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Autore: TsukikageShawn    22/08/2022    1 recensioni
Fase 1 - Ambientato dopo la sconfitta di Faker, non tiene contro degli avvenimenti successivi.
Cosa sarebbe successo se Rio si fosse svegliata dal coma come Merag, dimenticandosi la sua vita umana?
Tre anni fa mi sono posta questa domanda, da cui è nata questa fanfiction.
Dopo il Carnevale Mondiale di Duelli, per Yuma e Astral sembra ci sia il via libera per recuperare le carte numero restanti. Ma i bariani tramano nell'ombra per ottenere il loro potere, e il destino ha giocato loro un brutto scherzo facendo ritornare Merag dalla parte opposta. Cosa farà l'ex bariana, tornerà alle sue origini o troverà negli umani la sua nuova famiglia? E soprattutto, come affronteranno questa nuova minaccia Yuma e Astral?
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il segreto della Luna Rossa'
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Capitolo 19

 

Il giorno dopo, come da programma, Patrishka iniziò a lavorare nel complesso residenziale VIP. Si aspettava che i lavori domestici fossero faticosi e consumassero parecchie energie, soprattutto per chi, come lei, non aveva nessuna esperienza. Il suo compito sarebbe stato passare l'aspirapolvere un paio di volte al giorno sui venti piani dello stabile, ma non avrebbe lavorato da sola. Il suo datore di lavoro le presentò tre donne di mezza età, pettegole e birichine. Appena il capo le lasciò da sole nella stanza sotterranea, dove erano sistemati gli attrezzi da lavoro e le divise, subito presero confidenza.

«Ciao, io mi chiamo Ai, piacere di conoscerti. Sei davvero giovane, dimmi la verità: vuoi lavorare qui perché ci abita il tuo fidanzatino» iniziò una di loro mentre si preparava.

«Così la spaventi! Non fare caso a quella vecchia pettegola, io sono Hana, è un piacere conoscere una ragazza così giovane e intraprendente.»

«Senti chi parla, non eri tu l'altro giorno che spiavi la nuova inquilina? Ah, io sono Hoshie, piacere di conoscerti. Mi potresti ripetere il tuo nome?»

«Mi chiamo Patrishka… Come funziona l'aspirapolvere?»

La bariana indossò velocemente la divisa, composta da una camicia e una gonna blu lunga al ginocchio, con un grembiule bianco. Osservava spaesata gli elettrodomestici come se fossero dei mostri tecnologici e si malediceva mentalmente per quello stupido piano. Stava iniziando a credere che Durbe avesse ragione, quando l'avvertì prima di arrivare sulla Terra che le strategie e le tattiche di Vector erano inattendibili. E subito le tornò alla mente una delle poche frasi di sua nonna che avessero un senso: 'segui il tuo istinto e sbaglia con la tua testa'.

Hana le spiegò come funzionasse l'aspirapolvere e subito si misero a lavoro. Dall'ascensore di servizio arrivarono al primo piano e le tre pettegole iniziarono subito a fare gossip su un giovane inquilino che corteggiava la receptionist del turno di giorno.

Patrishka le ignorò per tutto il tempo e approfittò della loro conversazione per leggere le varie etichette degli appartamenti, con la scusa di passare l'aspirapolvere accostata le pareti. A differenza del suo stabile, questo riportava i nomi degli affittuari sotto i numeri, quindi sarebbe stato facile trovare Ryoga Kamishiro. Non si era mai chiesta come facesse Vector a conoscerne il cognome, e non le interessava più di tanto. Voleva solamente trovarlo il più velocemente possibile così da non dover sentire più le colleghe starnazzare.

Dopo cinque ore di lavoro, arrivò al ventesimo piano stremata. Reggendosi all'elettrodomestico, camminò lentamente accostata alle porte e continuò a leggerne i nomi. Ma anche su quel piano neanche l'ombra del suo obbiettivo.

"Ci sono solo venti piani; forse non c'è il suo nome sulla porta, ma quello di qualche parente. Potrei chiedere a quelle pettegole, ma poi mi farebbero troppe domande."

«Patty abbiamo finito il primo giro, ora possiamo pranzare.»

La bariana si arrabbiò, non le piaceva che storpiassero il suo nome, ma rimase in silenzio e le seguì nell'ascensore. Ritornarono nella stanza sotterranea per posare gli elettrodomestici e si diressero poi al piano terra per uscire dall'edificio dalla porta di servizio.

Una volta fuori, aggirarono il complesso e all'entrata Patrishka incrociò Shark. Si osservarono guardinghi per pochi secondi, poi come se niente fosse successo si salutarono con distacco e proseguirono per le loro strade. Subito Ai la prese sottobraccio e iniziò a chiederle del suo rapporto con il giovane, seguita a ruota dalle altre due.

«L'ho conosciuto ieri, non è un tipo amichevole.»

«Sei interessata, non è vero? Possiamo dirti molto su di lui, lo conosciamo da quando era un bambino» disse Hana.

«Davvero?» chiese Patrishka con troppo entusiasmo.

Si morse il labro per contenersi, non voleva dimostrarsi interessata a Ryoga, ma le informazioni delle tre colleghe erano proprio quello che le serviva per velocizzare il piano di Vector.

Mentre si dirigevano ad un piccolo ristorante poco distante dal complesso, Hoshie le raccontò della tragedia avvenuta quando i due gemelli avevano solo cinque anni. Dopo l'incidente, erano stati affidati alle cure della zia, sorella della loro defunta madre. Ryoga era sempre stato un po' freddo e distaccato con tutti, tranne la sua adorata sorella Rio, malata fin dalla nascita. Nessuno sapeva spiegare il suo male, doveva essere qualcosa di estremamente raro e sconosciuto. Come se non bastasse, cinque mesi fa la giovane ragazza era stata coinvolta gravemente in un incendio e dimessa da poco dall'ospedale.

Dopo il racconto, Patrishka rimase silenziosa per tutto il pranzo e il viaggio di ritorno per il secondo giro di pulizie.

Mentre si trovava al diciannovesimo piano, incontrò una giovane ragazza che somigliava fin troppo a Merag. Appena uscita dall'ascensore con una ragazza dai capelli ramati, le rivolse uno sguardo di sfuggita e si diresse all'appartamento 1916. La bariana fece finta di lavorare ed ascoltò attentamente la conversazione.

«Tua zia Mariko è un amore, però sa essere fin troppo insistente.»

«Che ti aspettavi, avevi la tua faccia sul mio seno quando ha sfondato la porta stamattina.»

«Non l'ho fatto di proposito, mi muovo nel sonno, e non ci ha dato il tempo di risponderle. E poi tu non sei stata per niente d'aiuto, ti diverti alle mie spalle.»

«Ti ha puntato una lampada in faccia e voleva farti l'interrogatorio come nei film, scusami se non sono riuscita a trattenere le risate.»

Le due inquiline entrarono nell'appartamento e richiusero la porta alle spalle, ridendo come due bambine. Patrishka si fece prendere dall'ansia, chiedendosi se la ragazza dai capelli blu fosse veramente Merag o le somigliasse casualmente. E non poteva di certo ignorare la donna della 1916 che sembrava una sua fotocopia versione adulta.

Doveva pensare in fretta e scegliere: consultarsi con Vector o informare Durbe?

 

Una volta dentro l'appartamento, Rio si ritrovò in un salotto arredato in stile minimal in toni bianchi e neri. Accostato al muro destro c'erano due divanetti con un tavolino basso, a sinistra una piccola cucina insieme ad un tavolo e quattro sedie, e di fronte due porte chiuse. Si accomodarono nel salottino e degustarono tè e biscotti.

«La ragazzina qui fuori ha un aura molto oscura.»

«Sei sicura?»

«Al cento per cento, e ti guardava in modo molto sospetto.»

«Ah si, Patrishka è gelosa di me… È una bariana, Durbe la trovò alle porte del palazzo imperiale quando era solo una neonata. Crede che io sia più importante di lei per Durbe. Scommetto che è qui sulla Terra per punizione, è molto ribelle.»

«L'ambasciatore bariano, giusto? Mio padre ne parlava molto bene prima della guerra.»

«Si. Nash lo nominò imperatore, l'ultimo che scelse prima di impazzire.»

«Ma è perfetto, puoi contattare i tuoi amici bariani e…»

«Solo gli imperatori possono teletrasportarsi e comunicare da altri pianeti. Da come mi guardava deve avermi scambiata per una che mi somiglia e basta.»

Merag sospirò rattristandosi, pensare al mondo bariano e i suoi amici le faceva provare un forte senso di sconforto. Gli imperatori erano la sua famiglia, quella che aveva scelto. Sentiva la loro mancanza, ricordava ogni notte tutti i momenti trascorsi in loro compagnia, belli e brutti. Senza accorgersene, si ritrovò in lacrime tra le braccia di Jessica, che cercava di confortarla.

«Non li puoi contattare tu, vero?» domandò asciugandosi il volto.

«Le comunicazioni tra astrali e bariani sono state chiuse da entrambi i lati.»

«Allora non perdiamo altro tempo. Dobbiamo scoprire cosa mi è successo.»

Jessica condusse Merag attraverso una delle due porte chiuse, la sua camera da letto. Anch'essa era arredata in stile minimal, con un letto accostato alla vetrata, un armadio in legno e una libreria. Però quel che più attirava l'attenzione era la scrivania, che sembrava essere uscita da un film di fantascienza. Aveva un computer fisso tutto luminoso con dei liquidi azzurri in dei tubi, collegato a cinque schermi di varie grandezze e un tablet trasparente con bordo rosa, accoppiato ad una penna del medesimo colore con in cima un pon pon.

«Quello è un tablet hünyano, giusto?» domandò Merag estasiata.

«Si, gli hünyani sono proprio dei cervelloni.»

Rio si sedette sul letto cercando di scacciare dalla sua mentre l'immagine della sua mentore, emblema per eccellenza dell'intelligenza hünyana e sviluppatrice di quei dispositivi, mentre osservava Jessica armeggiare con i campioni che le aveva raccolto.

«Interessante. Secondo il computer i campioni che ti ho prelevato sono interamente della specie terrestre, non c'è nessuna traccia di DNA bariano… Oh, chi abbiamo qui?»

Merag si sporse sulla spalla di Jessica, curiosa di quella reazione. Aveva appena ricevuto un email da un certo Dr. Faker, che chiedeva delle infomazioni su Natasha Evans.

«No, no, no. Questo proprio no» disse colta da un improvviso stato d'ansia.

«Fai dei respiri profondi, calma… Ecco, non ti agitare. È la Natasha del quaderno?»

«Si, non dargli niente. Ti prego, fidati di me. Nessuno deve sapere di lei.»

«Tranquilla. Ho dei vecchi file risalenti al 1980, l'FBI non è mai riuscita a trovarla o scoprire cosa le fosse successo, glieli mando così si scoraggiano.»

«Va bene, ho già troppi problemi con questa situazione, non ne voglio altri.»

 

 

 

 

 

Capitolo 19 - Natasha non ti abbiamo dimenticato XD

   
 
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