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Autore: lolloshima    28/08/2022    0 recensioni
Questa raccolta partecipa alla challenge bimensile #thetimoofourlife indetta dal gruppo facebook Non solo Sherlock.
Parla delle cinque fasi della vita (INFANZIA, ADOLESCENZA, GIOVENTU' ETA' ADULTA, VECCHIAIA) di Akihiko Kaji, il violinista e batterista del manga / anime Given.
Dalla sua infanzia difficile, al successo, passando per gli amori della sua vita.
I personaggi principali appartengono all'autore del manga, Natsuki Kizu, così come la storia di fondo. Le ambientazioni della storia e i personaggi secondari sono di mia invenzione.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akihiko Kaji, Haruki Nakayama, Ugetsu Murata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PROMPT LUOGHI: sfilata di moda

 

“Hai detto Parigi?” Haruki non credeva alla sue orecchie. Appoggiò la bottiglia di vino sul bancone della loro ampia cucina, temendo di farla cadere, tanta era l’emozione.

Da sempre sognava di vedere Parigi, ma avere l’opportunità di farlo insieme a Akihiko, superava di gran lunga ogni sua più rosea aspettativa.

Ma uoi, mon amour, Paris!”

“Il tuo francese fa schifo!”

“Non devo mica andare a parlare, in Francia. Basta che mi limiti a suonare” replicò Akihiko, passandogli un pieghevole di cartoncino.

 

L’Opera Granier de Paris PRESENTE

AKIHIKO KAJI VIOLON

Samedi 26 fevrier a 19H30

CONCERT du VIOLON OP. 35

Pyotr Tchaikovsky

Teatre de l’Opera Garnier -Plaxe de l’Opera – Paris RSVP

 

“Avevi detto che per il prossimo anno non avresti fatto altri concerti oltre a quelli già programmati.”

“E’ vero, ma Parigi è Parigi. So quanto ti piace, e voglio che tu venga con me. Organizzati per lasciare il tuo ristorante.”

“E’ meraviglioso! Io e te, nella città più romantica del mondo!”

“E non è tutto. Leggi l’altro biglietto….”

La Fédération de la Couture et de la Mode de Paris, annuncia il calendario ufficiale della Paris Fashion Week, e invita Monsieur Haruki Nakayama ad assistere alla sfilata Moda Uomo primavera - estate della Maison Louis Vuitton…” Haruki si interruppe e guardò il compagno con fare interrogativo.

“Una sfilata? Credevo di conoscerti, Aki, e non ho mai ho pensato che tu fossi un tipo modaiolo...”

“Vai avanti Haru...”

...che eccezionalmente sarà accompagnata dall’esibizione del violinista giapponese di fama mondiale Akihiko Kaji”.

“Wow! Accompagnerai niente popò di meno che la sfilata di Louis Vuitton nel bel mezzo della settimana della moda parigina! Aki-chan, tu sei pieno di sorprese…” Haruki gli saltò al collo e lo abbracciò.

In tutta risposta, Akihiko sollevò il suo compagno da terra e lo fece roteare fino a buttarlo lungo disteso sul divano.

Si mise a cavalcioni sopra di lui e gli sollevò la camicia fino a scoprirgli il petto.

“Aki-chan, non abbiamo più l’età per farlo sul divano…”

“Parla per te, vecchietto. Io, a differenza di te, i 40 anni non li ho ancora compiuti. E poi sarò sempre giovane abbastanza per fare l’amore con il mio uomo ogni volta che mi viene voglia. Lasciati baciare.”

Le labbra di Akihiko si stamparono su quelle di Haruki, che non se lo fece ripetere due volte e aprì la bocca per accogliere la sua lingua bagnata e invadente.

“Dannazione, dopo tanti anni mi fai ancora eccitare come un adolescente” ringhiò Kaji, quasi strappandogli i pantaloni.

Si accorse che Haruki non portava biancheria.

“Oh, quanto ti amo….”

Sollevò le sue gambe e infilò la testa in mezzo.

Haruki chiuse gli occhi buttando la testa all’indietro, si portò una mano alla bocca e iniziò a morderla per evitare di urlare dal piacere.

Nella grande villa in cui vivevano, alle porte di Tokyo, non c’era alcun pericolo che qualcuno li sentisse, e potesse verificare con quanta frequenza, e con quale soddisfazione, lui e Kaji facessero sesso.

Ma la forza dell’abitudine, dovuta ai tanti anni di convivenza nel piccolo appartamento situato nel popoloso quartiere residenziale, lo portava a fare di tutto per non farsi sentire.

Però era così difficile non gridare, difficilissimo!

“Non trattenerti, Haru, fammi sentire”, sussurrò Akihiko, quasi leggendogli nel pensiero, mentre lo fissava con i suoi occhi a fessura, penetranti come proiettili. Allungò un braccio e allontanò a forza la mano che Haruki teneva sulla bocca. A lui sfuggì un gemito, che Kaji prese come un invito a continuare.

“Aki fermati, devo andare al ristorante, tra poco arrivano dei fornitori...”

“Va bene, se vuoi la smetto… ma devi chiedermelo in francese...” riuscì a dire Kaji, ben determinato, invece, ad utilizzare mani e bocca per mandare il compagno completamente fori di testa.

“S... stronzo…”

“In francese, ho detto…”

“St…”

Akihiko non era sicuro di aver capito a quale lingua appartenesse l’urlo strozzato che uscì dalla gola di Haruki quando si svuotò nella sua mano. Però sì, in effetti poteva anche essere francese.

*

La torre Eiffel risplendeva di mille luci nella notte di Parigi.

Ai suoi piedi, la città sembrava sonnecchiare tranquilla, quasi dovesse recuperare le forze in attesa di risvegliarsi, rumorosa e colorata la mattina successiva. Sulla destra, a mezz’aria, come sospesa nel vuoto, spiccava la candida cattedrale di Montmartre.

Haruki ammirava estasiato il panorama dalla terrazza dell’Hotel, mentre Akihiko, al suo fianco, elegantissimo, fumava una sigaretta.

L’aria era fredda e tersa, e il fumo risaltava in piccole nuvole chiare nel buio della notte. Akihiko spostò una mano e la appoggiò su quella di Haruki. Era la massima espressione di romanticismo che ci si potesse aspettare da lui, e Haruki ne fu commosso.

Il concerto era stato un successo.

L’esibizione di Kaji aveva riscosso 10 minuti ininterrotti di applausi, e molte persone tra il pubblico avevano dovuto ricorrere ai fazzoletti per asciugare l’emozione dagli occhi.

Uno di questi era stato Haruki.

Lui, in verità, aveva pianto tutto il tempo. Non riusciva proprio a farci l’abitudine, alle esibizioni di Akihiko. Il suo talento era riconosciuto a livello mondiale, e lo aveva accompagnato spesso quando doveva tenere un concerto o uno spettacolo in ogni parte del mondo. Ma per lui la commozione era sempre fortissima.

Il tempo era stato più che clemente con Kaji.

I capelli chiari brizzolati e le piccole rughe di espressione intorno agli occhi sottili, avevano aumentato ancor di più la bellezza algida eppure quasi sfacciata di Akihiko, che esplodeva quando in mezzo alla fronte compariva quella meravigliosa, affascinante ruga, che si formava quando era intento a suonare. Sul palco, si muoveva con disinvoltura e maestria. Il suo fisico ancora atletico, fasciato nell’elegante frack da esibizione, era un piacere irresistibile per tutti gli spettatori. E per Haruki in particolare.

Chiudeva ancora gli occhi, Kaji, quando suonava il violino.

Solo così riusciva a far fluire liberamente, attraverso le corde, i suoi sentimenti più profondi: il rinnovato legame con la musica, la familiarità con lo strumento ritrovato, l’amore per Haruki.

Dopo l’esibizione, Akihiko aveva trovano in camerino il solito mazzo di rose rosse.

Come sempre, era stato Ugetsu a mandargliele.

Da quando si erano lasciati definitivamente, non lo aveva più rivisto, ma lui non dimenticava mai di fargli trovare, alla fine di ogni sua esibizione, dei fiori freschi.

Kaji aveva smesso di cercarlo tra il pubblico.

E Haruki aveva smesso di provare gelosia per questa presenza, tutto sommato discreta.

Aki aveva scelto lui. Aveva cambiato la sua vita per stare con lui. Aveva rimediato ai suoi errori e, da quando stavano insieme, aveva dato tutto se stesso per coltivare il suo talento e per dimostrargli il suo amore. E con ottimi risultati.

Era diventato uno dei violinisti più ricercati e pagati al mondo. E loro si amavano ogni giorno di più.

Akihiko lo aveva sostenuto quando lui aveva deciso di aprire il suo primo ristorante, e lo aveva sempre coinvolto nella sua folgorante carriera. Avevano preso una casa insieme e progettato una vita in comune.

Aki gli aveva dimostrato più volte, in molteplici occasioni, che lui era l’unico uomo della sua vita, e che il passato non avrebbe mai intaccato la loro felicità.

Quella serata era una di queste. Si trovava di fronte ad uno dei panorami più belli e suggestivi del mondo, insieme all’uomo che amava da sempre.

Akihiko indossava ancora il completo da esibizione. Dopo il concerto e i cerimoniali di rito, aveva insistito per tornare direttamente in albergo, anziché cambiarsi in camerino. Con la giacca bianca e il papillon era bello da togliere il fiato.

Guardandolo da vicino, Haruki poteva scorgere sul suo volto i piccoli fori nelle orecchie e sul labbro, ricordo di una vita diversa, ma mai rinnegata, e che talvolta tornava a fare capolino, quando Akihiko cedeva al vezzo di rimettersi i vecchi piersing.

Dopo qualche minuto di silenzio, Kaji spense la sigaretta e guardò l’orologio.

Si appoggiò con gli avambracci alla ringhiera della terrazza e voltò la testa di lato verso Haruki.

“Haru, domani alla sfilata dovresti fare una cosa per me.”

Giusto, domani c’è la sfilata, pensò Haruki, alzando gli occhi al cielo. In quel particolare momento la sfilata era l’ultimo dei suoi pensieri.

“Mn” si limitò a borbottare senza distogliere gli occhi dallo spettacolo incredibile di Parigi ai suoi piedi. “Devo riprendere tutta l’esibizione per postarla nei tuoi social?”

“No, ci sono i tecnici per quello… Tu, dovresti, ecco….” Akihiko si distrasse per guardare di nuovo l’orologio.

“Dovrei? Cosa?” Adesso Haruki era curioso.

“Dovresti… scegliere l’abito della sfilata che ti piace di più. Poi lo indicherai alla mia assistente.”

“Intendi il mio preferito della collezione?”

“No, un abito che ti piace. Per te. Vorrei regalartelo io.”

“Cosa? Non mi interessa un abito di Luis Vuitton! E quando dovrei metterlo? Mi ci vedi al ristorante in completo di Luis Vuitton?”

Haruki ridacchiava divertito senza staccare gli occhi dalla Torre parigina, mentre Akihiko continuava a guardare l’orologio.

“Aki-chan… mi spieghi che ti prende? Cos’è questa storia dell’abito? Ti ringrazio del pensiero, ma davvero non serve, no… ehi, ma mi ascolti? Perchè diavolo continui a guardare l’orologio?”

“Un minuto…”

“Ma un minuto di cosa?”

“...”

“Aki, si può sapere che cos’hai?”

“Ancora un attimo… ecco!”

All’una in punto, tutti i fari della Torre Eiffel esplosero, e decine di migliaia di luci iniziarono a brillare e a scintillare a intermittenza, in uno sfavillante gioco che illuminò la notte rendendola ancora più suggestiva.

“Ma… è meraviglioso… Aki, tu lo sapevi…” esclamò estasiato Haruki.

Si voltò vero il compagno, ma non lo vide più al suo fianco.

Abbassò lo sguardo e si accorse della testa chiara di Kaji all’altezza delle sue anche. Era in ginocchio.

“Aki, che fai…”

Akihiko alzò gli occhi sottili e li puntò dritti nei suoi, mentre alle sue spalle la Torre Eiffel esplodeva di luci.

“Haruki, Vorrei che domani tu scegliessi un abito.”

“Va bene, Aki, come vuoi. Non avevo capito che ci tenessi così tanto, non serve pregarmi. Lo farò, va bene… ma adesso tirati su...”

“Il tuo abito…”

“Ma cos’avrà di tanto speciale questo benedetto abito…”

“...il tuo abito per le nozze.”

“C.. Come… quali nozze?”

Akihiko sollevò nella sua direzione una piccola custodia di velluto.

“Haruki. Sei la mia famiglia da più di vent’anni. Sei la mia spalla, il mio sorriso, il posto dove tornare, il centro della mia vita. Se la parte migliore di me. Io ti amo.”

“Aki, ma…”

Akihiko aprì il cofanetto. Conteneva una semplice vera di oro bianco, con incastonato un piccolo diamante.

“Haruki, mi vorresti sposare?”

Haruki portò entrambe le mani alla bocca e gli occhi si riempirono di lacrime.

“Sgsgs”

“Scusa, Haki… E’ un sì?” domandò Kaji, seriamente preoccupato.

“Certo… certo che è un sì! Ti amo. Sì!”

Akihiko si alzò in piedi e lo abbracciò. Haruki affondò il viso nel suo petto e scoppiò in un piano di gioia.

Kaji gli sollevò il volto rigato di lacrime e unì le loro labbra, in un bacio dolce e lunghissimo, che sapeva di lacrime, di anni passati insieme, di un futuro ancora tutto da vivere.

Restarono abbracciati, a godersi quella notte speciale, finché lo spettacolo di luci della Torre finì. Akihiko si staccò da Haruki e si avviò verso l’interno della camera.

“Haru, Vado a cambiarmi, ma tu aspettami a letto. Dobbiamo festeggiare.”

Haruki, colmo di felicità, rimase ancora qualche minuto sul terrazzo, un gomito appoggiato alla ringhiera e il mento sostenuto con la mano, ammirando ancora il meraviglioso panorama che si stendeva ai suoi piedi, e che aveva fatto da sfondo alla realizzazione di tutti i suoi sogni.

Aveva il cuore gonfio di gioia, di una gioia esplosiva che non pensava più di poter provare, dopo tanti anni di un amore consolidato e felice. Non poteva negare, nella parte più intima di sé, di aver sempre sentito la mancanza di qualcosa che suggellasse la loro unione. Non che si sentisse meno amato, no. Ma il pensiero di unirsi, anche ufficialmente, a Akihiko, in un “per sempre” da gridare al mondo… ecco, quello sì, lo aveva desiderato. Per Akihiko era diverso. E dopo tanto tempo, ci aveva rinunciato.

Adesso, invece, il suo desiderio brillava, realizzato, al suo dito.

Haruki lasciò la terrazza per rientrare nella suite. Lo aspettava una notte di fuoco, e sentiva già l’eccitazione crescere.

Kaji, ancora vestito di tutto punto con l’abito da cerimonia, il paillon bianco ancora ben allacciato al collo, e il gilet completamente abbottonato, era crollato sul divanetto, la testa abbandonata all’indietro e la bocca semiaperta. Dormiva profondamente, senza emettere alcun suono se non quello del suo respiro caldo e regolare.

Haruki lo guardò con tenerezza e sentì di amarlo come non mai.

Improvvisamente, vedendo quel corpo vestito di tutto punto, abbandonato di peso sul divano, un pensiero si insinuò nella sua mente e gli tolse il sorriso.

“E come diavolo faccio, adesso, grande e grosso com’è, a trascinarlo fino al letto?”

 

   
 
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