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Autore: MaxB    04/09/2022    3 recensioni
Questa è una storia che ho iniziato a scrivere dopo aver finito di leggere il secondo volume, quando ancora doveva uscire il terzo.
La considero una prosecuzione della storia originale come se il terzo libro non esistesse, e narra quindi delle vicende familiari che si sono succedute dopo la fine de Gli scomparsi di Chiardiluna, con leggere modifiche alla trama.
Sostanzialmente, Thorn e Ofelia saranno alle prese con la vita quotidiana da coppia sposata, cercando di capirsi, vivere insieme e prendere confidenza l'uno con l'altra.
E con un inaspettato desiderio di Ofelia...
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sono egocentrica se dico da sola che adoro questo capitolo? Di solito però quando un capitolo mi piace particolarmente, agli altri è abbastanza indifferente...
Spero di cuore di no, perché è Balder!Centric. Tuuuutto il capitolo per il mio bambino supersexy... ahem... Lo amo.
Va be'.
Buona lettura. Ah, e Ofelia per una volta non è la responsabile della paura altrui come molte avevano ipotizzato ;)


Capitolo 72

La seconda caccia non andò proprio bene bene come la prima.
Forse perché erano meno spaventati, forse perché erano troppo sicuri di sé... qualcosa andò storto.
Ofelia non li accompagnò. La sua presenza era stata inutile l'anno prima, se l'erano cavata egregiamente, quindi non avrebbe avuto senso seguirli. Per non parlare del fatto che quella caccia, com'era consuetudine, si svolse in giornata.
Per l'occasione Serena e Archibald rimasero con Ofelia, Vittoria e Tom, la zia Roseline e Ilda tutto il giorno, in attesa che gli amici e i parenti tornassero. Alcuni stavano giocando a carte, altri leggendo o lavorando con qualche nuovo macchinario da testare in officina, quando la porta d'ingresso sbatté con un impeto che fece sussultare quasi tutti.
Renard si stiracchiò, accarezzando Salame che gli si era addormentato in grembo. Nessuno sapeva come quel gatto potesse essere ancora vivo. - Oh, sono tornati i nostri prodi cacciato... - esclamò, prima che la vista che gli si presentò davanti gli facesse mordere la lingua dalla paura.
Thorn e Tyr incedevano sorreggendo Balder, uno per lato. Il volto del ragazzo era esangue, il respiro corto e affaticato. Più che camminare, strisciava i piedi per terra.
- Chiamate un dottore, dannazione! - urlò Tyr, prossimo alle lacrime. - O la governante, qualcuno, chiunque...!
La zia Roseline non lo richiamò nemmeno per l'imprecazione. Renard scattò in piedi, facendo cadere a terra Salame che atterrò aggraziatamente sulle zampe e, troppo vecchio per arrampicarglisi addosso, salì sul divano. Si parò davanti a tutti evitando che si assiepassero attorno a Balder, ferendolo o intralciando Thorn e Tyr.
Ilda aveva gli occhi sbarrati per il terrore. Lei, che manteneva sempre il sangue freddo ed era padrona di sé, in quel momento era immobile, incapace di reagire. Urtandola, fu Randolf a correre fuori dalla stanza per chiamare la governante.
Seguendoli con i piedi di piombo e il cuore che batteva furiosamente, Ofelia arrancò dietro Thorn e Tyr, che depositarono Balder a letto con una delicatezza inaspettata da parte di due persone pratiche come loro. Tyr gli sbottonò la pelliccia e rivelò una camicia intrisa di sangue al di sotto. Gli sfuggì un singhiozzo di frustrazione che fece piangere Ofelia.
- La fasciatura non ha retto - disse glacialmente Thorn, come se Balder non si stesse dissanguando di fronte a loro. La verità, però, era che anche a lui tremavano le mani mentre rimuoveva la camicia in modo tale da mettere a nudo la pelle. Ofelia aveva assistito ad un omicidio in diretta, alla suturazione di diverse ferite profonde di Thorn e dello stesso Balder, aveva partorito due gemelle in una locanda con solo l'aiuto del marito... non era proprio avvezza alle scene cruente, ma non ne era nemmeno digiuna. Eppure la vista della ferita di Balder le fece venire la nausea.
Nel fianco aveva una profonda artigliata che aveva portato via pelle e carne, tre segni indelebili. Nella parte superiore si intravedeva l'osso della costola, fortunatamente sfuggito al colpo. Il problema era il sangue. Così tanto sangue...
La governante, che ormai era anziana e non più abituata a quelle corse a rotta di collo, arrivò con il fiatone. Anche lei, che di ferite ne aveva curate tante, sgranò gli occhi.
Tyr parve impazzire alla vista dell'ansia sul viso della donna che lo aveva aiutato a venire al mondo, come se fosse la conferma che suo fratello era spacciato.
- Qualcuno ha chiamato un dottore? - esclamò, implorando l’aria, guardando Ofelia. - Sapete se è stato chiamato? Chi...
La governante gli afferrò il polso con una presa ferrea, in netto contrasto con la fragilità che sembrava derivare dai suoi capelli bianchi. - Di sicuro sbraitando così non aiuterete nessuno, ragazzino. E un medico non comparirà magicamente sulla soglia di casa. In ogni caso, non serve alcun medico.
Thorn strinse gli occhi a fessura. - L'artigliata non ha intaccato l'osso né gli organi interni.
La governante non parve stupita. La sua riverenza nei confronti di Thorn era aumentata da quando lui aveva fatto nascere Mira e Belle, le sue competenze mediche non la sorprendevano più. Ofelia, invece, ne rimaneva sempre colpita. Non tanto per la conoscenza teorica, quanto per quella pratica. Si chiedeva spesso, in casi del genere, quante delle cicatrici di Thorn lui si fosse curato da solo, in silenzio, lontano da una parola gentile o un gesto di conforto.
- Precisamente - confermò la governante alla volta di Thorn. - Basta ricucire per evitare ulteriori perdite di sangue e integrare con del ferro per ripristinarne la giusta quantità favorendone la riproduzione.
Thorn assentì con un secco cenno del capo mentre la governante si chinava su Balder, mettendosi al lavoro. Non aveva capito granché di quello che Randolf le aveva riferito, ma nel dubbio aveva portato pomate, kit per suturare e altri strumenti utili.
Tyr, invece, non si calmò, sordo a qualsiasi parola gli venisse riferita. - Quello stupido, gliel'avevo detto, io! Rischiare una morte del genere solo per... una teoria, che idiozia! Lo ucciderei con le mie stesse mani se non fosse in punto di morte!
La governante si voltò verso di lui, il volto teso. - Calmatevi, non ci serve ulteriore baccano. Vostro fratello non è in pericolo di morte, è solo debole e pallido per la perdita di sangue.
Tyr scosse la testa, ondeggiando come se fosse ubriaco. - Voi non eravate lì, non avete visto... non... lui era di spalle, e la Bestia l'ha... era così vicina... e c'era tutto quel sangue...
- Tyr, sto bene - biascicò Balder, facendo voltare tutti. Aveva ancora il respiro affannoso mentre cercava di trattenere delle smorfie di dolore quando le mani della governante lo toccavano. - Un pisolino e sarò come nuovo... non è il caso di...
- Tu, imbecille idiota! Un pisolino?! Cosa vuoi che risolva una dormita, poteva tranciarti in due quella Bestia!! Poteva...!
Ofelia allungò una mano per toccare il braccio di Tyr, per cercare di placarlo. La serenità della governante l'aveva aiutata a tranquillizzarsi, ma in Tyr non aveva sortito alcun effetto. Lui si scrollò di dosso la sua mano senza quasi rendersi conto di essere stato toccato. Continuava a insultare Balder e inveire, finché gli si avvicinò Thorn.
Di solito nei casi di manifesta isteria serviva uno scossone o uno schiaffo, qualcosa di forte insomma, per aiutare la persona a riprendersi. Ofelia non si sarebbe mai immaginata Thorn capace di tirare un ceffone a Tyr...
E infatti lo prese per le spalle e lo attirò a sé, abbracciandolo stretto. Dopo un'iniziale esitazione che fece ammutolire Tyr, lui si sciolse in lacrime, artigliando la giacca del padre e piangendo come un bambino.
Thorn lo consolò impacciatamente, ma non lo lasciò mai andare. Nessuna parola di conforto, nessuna carezza calmante, eppure c'era. Era solido contro Tyr, un sostegno, una presenza. Un passo alla volta, Thorn lo condusse fuori, un po' spingendo e un po' trascinando. Sparirono alla vista, e solo quando Ofelia non udì più Tyr piangere lo stomaco le si snodò. Come se la presenza del figlio, la sua disperazione, fossero stati opprimenti.
Al suo posto, arrivò Ilda. - P-posso dare una mano?
La governante non la guardò nemmeno. - Stracci puliti e sterilizzati, acqua calda. Serviranno più per pulire il sangue che altro. La ferita non è così profonda come sembra, signorino Balder. Sarà una bella scocciatura da far guarire, ma nulla che un po' di riposo non possa risanare.
Balder si sforzò di sorridere, lanciando un'occhiata a Ilda e alla madre. - E io che volevo vantarmi... di essere stato a un passo dalla morte... ahia!
La governante scosse la testa dopo averlo punto di proposito. - Avete una ferita in carne viva e vi fa male la puntura di uno spillo! E fate meno lo spaccone. Il fatto che la situazione sia meno grave di quanto sembri non significa che non lo sia affatto. C'è ancora rischio d'infezione e... gli stracci?!
Ilda sobbalzò e si affrettò fuori dalla camera, obbediente.
Ofelia si avvicinò a Balder, sedendosi sul letto vicino alla governante. - Immagino che tu sia troppo provato per dirmi cos'è successo e perché Tyr è così arrabbiato. Di solito, quando qualcuno di caro è ferito, il primo sentimento che si prova non è di rabbia.
Balder strinse le labbra, esasperato dalla sagacia della madre. - Sono molto provato, mamma.
Ofelia abbozzò un sorriso e si sporse per scostargli i riccioli dagli occhi. Si asciugò le lacrime. - Gli hai fatto prendere un bello spavento. E non sono a lui. Non ho mai visto tua padre così pallido, e per lui il pallore è una costante.
- Io invece non ho mai fatto suturazioni imprecise. Vi chiederei quindi, gentilmente, di evitare qualsiasi movimento, grazie.
Balder sorrise e chiuse gli occhi, troppo stanco per combattere ancora il sonno.
 
Quando Ilda rientrò portando un secchio di acqua calda e uno di stracci, la governante stava parlando sommessamente: - È abbastanza un miracolo che ne sia uscito così bene. Solo un'artigliata è profonda, quella che ha sfiorato l'osso. Le altre due sono più leggere, come se Balder fosse riuscito a spostarsi all'ultimo. Non so neanche come sia possibile. La cosa più grave è la perdita di sangue, ma la fascia che gli avevano applicato per comprimere il torace ha fatto un buon lavoro. Sarebbe potuto morire dissanguato prima di arrivare qui. Anzi, mi chiedo come sia possibile che l'abbiano portato qui invece di farlo curare sulle mura.
Ilda si schiarì la voce, posando i secchi. - Ho chiesto a Mira e Belle mentre aspettavo gli stracci. A quanto pare, Balder ha minimizzato la ferita e sostenuto che fosse solo un graffio e che il sangue fosse della Bestia che aveva di fianco. Si sono accorti della gravità della situazione solo a metà strada, quando Balder è mezzo svenuto e ha accusato il dolore. Pare che prima non si fosse lamentato.
- Adrenalina - commentò la governante, concentrata. - Che famiglia di cocciuti.
Ilda si morse il labbro e si spostò dall'altra parte del letto.
- Mamma! - chiamò Mira a mezzavoce, dalla soglia della camera.
Belle aveva le lacrime agli occhi. - Abbiamo visto Tyr piangere.
- Balder è morto? - domandò Mira, mettendosi a piangere a sua volta.
Ofelia sospirò e le portò via, rassicurandole e chiedendo loro di tranquillizzare anche gli altri.
Quando tornò, vide che Ilda stava stringendo la mano di Balder.
E che lui la stava stringendo a sua volta.
 
Ofelia andò in camera sua quando la mezzanotte era passata da molto. Aveva portato la cena a Balder per costringerlo a mangiare. Oltre alla perdita di forze dovuta al quasi dissanguamento, non mangiava da praticamente tutto il giorno. Il cuoco aveva dato il meglio di sé nel preparare alimenti ricchi di ferro: una bella bistecca appena scottata, lenticchie, spinaci, uova e uva passa. Balder aveva mangiato controvoglia, e lo aveva fatto solo perché Ilda e Ofelia erano rimaste a fissarlo in attesa che finisse tutto il piatto. Come se non bastasse, Thorn era passato proprio quando si era messo a lamentarsi, lanciandogli un'occhiata delle sue affinché tacesse e obbedisse. Ci mancava solo che si mettesse a fare i capricci.
Ilda se n'era andata insieme a lei dopo essersi assicurate che Balder dormisse e bevesse una tisana per calmare i dolori, uno di quegli intrugli miracolosi della governante. Efficaci quanto disgustosi. Per lo meno, la ruga sulla fronte di Balder si era spianata. Anche il respiro si era regolarizzato.
Quando aprì la porta di camera sua, Ofelia trovò Thorn seduto sul bordo del materasso, con il mento affilato posato sulle mani, e... Tyr addormentato al centro del letto, ancora vestito.
- Ho usato i ponti - la informò subito Thorn.
Ofelia si chiuse la porta alle spalle. Con quel gesto sentì venir meno tutte le energie, come se avesse chiuso fuori anche la forza che l'aveva sostenuta fino a quel momento. Rapido e silenzioso, Thorn l'afferrò prima che cadesse, accompagnandola a letto.
- Era così isterico da doverlo addirittura tramortire? - domandò Ofelia quando la testa smise di girare. Vacillò.
- Non hai mangiato nulla.
- Thorn, rispondimi. Aspetta, Serena e Archibald?
Thorn assottigliò gli occhi. - Ho detto loro che potevano prendersi una stanza, se volevano. Solo per questa volta.
Be', almeno una nota positiva in quella serata c'era: Thorn non aveva cacciato di casa la figlia. E non aveva costretto lei e il marito a domire in camere separate.
Non riuscì a trattenere una risatina nervosa... e poi si mise a piangere. Ansia, paura, preoccupazione e nervosismo si riversarono fuori bagnando la camicia di Thorn quando lui la strinse a sé. Emozioni accumulate da tutta la settimana, prima per la paura della caccia, poi per l'attesa infinita del loro ritorno, e infine per la vista di Balder ferito. Nonostante quel giorno praticamente chiunque gli avesse pianto addosso (anche le gemelle lo avevano abbracciato piangendo, chiedendo conforto in mancanza di Ofelia), Thorn fu paziente e non parlò né si scostò.
Ofelia si chiese se anche lui, ogni tanto, avesse bisogno di piangere. Si chiese se fosse anche per lui quel momento. Però Thorn non cedette, le appoggiò solo il mento sulla nuca, chinandosi, in attesa.
Quando Ofelia smise di singhiozzare, non attese un ulteriore sprone.
- Tyr si è addormentato da solo. Io ho solo usato i ponti per rilassarlo. Aveva il sonno agitato.
- Dimmi cos'è successo. Dall'inizio. Voglio i dettagli Thorn, una perizia.
Thorn non brontolò nemmeno. Avevano praticamente terminato la caccia quando era successo. Avevano abbassato la guardia pensando di aver ucciso tutte le Bestie. Se possibile, era andata ancora meglio della prima volta. Balder aveva allora voluto approfittarne per testare l'effetto dei ponti su una Bestia azzoppata e mezza morta a terra. Era praticamente innocua, Thorn non aveva nemmeno richiamato all'attenzione Balder. Tyr aveva sbuffato, ma non aveva insistito nel dissuadere il fratello. Quando però si erano girati di nuovo verso di lui era troppo tardi. Una Bestia enorme, probabilmente il compagno di quella a terra, stava correndo a tutta velocità verso Balder. Lui l'aveva subito fermata, tramortendola con i ponti contro ogni buon senso. Nel vedere il compagno crollare a terra, la Bestia che era già a terra, e non era poi così intontita, aveva colpito Balder al fianco. Quando erano accorsi da lui, lui aveva scherzato dicendo che per fortuna non indossava la pelliccia nuova fatta fare l'anno prima. Non provava dolore per via dell'adrenalina, non sentiva l'umido del sangue, che pensava fosse neve sciolta. Il sangue a terra? Era così vicino alla Bestia, che nel frattempo Tyr aveva ucciso, da risultare confondibile. Il resto Ofelia lo sapeva.
Il tragitto in carrozza, la fasciatura di fortuna.
- Non capisco... - mormorò Ofelia quando Thorn ebbe finito, accettando di buon grado il fazzoletto che la sciarpa le porgeva. - Tyr era arrabbiato, oltre che preoccupato.
- Con se stesso. Con Balder. Si sente responsabile delle cacce. Anche un po' più di me. È lui che ha voluto ricominciare a cacciare, e per lui ogni cosa che va storta è una sua responsabilità. Avrebbe dovuto vedere prima la Bestia, avrebbe potuto salvare Balder, tutti condizionali, ipotesi che lo tormentano appena una variabile si modifica. E poi ce l'ha con lui perché non gli ha dato retta. Gli aveva intimato di non testare i ponti sulle Bestie, lo aveva avvertito che era troppo pericoloso, eppure Balder ha voluto provare lo stesso. Anche se le circostanze erano a favore di Balder, Tyr non glielo perdona. È arrabbiato con lui perché avrebbe potuto morire.
Ofelia scosse la testa. Tyr, sempre così impulsivo e passionale. Era normale che avesse dato di matto all'idea di vedersi morire sotto agli occhi il fratello, il migliore amico, l'eroe. Se ne sarebbe sicuramente attribuito la colpa, se fosse andata peggio. Non la sorprendeva che avesse avuto un tale crollo emotivo.
- E tu? Non hai avvertito Balder che poteva esser pericoloso testare i ponti sulle Bestie?
Thorn le lanciò un'occhiataccia affilata come un rasoio. - Certo che l'ho avvertito. Più volte di quanto sia lecito ripetersi, anche con chi non ha la mia memoria. Ho smesso di farlo quando ho capito che avvertire lui di qualcosa era come avvertire te: inutile.
Ofelia era troppo stanca per capire se fosse il caso di offendersi. Nel dubbio, lasciò stare.
- Almeno ora sappiamo che i ponti sono molto efficaci sulle Bestie. Anche un po' di più. Almeno di questo Balder dovrebbe essere soddisfatto.
- Cosa vuoi dire?
- Anche solo per rallentare una Bestia delle dimensioni di quella che si stava scagliando contro Balder, ci sarebbe voluto lo sforzo congiunto mio e di Tyr, o di Balder e Tyr, forse anche con le gemelle o mia zia. Il fatto che l'abbia tramortita da solo sfida ogni criterio e probabilità.
- Da morto però non gli serve a nulla verificare una teoria.
- La verità è che sarebbe potuto accadere a chiunque. Non è stata colpa di Balder. Anzi, senza la sua prontezza di riflessi e i suoi ponti, chiunque altro sarebbe morto. Se al posto suo ci fossero state le gemelle, o mia zia...
Ofelia vide il suo pugno chiudersi in una morsa, ipotizzando ciò che sarebbe potuto accadere. Anche la sua impassibilità, alla fine, stava per incrinarsi. Ofelia lo abbracciò più stretto, cercando di dare sostegno dopo averlo ricevuto.
- Sarebbe potuta andare peggio.
Thorn annuì. - Sì. Ho parlato con la governante. La ferita è brutta, ma una volta guarita non gli rimarranno che tre strisce sulla pelle. Nulla di così insolito per un cacciatore.
Ofelia gli posò una mano sull'addome, dove, sotto i vestiti, faceva capolino la cicatrice infertagli da Tyr quando non voleva imparare a usare gli artigli.
Già, nulla di insolito.
Ofelia sospirò. - La prossim...
- No. Sarebbe accaduto con o senza di te. Starai a casa anche il prossimo anno.
Ofelia non aveva voglia di mettersi a discutere. Lanciò un'occhiata a Tyr, placidamente addormentato proprio al centro del letto. - E lui?
- Lui ha pianto. Urlato. Alla fine si è addormentato piangendo, esasperato.
- Si è addormentato proprio al centro del letto?
- No, si è addormentato addosso a me. Io l'ho messo lì.
- Oggi sembra che si affidino tutti a te - mormorò Ofelia, sbadigliando.
Thorn si irrigidì. - Non ne sono abituato. Ma nessuno si è lamentato.
Ofelia sorrise appena e si allungò per lasciargli un bacio sulla guancia.
- Non c'è nulla per cui dobbiamo lamentarci.
 
La mattina dopo Tyr si svegliò di soprassalto. Spaesato, sussultò quando si girò e vide gli occhi di suo padre che lo fissavano. Indietreggiò per lo spavento e si scontrò con qualcun altro alle sue spalle. Urtata, Ofelia mugugnò nel sonno. Tyr scattò a sedere e balzò fuori dal letto in biancheria e canottiera.
- Che è successo?!
- Hai dormito qui, dopo esserti addormentato addosso a me - rispose laconicamente Thorn, di buon umore già dal primo mattino.
- Mi avete tolto i vestiti?!
Ofelia si mise a sedere, irritata. I suoi ricci scompigliati sembravano animati di vita propria. Persino la sciarpa sembrava un serpente in procinto di mordere, infastidita. Gli occhi miopi della madre si puntarono su Tyr senza vederlo. - Ti abbiamo messo al mondo noi, Tyr! E poi eri troppo pesante da spostare. Smettila di strepitare, sono le... che ore sono?
Thorn la imitò e si sedette, pronto per scendere dal letto. Tyr sussultò quando vide che era a petto nudo.
- Sono le sette e tredici.
Ofelia si stropicciò gli occhi, borbottò un ringraziamento e si rimise a letto.
Possibile che nessuno a parte lui fosse turbato da quella situazione?
- Quindi, fatemi capire. Ho dormito con voi come se avessi ancora quattro anni perché mi sono addormentato addosso a papà. E questo... Balder!
Ofelia e Thorn si lanciarono delle occhiate in tralice quando Tyr si fiondò mezzo nudo fuori dalla porta, svegliando chiunque con le sue urla. Probabilmente si stavano lanciando in silenzio l'occhiata "è tuo figlio" che si scambiavano di solito i genitori quando volevano incolpare l'altro per degli atteggiamenti impropri di qualche figlio. Anche se Ofelia non ci vedeva e Thorn era impassibile. In ogni caso, Ofelia tornò a dormire.
Tyr invece si fiondò in camera sua, quella che ancora condivideva con Balder, e spalancò la porta senza tanti riguardi. Balder sussultò per lo spavento, facendo spostare la mano della governante che gli toccò in pieno le suture. Balder gemette per il dolore.
Poi fissò il fratello. - Delicato come sempre - lo prese in giro, sdrammatizzando.
Tyr gli si fiondò addosso, facendo urlare la governante in protesta. Lo abbracciò cercando di non fargli male e gli baciò i capelli scompigliati. - Come stai? Sei uno stupido cretino, lo sai?
L'anziana sbuffò. - Oltre che svergognato siete pure volgare! - berciò, adirata. - Se ci fosse qui la vostra prozia vi pulirebbe la bocca con il sapone!
Come se fosse stata evocata, la zia Roseline si affacciò. - Cosa fai mezzo nudo, Tyr? Non hai un minimo di pudore?!
Attaccato da tutti i lati, con Balder che ridacchiava e gemeva per il dolore che ciò comportava, Tyr arrossì di vergogna. A peggiorare la situazione ci pensò Ilda.
- Sono venuta a veder... dannazione Tyr, non ci tenevo a vederti così! - esclamò coprendosi gli occhi.
La zia Roseline si voltò verso di lei. - Dovrei lavarti la bocca con il sapone, signorina!
Mentre la governante concordava con Roseline e Tyr afferrava la prima vestaglia a portata di mano per coprirsi, arrivò Thorn, vestito di tutto punto. - Aggiornamenti?
Balder sorrise di fronte a quel trambusto di prima mattina. - Sono vivo.
Tyr si trattenne a stento dal tirargli un pugno, per nulla divertito.
- Questo lo vedo - borbottò Thorn, algido, rivolgendosi alla governante.
- Posso guardare ora? - sussurrò Ilda alla zia Roseline, che decretò che non ci fosse più nulla di sconveniente da osservare.
- La pelle è arrossata e irritata, com'è normale, ma non sembrano esserci segni di infezione. Non ha perso sangue durante la notte, le bende sono pulite.
Thorn annuì. - Se ci sono problemi sapete dove contattarmi.
Parve esitare, come se fosse indeciso se avvicinarsi al figlio o no. Poi però si rese conto della piccola folla e se ne andò senza voltarsi.
Trovò Serena di fronte alla porta della sua vecchia camera. Thorn aveva ordinato che non venisse toccato nulla da quando se n'era andata, come per lasciarla in attesa del suo ritorno. Era pronta per iniziare a lavorare, con tanto di portadocumenti alla mano.
-  Buongiorno papà - salutò educatamente, quasi timorosa. Come se fuori dal lavoro si aspettasse che lui fosse... arrabbiato. - Balder sta bene?
- È una domanda fin troppo generica. Non sta bene, ma non sta morendo. Si riprenderà.
Serena annuì e poi si morse la cucitura del guanto. Poi, con la stessa mano aprì la sua catenina. Il regalo di Thorn. - Siamo leggermente in ritardo. Potrei, magari... passare a trovarlo questa sera? Per salutarlo?
Thorn pensò che tutta quella situazione fosse disdicevole. Sua figlia non avrebbe dovuto chiedere il permesso per andare a trovare suo fratello. Se solo...
Cercò di non pensare a quel "se". - Sì - rispose seccamente, prima di andare in sala da pranzo.
Serena lo seguì in silenzio, impassibile come lui. Eppure, quella piccola vittoria rischiò quasi di strapparle un sorriso.
Intanto, in camera di Balder e Tyr, la governante continuò con le domande da dove Thorn si era interrotto.
- Come vi sentite? Dolori? Fame?
- Sopportabili. Ma devo andare in bagno.
Tutte le donne si voltarono verso Tyr, che sospirò. - Io ti accompagno solo, non ho intenzione di aiutarti.
Poi emise un'esclamazione sorpresa e si mise a ridere. - Ora usi gli artigli, eh? Non potevi usarli ieri?
Nella stanza parve calare di colpo la temperatura. Balder si adombrò. - Sai che se li avessi usati non sarei qui ora. Non sarei riuscito a fermare quella Bestia.
Tyr minimizzò con un gesto della mano. - Sei stato imprudente lo stesso.
Balder lo afferrò per il colletto quando Tyr si chinò per aiutarlo ad alzarsi. - Tyr. Non incolparmi per essermi salvato la vita con le mie mani. Quella Bestia non c'era quando mi sono messo a fare i miei esperimenti. Senza i ponti sarei morto. Non cercare giustificazioni solo perché hai avuto timore della mia morte. È da ignoranti negare una verità solo per paura di cambiare. I ponti possono essere utili in battaglia, l'hai visto. E tu hai condotto egregiamente la caccia, ok? Io sono vivo. Voi siete incolumi. Siamo forti. E ora aiutami ad andare in bagno.
Tyr prese un respiro tremante, di quelli che si emettono dopo aver pianto tutte le proprie lacrime. Balder spostò la mano dietro il suo collo e gli accarezzò la nuca con affetto.
Guardò la governante. - Ho il permesso di alzarmi?
L'anziana alzò le mani in segno di resa. - Negartelo non servirebbe, quindi sì, avete il mio permesso.
Balder le rivolse un piccolo sorriso grato e abbassò la voce. - Sapete che odio il pappagallo.
Con sorpresa di Ilda, la burbera governante si aprì in un sorriso sincero. - Lo so, signorino. Filate in bagno prima che cambi idea. Ma fate attenzione, non ho intenzione di ricucirvi.
Balder le fece l'occhiolino. A quanto pareva, scampare alla morte lo rendeva audace. Evitò di incrociare lo sguardo di Ilda, e lei ne approfittò per imprimersi nella mente ogni suo movimento. Balder era sempre stato il più tranquillo e pacato di loro, ma questo non significava che fosse debole. Nemmeno per un istante lei e Tyr avevano dubitato della sua forza. Sapevano che quando si impuntava, su qualsiasi cosa, ce l'aveva vinta lui. Solo che la maggior parte delle volte, per amore della pace, preferiva lasciar correre.
Aveva passato la notte a piangere e lui invece era lì, un colosso, forte, intelligente, bello e amorevole. Si sentiva patetica.
- Posso farmi una doccia?
La governante sbuffò. - Non calcate la mano. Non potete bagnare la ferita, e non vi conviene stare in piedi troppo a lungo. Vostro fratello vi laverà a pezzi, mi sembra morire dalla voglia di aiutarvi.
Tyr fece una smorfia che gli valse una tirata di capelli da parte di Balder. Che smise di sorridere quando riuscì ad alzarsi dal letto. Impallidì subito per lo sforzo. - Ecco, ora il dolore lo sento. Ci vediamo tra poco a colazione. Posso, vero?
La governante si alzò sbuffando e radunando tutti i suoi attrezzi. - Fate quello che volete, basta che non bagniate la ferita e, fatemi il favore, non strapazzatevi. Non vi cucio più, giuro.
Balder arrivò al bagno facendo una smorfia dopo l'altra. - Non ho intenzione di farmi ricucire, ne ho già avuto abbastanza nel corso degli anni.
- Pff, corso degli anni. Ti sei fatto male solo ieri, non fare tanto il vissut... ahia! Smettila di pizzicarmi!
- Ti ricordo la cicatrice che ho in fronte! Chi pensi che...
La porta si richiuse alle spalle dei due ragazzi, tagliando fuori il loro bisticcio. Tutte e tre le donne sorrisero: se quei due avevano la forza di battibeccare, voleva dire che andava tutto bene.
 
Per il resto della settimana tutti si comportarono come delle chiocce con Balder, accorrendo ad ogni suo gemito e cercando di fargli mangiare quanto più ferro possibile. Dopo quattro giorni Balder era sicuro di voler diventare vegetariano, stufo com'era della carne rossa, ma anche lenticchie e bietole non gli facevano più così voglia. Il Nibelungen ovviamente aveva riportato la notizia. Balder non era poi così contento di essere al centro dell'articolo, di sicuro non quanto lo sarebbe stato Tyr. I suoi ponti avevano guadagnato altra pubblicità, sì... ma non del tipo che voleva lui. "Artigli narcotizzanti in grado di abbattere una Bestia adulta" non era proprio una definizione lusinghiera per i ponti, che avrebbero dovuto rassicurare la gente. L'esito della caccia passò quasi in secondo piano, ma era eccezionale, meglio ancora dell'anno precedente. Thorn disse addirittura che con quel ritmo avrebbero avuto un'eccedenza di carne difficile da immagazzinare e gestire.
Nonostante le paure di Balder, allo studio di Ofelia arrivarono un sacco di richieste per richiedere i servizi dei ponti. Balder però sarebbe stato fuori servizio per almeno tre settimane.
Tre settimane di riposo, passate a leggere, a giocare a carte e a bere tè. Tyr gli fece notare periodicamente che andando avanti così si sarebbe rammollito. Ci avrebbe pensato lui a rimetterlo in sesto una volta che si fosse ripreso, a costo di fargli sputare sangue. Balder era così stanco dell'immobilità che avrebbe accettato volentieri qualsiasi allenamento Tyr avesse voluto proporgli.
La degenza portò due buone notizie. La prima era che Serena e Archibald bazzicarono di più per casa, con la scusa di vedere il ferito. Il rapporto era ben lungi da essere quello di sempre, almeno per Serena e Thorn, ma Ofelia era speranzosa. Già il fatto che lui accettasse la loro presenza insieme in casa era un gran passo. La seconda fu che Ilda si riavvicinò a Balder. Prima iniziò a chiedergli timidamente come stesse, gli portava qualche spuntino. Poi gli portò i libri, i cruciverba che entrambi adoravano ai tempi in cui li risolvevano insieme, le carte. Piccoli gesti, pochi minuti che divennero ore. Alla fine, ricominciò a trascorrere la maggior parte del suo tempo libero con lui, quando non era in officina con sua mamma, e con Tyr.
Balder non aveva voglia di indagare sulla natura del loro rapporto. Da codardo, rimandava sempre. Si diede come termine la sua guarigione. Una volta che fosse stato meglio, avrebbe parlato con Ilda. L'avrebbe attaccata al muro se necessario. Non poteva dirgli che erano solo amici, non gli andava più di sorbirsi quella scusa inutile. Non poteva cercare la sua mano, sfiorargli le dita, e dirgli che era un atteggiamento da amici. Non poteva sedersi sul bracciolo della poltrona dove c'era lui e passargli una mano attorno al collo dicendo che le serviva solo per stabilizzarsi. Non poteva continuare a guardarlo quando lui era distratto, per poi distogliere subito gli occhi quando lui se ne accorgeva. Era consapevole di essere un po' tonto sotto quell'aspetto, e non aveva un metro di paragone non avendo avuto nessun'altra infatuazione. Però un termine di paragone ce l'aveva: Tyr. E con Tyr Ilda non si comportava così. Né si comportava così a corte. Sembrava quasi che i ragazzi la disgustassero, anzi.
Era tonto, ma non così tonto. Ed era stanco.
E, dopo tre settimane di inattività quasi totale, aveva bisogno di sfogarsi.
Così, quando un pomeriggio Ilda andò da lui per vedere come stesse, dopo aver passato la mattinata in officina con Gaela per cercare di far funzionare la sua ultima invenzione, Balder non riuscì più a trattenersi.
Ilda entrò senza farci caso, senza bussare. Balder era a petto nudo di fronte allo specchio, controllava le cicatrici. Quella mattina la governante gli aveva tolto i punti. Tre linee parallele e sottili si allungavano su tutta la lunghezza del fianco, sinuose e pulite. La governante aveva fatto un lavoro certosino, calcolando quanto erano spessi i tagli che aveva ricevuto. Certo, non erano proprio invisibili... erano sottili in paragone ad un pollice. In effetti, erano spesse quanto un mignolo, almeno quella più grande, ma sarebbe potuta andare molto peggio.
Balder si sentiva bene come non si sentiva da tempo. Nessun dolore eccessivo, solo un leggero indolenzimento, nessuna pelle che tirava. E, al contrario di quello che Tyr poteva insinuare, non si era rammollito proprio per nulla.
Di fronte ai suoi muscoli, Ilda arrossì.
Quando iniziò a balbettare, Balder si voltò di scatto. La fissò in silenzio, poi sospirò per prendere coraggio. Si avvicinò e la spinse contro la porta. Aveva pensato di attaccarla al muro, in senso figurato, per parlare, in quei giorni? Be', anche attaccarla alla porta e baciarla, in senso letterale, non era una prospettiva da scartare. Anzi, era decisamente più allettante.
La cinse in vita premendola contro la porta, e non fu chiaro chi dei due iniziò il bacio, se lui chinandosi, o lei alzandosi sulle punte.
Quando però le loro bocche si scontrarono, non ci furono più dubbi su chi, cosa, quando, dove. Ilda gli gettò le braccia al collo tirandolo giù verso di sé, Balder si resse alla porta con una mano per non caderle addosso. Fu un bacio frenetico all'inizio, dettato dall'impazienza, dal lungo periodo in cui non si erano nemmeno sfiorati. Ma i loro corpi ricordavano bene come fosse il contatto con l'altro. Balder avrebbe, come sempre, voluto togliersi i guanti, ma se lo avesse fatto poi avrebbe potuto toccare solo il viso di Ilda... e lui voleva toccare tutto di Ilda. Meditò se provare a prenderla in braccio, solo per sentire le sue gambe avvinghiate attorno alla vita, ma quando provò ad alzarle una gamba, azione a cui lei proprio non si sottrasse, sentì il fianco dolere in protesta. Forse non stava completamente bene. Magari era il caso di evitare il sollevamento pesi, almeno per un'altra settimana.
Ilda si fermò quando gli sfuggì un gemito sofferente, gli posò una mano sopra le costole dov'era la ferita. Si schiacciò contro la porta per mettere un minimo di distanza tra loro. - Ti fa male? Vuoi che...?
Balder le parlò sulle labbra, riavvicinandosi: - No, voglio solo questo.
Riprese a baciarla, più lentamente questa volta. Ilda colse il cambio di ritmo e gli accarezzò il viso, incastrò le mani tra i suoi riccioli, sospirò accanto al suo orecchio. Fu il suo momento di gemere, e non di dolore, quando Balder le agguantò all'improvviso il fondoschiena. Le sue mani indugiavano sui suoi fianchi già da un po', ma Ilda non pensava che avrebbe davvero preso un'iniziativa simile. Non ci sperava, a dire il vero. Si chiese come potesse un tipo come Balder, timido, pacato e sempre ordinato e regolare, lasciarsi andare in quel modo. Era... inebriante. Il suo palese desiderio la faceva sentire viva. Balder era intraprendente solo per lei, solo con lei.
Era inutile negarlo, ingannare entrambi con discorsi fallaci e mentirsi: voleva Balder, così come lui voleva lei. Si appartenevano da più tempo di quanto fossero disposti a contare, così sarebbe sempre stato. Non ci sarebbe stato nessun altro per loro.
Come se le avesse letto nei pensieri, Balder le baciò il collo e lì la supplicò: - Se mi dici ancora che siamo solo amici, Ilda, non risponderò più delle mie azioni.
Ilda deglutì, si inarcò sotto il suo tocco quando Balder le fece risalire le mani sulla vita, sulla schiena, sulle spalle, per poi circondarle il viso e costringerla a guardarlo. Non era il caso di far arrabbiare Balder, Ilda lo sapeva. Come tutte le persone buone e tranquille, quando perdeva la calma faceva quasi paura. Di solito far arrabbiare la gente le veniva facile, si divertiva anche... ma non con Balder. Per lui nutriva un rispetto di cui ancora non riusciva a identificare l'origine.
Ma non fu per paura che concordò con lui. No, anche lei era stufa di fingere, di stargli lontano. La loro amicizia era stata più minata dalla lontananza che dalle possibili conseguenze di una relazione amorosa. Ormai, tentare non nuoceva più.
Balder le mordicchiò il collo, facendole emettere uno squittio che la fece arrossire, mentre lui ridacchiò. No, tentare non nuoceva per nulla.
- No - ammise lei, scostandosi appena. Non poteva riuscire a dire ciò che voleva con lui così vicino, con il suo respiro sulla pelle. - Non siamo solo amici, non ti ho mai considerato solo un amico.
Balder si allontanò, il respiro affannato e gli occhi accesi, vivi, le labbra umide e le gote arrossate. Ilda pensò che non fosse mai stato più bello di così. Balder era oggettivamente bello, era un dato di fatto. E sembrava quasi ingiusto che lui non ci facesse caso, che non desse peso alla cosa. Ammirarlo era come contemplare lo splendore marmoreo di una statua. Una statua dagli occhi scuri e dai capelli altrettanto scuri e ricci, con una barba leggera ma persistente che sembrava non volersene mai andare, un naso affilato che dava carattere al viso e la mascella volitiva. Per non parlare della cicatrice in fronte, sbandierata come segno distintivo invece che come deturpazione. In lui c'era qualcosa di... virile che a volte il suo atteggiamento compassato nascondeva. Una specie di forza interiore che veniva trasmessa dal corpo.
Ilda, la forte e stoica Ilda, avrebbe voluto piangere per la sua stupidità nell'averlo allontanato. Seppellì il viso nel suo petto, abbracciandolo, quando lui indietreggiò di un altro passo. Non voleva che la guardasse in volto, che vedesse quanto si vergognava. Ignorò persino il suo sospiro quando l'abbraccio gli riverberò nella ferita, ancora un po' dolorante. - Non ho mai voluto essere solo tua amica. Ma avevo paura. Non volevo perdere ciò che avevamo per tentare qualcosa che non sapevamo dove ci avrebbe portati. Sono stata una vigliacca, ho fatto soffrire entrambi per niente.
Balder si irrigidì. Ilda avrebbe sopportato la sua ira volentieri, era ciò che si meritava. Lo aveva trattato malissimo quando lui le aveva messo il suo cuore in mano. Il colmo era che il suo cuore era poi l'unica cosa che volesse.
Balder però non si arrabbiò. Le accarezzò i ricci dolcemente, premette la sua nuca contro di sé, le cinse le spalle. Fu quella dolcezza a farla sciogliere in lacrime.
- Quando ho visto quella Bestia che mi correva incontro ho pensato di essere spacciato. Ero sicuro che sarei morto. Per un istante ho anche pensato che non valesse la pena di tentare di salvarmi, che era tutto inutile. Poi ho visto, come un'allucinazione, i volti dei miei familiari. Ho visto mia mamma e mio papà, Tyr e Serena, le gemelle, le zie, i cugini, tutti, nonostante io non abbia una memoria portentosa. Il primo viso che ho visto, però, che mi è rimasto impresso, è stato il tuo. Potremmo morire domani, Ilda. Potrebbe succedere qualcosa da un momento all'altro. La vita è troppo breve per perderci dietro a stupide esitazioni. Io ti amo, ti ho sempre amata, e non intendo negarlo più. Se me lo permetterai, sarei onorato di rimanere al tuo fianco tutta la vita.
Ilda, in risposta, tirò su con il naso. Poi, con una voce piccola e spezzata così poco da Ilda, lei rispose: - Sono io che devo chiederti di permettermi di restare. Ho fatto un casino dopo l'altro. Avevo paura di rovinare ciò che avevamo e ho rovinato anche quello che non avevamo. Potrai mai perdonarmi?
Balder le baciò la sommità della testa. Ilda non era bassa... ma non era nemmeno alta, soprattutto in paragone con lui. Gli piaceva sentirla così piccola tra le braccia, gli trasmetteva un senso di fragilità che in lei non era mai evidente. Ma, come in tutti, era presente. - Non ho nulla da perdonare. Dimmi solo di sì, io ti voglio con i tuoi ganci destri più dolorosi di un'artigliata, con il tuo turpiloquio, le tue battute pessime e la capacità di rimettere tutti in riga.
Ilda ridacchiò, facendogli vibrare lo stomaco. - Così mi fai passare per una donnaccia. O una meccanica di bassa lega.
- O un'inventrice frustrata.
Ilda gli tirò un leggero calcio sullo stinco, che lo fece ridere. - Dicono che un abbraccio aiuti a mandare via lo stress. Magari un bacio può aiutare per la frustrazione?
Balder non se lo fece ripetere due volte, le lasciò una traccia di baci sulla mascella fino alla bocca. Ilda si impossessò prontamente della sua quando finalmente si sfiorarono. Schiuse le labbra con un sospiro quando Balder le tracciò il contorno del labbro inferiore con la lingua, per poi morderlo dolcemente. Ilda avrebbe voluto stringerlo a sé, arrampicarsi su di lui, buttarsi con lui sul letto, ma aveva paura che fosse ancora troppo presto per la ferita. E che entrasse Tyr da un momento all'altro.
- Com'è che pare che tu sia terribilmente bravo in tutto quello che fai? - gli chiese quando si staccò per riprendere fiato.
Balder le annusò i capelli. Persino l'odore di lei gli piaceva, quello che aveva quando non metteva il profumo. Avrebbe passato la vita ad inalare la sua stessa aria, se lei avesse voluto. Si sentiva perdutamente patetico e stupidamente felice.
- Attenta, potrei abituarmi a sentirtelo dire.
Ilda scosse la testa, solleticandogli il volto con i capelli chiari. - Io non ci giurerei. Non te lo ripeterò mai più.
Balder si allontanò per prenderle il viso tra le mani, improvvisamente serio. - Dicevo sul serio prima. So che forse è un po' presto per chiedertelo, però...
Ilda ridacchiò. - Tu hai l'età giusta per sposarti, io non ho nemmeno diciassette anni. Non possiamo aspettare?
Balder si rabbuiò, un po' offeso. - Ovvio che aspetteremo. Era solo per... una conferma, ecco.
Ilda si strinse nelle spalle, sorridendo maliziosamente. - Non penso di volermi impegnare ora. Sai, alla prossima serata di corte potrei trovare l'amore della mia vita...
Balder sbuffò divertito, una scintilla di cattiveria negli occhi. - Ma se mi lanci occhiate lascive da una vita! E poi, pare che io sia il ragazzo più bello del Polo.
Ilda gli diede un pugno che lo fece ridere e gemere insieme. - Io non lancio occhiate lascive a nessuno. E allora sei solo un finto tonto, sei ben consapevole della tua avvenenza!
Lui rise ancora, tenendosi il fianco. - Direi di non esserne consapevole, ma di non essere nemmeno sordo e cieco. Leggo i giornali e sento i commenti che vengono fatti su di me. Di solito, secondo una semplice media matematica, quando un gran numero di persone dice la stess...
Ilda lo tirò a sé e lo baciò per farlo tacere. - E sta un po' zitto.
Felici come solo due innamorati alle prime armi potevano essere, Ilda e Balder continuarono a ridacchiare come due sciocchi. Nei giorni successivi ritrovarono il feeling di sempre, quella connessione unica che avevano sempre avuto, ancora più che con Tyr, ma che avevano cercato di sopprimere per via dell'amicizia che avevano. I mesi di distacco non avevano arrugginito proprio nulla, gli ingranaggi della loro relazione erano più oliati che mai.
E pronti per essere mostrati al mondo.
  
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