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Autore: My Pride    29/08/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Too shy to say it Titolo: Too shy to say it
Autore: My Pride
Fandom: Superman
Tipologia: One-shot [ 2354
parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Jonathan Samuel Kent, Conner Kent
Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of Life
Avvertimenti: What if?, Accenni Slash
200 summer prompt: "Hai due opzioni" || "Ed è ciò che ho intenzione di fare" || Infantile

 

BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Rimirandosi davanti allo specchio in mutande, Jon sollevò il braccio destro e indurì il bicipite, punzecchiandolo un po' con un dito con fare vagamente contrariato.
    A quindici anni ormai compiuti, sperava che tutto l'allenamento fatto – e l'aiuto dei suoi geni kryptoniani, un pochino lo ammetteva – gli avesse fatto metter su un po' di massa muscolare in più ma, per quanto i risultati fossero buoni, per lui non era ancora abbastanza. Il grasso infantile aveva lasciato spazio ad una muscolatura più asciutta e le braccia magre erano diventate più robuste e mostravano la curvatura del bicipite, ma aveva visto il corpo di Damian ed era ben lontano da ciò che avrebbe voluto essere.
    Jon aggrottò la fronte, abbassando lo sguardo sui pettorali. Erano più definiti e c'era una leggera peluria sotto l'ombelico che scendeva verso il pube ma, più si guardava, più non poteva fare a meno di comparare il proprio corpo a quello del suo migliore amico e a quelli di Conner e suo padre. Soprattutto questi ultimi. In quanto kryptoniano non avrebbe dovuto avere uno scatto di crescita o simile e avere muscoli in posti che non avrebbe creduto di avere? Invece, a quanto sembrava, il suo corpo proprio non voleva saperne di essere asciutto e tonico come voleva e a volte lo metteva persino a disagio quando si spogliava davanti a Damian.
    Una settimana prima, Jon era stato invitato alla villa per una semplice nuotata in piscina – evento più unico che raro, dato che solitamente Damian era piuttosto ligio alla sua routine di allenamento – con la scusa che facesse troppo caldo per sudare di sotto in caverna, così erano rimasti in costume e Jon aveva tergiversato un po’ prima di togliersi la t-shirt davanti a lui; Damian non aveva fatto una piega e si era spogliato a sua volta per gettarsi in acqua e invitarlo a fare lo stesso, ma Jon si era ritrovato a fissare un po’ troppo a lungo il corpo del suo migliore amico e a sentirsi… strano. Aveva dovuto scusarsi e filarsela in bagno quando i muscoli della schiena di Damian si erano gonfiati ad ogni bracciata, facendo respiri profondi nel tentativo di calmarsi e non pensare a come reagisse il suo corpo alla vista di Damian; poi si era visto riflesso al grande specchio e si era chiesto se il suo corpo avrebbe mai sortito un effetto del genere, finendo col fantasticare se Damian lo avesse mai guardato in quel modo. Ed era stato a quel punto che era cominciato davvero il suo cruccio e aveva comprato dei pesi, ma a quanto sembrava non era servito ad un granché.
    Ad aggiungere la beffa al danno? Il fatto che Damian gli desse segnali contrastanti quando erano insieme. A volte era il solito Damian, quello che lo faceva incazzare a tal punto da prendersi a pugni e fargli venire voglia di rompere qualcosa, quello che con una parola di troppo lo rendeva frustrato e lo costringeva a sfogare la tensione sciogliendo rocce con la vista calorifica, e altre volte ancora l’amico fidato su cui poteva contare, quello che lo spalleggiava di continuo e gli copriva la schiena durante le missioni; ma era quando evitava i suoi sguardi o il suo cuore batteva ad un ritmo più veloce – sì, d’accordo, conosceva il battito del cuore di Damian, e con questo? Non era mica uno strano stalker giusto? – che Jon proprio non capiva che cosa provasse. E Damian Wayne non era conosciuto per l’aprirsi facilmente a qualcuno.
    Jon scosse la testa e gettò un’occhiata verso l’orologio appeso al muro, proprio accanto alla bacheca colma di foto di lui e Damian in quei rari momenti in cui non erano in uniforme ma con i loro abiti civili. C’era una foto che gli piaceva particolarmente, una in cui Damian sorrideva sincero e gli passava un braccio dietro le spalle, con le montagne russe dietro di loro mentre si scattavano quel selfie. Erano andati da soli, un po’ come un appuntamento, e alla fine si era anche sentito in colpa perché al ritorno aveva desiderato ardentemente baciare Damian quando lo aveva lasciato sulla soglia di casa. Si era chinato verso di lui con le labbra schiuse, e si era riscosso appena in tempo prima di combinare un disastro per salutarlo in fretta e furia e volare via. Aveva sentito il cuore di Damian perdere un battito, ma non aveva voluto affrontare la cosa perché era un maledetto codardo. Un maledetto codardo che… oh, accidenti, si era distratto di nuovo. Doveva prepararsi per andare a scuola. Non poteva mancare proprio l’ultimo giorno prima della chiusura estiva.
    Si batté una mano sulla fronte e si diede dell’idiota, scavando fra la catasta di vestiti che aveva per terra alla ricerca della sua uniforme scolastica. Sua madre era fuori città per lavoro e suo padre in missione spaziale con la Lega, e lui ammetteva di aver trascurato un po’ le faccende domestiche visto che sotto la supervisione di Conner avevano fatto tutto tranne il riordinare casa. I suoi genitori lo avrebbero ucciso se fossero tornati a casa e avessero trovato quel disastro e… ecco che si distraeva di nuovo, dannazione. Imprecò e lasciò momentaneamente perdere la ricerca per correre in bagno a lavarsi i denti e a farsi una doccia, infilandosi un paio di mutande pulite al volo prima di afferrare la spazzola. I capelli erano indomabili e spuntavano da tutte le parti, così provò a dar loro una forma mentre si rimirava davanti allo specchio.
    «We’re no strangers to love ~ You know the rules and so do I~» canticchiò mentre si pettinava i riccioli scomposti, guardando la spazzola per quelli che parvero minuti interminabili quando gli occhi si soffermarono su di essa; sbatté le palpebre e si morse il labbro inferiore, prima di portarsi quella stupida spazzola alla bocca e utilizzarla come se fosse un microfono. «A full commitment’s what I’m thinking of ~ you wouldn’t get this from any other guy», cantò alla sua immagine riflessa nello specchio, indicandola con l’indice dell’altra mano mentre muoveva i fianchi e agitava il bacino.
    Non era solito fare cose del genere, ma poteva ancora permettersi di essere infantile, no? Inoltre, per quanto lo seccasse ammetterlo, gli era sembrato un ottimo modo per scaricare la tensione e la stupida cotta che provava per il suo migliore amico. E, nonostante quei segnali che un po’ lo facevano sperare, non c’era modo di dire ad uno come Damian una cosa del genere e credere che lasciasse correre nel caso in cui – giustamente, sussurrò una vocina maligna nella mente di Jon – non avesse ricambiato i suoi sentimenti. Così cantare gli era sembrata la soluzione perfetta per dare voce ai suoi sentimenti senza esternarli al diretto interessato, per quanta passione ci stesse mettendo nel pronunciarle chiare e concise.
    «I just wanna tell you how I’m feeling~» cantò ancora nel chinarsi verso la propria immagine allo specchio, sfiorando una guancia lì riflessa come se stesse immaginando che Damian fosse lì ad ascoltare. «Gotta make you… understand…»
    «Che stai combinando?»
    La voce improvvisa di Conner lo fece sussultare e Jon, strozzandosi con la sua stessa saliva a metà della strofa, si circondò stupidamente il petto con entrambe le braccia in un gesto pudico e inconscio, sgranando gli occhi.
    «Niente!» squittì nel nascondere la spazzola dietro la schiena prima di schiarirsi la voce con un profondo colpo di tosse. «Tu, piuttosto. Non si bussa?» domandò, fronteggiando lo sguardo stranito del fratello maggiore prima che quest’ultimo sogghignasse un po’.
    «Credevo ti stessi preparando per andare a scuola, non che cercassi di imitare Taylor Swift».
    Jon arrossì fino alla punta dei capelli. «Non era Taylor Swift», bofonchiò stupidamente in un sussurro prima di riscuotersi e ricordarsi che Conner poteva sentirlo, tossendo ancora. «Ed è ciò che ho intenzione di fare, quindi via, puoi andartene, lasciami… lasciami vestire», si riprese, per quanto il danno fosse ormai stato fatto e Conner avesse l’aria del gatto che si era appena mangiato il canarino.
    «Faresti meglio a darti una mossa, allora. Dobbiamo passare a prendere anche il pipistrellino».
    Jon, che si era appena chinato per afferrare la giacca della divisa, spalancò la bocca e allentò la presa per farla cadere di nuovo nel mucchio, guardando il fratello con tanto d'occhi. «No», sbottò troppo in fretta, e Conner sollevò un sopracciglio.
    «Come sarebbe a dire no?»
    «Sarebbe a dire... no».
    «Non starai ancora pensando all'altra sera, vero?»
    «Argh! Sta' zitto, sta' zitto!» Jon lo frenò subito nell'agitare entrambe le mani verso di lui e, se possibile, era diventato più rosso di quanto già non fosse. «Non avrei dovuto parlartene».
    Conner roteò gli occhi e sospirò, mettendo da parte la propria ironia per tirar fuori il suo buon lato da fratello maggiore. Jon stava attraversando un periodo in cui stava scoprendo la sua sessualità, in cui il suo corpo per metà kryptoniano reagiva dieci volte peggio di quanto non avrebbe fatto il corpo di un normale adolescente e, per di più, stava facendo i conti con la cotta per un ragazzo che era il suo migliore amico da quando era praticamente un marmocchio. Per quanto avesse fatto coming out con Lois e Clark ed entrambi fossero stati più che supportivi, Jon veniva a chiedere consigli a lui quando si trattava di esternazioni relativamente romantiche, dato che non si era ancora deciso a fare una mossa nonostante il suo struggimento per il più giovane dei pipistrelli. Struggimento che stava cominciando a creare disagi ed imbarazzi, visto quant'era accaduto la sera precedente.
    Sbuffando, Conner incrociò le braccia al petto e lo fissò con estrema attenzione. «Hai quindici anni, Jonno», affermò schietto. «È assolutamente normale avere un'erez-» non riuscì a terminare la frase che si ritrovò la mano di Jon a tappargli la bocca, specchiandosi in quegli occhi azzurri esageratamente spalancati. Era volato verso di lui come una furia, e si stava ancora librando a pochi centimetri davanti a lui.
    «No, non lo è quando il tuo migliore amico si toglie l'uniforme davanti a te come mille altre volte, tu sei lì con le mani premute fra le cosce e balbetti come un idiota quando lui ti chiede se stai bene».
    Conner gli spostò delicatamente la mano e lo spinse a terra per fargli poggiare pesantemente i piedi sul pavimento, massaggiandosi l'arco nasale con due dita. «D'accordo, è stato imbarazzante», concordò, passandogli un braccio dietro le spalle per attirarlo a sé nonostante le rimostranze del fratello. «Ma succede, sono normalissimi meccanismi fisiologici e dovresti saperlo. Siete amici, siete sempre a contatto e vi allenate insieme, sarà capitato anche a lui di averne ogni tanto in tua presenza».
    «Se è successo, non me ne sono mai accorto. Lui è molto bravo a dissimulare le cose e...» Jon si massaggiò il collo, abbassando lo sguardo per fissarsi i piedi nudi. «...in realtà mi piace guardare i suoi muscoli quando fa trazioni alla sbarra». Tossicchiò, cercando di pensare ad altre cose per scacciare dalla testa la visione delle spalle di Damian e di evitare lo sguardo un po' divertito di Conner. «Credevo di farlo perché ero invidioso del suo corpo, visto quanto sono magrolino nonostante la mia eredità kryptoniana, ma la verità è che mi piace davvero molto. Troppo. E vederlo mi ha... provocato reazioni».
    «Se può consolarti, almeno hai avuto una banale erezione e non hai attivato la vista a raggi X. Quello sì che è imbarazzante, ricordo che una volta ero con Cassie in un bar e--»
    «Ti do venti dollari se non finisci quella frase!»
    Conner sbuffò. «Okay, lascia perdere, quanto sei esagerato. Ma quello che sto cercando di dirti, è che non puoi evitare Damian per sempre solo per questo».
    «Per sempre no, ma per le prossime ore scolastiche e forse anche domani sì», affermò Jon con fare risoluto, e Conner gli rifilò un colpetto dietro la nuca, ignorando la sua imprecazione.
    «Non essere stupido. Senti, hai due opzioni». Sollevò indice e medio della mano sinistra, sventolando quelle dita. «Vestirti e uscire da questa stanza, o aspettare che ti trascini io stesso in mutande fino a Gotham».
    Jon dilatò gli occhi. «...non oseresti».
    «Vuoi scommettere?»
    Entrambi i fratelli si fronteggiarono per attimi che parvero interminabili, le palpebre assottigliate e gli sguardi che sembravano far volare letteralmente scintille; avevano anche contratto i muscoli delle spalle e serrato la mascella, ma fu Jon il primo a distogliere lo sguardo e a borbottare qualcosa fra sé e sé.
    «Dammi cinque minuti», sentenziò, fingendo di non vedere il sorrisetto che si era dipinto sulle labbra di Conner mentre gli dava le spalle; lo vide dirigersi verso la porta e si abbassò per recuperare di nuovo la giacca della divisa, lasciandosi scappare un flebile lamento nello stesso istante in cui la porta venne nuovamente chiusa.
    Non gli piaceva mostrarsi così insicuro, ma suo fratello aveva ragione: Damian era prima di tutto suo amico ed evitarlo non avrebbe fatto bene a nessuno dei due, in particolar modo perché gli voleva bene indipendentemente dal fatto che provasse qualcosa nei suoi confronti. Così, sbuffando pesantemente, Jon si scompigliò di nuovo i capelli e gettò un ultimo sguardo verso lo specchio per rimirare la propria figura, sorridendo appena al suo riflesso.
    Passarono ben più di cinque minuti prima che scendesse, ma Conner, seduto al bancone della cucina dopo aver dato da mangiare a Krypto, non glielo fece pesare e si alzò, facendogli solo cenno di seguirlo fuori per avviarsi per primo; Jon trasse un lungo sospiro e si diede coraggio, abbassando le palpebre. Stava solo andando a prendere il suo migliore amico, dopotutto. Niente di strano. Così carezzò la testa di Krypto prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle, andando in contro a Conner per volare con lui verso i cieli di Gotham.


 
«Prima o poi hai intenzione di parlargli o ti limiterai a fissargli il culo?»
«E tu la smetterai di farmi domande scomode o devo abbrustolirti il ciuffo?»
«Allora forse dovremmo proprio parlare di che musica ascolti, marmocchio»
«Ah, sta' zitto»





_Note inconcludenti dell'autrice
Sono tornata ancora una volta con l#200summerprompt indetta dal gruppo Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom
Questa storia è stata in realtà un'intera scusa per fare una cosa stupida, ma c'era comunque un po' di struggimento da parte di un giovane quindicenne che viene beccato dal fratello a fare altrettante cose stupide davanti allo specchio, quindi va bene così.
Comunque, sì, lo ammetto spudoratamente: l'ho scritta solo per inserire in qualche modo la canzone Never gonna give you up, perché sono stupida e dovevo farlo assolutamente. Non potevo lasciarmi scappare un'occasione del genere, soprattutto se serviva a mettere in imbarazzo Jonno!

Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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