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Autore: ArabaFenice    07/09/2022    1 recensioni
Il Signor Viel non riesce più a sentirsi riposato a causa delle continue paralisi del sonno che lo perseguitano, ciò lo porta ad essere sempre più stanco e nervoso, per questo chiede aiuto ad una terapeuta.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sogni ad occhi aperti


"Buongiorno."

"Buongiorno. Prego, si accomodi."

"Onestamente Dottoressa, non saprei da dove iniziare."

"Può iniziare col dirmi il motivo che la porta qui."

"Sono una persona normale, ok?

Non ho mai avuto problemi.

I miei mi hanno voluto bene, supportandomi in tutte le mie scelte.

La mia vita non è diversa da quella degli altri, certo ha avuto alti e bassi, ma come tutti."

"Allora come mai è qui, Signor Viel?"

"Mi scusi. È che non credevo mi sarebbe mai capitata una cosa del genere.

Ho cercato su internet, so che non avrei dovuto, ma non sapevo cosa fosse successo.

Ho letto che è una situazione abbastanza comune, si chiama paralisi del sonno.

Dicono che sia dovuto allo stress. Ma non sono stressato."

"Se non crede che sia stress, cosa potrebbe essere?"

"Non saprei, onestamente.

Sono passati più di sei mesi da quando ho vissuto un vero cambiamento."

"Vero cambiamento? Cosa intende?"

"Otto mesi fa sono stato promosso, anche se ciò mi ha portato a cambiare regione.

Di solito sono quelli del sud ad andare a nord invece ho fatto l'inverso."

"Congratulazioni per la promozione, ma per quanto piacevole sia il motivo del trasferimento, Signor Viel, una nuova vita in un città così diversa può portare un notevole stress."

"Ma sono qui da più di sei mesi! Le paralisi sono iniziate da due!"

"Pensa di potermi parlare di queste paralisi?"

"Come ho detto, sono iniziate un paio di mesi fa.

Ho aperto gli occhi, ma intorno a me era completamente buio.

Ho provato a muovere la mano per accendere la luce, e mi sono reso conto di essere completamente bloccato.

Ho aperto la bocca per urlare, ma ancora non è successo nulla.

L'unica cosa che riuscivo a pensare era 'sono morto'.

Ho letto che è normale. Ma in quel momento mi ha terrorizzato.

Poi dal nulla tutto è passato.

Finito.

Riuscivo a vedere la luce che filtrava dalle persiane, illuminare il soffitto.

Ero in grado di muovermi, iniziai a parlare ad alta voce solo per dimostrarmi che potevo farlo.

Poi ho continuato normalmente la mia giornata.

E per un paio di giorni tutto sembrava normale.

Ma è capitato di nuovo, nello stesso identico modo.

Solo questa settimana è successo un paio di volte."

"Signor Viel, come sono sicura abbia letto, le cause della paralisi possono essere molteplici. Lo stress è solo una di queste.

Credo sia opportuno prendere un altro appuntamento così da poter capire cosa le scatena, lei cosa ne pensa?"

"Va bene, Dottoressa, grazie mille."

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"Buongiorno, Signor Viel"

"Buongiorno"

"Come si sente?"

"Stanco, le PdS avvengono sempre più spesso."

"PdS?"

"Si, le paralisi del sonno, le ho iniziate a chiamare così dato che quel nome è troppo lungo."

"Molto pratico, immagino che anche i suoi amici e familiari le chiamino in questo modo."

"Onestamente non saprei."

"Se la sente di parlarmene?"

"Va bene Dottoressa, da dove iniziare?

Purtroppo i miei sono venuti a mancare quasi un anno fa, erano già anziani quando mi hanno avuto e purtroppo non ho molti parenti a cui sono legato.

Mentre coi colleghi, i capi mi passano da un gruppo di lavoro all'altro ogni poco. Non ho il tempo materiale per creare delle vere amicizie, e le vecchie sono troppo lontane ed impegnate per aggiornarle di ciò che sta accadendo.

Oddio, descritta così sembra che la mia vita sia orribile, ma fidatevi Dottoressa, non è così, semplicemente sono sempre stanco ultimamente."

"Non sono qui a giudicare la sua vita Signor Viel, siamo qui per aiutarla ad affrontare e capire cosa le provoca la sua sofferenza."

"Grazie mille Dottoressa."

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"Buongiorno Signor Viel."

"Buongiorno Dottoressa."

"Prego, si accomodi.

Come si sente oggi?"

"La situazione continua a peggiorare dottoressa, ormai ho queste paralisi tutte le mattine.

Non riesco più ad essere riposato.

A lavoro lo hanno notato tutti. Non sono più produttivo, il mio capo mi ha ripreso più volte.

La prego dottoressa mi dica cosa devo fare."

"Ha letto i libri che le ho consigliato?"

"Certo! Ormai credo di poter tenere un seminario da solo per tutti i libri sul ciclo del sonno che ho letto. Conoscere come funziona il mio corpo non è servito a nulla! Il terrore è uguale alla prima volta, anzi è peggiorato"

"Peggiorato? In che modo?"

"Riesco a percepire la presenza di qualcuno nella stanza.

Non posso vederla.

Non so dove sia ma so che è lì. Vicino al mio corpo.

Vuole uccidermi."

"Faccia dei respiri profondi. Ricorda che è al sicuro qui."

"Scusami dottoressa. Non so cosa mi sia preso."

"Non si preoccupi, può capitare a tutti.

Si deve solo ricordare che in questa stanza troverà sempre un riparo da tutto ciò che la spaventa.

Cosa ne pensa di riposarsi un po' qui prima di andare?"

"Grazie mille Dottoressa, veramente grazie mille."

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"Buongiorno."

"Buongiorno. Come si sente?"

"Diciamo che se potessi dormire sempre qui andrebbe meglio."

"Ne abbiamo già parlato signor Viel. Quel giorno è stata un'eccezione."

"Ovviamente, cose del genere sono solo eccezioni, quando ti fanno comodo.

Non ti importa nulla di ciò che sto passando.

Ogni mattina è sempre lì.

Cerco di impedire al sonno di prendere il sopravvento, ma non riesco mai a resistere.

È da settimane che non dormo bene, che non riesco a sentirmi riposato.

E tu non hai fatto nulla!"

"Signor Viel, il percorso che abbiamo intrapreso non risolve i problemi delle persone rapidamente. Ed in alcuni casi sono presenti dei periodi di peggioramento, prima di riuscire a risolverli."

"NON MI INTERESSA DEGLI ALTRI CASI.

Voglio che mi dia una soluzione."

"Non stiamo parlando di un raffreddore, non posso prescrivele un farmaco che elimini le paralisi del sonno. Non pensa che se fosse così facile sarebbe stata la prima cosa che avrei fatto?"

"Dio mio, ha ragione dottoressa, ha ragione.

Non so più cosa mi sta succedendo.

Al lavoro mi hanno dato un periodo di aspettativa finché non miglioro.

Ma non riesco a vedere fine a questa tortura."

"Non si preoccupi. So che non vede una fine. Ma questa arriverà."

"Lo spero."

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"Ti prego Dottoressa, devi aiutarmi. Non posso addormentarmi. Non devo assolutamente. "

"Per prima cosa cerca di fare dei respiri profondi, ed ora si sieda.

Cos'è successo? Non è da lei anticipare un appuntamento"

"Vuole uccidermi dottoressa."

"Chi?"

"La presenza nella mia stanza!

Stamattina era sul mio petto.

Ho sentito le sue mani intorno alla mia gola, ho sentito la pressione aumentare intorno al mio collo finché non riuscivo più a respirare.

Ho cercato di combattere, dottoressa, ho provato a muovermi, a muovere almeno un braccio, ma non potevo fare nulla.

Ero lì fermo ad aspettare che decidesse cosa fare di me."

"Signor Viel, deve rammentare che qualsiasi cosa le possa accadere si tratta solo di un'allucinazione."

"Non sono allucinazioni! La prego dottoressa mi deve credere."

"Non metto in dubbio che ciò che le è successo sia reale per lei.

Pensi, però, a cosa ha letto sulla paralisi del sonno."

"La paralisi consiste nel credere di essere svegli ma come paralizzati. A queste possono associarsi anche la componente onirica, che porta la persona ad avere delle allucinazioni, come se stesse facendo un sogno ad occhi aperti."

"Esatto, non dimentichi mai tutto ciò che sa."

"Oddio, mi sento così stupido.

È incredibile come solo qui riesco a tranquillizzarmi abbastanza da poter iniziare a ragionare.

Ho persino iniziato a credere alla mia vicina che continua a dirmi che si tratta della Janara!"

"La Janara? Una vecchia strega che fa una cosa del genere?

Perché mai sono tutti fissati con quelle megere?

Perchè non le succubi? Sono molto più potenti!"

"Chi?"

"Mi deve scusare per il mio sfogo e poca professionalità, mi sono lasciata trasportare.

Purtroppo quando le persone cercano spiegazioni nel soprannaturale per disturbi reali mi innervosisco facilmente."

"Non si preoccupi dottoressa. Posso solo immaginare la frustrazione che potreste provare.

I napoletani sono molto legati al loro folklore."

"Sei molto gentile. Ma concentriamoci su di lei.

Non è affatto stupido, ha vissuto un'esperienza per lei traumatica ed è normale cercare di tornare nei posti in cui ci si sente al sicuro."

"Grazie dottoressa, non so cosa farei senza di te"

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La luce calda della lampada illumina la stanza, come se fosse l'ultimo baluardo contro la notte.

L'uomo disteso supino sul letto, ha un aspetto smunto e scarno. La mano poggiata sull'addome stringe un libro, sua ancora di salvezza dall'addormentarsi, insieme alla grande tazza di caffè posta sul comodino.

L'ombra dalla silhouette di donna si avvicina lentamente al letto, il suo aspetto etereo fluttua sul pavimento evitando un mare colorato di red bull.

Con voce morbida iniziò a parlare.

"Signor Viel? Si svegli."

L'uomo aprì lentamente gli occhi, il suo sguardo assonnato cambiò rapidamente in confusione quando si posarono sulla figura della donna.

Cercò di muoversi, di chiedere perché si trova lì, ma lo accolse solo il silenzio e l'immobilità.

Quando la consapevolezza si impadronì di lui i suoi muscoli si tesero al punto che l'ombra avrebbe potuto mappare con precisione tutte le sue vene.

"MMMMH"

"Shh, non ti agitare, come avevi detto? Solo con me riesci a tranquillizzarti?"

Disse sorridendo mentre si mette a cavalcioni su di lui.

"Sentirti blaterare per tutte quelle ore rende questi nostri incontri mattutini sempre più soddisfacenti."

La dottoressa gli mise le mani sul petto, accarezzandolo lentamente.

Si abbassò verso il suo orecchio.

"Vuoi sapere un segreto?" Sussurrò con voce afosa.

"Non è necessario che tu muoia."

Rise mentre scendeva con le labbra sul suo collo, sfiorandolo come fosse una dolce carezza.

"Noi succubi ci nutriamo della paura degli uomini, per noi è inebriante.

E la tua, in particolare, ha un sapore delizioso, non assaggiavo nulla di simile da anni."

Continuò mentre alternava le sue parole con dei teneri baci lungo il collo.

"E sai qual è la paura più dolce di tutte?"

Disse mentre si rialzava per guardarlo negli occhi.

"La paura della morte."

Gli occhi dell'uomo si spalancarono dal terrore, mentre sentiva le mani della succube avvicinarsi al suo collo.

"Povero, povero Signor Viel. Questo non è un piacere che mi concedo spesso. Ma lei è così solo e lontano da casa.

A nessuno importerà."

Lentamente aumentò la pressione delle sue mani.

L'uomo cercò di combattere, di ribellarsi in qualsiasi modo, ma come ogni volta, rimase immobile nelle mani della sua carnefice.

Passarono diversi minuti prima che l'uomo esalasse l'ultimo respiro, col viso deformato dalla paura.

"Grazie per l'ottimo pasto, Signor Viel."

Fine

  
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