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Autore: oscuro_errante    21/08/2022    4 recensioni
[What If: A Star Trek Series // L'Esplorazione del Quadrante Gamma] Il Tenente Comandante Jadzia Dax è devastata in seguito agli eventi narrati in Riuniti, durante i quali incontra il nuovo ospite del simbionte Kahn, la dottoressa Lenara Kahn, innamorandosi nuovamente di lei, rimanendo però delusa dalla decisione presa dalla donna. Qualche giorno dopo, parlando con un giovane ufficiale della U.S.S. Europa, scopre che la dottoressa Kahn è tornata su Deep Space Nine...
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Benjamin Sisko, Jadzia Dax, Julian Bashir, Kira Nerys
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'What If: A Star Trek Series'
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L’Europa era ormeggiata a uno dei piloni superiori di Deep Space 9 sin dal suo arrivo alla stazione. Nonostante i ben pochi danni subiti durante la schermaglia contro i Breen, il Comandante Cartier non aveva smesso di brontolare in merito alle condizioni in cui aveva trovato il vascello al suo ritorno dall’inferno che era stata l’Hikawa Maru, operando alcuni interventi minori durante il tragitto fino alla base spaziale.
Una volta giunti a destinazione, la prima cosa che aveva fatto era stata quella di mettere al lavoro il suo staff per riportare alla massima efficienza la nave, aiutati da Miles O’Brien, Capo delle Operazioni di Deep Space 9, e dagli ingegneri della stazione, permettendo loro solo dopo di godersi il meritato riposo di cui gli altri colleghi avevano già iniziato ad approfittare.

A bordo di Deep Space 9, poco lontano dall’Infermeria della stazione, Benjamin Sisko e Kira Nerys stavano parlando in toni sommessi con due ufficiali che indossavano le divise tipiche di coloro che servivano a bordo dei vascelli federali, una vulcaniana e un’umana, che si erano teletrasportate dall’Europa, qualche tempo prima per discutere dei rapporti relativi al trasporto passeggeri.
C’era da dire che, in realtà, in quel specifico momento stavano semplicemente impiegando il tempo con alcune chiacchiere di circostanza, per quante se ne potesse fare con un Vulcaniano, nell’attesa che riemergessero dalla sala operatoria i Dottori Bashir e Pulaski, i quali stavano operando su uno dei pazienti teletrasportati direttamente nell’Infermeria di Deep Space 9 nel momento in cui il vascello si era ritrovato nel raggio del teletrasporto.

L’attenzione di Ferrari, che fino a quel momento era stata totalmente assorbita dall’osservare l’ingresso principale dell’Infermeria, venne catturata da alcune parole del Maggiore Kira, probabilmente a lei indirizzate: «Il Dottor Bashir è uno dei più grandi esperti per quanto riguarda la fisiologia dei Trill: sarà sicuramente in grado di salvare sia il simbionte Kahn che il suo ospite, Lenara.»
Ferrari si girò verso i tre superiori, stringendosi appena nelle spalle al commento della bajoriana: «Non sono tanto preoccupata dall’operazione chirurgica applicata alla Dottoressa Kahn, Maggiore. Piuttosto, chi davvero mi mette davvero in apprensione è il ragazzo, Drenkteg. Ci vorrà del tempo prima che sia in grado di affrontare quanto gli è accaduto e, soprattutto, prima di riuscire ad accettare e a comprendere la morte del padre, proprio di fronte ai suoi occhi.»
«La madre arriverà presto,» osservò Sisko, «da Bajor il tragitto non è poi così lungo e lei ha preso il primo trasporto disponibile per raggiungere Deep Space 9
«Da Bajor?» Ferrari sembrava sinceramente incuriosita da questo fatto, nonostante fosse un dettaglio di relativamente poca importanza.
«Sì, lavora sul pianeta come botanista civile,» rispose Kira, prima di continuare: «Alcuni anni fa si è unita a una spedizione agrobiologica guidata da Keiko O’Brien.»
«La conosco,» per la prima volta da quando la conversazione era iniziata, T’Vok aveva ripreso la parola, «per qualche tempo la signora O’Brien è stata a bordo dell’Enteprise, quindi è logico presumere che lei fosse uno dei candidati più adatti da tenere in considerazione a coordinare il tutto, quando è sorta la necessità di sceglierne uno.» Per tutta risposta, Ferrari si limitò a chiedere quando la donna sarebbe giunta
«Il prossimo trasporto da Bajor è previsto in arrivo tra poche ore,» le rispose Kira, «quindi non ci vorrà molto.»

«Capitano, Maggiore,» per essere una vulcaniana, T’Vok dava l’impressione di essere un po’ troppo seccata, «abbiamo una riunione a cui attendere.» L’osservazione portò Sisko a un lieve cenno del capo, anticipatore della sua risposta: «Prego, da questa parte.»
I tre ufficiali si incamminarono verso il turboascensore più vicino, ma un discreto colpo di tosse proveniente da Ferrari li fece fermare e girare verso di lei, con espressioni interrogative - o neutre, nel caso di T’Vok: «Preferirei rimanere qua, se per voi andasse bene. Con il fatto che la madre di Drenkteg sarà a bordo nel giro di qualche ora, forse sarebbe meglio che il ragazzo, al suo risveglio, trovasse al proprio capezzale qualcuno che, in un certo senso, conosce. Inoltre,» aggiunse, «l’ordine di prendersi qualche giorno di riposo vale per tutti. Magari, rimanendogli vicino, posso in qualche modo aiutarlo fintanto che la madre non arriverà a bordo.»
«Se il Capitano Sisko è d’accordo,» osservò placidamente T’Vok, «ha il mio permesso, Tenente.» L’uomo si limitò a dare un cenno del capo a Ferrari, prima di riprendere la strada verso il proprio ufficio.

*

Una volta in Infermeria, la donna venne indirizzata da una infermiera verso il letto dove il giovane ktariano stava dormendo placidamente grazie a una serie di sedativi leggeri datigli dal Dottor Bashir, Ufficiale Medico Capo di Deep Space 9. Uno sguardo ai parametri vitali riportati sul macchinario cardassiano immediatamente sopra la testa di Drenkteg la informò di come tutto fosse nella norma.
Su un letto adiacente, ugualmente addormentato, era stato collocato uno dei due Trill teletrasportati dall’Europa non appena giunti su Deep Space 9. Le sue condizioni sembravano essere assolutamente meno critiche rispetto quelle della donna presso la quale Ferrari aveva trovato entrambi a bordo dell’Hikawa Maru, ma nonostante tutto sufficientemente gravi da non poter essere risolte completamente a bordo dell’Europa, nonostante la Dottoressa Pulaski fosse riuscita a stabilizzarlo, salvandogli di fatto la vita e lasciando ben poco da fare al collega a bordo della stazione. Nonostante fosse riuscita a stabilizzare anche la Dottoressa Kahn, nel caso della Trill si era rivelato comunque necessario l’ulteriore intervento di Bashir, il quale si era fatto affiancare dalla Pulaski stessa, in quanto la donna aveva reso ben chiaro di come considerasse ancora entrambi i pazienti sottoposti alle sue cure.

Prima che, però, potesse ritornare a studiare il giovane ancora addormentato, un leggero movimento dell’uomo la portò ad avvicinarglisi, contattando l’infermiera che l’aveva accolta all’ingresso in caso si fosse rivelato necessario intervenire sul paziente.
Con delicatezza, visto che il Trill sembrava parecchio agitato, la donna gli appoggiò una mano sulla spalla e una sul braccio, ben consapevole di quanto il trovarsi in un luogo apparentemente sconosciuto potesse essere fonte di profondo stress.
«Ehi,» cercò di tranquillizzarlo la Ferrari, «va tutto bene, siete sani e salvi, ora.»
«In salvo? In salvo dove? Cosa è successo?»
«Piano, piano,» Ferrari si era ritrovata ad applicare una pressione leggermente superiore nel momento in cui l’uomo aveva dato segno di volersi alzare dal proprio lettino. «Lei è a bordo di Deep Space 9, sotto le cure del Dottor Bashir. Io sono Eva Ferrari, dell’Europa. Abbiamo ricevuto la vostra chiamata di soccorso e siamo arrivati appena in tempo per togliervi di dosso dei pirati Breen, dai quali eravate sotto attacco.»
«Deep Space 9? Cosa ci faccio di nuovo su Deep Space 9?» Nonostante paresse più lucido di qualche istante prima, il Trill non sembrava aver compreso cosa gli avesse detto Ferrari, ma nemmeno pareva avere memoria di quanto accaduto a bordo del trasporto passeggeri. Qualche istante più tardi, però, qualcosa sembrò scattargli, perché afferrò saldamente con la mano libera il braccio sinistro della donna, chiedendo agitatissimo: «Che ne è di mia sorella? Come stanno lei e il suo simbionte?»
«Si calmi,» lo spronò gentilmente Ferrari, mentre finalmente un infermiere la raggiunse, hypospray in mano. Ci volle un solo istante e il Trill si ritrovò nuovamente addormentato. Ferrari si rilassò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi, chiedendo all’infermiere: «Starà bene?»
L’uomo annuì, sicuro di sé: «Assolutamente sì, Tenente. Ha solo bisogno di tempo, come un qualsiasi altro paziente nelle sue condizioni. Il Dottor Bashir è convinto che si riprenderà presto, dal momento che è arrivato a bordo in condizioni nettamente migliori rispetto alla Dottoressa Kahn.»

I due non ebbero modo di continuare, in quanto le porte scorrevoli della sala operatoria si aprirono, lasciando entrare nell’area di riabilitazione un lettino semovente, sul quale giaceva un corpo apparentemente inanimato, e un gruppetto di quattro persone. Katherine Pulaski, ancora vestita con il camice rosso tipico dei chirurghi, lanciò uno sguardo sorpreso alla collega, non aspettandosi di trovarsi lì la Ferrari, prima di seguire Bashir, anche lui con il camice ancora indossato, per effettuare gli ultimi controlli sul paziente appena operato.
Quando, finalmente, i due medici ritornarono, Bashir fece cenno alle due donne di seguirlo nel suo ufficio, dove avrebbero avuto modo di parlarsi senza essere troppo disturbati.

«Come sta?»
«Si riprenderà,» le rispose Bashir, sedendosi dietro la propria scrivania e, contemporaneamente, appoggiando il PADD che stava finendo di controllare sul ripiano della stessa. «Siamo stati in grado di stabilizzare sia Lenara che il suo simbionte, Kahn, intervenendo su entrambi simultaneamente, nonostante a un certo punto abbiamo corso il serio rischio di perderla. Ho avuto il forte timore di dovermi ritrovare costretto a espiantare il simbionte per riuscire a preservare almeno la sua vita.»
«Per fortuna non siamo stati costretti a ricorrere a questo gesto estremo,» osservò Pulaski prima di chiedere, rivolta a Ferrari: «A proposito, Tenente, che ci fa qua? Pensavo che all’equipaggio fosse stata concessa una licenza, seppur breve.»
«Ho chiesto il permesso di poter essere a disposizione nel caso che Drenkteg,» fece un breve cenno verso il giovane ktariano, «si svegliasse prima dell’arrivo della madre. Un volto amico,» continuò, «lo potrebbe aiutare a tranquillizzarsi in un ambiente totalmente sconosciuto fino all’arrivo del genitore.»

   
 
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