del Capitano Benjamin Sisko, l’ufficiale comandante della stazione per la Federazione e per il Comando della Flotta Stellare, e il Maggiore Kira Nerys, primo ufficiale e ufficiale di collegamento bajoriano per il Governo Provvisorio di Bajor, andarono a sostituire lo schermo altrimenti occupato dal continuo feed dei sensori sovrapposto a un cielo nero pece costellato da puntini luminosi. Se, almeno in un primo momento, i due ufficiali sembrarono sorpresi di vedere un semplice sottotenente al comando, non ci misero molto a riprendersi dallo stupore, dando anzi l’impressione che ci fosse altro che non fosse come doveva essere.
«Europa, è un piacere rivedervi,» furono le prime parole pronunciate da Sisko come saluto, mentre al suo fianco Kira sembrava analizzare alcuni dati da un PADD che teneva in mano, tormentandosi le labbra con la mano sinistra. Anche a distanza, era possibile avvertire la tensione che emanava dal suo corpo: qualsiasi cosa ci fosse scritto sul dispositivo che stava così avidamente analizzando, chiaramente non era di buon auspicio. Soltanto quando Ferrari rispose - «Il piacere è nostro, signore. Stavamo giusto per dirigerci verso Deep Space 9, ci sono forse dei problemi?» - la bajoriana alzò lo sguardo, posandolo sul ponte di comando dell’Europa e, forse, vedendolo per la prima volta davvero. Fu comunque Sisko a riprendere la parola: «Abbiamo appena ricevuto una richiesta di soccorso dal BDR-1940 Hikaru Maru, un trasporto passeggeri in direzione del sistema di Trill: sono sotto attacco da un gruppo di pirati Breen.»
Kira intervenne: «I nostri runabout non sono equipaggiati per affrontarli e la Defiant è ancora in fase di riparazione, il Capo O’Brien non riuscirà a completare il tutto prima delle prossime 48 ore. Abbiamo bisogno che interveniate voi, Europa
Ferrari, mentre ascoltava l’approfondirsi del loro rapporto, annuiva tra sé e sé. «Inviateci le coordinate, Deep Space 9. Ce ne occupiamo noi,» rispose loro la donna, prima di congedarsi: «Europa chiude.»

L’immagine sullo schermo passò dall’ufficio del Capitano a bordo di Deep Space 9 al campo stellare che aveva accolto l’Europa una volta liberato l’orizzonte degli eventi del Tempio Celeste. Ferrari attivò l’interfono posto alla sua destra: «Capitano T’Vok a rapporto in plancia.»

*

Qualche minuto più tardi, il Capitano T’Vok entrò in plancia da uno dei turboascensori collocati nella parte posteriore del ponte di comando, dietro le console tattica e medico-scientifica poste, a loro volta, immediatamente dietro le poltrone riservate al trio di ufficiali composto da Capitano, Ufficiale Esecutivo e Consigliere.
Ferrari, non appena aveva sentito le porte del turboascensore aprirsi, si era alzata dalla poltrona centrale e aveva fatto spazio alla Vulcaniana, contemporaneamente girandosi verso la donna per poterla guardare negli occhi: «Siamo stati contattati da Deep Space 9: hanno ricevuto una richiesta di soccorso da un trasporto passeggeri in rotta verso Trillius Prime. Dicono di essere sotto attacco di pirati Breen.»
Continuando verso la propria postazione, alla quale prese posto poco dopo, T’Vok chiese: «DS9 ha inviato le coordinate?»
«Sì, signora,» rispose Ferrari, dopo aver ricevuto conferma dalla Guardiamarina alle operazioni.
«Molto bene, Tenente,» commentò T’Vok, prima di continuare: «Allarme Rosso. Tutti ai posti di combattimento. Timoniere, curvatura 3. Attivare.» Il Boliano al timone obbedì immediatamente, rispondendo con un semplicissimo «Sì, signora,» prima di portare l’Europa in curvatura.

Lo scenario da allarme rosso, in una nave stellare, implicava un'illuminazione fioca e rossastra, corridoi poco illuminati, un frenetico viavai di persone, il suono dei claxon di allarme e, normalmente, tutti i membri del personale di comando e del turno Alpha alle proprie postazioni, con squadre di sicurezza dispiegate per la salvaguardia della nave e del resto del personale. In quella situazione, come testimoniava il posto vuoto alla destra di T’Vok, non era esattamente così.
Il protocollo prevedeva anche che fosse il Primo Ufficiale a guidare una squadra di intervento per entrare in azione una volta arrivati in supporto al trasporto passeggeri, ma l’ufficiale caitiano, il Comandante R'Mau, si stava ancora riprendendo in Infermeria dopo un incontro ravvicinato con il Dominio durante il loro ultimo primo contatto nel Quadrante Gamma. D'altra parte, il possibile scontro con i Breen richiedeva che il Tenente Moq, l'ufficiale tattico e della sicurezza Klingon, fosse a bordo e alla sua postazione, per coordinare al meglio la difesa della nave e delle squadre di ricognizione inviate sul campo.

Dal momento che non le era stato ordinato di riprendere la consueta postazione al timone, Ferrari si era spostata più verso destra, in maniera tale da poter controllare in maniera diretta il costante feed dei sensori che scorreva ininterrottamente sullo schermo tattico collocato alla postazione solitamente occupata da R’Mau. Come accadeva a bordo di tutti i vascelli appartenenti alla Federazione, gli ufficiali che vi prestavano servizio dovevano essere in grado di adattarsi alla bisogna, in casi di estrema necessità, e di mostrarsi pronti a uscire dalla propria zona di comfort, caratteristica essenziale per riuscire a fare carriera o, semplicemente, esplorare nuove possibilità per il proprio futuro tra i ranghi della Flotta.

Ragionando sul fatto che l’esperienza acquisita dal Tenente immediatamente dopo il diploma all’Accademia, durante gli anni passati allo Zefram Cochrane Space Flight Center come pilota e collaudatrice (sia in sala ologrammi che sul campo), sarebbe sicuramente stata utile nel caso ci fosse stato bisogno di evacuare il trasporto passeggeri senza impiegare il teletrasporto ma, piuttosto, uno degli shuttle a bordo dell’Europa, T’Vok impartì un’ulteriore serie di ordini, questa volta in direzione proprio di Ferrari: «Metta su una squadra, Tenente, a vada in Sala Teletrasporto 3: dopo aver impegnato i Breen, verrete teletrasportati a bordo dell’Hikaru Maru per valutare i danni e il numero di vittime sostenuti. Nel caso la situazione non permettesse di abbassare gli scudi il tempo sufficiente a teletrasportarvi giù, sarete costretti a prendere una navetta per portare a termine la missione. In ogni caso, vi copriremo le spalle.»
Ferrari, che aveva alzato lo sguardo dal feed tattico che stava studiando fino a un istante prima, offrì un semplice cenno del capo, prima di lasciare il ponte di comando e dirigersi alla sua missione di soccorso.

***

Da lì a relativamente poco tempo, L’Europa sarebbe uscita dalla curvatura con gli scudi alzati e le armi pronte, preparata ad affrontare qualsiasi minaccia i Breen avrebbero potuto rappresentare nel caso in cui avessero tentato di opporre una maggiore resistenza rispetto al previsto. Tutti i membri dell'equipaggio avevano raggiunto le proprie postazioni, con la Sala Teletrasporto Tre e l'hangar navette in stand-by, pronti a rispondere a seconda delle necessità, in base a come gli eventi si sarebbero dipanati di fronte a loro.
Mentre nell’hangar navette una squadra di ingegneri aveva preparato uno shuttle nel caso non fosse stato possibile teletrasportare la squadra assemblata da Ferrari, nella Sala Teletrasporto Tre i componenti della suddetta squadra si erano finalmente riuniti e stavano aspettando ordini dalla plancia per poter procedere. Il Tenente Ferrari, che si era ritrovata a comandare l’intera operazione, aveva assemblato un gruppo di sei persone: oltre a sé stessa, erano presenti tre ufficiali addetti alla sicurezza, il Capo Ingegnere e l’Ufficiale Medico Capo.

Lasciando la sicurezza e il Tenente Comandante Cartier a un ultimo controllo del proprio equipaggiamento, Ferrari si diresse verso la Dottoressa Katherine Pulaski, che stava osservando con sguardo leggermente vacuo, in disparte, la piattaforma del teletrasporto: «Dottoressa, è tutto a posto?»
La donna, di mezza età, sembrò venir strappata dalle sue riflessioni alle parole del Tenente, che si voltò a guardare con un sorriso ironico sul volto: «Una volta odiavo questa dannata tecnologia. Diamine,» scrollò le spalle, «odio ancora adesso, profondamente, il teletrasporto.» Riportò per un attimo il proprio sguardo alla piattaforma di fronte a sé, prima di continuare: «Ma, qualche anno fa, fui costretta a riconsiderare parte del mio modo di pensare in merito.»
Ferrari inarcò un sopracciglio, pronta a chiedere dove l’altra donna volesse andare a parare, ma venne preceduta: «Se non fosse stato per Data e per il teletrasporto, non sarei qua in questo momento. A domandarmi se valga davvero la pena fidarsi o meno.»

«Beh, Dottoressa,» le rispose Ferrari, «gli incidenti con il teletrasporto non sono così comuni come lei crede. Non è più come un secolo fa, come durante la missione quinquennale dell’Enterprise di Kirk: non ha niente di cui avere paura.»
Il medico si strinse nuovamente nelle spalle, ma prima che la conversazione potesse continuare oltre, l’intracom si attivò e la voce del secondo ufficiale, il Tenente Comandante Leeda Sevek, riempì l’aria: «Sala Teletrasporto Tre, qua è la plancia: usciremo dalla curvatura in meno di trenta secondi.»
Con un’ultima occhiata alla propria squadra, che ora si stava disponendo sulla pedana del teletrasporto, Ferrari alzò la voce per rispondere: «Siamo pronti, plancia. A vostra discrezione. Ferrari chiude.» Sia lei che la Dottoressa Pulaski furono le ultime a prendere posto, con i tre della sicurezza e Ferrari stessa armi in mano e pronte, in caso le cose fossero andate peggio di quanto aspettato.

*

In plancia c’erano calma, attesa e anticipazione: il Boliano al timone si tenne pronto per portare l’imponente vascello fuori dalla curvatura e, contemporaneamente, si preparò all’eventualità in cui fosse stato necessario adottare manovre evasive per disimpegnare i Breen.
Al suo fianco, sulla sinistra, il Comandante Leeda, che in quel frangente sostituiva anche il primo ufficiale, informò che erano «…in uscita dalla curvatura tra 15 secondi.» Le parole furono immediatamente seguite da un cambiamento di umore attorno a lui: in una manciata di nanosecondi, infatti, tutti gli ufficiali presenti in plancia passarono da una immobilità assoluta a un fermento crescente, mentre la sempre impassibile T’Vok spostò impercettibilmente il proprio peso sulla poltrona del Capitano, fidandosi del fatto che il proprio equipaggio avrebbe saputo assolvere ai propri incarichi senza ulteriori input da parte sua.
Alla sua postazione, collocata dietro il trittico delle poltrone di comando, il Tenente Moq aveva appena terminato di riconfigurare parte del proprio terminale affinché funzionasse come display per le  comunicazioni, questo per consentire il costante contatto tra la nave e la squadra di sbarco, coordinandosi con Leeda, con il quale condivideva le funzioni di ufficiale addetto alle comunicazioni.

E proprio il bajoriano iniziò a fare il conto alla rovescia per l’uscita dalla curvatura, fino a quando non raggiunse lo zero e il cielo stellato mostrato sul visore principale dai sensori esterni rallentò, fino a fermarsi su una visione più statica della zona di spazio in cui l’Europa si trovava. Un istante più tardi, i sensori registrarono, a relativamente poca distanza dal vascello di classe Sovereign, il trasporto passeggeri che aveva inviato la richiesta di soccorso, una vecchia nave di classe Clipper, poco più che una grossa navetta a quattro livelli con due gondole sovradimensionate, e il suo assalitore Breen.
Il feed dei sensori iniziò ad arricchirsi, subito dopo, delle informazioni provenienti dai sensori a medio e lungo raggio, con il Comandante Leeda che riportò: «La nave Breen ha gli scudi abbassati, Capitano.» Ricontrollò ulteriormente il proprio terminale: «I sensori hanno identificato un teletrasporto in corso dalla nave pirata al trasporto passeggeri: stanno inviando delle squadre di abbordaggio.»

Il Capitano impartì prontamente tutta una serie di ordini specifici ai propri ufficiali che, con provata efficienza, si impegnarono a eseguire i suoi comandi: «Timoniere, ¾ di impulso, ci metta in mezzo. Tattico, prenda di mira le loro armi, gli scudi, i motori e le comunicazioni, per disabilitarli. Coordinatevi con le Operazioni e la Sala Teletrasporto Tre: abbiamo bisogno che i nostri uomini arrivino su quel trasporto immediatamente.»
Un coro di «Sì, signora,» riempì l’aria e l’imponente vascello si ritrovò in men che non si dica impiegato in azione, senza alcun ritardo. Dalla Sala Teletrasporto Tre, il sottufficiale di servizio in quel momento riportò che tutto era pronto e che la squadra attendeva solo di essere teletrasportata a bordo del trasporto civile, nonostante il ponte di comando dell’Hikawa Maru fosse protetto da un inibitore di teletrasporto a bassa intensità, sufficientemente potente da non permettere un aggancio stabile, motivo per il quale sarebbe stata scelta l’area più vicina al ponte dove far arrivare Ferrari e la sua squadra.

In maniera molto efficiente, il Tenente Moq disabilitò non solo gli emettitori degli scudi, ma anche le armi e i motori, lasciando senza protezione alcuna i pirati Breen; con lo stesso tipo di efficienza, la Sala Teletrasporto, coordinandosi con la plancia, teletrasportò in un battibaleno la squadra di soccorso a bordo del trasporto passeggeri. Qualche istante più tardi Moq aveva ancora una volta alzato gli scudi, mentre l’Europa si apprestava ad assicurare quanto più tempo possibile a Ferrari e a i suoi uomini, nel caso i Breen fossero riusciti a inviare una richiesta di aiuto ai loro simili prima di venire attaccati a loro volta.
   
 
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