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Autore: The Princess of Stars    01/09/2022    0 recensioni
Si dice che le nostre scelte vengano influenzate da quello che ci succede e chi ci sta intorno, i rapporti che creiamo e come affrontiamo le sfide. Sappiamo già come Nihal della Terra del Vento sia giunta a scegliere la via della guerra invece di un'esistenza semplice come pretesa dalla sua società. Ma come sarebbero andate le cose se, nel momento più buio della sua vita, Nihal avesse incontrato qualcuno che credesse davvero in lei fin da subito? Come si sarebbe sviluppato il loro rapporto? Ci sarebbe stato poi posto per Sennar? In questa storia vi racconterò di come Nihal divenne Cavaliere di Drago quando la sua strada si incrociò con quella Samael, un cavaliere ribelle che come lei cercava sé stesso.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nihal, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccoci con il terzo capitolo! Spero vi possa piacere!

Buona lettura!

 


“La guardia! Chiudi la guardia!” le ordinò Samael ma Nihal ottenne solo di essere buttata per terra.
 
“Per la miseria! Ora capisco perché Salazar è caduta se tutti i suoi combattenti si aprivano così. Se fosse ancora in piedi direi che la prossima volta potete mandare un invito al Tiranno, tanto il risultato sarebbe lo stesso”
 
Nihal si alzò e caricò.
 

 
“La gamba…” parata “Guerriera, la gamba…” schivata, poi Samael fece una finta prima di colpire e Nihal si ritrovò l’ennesimo graffio sulla coscia “Le muoviamo queste gambe invece di fare da bersaglio? Per quello bastano le tue orecchie. Sei un incursore, dannazione! Il tuo compito è correre e fare danni non è ingaggiare un nemico fisso! Men che meno se è più grosso e corazzato di te. Alzati. Ancora!”
 
Nihal si alzò incurante del graffio e caricò con forza.
 

 
Nihal finì di nuovo nel fango con un tonfo mentre la pioggia cadeva forte su di loro, lavando la terra dalla ferita appena fatta sulla coscia.
 
“Che ho detto un momento fa?” Incalzò Samael
 
“Usa il terreno a tuo vantaggio” rispose Nihal iniziando a curarsi con la magia.
 
“E allora perché mi carichi alla cieca nel fango invece di usare le travi e le casse di legno sparpagliate? Cosa ti forniscono?”
 
“Maggiore mobilità e le casse mi danno copertura oppure un terreno sopraelevato” rispose Nihal frustrata.
 
“Ecco. Inizia a ragionare come il Tiranno, lui la sua teoria la mette in pratica. Guarda cosa ha fatto hai mezzelfi”
 
“Stai zitto!” si alzò e caricò sfruttando le travi di legno per una migliore aderenza. Nihal attaccò verso il volto di Samael che parò e contrattaccò ferendola nello stesso punto di prima per poi spingerla a terra.
 
“E copri quelle dannate gambe!”
 

 
Samael ben presto divenne a metà tra un sogno e un incubo. Nihal lo amava quando combatteva con lei e lo detestava visceralmente quando apriva quella bocca tagliente come gli artigli di un drago. Lei non sapeva niente di lui ma lui sapeva perfettamente quali corde toccare per ferirla dove le faceva più male. Era certa che se Fen e Soana avessero saputo che avrebbe utilizzato quelle informazioni per farle del male non gliele avrebbero mai date.
 
Il tempo passava. L’inverno era ormai arrivato e la consuetudine non cambiò l’atteggiamento dei commilitoni nei confronti di Nihal, anzi non fece altro che peggiorare. Iniziarono a temerla e a spargere voci che fosse una strega o una spia del Tiranno mandata per distruggere l’Accademia dall’interno.
 
Sennar non venne mai a trovarla, le arrivò ogni tanto il solito falchetto per dirle che era stanco e stremato ma che stava bene.
 
Nihal sprofondava sempre di più nella sua solitudine e il suo modo di combattere si fece sempre più spietato. Combattere con Samael era la cosa più bella delle sue giornatem si sentiva libera e per una volta avere qualcuno che la sfiniva combattendo era catartico eppure la notte nei suoi incubi risuonavano le sue parole aggressive e velenose che puntualmente causavano un attacco furioso da parte della ragazza. La paura dei commilitoni nei confronti di Nihal ebbe il suo apice in un episodio in cui svegliatasi di soprassalto e vedendo l’orrendo viso e spaventoso sorriso di Malerba mentre le accarezzava il viso, lo prese con foga e portato fuori dallo stanzino dove si era formato un piccolo gruppo di ragazzi passo la lama della spada sulla gola del povero servo che strillava come un maiale implorando perdono. Gli fece solo un graffio, ma quell’episodio l’etichettò come un mostro da evitare.
 
Il giorno dopo, finito l’allenamento e passata l’ora di recupero, Nihal si diresse verso l’arena per allenarsi con Samael che come al solito portava la stessa corazza pesante.  Nihal si aspettava un “Pronta, Guerriera?” che il cavaliere soleva rivolgerle per salutarla.
 
“Mettiti in guardia e vedi di dimostrarmi che non ho buttato il fiato al vento” disse gelido, mettendosi in guardia.
 
“Buona sera anche a te, Samael. Io sto bene, e tu co- MA CHE DIAMINE?!” fece appena in tempo ad estrarre la spada per parare perché Samael già le stava addosso. Non aveva mai attaccato così prima. Nihal si ritrovò ad indietreggiare. Era sulla difensiva, il suo debole, e Samael era sempre più aggressivo ma non disse una parola. Quel silenzio tormentò Nihal più del veleno che sputava ogni volta. La faceva impazzire. Cercò di capirne di più cercando il suo sguardo ma trovo una distesa di ghiaccio che la fissava e in un attimo arrivarono tre fendenti. Due vennero parati, il terzo arrivò con il contrattacco colpendo il solito punto sulla coscia, ma stavolta la ferita era profonda. Nihal cadde in ginocchio a terra dolorante, premendo forte la mano sulla gamba che sanguinava copiosamente.
 
“Ma sei impazzito?!” esclamò rabbiosa la ragazza.
 
“No. Non sono nemmeno arrabbiato. Sono incazzato con te, Nihal” la voce era rimasta bassa, ma la freddezza con cui disse quella frase e pronunciò il suo nome, per la prima volta dopo mesi le fece accapponare la pelle. Samael non era mai caduto nel turpiloquio e anche quello la fece gelare.
 
“Ma per cosa?! Sto cercando di migliorare, se non riesco forse dovresti spiegarmelo meglio invece di sputarmi addosso e assalirmi come un fammin”
 
“E questo conferma ulteriormente il fatto che ho buttato il fiato al vento. Tu non hai mai preso i nostri allenamenti sul serio” Samael non le aveva mai parlato così. Era livido, ora Nihal lo vedeva, ma quella frase la fece scattare.
 
“Questo non è vero! Do tutta me stessa quando combattiamo!”
 
“Tu non combatti con me. Tu ti sfoghi che è ben diverso. Combatti con rabbia non con il cervello e in battaglia non vince il più forte, ma il più furbo. Quando hai fatto quei dieci duelli usavi la testa, al nostro primo scontro usavi la testa prima di abboccare alle mie provocazioni. Da quando abbiamo iniziato a lavorare insieme hai scambiato i nostri combattimenti per un passatempo quando ho messo in chiaro che io fossi qui per insegnarti” la voce dell’uomo si fece sempre più rigida. Nihal iniziò ad arrabbiarsi a sua volta.
 
“Anche Fen mi ha insegnato, ma non era uno-”
 
“-Fen ti ha insegnato a giocare con la spada!” ora aveva alzato la voce facendo sobbalzare la ragazza “Lui non ha mai pensato di addestrarti per la battaglia. Sei stata tu a voler entrare in Accademia. I vostri scambi sono ben diversi da quello che sto provando a fare io” disse tornando gelido. “Non sei una bambina, smettila di comportarti come tale! Fen è stato anche il mio maestro, pensi davvero che con me fosse gentile e delicato? La verità è che lui per primo l’ha sempre preso come un gioco perché tu hai un dono”
 
“Non è vero! Smettila!”
 
“Va bene, la smetto. Dimmi, Guerriera, il nostro caro Fen ha accettato subito di portarti in Accademia? Rispondimi onestamente” sfidò lui. Nihal stava per controbattere sicura ma le parole le morirono in gola. La mente corse a come Fen l’aveva guardata, a come le aveva parlato invece di essere entusiasta. Abbassò lo sguardo stringendo i pugni
 
“No… lo… lo ha convinto Soana”
 
“Davvero? Ma perché mai? Visto che ti ha insegnato così tanto e così bene per preparati alla battaglia” quel sarcasmo fu come un veleno che Nihal dovette ingoiare. Ricordò bene come Fen aveva accolto la sua decisione. Ricordò quella nota di condiscendenza che l’aveva tanto irritata.
 
“Perché sono una ragazza…e non reggerei l'addestramento” e soprattutto lui aveva detto tra le righe di averla allenata per gioco, un passatempo con l’allieva della sua compagna. Nihal sentì le lacrime salirle agli occhi. Sentì come se il terreno le si fosse aperto sotto ai piedi. Le bruciava. Le bruciava dover ammettere che quel despota arrogante avesse ragione.
 
“La verità fa male, vero?” la mano di Samael andò a sospendersi sopra la sua rilasciando anche lui un incantesimo e curandole la gamba. Gesto di premura che andò in netta contrapposizione con il suo freddo tono di voce.
 
“Smettila, Samael! Ho capito! È vero. Quello che dici è vero. Dici anche di essere qui per aiutarmi eppure non perdi occasione per ferirmi con le parole. Sai che io non so niente di te e non posso controbattere, ma tu sai cosa mi è successo e lo usi con malignità contro di me per farmi del male. Che senso ha? Perché lo fai?” Sbottò finalmente Nihal, stanca di girarci intorno.
 
“Perché a volte le parole feriscono e uccidono più della spada. Sia nella vita che in battaglia. Preferisco che lo impari con me adesso, piuttosto che in battaglia e reagire come fai. Se non impari a controllare le tue emozioni rischi solo di farti ammazzare. Ricorda che in guerra vale tutto. Reagire in quel modo scopre i tuoi punti deboli perché fai capire agli avversari a cosa tieni davvero e lo useranno contro di te” quelle parole le girarono a lungo per la testa. In un attimo ebbe come l’illuminazione. Samael era spietato con lei perché la guerra era spietata e prima lo capiva più possibilità avrebbe avuto di sopravvivere. La mano di Samael che le si posò sulla coscia, dove era stata precedentemente ferita, la ridestò dai suoi pensieri. D’istinto si irrigidì, ma non percepì una minaccia o un tocco indesiderato. Lui aveva solo appoggiato la mano cercando per la prima volta un contatto. Nihal trovò il coraggio di guardarlo negli occhi. Il suo sguardo non era più gelido e furente ma c’era ancora un distacco tra loro.
 
“A questo punto, hai una scelta da fare: o reagisci e ti comporti come la combattente che ha umiliato quel pallone gonfiato del Generale e continuiamo questo percorso oppure lasciamo l’Accademia”
 
“Aspetta…- lasciamo?” chiese la mezzelfo stupita
 
“Te l’ho detto, Guerriera, io sono qui perché ti ho scelta come allieva. Io odio l’Accademia. Se tu te ne vai, non ho più motivo di stare qui e a quel punto, sì, che rimarrei con te per fare un favore a Soana. Ma in quel caso scordati gli allenamenti, se rinunci a questo, rinunci a tutto” Samael era molto serio. Quella mano sulla gamba, benché il tocco fosse delicato e libero dal guanto d'arme, Nihal lo vide come un macigno. Il peso della sua scelta, ma poi rifletté sulle parole dell’uomo e quella mano a poco a poco non prese più le sembianze di un macigno che la teneva inchiodata davanti a quel bivio, ma un ponte. L’ultimo che le stava offrendo di attraversare. In Accademia si sentiva sola e abbandonata a sé stessa, tranne quando era con lui mentre faceva la cosa che più amava: combattere. Stavolta però lo faceva con qualcuno che davvero credeva nel suo potenziale, e lei stava buttando tutto all’aria prendendolo come una valvola di sfogo fine a sé stessa.
 
Samael non l’avrebbe lasciata. Ma l’aveva messa davanti ad un bivio. Affrontare le sfide che la tormentavano in Accademia, ma avere un maestro che credeva davvero in lei, anche se per poche ore al giorno, che l’avrebbe portata a raggiungere il proprio obiettivo oppure lasciare e ritrovare la serenità e deludere tutti, in particolare il suo maestro, Sennar e Soana.
 
Nihal guardò la mano di Samael sulla sua gamba e lentamente avvicinò la sua fino a posargliela sul dorso. Samael di tutta risposta girò la mano prendendo quella di Nihal che nella sua sembrava molto più piccola.
 
“Voglio continuare ad addestrarmi con te. Voglio diventare un Cavaliere di Drago” disse sicura.
 
“Va bene…” Samael non le lasciò la mano. Nella sua voce e nei suoi occhi liquidi Nihal non vide più l’arrabbiatura di prima ma c’era altro e quella era l’emozione di cui aveva più paura.
 
“Allora perché sento che ancora non va bene?” chiese con un filo di voce.
 
“So cosa è successo con Malerba e ieri mi hai deluso come persona, Nihal” di nuovo il suo nome e stavolta con il tono deluso, quello che più temeva.
 
“Non so cosa ti abbiano raccontato ma Malerba è entrato nel mio stanzino. Non so cosa volesse ma quando mi sono svegliata mi stava accarezzando i capelli e- Samael, quell’essere è inquietante! Io non riesco più a dormire tranquilla sapendo che-”
 
“Nihal” e la ragazza tacque “Se mi fai un discorso sul consenso e rispetto della riservatezza sono d’accordo con te. Malerba ha sbagliato ad entrarti nella stanza di nascosto e a toccarti se non volevi. Ma potevi risolverla mandandolo via e dirgli chiaramente di starti lontano. Malerba ha dei difetti fisici, ma ragiona perfettamente. Sappiamo entrambi che quel poveretto non è in grado di difendersi e non ha né la forza né la stazza per fare del male a qualcuno”
 
“Samael, non capisci… ha un sorriso orrido e mi guarda strano, solo che non riesco a capire la sua espressione e- e…” non sapeva come altro spiegare il suo disgusto per quell’essere.
 
“E tu ti comporti con lui come i tuoi commilitoni si comportano con te. La sua diversità e la tua incapacità di capire è quello che temi, come i tuoi commilitoni temono te”
 
A Nihal parve di essere colpita in pieno petto da un fulmine e poi pian piano sentì salire un senso di vergogna. Samael aveva di nuovo fatto centro. È vero. Quella diversità di Malerba la spaventava e la spaventava la solitudine del servo dannatamente simile alla sua.
 
“Anche Malerba è vittima del Tiranno” disse Samael “È uno gnomo ma gli esperimenti che il Tiranno ha fatto su di lui l’ha reso mostruoso. È l’ultimo della sua famiglia. Da quello che so pare avesse una figlia. Forse è per questo che ti cerca. Forse gli ricordi sua figlia” e stavolta benché le parole non fossero mirate a ferirla, la mezzelfo si sentì lacerare nell’animo. Odiava i suoi commilitoni perché disprezzavano la sua diversità e nessuno aveva mai fatto un passo per capire chi fosse… e lei aveva fatto lo stesso su Malerba che non era nemmeno in grado di difendersi.
 
Ma che Cavaliere sono? Pensò tra sé e sé mentre la vergogna l’assaliva stringendole il cuore. Sentì nuovamente le lacrime minacciare di sfuggirle dagli occhi. Strinse la mano dell’uomo.
 
“Scusa, Samael… hai ragione su tutto… mi sono comportata da idiota. Ho dato per scontato i tuoi insegnamenti e… e ho sfogato la mia rabbia su Malerba… non mi sono nemmeno sforzata di capire cosa volesse…” disse abbassando la testa sforzandosi per non piangere. Si sentiva un verme.
 
“Non è a me che devi chiedere scusa ma a Malerba e a te stessa. È a lui che hai lasciato una ferita sulla gola ed è a te che la tua perdita di tempo ha fatto rallentare nei progressi” disse quasi come se la cosa non gli importasse.
 
“No, devo chiederlo anche a te. Tu sei in un luogo che dici di odiare per me, quando potresti essere a combattere con i tuoi compagni o in licenza con la tua famiglia. Ti ho dato per scontato e fatto perdere tempo. Mi dispiace” gli strinse la mano guardando a terra e due gocce silenziose bagnarono il terreno.
 
La mano nel guanto d’arme di Samael entrò nel campo visivo di Nihal alzandole delicatamente il viso.
 
“Ehi… Prendersi le proprie responsabilità e riconoscere i propri errori è un ottimo primo passo. Io accetto le tue scuse e ti aspetto qui domani. Però, mi raccomando, tira fuori il carattere. D’accordo?” le sorrise per la prima volta in quel giorno e per la prima volta con gentilezza. Nihal ricambiò il sorriso, asciugandosi le due lacrime fuggitive e stringendogli la mano, gesto che venne ricambiato
 
“Dai, vai a cambiarti! Tra poco è ora di cena” le diede una pacca amichevole sulla gamba e poi l’aiutò a rialzarsi. Nihal era una piuma per lui e la ragazza sfruttò l’aiuto per saltare in piedi. “A domani…Guerriera”
 
“A domani, Samael!” e presa la spada la mezzelfo si diresse allo stanzino e poi a cena con ritrovata energia.
 
Quando tornò allo stanzino intravide Malerba che timoroso fece per allontanarsi. Il sorriso della ragazza sparì e tornò la morsa al petto che aveva provato prima. Prese un respiro e si decise a farsi avanti. Ci doveva almeno provare.
 
“Malerba” lo chiamò chinandosi a terra per non guardarlo da una posizione di dominio. Lo gnomo deformato esitò ma poi come un bravo servo si avvicinò alla recluta.
 
“S-si? I-io no cose brutte. Io niente di male. Io non voleva”
 
“Lo so io…” Nihal prese fiato guardando a terra non riusciva a guardarlo. Poi si fece coraggio e provò a guardarlo “Io… volevo chiederti scusa per quello che ho fatto. Mi sono spaventata e ho avuto una reazione spropositata” lo gnomo sembrò rimanere di stucco. Era evidente che nessuno si fosse mai scusato per averlo maltrattato prima.
 
“N-no io… io fatto qualcosa male” disse.
 
“Sí, hai fatto una cosa che non dovevi ma io ho reagito in modo eccessivo e di questo mi scuso. Però ti devo chiedere per favore di non entrare più nel mio stanzino senza il mio permesso o di notte mentre dormo, e di non toccarmi più. Non mi piace.”
 
“S-sí. Io bussa sempre adesso. Se ragazza vuole io bussa porta sempre, no tocca e no viene la notte”
 
“Sí, non venire la notte, non toccarmi e bussa sempre e… perdonami per quello che ti ho fatto”
 
“Io sta bene. Io scusa se spaventato ragazza” Nihal riuscì ad abbozzare un sorriso.
 
“Buonanotte allora. Vado nello stanzino”
 
“Sì! Notte buona!” lo gnomo sembrava quasi felice e Nihal, chiusa la porta si sentì sollevata.
 

E qui si può dire che la cocciuta allieva e il brutale maestro finalmente abbiano trovato un punto di incontro. Fatemi sapere cosa ne pensate!

Un abbraccio!

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