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Autore: michaelgosling    27/08/2022    1 recensioni
Tre amiche appassionate una di Harry Potter, una di Star Trek e una della Disney in seguito ad un incidente vengono catapultate ognuna in uno di questi universi, ma non di quello di cui sono fan.
Proveranno ad usare quello che sanno della storia per renderla migliore? O le loro azioni porteranno ad un finale peggiore? La loro presenza influenzerà queste storie molto più di quanto immaginano, perché una sola persona può cambiare tutto.
[Fandom Variabile: il Fandom in cui verrà pubblicata la storia dipenderà dall'ambientazione dell'ultimo capitolo pubblicato. Sarà comunque possibile trovare la storia anche negli altri due Fandom nella categoria Crossover]
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LONTANO, OLTRE LE STELLE – CAPITOLO 5


















 
 
 
 
Lasciò il suo alloggio dopo quattro giorni.
 
Non voleva davvero lasciarlo, voleva stare lì a nascondersi per sempre per l’imbarazzo di quella scenata che ancora la tormentava, ma non era più una bambina ormai, ed era arrivato il momento di comportarsi da giovane adulta quale era.
 
E poi c’era quella voce.
 
Quella voce che aveva sentito. E che non era riuscita ad identificare. Quando aveva cessato di sentirla, aveva messo a soqquadro la stanza, alla ricerca della cosa con cui aveva parlato, ma tutto quello che aveva ottenuto era di fare disordine.
 
Chi era? Com’è possibile che non ci sia nessuno qui?
Ho sentito una voce ma non vedo nessuno??
Sono impazzita?
O sto impazzendo?
Aveva qualche correlazione con la mia crisi in seguito alla discussione con Spock?
Era il mio subconscio che cercava di dirmi qualcosa? E che cosa?
E cosa doveva significare quell’ultima cosa che aveva detto?
 
Concentrandosi, riusciva a sentire di nuovo quelle parole nella sua testa.
 
“Bene e male esistono in qualunque uomo. Esistono entrambi in James Tiberius Kirk, e lui è oggi l’uomo che conosci perché è in grado di trarre il meglio da entrambi. Lui non è scappato dal suo lato oscuro. Lo ha consolato. Abbracciato. Stretto a sé. Devi imparare a fare lo stesso, se vuoi arrivare a scoprire chi sei davvero.”
 
Ho forse un lato oscuro di cui non sono a conoscenza?
E quanto è oscuro?
 
Sentì una scia gelida lungo il collo, così smise di pensarci e lasciò il suo alloggio velocemente, per impedire a sé stessa di cambiare idea.
 
 
 
 
 
 
 
*
 
 
 
 
 
 
 
 
Non sapeva nemmeno dove stesse andando, ma l’unica cosa che le interessava al momento era evitare Spock. Era bloccata in una nave stellare nel mezzo dello spazio quindi non avrebbe potuto evitarlo per sempre, ma saperla così grande e con così tante altre persone oltre a loro due la fece sentire leggermente meglio.
 
Girovagò per ore, fino a quando la fame non si fece sentire, così raggiunse la sala mensa più vicina. Quando la trovò velocemente, per un fugace momento fu sollevata: stava iniziando a ricordare meglio i luoghi dell’astronave e dove trovarli.
 
Quando entrò tutti si voltarono a guardarla, e Arielle si sentì morire dentro.
 
Perché? Perché mi fissano tutti?
Non può essere per la mia vitiligine, dato che l’ho sempre avuta e prima non mi guardavano in questo modo?
O forse mi sbaglio? Forse prima pensavano che fossi un’aliena e ora sanno che non sono altro che un’umana con una vecchia e curabile malattia degenerativa della pelle?
O è per il mio litigio con Spock? Si è saputo?
 
Il susseguirsi di domande si interruppe improvvisamente quando Arielle si accorse che avevano smesso di fissarla, e qualunque fosse la ragione per cui un secondo prima facevano altrimenti, non l’avrebbe scoperta adesso. Notò un tavolo nell’angolo della stanza completamente vuoto e andò a sedersi per mangiare il suo solito crossaint.
 
Mentre mangiava, teneva la testa bassa sul piatto, come per paura di alzare lo sguardo. Si vergognava ancora terribilmente sia per quello che era successo con Spock sia per il suo comportamento generale da bambina e stava facendo di tutto per dare a vedere che effettivamente non le importava. Fallendo miseramente.
 
Poi sentì una voce. Una intonata, dolce voce femminile.
 
“Ciao, ti dispiace se mi siedo?”
Era Uhura.
 
Arielle sentì qualche goccia di sudore tra i capelli.
 
Oddio.
Lei era presente quando è successo quello che è successo con Spock.
E’ qui per parlarne?
E cosa le dico?
 
Senza rendersene conto, Arielle annuì leggermente con il capo, continuando però ad essere ansiosa.
 
“Come ti senti?”
 
Una parte di Arielle sentiva di essere ancora ansiosa, ma la voce di Uhura era così melodica e dolce e comprensiva e il suo sorriso così genuino che l’altra parte di Arielle si sentiva di potersi confidare come se avesse davanti una vecchia amica.
 
“Non.. non lo so.” Sussurrò tristemente, in preda allo sconforto.
 
Nyota allungò la mano destra e la usò per accarezzare dolcemente il braccio di Arielle, la quale posò il crossaint per strofinarsi gli occhi.
 
Come mi sento..
Stupida. Emotiva. Infantile. E sola.
Terribilmente sola.
Pensavo di essere sempre stata sola, con la vita da reclusa che facevo, fatta eccezione per Yvonne e Nolwenn, con la mia famiglia che si vergognava della mia vitiligine e i domestici a cui facevo compassione.
Ma mi sbagliavo.
Dio, quanto mi sbagliavo.
Non ero sola.
Ora lo sono.
 
Evitò lo sguardo di Nyota senza dire nulla, ma ebbe come l’impressione che era come se l’avesse fatto. Come se Uhura avesse sentito tutto. Quando ebbe la forza di guardarla, vide che Uhura stava pensando a cosa dire e dopo un lungo silenzio si decise.
 
“Quello che è successo con il signor Spock non è stata colpa tua.”
 
“Sì che lo è stata.” fece una pausa “Spock ha ragione. Su tutto. Non ho la.. stoffa per la Flotta Stellare. Non ce la farò mai. La Flotta Stellare è per persone forti, valorose e intelligenti, e io..” un’altra paura “.. io sono debole.”
 
“Sei una ragazza il cui mondo è stato stravolto, catapultata in un universo che non conosce, sola e spaventata. Pensi che una persona debole sarebbe riuscita ad affrontarlo?”
 
“E cosa ho fatto io per affrontarlo? Cosa ho fatto in questi mesi? Avevo detto, avevo promesso, che avrei aiutato..”
 
“E lo hai fatto! Hai identificato quel virus che stava contagiando l’intero equipaggio limitandone i danni e permettendoci di arrivare prima ad una soluzione.”
 
“E poi? Che altro ho fatto? Anche senza di me, avreste trovato una soluzione a quel virus e ve la sareste cavata. Ma io senza qualcuno che mi aiuti? Non posso. Non posso fare nulla. Voi tutti mi state dando un gran da fare per me. Mi insegnate tutto quello che potete e io non.. non sono all’altezza. Non lo sarò mai.”
 
Ripensò a quando aveva detto a Kirk che sarebbe stata utile, che avrebbe aiutato. Pensò a quanto fosse stato stupido. Che aiuto avrebbe mai potuto dare lei.. a loro?
Loro erano degli eroi, i protagonisti, e lei era nessuno, nulla di più di una comparsa di cui nessuno si ricorda.
Non voleva fare la vittima o piangersi addosso, ma era tutto buio intorno a lei e non riusciva a capire dove stesse andando.
L’aveva persa.
La speranza.
 
Uhura si alzò e si mise a sedere accanto ad Arielle, posandole un braccio intorno alle spalle in modo rassicurante.
 
“Pensi che avremmo deciso di insegnarti tutto quello che c’è da sapere per entrare nella Flotta Stellare se avessimo pensato anche solo per un secondo che non ce l’avresti fatta? Scotty dice che sei vigile, il signor Sulu che sei precisa, e il dottor McCoy afferma che tu non hai sbagliato uno solo dei compiti che ti ha dato. Anche Spock ha fiducia in te, ne sono sicura. Un vulcaniano non avrebbe mai usato tanto del suo tempo per insegnare a qualcuno che non riteneva potesse farcela, e se pretende un livello alto da te, significa che sa che puoi raggiungerlo.”
 
Arielle si sentiva ancora molto triste e amareggiata, ma riusciva a sentire fin dentro le ossa che quel discorso aveva avuto molto effetto su di lei. Approfittando della vicinanza di Uhura, agì d’istinto e l’abbracciò forte, abbraccio che Uhura ricambiò con forza.
 
“E’ solo che..” singhiozzò Arielle “tu e tutti gli altri. Il Capitano Kirk, il signor Spock, il dottor McCoy, il signor Sulu.. siete delle leggende, e io sento di non meritare di stare qui con voi. Mi sento come.. un insetto tra gli Dei. Le vostre ombre sono così grandi e la mia.. così piccola.”
 
Uhura sciolse l’abbraccio per guardare Arielle negli occhi.
 
“Siamo stati piccoli anche noi, tesoro. Nessuno nasce imparato..” pulì con le dita le lacrime che stavano scendendo sulle guance di Arielle “.. non puoi diventare grande se non cadi. Ricorda sempre: tanto più faticosa è la salita, tanto più luminoso sarà il traguardo.”
 
E se non dovessi raggiungerlo, il traguardo?
 
 
 
 
 
 
 
 
*
 
 
 
 
 
 
 
 
Uhura non la lasciò sola un attimo per il resto della giornata.
 
A volte si muovevano e altre volte stavano ferme, ma non la smettevano mai di parlare. Erano andate anche nell’alloggio di Uhura, piena di oggetti africani provenienti dal paese in cui era nata.
 
Non appena notò che portavano più o meno la stessa taglia sia di seno che di vita, Uhura arrivò persino a prestarle degli abiti. Arielle rifiutava cortesemente, ma Uhura non voleva sentire ragioni. I vestiti erano pieni di righe e simboli dai colori sgargianti e vivaci, non esattamente il genere di abito che era abituata a portare Arielle, ma per la ragazza erano quanto di più prezioso avesse visto da tanto tempo. Qualcosa di raro. Il dono di un’amica.
 
Uhura le parlò della sua vita prima dell’Enterprise. Le parlò del paesino africano in cui era nata, piccolo ma prospero. Le parlò della sua infanzia, della prima volta che alzò lo sguardo per guardare le stelle e cosa la spinse a volerle raggiungere a tutti i costi, quelle stelle.
 
Le parlò dei suoi anni all’Accademia. Degli amici che si era fatta. Degli amori che aveva vissuto. L’incontro con Pike. E con Kirk.
 
Arielle era più timida, ma iniziava ad aprirsi. Anche lei le raccontò della sua vita. Di Yvonne. Di Nolwenn. Soprattutto della prima, di quanto avrebbe amato essere lì, in quel momento.
 
E poi, arrivano alla questione che aleggiava nell’aria da tutto il giorno.
 
“Il Capitano Kirk dice che nell’universo dal quale provieni tutto questo.. l’Enterprise.. persino noi.. siamo un racconto.”
 
“E’ così.” Disse semplicemente Arielle guardando fisso nei grandi occhi scuri di Nyota, per farle capire che era assolutamente seria e che non si trattava affatto di storielle inventate o voci di corridoio.
 
“E che è per questo che sai cosa accadrà ancora prima che accada.”
 
Arielle annuì.
 
“Un racconto olografico?”
“Non esattamente..” Arielle iniziò a muoversi avanti e indietro per la stanza, cercando le parole giuste “.. io vengo da un tempo che potrebbe essere.. diciamo.. il vostro ventunesimo secolo, solo di una realtà parallela alla vostra, penso. A quell’epoca non esistevano ancora ologrammi, figuriamoci racconti olografici.”
 
“E dove potevi trovare questo.. racconto?”
 
“In televisione. Come i televisori che avete sull’Enterprise per vedere con chi state comunicando. Noi.. ci sediamo.. guardiamo lo schermo e lo vediamo.”
 
“Cosa?”
 
“Il racconto. Che prende vita. Davanti ai nostri occhi.”
 
“Com’è possibile?” la voce di Uhura appariva curiosa e interessata come mai Arielle l’aveva sentita.
 
“Ci sono ehm.. attori. Sono persone identiche a voi, che vi interpretano..” Arielle si grattò la testa irritata, stava cercando di spiegarsi, ma man mano che parlava sentiva di non essere abbastanza chiara e che avrebbe potuto fare di meglio “sono persone del mio mondo, del mio universo, di un tempo più vicino al mio che al vostro, esattamente identiche a voi, che fanno del loro meglio per darvi vita. Dar vita ai vostri sogni, alle vostre parole, ai vostri sentimenti, a.. voi.”
 
Uhura sembrava iniziasse a capire, ma la guardava stupefatta. Arielle ricambiò il suo stupore e scoppiò nervosamente a ridere.
 
“Lo so. Lo so. Sembra assurdo. Ridicolo. Ma è quello che so. E quello che so di voi lo so grazie a questo racconto.”
 
Vide che Uhura la fissava con una tale intensità che Arielle quasi si sentì nuda, ma poi sorrise.
 
“Lo è. Ma sembra una bella storia. Esistere in un’altra realtà sottoforma di racconto.” Mormorò Uhura e per quanto si sforzasse, Arielle non riusciva a capire se le stesse credendo o se avesse semplicemente pensato che fosse uno scherzo e volesse stare al gioco “.. anche se.. non esistiamo davvero.”
 
Arielle percepì immediatamente una sorta di tristezza nella sua voce.
 
“Cosa vuoi dire?”
 
“Un racconto. Un racconto di finzione, non è così? Se siete tecnologicamente e storicamente indietro rispetto a noi, non può essere un racconto tratta da una storia vera che avete vissuto, quindi.. è finzione. Siamo.. finzione.”
 
“Non siete mai stati solo finzione.”
 
“Ma hai detto..”
 
“Che siete personaggi di un racconto, sì è vero. Ma siete molto di più. Forse non eravate persone reali, ma chi ha narrato le vostre storie lo era. Chi vi ha interpretato e ha messo anima e cuore nel rendervi giustizia era reale. Chi vi guardava e vi ammirava era reale. Siete entrati nel cuore di così tante persone vere che passavano intere giornate a seguire le vostre storie, per vedere dove il vostro percorso vi avrebbe portato perché eravate un racconto. Tutte quelle persone che avete ispirato con la vostra storia, tutte quelle donne che hanno scelto di intraprendere la carriera spaziale diventando le prime donne a viaggiare nello spazio ispirate dal tuo personaggio, da te. Voi avete dato speranza ad intere generazioni. Forse siete nati come finzione, ma siete diventati molto di più. Siete diventato il simbolo di un mondo migliore. Siete la speranza di cui il mio mondo aveva bisogno.”
 
Arielle aveva parlato piano per tutto il tempo, ma appariva risoluta come non lo era da anni. Voleva che Uhura capisse. L’impatto che avevano avuto e che continuavano ad avere. Quando finalmente la guardò, Uhura la fissava quasi sconvolta, come se stesse ancora elaborando quanto le aveva detto.
 
“Se foste stati reali nel mio universo, non avreste cambiato così tante vite, ma essendo stati personaggi di un racconto, siete arrivati in ogni casa, in ogni famiglia, in ogni persona del pianeta. Forse non avete effettivamente esplorato lo spazio e fatto la differenza nella scoperta di nuovi pianeti, ma avete fatto la differenza nella vita delle persone e nel modo in cui vedevano loro stesse. Avete trasmesso fiducia. Coraggio. Pace. Avete letteralmente cambiato il mondo, nonostante foste finzione, tale era il vostro potere.”
 
Uhura rimase perplessa ancora per una manciata di secondi, ma poi fece un radioso sorriso, così intenso che sembrava in grado di illuminare la stanza.
 
“Sembra bellissimo.” Disse infine Uhura, più contenta che mai.
 
“Lo è davvero.”
 
Ripensò a tutte quelle storie meravigliose che Yvonne le aveva raccontato al riguardo.
Tutte quelle persone che avevano scritto agli interpreti di Leonard McCoy e Montgomery Scott dicendo che avevano deciso di diventare medici e ingegneri grazie a loro e tutti quegli emarginati che si sono sentiti di appartenere a qualcosa di grande grazie a Spock.
E naturalmente c’era Uhura.
Uhura che era stata la prima donna di colore in TV che non fosse una cameriera o una domestica, e anzi veniva trattata al pari non sono delle donne bianche ma anche degli uomini. Una donna che veniva rispettata, che era indipendente e forte.
Tutte quelle giovani donne di colore che si erano sentite rappresentate, ispirate.
 
“E la donna che mi ha interpretata? Come si chiama?”
 
Arielle sorrise senza accorgersene.
 
“Nichelle. Nichelle Nichols.”
 
Uhura sorrise.
 
“Ha un nome meraviglioso.”
 
“E una persona meravigliosa. Io non l’ho mai conosciuta, ma.. ho sentito storie sul suo conto. Ha reso il mio mondo un posto migliore. Non avresti… non avresti potuto essere in mani migliori, puoi credermi. Verrà ricordata per sempre, come te.”
 
Uhura guardò Arielle come se fosse orgogliosa di lei, come se all’improvviso Arielle fosse rinata e si fosse fatta più grande, poi si avvicinò alla finestra del suo alloggio che dava sullo spazio. Arielle le si avvicinò silenziosamente e guardarono insieme le stelle.
 
“Mi sarebbe piaciuto conoscerla, anche se dubito accadrà mai, se siamo di due realtà diverse e se in quella in cui non esisto lei è me. Ma spero che ovunque sia stia bene.”
 
“Lo spero anch’io.”
 
“Dove pensi si trovi adesso?”
 
Arielle guardò Uhura, ma lei aveva ancora lo sguardò fisso nello spazio. Nei suoi enormi e dolci occhi scuri, vide il riflesso della luce proveniente dallo spazio.
 
E la risposta le uscì di bocca prima che avesse tempo di pensarci, come presa da una volontà propria.
 
“Tra le stelle.”

 

 
 
 
 
 
 
 
  Note: Lo scorso 30 luglio, quasi un mese fa, ci ha lasciati Nichelle Nichols, la straordinaria Nyota Uhura di Star Trek ed è difficile esprimere a parole l'effetto devastante della sua perdita. Io comunque ci ho provato tramite questo capitolo, che è interamente dedicato a lei. Grazie per tutto Nichelle, vola tra le stelle come ci hai insegnato a fare.
  
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