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Autore: Chiririra00    28/08/2022    2 recensioni
[BakuDeku]
[War!]
"Chiuse gli occhi, e si lasciò cadere a terra, finalmente poteva godersi la pace del silenzio, il suo compito era finito".
Genere: Drammatico, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correva a perdifiato; gli occhi rossi bruciavano a causa della polvere, le orecchie fischiavano a causa di quelle forti esplosioni, il naso gli prudeva a causa di quel forte odore di polvere da sparo mischiato alla morte che lo invadeva. 
 
I suoi capelli,un tempo biondi e splendenti come le spighe di grano dei campi, adesso erano grigi, coperti dalla cenere, da quei granelli di polvere così piccoli e fastidiosi che gli facevano prudere il capo, ma in quel momento non importava. 
 
I suoi occhi, rossi come il fuoco, accessi da quella fiamma egocentrica e sicura di sé, erano diventati così scuri, di un colore scarlatto come il sangue, che chi li guardava non riusciva a scorgere nulla dentro di sé, ne un'emozione o un segno di vita. 
 
Le sue gambe gli dolevano: 
correva da ore, forse da giorni, ma non si fermava; non dormiva, non mangiava o beveva, non pensava, non rideva o piangeva, non aveva paura. 
 
Il suo obiettivo era uccidere, era sempre stato quello in fondo, però adesso era diverso: 
voleva sterminare qualsiasi essere umano gli si fosse parato davanti, annientarlo con la propria forza e sfigurarlo facendolo diventare irriconoscibile. 
 
Odiava la razza umana, la odiava con tutto se stesso, era spregevole, anzi, disgustosa, però, per ironia della sorte, lui ne faceva parte, e si odiava per questo. 
 
In quel momento tutti combattevano, sparavano, lanciavano esplosioni, uccidevano, adempiono al proprio ruolo senza esitazione, senza nemmeno guardare per un attimo il nemico negli occhi, colui che in verità non era differente da loro, aveva un aspetto umano e provava emozioni e sensazioni come loro, aveva una famiglia, una casa in cui sperava di ritornare, era nato e cresciuto, proprio come loro. 
 
Allora chi era davvero il cattivo della storia? Chi stava in torto e doveva essere zittito? 
 
Nessuno però poteva rispondere a quella domanda, nessuno avrebbe detto il giusto perchè nulla era corretto in quella follia chiamata guerra: 
tutti erano colpevoli delle proprie azioni, nessuno si era mai opposto, nessuno aveva mai cercato di ragionare senza usare le armi, nessuno era scappato terrorizzato all'idea di uccidere un altro essere umano, se non per paura di ritornare a casa, nessuno poteva identificarsi buono o giusto in quel momento. 
 
Katsuki non aveva mai compreso fino in fondo quei pensieri, anzi non avevano mai sfiorato la sua mente, finché la sua luce verde di speranza, la persona con cui aveva condiviso ogni gioia e dolore fin dall'infanzia, non gli era stata portata via. 
 
Tutto a causa di uno sparo, di un proiettile che aveva perforato il suo cuore, a causa di una mano troppo abile che aveva fatto solo il suo dovere, a causa di quella sua maledetta gentilezza e del suo altruismo, del suo istinto che gli diceva di salvare chiunque si trovasse in difficoltà. 
 
Quel proiettile si sarebbe conficcato nel suo cuore se solo quel ragazzo, dall'aria così solare e dolce, non si fosse parato davanti a lui per proteggerlo. Si accasciò tra le sue braccia, gli occhi sempre brillanti che man mano perdevano quella scintilla smagliante e piena di gioia.Il suo sorriso, che illuminava la giornata di chi lo incontrasse, rimase sul suo volto, ma quella sensazione di calore e vita che emanava si spense, divenne grigio, un sorriso freddo della morte. 
 
Katsuki non piangeva mai, non era così debole da mettersi a piangere per una qualsiasi sciocchezza, nemmeno in quel momento pianse, tutti i suoi sentimenti, così contrastanti, rimasero al suo interno, in una bolla, rinchiusi in un angolo privo di luce della sua anima incapaci ormai di essere liberati. Se ne pentì molto di quella sua scelta, ma era troppo tardi. 
 
Da quando la luce che abbagliava le sue giornate se n'era andata, Katsuki si era prefissato un obiettivo, far provare a chiunque quel dolore soffocante che gli era stato provocato a causa di quella follia che tutt'ora stavano vivendo. 
 
Un suono assordante, però, colpì in pieno le sue orecchie, un suono forte ma ovattato allo stesso tempo; la sua corsa si arrestò, era giunto al capolinea? 
 
I suoi occhi si sgranarono, ma un sorriso, che non mostrava da anni, si formò sul suo volto. 
 
Quel proiettile che l'aveva colpito in modo invisibile qualche anno addietro, finalmente si trovava piantato nel suo cuore. 
 
Chiuse gli occhi, e si lasciò cadere a terra, finalmente poteva godersi la pace del silenzio, il suo compito era finito. 
 
Una mano si fece largo tra i suoi capelli; una vocina, quasi impercettibile, sussurrava nelle sue orecchie un soprannome, quel soprannome, così malinconico e lontano nei suoi ricordi.
 
"Kacchan"
 
I suoi occhi si aprirono di scattò, vennero accecati da una luce abbagliante, però quando mise a fuoco incontro quelle iridi verdi come i vecchi campi delle praterie, un ricordo troppo lontano che non riusciva a concretizzare.  
 
Quelle stelle, che a differenza delle altre non splendevano, si facevano largo sulle sue guancie, erano milioni se non miliardi. 
 
Quel sorriso, che ricordava essere perduto, aveva ripreso vita e quell'aria di sicurezza e di comprensione che lo caratterizzavano era tornata, gli stava porgendo una mano. 
 
"Deku?" gli occhi sbarrati dalla sorpresa, lucidi dall'emozione, e così confusi ma grati di poter vedere quel viso angelico che, nonostante tutto, non aveva mai dimenticato negli anni. 
 
"Si Kacchan, sono io. Andiamo?" gli chiese serenamente il ragazzo dai folti capelli verdi continuando a fissarlo con la mano tesa. 
 
Katsuki l'afferrò, con il suo aiuto si alzò in piedi, e continuò ad osservarlo dall'alto a causa della loro differenza di altezza, anche se minima.
 
 "Dove andiamo, Izuku?" lo chiamò con il suo nome, era da così tanto che non lo faceva, nelle notti di passione o anche in quelle più dolci, si concedeva a pronunciarlo; ed ora, stupito dalla sua vista e dalla mancanza di quel suono, non poteva perdere l'occasione di nominarlo. 
 
"Vivremo per l'eternità, insieme, come sognavamo, te lo ricordi Kacchan?" 
 
Katsuki annuì, ricordando le notti passate ad immaginare un mondo privo di orrore e dolore, dove potevano vivere serenamente. 
 
"Allora sbrighiamoci, ci sta aspettando" disse Izuku continuando a camminare verso una fonte di luce abbagliante, la stessa che aveva accecato prima il ragazzo dai capelli biondi. 
 
"Chi, cosa Deku?" piantò un attimo i piedi per terra, incapace di comprendere quelle parole così folli. 
 
"La pace dell'eternità, ti fidi di me Kacchan?" 
 
Katsuki non rispose, strinse più forte la mano di Izuku, ed insieme a lui varcò la soglia della libertà.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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