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Autore: NightWatcher96    23/08/2022    1 recensioni
Sequel finale di "Pranzo a Letto con Sorpresa" e "Il Wonder Duo e Baby Hero in Azione!".
Izuku viene rapito da un giovane Alpha che vuole fare di lui il suo Omega e mettere a repentaglio la vita di Katsu. Ancora una volta il Wonder Duo dovrà combattere ma riusciranno a ricongiungersi con il tempo che scorre inesorabilmente?
BakuDeku, KiriKami, Mpreg
Genere: Azione, Omegaverse, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: Mpreg
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Angolo della Quirkess

In due giorni e mezzo ho scritto la terza e ultima parte di questa serie. Penso che in questo modo si possa concludere felicemente la trilogia.
Detto ciò, Enjoy!



 

Izuku sedeva sul divano guardando Katsuki gridare contro una furiosa Mitsuki.

Come aveva immaginato, se dalla telefonata la donna bionda si era mostrata molto felice di riceverli per pranzo, quando avevano messo piede in casa Bakugo le cose erano degenerate vistosamente.

Erano da almeno quindici minuti interi che madre e figlio si scontravano verbalmente.

Inko e Masaru avevano provato a spendere una buona parola ma ci avevano immediatamente rinunciato. Si erano seduti sul divano, tenendo Izuku nel mezzo.

«Mi dispiace che l'abbiate dovuto scoprire in questo modo» disse, una mano sulla pancia.

«Tesoro, siamo un po' feriti ma questo non ci impedisce di essere orgogliosi» sorrise pacata Inko.

Gli prese amorevolmente le mani, gli baciò una guancia e poi fece cadere i suoi occhi verdi sul piccolo rigonfiamento sotto la camicia bianca a righe pastello azzurrate.

Ora, a circa quindici settimane, la pancia rimaneva ancora piuttosto piccola.

Monumori Hayami aveva, però, spiegato che Izuku aveva un utero retroverso, molto comune negli Omega maschi. A differenza di quello normale, la crescita del bambino avveniva ugualmente ma il ventre si sarebbe ingrossato molto più tardi.

«Tesoro, posso?» domandò addolcita Inko.

Il verdino annuì mentre si sbottonava la camicia. Quando la mano grassoccia della donna sfiorò la pancia si commosse.

«Mitsuki, cara, guarda» disse Masaru, pregno di visibile gioia.

«Immagino che è anche perché hai addominali forti che si vede poco la pancia» mormorò Inko, tuttavia affascinata. «A quindici settimane io ero già molto incinta!».

Mitsuki piegò le labbra in un dolce sorriso ed anche lei fece qualche carezza. I suoi occhi erano velati di gioia e scintillavano delle lacrime che, per orgoglio, non avrebbe concesso di cadere.

Katsuki infilò la mano nella tasca del pantalone per tirar fuori una foto della nuova ecografia. La porse, con le gote rosse d'imbarazzo, alla madre.

«Ci dispiace... volevamo farvi una sorpresa come si deve ma-».

«Sì, sono ancora furiosa ma vi perdono. Dopotutto siete Pro Hero affermati, anzi, il Number One» disse guardando Izuku. «... e il Number Two Hero. Incidenti di quel calibro possono accadere» riprese guardando il figlio e prendendo l'ecografia.

«Katsu sarà un nipotino tutto da viziare» commentò radioso Masaru. «Cara, inizio a preparare almeno la cena. Con tutto il vostro gridare si è fatto un po' tardi».

Izuku espirò. Si lasciò cadere con la schiena contro la testiera del divano e la mano sulla pancia.

Era ancora molto provato dall'ultima terrificante missione e l'ansia lo aveva divorato per diverse ore prima di trovarsi al cospetto di sua madre e dei Bakugo.

«Izuku, sei pallido. Vuoi un bicchier d'acqua?» domandò apprensivo Masaru.

Il verdino annuì semplicemente.

«La cena la prepareremo noi tre. Voi due mettetevi pure comodi» aggiunse, infine, Mitsuki...

 

 

«Quindi grosso modo è andata bene?».

«Alla fine ci hanno portato in tavola una torta e ci hanno fatto qualche regalo. Sono tutine e cose per Katsu» raccontò Katsuki.

Denki, che aveva ascoltato la storia e poi annuito, sbuffò una risatina. La sua domanda aveva ricevuto una risposta soddisfacente.

Eiichi era molto nervoso, continuava ad agitarsi nella piegatura del suo braccio. Alternava momenti di avide poppate a gorgoglii infastiditi.

Eijiro era in cucina a preparare del tè, Izuku invece aveva fatto un salto fino alla macchina di Katsuki perché aveva dimenticato il cellulare.

«Ah, eccolo qui» disse il verdino.

All'improvviso, il Danger Sense trillò: Izuku sollevò la testa al cielo quando si vide arrivare un'auto. Richiamò a sé la Black Whip per poter bloccare l'ostacolo senza rovinarlo.

Guardò dinanzi e intorno a sé: non c'era nessuno, né anima viva.

«Sei proprio il Number One Hero».

Izuku si voltò con scatto felino. Alle sue spalle era arrivato silenzioso un ragazzo poco più grande di lui, chiaramente Omega per via dell'odore di caramelle alla fragola. Aveva capelli lisci e biondi come quelli di Shoto, di poco più lunghi alle basette accompagnati da occhi violacei.

Indossava dei jeans, una camicia nera e un giubbotto di pelle. Izuku notò che quello strano giovane aveva gli stessi stivali che usava DynaMight.

«Sei stato tu a lanciarmi addosso quell'auto?» ringhiò Izuku.

«Certo. Pensavo che con la gravidanza ti fossi rammollito e invece no» rispose l'altro, con evidente sarcasmo. «Mi chiamo Kei. Takahashi Kei e sono incaricato di prenderti e portarti con me. Non puoi avere quel bambino. Morirai».

Izuku fece un paio di passi indietro attivando l'One for All. Intorno al suo corpo brillavano scariche elettriche in modo minaccioso. La Black Whip si dissolse e l'auto fu poggiata al suolo.

«No, non va bene. Non devi lottare. Mi interessa solo che il Number One Hero continui a vivere. Quel bambino, non lo sai, ma presto ti ucciderà. Il tuo corpo è troppo minuto per portar avanti quella gravidanza» riprese Kei, senza alcun sorriso.

 

«Midoriya-kun, vorrei chiederti di prestare particolare attenzione a ogni sintomo improvviso. Il tuo corpo è molto piccolo per un Omega Maschio; concepire è stato quasi un caso fortuito e con l'utero retroverso le cose non migliorano».

 

Il verdino spalancò gli occhi. Gli erano appena venute in mente le parole della dottoressa Monumori al suo ultimo controllo, quando Katsuki era andato a parlare con Endeavor di quello che era accaduto. Il suo compagno, infatti, non sapeva niente.

«Che c'è? Sembra che tu mi stia dando ascolto, finalmente».

 

«Per ora Katsu cresce bene ma tutti i danni che il tuo corpo ha subito nelle missioni e negli scontri corpo a corpo hanno reso deboli i tuoi muscoli pelvici e l'utero presenta delle cicatrici. Potrebbe verificarsi un aborto spontaneo, la crescita del feto potrebbe arrestarsi intorno alla ventesima-ventiquattresima settimana di gestazione ma quello che di più mi preoccupa sei tu».

 

Izuku deglutì. La mano protesa verso Kei per sparare l'Air Force Smash tremava vistosamente.

 

«Il tuo corpo, presto o tardi, potrebbe cedere. Niente missioni, Number One Hero. Massimo riposo e non fare allenamenti. Ho notato che i livelli di stress nel tuo corpo sono molto alti. Per ora non sono in grado di dirti cosa potrebbe succederti ma secondo alcuni dati inerenti alla Mortalità Materna sono le emorragie post-partum e soprattutto ipertensione arteriosa ad essere le principali cause. Capisci quello che voglio dire? Il tuo Quirk esercita una costante pressione sulle tue arterie, il tuo cuore è sempre sotto sforzo. Izuku, ciò che sto cercando di dirti è che devi prendere le cose con assoluta calma».

 

«Tu non mi porterai via Katsu».

Al tono minaccioso, quasi febbrile di Izuku, Kei socchiuse gli occhi. L'Omega interiore si era scatenato. Non poteva permettere di farsi attaccare.

«Mi dispiace molto, Hero Deku. Lo facciamo per te. Il mondo ha bisogno di te».

Kei spiccò una velocissima corsa, toccò con indice e medio il collo di Izuku e una bolla violacea lo inglobò. Allo schiocco delle dita questa divenne molto più piccola e stretta.

Il verdino fu costretto a rannicchiarsi a pallina per proteggersi lo stomaco.

«E ora andiamo».

Kei si avvicinò alla prigione, i suoi occhi diventarono molto più luminosi. In un battito di ciglia entrambi svanirono in una spirale di piccole bolle che scoppiarono qualche istante dopo.

E intanto, Katsuki iniziava a sentire qualcosa nel suo petto, come un fuoco e un'immensa preoccupazione. Nervosamente, si alzò dal divano e si avvicinò alla finestra del salottino dei suoi amici.

Non vide Izuku da nessuna parte.

Colto da un momento di angoscia mista ad una profonda paura si catapultò fuori. Un'auto accanto alla sua in una posizione strana lo impensierì immediatamente. Ma non fu nulla paragonato allo sbigottimento assordante che lo investì quando notò il cellulare di Izuku in terra e la portiera della sua macchina aperta.

«N-no...» gemette.

Sotto al display incrinato dello smartphone giaceva un piccolo portachiavi con un ciuccio ricamato a mano. Era stato un omaggio dell'acquisto della culla. Qualche giorno dopo, poi, i due avevano comprato anche un paio di calzini per neonati.

Katsuki lo tirò fuori dalla tasca della sua tuta, insieme all'ecografia. Quello destro lo aveva Izuku, il sinistro invece lui. Avevano fatto in modo che quei due minuscoli capolavori per il loro futuro bambino sarebbero diventati dei porta-fortuna.

Un singhiozzo improvviso sfuggì dai suoi denti stretti pericolosamente insieme, in un ringhio basso e furioso. Katsuki ne rimase pietrificato.

Portò la mano libera al viso: una lacrima era riuscita a cavalcare la sua pelle ambrata.

Il suo cuore galoppava furioso, i suoi palmi erano sudati, nella sua mente continuavano a suonare trilli ed allarmi con un unico pensiero.

Trovare il suo Izuku.

«Baku-bro? Che succede?».

Il biondo si rimise in piedi. Eijiro, alle sue spalle, non ebbe bisogno di chiedere. Quegli occhi rossi erano due mari infuocati di ira.

«Qualcuno ha rapito Izuku. Dobbiamo trovarlo in fretta» disse, tremante di collera.

Il rosso crinito guardò istintivamente Denki sul divano che cantava una canzoncina ad Eiichi, finalmente più calmo e prossimo al sonno.

Non poteva coinvolgerli.

«Denki, tesoro, io vado un attimo in agenzia con Katsuki. I miei saranno a breve qui, d'accordo?» disse.

«Eh? Perché Eiji?».

«Solo... rimani qui con Eiichi, per favore».

Denki non ebbe il tempo di chiedere. Il tono nervoso del suo Alpha lo scosse non poco. Strinse al petto il suo bambino di quasi cinque mesi, complice un'innaturale paura.

Quando sentì l'auto di Katsuki rombare via e scorse, dalla vetrata del salotto, i rossi capelli del suo compagno seduto sul seggiolino accanto al guidatore, chiuse in fretta la porta di casa a chiave.

Eiichi emise un vagito.

«La mamma è qui, piccolo mio» disse tremante. «... papà ci sta proteggendo».

Avrebbe voluto essere molto più forte, più sicuro...

 

  
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