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Autore: Jigokuko    29/08/2022    1 recensioni
{FE Three Houses - Post Crimson Flower}

"Se anche dovessi venire sconfitto, la stirpe dei Blaiddyd andrà avanti."

Le parole di Dimitri scambiate con Rhea celavano un segreto.
Prese Fhirdiad e la vita della Purissima, Edelgard ne viene a conoscenza; invece di distruggerlo, lo porta con sé e lo condivide con il popolo sotto mentite spoglie.
Ma commette un grave errore e le sue bugie vengono a galla.

Non si può impedire ad un fulmine di scatenare la propria luce.
Genere: Angst, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Byleth Eisner, Dimitri Alexander Blaiddyd, Nuovo personaggio
Note: Kidfic, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Fulmine Sanguinolento - Il Leone che si credette un'Aquila
 

7

Ich hasse Kinder


Il vento soffiava forte, il buio regnava e la tormenta di neve non accennava a fermarsi; faceva davvero tanto freddo, ma Benedikt era infastidito solamente dall'aria perché faticava a tenere gli occhi aperti e vedere davanti a sé. Doveva continuare, fermarsi non era contemplato, o la noia lo avrebbe assalito di certo.
Non aveva paura di morire, ma di annoiarsi sì, e parecchio.
Con sua poca sorpresa, quel viaggio non lo stava affrontando da solo: al suo fianco camminava l'uomo dei suoi sogni, sempre acefalo, sempre ricoperto di sangue. Negli ultimi giorni non si era quasi mai manifestato, forse perché si era trovato in compagnia la maggior parte del tempo, invece quella notte era rimasto con lui per tutto il tempo. Non gli aveva rivolto la parola -non aveva la bocca, sarebbe stato inutile-, ma dentro di sé era contento di avere qualcuno con cui condividere l'esperienza di viaggiare a piedi fino alle montagne di Hrym.
Difficilmente sarebbe tornato ad Itha in un secondo momento, probabilmente avrebbe proseguito fino ad Enbarr rassegnandosi per tutte le domande rimaste senza risposta. Sera l'aveva lasciata là di proposito: la verità era che continuando a servirlo avrebbe solamente ricevuto percosse da parte delle inservienti più anziane, perciò la sua vita sarebbe stata migliore con la dolce Artemiya, lei l'avrebbe accolta.
Fu una notte estremamente lunga e con l'alba arrivò anche un enorme senso di stanchezza; aveva marciato controvento per interminabili ore, onestamente non sapeva nemmeno come avesse fatto a resistere così a lungo senza morire di freddo o esaurimento delle forze. Finì per accasciarsi contro un albero ed addormentarsi di colpo.

Mitja venne svegliato all'improvviso dalla porta della sua stanza, la quale era stata aperta con la forza di un elefante. Non ebbe il tempo di realizzare che una ragazzina si fiondò sul suo letto parlando a raffica di cose che non capiva, agitava le braccia come una pazza e sembrava veramente disperata.
Cosa diamine stava succedendo...?

- Sera, riparti, mi sono appena svegliato, non sono nelle condizioni di capire il tuo discorso se urli e ti dimeni come un'anguilla—-
- Sua Altezza, cioè, il principe, Benedikt, è scomparso! Sono riuscita a farmi dare una chiave di scorta da Rufus e quando ho aperto la porta della sua stanza l'ho trovata piena di neve, ma di lui nessuna traccia!-
- Io la considero una vittoria, perché ti preoccupi?- In seguito alla sua risposta si girò su un fianco, dandole le spalle.
- Mitja!-
- ... Ascolta, per quanto mi riguarda non ho intenzione di averlo tra i piedi. Ho ancora dolore alla gola. – Sera lo guardò; la pelle in quel punto era viola scuro. – Dovresti stargli lontana anche tu.-
- Non posso, è questo il problema. Lui... lui tende ad esagerare, il suo comportamento è autodistruttivo, se non gli sto vicino... non voglio immaginare cosa sarebbe capace di fare.-
- Con la tormenta di stanotte potrebbe non essere nemmeno più in vita, lo capisci?-
- E allora cerchiamo il suo cadavere. Per favore, non ti sto chiedendo di fare finta che nulla sia successo, voglio solamente tornare con Benedikt. Poi le nostre strade si divideranno, vi lasceremo in pace.-

Mitja si ritrovò a sospirare, combattuto sul da farsi. Non voleva davvero sentir parlare nuovamente di quel matto estremamente viziato, e tenerlo lontano da Sera poteva essere la miglior cosa -avrebbe giovato anche a lei-, ma in quei pochi giorni passati aveva iniziato ad affezionarcisi, renderla triste o arrabbiata con lui l'avrebbe sicuramente fatto sentire più in colpa. E se, anche lei, avesse deciso di scappare all'improvviso in piena notte, durante una tormenta? Allora di cadaveri ne avrebbero trovati ben due. Non gli piacevano i morti, soprattutto se trasformati in ghiaccioli, il sangue congelato li rendeva poco interessanti.

- Sei sicura al cento per cento della tua scelta?-
- Ovviamente!-
- Anche se dovessi trovare il suo cadavere congelato?-
- ... Certo...-
- Stai esitando, Sera.-
- È che il solo pensare a questa eventualità un po' mi spaventa. Ma se fosse così, dobbiamo trovarlo in ogni caso, avrebbe bisogno di una degna sepoltura.-
- Ho capito. Vestiti pesante e aspettami tra un'ora davanti alla porta della tua stanza.-
- Grazie, Mitja... grazie davvero.-

- È passato quasi un mese.

Edelgard aveva abbandonato la sua maschera da imperatrice glaciale e composta e stava per dare di matto. Benedikt se n'era andato all'improvviso, senza dire nulla e stavolta portando con sé anche la loro unica possibile fonte di informazioni: la ragazzina che gli stava sempre attorno.
Si era divorata talmente tanto le unghie delle mani dallo stress da essere passata a strapparsi la pelle circostante con i denti -per sua fortuna indossava sempre i guanti, nessuno avrebbe sospettato-. Da fuori agiva come se nulla fosse accaduto, perfettamente conscia di dove il primogenito stesse viaggiando, ma la verità era tutt'altra.
Né lei, né il marito, né la servitù avevano carpito informazioni da lui; era partito all'improvviso, apparentemente a caso. Ma la donna sapeva che non lasciava mai nulla al fato, bastava una scintilla di curiosità e subito si metteva all'opera.
Ciò che la stava allarmando e facendo impazzire era il periodo in concomitanza alla sua sparizione: la sera Byleth le aveva riferito delle pagine relative ai Blaiddyd scomparse e, il mattino dopo, Benedikt non c'era già più.
Che avesse scoperto qualcosa? No, impossibile, si era assicurata che tutte le informazioni venissero modificate o addirittura eliminate, non poteva aver saputo nulla dalla biblioteca, le pagine rubate erano state appositamente rese inutili e poco interessanti. L'unico evento particolare che potesse venirle in mente era l'aver accompagnato il fratello al Garreg Mach... ma anche lì conoscevano la sua identità, nessuno sarebbe mai stato tanto stupido da accendergli una curiosità a riguardo.

- Se non ti calmi peggiorerai solamente la tua salute mentale, Edelgard.

Byleth stava in piedi sulla soglia della stanza di Benedikt, mentre la moglie la stava letteralmente mettendo a soqquadro. Ogni cassetto era stato svuotato sul pavimento, il letto rivoltato come una pezza ed ora si stava adoperando contro l'armadio, ormai pieno solo a metà. Era lì da quella mattina, ormai si avvicinava il tramonto e non si era nemmeno presentata a pranzo.

- Allora aiutami, per favore...

L'uomo, stoico come sempre, sospirò e finalmente entrò. Si guardò attorno facendo lo slalom tra vestiti e oggetti, osservò i muri, guardò dietro la porta... ma niente gli sembrava strano. Solo dopo una più approfondita ispezione si ricordò di un dettaglio inusuale: sul comodino non c'era sempre stata una lampada ad olio?
Si avvicinò al mobile incriminato ed iniziò a guardare con più attenzione in quel punto e nei suoi dintorni; spostò una camicia lanciata sul tappeto dalla donna e sgranò gli occhi. Era difficile da vedere sul rosso a primo impatto, ma quella era una macchia di sangue...?
Anche Edelgard si avvicinò, rimanendone confusa.

- È il suo sangue quello?-
- Solamente due persone entravano giornalmente qui: Benedikt e Sera, può essere solo o di uno o dell'altra.-
- Sembra secco e qui da un po', ormai la macchia è scura. Escludendo le tre settimane in cui è mancato, quanto prima è accaduto secondo te?-
- Io nell'ultimo periodo mi trovavo alle Brigid, non lo hai mai visto con delle ferite? Ad esempio alle mani? La mia ipotesi è che abbia rotto la lampada ed erroneamente si sia tagliato, spiegherebbe anche i piccoli pezzi di vetro che sto notando in questo momento.-
- No, non che io ricordi...-
- Neanche sulla ragazza?-
- Lei non la vedo mai, l'ultima volta è stata poco prima della sparizione di entrambi, non mi è sembrato di vedere delle ferite sulle sue mani.-
- È strano, il sangue è parecchio... non dev'essere stata una ferita da poco, eppure non sembra aver lasciato segni da nessun'altra parte. Forse è il caso di fare qualche domanda alla servitù, potrebbe non avere correlazioni riguardo alla scomparsa di quei due, ma è sempre meglio chiarire ogni dubbio per arrivare prima alla verità.-
- Hai ragione. Nel frattempo contatterò Hubert, se dovesse tornare saremo già pronti. È ora che la smetta di fare come gli pare e piace... se solo fosse stato remissivo, zitto e buono non sarei arrivata a questo punto.-
- Sembra che tu abbia perso la pazienza. Ci hai messo vent'anni.-
- Credevo di poter gestire la situazione in modo migliore... sono stata stolta a voler domare un leone.-

Appena saputa la notizia, Artemiya era subito scattata sull'attenti e nel giro di cinque minuti già aveva un piano preciso per la ricerca del principe.
Quella ragazza era incomprensibile; alla prima apparenza sembrava una persona estremamente timida, fragile e docile. E lo era, ma nel momento del bisogno si trasformava, fino ad assumere lei stessa il comando usando carisma e forza, una grande leader dalla corazza impenetrabile.
Per prima cosa aveva lasciato da parte la sua pesantissima armatura per indossarne una leggera e vestiti molto più caldi, poi aveva portato entrambi nelle stalle. Assicuratasi che Sera -seppur fosse inesperta- sapesse cavalcare in autonomia, assegnò un cavallo per uno, mentre lei aveva preso le redini di un pegaso.
Erano animali davvero affascinanti, ma purtroppo nel Faerghus lui era l'ultimo rimasto; prima della guerra i Galatea erano famosi per i loro allevamenti, ma quando il casato cadde in disgrazia furono costretti a cederli tutti all'Impero.
Il piano era semplice: Sera e Mitja avrebbero proseguito a cavallo verso sud, mentre lei li avrebbe sorvolati dall'alto coprendo così un'area più vasta.

- Lo hai mai visto un cadavere, Sera?-
- Ti prego... smettila di parlarmi di queste cose, non voglio neanche pensare—-
- E invece devi. Hai bisogno di abituarti all'idea che sì, potremmo trovarlo, ma morto. Allora, ne hai mai visto uno?-
- No...-
- Preparati, perché è un'esperienza particolare. Lo sai che dopo qualche tempo diventano duri come il marmo? Altri svuotano addirittura l'intestino, è esilarante.- Lui ridacchiò.
- Perché parli di queste cose in modo tanto divertito...? Non è bello sentirti.- 
- Perché di lui non me ne frega proprio niente. Se fino a ieri avrei potuto assecondarlo perché sembrava interessato ad aiutare il territorio dell'ex Regno, ora che ho visto quel suo atteggiamento tipico dei nobili cresciuti nella bambagia lo preferirei morto. Non vedo l'ora di trovarlo congelato, con la bocca aperta e le brache sporche.-
- Sei rivoltante.-
- Cosa?-
Sei rivoltante. Parlare così di qualcuno che non conosci... come se fosse la peggior feccia mai esistita. Benedikt non è la persona che credi, non voglio sentirti dire che sarebbe meglio da morto, sei peggio tu. Tu sei peggio di lui.-

Mitja aveva il fucile dietro la schiena, pronto per sparare ad ogni evenienza, ma non le importava, quelle parole taglienti le erano uscite involontariamente dalla bocca come un fiume. Avrebbe potuto ucciderla così facilmente... dopotutto sarebbe stato un gioco da ragazzi nascondere la morte di un'insignificante ragazzina il cui unico scopo nella vita era far da balia ad un esuberante principe. Di quelle se ne trovavano all'infinito di quei tempi.
Poté sentire i suoi occhi bluastri schiacciarla, l'espressione del viso indurita, ma ciò che più la inquietò fu il suo silenzio. I cavalli proseguivano dritti, ma lui continuava a fissarla, pietrificandola completamente. Non c'era stato momento in cui si era sentita così poco al sicuro in vita sua; senza Benedikt cosa poteva fare? Artemiya cos'avrebbe fatto?
A salvarla dallo sguardo omicida di Mitja fu proprio lei, la quale atterrò con il pegaso in mezzo a loro, facendolo proseguire al passo.

- Nessuna pista? Dall'alto non si vede nulla... solo neve, neve ed ancora neve!-
- Niente di niente, Mimi. – Lui tornò improvvisamente la persona di sempre. – Se non ci fosse stata una tormenta seguire le impronte sarebbe stato facile, purtroppo non è questo il caso.- Sera si chiese quanto fosse falso quel "purtroppo".

Le ricerche proseguirono per tutto il giorno finché il sole non aveva iniziato a calare, perciò furono costretti ad interromperle e tornare alla reggia. Non aveva senso proseguire in lungo e in largo verso sud, a piedi non poteva essersi allontanato così tanto.
Artemiya l'aveva comunque cercato dall'alto per un altro po', tornando però con un pugno di mosche. Si era volatilizzato, sembrava impossibile.

Sera si era rinchiusa nella sua stanza a piangere, a pensare al peggio. Ormai aveva il terrore di stare lì; Rufus le faceva paura, Mitja ancor di più, di Artemiya non sapeva se fidarsi per davvero, era sempre così gentile con lei... ma anche Mitja lo era stato prima della sua infelice uscita. Se le avesse risposto male le avrebbe torto il collo?

- Penso che la ucciderò.-
- Cosa diavolo stai dicendo, Mitja?-
- Mi ha stancato.-

I due avevano fatto un piccolo falò nel giardino sul retro del castello e ci si erano seduti attorno per guardare le stelle. Lo facevano sempre quando lui andava a trovarla, ma quella sera Artemiya era meno felice del solito, complice quell'ultima frase dell'amico.

- Non ha fatto nulla di male, vuole solo ritornare da Benedikt.-
- Ha detto che sono rivoltante.-
- Le hai parlato di cadaveri per tutto il giorno!-
- Vorrei vedere lei morta... quelle budella... di nuovo...-
- Pensavo ti importasse un minimo di lei. Non è nobile, è dolce ed umile, il contrario delle persone che tu odi.-

A quel punto Mitja ruotò il busto verso di lei, con la mano le afferrò il viso da sotto e la attirò a sé, portando i loro nasi a sfiorarsi. Entrambi si persero l'uno negli occhi dell'altra, immobili in stato catatonico.
Era da tanto che non erano rimasti veramente soli, lontani da chiunque altro -e soprattutto dal quel bastardo di Rufus, nella testa di Mitja-, ciò era mancato parecchio a tutti e due. Le dita delle mani finirono per essere intrecciate.

- Ci sono cinque persone nel mondo di cui mi importa: le mie sorelle, i miei genitori e te, Artemiya. Chiunque altro... non esiterò ad ucciderlo se necessario, o semplicemente mi va.
Voglio vedere l'interno dei loro corpi, studiarne il funzionamento. Perché tieni tanto a lei?
Non importa nemmeno al principe stesso, dato che l'ha mollata qui.-
- Io penso l'abbia lasciata nel castello proprio perché a lei tiene. Non sarebbe mai sopravvissuta a quella tormenta, e se davvero gli agarthei fossero ancora situati nelle montagne di Hrym l'avrebbe solamente messa in pericolo.-
- Non avrebbe comunque senso. Shambhala è molto più vicina ad Enbarr, avrebbe dovuto fare avanti e indietro per tornare a prenderla.-
- Durante le pause tra un allenamento e l'altro mi ha confessato che veniva spesso picchiata dalla servitù per invidia, penso sia il secondo motivo per cui l'abbia lasciata qui. Questo è amore, Mitja. Lo ha fatto perché la ama, per questo non voglio vederla uccisa da te.-
- Lo desidero così tanto...-
- No. Promettimi che non lo farai. Per favore...-

Lui cedette. Uno dei suoi hobby era proprio il litigare, soprattutto mettere sotto torchio qualcuno, ma con Artemiya Rosenrot Blaiddyd le cose erano ben diverse, perché riusciva sempre a farsi dare ragione – o semplicemente le bastava poco per intenerirlo.
Appoggiò la fronte contro la sua e serrò gli occhi. Odiava eseguire ordini, reprimere i suoi istinti... per lei, però, lo avrebbe fatto. Questo ed altro, era pronto a tutto, anche andare di persona ad assassinare quella squallida imperatrice egemone, a costo di non tornare vivo, solo per esaudire il suo sogno e ridarle l'amato Regno.

- Se sei tu a chiedermelo... sono obbligato a desistere.-
- Grazie, grazie mille. Ti amo.-

Mitja riaprì gli occhi, contemplò le sue iridi scurissime ed inevitabilmente la baciò.
No, non erano affatto amici loro due, ma molto, molto di più. Fin da bambini erano stati inseparabili, tant'è che lui le chiese di sposarlo quando aveva solamente dieci anni.
Rufus però lo odiava e aveva espressamente proibito alla nipote di frequentarlo in tal senso – lei non disobbediva mai a suo nonno, però quell'ordine non poteva eseguirlo. Amava Mitja e lui ricambiava, non avrebbe sposato un nobilotto a caso senza conoscerlo -tra l'altro i nobili del nord erano tutti decaduti, che senso avrebbe avuto preservarsi per uno di loro?-.
Perciò avevano spacciato la relazione come pura e semplice amicizia, non raccontando a nessuno della loro unione, nemmeno agli amici più stretti. Quello era il loro segreto e tale doveva rimanere, almeno finché Rufus era in vita.
La ragazza di sentiva una persona spregevole ad avere tali pensieri verso l'unico membro della famiglia rimastole: non aveva mai conosciuto i genitori, era figlia unica e l'altro ramo dei Blaiddyd era stato spazzato via ancor prima della sua nascita. Non aveva nessun altro con cui condividere il sangue e ciò la rendeva davvero triste.
Ma Mitja, seppur fosse un tipo davvero strano e fuori come un balcone, era capace di smuoverla e farla sorridere ogni qualvolta ne avesse bisogno, senza che lei dicesse nulla, lui lo intuiva e si metteva subito all'opera. Con gli altri era però completamente insofferente, zero importanza equivaleva a zero aiuto da parte sua.
Ognuno aveva i suoi difetti e le andava bene così – dopotutto lei non era nella posizione di criticare qualcun altro: si ammazzava di allenamenti ogni singolo giorno, rovinando permanentemente il suo corpo da bambolina con muscoli, calli e cicatrici. Odiava farlo, voleva essere soltanto una nobile la cui unica preoccupazione era scegliere quale sontuoso vestito indossare il giorno successivo.
Per il Faerghus, il Sacro Regno che non aveva mai visto, però, avrebbe anche dato la sua miserabile vita. Tutte quelle persone meritavano una vera e propria casa, di stare bene e non venire costantemente divorati dalla povertà.

Passarono le settimane ma, miracolosamente, il principe a destinazione ci era arrivato, le montagne di Hrym erano proprio davanti a lui.
Era stato un viaggio assurdo, faticoso, ma fu grato di averlo percorso interamente a piedi; gli aveva dato modo di immergersi completamente nei luoghi che aveva attraversato, assaporarne il cibo, scoprirne la cultura... il Fódlan ad est era molto diverso dal nord e dal sud, sembrava che anch'esso fosse il rimasuglio di un regno a sé stante – ed in tutta sincerità, considerando la storia del Faerghus, sembrava un'ipotesi più che valida.
Il fantasma acefalo non lo aveva mai abbandonato, era rimasto con lui giorno e notte ed anche nei sogni. A volte aveva finito per rivolgergli qualche parola e, dal suo linguaggio del corpo, gli era sembrato che in qualche modo provasse affetto nei suoi confronti. Senza la voce, però, come poteva veramente capirlo?
La sua figura si dissolse nel momento in cui proseguì per cercare l'entrata di quel fantomatico luogo sotterraneo.

 

   
 
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