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Autore: Stillathogwarts    10/09/2022    1 recensioni
“Hai idea di cosa mi hai fatto?” sussurrò Draco e il suo respiro le arrivò dritto in viso, caldo. “Ti sei mai chiesta come sia stato per me, dopo quel bacio che non sono riuscito ad impedirmi di darti, nella Stanza delle Necessità? Quando anche l’ultimo brandello di certezza che avevo nella mia vita è andato in fumo e ho capito che non sarei mai più riuscito a starti lontano e che non avevo alcuna speranza di poterti avere veramente?”
DRAMIONE
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Disclaimer: i personaggi e il mondo di Harry Potter in generale non mi appartengono. La fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
Him & I




 
Quando quella assurda situazione era iniziata, circa a metà del suo ultimo anno a Hogwarts dopo la fine della guerra, Hermione aveva imposto a sé stessa di mantenere basse le aspettative, di non lasciarsi mai andare completamente e, soprattutto, di non farsi alcun film mentale sul futuro.
‘È solo fino alla fine della scuola. Non significa niente.’
Se l'era ripetuto circa ottanta volte al giorno, per mesi, finché non le era entrato in testa in maniera permanente.
Solo che, con sua enorme sorpresa, il conseguimento dei M.A.G.O. e la fine della sua permanenza a Hogwarts non avevano coinciso con la dissolvenza di quella situazione.
Quasi quattro anni dopo, Hermione ci era ancora dentro fino al collo.
Fin dal primo momento, andare a letto con Draco Malfoy aveva richiesto un notevole impiego di energie per far sì che la sua mente accettasse e riconoscesse quello che effettivamente stava facendo, ovvero rotolarsi nelle lenzuola con il suo rivale storico, regalarsi a vicenda una quantità non definibile di strabilianti orgasmi durante la notte, per poi tornare ad ignorarsi nella vita quotidiana.
Niente legami, niente emozioni.
Niente esclusiva.
Una valvola di sfogo.
Era stato il loro patto fin dalla sera in cui, prima di partire per le vacanze di Natale, si erano ritrovati entrambi nella Stanza delle Necessità e nel bel mezzo di una litigata, - perché non avevano mai smesso di litigare, ne avevano solo cambiato le modalità e il tipo di insulti utilizzati -, era apparso il vischio magico sopra di loro.
Hermione era stata sul punto di correre via terrorizzata e disgustata dall'audacia della Stanza, ma poi Draco le aveva afferrato il volto con entrambe le mani e l'aveva baciata, privandola di ogni possibilità di fuga.
"Non hai idea di quanto mi ecciti litigare con te, Granger."
Dieci minuti dopo lo stavano facendo rudemente contro una parete, ignorando bellamente il comodo letto matrimoniale che la Stanza aveva fatto apparire per loro, mentre Hermione si domandava se quelle mura avessero mai udito suoni tanto osceni prima.
"Questo resta qui dentro."
La voce di Draco era venuta fuori con una nota definitiva e una punta di avvertimento.
Hermione, in quel momento, aveva pensato che fosse totalmente inutile da parte sua intimarle di non dirlo a nessuno, perché lei era la prima a non volere che si sapesse in giro che aveva aperto le gambe per quel maledetto furetto platinato.
E che le era pure piaciuto.
Per tutte le vacanze natalizie non aveva fatto altro che tentare di rimuovere il ricordo di quella notte, la sensazione delle sue mani sul suo corpo, con quel maledetto anello freddo che la faceva sussultare quando entrava in contatto con determinate aree della sua pelle, il sapore delle sue labbra sulle sue, della sua lingua che sbatteva con violenza contro la propria mentre si rincorrevano lascivamente in un gioco di potere che nessuno dei due avrebbe vinto.
E per un breve momento, Hermione aveva pensato di essere riuscita a lasciarsi alle spalle l’accaduto, peccato che la prima cosa che Draco Malfoy aveva fatto al rientro delle vacanze era stato mandarle una nota breve, ma estremamente eloquente.
Stanza delle Necessità.
Stasera.
Non si era neanche preso la briga di firmarlo, l’idiota.
E a che pro? I suoi occhi grigio ghiaccio erano puntati su di lei, mentre lo apriva e lo leggeva con dita tremanti, valutando la sua reazione. E anche se non fosse stato presente al momento della lettura, sarebbe stato palese da chi provenisse; il riferimento era troppo limpido e quella scrittura elegante troppo rivelatoria.
Hermione aveva tutta l'intenzione di ignorare la missiva e dargli buca, ma il ricordo del loro ultimo incontro era ancora troppo vivido nella sua mente e faceva sembrare quella richiesta più una promessa invitante che un oltraggio indisponente.
E così, verso le nove di sera, i suoi piedi avevano iniziato a muoversi da soli, conducendola nel corridoio del settimo piano, dove sapeva che il biondino la stava aspettando.
"Questa è l’ultima volta."
Era stata l'unica cosa che le aveva detto, prima di afferrarla, sbatterla contro il muro e baciarla con un ardore tale da far temere a Hermione un'evocazione accidentale di Ardemonio.
Ma non era andata così e quello non era stato il loro ultimo incontro, né tanto meno la loro ultima scopata.
Draco aveva ripetuto quella frase per le successive dieci volte in cui si erano visti e poi, di punto in bianco, aveva smesso di farlo.
Hermione era certa che si fosse finalmente reso conto di quanto fosse stupido ribadire quella precisazione se poi, puntualmente, doveva mandarle una nota un paio di giorni dopo, chiedendole di rivedersi; soprattutto quando era sempre lui a cercarla per primo.
Avevano continuato ad andare a letto insieme per tutto il resto dell'anno scolastico.
Il patto, però, non era mai cambiato.
Né qualcuno era mai stato informato di quello che stavano facendo.
‘È solo fino alla fine dell’anno scolastico.’
Hermione lo aveva dato per scontato e non aveva mai pensato che ci fosse alcun bisogno di specificare oltre.
La loro ultima notte a Hogwarts era stata la più focosa di sempre.
Draco l’aveva divorata come non aveva mai fatto prima, toccandola e stringendola come se quella fosse la sua ultima possibilità di farlo… Come se gli importasse qualcosa di lei o come se quello che avevano significasse veramente qualcosa per lui.
Effettivamente, si era ritrovata a pensare la ragazza una volta tornata nel suo letto, quella era stata la loro ultima volta.
Un gran finale per una grandissima situazione di merda che probabilmente entrambi si sarebbero portati nella tomba come uno schifosissimo segreto di cui vergognarsi, senza mai rivelare niente a nessuno.
Poi, però, l'ultimo giorno di scuola, poco prima di lasciare il castello per sempre, aveva ricevuto una nota che l'aveva completamente destabilizzata.
Black Palace, East London.
Domani.
In allegato c’era una foto magica dello stabilimento, che aveva subito capito servisse a passarle il testimone di un Incanto Fidelius o di qualche altro tipo di protezione che sicuramente vigeva sul luogo.
Hermione aveva riletto quella nota forse mille volte, sbattendo le palpebre, totalmente spiazzata.
Non doveva rimanere tutto nella Stanza delle Necessità?
 *
Dopo averci riflettuto sopra per tutto il viaggio, - che aveva trascorso disperata, con la fronte poggiata contro il finestrino dello scompartimento del treno di ritorno a casa, ad interrogarsi su come procedere -, aveva deciso che non si sarebbe presentata e che la sua assenza sarebbe stata una risposta abbastanza eloquente da chiarire la sua posizione sulla questione.
Se non fosse stato per il fatto che, esattamente come la sera al ritorno dalle vacanze, i suoi piedi avevano agito di propria volontà e l'avevano portata davanti al cancello dell'enorme palazzo che il biondino aveva probabilmente ereditato dalla parte materna della sua famiglia, in quanto ultimo discendente della famiglia dei Black.
Ringraziandolo mentalmente per non aver scelto Malfoy Manor come location per quell’incontro, aveva tratto un respiro profondo ed era entrata nell’imponente stabilimento senza incontrare alcun ostacolo.
Se n'era andata subito dopo aver scopato su un tavolo probabilmente di legno pregiato, senza dire una parola e sorridendo all'idea che i vecchi proprietari sarebbero stati inorriditi anche solo al pensiero di una sveltina su un mobile di tale valore, figurarsi a sapere che era stata fatta con una Nata Babbana.
Draco non aveva detto niente e non aveva neanche provato a fermarla, ma tre giorni dopo le aveva mandato un altro gufo.
Avevano continuato a vedersi per sei mesi, senza mai parlarsi, senza mai restare insieme dopo.
Quando Ron l'aveva invitata a cena, dicendole che per lui il tempo che avevano deciso di prendersi per capire cosa volessero veramente dalla vita era ormai sufficiente per prendere una decisione finale, Hermione aveva interrotto bruscamente le sue visite al biondino.
Draco non le aveva mandato alcun gufo dopo la sua prima risposta mancata, probabilmente perché gli articoli del Profeta riguardo alla Golden Couple, come erano stati definiti dalla stampa, erano esplicativi abbastanza da non richiedere ulteriori spiegazioni, delle quali comunque al biondino non sarebbe importato assolutamente niente.
Draco era rimasto silente finché la notizia della loro rottura, sei mesi dopo, non aveva raggiunto le prime pagine di tutti i giornali del mondo magico e Hermione si era vista planare un grosso gufo sul davanzale della finestra, che stringeva tra le zampe un biglietto dalle fattezze estremamente familiari.
Non le aveva chiesto niente della sua relazione con Ron quando si erano rivisti a Black Palace.
E lei non gli aveva mai spiegato nulla, anche perché non credeva gli importasse o facesse alcuna differenza per lui, oltre al fatto che non gli dovesse nulla dal momento che non erano mai stati insieme.
La verità era che ne era contenta, perché l'idea di dirgli che il sesso con lui aveva fatto sembrare la sua vita sessuale con Ron un'accozzaglia di movimenti impacciati, casuali e imbarazzanti, le faceva accapponare la pelle.
Hermione sapeva che era la sua familiarità eccessiva con il rosso ad aver avuto un impatto rovinoso sulla loro relazione, togliendo tutto il gusto di scoprirsi, conoscersi e intrigarsi giorno dopo giorno, ma una parte di lei non riusciva a fare a meno di incolpare Draco Malfoy per la rapidità con cui aveva ammesso a sé stessa che lei e Ron non erano un buon match romanticamente parlando.
Quando ne aveva parlato con il rosso, era venuto fuori che essere una coppia non era sembrata la cosa giusta a nessuno dei due, nonostante all’inizio entrambi fossero fermamente convinti di essere fatti per stare insieme.
La situazione incresciosa con Draco Malfoy era ripresa come se non si fosse mai interrotta affatto, con un’unica differenza, ovvero che dopo quel terzo ‘primo incontro’, Hermione aveva iniziato a chiamare Draco a sua volta.
Non l'aveva mai invitato nel suo appartamento, però; aveva bisogno della libertà di poter scappare, anche se in cuor suo sapeva che Draco se ne sarebbe andato subito dopo, esattamente come faceva lei.
Nessuno dei due sapeva cosa facesse l'altro, se nel frattempo si vedessero occasionalmente con altre persone, e nessuno dei due chiedeva mai niente.
Si mandavano note per accordarsi, si vedevano, facevano sesso e poi andavano ognuno per la propria strada.
Era la loro routine consolidata.
Hermione pensava che fosse un buon compromesso, uno che le consentiva perfettamente di concentrarsi sulla sua carriera senza distrazioni inutili e al contempo di non rinunciare ai vantaggi che una relazione avrebbe potuto portare.
Sospettava che per Draco avesse un’utilità simile.
Lui, ovviamente, non lavorava, ma Hermione sapeva che prima o poi avrebbe dovuto prendere moglie, per cui era abbastanza certa che il biondino usasse quel loro patto per intrattenersi finché non avrebbe trovato la persona giusta, evitando di fare scelte affrettate a causa degli ormoni.
Funzionava bene per entrambi quel loro muto accordo.
D’altronde, non era problematico usarsi a vicenda in quel modo se entrambi erano sulla stessa lunghezza d'onda, no?
Tre anni dopo l'inizio di quella storia, Hermione aveva ormai una carriera consolidata.
La sua scalata al Ministero era stata gloriosa e rapida; poteva dirsi soddisfatta di sé, sebbene non avesse ancora raggiunto la vetta della lista delle sue ambizioni.
Dopo il matrimonio di Harry e Ginny, però, qualcosa era scattato dentro di lei.
Aveva iniziato a volere altro, a volere di più dalla sua vita amorosa.
Non era più una ragazzina e tutti i suoi amici erano impegnati in relazioni serie e durature.
“Dovresti davvero iniziare a vedere qualcuno, Mione” le aveva consigliato Ginny una sera. “A meno che tu non stia sola perché è quello che vuoi, questo è ovvio. Ma forse frequentare qualcuno potrebbe farti bene, non credi?”
Hermione alla fine aveva dovuto darle ragione.
Era vero, lei comunque non era stata ferma sessualmente parlando, non che nessuno dei suoi amici ne avesse la minima idea, ma quello a cui si riferiva la rossa era tutto un altro affare.
Le mancava avere qualcosa di stabile.
Il suo accordo con Draco iniziava ad andarle stretto e allora aveva smesso di chiamarlo, anche se continuava a presentarsi quando era lui a mandarle dei gufi.
Se per le prime settimane Draco si era mantenuto sulle sue tempistiche usuali, forse convinto che a un certo punto avrebbe ricevuto un biglietto da parte sua, un mese dopo la totale assenza di gufi da parte di Hermione, aveva iniziato a chiamarla più spesso e ad essere più possessivo nel modo in cui la toccava.
Ma non diceva mai niente.
Non la fermava mai quando andava via.
Il patto non era cambiato nel frattempo e nessuno dei due sembrava intenzionato a mettere in discussione la questione.
Due mesi dopo, all’improvviso, Draco aveva iniziato a parlarle.
Hermione si stava rivestendo dopo la loro ennesima scopata senza sentimento e stava per dirigersi verso la porta, in modo da lasciare Black Palace e raggiungere le sue amiche che la stavano aspettando al pub in cui erano solite trascorrere i fine settimana, quando lo aveva sentito sussurrare un flebile "mi dispiace."
Si era arrestata immediatamente, poi si era voltata e lo aveva guardato perplessa come non mai.
Lui aveva fatto dardeggiare i suoi occhi argentei in quelli di lei, indecifrabili come al solito.
"Non ti ho mai detto che mi dispiace per tutto il male che ho fatto."
Totalmente spiazzata da quell'uscita inaspettata e dopo tre anni di rapporti sessuali occasionali, - anche se Hermione non era sicura di poterli definire tali, perché il termine ‘occasionale’ implicava incontri sporadici, casuali e soprattutto non con la stessa persona -, lei aveva solo annuito ed era rimasta impalata a guardarlo sconvolta per qualche secondo in più del necessario.
Non sapendo cosa dire, né cosa fare, Hermione alla fine se n'era andata.
La volta dopo, Draco l'aveva presa su un letto.
Non avevano mai fatto sesso su un letto prima, ma non era cambiato niente perché quando si era alzata e aveva cominciato a rivestirsi per andarsene, lui non le aveva ugualmente chiesto di restare.
"Granger" l'aveva chiamata un attimo prima che lasciasse la stanza. "Come si convive con il senso di colpa?"
Lei si era voltata a guardarlo e aveva deglutito con forza. "Si può provare a rimediare ai propri sbagli. A volte aiuta a stare meglio."
Lui non aveva aggiunto altro, per cui se n'era andata, considerando quella breve conversazione conclusa.
Il matrimonio di Ron con Demelza Robins aveva inferto un altro duro colpo alla corazza di Hermione.
Quando aveva scoperto che i due avevano iniziato a frequentarsi aveva riso a crepapelle al pensiero che anche Ron e la sua nuova fiamma erano partiti con il piede sbagliato a Hogwarts, perché ricordava perfettamente il pugno che il rosso le aveva assestato accidentalmente, durante una partita di Quidditch in cui era esageratamente nervoso. Il suo pugno a Malfoy era stato tutt’altro che accidentale, invece, ma l’ironia della cosa era andata sbiadendo non appena Hermione aveva rammentato a sé stessa che Draco non era affatto una sua fiamma e le due situazioni non potevano assolutamente venire paragonate.
Ron e Demelza avevano una relazione degna di tale nome, mentre lei e Draco non erano niente l’uno per l’altra, se non due persone che si intrattenevano a vicenda andando a letto insieme regolarmente, in attesa di altro.
A quel punto, però, Hermione era ormai certa che fosse arrivato il momento di prendere in mano la sua vita sentimentale, lasciare perdere le cose inconcludenti e pensare piuttosto a costruire qualcosa di sano, ma soprattutto di vero e stabile.
Iniziava a sentirsi sola e non trovava più rilassante trascorrere le sue serate in solitudine, nel suo appartamento, stesa sul divano con un calice di vino in mano, mentre si godeva una buona serie tv babbana in santa pace.
La sua vita quotidiana iniziava a sembrarle pressocché deprimente e i successi lavorativi non sembravano più darle un livello di soddisfazione sufficiente a smorzare tutti gli altri desideri umani.
Hermione cominciava ad aver bisogno di qualcuno che le desse più di un orgasmo ogni due o tre giorni, qualcuno che non fosse completamente assente nella sua vita in tutti i momenti restanti.
Desiderava di nuovo l'amore.
Il resto dei suoi obiettivi, d'altronde, lo aveva già conseguito.
 *
Terry Steeval aveva iniziato a lavorare al Ministero una settimana dopo il matrimonio di Ron.
Hermione, che lo conosceva già dai tempi di Hogwarts, lo aveva aiutato ad ambientarsi.
Avevano preso l'innocente abitudine di pranzare insieme, soprattutto visto che Harry di solito si vedeva con Ginny durante la pausa pranzo e che da quando anche Anthony Goldstein ed Ernie MacMillan avevano iniziato a uscire con Padma e Parvati Patil, loro due erano gli unici rimasti soli.
Hermione continuava a vedersi con Draco un paio di sere a settimana, ma aveva reso il venerdì e il sabato off-limits, perché erano le uniche sere in cui sarebbe potuta uscire e sperare di conoscere qualcuno, prima o poi.
Non gli aveva detto niente del suo movente, ovviamente, non erano affari suoi e loro non avevano una relazione, e al contempo lui non era sembrato minimamente scalfito da quel cambiamento nella loro routine, per cui Hermione aveva continuato a presentarsi quando la invitava, ma senza mai farlo di sua iniziativa.
 *
La notte di Capodanno, quell'anno, era stata invitata ad una festa a cui, sorprendentemente, era andato anche il biondino.
Si era presentato con una donna al braccio, per cui Hermione aveva sospettato che non avrebbe più ricevuto richieste di incontri da parte sua e per un attimo ne era stata persino sollevata; almeno, una volta riuscita a sopprimere quella sensazione dolorosa all'altezza del petto che l’aveva assalita non appena li aveva visti e che sulle prime non aveva saputo collocare con precisione.
Perdere la comodità di quell'accordo avrebbe potuto farle bene, soprattutto alla luce dei suoi nuovi obiettivi di vita.
Ma a un certo punto, Draco le si era avvicinato mentre attendeva al bancone la preparazione del suo drink e le aveva fatto scivolare un biglietto tra le dita.
Black Palace.
Dopo mezzanotte.
Sono curioso di sapere se indossi l'intimo o meno, sotto quel vestito.
Hermione si era infervorata leggendo quelle parole; gli aveva scoccato un'occhiataccia e quando era giunta l'ora, si era precipitata al palazzo dei Black, livida in faccia, imprecando perché era il peggior inizio d'anno nuovo di sempre.
"Non sono una puttana!" aveva esclamato contrariata non appena se lo era ritrovato davanti.
"Non ho mai pensato che tu lo fossi" gli aveva risposto lui, impassibile come sempre.
Hermione gli aveva riso in faccia. "Malfoy, se hai una storia con qualcuno, non ho intenzione di farti da amante. Non faceva parte dei patti."
Al che, il biondino aveva alzato un sopracciglio e l'aveva fissata con un'espressione indecifrabile.
"Non ho nessuna relazione" le disse freddo. "Ho appena concluso un affare con la famiglia Greengrass e accompagnare Astoria a quella festa è stato solo un modo per festeggiare come un altro."
Hermione aveva ridotto gli occhi a due fessure, le guance leggermente arrossate per l’imbarazzo, ma aveva continuato a guardarlo con aria scettica.
"Non sarei qui con te la notte di Capodanno, altrimenti. Non ti pare?"
"Bene" concluse Hermione, "e no, se proprio vuoi saperlo, non indosso biancheria intima questa sera."
Draco le era saltato addosso subito dopo e quella notte, dopo averlo fatto per ben due volte, quando l'aveva vista accingersi a lasciare il letto per sistemarsi e andarsene, aveva afferrato delicatamente il suo braccio, si era inumidito le labbra e con voce incerta aveva mormorato: "Resta."
Hermione aveva deglutito e serrato gli occhi per qualche secondo, mentre il cuore aveva preso a batterle furiosamente nel petto.
"Questa è una cosa che non posso proprio fare, Malfoy."
Dormire con lui avrebbe significato, per lei, portare quella situazione su un altro livello, infrangere l'equilibrio mentale che per anni si era sforzata in tutti i modi di mantenere integro in merito a quello che stava facendo con lui.
Se Draco era in grado di dormire accanto alla persona con cui aveva un accordo da "nemici con benefici" senza alcun problema, era strano, pensava Hermione, ma buon per lui.
Lei, però, non poteva permetterselo.
Perché per lei dormire insieme a qualcuno non rientrava nella lista di cose da fare quando con quel qualcuno non si aveva altro se non un semplice accordo di sesso senza alcun coinvolgimento emotivo; per lei non si dormiva con uno con cui si andava a letto e basta, mai.
Per Hermione si dormiva con qualcuno con cui si aveva, o si sperava di avere, una relazione seria.
Forse per Draco Malfoy quella regola non valeva niente o forse durante le feste si era sentito eccessivamente solo, al punto da arrivare a desiderare una cosa del genere, ma Hermione non poteva fare uno strappo a quella regola per lui.
Perché Draco l’indomani avrebbe accantonato la vicenda e tanti saluti, mentre lei non ne sarebbe stata capace. Le veniva già abbastanza difficile gestire le cose così com’erano, tenersi a distanza nonostante l’intimità che condividevano, impedendosi costantemente di sentirlo veramente.
Non avrebbe rischiato di condannarsi al dolore per salvare il biondino dal proprio, sarebbe stata una carognata chiederle di fare qualcosa del genere; lei di compassione gliene aveva mostrata già abbastanza dopo il processo, quando aveva deciso di provare ad essergli amica.
E in qualche modo quella scelta l'aveva portata a costruire con lui uno stranissimo rapporto civile, ma non troppo, che era risultato nel farla capitolare nel suo letto senza che se ne rendesse conto; non voleva scoprire a cosa potesse portare la decisione di trascorrere quella notte con lui.
Il sentore del rischio di finire con il cuore spezzato era troppo alto per ignorarlo.
Non poteva concedersi nulla che avrebbe potuto indurla a sviluppare dei sentimenti più profondi per Draco Malfoy, perché Draco Malfoy per lei non avrebbe mai provato nulla più di quello che le aveva offerto fino a quel momento.
Dopo la sua risposta, lui aveva ritratto il braccio e non aveva proferito parola, né l'aveva degnata di alcuno sguardo mentre lasciava rapidamente la stanza e poi l'abilitazione.
Per due settimane, Draco non le aveva mandato alcun gufo.
Convinta che non l'avrebbe contattata più, - perché Hermione sapeva perfettamente che il biondino non era affatto bravo nel gestire il rifiuto e che era orgoglioso come poche persone al mondo -, aveva elaborato un piano per adattarsi a quella nuova routine senza Draco Malfoy.
All’abitudine di trascorrere la pausa pranzo con Terry, si era aggiunta quella di aspettarsi per prendere un caffè insieme prima di entrare al Ministero la mattina e di uscire con lui e Susan Bones, - l'unica ragazza ancora single che conosceva -, nei fine settimana.
La sua vita in quel periodo poteva riassumersi come segue: colazione con Steeval, lavoro, pranzo con Steeval, lavoro, serata a casa in settimana o al pub con Susan nel weekend, eventuali visite dai Potter o dai Weasley.
Ripetere.
Le due settimane più lunghe e noiose della sua vita.
E poi un pomeriggio, al rientro dal lavoro, il gufo che sapeva benissimo appartenere a Malfoy era apparso di nuovo sul suo davanzale.
Black Palace.
Stasera.
Hermione aveva sospirato, ma si era presentata anche quella volta.
Non riusciva a capire perché continuasse a farlo, ma d'altronde non aveva nessuno, quindi perché non andare?
C'era una nota stonata però nei suoi successivi incontri con Malfoy, quasi come se improvvisamente il suo rapporto con il biondino le fosse iniziato a sembrare sbagliato.
Eppure, avrebbe avuto più senso provare quella sensazione all’inizio di tutta quella faccenda, non dopo tre anni passati a darsi piacere a vicenda.
Ogni volta che lasciava Black Palace, Hermione si sentiva turbata.
Perché la dolcezza che le stava mostrando dopo l'assenteismo di due settimane era inusuale e la stava destabilizzando, intaccando il ritmo distaccato, sebbene mai eccessivamente rude, che avevano tenuto fino a quel momento.
E perché lei voleva di più a quel punto della sua vita e quello che stava facendo con Malfoy non portava a nulla.
Non avrebbe mai portato a nulla.
Ma non era neanche mai stata in grado di negargli la sua presenza.
Aveva iniziato a parlare di argomenti personali con Terry durante il tempo in cui non si era vista con Malfoy.
I due avevano scoperto di avere tante cose in comune e sembravano condividere le stesse aspettative e programmi per il futuro. Così, quando l'aveva invitata a cena un piovoso pomeriggio di marzo e remore delle penose conversazioni tenute con i giovani che aveva conosciuto al pub durante le loro uscite, Hermione aveva accettato.
E si era rivelato il migliore appuntamento che avesse mai avuto.
Due giorni dopo, era arrivata quella sera.
La sera decisiva.
Era seduta sul suo divano, a sbuffare dentro il suo calice di vino bianco, quando un rumore rubò la sua attenzione.
Si voltò e fissò il gufo fuori dalla sua finestra, per poi sospirare dalla frustrazione.
Afferrò il biglietto e lo aprì, sapendo già che ci avrebbe trovato le solite parole scritte con la solita calligrafia elegante.
Black Palace.
Stasera.
Due ore prima del solito.
Scosse il capo, totalmente afflitta, e poi si lasciò cadere pesantemente sul divano.
Una parte di lei voleva terribilmente andare da lui, farsi avvolgere dalle sue braccia e inebriarsi della sua essenza e del suo profumo, sentire il suo sapore sulle labbra.
Ma era stanca di doversi risvegliare bruscamente dai suoi sensi dopo aver fatto sesso, obbligandosi a rammentare a sé stessa che era tutto lì; era stanca di doversi trascinare a casa e ritornare nella solitudine del suo appartamento, sentendo freddo, quando fino a un attimo prima era stata avvolta da un calore confortevole.
Le aveva chiesto di restare una volta e forse gli sarebbe stato bene se lo avesse iniziato a fare veramente, ma Hermione aveva dovuto ammettere a sé stessa che ciò non avrebbe risolto i suoi problemi, semmai li avrebbe accentuati, perché prima o poi Draco avrebbe smesso di chiamarla. Quando si sarebbe stancato di lei o quando avrebbe trovato la Purosangue perfetta da sposare, lei non sarebbe stato altro che uno sporco segreto da non rivelare per nessuna ragione al mondo.
E quando quel momento sarebbe arrivato, a lei non sarebbe rimasto assolutamente nulla di lui e di tutto quello che avevano condiviso insieme, per cui tanto valeva non aggiungere carne al fuoco, cose di cui sentire la mancanza quando avrebbe perso tutto.
Se il loro accordo non avesse previsto di usarsi a vicenda fin dall'inizio, nel realizzare veramente tutto ciò, Hermione si sarebbe sentita una vera schifezza, ma visto che era stata ideatrice e partecipe di quella storia tanto quanto il biondino, non poteva farne una colpa a nessuno se non a sé stessa. Perché le cose erano state messe in chiaro fin dall’inizio e in quel momento lei la pensava allo stesso modo.
Era davvero triste, aveva riflettuto, che la sua unica aspettativa per il futuro in termini di relazioni fosse quella.
Gettò il foglio nel camino acceso e fissò le fiamme divorare avidamente la pergamena.
Chi si credeva di essere poi, per cambiare l'orario senza interpellarla e con neanche tre ore di preavviso?
Cosa credeva, che lei vivesse aspettando la sua chiamata e fosse sempre pronta a correre da lui?
Si sarebbe affatturata pur di non presentarsi quella sera.
Il suo corpo protestava, ma lei lo ignorava.
Poteva benissimo risolvere da sola, soddisfare i suoi bisogni autonomamente.
Non aveva bisogno di Draco Malfoy.
Il loro accordo stava diventando deleterio e autodistruttivo ormai.
Doveva mettervi un punto ad ogni costo.
La cena con Terry era andata benissimo, oltre ogni aspettativa, per cui quel sabato sera, dopo aver accettato l'invito per un appuntamento più formale, Hermione si scoprì tremendamente impaziente e trepidante.
Era così nervosa da essersi preparata con un'ora e mezzo di anticipo, finendo così per farsi logorare dall'ansia crescente nell'attesa dell'orario stabilito per vedersi.
Sussultò agitata quando udì qualcuno bussare alla sua porta.
Corrugò la fronte, mentre si incamminava per aprire domandandosi chi potesse essere, dal momento che aveva detto a Terry che si sarebbero incontrati direttamente al ristorante e dato che non aspettava visite.
Il sabato sera non la pensava mai nessuno, ognuno era troppo preso dalla propria metà per pensare agli amici. Non erano più dei ragazzini, sistemarsi e metter su famiglia era ormai l’obiettivo rimanente per molti di loro.
I suoi occhi si sgranarono e le sue labbra si dischiusero quando una familiare testa bionda le apparve inspiegabilmente davanti.
Dopo una frazione di secondo in cui Draco sembrò sopraffatto dalla sua visione, la scrutò da capo a piedi, studiandola con attenzione e alla fine sollevò un sopracciglio.
La sua espressione era indecifrabile come il novantanove per cento delle volte e i suoi occhi sempre freddi e distanti.
"Stavi andando da qualche parte?"
La voce di lui era gelida e strascicata mentre le poneva quella domanda, una punta di fastidio ben identificabile nelle sue parole.
"Malfoy, che cosa ci fai qui?" domandò lei in tono asciutto. “Senza preavviso, per giunta.”
Draco la guardò con gli occhi leggermente assottigliati, senza proferire parola; Hermione poteva vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi più velocemente del solito, sebbene desse comunque l'aria di un respiro regolare e controllato, e gli sbuffi dal naso mente espirava erano inspiegabilmente udibili.
L’impressione che dava nel complesso era quella di un uomo che stava facendo uno sforzo sovrumano per restare pacato.
Se non fosse che Draco non aveva alcun motivo per essere arrabbiato.
Il biondino entrò nell'appartamento senza attendere alcun invito e oltrepassò la figura sbalordita della ragazza, camminando a grosse falcate.
Hermione si riscosse, profondamente irritata dal suo atteggiamento, richiuse la porta e lo raggiunse nel salotto.
"No, prego. Accomodati pure."
Ma Draco ignorò anche quella battuta tagliente e sardonica.
"Non sei venuta" asserì, invece, freddamente. "L'altro giorno, non sei venuta."
La giovane sbarrò gli occhi.
Non si era mai presentato da lei quando aveva saltato un incontro, anche se non gli aveva mai fatto sapere nulla, né dato spiegazioni al riguardo.
Non si aspettava che quella volta fosse diverso, che se lo sarebbe visto piombare in casa esigendo chiarimenti. La verità era che non lo voleva il ricordo di Draco Malfoy in casa sua, sarebbe stato doloroso vivere tra quelle mura quando lui se ne sarebbe andato, in tal caso. Ed era anche il motivo per cui non lo aveva mai invitato lì per i loro incontri, quando era lei a contattarlo per prima.
Il biondino si voltò nuovamente verso di lei e la trafisse con lo sguardo. "Perché?"
Hermione deglutì forte e poi sospirò.
"Perché non possiamo più vederci, Draco" gli disse semplicemente. "Dobbiamo smetterla. Io... non posso più farlo."
La fissò restando immobile per qualche istante, sbattendo le palpebre, come se stesse elaborando una serie di dati particolarmente complicati.
"Ti vedi con qualcuno?"
La domanda era retorica visto l’abito che indossava e la sua voce sembrava distante, ma Hermione annuì comunque, abbassando lo sguardo.
Draco arricciò il naso. "E non pensavi che fosse il caso di dirmelo?"
"Non ha mai funzionato così, tra di noi" rispose lei, facendo scattare di nuovo lo sguardo su di lui, palesemente allibita. "Non ci facciamo domande e non pretendiamo risposte. Non abbiamo l'esclusiva... non… non stiamo insieme."
"Perché lo hai deciso tu" affermò caustico lui. "Hai fatto la stessa cosa con Weasley anni fa. Ho dovuto scoprirlo da un fottuto giornale!"
Hermione non poteva credere alle sue orecchie.
"Non ti dovevo alcuna spiegazione!" obiettò lei, il tono della voce che iniziava a divenire pericolosamente acuto. "Gli accordi erano chiari, tu stesso ti sei premurato di mettere dei paletti immediatamente, che io ho rispettato per tutti questi anni. Tutti i punti di quel patto erano una tua idea, Draco! Io non ti ho mai chiesto niente su chi frequentavi, sulla tua vita. Non è giusto che ora tu pretenda spiegazioni da me.”
Le sopracciglia di Draco scattarono all'insù. "E la scenata di Capodanno, allora?"
Hermione arrossì leggermente. "È diverso. Io non sono mai venuta a letto con te mentre avevo una storia con qualcun altro. Va bene fare sesso senza impegno, ma non ho mai voluto essere l'amante di nessuno. Ho troppo rispetto per me stessa per scadere in questo modo."
"Io non sono mai stato con nessun'altra da quando abbiamo iniziato a… vederci" ribatté con evidente rancore lui. "Né ho cercato qualcuno con cui avere una storia."
La giovane deglutì. "Sei stato tu a sottolineare la postilla del 'niente esclusiva, niente di serio', non puoi farmene una colpa se in tutto questo tempo ci sono state volte in cui ho desiderato qualcosa di più!"
Draco scosse il capo, irritato. "Per essere la strega più brillante della nostra generazione, sei veramente stupida, Granger."
Quella battuta acida non fece che indisporla maggiormente.
"Certo, perché a te pare facile interpretare un muro di ghiaccio come te!"
Draco sbuffò rumorosamente dal naso; le sue mani tremavano leggermente.
"Quell'accordo è saltato nell'esatto momento in cui hai varcato la soglia di Black Palace poco più di tre anni fa."
"Beh, hai dimenticato di informarmi!" replicò lei in tono asciutto; non poteva credere alla faccia tosta che stava mostrando.
"Senti, Draco. Non so cosa tu stia passando adesso, ma per me è impossibile andare avanti così" tagliò corto lei alla fine.
Era stanca di discutere, di quella conversazione che non avrebbe portato a niente, e a breve avrebbe dovuto raggiungere Terry al ristorante.
"Voglio di più. Non sono più una ragazzina, ho bisogno... di qualcosa di stabile, duraturo, costante. Qualcosa di chiaro, definito e soprattutto di vero" spiegò in un sussurro. "Qualcosa che offra la possibilità di un futuro. Non posso più assecondare questa cosa tra di noi, qualunque cosa sia."
"Qualunque cosa sia?" ripeté lui incredulo. "Che secondo te non è... reale?"
Sembrava ferito mentre riassumeva il discorso di Hermione e notarlo la spiazzò non poco.
Non solo perché Draco non lasciava mai trasparire neanche uno sprazzo di emozione, ma anche perché non aveva alcun senso il modo in cui si stava comportando.
Iniziò a sentirsi veramente a disagio; si puntellò sul posto per qualche secondo prima di parlare di nuovo.
“Fare sesso su ogni superfice di un palazzo ogni due o tre giorni non significa niente se non c’è alcun rapporto all’infuori di questo” mormorò allora. “È un palliativo, un… passatempo. E io sono stanca di essere il tuo.”
L’espressione sul suo volto dopo quelle parole tornò ad essere indecifrabile.
“Non sei un passatempo” disse freddo. “E per me, puoi starne certa, significava qualcosa.”
“Hai davvero un modo strano per dimostrarlo allora, lasciatelo dire.”
“Eri tu quella che si rivestiva e mi lasciava solo ogni cazzo di volta, Granger!” esclamò e a quel punto il suo tono era talmente alto che stava quasi urlando. “E io come uno stupido qualsiasi alla fine ho pensato che lo facessi perché credevi che lo volessi io e ti ho chiesto di restare! E indovina? Te ne sei andata lo stesso!”
Hermione era come pietrificata; non riusciva a muoversi, né ad articolare le parole.
“Credi che ti avrei cercata di nuovo, dopo, se per me non avessi significato niente? Se ti avessi sempre vista solo come una che valeva la pena di scoparsi di tanto in tanto? Credi che ti avrei cercata così spesso?”
Quando Draco le si avvicinò, il suo cervello andò ancora più in tilt.
Non solo non stava affatto comprendendo quello che stava succedendo in quel momento e il suo profumo, seducente e ormai familiare, le stava confondendo ulteriormente i sensi, ma per la prima volta nella sua vita, stava anche vedendo delle emozioni riflesse nelle sue iridi argentee.
Era come se stessero venendo fuori tutte di colpo, tutte insieme, mischiate e confuse, e le si stessero presentando davanti alla rinfusa; anche il suo viso era meno composto e la sua voce nascondeva una punta di disperazione malcelata.
Si rese conto di essere intrappolata tra il muro e il corpo di lui solo quando avvertì la sua fronte posarsi contro la propria.
“Hai idea di cosa mi hai fatto?” sussurrò Draco e il suo respiro le arrivò dritto in viso, caldo. “Ti sei mai chiesta come sia stato per me, dopo quel bacio che non sono riuscito ad impedirmi di darti, nella Stanza delle Necessità? Quando anche l’ultimo brandello di certezza che avevo nella mia vita è andato in fumo e ho capito che non sarei mai più riuscito a starti lontano e che non avevo alcuna speranza di poterti avere veramente?”
Hermione deglutì; il suo cuore iniziò a battere furiosamente e il suo respiro divenne corto e accelerato, mentre le dita di Draco si muovevano decise sulle sue guance rosse.
“Ero così incazzato con te per questo, lo sai? Per essermi entrata dentro in quel modo, senza chiedere il permesso. Scoparti contro il muro sembrava una buona rivincita, almeno finché il giorno dopo non ho iniziato a sentire la tua mancanza. E a quel punto ti ho odiata di nuovo, perché ti volevo da morire, ma sapevo che non sarebbe accaduto una seconda volta” Draco fece una pausa e trasse un profondo respiro. “Invece, ti sei ripresentata nella Stanza e hai continuato a farlo ogni volta, per tutto l’anno. E quando abbiamo lasciato il castello e continuavi a tornare da me, ho sperato davvero che forse, nonostante tutto, avresti potuto essere mia. Finché un giorno, all’improvviso, non sei venuta e prima che avessi il tempo di scriverti di nuovo, c’era un fottuto articolo sulla Gazzetta del Profeta che parlava di te e Weasel!”
La stava guardando ora e c’era dolore nei suoi occhi.
“Hai idea di come sia stato, per me?”
“Io non… non pensavo che ti importasse, di me.”
“No, chiaramente” la interruppe lui, tirando su col naso. “Ci ho riflettuto su in quel periodo e sono arrivato alla conclusione che forse non ti eri presa la briga di avvisarmi perché pensavi che quello che avevamo non avesse alcuna importanza per me. Che non fosse niente, per me. Allora quando vi siete lasciati e abbiamo ripreso a vederci, ho deciso di non commettere di nuovo lo stesso errore. Ho cercato, te lo giuro, ci ho provato davvero ad aprirmi con te. Ma andavi sempre così di fretta. Sempre.”
Hermione aveva ormai gli occhi lucidi.
Tutto quello si sarebbe potuto evitare se solo quel furetto cocciuto avesse smesso anche solo per un attimo di occludere, se le avesse parlato veramente, anziché tenere su la sua stupidissima maschera impassibile.
Se le avesse fatto vedere un minimo di emozione dietro il ghiaccio nei suoi occhi.
“Ho pensato che non volessi niente più del sesso da me e ho deciso di accontentarmi delle briciole che potevo avere. Ma poi sono passati quasi due anni e tu non hai più frequentato nessuno. E allora ho iniziato a pensare che forse mi capivi, che forse sapevi, anche se non ti avevo mai detto niente. Che forse ti sentivi allo stesso modo, magari, ma che ti serviva tempo. Mi chiamavi anche tu ed erano i giorni più belli della mia vita, finché non hai smesso di farlo e ho iniziato a sentirti scivolare via da me di nuovo. E io non sapevo cosa… come…” deglutì forte e distolse lo sguardo da lei.
“Bastava chiedermi di parlare, Draco” mormorò con voce affranta lei. “Bastava parlare, come ho fatto io quando ho avuto bisogno di chiarire le cose, a Capodanno.”
Lui scosse il capo lentamente. “Non sono bravo con le parole, Granger.”
“Mi sembra che tu riesca perfettamente ad articolare un discorso di senso compiuto.”
Draco si lasciò andare ad una risata amara. “Ma fa male. Questo, fa male.”
“Sai, tende a succedere quando ti lasci andare e smetti di reprimere qualsiasi emozione che provi. E ti dirò di più, forse se non lo facessi per tutto il tempo, non farebbe così male, perché la gente capirebbe che provi qualcosa e avresti la metà dei problemi.”
Lui rispose con una smorfia; le afferrò le mani e se le portò sul petto, premendole forte contro la sua pelle.
Hermione avvertì il pulsare del suo cuore contro il palmo della sua mano, rapido, potente.
“Mi hai paragonato a un muro di ghiaccio, Granger” sibilò. “Questo ti sembra di ghiaccio?”
Lo sguardo sul viso di lei si addolcì, ma quello di Draco restava sofferente.
“Come cazzo hai fatto a non accorgertene mentre ti stringevo tra le lenzuola? Come hai fatto a non renderti conto del modo in cui ti amavo? O forse sono davvero incapace di dare amore?”
Le mani di Hermione si chiusero sul suo viso e asciugarono le lacrime che era sicura non si fosse neanche accorto di aver versato.
“No”, sussurrò. “Sei un ottimo amante, questo te lo posso assicurare.”
“Non è quello che intendevo” rispose lui, scuotendo il capo.
“Draco, per avere una relazione con una persona, non basta il sesso. Serve anche la comunicazione, esserci in tutti gli altri momenti…”
“L’altro giorno mi sono deciso finalmente a fare qualcosa e ti ho invitata per cena, ma tu non sei venuta. Senza neanche dire una parola” obiettò allora.
La mascella di Hermione cadde a terra. “Che cosa?”
“Mi hai sentito. Sono rimasto lì ad aspettarti come un imbecille per tutta la sera.”
Quel biglietto che le aveva mandato secondo lui equivaleva a un invito a cena? Come diavolo avrebbe dovuto capirlo?
“Ti sembra un modo normale di invitare qualcuno a cena, Draco?”
Il biondino sbuffò. “Non pensavo di dovertelo chiedere! Ho ideato la serata come una sorpresa, perché, sinceramente, pensavo di contare qualcosa per te, dopo tutto questo tempo! Che saresti venuta, che non vedessi con tanta superficialità il nostro rapporto… non me lo aspettavo veramente, non da te.”  
“Tu conti, per me” mormorò lei con un filo di voce, ammettendolo finalmente anche a sé stessa.
“Allora non andare da quell’idiota, chiunque sia.”
“Terry non è un idiota!” replicò Hermione. “Ed è mio amico da sempre. Non posso semplicemente non presentarmi senza dirgli nulla!”
Draco arricciò il naso. “Con me lo hai fatto. Più volte.”
“Non pensavo che ti importasse!” sbottò lei, disperata. “Non mi sarei mai aspettata nulla di tutto questo! Ma non capisci? Ho passato gli ultimi anni a cercare di chiudere a chiave il mio cuore per non innamorarmi di te, senza mai riuscire a tenermi lontana allo stesso tempo, e sempre convinta che qualsiasi cosa avevamo non avesse alcun futuro! E non per mia decisione!”
“Ora sai che non è così” disse lui. “Sai che voglio tutto con te. Non andare. Ti prego, resta qui con me.”
Hermione sospirò. “Draco, non ci andrò. Ma… ho bisogno di stare da sola per un po’.”
“Granger, per favore… fammi restare. Non ne posso più!” la supplicò.
“Devo pensare, okay?” asserì lei. “Tutto questo è molto da processare.”
Lui si morse il labbro inferiore, ma alla fine annuì arrendevolmente.
Le prese il viso tra le mani e la guardò implorante. “Posso almeno baciarti?”
La giovane deglutì. “No, ti prego. Non…”
Non farlo, perché non ti lascerei più andare. E ho davvero bisogno di un attimo per riprendermi’ pensò in preda al panico.
Draco serrò gli occhi e sospirò.
“D’accordo. Sai dove trovarmi, Granger.”
Aveva scarabocchiato un messaggio per Terry, scusandosi e dicendogli che aveva avuto un imprevisto e che non sarebbe potuta andare all’appuntamento, poi aveva inviato il gufo, sperando che lo raggiungesse in tempo, prima che uscisse di casa.
Gli avrebbe spiegato meglio la situazione quando si sarebbero rivisti di persona.
Quando ci avrebbe capito qualcosa anche lei, ammesso che ci sarebbe riuscita.
Draco se n’era andato da mezz’ora e lei sospettava già di aver immaginato tutto.
Si era presa del gelato dal freezer, si era accasciata sul divano, liberandosi delle scarpe insolitamente alte che aveva deciso di indossare per la serata e aveva acceso il televisore.
Le venne da ridere pensando che sembrasse proprio la protagonista della commedia romantica che stava guardando.
Che idiozia!
Neanche due ore prima era decisa sul fatto di volere l’amore e adesso già pensava che facesse schifo.
Aveva trascorso quasi quattro anni a ripetersi come un mantra che qualsiasi cosa stesse facendo con Malfoy non aveva alcun significato romantico, senza mai riuscire a tagliarlo fuori dalla sua vita, perché la verità innegabile era che non aveva mai voluto farlo.
Aveva sempre giustificato il suo continuo tornare da Draco sostenendo che era semplicemente attratta da lui, che il sesso con lui fosse grandioso, - e lo era -, e che non avesse alcun motivo per negarselo visto che non aveva nessuno nella sua vita. Ma la ragione per cui non aveva mai avuto nessuno nella sua vita era che quel qualcuno lei non lo aveva mai cercato, fingendo con tutta sé stessa di volersi concentrare su altro prima di pensare a una relazione; l’ennesima scusa per continuare a vedere quel biondino platinato, fonte di tanti dei suoi problemi sin dalla tenera età di undici anni, anche se in molti e diversi sensi, arrivati a quel punto.
Lo stesso biondino che, - proprio quando era riuscita a convincersi a lasciarlo andare e aveva trovato finalmente un uomo con cui poter avere anche solo la speranza di una relazione che poteva funzionare -, era piombato come un uragano in casa sua, spiattellandole in faccia di volere, e di aver sempre voluto, per tutto quel tempo, un vero futuro con lei.
L’esatto contrario di tutto ciò che aveva cercato di tenere a mente per quattro anni, sulla base di premesse che lui stesso si era premurato di fare quando tutta quella faccenda era iniziata.
E così, tutte le sue barriere erano crollate, pezzo dopo pezzo.
Quelle barriere difensive che aveva eretto perché lei non poteva essere innamorata di lui e che non avevano più ragione di esistere adesso che, all’improvviso, poteva.
Il quesito più angustiante restava quello riguardante la fiducia, però.
Poteva fidarsi di Draco Malfoy?
Chi poteva assicurarle che dopo un po’ non l’avrebbe abbandonata?
I suoi genitori non avrebbero mai accettato una storia tra di loro e Draco alla fine faceva sempre quello che Lucius e Narcissa Malfoy esigevano da lui.
All’età di soli sedici anni era arrivato a farsi marchiare da Voldemort per renderli orgogliosi, senza neanche provare a protestare, in fondo.
Hermione sbuffò sonoramente, pensando che più che di gelato, avesse bisogno di vino.
E se lo andò a prendere.
 *
Caro Draco,
questo è il modo in cui comunicano le persone normali.
Prendi appunti.
Volevo solo farti sapere che ho pensato a lungo alla conversazione che abbiamo avuto l’altra sera e ho preso una decisione in merito.
Potremmo vederci?
Aspetto una tua risposta,
Hermione
 
Ps. Non so come funziona quella diavoleria che avete come cancello al Manor, ma se ti ha detto qualcosa è perché la scorsa notte potrei aver bevuto un po’ troppo ed essermi presentata lì davanti. Sono scappata via due secondi dopo che quella faccia orrenda mi ha chiesto quale motivo potesse avere una Sanguemarcio di fare visita a un Malfoy, riflettendo che forse non era assolutamente il caso di venire lì. Grazie a Merlino ero abbastanza ubriaca da non soccombere ai brutti ricordi e non abbastanza ubriaca da Spaccarmi durante le Smaterializzazioni.
 
Hermione sospirò, imbustò il foglio di pergamena e lo affidò al suo gufo.
“Non so se vive al Manor o a Black Palace, in realtà. Trovalo e basta.”
Si lasciò ricadere sul divano e si portò le dita alle tempie, massaggiandole con decisi movimenti circolari e iniziando a pregare di non aver preso la decisione sbagliata.
Non aveva senso scappare da quello che aveva con Draco senza nemmeno fare un tentativo, visto il modo in cui lui la faceva sentire, date le forti sensazioni che le faceva provare; forse valeva la pena di rischiare, forse valeva la pena affidarsi all’istinto per cui la Casa in cui era stata Smistata a Hogwarts era così famosa.
E quell’istinto le diceva di vedere a cosa avrebbe portato approfondire il suo rapporto con Draco Malfoy.
Non riusciva ancora a dirlo ad alta voce, ma prima o poi ci sarebbe arrivata.
Il gufo di ritorno con la risposta, che non si aspettava di ricevere tanto in fretta, la fece sobbalzare sgraziatamente, mentre si affrettava a dispiegare la missiva.
Black Palace.
Stasera.
Hermione chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro per calmarsi.
Scosse il capo rassegnata e poi, suo malgrado, scoppiò a ridere.
Che imbecille!
Qualcosa le disse di voltare il bigliettino e quando lo fece quell’improvvisa ilarità che l’aveva colta fu immediatamente sostituita dall’irritazione.
Ps. Ho sempre pensato che fossi pazza,
ma non mi sarei mai aspettato che arrivassi addirittura a Smaterializzarti da ubriaca.
Dannati Grifondoro!
“Tu sei un completo imbecille, te lo hanno mai detto?” gli gridò mentre marciava contro di lui con passo deciso.
Draco la fissava con un ghigno beffardo stampato sul viso; la sua schiena era poggiata contro il lungo tavolo di legno su cui avevano fatto sesso per la prima volta che si erano visti a Black Palace e le maniche della sua camicia nera erano arrotolate, lasciando i suoi avambracci scoperti; le sue braccia erano incrociate al petto, rendendo le vene marcate e visibili.
“Credo di esserne consapevole a questo punto, come altrimenti si potrebbe definire uno che va dietro a una pazza che ha rapinato la Gringott e poi è fuggita sul dorso di un drago?”
Hermione si fermò davanti a lui e assottigliò gli occhi.
“Sei il più grande stronzo che abbia mai avuto il dispiacere di conoscere” ribatté sbuffando.
Il sorriso sul volto di Draco si allargò. “Uno stronzo che sa come soddisfarti a letto e da cui non riesci a stare lontana.”
Lei arrossì. “Chi ti dice che non sono qui per chiudere questa cosa?”
Draco sciolse le braccia e posò le mani sul tavolo, iniziando a tamburellare con le dita sul legno pregiato; il suo anello scintillava quando la luce lunare che filtrava dalla grande finestra alle sue spalle lo colpiva.
“L’abito che indossi” rispose semplicemente lui. “Per quanto poco tu possa aver appreso di me in questi anni, Granger, so che sei perfettamente consapevole di quanto mi faccia impazzire vederti vestita di verde.”
“Un giorno ti cancellerò quel ghigno del cavolo dalla faccia, Draco Malfoy” disse risoluta, simulando un’aria minacciosa che in realtà non avrebbe fatto paura neanche a un randagio per strada. “Te lo giuro.”
“Avanti, allora. Fallo. Che cosa stai aspettando?”
Hermione gli afferrò il viso con entrambe le mani e lo baciò.
Ricaddero sudati e ansanti sulle lenzuola del letto oltremodo sfatto su cui Hermione aveva ormai capito che Draco dormiva ogni notte.
“Adoravo addormentarmi circondato dal tuo profumo” le aveva sussurrato in un orecchio, mentre entrava e usciva da lei con lentezza estenuante.
C’era stato qualcosa, quella volta, forse tutto il tempo che si era preso, che le aveva fatto pensare che avesse tutta l’intenzione di farle desiderare di raggiungere l’orgasmo quanto lui aveva desiderato fino a quel momento che quello che avevano si trasformasse in qualcosa di serio.
Non glielo aveva chiesto, ma forse capiva Draco più di quanto lui non credesse, almeno ora che non doveva occludere lei stessa quando era con lui.
Quando riuscì a regolarizzare il respiro, Hermione si mise a sedere e si spostò i capelli dal viso.
“Che cosa stai facendo?” le chiese d’un tratto, con un tono estremamente greve.
“Sto prendendo dell’acqua. Ne vuoi un po’?”
Lui tirò un sospiro di sollievo e lasciò ricadere il capo contro il cuscino.
“Non me ne vado” aggiunse lei, sorridendogli timidamente.
Draco annuì.
Ritornò nuovamente al suo fianco dopo aver sistemato il suo cuscino in modo da poggiarvi la schiena e restare dritta.
“I tuoi genitori non accetteranno mai… questo” sussurrò prima che potesse impedire alle parole di uscire dalle sue labbra.
Lo sentì irrigidirsi al suo fianco, trarre un respiro profondo e poi sospirare sonoramente.
“Non parlo con i miei genitori da quattro anni, Granger” la informò. “Precisamente da quando sono tornato al Manor durante le vacanze di Natale e ho stracciato in faccia a mio padre la lista di candidate Purosangue che aveva preparato, dicendogli che non avevo più intenzione di seguire la linea purosanguista e che avrei sposato qualcuno di mia scelta, quando lo avrei ritenuto opportuno.”
Hermione si voltò a guardarlo spiazzata.
L’ultima volta che Draco l’aveva chiamata Sanguemarcio era stata in qualche momento del sesto anno che non ricordava con precisione e durante il settimo, dopo la Battaglia, aveva capito che avesse smesso di credere nell’ideologia che i suoi genitori gli avevano inculcato da bambino, ma non aveva mai pensato che il suo cambiamento di vedute si fosse radicato così a fondo e così rapidamente.
“Vivo qui da quando ho lasciato Hogwarts”, le disse. “Nel caso in cui dovesse venirti in mente di volermi vedere a tutti i costi una seconda volta e non potessi aspettare una risposta via gufo.”
Hermione si morse il labbro inferiore, pensando al terribile scenario che avrebbe potuto verificarsi se quella notte non ci avesse ripensato e non avesse fatto dietrofront, fuggendo nella direzione opposta a Malfoy Manor.
“Da solo?” gli domandò esitante. “Sei stato qui da solo per tutti questi anni?”
Lui annuì brevemente.
“Draco, mi dispiace…”
“Non farlo. Non scusarti, non dispiacerti e non colpevolizzarti” la interruppe immediatamente. “Ci ho pensato meglio, dopo l’altra sera. Non avrei dovuto scaricare tutto addosso a te, insomma, ero stato io a porre delle condizioni. Sono io quello che ha delle cose per cui fare ammenda. Toccava a me fare un passo avanti, correre il rischio, fare qualcosa. Avrei dovuto capirlo prima.”
Draco si sollevò su un gomito e prima che lei potesse dire qualsiasi cosa, portò una mano sul suo viso, attirandola a sé.
La baciò con dolcezza e poi si allontanò di nuovo, guardandola serio. “Dicevo sul serio, sai?” mormorò con un filo di voce. “Voglio tutto con te. Voglio… una relazione seria… e tutto il resto.”
Hermione gli sorrise. “Dai per scontato che funzionerà…”
“Non sono così coglione da rovinare qualcosa che ho aspettato per anni, Granger” rispose lui.
“E se dovessi rovinarla io?”
Draco alzò gli occhi al cielo, incurvando gli angoli delle labbra in qualcosa di molto simile a un mezzo sorriso. “Ne dubito.”
La tirò per un braccio e se la portò contro il petto, per poi prendere ad accarezzarle i capelli.
“Me lo dici che cosa hai fatto per domarli?”
Hermione gli tirò una gomitata. “Stronzo.”
Draco rise e lei quella risata la sentì riverberare nelle sue stesse ossa.
Era ancora più bello, quando rideva.
“Sai, la parte più difficile non è ancora arrivata” sussurrò Hermione, facendosi pensierosa.
“Mmh?” fece lui, “più difficile del trovare il coraggio e il modo di farti aprire gli occhi?”
“Prova a spiegare tutta questa storia ai miei amici” ribatté lei. “E poi fammi sapere.”
Draco deglutì.

 
*
 
Grimmauld Place, n.12

Hermione deglutì più volte e respirò a fondo prima di bussare alla porta di casa Potter.
Harry aveva sempre desiderato di trasferirsi a Godric’s Hollow, ma per il momento viveva lì con Ginny, la quale invece aveva espresso la preferenza di restare in città almeno fino al momento di mettere su famiglia.
“Aspetta qui, per favore” mormorò Hermione, prima di entrare nell’abitazione.
Salutò Harry e Ginny con un abbraccio, poi si mordicchiò il labbro e invocò tutto il coraggio a sua disposizione. “Ehm, non sono venuta da sola.”
“Hermione!” esclamò contenta Ginny. “Non dirmi che ci hai portato il tuo nuovo ragazzo!”
E a quelle parole, la testa bionda di Draco spuntò dalla porta.
“Potter, Weasley piccola.”
“È Potter ora, Malfoy” lo corresse lei, senza neanche più l’ombra dell’entusiasmo che aveva lasciato intravedere qualche secondo prima. “Che ci fai qui?”
Ginny avvicinò il capo a quello del marito e gli sussurrò all’orecchio un deluso: “Per un attimo, ci ho sperato davvero.”
Ma Harry era troppo occupato a studiare Hermione con estrema attenzione, conoscendo la sua migliore amica perfettamente e iniziando a temere, per qualche assurdo motivo, che l’ipotesi della moglie non fosse del tutto errata.
“Malfoy” disse senza espressione, come accenno di saluto, ma senza spostare lo sguardo su di lui.
“Ecco, io…” fece Hermione, diventando scarlatta. “Devo dirvi una cosa…”
“La Granger ed io stiamo insieme” sputò fuori Draco, senza alcun preavviso.
Le mascelle di Ginny e Harry caddero a terra e Hermione si voltò a guardarlo con occhi sbarrati.
Il biondino sorrideva, come se non avesse appena lanciato una bomba addosso a tutti.
“Ecco, fatto” dichiarò, rivolgendosi a Hermione con tono soddisfatto.
“Draco!”
“Adesso possiamo andare? Vorrei davvero portarti in quel ristorante…” proseguì lui come se niente fosse, ma lo sguardo severo della giovane gli suggerì che forse fosse meglio tacere.
Hermione si voltò a guardare i suoi amici, attendendo con ansia una loro reazione.
Harry tirò su col naso. “Scommetto che c’è una, ehm, spiegazione a tutto questo” affermò, “e che ce la dirai prima o poi.”
La giovane annuì con convinzione e Draco sbuffò.
Non capiva perché dovesse dare tutte quelle spiegazioni.
Era la sua vita, in fondo, no?
Era una sua scelta, spettava a lei e solo a lei decidere con chi condividerla.
“Ma per l’amor di Dio, Hermione” aggiunse Ginny seria, “quando lo dirai a Ron, lascia Malfoy a casa.”
 

 
   
 
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