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Autore: My Pride    06/09/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ask for forgiveness, not permission Titolo: Ask for forgiveness, not permission
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 
2040 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Jonathan Samuel Kent, Damian Wayne, Conner Kent, Tim Drake
Rating: Giallo
Genere: 
Generale, Fluff, Sentimentale
Avvertimenti: What if?, Slash
A summer of secret: Fanfiction/Originale: Una giornata al mare è compromessa da un colpo di calore
Warm & Fuzzy Feelings challenge: Si può sempre ricominciare

 


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Era cominciata come una normalissima giornata al mare, ma c’era qualcosa di sbagliato nel modo in cui tutto appariva sotto sopra.
    Sbattendo le palpebre, Jon cercò di mettere a fuoco il mondo circostante e di fare mente locale su quanto fosse successo, sebbene non riuscisse a ricordare niente e avesse come la sensazione che la schiena premesse contro qualcosa di piatto e duro. C'era qualcosa che gli sfuggiva, il corpo gli faceva male come se avesse sbattuto da qualche parte e le ossa gli dolevano come non mai, senza contare la testa pesante e il respiro debole. Più si sforzava di ricordare più gli faceva male la testa, ma era abbastanza sicuro che ciò che stava osservando fosse il cielo che lo sovrastava. Un momento, il cielo?
    I ricordi arrivarono come un fulmine e gli scossero la mente, lasciandolo boccheggiante e quasi senza fiato. Aveva accolto l’idea di Conner e aveva accettato di andare con lui a Coast City per passare qualche giorno al mare, ma Conner aveva omesso qualche piccolo particolare a riguardo e, una volta arrivati, Jon aveva sgranato gli occhi nel rendersi conto che non solo il fratello non gli aveva detto che ci sarebbe stato anche Tim… ma che si era portato dietro persino Damian. Non che non andassero d’accordo, era il suo migliore amico e gli aveva sempre fatto piacere passare del tempo con lui ma, dopo il discorsetto avuto con Conner riguardo una certa cotta che aveva per Damian, aveva concordato con sé stesso che un paio di giorni lontano da lui avrebbero aiutato a far chiarezza nei suoi sentimenti. Conner aveva invece ben pensato di fare di testa sua e di incastrarlo, e alla fine lui e Damian si erano ritrovati a fare i terzi incomodi fra Tim e Conner.
    Avevano cercato di non pensarci e fare finta di niente, a dire il vero. Nonostante lo sbaciucchiamento dei due ad ogni occasione – in acqua mentre giocavano a buttarsi giù l’uno sulle spalle dell’altro, in fila al bar per prendere un gelato, seduti sul telo da spiaggia –, li avevano per lo più ignorati e avevano parlato del più e del meno, per quanto Jon non avesse sprecato occasione per guardare Damian di sottecchi quando quest’ultimo sembrava non farci caso: quando si scostava qualche ciuffo di capelli dalla fronte, quando poggiava le mani sul telo per volgere il viso verso il sole e chiudere gli occhi, oppure quando si buttava in mare e tornava sotto l'ombrellone per restare tutto bagnato, con l'acqua che luccicava sulla sua pelle scura e scivolava in lente goccioline su tutto il corpo. Jon era stato rapido, sfuggente, aveva sfruttato la propria super velocità pur di non far capire quello che stava facendo, ma alla fine Damian aveva ricambiato il suo sguardo e Jon per poco non aveva sussultato; ridendo isterico aveva detto che sarebbe andato a farsi un bagno, ma l’essere seguito da Damian non era stato contemplato, a dire il vero.
    Era stato quel punto che le cose erano diventate… bizzarre. Cercando di scacciare i suoi pensieri, quasi avesse avuto paura che Damian avrebbe potuto sentirli, Jon aveva nuotato oltre gli scogli e aveva fatto di tutto pur di non guardare Damian, ma lui non era stato d’accordo; l’aveva raggiunto quando era risalito a riva e gli aveva chiesto cosa diavolo gli fosse preso quel giorno, e Jon aveva fatto guizzare i propri occhi da una parte all’altra delle rocce che li circondavano come alla ricerca di una via di fuga, ma… venendo inchiodato con la schiena contro uno scoglio e un braccio di Damian premuto contro il petto, alla fine le parole erano fuoriuscite dalle sue labbra come un fiume in piena.
    Un attimo, ferma il gioco. Oh. Oh, dannazione. Aveva davvero detto a Damian quello che provava? Va bene, sì, probabilmente l'aveva fatto. E poi… e poi cos’era successo? Jon strinse le palpebre per far sparire l’azzurro del cielo e arricciò il naso, tentando di mettere insieme anche quei pezzi uno per uno. Riusciva a vedere Damian che lo fissava, il suo sguardo curioso, gli occhi che si allargavano e poi il ghignetto sulle sue labbra, parole che erano state un sussurro che Jon aveva sentito benissimo ma che adesso stentava a ricordare, eppure sapeva che era successo qualcosa. Si sforzò di decifrarle nella sua testa mentre Damian muoveva la bocca, ma Jon non aveva avuto tempo di capire perché ben presto si era ritrovato con le labbra incollate a quelle dell’amico. Damian l’aveva baciato?!
    Annaspando al pensiero che si era affacciato nella sua mente - forse l'aveva sognato? Non riusciva a ricordare bene -, Jon reclinò la testa all’indietro con un grugnito e fu a quel punto che incontrò proprio lo sguardo di Damian, i cui occhi enormi verdi lo fissavano stranito. Accanto a lui c’era anche Conner, che entrò nella sua visuale con la stessa grazia di un elefante in un negozio di porcellane.
    «Stai bene, Jonno?»
    Jon non rispose subito, prendendosi un momento per cercare di riconnettere la lingua al cervello. Non faceva altro che fissare il viso dei due - soprattutto quello di Damian -, la loro espressione, e si umettò più e più volte le labbra, sentendo la gola secca. Era mai possibile sentirsi così, per uno come lui? «Io… credo di sì», ponderò bene le parole da usare e tentò di rimettersi a sedere, ma Damian fu più veloce e gli poggiò le mani sulle spalle, impedendoglielo.
    «Non muoverti. Resta sdraiato ancora un po’».
    Fu strano sentire quella preoccupazione nella sua voce, e Jon volse lo sguardo verso di lui solo per vederlo con le spalle rigide e le labbra serrate in una linea sottile, non riuscendo a capire il perché di quell'espressione. Alzò e abbassò le palpebre per lunghi momenti, riuscendo a mettere bene a fuoco l'ambiente circostante per rendersi conto che, sì, era svenuto accanto agli scogli. Ma quanto di ciò che ricordava era vero? «Cosa… cos’è successo?» chiese cautamente, e Conner si accovacciò accanto a lui.
    «Hai avuto una specie di colpo di calore».
    «Come ho fatto ad avere un colpo di calore?»
    «Sovraccarico».
    «Stai scherzando?»
    «Per quanto possa suonare divertente, no».
    Jon aprì la bocca per protestare, ma la richiuse immediatamente quando notò che, nonostante l'ironia di Conner, tutti e tre erano straniti quanto lui da ciò che era appena successo. Provò a pensare a cosa avesse potuto innescare una cosa del genere, ma tutto si riduceva ogni volta al bacio che, adesso ne era certo, si era scambiato con Damian. I suoi poteri erano sempre stati legati alle emozioni, dunque l'eccitazione del momento l'aveva letteralmente stravolto: ricordava vagamente di non aver sentito più la sensazione della sabbia fra le dita dei piedi e di essersi librato per qualche centimentro quando aveva sentito le labbra di Damian premere contro le sue, la pressione sanguigna era scesa a livelli inumani e aveva sentito le vertigini, la sua lucidità era andata a farsi un giro e i palmi delle mani avevano cominciato a sudare intensamente, e poi... era diventato tutto nero.
    «Ho portato del ghiaccio e dell'acqua».
    La voce di Tim lo distolse dai suoi pensieri e Jon si ricordò che c'era anche lui, che erano davvero andati in spiaggia insieme e che si era sentito tutto il giorno come il terzo incomodo, cercando di svignarsela; prima che potesse anche solo pensare di farlo, però, suo fratello gli afferrò le gambe e gliele sollevò, ignorando l'occhiataccia che gli venne lanciata. 
«Non guardarmi così, Jonno. Chissà cosa diavolo stavi facendo per essere scoppiato come una piccola batteria solare», rimbeccò Conner, e per un attimo Jon ebbe paura che avrebbe potuto leggere il panico nei suoi occhi e concentrarsi sul galoppare del battito del suo cuore.
    Doveva dirlo? Damian come l'avrebbe presa? E se si fosse sbagliato e dicendo cos'era successo avrebbe compromesso la loro amicizia? Troppe domande si affollarono nella sua mente per attimi che parvero secoli, così sussurrò «Niente» nello stesso momento in cui vide gli occhi di Damian dilatarsi per un istante.
    Ciò che successe in seguito fu strano, quasi come se stesse fluttuando in un sogno: Damian aveva consigliato loro di trascinarlo in acqua per raffreddare il corpo e di usare quei sacchetti di ghiaccio per degli impacchi che avrebbero abbassato la temperatura corporea, e fargli bere al contempo l'acqua che aveva portato Tim; ma nel frattempo lui aveva dato loro le spalle e si era seduto a debita distanza sugli scogli, dando ordini di tanto in tanto senza mai occuparsene di persona.
    Jon sentì il cuore stringersi in una piccola morsa, ma non proferì parola per tutto il tempo. Persino quando finalmente si ristabilì quella strana sensazione rimase, e lui non seppe spiegare esattamente il perché. Tim e Conner si assicurarono che stesse bene e gli chiesero se avesse ancora bisogno di qualcosa, lasciandolo con Damian solo quando lui confermò più e più volte che stava alla grande e che non sarebbe successo ancora; però, prima di andarsene, Conner gli diede una botta sulla spalla e lo spinse verso Damian, ignorando l'occhiata stranita che Jon gli lanciò per sparire oltre gli scogli insieme a Tim.
    Non aveva idea del perché Conner l'avesse fatto, ma fu deglutendo pesantemente che Jon si avvicinò all'amico per osservare la sua schiena per minuti interminabili. «Ehi, D... riguardo a quello che è successo prima che svenissi...»
    «Credo di aver capito l'antifona, Kent». La voce di Damian suonava fredda e distaccata, e Jon si freddò sul posto come se le vertigini si fossero nuovamente riappropriate di lui. Oh, no. No, no no. Così non andava bene, pensando di fare la cosa giusta aveva fatto quella sbagliata e... Damian aveva travisato tutto. «Non hai fatto altro che guardarmi tutto il giorno, pensavo di aver colto i segnali. A quanto pare non ho ancora capito come funziona».
    «No!» esclamò con troppa enfasi, e per un istante odiò il fatto che la sua voce non suonasse come quella di un quindicenne, ma acuta come quella di un bambino. Dovette quindi umettarsi le labbra, provando a darsi un contegno sotto lo sguardo scettico di Damian che, almeno, si era degnato di voltarsi verso di lui. «Hai capito perfettamente, io--»
    «Non devi consolarmi».
    «Sto dicendo sul serio».
    «Allora perché hai negato come se te ne vergognassi?» domandò Damian in tono scettico, e Jon sbatté le palpebre nel vederlo scendere dallo scoglio e piazzarsi davanti a lui. Le cicatrici svettavano bianche sulla pelle scura e illuminata dal sole e non essendo coperto da strati di vestiti, era più facile vedere il suo petto nudo che si alzava e si abbassava rapidamente, quasi si stesse trattenendo dallo sbottargli contro come suo solito.
    «Pensavo... beh, non sapevo se tu avresti voluto dirlo, pensavo che avrei compromesso la nostra amicizia, che ti avrei fatto fare coming out non volendolo oppure che fosse stato tutto un sogno e che tu avresti potuto--»
    Le parole gli morirono in gola quando le labbra di Damian si poggiarono ancora una volta sulle sue, e stavolta il suo corpo sembrò più preparato all'impatto; sentì qualche farfalla nello stomaco, un vago senso di vertigine e si sollevò di qualche centimetro, ma stavolta non svenne né divenne una piccola bomba ad orologeria pronta ad esplodere, si perse solo in quel bacio finché i piedi non affondarono di nuovo nella sabbia, sciogliendosi letteralmente fino a curvare la schiena.
    «Sei un idiota, Jonathan Samuel Kent». Damian sussurrò quelle parole ad un soffio dalle sue labbra, e quel brivido che corse dietro la schiena di Jon non ebbe niente a che fare con il modo in cui si era sentito poco prima. «Ricorda quello che ti ho sempre detto: chiedi il perdono, non il permesso».
    «Allora... mi perdonerai se dico che non voglio che sia solo un'avventura estiva, vero?»
    Damian rise, una risata così cristallina che parve scaldare il cuore di Jon. «Non avresti nemmeno dovuto pensare che lo sarebbe stata, testa aliena», sussurrò, tornando a baciarlo mentre lo sciabordio delle onde e il richiamo dei gabbiani diventava solo un rumore di sottofondo intorno a loro.






_Note inconcludenti dell'autrice
Allora. Questa storia non solo è stata scritta per per l#200summerprompt indetta dal gruppo Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom, ma anche per il Summer of Secrets (che sarebbe una specie di Secret Santa in cui un autore scrive una storia per qualcun altro come regalo) del gruppo facebook Hurt/comfort Italia
Abbiamo un Jonno che è talmente cotto di Damian da non avergli ancora detto niente per paura di rovinare la loro amicizia, ma finisce comunque con lo sciogliersi e svenire quando è Damian stesso a baciarlo all'improvviso e a fargli pensare che sa tutto un sogno una volta tornato in sé. Altro che sogno, Jonno! 
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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