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Autore: ineffable    10/09/2022    1 recensioni
Quando si rompe un oggetto spesso è sufficiente un po' di colla per ripararlo ma quando a rompersi è un cuore come si fa?
Esiste un collante in grado di rimetterne insieme i pezzi e una volta ricomposto le crepe continueranno a fare male o esiste un balsamo capace di avvolgerlo e lenire quel bruciore?
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Edward Teach/Barbanera, Stede Bonnet
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Seta preziosa



Dal giorno del duello le cose tra loro erano cambiate più a livello etereo che materiale, Stede aiutava la sua ciurma con le faccende della nave, lo faceva non solo per dimostrare a Edward che parlava sul serio ma anche perché pensava fosse giusto e onesto nei confronti di tutti comportarsi così.
Aveva deciso inoltre di non dormire nella stessa cabina come gli aveva imposto quando si erano confrontati perché aveva capito di averlo fatto soffrire abbastanza e che la sua presenza avrebbe solo peggiorato la situazione in cui si trovava.
Barbanera secondo quello che gli aveva raccontato Lucius e poi averlo visto con i suoi occhi aveva preso
molto male il suo abbandono e aveva sofferto, tutt'ora soffriva ma nonostante il cuore spezzato aveva deciso di riprenderlo con sé e chissà quanto doveva fargli male la sua sola presenza.
Per cui come poteva dopo avergli inflitto quel colpo basso aggiungere dolore andando a stuzzicare la ferita aveva pensato che dormire nel medesimo posto li avrebbe aiutati ad aprirsi, parlare, avrebbe aiutato lui a far capire il suo gesto e l'altro a perdonarlo o almeno comprendere i motivi della sua decisione, ma sarebbe stato solo ingiusto nei suoi confronti.
Stede in quei giorni si era dato molto da fare, aveva smesso di cercare a tutti i costi un dialogo con lui, non che si fosse arreso ma parlando anche con gli altri gli avevano fatto capire che forse lasciandogli un po' di spazio e tempo si sarebbe avvicinato di sua spontanea volontà, inoltre era molto più saggio non provocarlo o farlo arrabbiare, questo gli avrebbe garantito di rimanere sulla nave senza il rischio di venire cacciato.
Ovviamente se Edward per esasperazione fosse giunto a quella decisione se ne sarebbe pentito ogni giorno e il suo umore sarebbe drasticamente peggiorato, come se già non fosse abbastanza instabile e fuori da ogni controllo.
Stede si limitava a chiedergli se voleva consigli sulla prossima mossa, o semplicemente su dove andare, lo faceva solo quando lo vedeva di buon umore e in quei giorni sembrava essersi almeno calmato e non sprizzava odio da ogni poro.
Sembrava che sulla nave fosse scesa una sorta di calma dopo la tempesta o prima chi poteva saperlo Barbanera se ne andava in giro sempre agghindato come un piccolo procione sofferente, quella faccia pitturata di nero che secondo lui serviva a incutere timore in realtà faceva pensare a tutti quelli che lo incontravano che avesse avuto un crollo nervoso o una crisi di mezza età precoce.
Sulla nave però la ciurma malgrado fosse stata abbandonata e maltrattata capiva il suo stato d'animo, non lo giudicavano per il modo in cui aveva deciso di difendere se stesso e non lo prendevano in giro per quel trucco così esagerato.
Certo ne avevano ancora timore anche se Stede aveva loro assicurato che non sarebbero stati toccati, però i loro cuori induriti dal mare ma ancora buoni non erano immuni alle sofferenze di un uomo che ormai era chiaro a tutti soffriva per amore.
Il suo umore era sempre ballerino e altalenante, faceva meno scenate preferendo rimanere chiuso nella sua stanza, c'erano giorni in cui persino beveva meno del solito e questo aiutava a mantenere una sorta di equilibrio precario ma pur sempre ben accetto.
<< Edward... >>
<< Cazzo Bonnet proprio non ce la fai vero? >>
<< A fare che? >> domandò l'altro sollevando un sopracciglio.
<< Ti ho ripetuto un milione di volte che voglio mi chiami capitano o Barbanera. >>
<< Ordine che continui a ignorare >> disse mettendosi le mani sui fianchi.
Questa recriminazione Stede non se l'aspettava, sperava che almeno quello lo avesse
superato ma evidentemente non era così, ciò che Edward gli concedeva dipendeva esclusivamente dal suo volere e questo era direttamente collegato con il suo umore del giorno.
<< Scusa se non riesco a chiamarti diversamente dopo settimane intere in cui ti ho chiamato Ed >> si difese il pirata grattandosi il viso incolto, la barba che si stava facendo crescere a volte gli dava uno strano prurito.
<< Vedi di impegnarti allora >> lo recriminò puntandogli un dito contro.
<< Non potresti chiudere un occhio almeno su questo? >> gli domandò l'altro speranzoso.
<< Vuoi essere ascoltato o no? >>
Stede sospirò amaramente e rispose << sì. >>
<< E allora usa il nome giusto. >>
<< Va bene ma per un giorno a settimana potrò chiamarti col tuo vero nome >> propose con gli occhi che gli si accesero di una nuova luce.
<< Come se fosse una cazzo di festa della domenica? Tu sei pazzo. >>
<< Sì esatto! E tu mi chiamerai col mio. >>
<< Non se ne parla >> scosse negativamente la testa Barbanera, non voleva cedere a ciò che gli proponeva quell'uomo perché sapeva che se avesse iniziato ad accontentarlo allora poi sarebbe ricaduto nella sua rete e avrebbe finito per soffrire di nuovo.
<< Avanti E...Capo, sto facendo tutto quello che mi chiedi senza dire una parola, non cerco più di convincerti a parlare con me, so cosa vuoi dimostrare e io voglio fare il contrario ma se non mi lasci nemmeno provare come faccio? >>
<< Puoi mandarmi via quando vuoi o uccidermi, sei tu completamente al comando però non togliermi anche la
possibilità di provare a dimostrati qualcosa. >>
I suoi occhi erano così colmi di desidero, speranza e supplica, colpirono il cuore di Edward che aveva in bocca quel no che si rifiutava di uscire, non riusciva proprio a rifiutargli niente quando era davanti a quello sguardo, strinse forte i pugni spostando il viso di lato.
<< D'accordo Bonnet, ma il giorno lo decido io. >>

Stede si illuminò di gioia e batté le mani davanti a sé << fantastico, grazie! >>
<< Allora cosa eri venuto a dirmi? >>
Il pirata gentiluomo cadde completamente dal pero, << oh io...credo di essermelo dimenticato. >>
<< Bonnet >> ringhiò Edward stringendo un pugno per la frustrazione, possibile che riuscisse a farlo passare dalla calma al nervosismo in così poco tempo?
<< E' solo che la nostra conversazio...- >>
<< TERRA! >> gridò Buttons.
<< Oh ecco cos'era e inoltre volevo chiederti se potevamo...se potevi consentire ai ragazzi una giornata libera, se la meritano con tutto il lavoro che hanno fatto, abbiamo delle provviste da prendere e ho notato che ci sono alcuni sacchi di polvere da sparo bucati, ce ne servono dei nuovi. >>
<< E con quali cazzo di soldi potremmo prenderli? >>
<< Siamo pirati, non dobbiamo per forza comprarli >> gli fece un occhiolino furbo che servì solo a far tintinnare fastidiosamente il cuore di Barbanera.
<< Bonnet come pensi di rubare dei giganteschi e pesanti sacchi? >>
<< Se mi lasci fare ho un piano. >>
<< Va bene ma per l'altra cosa la risposta è no, io non concedo giorni liberi >> in realtà non era vero ma si stava impuntando solo perché era stato lui a consigliarlo.
<< Sai anche tu che è importante creare un clima sereno sulla nave se non vuoi che ti leghino i piedi a un'ancora e ti buttino in mare. >>
<< Con canzoni e parlarne insieme e stronzate simili come facevi tu? >>
<< Non esattamente così se non vuoi, ma almeno l'essenziale glielo devi >> disse determinato Stede.
<< Se non sbaglio hanno tentato di ammutinare anche te con i tuoi mezzucci. >>
Il biondo ex capitano sospirò << hai ragione ma è stata solo un'incomprensione, non avevo ancora capito cosa desiderassero da me i miei uomini. >>
<< Vuoi cadere sempre in piedi >> lo accusò capriccioso Edward.
<< E tu sei testardo, se vuoi io continuo a lavorare ma loro lasciali riposare, cosa ti costa? >>
<< Tu ti sacrificheresti per loro? >> domandò stupito.
<< Farei questo e altro per quei ragazzi così leali e comprensivi. >>
<< E va bene basta che ti levi dai piedi! >> sbraitò stufo di starlo a sentire, quando ci si metteva era impossibile ragionare o averla vinta e infatti lo ringraziò con entusiasmo e corse a dare la notizia alla ciurma, contro la propria volontà un sorrisino gli nacque sulle labbra pitturate di nero.
Accolsero tutti festosamente quella novità disperdendosi subito in piccoli gruppetti per tutta l'isola, Pete e Lucius per esempio decisero di meritarsi un pranzetto di coppia, erano riusciti a racimolare qualche moneta dopo che Stede li aveva trovati e potevano permettersi un discreto pasto.
<< Sono contento che il capo sia tornato >> disse il più alto.
<< Barbanera? >>
<< No tesoro parlo di Stede, lo so che la rabbia di Edward è tutta colpa sua ma sta tentando di rimediare e grazie a lui possiamo anche riposare. >>
<< Sì non hai tutti i torti, ma io ancora non mi fido totalmente... >>
<< Soprattutto dopo quello che è successo a te >> disse
Pete, Lucius si intenerì e gli sorrise dolcemente.
<< E' stato orrendo ma l'ho superato, adesso dobbiamo fare in modo
che le cose tornino come prima >> spiegò sistemandosi la giacchetta bordeaux e prendendo il suo fidanzato sottobraccio.
<< Pensi sia possibile? >>
<< Sì, con un piccolo aiuto >> rispose Lucius con un sorrisetto furbo.
Intanto Stede passeggiava tranquillamente calpestando la terra polverosa che si alzava in nuvole marroncine fluttuando per pochi centimetri per poi ricadere, teneva le mani dietro la schiena e un sorriso leggero spiccava sul suo volto, si sentiva bene, certo con Edward aveva ancora molto da fare per ottenere il suo perdono e la sua fiducia ma quello che era successo quel giorno lo considerava un piccolo passo avanti.
Guardava tutte quelle bancarelle che lo circondavano, vendevano gli oggetti più disparati, da perle a collane, frutta e verdura, tessuti preziosi o di bassa qualità, insomma ogni sorta di cosa ti potesse venir in mente di volere lì c'era, le persone si accalcavano, strillavano e litigavano per avere l'ultimo pezzo, uomini e donne chiamavano a gran voce per attirare l'attenzione sui loro prodotti, sembrava quasi che l'urlo più alto indicasse una merce più preziosa.
I suoi occhi vennero attratti da un pezzo di seta rossa che spiccava come una goccia di sangue tra gli altri tessuti bianchi e beige da cui era circondata, si avvicinò colto da un'improvvisa curiosità, lo prese tra le mani sentendone la consistenza sulle dita, aveva già tenuto in mano un oggetto simile, anche quello che stringeva ora sembrava vecchio e spiegazzato ma sempre bello, si domandò se potesse essere lo stesso.
Credeva fosse strano che Edward avesse deciso di separarsene, sembrava tenerci molto e doveva essere il ricordo di qualcuno a cui sicuramente aveva voluto bene, non aveva fatto in tempo a chiedergli la storia di quel pezzo di stoffa pregiata anche se avrebbe voluto saperne di più.
Dentro il suo cuore qualcosa urlava a gran voce che non si stava sbagliando, che si trattava proprio di quel fazzoletto che gli aveva messo in tasca la sera della festa, quando i loro corpi erano stati attratti l'uno dall'altro, le loro anime erano desiderose di avere di più ma qualcosa li aveva fermati.
Forse il fatto che dovevano ancora conoscersi bene, che non erano sicuri di quello che provavano e soprattutto se anche l'altro provasse le stesse cose, quella notte si erano semplicemente avvicinati creando un ponte dove a un certo punto se fossero stati fortunati si sarebbero incontrati.
Anche se non sapeva il motivo per cui avesse voluto liberarsene decise che doveva riprenderlo, qualcosa nel suo cuore gli diceva che era importante così chiese al venditore quanto costava, la cifra purtroppo era molto alta e le sue tasche non erano più piene di quell'oro come una volta.
Certo avrebbe potuto tentare di rubarlo ma non voleva farlo con un oggetto così prezioso che stava a cuore al suo Edward, sentiva che avrebbe voluto ottenere quel bel pezzo di seta donando una parte di se stesso.
Se avesse avuto i soldi quelli sarebbero stati sufficienti, il suo scopo era far capire all'uomo che amava che era disposto al sacrificio, che non voleva più le cose facili o ignorare i problemi, il fatto di non voler rubare quell'oggetto voleva essere un segno simbolico.
Non era più l'uomo che dopo essere fuggito lasciando una misera lettera e portando con sé una parte del suo patrimonio era tornato come se niente fosse, aveva capito che le sue azioni avevano delle conseguenze ma non poteva cavarsela solo rinunciando al suo denaro.
Doveva dimostrare con ogni azione possibile che le sue parole erano sincere e che quando era partito con quella piccola scialuppa non aveva intenzione di tornare facendo finta di niente come con la sua famiglia, il suo scopo era dimostrare di aver capito i suoi sbagli e lo avrebbe fatto.
<< Mi scusi buon uomo io vorrei comprare questo pezzo di seta ma non ho soldi. >>
<< Non potrei guadagnarmelo diversamente? >>

Il padrone della bancarella lo guardò male, considerandolo come un altro di quei poveracci che volevano fare i ricchi senza sporcarsi le mani.
<< Senti ometto io non ho tempo da perdere con gentaglia come voi, questa roba è preziosa e nelle tue sporche mani sarebbe solo rovinata. >>
Stede rimase ferito da quelle parole, si rese conto di come potevano sentirsi tutte quelle povere persone che ogni giorno venivano trattate così, capì molto meglio la reazione che ebbe Edward quando quell'uomo lo aveva chiamato asino, chissà quante altre volte aveva dovuto sopportare ingiurie del genere e forse anche in momenti in cui non si poteva difendere.
Il magone gli strinse la gola a quel pensiero ma non poteva lasciarsi vincere dai sentimenti proprio ora aveva uno scopo e doveva portarlo a termine ad ogni costo.
<< Ha ragione su quello che dice ma questo pezzo di seta è molto importante per me, la prego solo di darmi una possibilità. >>
<< Non le creerò problemi glielo assicuro inoltre qui è pieno di gente dove potrei fuggire? >>

L'uomo che in fondo non era cattivo ma solo indurito dagli anni e dai piccoli furti che aveva subìto si lasciò addolcire da quella persona che sembrava così tanto desiderosa di avere quel semplice pezzo di stoffa.
<< D'accordo puoi restare ad aiutarmi >> disse.
Sul volto di Stede comparve un'emozione di gioia, i suoi occhi brillarono e l'uomo rimase completamente stupito, non aveva mai visto nessuno così felice di dare una mano.
<< Grazie lei è davvero molto gentile! >>
<< Se mi volti le spalle finisci in prigione chiaro? >>
<< Chiarissimo >> e iniziò ad aiutare il mercante con le faccende di cui aveva bisogno.
Diverse ore dopo passarono da quelle parti Olu e Jim che stavano tornando da una locanda dove avevano preso due drink belli freschi per avere un po' di tregua da quel caldo afoso che sembrava aver colpito l'isola da giorni, fu Jim ad accorgersi di Stede, lo fissò con incredulità e poi fece cenno al suo compagno che dovette sbattere le palpebre più volte quando lo vide anche lui, si avvicinarono curiosi di sapere che cosa stesse succedendo.
<< Capo? >>
<< Oh ragazzi! >> Stede li accolse con la sua solita espressione luminosa, sembrava che nulla potesse stancare o affliggere quell'uomo, anche quando si ritrovava in preda allo sconforto riusciva sempre ad uscirne più motivato di prima e niente era in grado di toglierli il sorriso.
<< Come ve la state passando? >> domandò mentre piegava alcuni tessuti con garbo.
<< Noi bene...ma tu? >> rispose Jim sollevando un sopracciglio.
<< Divinamente >> rispose per poi distogliere l'attenzione da loro << signora la prego di non...- >>, si ritrovò con il viso macchiato di un liquido di dubbio gusto e purtroppo anche quelle preziose stoffe erano rovinate.
Il mercante si sarebbe certamente arrabbiato, lo aveva lasciato solo un attimo, e adesso si trovava con la merce rovinata, avrebbe dovuto lavorare molto di più per ripagare quel debito.
<< Mi dispiace non potervi dare l'attenzione che meritate, ma sono un po' occupato >> spiegò.
<< Lo vediamo, ma perché stai qui? >> domandò Olu?
<< Voglio comprare questo pezzo di seta ma non ho i soldi, così sto lavorando per ripagarlo. >>
I due della ciurma rimasero molto colpiti e inteneriti da quella situazione, non sapevano nulla di quel fazzoletto e sul perché Stede fosse così desideroso di comprarlo ma la sola idea che si stesse dando tutta quella pena li fece sorridere e desiderare di poterlo aiutare.
<< Cavolo capitano...se potessi darti qualcosa io, ma ho solo qualche moneta >> disse sentendosi mortificato Olu.
<< Nemmeno se mettessimo insieme i nostri soldi potremmo ottenere qualcosa >> anche Jim mostrò il desiderio di aiutarlo e questo era sufficiente a far sciogliere il cuore del capitano.
<< Oh no ragazzi, vi ringrazio ma non dovete aiutarmi, è una cosa che devo fare da solo. Devo dimostrargli che...bé è una storia lunga. >>
<< Vi prego solo di non dire niente a Edward. >>

<< Certo capitano, siamo bravi a mantenere i segreti >> rispose Olu guardando Jim con un sorrisetto che ricambiò, Stede pure sorrise e presto si salutarono.
Quando il mercante ritornò il pirata dai capelli dorati aveva già venduto parecchie delle merci che però purtroppo non erano abbastanza per ripagare il danno alle tende, ovviamente aveva spiegato la situazione a quel gentile uomo che gli aveva dato il permesso di lavorare, il problema per lui non era aiutarlo ma quanto sarebbero rimasti sull'isola, Edward era imprevedibile e poteva cambiare idea anche all'ultimo secondo.
Barbanera per l'appunto si era ritirato in una piccola taverna, un buco fatiscente frequentato da poveri diavoli che non sapevano dove altro andare e delinquenti, tracannava sorsate d'alcol di pessima qualità come se fosse acqua mentre Izzy lo guardava serio in volto, amava aver risvegliato il Kraken ma odiava quando il
suo capitano si
riduceva in quelle condizioni diventando una specie di spugna vivente, aveva sempre detestato quando si lasciava troppo andare con l'alcol, diventava intrattabile, a volte troppo tenero mentre prendeva pessime decisioni che a lui poi toccava sistemare.
Quante volte si era trovato a chiedergli di smetterla, che quella bottiglia doveva essere l'ultima per la serata ma riceveva in cambio solo un ghigno e una risposta "Izzy tu non sai divertirti."
Altre volte invece soprattutto da quando era successo qualcosa con Bonnet e lui lo aveva indotto a smettere di piangersi addosso e ritornare ad essere la leggenda che era stato un tempo, le sue reazioni erano molto più violente, aveva perso il conto ormai degli oggetti che gli aveva lanciato addosso, bottiglie, stivali, bicchieri, una volta aveva persino rovesciato la scrivania tentando di colpirlo, solo che era finito per caderci lui stesso sopra e a Izzy era toccato il compito di risollevarlo e farlo mettere a letto.
Tutte le volte che accadevano scene simili si ripeteva dentro la sua testa che era un male necessario, e che se per avere Barbanera in tutto il suo splendore doveva sopportare quelle scenate allora lo avrebbe fatto, dentro di sé però c'era una vocina che gli ripeteva che quello non era il Re dei mari di un tempo, era solo l'ombra di ciò che era stato, era un burattino che si muoveva solo perché sollecitato da qualcuno, era l'espressione peggiore del dolore che si manifestava attraverso la feroce rabbia che covava al suo interno.
<< Izzy questa roba fa schifo >> disse Edward posando la bottiglia sul bancone.
<< Purtroppo capo è l'unica cosa che possiamo permetterci per ora >> rispose guardandolo, era girato verso di lui e teneva un braccio appoggiato a quel misero legno imbruttito che fungeva da separé con il resto del locale.
<< Allora cerchiamo di fare meglio >> ringhiò spazzando con un gesto della mano la bottiglia che rotolò fino a rovesciarsi a terra, alcune persone si voltarono sentendo quel frantumarsi di vetro, mentre altre forse abituate a quelle vicissitudini non sussultarono nemmeno, Izzy sospirò pesantemente, conscio di essere di fronte a un'altra delle sue crisi.
"Lo faremmo se tu non fossi così impegnato a perdere tempo con quegli idioti e ti decidessi sul serio a fare il pirata" voleva rispondergli ma era conscio che provocarlo in quel modo non sarebbe servito a ottenere ciò che voleva, lo avrebbe solo fatto arrabbiare di più e forse sarebbe finita con una rissa o un dito in meno.
Se la prima volta che lo aveva mutilato era stato per lui fonte di gioia perché credeva di aver riavuto il suo capitano, una seconda lo avrebbe solo fatto sentire umiliato e privo di qualsiasi forma di potere, sapeva di avere un ascendente su di lui che con il tempo si era però raffreddato fino quasi a scomparire.
Con il ritorno di Barbanera Izzy aveva creduto di essersi ripreso quel piccolo posto che gli spettava nella testa di Edward ma in realtà non c'era più lo spazio per niente, quella mente così geniale era diventata un vortice di confusione che nemmeno il suo stesso padrone riusciva a governare.
<< Ed calmati troveremo tutto quello che...- >>
<< Non dirmi di calmarmi fottuto stronzo >> ringhiò scendendo dallo sgabello e facendolo cadere, lo prese per la camicia strattonandolo malamente.
<< Persino quel bastardo di Bonnet si è dimostrato meglio di te nell'avere un piano! >> sbraitò sentendo un nodo alla gola pronunciando quel nome, Izzy invece si raggelò e l'odio per quell'omuncolo crebbe a vista d'occhio.
<< Cosa vuoi dire? >> domandò tentando di mantenere in equilibrio sia lui che il suo capitano che traballava per l'ubriacatura.
<< Ha detto che le cose non dobbiamo per forza comprarle >> rispose lasciandolo andare, aprì e richiuse le braccia con un sorrisetto idiota sul volto.
<< E sai una cosa Izzy? Ha ragione e tu invece mi parli di trovare un modo, stronzate >> singhiozzò traballando.
<< E' ovvio che mi riferissi...- >> ma il primo ufficiale venne ancora interrotto.
<< Non è ovvio un cazzo! >>
Nel locale era sceso un certo silenzio, guardavano tutti quella scena certi che presto tra quei due sarebbe scoppiata una rissa, in quel momento arrivò il locandiere che era andato in magazzino a prendere alcune cose.
<< Che cosa succede qui? >> domandò attirando su di sé gli sguardi dei due che erano in piedi.
Edward si gelò sul posto quando vide quella figura che assomigliava tanto anzi troppo all'uomo che gli aveva spezzato il cuore, era una copia più alta e muscolosa di Stede, aveva folti capelli biondi, ondulati dietro, occhi di un candido color nocciola e il viso un po' più squadrato, anche la voce era simile, possibile che il mondo ce l'avesse così tanto con lui da ferirlo in ogni posto che andava.
Da quando era scappato dalla marina ogni cosa gli parlava di lui, aveva dovuto liberarsi di tutte le sue cose o quasi per riuscire a staccarsi di dosso quell'immagine che continuava a dargli il tormento sia di giorno che di notte e ora questo, come faceva a smettere di pensare a lui se si trovava la sua copia pronta a ricordargli che Stede esisteva e che lo aveva annientato emotivamente.
Un odio viscerale si espanse all'interno del suo petto riverso contro quell'uomo inconsapevole e privo di colpe, che non sapeva di trovarsi di fronte non solo a Barbanera, ma anche alla sua nemesi che si era risvegliata dal profondo degli abissi, non era giusto incolpare quella persona, prendersela con lui perché non poteva certo conoscere la sua storia, questo gli diceva la voce di Edward nella sua testa, ma quella parte di lui ormai era stata imbavagliata e seppellita ed era diventata solo un eco lontano.
Lo fissava in un silenzio rabbioso respirando a fatica, i suoi polmoni si alzavano e si abbassavano tentando di racimolare più aria possibile, gli occhi erano iniettati di sangue e Izzy non si sarebbe stupito se dalle sue narici fosse uscito del fumo grigio.
<< Tu chi cazzo sei per parlarmi così? Hai idea di chi io sia? >>
<< Non mi interessa sinceramente, questo è il mio locale, chi vuole creare problemi può andarsene >> rispose quello con coraggio senza distogliere mai lo sguardo.
Barbanera rise, una risata quasi isterica e breve, guardò il suo primo ufficiale e disse.
<< Questo qui, ci sta cacciando
Iz...vuole che ce ne andiamo >> e rise di nuovo, Izzy accompagnò la sua risata solo per dargli corda, sapeva che quello era un momento critico e non si sarebbe mai azzardato a impedire al suo capitano di fare qualsiasi cosa volesse.
Sul locale era sceso un profondo silenzio come nebbia che si posa sulle colline, erano tutti in attesa e quelli che avevano più paura non osarono andarsene perché il minimo rumore avrebbe significato la fine, era come una tacita regola e certo nessuno voleva finire tra le vittime di quel pazzo.
"Ed non farlo" la voce di Stede esplose nella sua testa causandogli un profondo dolore, ne aveva abbastanza di lui e dei suoi sciocchi consigli.
<< STA ZITTO BONNET! >>
<< Non puoi dirmi cosa fare! >> ringhiò ma quando si voltò vide solo la figura di Izzy che lo guardava scioccato, allora quella era un'allucinazione, stava diventando pazzo per colpa sua, come una furia prese la rincorsa e si fiondò sull'uomo che stava dietro al bancone saltandolo, voleva mettergli le mani al collo ma quello fu più veloce e riuscì non solo a scostarsi ma anche ad afferrare Edward, bloccarlo e spingerlo con un tonfo sopra al bancone.
Barbanera si dibatteva inferocito e irato da quella costrizione, dall'essere stato battuto e bloccato, ma la cosa che gli faceva più male era che a fare ciò era stato un uomo che assomigliava tanto a quello che amava, gli occhi gli si riempirono di lacrime che però non lasciò libere di scendere.
<< Lasciami! >> si dibatté ma l'altro era più forte, Izzy stava per intervenire quando venne preceduto dal locandiere che lo minacciò pacatamente.
<< Tu stanne fuori o dovrai portare via il suo cadavere, ho una pistola qui sotto. >>

<< Per quanto riguarda te ti informo che qui dentro nessuno ha mai dato problemi, e quelli che lo hanno fatto se ne sono amaramente pentiti. >>
<< Se hai dei disagi che ti affliggono vatteli a risolvere fuori da qui. >>

Gli parlava vicinissimo all'orecchio tenendo il suo corpo massiccio premuto contro il suo, Edward si sentiva a disagio e rabbioso ma la sua volontà di combattere venne spenta mano a mano da quella voce che se pur determinata e dura gli parlava con gentilezza.
<< Ora vi accompagno fuori, siete banditi da questo posto ovviamente, tu comincia ad andare avanti >> disse riferendosi a Izzy mentre legava i polsi di Edward con una corda, giusto per sicurezza e prendeva la pistola, il primo ufficiale fece come gli aveva detto senza fiatare, capiva che non era la situazione giusta per ribellarsi, l'uomo spinse Barbanera sul selciato polveroso, gli riversò un'ultima occhiata che però non era di rabbia come si sarebbe aspettato ma solo di compassione e poi tornò dentro al suo locale.
Izzy liberò il suo capo sempre rimanendo in silenzio, lo osservò alzarsi, non si preoccupava di ripulirsi i vestiti dalla terra che si era appiccicata su di essi, invece il suo pensiero era di prendersela con lui, perché non aveva fatto niente, era stato debole rimanendo a guardare il suo capitano che veniva umiliato da un idiota qualunque che forse proprio l'ultimo arrivato non era.
Rimase sempre zitto mentre subiva quello sfogo, quella rabbia feroce che si abbatteva su di lui, non gli importava di non meritarla, bastava solo che Barbanera rimanesse ciò che era, forse un giorno se sarebbe stato abbastanza fortunato avrebbe potuto vederlo risorgere dalle ceneri, fino a quel momento sapeva che non doveva fiatare, perché era stato lui a risvegliare la belva e non aveva diritto di lamentarsi dei suoi metodi.
<< Torniamo dentro e uccidiamolo! >> sbraitò
<< Edward! >> lo prese per il braccio mettendosi davanti a lui.
<< Non è il caso, se iniziamo a inimicarci tutti poi
non avremo più un posto dove andare. >>
<< Che cazzo Izzy cosa abbiamo fatto fino a ora? >>
<< Non abbiamo ucciso come dei fottuti idioti del cazzo. >>
<< Uccidere la ciurma di una nave non è la stessa cosa di
entrare in ogni bettola e sparare a caso, senza motivo. >>
<< Barbanera sei sempre stato temuto e rispettato ma finirai per
farti detestare, la gente tramerà di ucciderti ad ogni angolo se inizi a comportarti come un pazzo. >>
Edward aveva lo sguardo vuoto mentre ascoltava le sue parole, le sopracciglia corrugate segno che quella brillante mente ponderava le nuove informazioni, il respiro tornò a placarsi e una strana stanchezza lo assalì di colpo.
<< Torniamo alla nave >> disse solo prima di incamminarsi.
Era ormai quasi calata la sera quando i primi mercanti cominciavano a chiudere e svuotare le loro bancarelle per la notte, Stede aveva faticato come un matto per riuscire a vendere più merce preziosa possibile, aveva persino fatto consegne e pulito alcuni recipienti dove venivano smistati i tessuti, ma quello sforzo se pur gli fosse valso parecchio denaro non era abbastanza per ripagare del danno alle tende.
Quelle gli aveva spiegato l'uomo erano il capo più prezioso che aveva ed erano molto rare, come si può immaginare il pirata si sentiva davvero sconfortato, se avesse avuto fortuna avrebbe potuto tornare il giorno dopo e continuare l'impresa, se invece Edward avesse deciso di ripartire lui doveva dire addio a quel bel pezzo di seta rosso.
<< Ragazzo, per oggi hai lavorato abbastanza >> disse il mercante incrociando le braccia.
<< Se potesse tenere aperto un altro po' sono sicuro che...- >>
L'uomo estrasse da un piccolo cassetto quella semplice stoffa preziosa, la porse a Stede sorridendo guadagnandosi un'occhiata confusa da parte di quel giovane che lo aveva aiutato a lavorare.
<< Io...non capisco. >>
<< Te lo sei abbondantemente guadagnato >> spiegò l'uomo ingentilendo i tratti del suo viso.
<< Ma...quelle tende... >>
<< Non so chi sei o perché stai facendo tutto questo per un piccolo fazzoletto che avresti potuto rubare, ma con il tempo in cui sei stato qui ho capito che hai una volontà di ferro e un animo buono. Per questo ti meriti di potertene andare senza più pensare al resto. Non preoccuparti per le tende né per me, so quello che dico e soprattutto quello che faccio, accetta il mio dono. >>
Stede prese delicatamente la seta dalle mani dell'uomo come aveva fatto la prima volta con Edward, nemmeno avesse paura di stracciarla o sporcarla, spiccava il rosso sangue nelle sue mani chiare e in quel momento a lui sembrò di tenere stretto il cuore dell'uomo che amava, deglutì a quel pensiero e ringraziò vivacemente il mercante che gli aveva fatto un così bel dono.
Aveva capito che quel ragazzo dai biondi capelli teneva davvero molto all'oggetto che gli aveva consegnato non voleva fosse costretto a partire avendo fatto tanto lavoro per nulla, in fondo non era stato lui a sporcare la merce ma una signora maleducata e quindi dargli comunque il fazzoletto gli sembrava la cosa più giusta da fare.
<< Grazie, grazie davvero, lei è un buon uomo... >>
<< Spero ti porti fortuna >> disse lui con un sorriso, poi lo osservò allontanarsi, sembrava essere avvolto da una luce dorata tutta sua, come se avesse un sole personale che lo illuminava ovunque andasse, era uno strano ma caro ragazzo ed era entrato nelle grazie di quella persona che all'inizio era sembrata tanto dura con lui.
Intanto Buttons che stava anche lui facendo ritorno alla nave vide un piccolo mercatino dove in un angolo c'erano ammassate gabbie contenenti gabbiani che se ne stavano lì tristi a starnazzare implorando per la libertà.
Alcuni guardavano verso il cielo vedendo che altri volatili come loro erano liberi di volare e mangiare pesce fresco in quantità.
Quella triste visione strinse il cuore di Buttons, gli tornarono in mente il povero Karl e Olivia, immaginò quanto sarebbero stati depressi se costretti a stare rinchiusi in minuscole gabbie invece che sorvolare l'oceano come erano soliti fare.
Decise quindi di dare una lezione a quella gente che stava trattenendo contro la propria volontà quelle creature indifese si avvicinò lentamente e appena i commercianti non guardavano aprì tutte le gabbie, ovviamente i pennuti messi di fronte a quella nuova situazione rimasero un attimo perplessi, allora Buttons prese una delle gabbie e la scosse appena permettendo al prigioniero di volare via, gli altri vedendo la scena seguirono presto l'esempio e in un attimo un gracidio di volatili, e rumori di legni e reti che si scontravano tra loro si espanse nell'aria attirando l'attenzione di tutti.
Naturalmente i proprietari di quella bancarella furono prima sorpresi e poi irati da quella situazione, videro quell'uomo che urlava verso il cielo istigando tutti i gabbiani a volare via.
<< Che cosa fai pazzo!!! Guarda che hai fatto! >> gridò una donna.
Il marito si avvicinò al pirata con fare minaccioso, lo prese per il colletto e urlò.
<< Adesso dovrai ripagarci! >>

Stava per dargli un pugno quando qualcuno lo interruppe.
<< Che cosa sta succedendo? Buttons? >>
<< Ahoy capitano, ho solo liberato dei poveri prigionieri >> spiegò.
<< Quest'idiota ha mandato in fumo i miei guadagni, e adesso deve pagare! >>
Stede proprio non capiva la situazione, fu il suo sottoposto a spiegargli che cosa aveva fatto, ed era molto orgoglioso del suo operato.
<< Va bene, ma non è necessario arrivare alle mani, signori vi ripagheremo del danno subìto. >>
L'uomo lasciò con uno strattone la camicia di quello che secondo lui era solo un povero matto che si divertiva a fare scherzi e rovinare la gente.
<< E come? Non sembrate avere soldi. >>
<< No infatti, ma se avete del lavoro da sbrigare lo faremo volentieri per voi, vero Buttons? >> domandò, lui non sembrava molto convinto ma l'occhiata che gli lanciò il capitano lo convinse a dargli corda.
<< Mia figlia ha una locanda, i camerieri se ne sono andati perché lei non può pagarli >> spiegò la donna che si era appena avvicinata.
<< Le farebbe comodo una mano. >>

<< Volentieri >> rispose Stede, e mentre andavano verso il posto si avvicinò all'altro pirata e parlando a bassa voce disse << la prossima volta se devi liberare qualcuno assicurati di scappare in fretta. >>
<< Sì capitano >> rispose lui convenendo che fosse la cosa giusta da fare.
Sembrava che quel giorno fosse eterno e non finisse mai, aveva lavorato dalla mattina vendendo tessuti e merce di valore, ora gli toccava un turno di chissà quante ore in un locale, non aveva mai dovuto lavorare seriamente in vita sua, o meglio quei lavori umili e faticosi dove bisognava darsi da fare, e non sapeva proprio se ne era portato.
La ragazza che li accolse e a cui i genitori spiegarono la situazione era molto carina, alta, con i capelli arancioni legati in una bella treccia e gli occhi sembravano quasi argentati, erano di un colore davvero particolare.
Spiegò loro cosa c'era da fare e come farlo nel modo migliore per risparmiare tempo, Stede dubitava che sarebbero stati in grado di ricordarsi tutte quelle cose e sperò che non accadessero altri disastri, era ansioso di tornare da Edward e dargli quella seta preziosa che ora stava comoda e al sicuro nella sua tasca.














   
 
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