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Autore: ValeDowney    05/09/2022    3 recensioni
Stephanie Strange , brillante laureanda in Medicina alla New York University, comincia a sentire strette le maglie del camice bianco da neurochirurgo che il padre vorrebbe farle indossare. E se il padre è il famoso Doctor Stephen Strange, allora la faccenda si complica
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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UNA VITA IN GABBIA
 
 

Capitolo XVI: Un regalo speciale


 
Stephen aveva appena terminato un’altra operazione e, ora si stava dirigendo verso l’asilo dell’ospedale, quando venne raggiunto da Christine. I due si salutarono, poi Christine disse: “Ho un po' di pausa, che ne dici se ci concediamo del tempo per noi? Conosco un posticino dove possiamo…bè, lo sai anche tu”.
Stephen si fermò, così come lei, per poi dirle: “In verità stavo andando da nostra figlia e, in questo momento, mi interessa solo lei” e riprese a camminare. Christine gli fu subito a fianco: “E’ proprio questo che voglio farti capire: da quando è nata Stephanie, non abbiamo mai più avuto un momento per noi due”.
“E cosa ti aspettavi? Siamo dei genitori ora ed è compito occuparci della nostra bambina” disse Stephen.
“Ma non ventiquattr’ore su ventiquattro. Avremo diritto ad una giornata per noi” disse Christine.
Si fermarono davanti all’asilo e Stephen domandò, inarcando un sopracciglio: “Dove vuoi arrivare?”.
“Potremo uscire fuori a cena, per poi concludere la serata in intimità” rispose Christine, mettendogli le mani sul petto.
“E Stephanie? Verrà con noi a cena” disse Stephen.
“No, Stephen! Intendevo solo noi due. Stephanie l’affideremo ad una babysitter” disse Christine.
“Non se ne parla! Nessuna estranea entrerà in casa nostra e si occuperà della mia bambina. Pensavo di essere già stato chiaro più volte riguardo questa cosa” replicò Stephen.
“Ed io pensavo tenessi a noi due” disse Christine. Calò il silenzio; poi Stephen, senza aggiungere altro, aprì la porta dell’asilo, seguito dalla stessa Christine. Appena entrarono vennero accolti da Gloria, l’infermiera che si occupava dei bambini: “Dottor Strange, Dottoressa Palmer” disse loro sorridendo.
Mentre Stephen, avendo già visto Stephanie, si stava dirigendo verso di lei, Christine invece si affiancò a lei scambiando qualche parola: “Gloria, allora oggi come sta andando?”.
“Vostra figlia è brava ma, se devo essere sincera, vuole sempre primeggiare sugli altri, dicendo anche loro che non valgono nulla” le rispose.
“Tutta sua padre” disse Christine.
Stephen aveva raggiunto la figlia, che stava disegnando standosene seduta al tavolino. Appena vide il padre, Stephanie gli disse: “Guarda papino che cosa ho disegnato” e gli mostrò il foglio di carta. Stephen lo prese in mano, dicendo: “Oh, ma che bello”.
“Questa sono io; questo tu e questa la mamma” disse Stephanie, indicando i vari personaggi disegnati.
“E questo qui è un sole sorridente. Aspetta che gli manca qualcosa” disse Stephen e, dopo aver preso un pastello nero, disegnò sopra gli occhi del sole. Poi disse: “Ecco fatto: al sole non potevano mancare gli occhiali da sole” e Stephanie rise. Venne presa in braccio dal padre ed entrambi si sedettero a terra, iniziando a giocare con delle forme lego.
“Quando è con il Dottor Strange sembra tutta un’altra bambina” disse Gloria, mentre li osservava.
“In effetti è come se vivessero in un mondo tutto loro e Stephen non vorrebbe mai lasciarla andare. Fosse per lui, rimarrebbe con lei ventiquattr’ore su ventiquattro. Non abbiamo neanche più tempo per noi due” disse Christine.
“Mi dispiace e poi, con il lavoro che fate, dev’essere anche stancante” disse Gloria.
“Oh bè, quello è il minimo: adoro mia figlia ma sembra che per Stephen non esista più qualcosa fra noi due. Prima gli avevo proposto se, una sera di queste, andiamo fuori a cena e lasciamo Stephanie con una baby sitter. Ovviamente ha declinato subito l’offerta, dicendo che non vuole assolutamente lasciare la sua bambina nelle mani di un’estranea” disse Christine. Poi le venne in mente un’idea; guardò Gloria ed aggiunse: “Ma forse tu…Ma certo…tu”.
“Io cosa?” disse stupita Gloria, guardandola.
“Tu potresti badare a Stephanie. Dopotutto lo fai già qua ed a casa nostra avresti solo lei. Io e Stephen ci fidiamo di te. Ormai ti conosciamo da molto tempo” rispose Christine.
“Non credo che il Dottor Strange si fidi molto di me” disse Gloria.
“Non badare a lui. Per me è sufficiente avere una come te che badi a Stephanie” disse Christine.
Stephen si rialzò e, dopo aver baciato Stephanie sulla guancia, si avvicinò a Christine e Gloria. In quel momento, il cercapersone di Stephen squillò: “Credo sia il tuo” disse Stephen.
“Non penso proprio” disse Christine ma, in quel momento, squillò anche il suo. Entrambi li estrassero e Christine disse: “Credo proprio che dovremo andare”.
“Non voglio lasciare la mia cucciola” disse Stephen, guardando amorevolmente Stephanie, che continuava a giocare con i lego.
“Lei è in buone mani” disse Christine. Poi rivolta a Gloria, aggiunse: “Ti farò sapere e spero che accetterai” e, dopo aver salutato Stephanie, uscì. Accorgendosi, però, che Stephen non la stava seguendo, rientrò, prendendolo per un braccio e trascinandolo fuori, ma prima di uscire, Stephen disse, rivolto alla figlia: “Cucciola, tu sei una Strange, quindi sai cosa fare” ed uscì. I due si fermarono alla finestra, per vedere Stephanie andare verso un altro bambino. Questi scosse negativamente la testa e, quindi, Stephanie lo spintonò per poi fargli cadere la torre di lego che aveva costruito. Il bambino iniziò a piangere, ma venne presto consolato da Gloria.
Stephanie guardò sorridendo i genitori e Stephen disse: “Brava, cucciola del papà. Così si fa. Il papà ti vuole tanto bene. Rendi gli altri inferiori”. Guardò Christine, ma appena vide che lo stava guardando malamente, disse: “Che c’è?”.
“Tu stai creando un mostro” disse e si incamminò. Stephen la seguì, dicendole: “Stephanie deve capire che gli altri sono niente in confronto a lei. Quando diventerà grande, lei sarà la migliore, soprattutto in neurochirurgia”.
“Ha solamente due anni. Ce ne è ancora di tempo” disse Christine.
“Meglio prepararla già da ora” disse Stephen e Christine scosse negativamente la testa. Poi Stephen domandò: “A proposito, cosa intendevi prima rivolta a Gloria con “ti farò sapere e spero che accetterai”?”.
“Ho proposto a Gloria di badare a Stephanie per una sera” rispose.
“No! Assolutamente no!” replicò Stephen, fermandosi. Anche Christine si fermò e, guardandolo, disse: “Perché no? Bada a Stephanie ed a molti altri bambini già qua all’asilo dell’ospedale. Abbiamo visto quanto è brava ed io mi fido di lei”.
“Ma io no!” ribatté Stephen. Christine ritornò da lui e, quando gli fu di fronte, disse: “Lo so che ti rende difficile allontanarti da Stephanie, ma si tratta solamente di una serata. Poi Gloria non è un’estranea. Anche io non voglio lasciare la nostra bambina con qualcuno che non conosciamo, ma so con lei è al sicuro”.
“Lo sarebbe più con me. Sono suo padre, dopotutto!” replicò Stephen.
“Lo so e sei un padre straordinario. Ma come ti ho detto, si tratta solamente di una serata. Solo noi due, dopo tanto tempo. Non ti piacerebbe anche a te?” disse Christine. Stephen annuì e Christine, alzandosi un po' sulle punte dei piedi, lo baciò. 
I loro cercapersone suonarono e, una volta staccati dal bacio. Stephen ribatté: “Giuro che se mi hanno chiamato per un raffreddore, li rinchiudo nello sgabuzzino”.
“Pensavo potessimo andarci noi” disse Christine.
“Non mi tentare. Ti voglio ricordare che è così che è arrivata Stephanie e non potrei che esserne più felice” disse Stephen, facendo un sorriso beffardo. Anche Christine sorrise e, incamminandosi fianco a fianco, Christine disse: “Comunque, non credo che scomodino il grande Dottor Strange per un raffreddore”.
“Sono tutti degli incompetenti: per loro un raffreddore è difficile quanto un’operazione a cuore aperto” disse Stephen.
“Vorrà dire che saranno bravi in altre cose” disse Christine. Si fermarono, guardandosi e Christine aggiunse: “Allora ci vediamo a fine turno. Passo a prendere Stephanie e ci incontriamo”.
“Non fatemi aspettare, mi raccomando” disse Stephen.
“So quanto puoi diventare irritabile” disse Christine e lo baciò. Si staccarono ed ognuno andò dal proprio paziente.
Passarono le ore e, dopo cena, Christine e Stephen si ritrovano sul divano: “Stephanie si è finalmente addormentata. Non voleva lasciarmi andare” disse Stephen.
“Forse ha paura che te ne ritorni in ospedale” disse Christine, guardandolo.
 “Non ci sono per nessuno: solo per le mie due principesse” disse Stephen, sorridendole e affiancandosi a lei, prendendole le mani. Christine appoggiò la testa contro la sua spalla; poi disse: “Ho trovato un localino che potrebbe fare al caso nostro per la cena. Dimmi tu quando vuoi uscire”.
“Io vengo, ma solo se tu mi permetti di fare una cosa” disse Stephen.
“Qualunque cosa. Intanto già basta che tu abbia deciso finalmente di uscire” disse Christine, sorridendogli.
Arrivò la giornata della cena. Christine aveva giornata libera e, per l’occasione, per metà mattinata e pomeriggio, uscì con Stephanie, andando a fare shopping, mentre Stephen era al lavoro.
Fecero tanti acquisti, finché non entrarono in un negozio di gioielleria. La campanella della porta tintinnò ed il gioielliere, che si trovava dietro al bancone, alzò lo sguardo e sorrise non appena vide Christine mentre spingeva il passeggino con dentro Stephanie.
“Dottoressa Palmer, che piacere rivederla” disse, mentre le raggiunse.
“Buongiorno” gli disse sorridendo.
“E vedo che ha riportato anche la sua bellissima bambina” disse, guardando Stephanie, che stinse a sé il coniglietto di peluche.
“Oggi giornata totalmente dedicata a noi due, mentre stasera uscirò con il padre. È per questo che siamo qua: è pronto?” chiese Christine.
“Come lei stessa aveva chiesto” rispose il gioielliere e, dopo essere ritornato dietro al bancone, si abbassò per prendere una scatolina. Christine, con Stephanie, si avvicinò: il gioielliere aprì la scatolina, rivelando al suo interno un bellissimo orologio pregiato e con il cinturino nero.
“E’ come lo voleva?” le domandò.
“È perfetto. E, dietro, c’è anche la scritta che avevo richiesto?” chiese. Il gioielliere estrasse l’orologio, voltandolo: Christine sorrise nel leggere la frase incisa. Guardò il gioielliere, che disse: “Spero che al Dottor Strange piaccia”.
“Lo spero anche io” disse Christine, sorridendo. Stephanie allungò una mano, dicendo: “Mio. Mio”.
“Lo vuoi vedere anche tu?” chiese il gioielliere e, dopo essersi abbassato, mostrò l’orologio alla bambina, per poi aggiungere: “Questo è un regalo per il tuo papà. Glielo ha fatto la tua mamma”.
“No! Io faccio i regali al papà!” replicò Stephanie.
Prima che il gioielliere potesse aprire bocca, Christine disse: “Glielo dirò che è da parte tua”.
“Vuole una confezione regalo?” domandò il gioielliere.
“No, va bene anche così. Stephen non ama molto scartare regali. Comunque grazie lo stesso” rispose Christine e, dopo aver pagato e, ovviamente, aver ritirato l’orologio, salutò il gioielliere ed uscì con Stephanie.
Venne sera e, mentre Christine stava finendo di prepararsi, Stephen stava invece apportando qualche modifica in salotto, sotto lo sguardo curioso di Stephanie, che stava seduta sul tappetto circondata da innumerevoli giochi.
Seguiva ogni spostamento del padre: “Papino, che stai facendo?” gli chiese.
Stephen la guardò: “Mi assicuro che la tua baby sitter non ficchi troppo il naso in cose che non la riguardano. E inoltre, non voglio che tu ti faccia male, cucciola mia” e riprese a mettere scotch su prese elettriche ed angoli dei tavoli.
Christine scese le scale e, appena arrivò in salotto, domandò: “Che cosa stai facendo?”.
Stephen la guardò: “Proteggo la casa da ospiti indesiderati” le rispose.
“Credevo che dovessimo mettere a suo agio Gloria” disse Christine.
“E tu mi avevi promesso che mi avresti lasciato fare qualunque cosa, visto che ho apertamente accettato di uscire con te questa sera, seppur sono ancora restio in questa decisione” disse Stephen, alzandosi.
“Sì, ma non pensavo che qualunque cosa, includesse mettere in sicurezza il nostro loft” disse Christine.
“Ho paura che Stephanie possa farsi del male” disse Stephen.
“E’ anche casa sua e, finora, non le è mai accaduto nulla” disse Christine. 
“Perché ci siamo sempre stati noi con lei. Questa è la prima volta che la lasciamo da sola e non sai quanto soffro” disse Stephen.
“La lasciamo da sola anche nell’asilo dell’ospedale” disse Christine.
“Non è la stessa cosa” disse Stephen.
Suonarono al campanello e, mentre Christine andava ad aprire, Stephen si abbassò accanto a Stephanie.
Christine aprì la porta, facendo entrare Gloria, che disse: “Scusate se sono arrivata in ritardo”.
“Sei in perfetto orario” disse Christine, chiudendo la porta.
“Ho portato dei cartoni animati” disse Gloria. Stephen si alzò e, guardandola, replicò: “Vorrai dire un modo per ipnotizzare la mia cucciola!”.
“No…io…in verità…” iniziò a dire con paura Gloria, ma Stephen, facendo qualche passo verso di lei, la interruppe: “Pensi di non essere brava a tenerla buona e, così, ti sei portata il piano b. E magari, una volta che si è addormentata, poi ti divertirai a tuo modo”.
“Stephen, piantala!” ribatté Christine; poi guardò Gloria, dicendole: “E’ il suo modo di inquietare la gente. Sono sicura che, invece, farai un ottimo lavoro con Stephanie e lei apprezzerà i cartoni animati che hai portato. Adora sempre guardarli con noi”.
“Ci divertiremo un sacco. Vero, Stephanie?” disse Gloria, guardando sorridendo la bambina, che la guardò a sua volta, per poi riporre l’attenzione sui giocattoli.
“Vado un attimo in cucina a prendere una cosa” disse Christine e si congedò.
Gloria cercò di compiere qualche passo verso Stephanie, ma Stephen le andò subito davanti: “Ascoltami molto attentamente: in questi giorni mi sono informato su di te e, credimi, ti affido la mia cucciola solamente perché non hai ancora ucciso nessun bambino. Sei un’infermiera rispettabile ma sarò sincero: non ti vorrei mai nel mio team. Non saresti all’altezza delle operazioni che scelgo. Il tuo è un curriculum mediocre, ma passabile per le tue prestazioni verso i bambini. Vedi di trattare la mia come se fosse una principessa: ho telecamere sparse per il loft e verrò a scoprire se la farai piangere anche solo una volta. Non perderla mai di vista e segui alla lettera i biglietti che ho sparso per la casa”.
Gloria deglutì per la paura; poi Stephen le consegnò un biglietto: “Qui ho scritto i numeri al quale puoi contattare me o Christine. Vorrei essere avvisato se Stephanie richiede di me o ha qualcosa che non va. Non fare mai di testa tua e, soprattutto, non far entrare in casa nessun altro. Spero che tu non abbia un fidanzato”.
“In verità io…” iniziò col dire Gloria, ma Stephen la interruppe: “Scordatelo! Se entra qui, è un ragazzo morto e lo sarai anche tu. Anzi, ti farò passare giornate d’inferno all’ospedale, se qualcosa andrà storto stasera. Sono stato chiaro?!” e Gloria annuì.
Christine ritornò da loro e, notando che si guardavano in silenzio, chiese: “Tutto bene?”.
“Sì, il Dottor Strange mi stava spiegando alcune regole” rispose Gloria.
“Immagino” disse Christine, spostando lo sguardo su Stephen e guardandolo poco convinta. Poi andò da Stephanie e, dopo essersi abbassata ed averla baciata sulla testa, disse: “La mamma ed il papà escono per poco, però tu promettici che farai la brava con Gloria, proprio come sei all’asilo dell’ospedale”.
“Va bene, mammina” disse Stephanie. Christine si alzò, lasciando il posto a Stephen che anche lui, dopo essersi abbassato, la prese in braccio, stringendola a sé: “Mancherai un sacco al papà, ma queste ore passano alla svelta. Vorrei che potessi venire con noi, ma la mamma non vuole” ma, appena volse lo sguardo verso di lei e vide che lo stava guardando in modo poco piacevole, riguardò la figlia, aggiungendo: “Ma, sono sicuro che farai la brava con questa ragazza. Non renderle la serata complicata, mi raccomando. E, lo sai, che se sei ubbidiente, poi il papà ti farà un bellissimo regalo” e la baciò su una guancia, per poi rimetterla a terra.
Si affiancò a Christine, ma non prima aver guardato malamente Gloria, mentre le passava accanto. I due genitori riguardarono Stephanie, che li salutava con una manina. Infine uscirono.
Gloria, che aveva osservato i due uscire, riguardò la bambina…ma era sparita: “Iniziamo bene. Ma dove si sarà cacciata?” ed iniziò a cercarla. Quella bambina di quasi tre anni non poteva essere così veloce a camminare – almeno all’asilo in ospedale non lo era. Non poteva essere svanita in una manciata di secondi. E se i genitori – specialmente il padre - fossero rientrati perché avevano dimenticato qualcosa e non avessero visto la figlia? Sarebbe stata disintegrata da Strange.
Sentì qualcosa cadere. Corse in direzione del suono, per vedere Stephanie in piedi su una sedia ed intenta a prendere un barattolo con dentro dei biscotti, posta in una scaffalatura abbastanza in alto. A terra vi era un contenitore di plastica e tante caramelle.
A passo spedito fu da lei e, dopo averla presa in braccio, le disse: “Mi volto due secondi e tu già vai in pericolo. Lo sai che non si fa? Avresti potuto cadere e farti male. Poi chi lo avrebbe sentito tuo padre? Con tua madre si può ragionare, ma con lui è come vedersi passare tutta la vita davanti. Spero che quando crescerai, diventerai come la Dottoressa Palmer”.
“No! Io diventerò come il mio papino!” replicò Stephanie. 
“Contenta tu” disse. Poi guardò a terra: “Guarda che pasticcio: meglio rimettere a posto e tu mi darai una mano” ma, appena fece scendere Stephanie, questi cercò di sgattaiolare via. Quindi Gloria disse: “No, signorinella: questo lo hai causato tu, quindi rimedierai”.
“No! Io voglio andare a giocare!” ribatté Stephanie, cercando di togliere la mano di Gloria dalla sua.
“I tuoi genitori non ti hanno insegnato a rispettare i più grandi?” domandò, ma vedendo che la bambina continuava a dimenarsi, aggiunse: “Evidentemente no”. Poi le venne in mente un’idea: “Facciamo così: visto che è ora di cena, ti darò la tua pappa preferita e poi guarderemo i cartoni animati. Cosa ne dici?”.
“No! Io voglio andare a giocare!” ripeté Stephanie.
“Non c’è proprio verso di farti cambiare idea. Sei proprio uguale a tuo padre. Allora facciamo così: mangerai la tua pappa preferita, mentre starai di là in salotto a giocare o guardare i cartoni animati. Così va meglio?”.
La bambina smise di dimenarsi ed annuì, così poco dopo, si ritrovò seduta sul tappetto, mentre mangiava una minestrina, imboccata dalla stessa Gloria. Accanto a sé, aveva diversi giocattoli e la televisione accesa trasmetteva i cartoni animati.
Mentre le dava da mangiare, Gloria disse: “Ok, incomincio ad essere confusa: ho cercato di seguire le regole scritte da tuo padre e che ha sparso per la cucina, ma penso di averne dimenticata qualcuna o, sicuramente, non averla seguita in ordine corretto. Non ricordo se aveva scritto di non darti da mangiare qua in salotto e solamente in cucina, o di darti da mangiare ma non di non farti guardare contemporaneamente cartoni animati e giocare. Tuo padre è troppo fiscale e non dovrebbe darti così tante regole già alla tua età”.
Stephanie rise, mentre Gloria scosse negativamente la testa. Quella sarebbe stata una serata molto lunga.
Nello stesso modo, lo pensava anche Stephen: da quando erano arrivati al ristorante, non faceva altro che guardare il cellulare.
Stavano aspettando che arrivassero le ordinazioni e Christine continuava ad osservarlo, per poi dirgli: “Ti prego Stephen, la potresti smettere di guardare il cellulare? Se Gloria non chiama, vuol dire che sta andando tutto bene”.
“Oppure che è successo qualcosa, ma non vuole chiamare per paura che mi precipiti a casa” disse Stephen.
“So che è ciò che vuoi fare da quando siamo arrivati qua, ma non devi sempre pensare male: Gloria è una ragazza responsabile” disse Christine.
“Potrebbe essere responsabile, ma è ancora poco matura. È una ragazzina che si perde facilmente nel suo mondo” disse Stephen.
“E tu cosa ne sai?” gli chiese, ma quando non ricevette risposta, aggiunse: “Non ci posso credere: l’hai fatta spiare, non è vero?”.
“Volevo essere sicuro di chi prendevo in casa. Ho dato un’occhiata anche al suo curriculum: non capisco come abbiano potuto assumere una persona così” disse Stephen.
“Tu vedi gli altri come degli inferiori, ma prima di giudicare devi conoscere meglio una persona. Gloria è brava con i bambini e, sono sicura, che lo sarà anche con Stephanie” disse Christine. Stephen la guardò, ma non obiettò e, in quel momento, il cameriere portò loro le ordinazioni. Christine ringraziò ed il cameriere se ne andò. Quindi aggiunse: “E ora, per favore, cerca di goderti questa cena visto che, raramente, usciamo” e iniziò a mangiare.
Stephen riguardò il cellulare e non notando nulla, iniziò a mangiare anche lui. Christine fece un piccolo sorriso e, se la serata fosse continuata senza altre preoccupazioni, successivamente gli avrebbe consegnato il suo regalo.
Stephanie era seduta sul tappeto a guardare i cartoni animati e Gloria, dopo aver pulito in cucina, la raggiunse. Stava per sedersi sul divano, quando qualcuno suonò al campanello. Di sicuro non potevano essere Stephen e Christine, visto che avevano le chiavi.
Dopo aver chiesto chi fosse – ed aver riconosciuto la voce – aprì la porta, per poi dire: “Ryan, che cosa ci fai qua?” gli domandò.
“Pensavo che ti stessi annoiando, così ho fatto un salto” rispose il ragazzo. Gloria lo fece entrare e, dopo aver chiuso la porta, chiese: “Come facevi a sapere che mi trovavo qua?”.
“Le infermiere della portineria chiacchierano sempre e sono solite spettegolare su tutti: si era sparsa la voce che il Dottor Strange ti volesse questa sera per badare a sua figlia” rispose.
“In verità è stata la Dottoressa Palmer a chiedermelo: il Dottor Strange mi detesta e, sono sicura, che abbia nascosto qualcosa per farmi fare un passo falso con sua figlia e farmi licenziare dall’ospedale” disse Gloria.
Ryan guardò Stephanie, che lo guardò a sua volta e, indicandolo, disse: “Ficcanaso” e rise.
“Sì, è proprio la figlia del Dottor Strange: ha il suo stesso carattere” disse Ryan.
“Ed è anche molto dispettosa. Da quando sono arrivata non ha fatto altro che farmi dei dispetti. È come se facesse apposta e volesse, a tutti i costi, che suo padre mi cacci” disse Gloria.
“E’ una bambina di quasi tre anni: non credo possa pensare in modo così maligno” disse Ryan.
“Non se suo padre le ha insegnato a trattare tutti gli altri come inferiori” disse Gloria. Ryan riguardò Stephanie e, notando che aveva riposto l’attenzione sui cartoni animati, riguardò la ragazza proponendo: “Visto che la piccola diavoletta è intenta con altro, magari noi due potremo rintanarci da qualche parte e divertirci”.
“Vuoi mettermi nei guai? Non possiamo farlo in casa proprio del Dottor Strange. E se dovesse ritornare prima? O, peggio ancora, ha collegato le telecamere del loft al suo cellulare?” disse Gloria.
“Lo so che è paranoico, ma non penso che possa esserlo così tanto a tal punto da collegare le telecamere al suo cellulare. È come se spiasse anche sua figlia” disse Ryan.
“Dopotutto è quello che vuole: tenerla d’occhio” disse Gloria.
“Infatti, in questo momento, si trova qua in salotto a guardare i cartoni animati. Noi potremo trovarci uno stanzino e…bè…già lo sai” disse Ryan. Gloria guardò Stephanie; ci pensò un po' e, riguardando Ryan disse: “E va bene, ma facciamo presto: se torna il Dottor Strange e ci vede, siamo spacciati”.
“Rilassati: vedrai che sarà intento a cenare. Poi c’è la Dottoressa Palmer con lui: non guarderà nemmeno il cellulare” disse Ryan.
Stephen aveva consumato a malapena neanche metà cena, quando riprese in mano il cellulare, schiacciando su alcune applicazioni presenti. Christine lo guardò: “Ancora non ti sei dato pace, vero? Starà andando tutto bene”.
In quel momento, lo sguardo di Stephen assunse un’espressione furiosa, per poi, sbattere il cellulare sulla tavola, facendo sobbalzare Christine. Mentre estraeva il portafoglio, la donna gli domandò: “Stephen che cosa stai facendo?”.
“La cena è finita: dobbiamo ritornare subito a casa” rispose, mettendo alcune banconote sulla tavola.
“Ma io dovevo…” iniziò col dire Christine ma Stephen, alzandosi, la interruppe: “Andiamo!” e si incamminò. Christine rimase sconcertata. Prese la scatolina e, dopo averla guardata, sospirò e, dopo averla rimessa nella borsetta, seguì Stephen.
Una volta in macchina, Stephen partì a tutta velocità. Christine gli diceva più volte di rallentare, ma lui non ne voleva sapere ragioni. La donna lo guardava con un’espressione impaurita: non lo aveva mai visto così arrabbiato. Doveva aver visto sicuramente qualcosa sul cellulare. Non che il suo stato d’animo fosse stato sereno per tutta la serata, ma era cambiato subito dopo che aveva preso in mano il cellulare. Provò a chiedergli cosa fosse accaduto, ma lui se ne rimaneva in silenzio, mugugnando poi qualcosa come “Adesso ci penso io”.
Appena arrivarono al loft, Stephen aprì la porta, urlando: “Gloria! Gloria dove sei?!”.
“Stephen calmati, per favore. Mi vuoi dire che cosa è successo?” disse Christine, affiancandolo.
Gloria li raggiunse e, vedendoli, stupita disse: “Siete già arrivati”.
“Stephen ha deciso di finire prima la cena. Ma non so il perché” disse Christine.
“Io sì” replicò Stephen e, dopo aver schiacciato qualcosa sul cellulare, lo voltò verso la ragazza ed aggiunse: “Ti sembrano familiari queste immagini?”.
Gloria vide delle registrazioni di lei che era con Ryan in uno stanzino proprio del loft e, qualche istante prima. Guardò Stephen, che la guardava a sua volta con sguardo poco benevole. Poi il dottore chiese: “Lui dov’è?”.
“Non gli farà del male, vero?” domandò.
“Ti ho chiesto: dov’è?” ripeté Stephen, facendo sobbalzare Gloria. Questi volse lo sguardo, chiamando il ragazzo. Ryan arrivò e, appena vide il Dottor Strange, sbiancò completamente.
“Ryan, che cosa ci fai qua?” chiese incredula Christine.
“Io…ecco…io…” rispose titubante Ryan.
“Lo so io cosa ci fa qua: quello che fanno tutte le ragazzine quando devono badare ai bambini degli altri. Invitano i propri fidanzati per fare i loro comodi!” ribatté Stephen.
“No!” dissero insieme Gloria e Ryan.
“Voglio subito una spiegazione, prima che mi arrabbi ancora di più. È un ordine, non un consiglio!” replicò Stephen.
“Dottor Strange, Gloria non mi ha invitato: sono venuto di mia spontanea volontà. Lei non c’entra nulla, la prego” spiegò Ryan.
“Lei stessa ha colpa quanto te: poteva benissimo rifiutarsi e non farti entrare. Invece il mio loft, tutto ad un tratto, è diventato un centro di accoglimento per ragazzi disperati ed in cerca di qualcuno per soddisfare i propri ormoni. Chi è stato a dirti che stasera, io e la Dottoressa Palmer saremmo usciti ed avremmo affidato nostra figlia alla tua ragazza?” ribatté Stephen.
“L’ho sentito…dalle infermiere della portineria” rispose Ryan.
“Lo sapevo che quelle pettegole non riescano mai a farsi i fatti propri! A quanto pare, nemmeno tu! Potrei darvi una bella punizione, ma sarei troppo gentile. Quindi, dico che il licenziamento sia più che d’obbligo” disse Stephen.
“No, la prego, la scongiuro non ci licenzi. Non sapremo dove andare a cercare un altro posto di lavoro” disse Ryan.
“Questo non è affar mio! Avreste dovuto pensarci due volte prima di fare una cosa del genere in casa mia” replicò Stephen.
“Dottoressa Palmer, almeno lei…” disse Gloria, guardando Christine.
“Non interpellatela! Sono io che ti pago, quindi qualsiasi decisione spetta a me!” ribatté Stephen. Gloria abbassò tristemente la testa, mentre le si annebbiò la vista. Ryan cercò di consolarla, ma lei lo scansò.
“Papino” disse una vocina. Volsero gli sguardi per vedere Stephanie sulla soglia della cucina, mentre teneva in mano un biscotto.
“Eccola dov’era finita” disse Christine, andando da lei.
“Vostra figlia sgattaiola via come un gatto: sparisce sempre e combina guai” disse Ryan.
“Mia figlia non è un gatto!” replicò Stephen, guardandolo e Ryan sbiancò nuovamente.
Christine prese in braccio Stephanie, che guardò Gloria, per poi riguardare la madre e chiedere: “Perché è triste?”.
“Perché lei ora deve andare via” le rispose. Stephanie riguardò la ragazza: “Non può rimanere? Mi sono tanto divertita stasera”; poi guardò Stephen: “Torna, vero papino?”.
Gloria rialzò lo sguardo, incrociando quello furioso di Stephen; questi la guardò in silenzio, per poi spostare lo sguardo su Stephanie e Christine. La donna alzò un sopracciglio. Stephen riguardò Gloria: “Dipende se la prossima volta si comporta bene e certe persone non la vengono ad importunare” e fulminò con lo sguardo Ryan, il quale non obiettò.
Poco dopo, a letto: “Secondo me, sei stato troppo cattivo nei confronti di Gloria: Stephanie si è divertita con lei” disse Christine.
“Io sono stato fin troppo corretto” disse Stephen.
“Corretto tu? Ma se hai cosparso la cucina di bigliettini con su scritto che cosa doveva fare. E per non parlare del terzo grado che le hai fatto prima che andassimo via. Hai traumatizzato quella ragazza” disse Christine.
“Volevo che tutto fosse perfetto per la mia Stephanie” disse Stephen.
“Così perfetto a tal punto da collegare le telecamere del loft al tuo cellulare?” domandò Christine. Stephen la guardò stupito e la donna aggiunse: “Non credere che non me ne sia accorta quando a cena hai sbattuto il cellulare sulla tavola dopo che lo avevi guardato”.
“Non mi sono mai fidato di Gloria e nemmeno di tutti gli altri. Non voglio estranei in casa mia, soprattutto se stanno accanto a Stephanie. È compito mio proteggerla” replicò Stephen.
“Non puoi proteggerla da tutto e, prima o poi, dovrai lasciarla andare. So che ora è presto per parlare di ciò, ma quando diventerà grande, sicuramente vorrà avere i suoi spazi. Non starle troppo appiccicato: lei ti vorrà molto bene ugualmente” spiegò Christine.
Stephen le mise una mano su una guancia, dicendole: “Tu sei sempre stata molto più paziente di me, eppure sei ancora al mio fianco, sopportandomi. Sei una madre straordinaria ed una dottoressa dalle doti brillanti. Voglio sempre solo te nel mio team”.
“Il tuo team comprende te stesso e me?” gli chiese.
“Me; te e la piccola Stephanie quando sarà diventata la migliore neurochirurga che esista…al mio pari, ovviamente” rispose. Christine sorrise ed i due si baciarono. Poi Stephen aggiunse: “Mi dispiace molto per la cena di stasera: so che ci tenevi tanto”.
“Non fa nulla. Sono sicura che ci sarà sicuramente un’altra occasione e, se vuoi, stavolta porteremo con noi anche Stephanie” disse Christine e Stephen sorrise.
Così, qualche sera dopo, Stephen e Christine andarono in un altro locale – scelto da Stephan - ma, stavolta, anche con Stephanie. La bambina sedeva su di un seggiolone in mezzo ai genitori. Rideva ogni qual volta il padre le faceva espressioni buffe, per poi imboccarla.
Christine li guardava sorridendo per poi chiedere: “Che posto elegante. Hai dovuto chiedere un altro prestito universitario?”.
Stephen smise di imboccare Stephanie e, mentre la figlia allungava le manine verso il cucchiaio- cercando prenderlo- la guardò, rispondendo: “No, ho venduto un rene che abbiamo espiantato la settimana scorsa” e, riguardando Stephanie, riprese ad imboccarla.
Christine fece un piccolo sorriso, per poi estrarre la scatolina dalla borsetta. Stephen la guardò e la donna disse: “Allora, ti ho preso una cosa. Congratulazioni” e gliela mise davanti.
“Che cos’è?” domandò Stephen.
“Mio. Mio” disse Stephanie, allungando le manine verso la scatolina.
“Apri e guarda” rispose Christine.
Stephen aprì la scatolina e, appena vide l’orologio, rimase senza parole. Guardò Christine dicendo: “Christine…questo è stupendo”.
“Non ce l’avrei mai fatta senza Stephanie: mi ha aiutato lei a sceglierlo” disse Christine, e guardò sorridendo Stephanie. Anche Stephen la guardò sorridendo e, dopo essersi alzato, prese in braccio la figlia. La baciò su una guancia, dicendole: “Grazie, cucciola mia”.
“C’ è dell’altro” disse Christine. Stephen la guardò stranamente; poi si sedette, tenendo Stephanie sulle ginocchia. Guardò l’orologio, mentre Stephanie allungò una manina verso di esso, per poi girarlo. Fu a quel punto che Stephen notò una scritta: “Il tempo dirà quanto ti amo”.
A Stephen divennero gli occhi lucidi e, reggendo in braccio Stephanie – che teneva tra le mani l’orologio - si avvicinò a Christine, baciandola. Poi si staccarono: “Come ho fatto a meritarvi entrambe?” domandò.
“Forse è stato il destino a farci incontrare e, dal nostro amore, è nata una splendida bambina. Speriamo che anche in futuro tutto ciò possa continuare ad esistere” rispose Christine. Si misero fronte contro fronte, con Stephanie in mezzo a loro, che continuava a guardare l’orologio.








Note dell'autrice: Buona sera a tutti/e: computer nuovo, ma vecchi file (meno male che non si è cancellato nulla). Eccovi qua un nuovo capitolo (ancora ambientato nel flashback ).
Ho voluto includere la scena che viene mostrata in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, dove rivede lui e Christine fuori a cena e dove lei gli regala l'orologio (ho voluto ovviamente includere Stephanie, visto che la prima cena fuori la bambina non c'era e questo era un momento molto importante per Stephen)
Volevo ringraziare tutti/e coloro che sono passati/e di qua e che hanno recensito la storia; che sono passati/e di qui e che l'hanno messa tra le preferite e seguite.
Grazie a Jarmione; Rainbow unicorn e tutti gli altri/e per le bellissime recensioni. Grazie anche alla mia carissima amica Lucia
Con ciò vi auguro una buona notte. Ci sentiamo al prossimo capitolo
Un forte abbraccio ed una buona continuazione di settimana
Valentina

 
 
 

 
  
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