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Autore: Queen_kitsunebi    10/09/2022    0 recensioni
Quando era iniziata? Chuuya non lo ricordava con certezza, erano degli stupidi adolescenti che si erano odiati dal loro primo incontro, passando il tempo ad insultarsi… ma quell’odio ben presto si trasformò in qualcos’altro. Qualcosa che Chuuya nemmeno oggi riusciva a capire con chiarezza. Chuuya, all’alba dei suoi trent’anni, avrebbe voluto provarla quella tanto “noiosa” stabilità, ma con Dazai sembrava impossibile, un'utopia. Solo nel pensarlo si sentì ridicolo.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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In questo universo alternativo Dazai ha scalato i ranghi della Port Mafia, fino a soppiantare Mori come boss, Odasaku è in vita ma ha lasciato la Port Mafia, rimanendo in amicizia con Dazai. Chuuya è diventato il braccio destro di Osamu. Dazai e Chuuya hanno raggiunto i 29 anni e
Chuuya non è più cresciuto di un centimetro..


 
Capitolo 1 – San Valentino è una festa idiota
 


Quando era iniziata? Chuuya non lo ricordava con certezza, erano degli stupidi adolescenti che si erano odiati dal loro primo incontro, passando il tempo ad insultarsi… ma quell’odio ben presto si trasformò in qualcos’altro. Qualcosa che Chuuya nemmeno oggi, a quasi trent’anni, riusciva a capire con chiarezza. Tutto iniziò a diciotto anni, da quella maledetta missione sotto copertura, Chuuya non l’avrebbe mai dimenticata, fu forse una delle più umilianti della sua vita… costretto a travestirsi da donna e a partecipare ad uno stupido ballo in maschera. Kouyou fu al settimo cielo quando venne a sapere che doveva agghindare Chuuya, questi divenne praticamente la sua bambola. Ovviamente Dazai era vestito con uno smoking nero molto elegante, Chuuya si ritrovò con delle calze da donna, un vestito di seta rosso e persino il trucco sul viso… ma era entrato da poco nella Port Mafia e non poteva rifiutare missioni importanti. Maledetto Dazai, quella missione fu un successo e proprio da quella notte tutto cambiò fra i due nuovi pupilli della Port Mafia, ma questa è un’altra storia.

Da allora il rapporto fra Dazai e Chuuya fu oltremodo complicato, tra un pugno e un bacio il loro odio si trasformò in una passione che travolse i due cogliendoli completamente impreparati, inizialmente fu solo sesso, ma entrambi sapevano che c’era dell’altro… tuttavia non l’avevano mai ammesso nemmeno a sé stessi. Evitavano volontariamente di parlare di quello che succedeva fra di loro, facendo finta che non esistesse, così era più facile. Andò avanti così per molto tempo, era un continuo tira e molla che esasperò persino il povero Akutagawa, un momento non si parlavano per settimane, l’altro tornavano affiatati come se nulla fosse accaduto. Dazai era indecifrabile, lo era sempre stato, Chuuya non sapeva mai cosa gli passasse per la testa quando giaceva accanto a lui sul letto matrimoniale della sua camera dopo una notte insieme. A cosa pensava? Al lavoro? A loro due? Eppure Chuuya era stato l’unico a vedere cosa c’era sotto tutte quelle bende, l’unico a vedere alcune espressioni che non mostrava mai agli altri sottoposti della Port Mafia. Entrambi conoscevano le parti più intime dell’altro, sia fisicamente sia caratterialmente, ma erano incapaci di comunicare tra loro. Questa incapacità li portò ad una situazione di stallo in cui riuscivano a comunicare solo tramite ironia, insulti, frasi sconclusionate e conversazioni legate solamente al lavoro… nient’altro. Quando volevano stare insieme, uno dei due si presentava a casa dell’altro senza dire una parola, cenavano con qualcosa di veloce e il buon vino amato da Chuuya per poi andare a letto, dormire insieme, risvegliarsi uno accanto all’altro, rivestirsi e tornare alla solita routine.
Continuò così per anni…  tanti anni, così tanti che divennero una vita intera.
 
[ *** ]
Yokohama, San Valentino
 
Chuuya aveva sempre odiato il giorno di San Valentino, tralasciando il fatto che fosse una ricorrenza storicamente ridicola, ma passeggiare quel giorno in centro città era una vera e propria tortura. Era una giornata soleggiata e Chuuya si faceva largo tra un marasma di coppiette che si dicevano quanto si amassero in un modo così smielato da far salire il voltastomaco, però… in realtà un po’ li invidiava. Quelle persone vivevano con serenità i loro sentimenti, non avevano paura di confrontarsi, di confessarsi, erano (perlopiù) rapporti sani e Chuuya, all’alba dei suoi trent’anni, avrebbe voluto provarla quella tanto “noiosa” stabilità. Ma nella sua vita, sin da ragazzino, si erano susseguiti solo scontri e lotte all’ultimo sangue, non che non le amasse, adorava combattere… ma la situazione sentimentale era una sfera a sé stante. Lavoro e vita privata erano due facce della stessa medaglia, se nel lavoro non poteva mai sapere a cosa sarebbe andato incontro, almeno nella vita privata desiderava qualche certezza. Anni fa non avrebbe mai e poi mai pensato di poter avere questi pensieri, viveva alla giornata, ma con l’età adulta era più che normale farsi qualche pensiero sul futuro. “Se aspetto che Dazai mi dia qualche certezza, allora posso far prima a crepare, anzi, probabilmente si ammazzerebbe lui” pensò Chuuya guardando distrattamente qualche vetrina. C’erano tante cose che Dazai non sapeva di Chuuya, come il fatto che fosse un ottimo e intonato cantante o che avesse imparato a fare dei dolci leggendo un libro di ricette attentamente nascosto all’interno di un cassetto lucchettato, messo insieme ad altri fogli dove scrisse i testi di alcune canzoni che aveva inventato nel corso degli anni. Quasi una vita insieme e Chuuya aveva ancora paura a rivelare tutta quella parte di sé stesso, sempre intento a mantenere alto il rispetto dei suoi sottoposti, come se un dirigente della Mafia non fosse autorizzato ad amare l’arte culinaria o il canto. Specie se si trattava del braccio destro di Dazai, la cui fama di uomo violento e calcolatore superava quella di Arahabaki.
Tutti questi pensieri affollavano la mente inquieta di Chuuya, i cui capelli aranciati erano ormai arrivati ben sotto le spalle, aumentando di volume. La vetrina di quella pasticceria era decisamente invitante: una serie di cioccolatini e torte elaborate sfilavano davanti ai suoi occhi, ce n’era una in particolare, era a forma di cuore fatta con cioccolato fondente per il 70%, decorata da della crema con sopra more, mirtilli e fragole.

«Chuuya?»
Nakahara trasalì, riconoscendo quella voce dietro di sé. Dazai.
«Che cazzo ci fai qui!? Non eri in riunione?» esclamò imbarazzato Chuuya, l’ultima cosa che voleva era essere riconosciuto da Dazai mentre osservava le vetrine di San Valentino. Dazai, nel suo cappotto nero, assunse un’espressione indecifrabile, ma sembrava decisamente divertito.
«Potrei farti la stessa domanda, Chuuya-kun, la mia riunione è finita prima del previsto, a casa non era rimasto molto da mangiare così sono venuto in centro.. non sapevo amassi i dolcetti a forma di cuore, me ne stai prendendo un po’? Che pensiero dolce, Chuuuya~» cantilenò Dazai con quella sua solita voce irritante. Chuuya digrignò i denti, come suo solito.
«Se ti prendessi davvero dei cioccolatini, sarebbero avvelenati. Mi hanno chiamato e mi sono fermato qui, non devo mica giustificarmi!» esclamò Chuuya innervosito.
«Tu devi sempre giustificarti con me, Chuuya.» rispose serio Dazai, già perché con il passare degli anni, anche se non l’avrebbe mai ammesso, Dazai era diventato piuttosto.. geloso.
«Forse devo prendere qualcosa a Tachihara.» disse distrattamente Chuuya, provocandolo volutamente. Tutti sapevano che Tachihara avesse una cotta storica per Chuuya, ma non era mai andata avanti. Ecco ricomparire l’espressione indecifrabile di Dazai, anche se gli leggeva negli occhi quanto fosse rimasto irritato da quella frase. «Chuuya-kun, vuoi infastidirmi proprio a San Valentino? E io che pensavo di passare da te stasera.» rispose il boss della Port Mafia avvicinandosi di qualche passo: Dazai non era cambiato molto negli anni, il suo viso era decisamente più maturo di quello di un tempo, aveva messo su giusto qualche muscolo, ma in fondo non era tanto diverso dal Dazai di dieci anni fa.
«Ti è mai importato davvero qualcosa di San Valentino? Noi non siamo una coppia, lo puntualizzi sempre, giusto? E allora non passare stasera.» rispose Chuuya incrociando le braccia, mentre Dazai si mise a ridere, cosa che irritò ancora di più il rosso. «Che cazzo hai da ridere, spreco di bende?!»
«Leggo frustrazione nella tua voce, Chuuya~. Vorresti davvero festeggiare San Valentino, vero? Magari in un ristorante e scambiandoci dei cioccolati a forma di cuore, non credevo potessi essere così patetico.»
“Lo sto ferendo, di nuovo...” pensò Dazai mentre pronunciava quelle parole, si odiò a morte, ma come al solito non riusciva a comportarsi in modo normale con lui.
Ecco ricomparire quell’espressione sul volto di Chuuya, uno sguardo che Dazai conosceva bene: rabbia mista a delusione. L’aveva sempre quando Dazai feriva i suoi sentimenti, e no, non ci trovava niente di male a voler festeggiare una stupidissima e inutile festa solo per il gusto di stare insieme e scofanarsi confezioni intere di cioccolato, ma… questo avrebbe significato troppe cose per loro, Dazai era il boss di una fottuta organizzazione criminale, non poteva permettersi di lasciarsi andare. Perché Chuuya doveva sempre complicare le cose? Non potevano continuare a fare come avevano sempre fatto? Perché pretendere di più? A cosa poteva servire?!
Chuuya non disse una parola, abbassò lo sguardo e si allontanò, Dazai lo seguì mentre una forte rabbia cresceva in lui e nel suo sguardo. «Non metterti strane idee in testa Chuuya, non ci metto molto a trovare qualcun altro con cui passare le notti.» “Che cazzo sto dicendo?!” si ripeté nella mente Dazai in preda alla confusione, non sapendo nemmeno lui cosa provasse. Beh, quello era stato il colpo di grazia per Chuuya. Il rosso si girò e aveva uno sguardo che non gli aveva mai visto prima, poteva quasi intravedere i suoi occhi lucidi tra quella montagna di capelli aranciata.
Dazai si sentì sprofondare.

«Vaffanculo, Dazai! Scopati chi ti pare!» urlò, attirando l’attenzione di alcuni passanti, per poi correre via.
Dazai non si mosse, si sentiva smarrito, confuso, non sapeva perché avesse detto quelle cose… non le pensava davvero. Essere il boss della Port Mafia sembrava aver divorato quella poca umanità che era sopita in lui.
Chuuya era l’unico che riusciva a renderlo ancora umano, e lui non faceva altro che allontanarlo, ferirlo. Perché ferire, sia con le mani che con le parole, sembrava l’unica cosa di cui fosse capace.


- Angolo autrice - 

Innanzitutto grazie a chiunque sia passato a leggere, è la mia primissima pubblicazione su questo sito, anche se scrivo per conto mio da tanti anni. La storia è stata scritta abbastanza di getto e ho già in mente come finirà, non sarà particolarmente lunga. Perdonate eventuali errori e grazie a chiunque volesse recensire!
   
 
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