Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: Luiss la Rossa    09/09/2022    3 recensioni
Levi Ackerman camminava nervosamente per i lunghi corridoi degli alloggi degli ufficiali. La missione esplorativa con Erwin non era andata bene, anzi: definirla disastrosa era farle un complimento.
Ed Erwin era ferito.
Ad occhio in modo serio, ad una gamba.
Era entrato nelle sue stanze dopo aver bussato brevemente ed aver ottenuto il permesso di procedere: nella camera in penombra, il Comandante si trovava sdraiato a letto, con la gamba che appariva tumefatta ma saggiamente medicata da Hanji.
Aveva l’aria provata, nonostante fosse passato già un giorno, sicuramente il dolore non gli dava tregua. E, conoscendolo, aveva rifiutato qualcosa per il mitigarlo.
“Levi.” Il sorriso a malapena accennato nella maschera di sofferenza era qualcosa che urlava all’uomo dentro, martellandogli fino al petto.
“Si può sapere cosa avevi in mente? Di fare l’eroe quando…” Ma l’uomo lo aveva interrotto:
“Ho fatto quanto in mio potere per salvarti. E lo rifarei ogni volta che si rendesse necessario.”. Gli aveva risposto in un soffio, ma risoluto.
Levi aveva digrignato i denti, mettendosi una mano sulla faccia, avvicinandosi al letto e sedendosi delicatamente in modo da non causargli ulteriore dolore.
“Tu non capisci un cazzo, fattelo dire.”.
Genere: Erotico, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Levi Ackerman camminava nervosamente per i lunghi corridoi degli alloggi degli ufficiali. La missione esplorativa con Erwin non era andata bene, anzi: definirla disastrosa era farle un complimento.
Ed Erwin era ferito.
Ad occhio in modo serio, ad una gamba.
Era entrato nelle sue stanze dopo aver bussato brevemente ed aver ottenuto il permesso di procedere: nella camera in penombra, il Comandante si trovava sdraiato a letto, con la gamba che appariva tumefatta ma saggiamente medicata da Hanji.
Aveva l’aria provata, nonostante fosse passato già un giorno, sicuramente il dolore non gli dava tregua. E, conoscendolo, aveva rifiutato qualcosa per il mitigarlo.
“Levi.” Il sorriso a malapena accennato nella maschera di sofferenza era qualcosa che urlava all’uomo dentro, martellandogli fino al petto.
“Si può sapere cosa avevi in mente? Di fare l’eroe quando…” Ma l’uomo lo aveva interrotto:
“Ho fatto quanto in mio potere per salvarti. E lo rifarei ogni volta che si rendesse necessario.”. Gli aveva risposto in un soffio, ma risoluto.
Levi aveva digrignato i denti, mettendosi una mano sulla faccia, avvicinandosi al letto e sedendosi delicatamente in modo da non causargli ulteriore dolore.
“Tu non capisci un cazzo, fattelo dire.”.
Scuoteva ancora la testa.
Erwin non aveva detto altro, irrigidendo la sua postura e girandosi di lato: “Non mi aspetto che tu comprenda certe cose, non l’ho mai fatto.”.
Il Capitano aveva alzato lo sguardo, cogliendo improvvisamente il suo disagio: eppure erano anni che lavoravano insieme, un atteggiamento così assurdo da lui non lo aveva mai visto.
“Si può sapere cosa ti prende adesso, cazzo?”. Levi era quasi offeso da quel suo modo di fare.
Erwin si era chiuso in un mutismo quasi invalicabile, e no, non era proprio da lui. Non con Levi, che metteva sempre al corrente dei suoi pensieri e dei suoi sogni, da quando s’era fatto abbastanza strada nella sua fiducia.
“Erwin…” Aveva tentato, disperatamente l’ultimo tentativo di scuoterlo da quel silenzio gelido che lo stava schiaffeggiando. No, non poteva trattarlo così. Non dopo che gli aveva affidato la propria vita, la completa dedizione per la sua causa. Non poteva accettarlo.
“Levi, ti prego, non insistere.”. Erwin si era lentamente coricato, in modo sofferente.
Le pesanti occhiaie viola solcavano i suoi occhi blu.
Il Capitano era rimasto abbacinato dal loro primo incontro da quegli occhi da cielo in tempesta.
Non era riuscito a resistergli.
Per quanto all’inizio si fosse sforzato, alla fine s’era arreso alla sua logica da Comandante che vuole liberare il mondo dai Giganti, o per lo meno quella era la versione che gli permetteva di dormire la notte.
Perché era meglio credere lo avesse fatto per una causa che non gli apparteneva, o per imbrattarsi le mani di sangue di umano e di Gigante, anziché per il suo sguardo blu, come il cielo d’inverno.
“Maledizione. Sei un orso ostinato e cocciuto.”.
Aveva fatto il gesto di uscire dalla camera, solo per trascinare rumorosamente una pesante poltrona dall’ufficio attiguo alla sua stanza e posizionarla accanto a suo letto.
“Ma io so essere peggiore di te.” Aveva pensato Levi, mettendosi comodo pronto a passare la notte con lui.
Per nessun motivo lo avrebbe lasciato solo.
Erwin si era lentamente voltato a vedere cosa stesse combinando. Quando lo aveva visto seduto con le gambe e le braccia conserte davanti a sé, aveva sospirato:
“Sei assurdo.”.
“Mai quanto te, Comandante.”. Gli aveva risposto di rimando.
“Levi, ho davvero bisogno di dormire, ti prego.”.
“Resterò in silenzio. Buonanotte.”.
Erwin a quel punto si era sollevato sui gomiti, mettendosi dolorosamente in una posizione in cui potesse guardarlo:
“Dimmi cosa vuoi sapere, Levi.”.
Levi si era scosso, trasalendo: “Perché ti sei messo a rischio. Per quale cazzo di motivo, dimmelo.”.
Tentava di tenere lo sguardo, ma il cuore gli martellava nel petto.
Erwin aveva sospirato di nuovo: “Se te lo dico, prometti…”
“No. Non ti prometterò nulla. Dimmelo e basta.” Levi era esasperato dal suo atteggiamento omertoso.
Erwin aveva dapprima voltato lo sguardo al soffitto, poi lo aveva guardato, sussurrando: “Nell’ultimo cassetto del mio scrittoio, nel doppiofondo c’è una chiave. Prendila, sposta la libreria. Dietro di essa c’è una porta nascosta, se vuoi puoi entrare e trovare le tue risposte. Ti chiedo solo prima, di chiudere la porta del mio ufficio a chiave. Nessuno sa di quel posto. Confido nella tua riservatezza.”.
Levi era rimasto a bocca aperta: di cosa stava parlando?
Si era alzato velocemente, seguendo alla lettera tutte le istruzioni, chiudendo minuziosamente la porta del suo ufficio e spostando la libreria, fino ad entrare in quella piccola stanza nascosta, ricavata da una intercapedine, buia e senza finestre.
La stanza segreta di Erwin Smith
Aiutandosi con una lampada ad olio, aveva scrutato tutto il perimetro: c’era una libreria con testi mai visti prima, ma di alcuni aveva sentito il nome, erano bollati come “vietati”, c’era una dettagliatissima mappa del loro mondo, che andava ben oltre le mura.
Al centro una piccola scrivania, con due cassetti.
Delle lettere aperte e stracciate, evidentemente “private”.
In uno dei due cassetti, dei diari.
I diari di Erwin.
Levi si era seduto allo scrittoio, aprendone uno a caso. Era di poco prima che si conoscessero: parlava della sua frustrazione nell’essere sottoposto a Shadis, della sua miopia nel vedere l’insieme e qualche strategia che avrebbe voluto usare, del fine che giustificava i mezzi.
C’era stata la rinuncia di Shadis e lui era diventato Comandante.
E poi, c’era stato l’incontro con Levi.
In modo minuzioso ed estremamente descrittivo aveva riportato tutte le sue indagini su di lui, Farlan ed Isabel.
Calcava parecchio sul suo aspetto, soprattutto sull’estrema freddezza del suo sguardo.
Aveva descritto la sua incredibile forza ed estrema velocità, ma poi, tornava a soffermarsi ai suoi occhi, color metallo.
“Non so come fare per penetrare la sua corazza, credo sia inscalfibile come i suoi occhi grigi. Vorrei riuscire a parlargli come faccio qui con te, papà. Credo che Levi Ackerman sia l’unico mezzo per la risposta che sto cercando da anni, ma definirlo semplicemente un’arma sarebbe riduttivo. È un uomo con un vissuto oscuro: dai rapporti che sono riuscito ad ottenere dal corpo di Gendarmeria in via confidenziale da Nile, ha alle spalle un nutrito numero di omicidi efferati alle spalle. Ma poi guardandolo… vedendo l’enorme rispetto che prova nei confronti delle persone e dei suoi stessi commilitoni, mi chiedo come sia possibile.
Che i suoi occhi mi stiano ingannando e stregando?
So solo che quando sono accanto a lui non riesco mai ad essere del tutto obiettivo.”
Levi aveva riletto diverse volte quella frase, senza poterci credere.
Aveva cambiato pagina, alla primissima sera in cui, dopo un’esercitazione in cui avevano beccato un bruttissimo temporale ed erano stati falcidiati da un’invasione di Giganti, Levi si era lasciato offrire una tazza di tè caldo nel suo ufficio, per fare il punto delle perdite:
“Ero così ansioso che fosse ferito che l’ho invitato senza pensare, e lui ha accettato subito.
Continuava a parlarmi delle vittime, ed io – lo dico vergognandomi profondamente- non facevo che pensare solo al fatto che lui stesse bene.
Pensare che lui possa morire di distrugge.
Pensare di non poter più discutere i miei ordini con lui, mi lascia senza fiato.
Che diavolo mi ha fatto, Levi Ackerman, per ridurmi in questo stato?”.
Fra loro non c’era mai stato un accenno diverso a quello consono ad un Comandante ed al suo sottoposto, aveva pensato sconvolto Levi, anche se in diverse occasioni, certe sere, si erano guardati in un certo modo, ma non aveva mai osato sperare…
Verissimo era che spesso lui discuteva i suoi ordini, ed era l’unico che avesse il potere di farlo, ma… questo era diverso, completamente diverso.
Le mani avevano iniziato a tremargli.
Aveva letto abbastanza.
Non era giusto andare oltre, Erwin aveva già ampiamente confessato i suoi peccati.
E Levi Ackerman, alla fine aveva avuto la conferma al dubbio che non lo stava tormentando da anni: quello che Erwin provava per lui andava ben oltre al semplice rapporto Comandante- sottoposto.
Molto oltre.
Nell’ultima missione Levi se l’era vista davvero brutta, ed effettivamente Erwin gli aveva salvato il culo.
Ma era il suo Comandante.
Non era suo compito salvarlo.
Si era premurato di rimettere tutto a posto, ed aveva scrupolosamente richiuso la stanza, tornado al suo posto sulla poltrona silenziosamente.
Erwin sembrava dormire.
Era comunque silenzioso, esattamente come Levi.
Aspettava una risposta, gliela doveva.
Levi prese fiato, girandosi verso la finestra:
“La prossima volta che metterai a rischio la tua vita per me, ti ucciderò con le mie stesse mani. Non posso vivere in un mondo in cui non ci sei, Erwin Smith.”.
Dal lato del letto Levi aveva sentito una leggera risatina, nient’altro.
Seduto sulla poltrona nella penombra, il Capitano si era rilassato, fino ad addormentarsi.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Luiss la Rossa