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Autore: TsukikageShawn    10/09/2022    1 recensioni
Fase 1 - Ambientato dopo la sconfitta di Faker, non tiene contro degli avvenimenti successivi.
Cosa sarebbe successo se Rio si fosse svegliata dal coma come Merag, dimenticandosi la sua vita umana?
Tre anni fa mi sono posta questa domanda, da cui è nata questa fanfiction.
Dopo il Carnevale Mondiale di Duelli, per Yuma e Astral sembra ci sia il via libera per recuperare le carte numero restanti. Ma i bariani tramano nell'ombra per ottenere il loro potere, e il destino ha giocato loro un brutto scherzo facendo ritornare Merag dalla parte opposta. Cosa farà l'ex bariana, tornerà alle sue origini o troverà negli umani la sua nuova famiglia? E soprattutto, come affronteranno questa nuova minaccia Yuma e Astral?
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il segreto della Luna Rossa'
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Capitolo 22

 

«Non è così semplice… Qual è il tuo vero nome?»

Three rimase di sasso per quella domanda improvvisa. Nessuno sapeva che quello non fosse il suo vero nome, a parte la sua famiglia. Thomas, doveva essere stato per forza lui a rivelarglielo.

«Michael Arclight» rispose timidamente.

«Non è così semplice, Michael. Sento come se avessi perso me stessa, non so più chi sono e chi ero prima di tutto questo.»

Il giovane le poggiò una mano sulla spalla e, sorridendo, le disse che prima o poi avrebbe visto la luce che porta alla fine del tunnel.

Nel frattempo Yuma e Rei avevano terminato il duello, con la vittoria del primo. Lo scontro era durato ben dieci turni e, dal sorriso sui loro volti, si evinceva che il divertimento l'aveva fatto da padrone. Il campione corse verso Merag per trascinarla insieme al rosa dagli altri.

«Three lui è Rei, il mio nuovo amico.»

Rei porse la mano a Michael, che la strinse sorridendo. Rio, invece, ne aveva già abbastanza dell'ottimismo esagerato di Vector e iniziò a pensare una scusa per andarsene.

«Dove è Ryoga?» chiese poco dopo, notando la sua assenza.

«Ha ricevuto una chiamata durante il duello ed è andato via a piedi. Ti ha lasciato le chiavi della moto» rispose Tori facendole tintinnare.

«Certo che è proprio fissato» disse prendendo il portachiavi a forma di squalo, «non so guidare, come torno a casa? Il complesso è dall'altra parte della città.»

«Io ho la patente» rispose Rei senza pensarci.

Si morse il labbro, maledicendosi mentalmente per la stupidità delle sue parole. Aveva imparato a guidare in Francia nel suo breve soggiorno, usando la magia per velocizzare la pratica e ottenere il documento, su cui risultava maggiorenne. Ma ai suoi nuovi amici aveva detto di essere loro coetaneo, un errore del genere non doveva più ripeterlo.

«Rei quindi sei più grande di noi? La patente per la moto si può avere dai quattordici anni, qui ad Heartland» disse Casswell sorpreso.

Annuì rasserenandosi, per sua fortuna nessuno di loro conosceva le leggi della Francia. O almeno così credeva.

«Sei fortunata Rio, Rei abita nel grattacielo di fronte al tuo» aggiunse Yuma.

«Perfetto, allora mi puoi accompagnare. Ho un appuntamento con una persona, mi sta aiutando con i problemi di memoria.»

«Certo.»

I due ragazzi salutarono il gruppo di amici e sfrecciarono via con la moto. Durante il tragitto, Vector discuteva nella sua mente un modo con Ombra per incantare la ragazza, proprio come aveva fatto con Patrishka nelle Rovine Maledette. Sarebbe stato un ottimo piano, se dietro di lui ci fosse stata veramente un'umana. Entrambi erano completamente ignari della presenza di Merag e la sua influenza magica, che le stava provocando problemi fisici.

Una volta arrivati nel parcheggio, Vector approfittò del luogo isolato per passare all'azione. La guardò fissa negli occhi, aspettando che la magia facesse il resto. Ma con sua sorpresa e quella di Ombra, non successe assolutamente niente.

«Perché mi guardi in quel modo, c'è qualcosa che vuoi dirmi?»

«No… Ecco, veramente faccio un sogno ricorrente su di te» rispose colto alla sprovvista.

«Davvero? Ti ho appena conosciuto.»

«È una cosa strana, ci sei tu che mi chiedi di trovarti e poi vedo la torre di Heartland. Yuma pensa sia una premonizione.»

«Fidati, da quando sono sveglia ho sentito di peggio. Allora ci vediamo in giro.»

Rio prese il portachiavi dalle mani di Rei e si allontanò a passo svelto, senza guardarsi indietro. Quel ragazzo non era più il Vector che conosceva, o forse era lei ad essere cambiata in tutti quegli anni di lontananza dal pianeta rosso e gli imperatori. Svoltò un angolo e si ritrovò una mano sulla spalla, che la fece saltare come una cavalletta.

«Ti ho detto che non devi comparire all'improvviso!»

«Scusami, non ti vedevo arrivare e mi sono preoccupata» rispose Jessica mortificata.

Una volta nel salotto dell'astrale, Merag raccontò la mattinata appena trascorsa, stressante come le altre, camminando avanti e indietro con le mani nei capelli.

«Tesoro tu hai bisogno di scopare, il sesso risolve tutto1

«E dove lo trovo un uomo o donna che mi soddisfi? Però, ora che ci penso, un certo pensierino l'ho fatto su di te quando eri nel mio letto» rispose maliziosamente.

«Oh no, tua zia mi terrorizza e poi mi piacciono gli uomini. Anche se te mi fai uno strano effetto… Non guardarmi in quel modo così seducente.»

Jessica si coprì il volto che faticava a distinguersi tra i suoi capelli ramati, scuotendosi energicamente e mugugnando parole incomprensibili. Merag si avvicinò lentamente e attaccò improvvisamente dall'alto, saltandole addosso. In quel frangente il bracciale di astralite si sfilò dal suo braccio, cadendo su un cuscino. L'astrale si ritrovò stesa con la bariana seduta su di lei, che la guardava ridendo.

«Certo che sai proprio come farmi tornare su di morale. Tranquilla, non faccio niente senza il tuo consenso.»

«I tuoi capelli sono bianchi.»

Merag smise di ridere ed alzò gli occhi al cielo, notando una nuvoletta sulla sua testa fioccare.

«Adoro la neve!» esclamò eccitata.

Corse allegramente per la stanza, imbiancando il salotto. In seguito si tuffò in un cumulo di neve e rotolò sul pavimento. Ad occhi chiusi, iniziò a disegnare un angelo con il corpo, usanza che aveva imparato in una sua passata visita sulla Terra.

 

La neve fioccava dolcemente sui suoi capelli. Camminava verso la fermata dell'autobus, avvolta in un maglioncino di lana arancione e dei pantaloni larghi. Ai piedi un paio di stivali bassi che lasciavano delle graziose orme sull'asfalto bianco. Si sedette sulla panca della fermata dell'autobus al coperto per aspettare l'ultima corsa di quella sera. Il vento prese potenza in un paio di minuti e si scatenò una bufera.

«Posso?» domandò un ragazzo sbucato dal nulla indicando il posto.

«Prego.»

Lo sconosciuto si accomodò, sistemandosi il cappotto di pelliccia e il cappello con il pon pon, spazzando via la neve e lanciando occhiate furtive alla sua vicina. Non riusciva a capacitarsi della sua naturalezza e indifferenza alle condizioni atmosferiche avverse, e allo stesso tempo era rimasto colpito dal suo viso serafico.

«Scusi non ha freddo?» domandò prendendo coraggio.

«No, sono affine a questo clima.»

«Mai sentita una cosa del genere in vita mia.»

«C'è sempre la prima volta» concluse Rio sorridendo.

I loro sguardi si incrociarono per pochi secondi, lo sconosciuto notò una scintilla brillare nei suoi occhi rossi. Il suo sorriso gli scaldò il cuore più di quanto stesse facendo il cappotto e un lieve rossore gli colorò le guance. Senza rendersene conto, il fulmine invisibile dell'amore lo aveva preso in pieno.

«Sembra che il bus sia in ritardo» disse la ragazza controllando l'orologio.

«Probabilmente deve essere stato colto di sorpresa dalla tempesta.»

«Arrivederci allora.»

Rio si insinuò nella bufera come se niente fosse, e lo sconosciuto la seguì istintivamente. Voleva conoscerla, c'era qualcosa in lei che l'attraeva oltre all'alone di mistero che emanava. Sentiva dentro di sé che quella ragazza non l'aveva incontrata per caso ed era come se lei gli avesse già fatto battere il cuore in precedenza.

«Le dispiace?» domandò speranzoso.

«Mi farebbe piacere un po' di compagnia, ma non si metta in testa strane idee.»

«È una donna davvero interessante e io sono un uomo davvero fortunato.»

«Mi chiamo Rio e di certo non sono una donna, ho solo quattordici anni.»

«Se per questo neanche io sono un uomo. Mi chiamo Thomas e ho diciassette anni appena compiuti, siamo coetanei più o meno.»

«Questo mi solleva un po', la tua altezza è fuorviante.»

«Anche la tua bellezza, milady.»

Thomas prese la mano di Rio e la baciò. La ragazza arrossì ed accennò un sorriso. Per tutto il tragitto conversarono allegramente; il giovane aveva accompagnato la sua nuova amica fino al complesso residenziale VIP, dove si erano scattati una fotografia e scambiati i numeri di telefono prima di salutarsi.

 

Merag sbattè le palpebre, si trovava nuovamente stesa sul pavimento del salotto. Jessica la guardava preoccupata, stringendole il polso per sentire i suoi parametri vitali.

«Come ti senti? Ti sei paralizzata per qualche minuto.»

«Ho ricordato la sera in cui ho conosciuto Thomas. Il mio cuore batte come un terremoto.»

L'astrale si chinò e poggiò l'orecchio sul petto dell'amica, sorridendo.

«Te l'avevo detto, emozioni positive.»

«Hai ragione, non voglio passare i miei possibili ultimi mesi di vita a crogiolarmi.»

Rio prese un pugno di neve e lo schiaffò in faccia all'amica, iniziando una battaglia. Dopo aver stracciato la sua avversaria, mandò un messaggio alla zia dicendo che sarebbe rimasta tutto il giorno a casa di Jessica. Pranzarono insieme, in seguito l'astrale fece altri test sulla bariana e i suoi poteri. Anche quella notte Merag non fece incubi, decisa più che mai ad affrontare a testa alta cosa le avrebbe riservato il domani - e a farsi piacere la Terra e i suoi abitanti.

 

 

 

 

 

Capitolo 22 - Ventidue capitoli per capirlo, Merag sei molto sveglia

 

- Awakening arc / Arco del risveglio

   
 
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