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Autore: MayaPatch    11/09/2022    0 recensioni
Un'antica minaccia attacca il villaggio dei Patch. Sta cercando qualcosa e vuole ottenerla a tutti i costi. La tribù è alle strette e lo Shaman King, per evitarne l'estinzione, richiama i guerrieri più forti e li resuscita. Gli undici Officianti hanno un nuovo incarico: proteggere la loro gente e affrontare la nuova minaccia. A dargli una mano, una vecchia conoscenza.
(Versione alternativa al sequel di Shaman King)
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hao Asakura, Nuovo personaggio, Silva
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sk8 by MayaPatch

Una leggera brezza scompigliava i capelli neri sparsi sull’erba e le accarezzava la pelle dolorante. Il canto degli uccelli la cullava come una ninna nanna. Non sapeva da quanto fosse lì, con gli occhi chiusi, a godersi quell’atmosfera di pace e tranquillità. Sembrava un idillio. Una parte di lei le diceva di rimanere lì per sempre. Aprì gli occhi azzurri e guardò il cielo terso.

«Finalmente hai deciso di svegliarti, bambina mia» disse una voce familiare dal tono caldo.

Nonostante le fitte di dolore, Maya scattò a sedere, pentendosene subito dopo. Guardò in direzione della voce ed esclamò: «Maestra?»

La vecchia donna era come la ricordava: magra, più alta di Goldva, ma non era più cieca. Gli occhi avevano recuperato il loro colore e la luce. Indossava il suo solito abito tradizionale e si appoggiava ad un nodoso bastone di legno. I lunghi capelli bianchi erano legati in due trecce.

Maya si rese conto di non avere nulla addosso e si portò le gambe al petto, imbarazzata. La vecchia sciamana le volse un sorriso divertito «Sei nel Grande Spirto, puoi mostrarti come preferisci»

«Il Grande Spirito?» ripeté Maya, sgranando gli occhi. Si guardò le mani e le gambe. Le bruciature erano scomparse, ma la pelle era grinzosa e dolorante. Le ci volle un po’ per realizzare l’accaduto. L’avevano trovata e portata via. Non ricordava cosa fosse successo dopo. Sapeva solo di essere rimasta cosciente, ma non aveva il controllo sul suo corpo. Infine si era ritrovata su quel prato.

«Lo Shaman King ti ha salvata» disse la vecchia.

«Ma sono… morta» quando disse questa frase, Maya rabbrividì. Selene era a casa senza di lei. Chissà come stava e cosa stava passando. Si rannicchiò su se stessa e poggiò la fronte sulle ginocchia per nascondere il volto. Voleva piangere. Pensieri intrusivi le affollarono la mente. Avrebbero attaccato casa sua e chi era lì dentro. Aveva combinato un gaio. Si sentiva in colpa.

«Piccola cara, va tutto bene» Vana le poggiò una mano sulla spalla. Era un tocco delicato e materno, come il suo tono di voce.

«No, non è vero» mormorò Maya a voce bassa.

«Non permettere ai pensieri negativi di sopraffarti. Tu sei più forte. Sei qui, no?»

Purple Bow sembrò darle ragione con un bramito breve, ma deciso. Toccò i capelli di Maya col muso umido e poi le leccò la fronte. La ragazza lo accarezzò. Tirò un lungo sospiro per calmarsi. Era nel Grande Spirito e Vana era con lei.

«Allora? Vogliamo andare?» esortò l’anziana sciamana con tono allegro.

«Dove?»

«Alla Fonte! Il tuo spirito deve rigenerarsi! Un corpo ferito può ospitare il suo spirito, ma uno spirito corrotto non può tornare nel suo corpo. Lo Shaman King mi ha mandata per guidarti. Questa è anche una prova»

Maya non capiva «Prova?»

Vana sorrise amorevolmente «Solo gli spiriti forti meritano di raggiungere la Fonte. Per questo non compaiono direttamente lì. Devi alzarti e camminare. Io sarò al tuo fianco»

Maya non era sicura. Quando si muoveva, il suo corpo faceva fatica e doleva. Se era un fantasma, perché sentiva dolore? Provò ad alzarsi, ma le gambe cedettero e le si mozzò il fiato. Ogni movimento tirava la pelle.

«Tu, cavallo con le corna, aiutala. Sei il suo spirito, no?» ordinò Vana, puntando il bastone da passeggio contro Purple Bow.

Maya si lasciò sfuggire una breve risata soffocata. Vana era sempre la solita. Il megalocero abbassò la testa per permettere alla giovane Patch di usare i suoi palchi come sostegno. Non appena fu in piedi, si guardò attorno. Era in un campo pieno di erba e fiori. Conigli e altri piccoli animali zampettavano tranquilli. Inalò l’aria fresca e si lasciò avvolgere dalla brezza.

«Questo è quello che il tuo spirito ha dentro di sé» spiegò Vana.

«Non sarei dovuta finire nella Comunità della tribù?»

«Non in questo caso, come ti ho già detto. Ora, se vuoi seguirmi, piano piano, arriveremo a destinazione. E indossa qualcosa, non è decoroso andare in giro così» disse la vecchia Patch con un tono simile a quello di una nonna.

Maya chiuse gli occhi e si concentrò. Voleva qualcosa che non le desse fastidio quando si muoveva. Non appena il pensiero le sfiorò la mente, sulla sua pelle sentì il delicato tocco di un tessuto morbido e leggero. Era un abito a mezze maniche, lungo fin sopra al ginocchio. Non aveva decorazioni particolari. Era un semplice abito bianco in lino. Vana ridacchiò «Semplice ma efficace»

Le due Patch si incamminarono e il paesaggio cambiò. Come in un sogno, il prato divenne gradualmente una galleria scura. A Maya ricordò la stessa galleria che portava al Villaggio. Diede un’occhiata fugace alla vecchia Veggente e proseguì. L’uscita era un punto luminoso e fungeva da guida. Appoggiandosi con una mano al fianco di Purple Bow, la giovane Patch avanzava.

Una volta giunta a destinazione, i suoi occhi furono colpiti da una luce accecante. Quando riaprì le palpebre, Maya rimase senza parole. Davanti a lei si ergeva un villaggio Patch che circondava una foresta. Le case erano poco numerose ed erano sparse, collegate da stradine e scale. Esattamente al centro del cerchio, si ergeva un gargantuesco albero completamente bianco. I suoi rami si estendevano al di sopra della foresta e delle costruzioni. Risplendeva di una luce intensa che illuminava il paesaggio.

«Il nostro Cedro Sacro» commentò Vana con un sorriso sulle labbra.

Maya inspirò ed espirò per rilassarsi. Quella visione la fece sentire bene, tranquilla. I pensieri negativi che l’avevano assillata sembravano spariti. Dopo aver osservato meglio il paesaggio, si volse alla Veggente e le chiese: «Questo posto mi ricorda casa. Ma non è il villaggio che conosco, giusto?»

Vana sorrise e scosse il capo: «Credo sia l’aspetto del villaggio quando era ancora il Luogo Sacro sotterraneo. Mesa Verdede era il villaggio principale, lo sai. Non appena arrivarono i coloni, la popolazione si spostò nel Luogo Sacro e protesse l’esterno con una barriera. Come puoi vedere, all’epoca c’erano meno case, quelle dei sacerdoti»

Maya si concesse qualche altro secondo per osservare il villaggio. Si sentì una privilegiata nel vedere il Luogo Sacro alle sue origini. La veggente le prese una mano «Su, andiamo. Dobbiamo raggiungere l’albero»

La giovane la seguì volentieri. Camminare in quel posto era un’esperienza unica. Non c’era nessuno, neanche gli spiriti dei sacerdoti. Era come se qualcuno avesse ripulito quel posto. D’un tratto le vennero in mente la visione e l’attacco al villaggio. Cedette alla tentazione di aprire il discorso: «Per quanto riguarda la visione sull’antica minaccia, si è avverata»

La veggente si voltò senza mostrare alcuna sorpresa e rispose con tono mesto: «Lo so. È un punto fisso. Io ho solo voluto avvertire»

«Si è anche avverata quella che hai avuto su di me, ma ho notato una differenza: i toni sono completamente diversi. Perché sei stata più chiara e diretta quando hai predetto l’attacco?»

La vecchia esibì un sorriso: «I punti fissi rimangono tali. Non si possono cambiare, che senso ha dare informazioni in modo oscuro e parziale? Descrivere ciò che si vede aiuta a evitare conseguenze più drammatiche. Per quanto riguarda la previsione su di te, c’erano troppe variabili. Le variabili confondono e non facilitano il passaggio di informazioni. Essere vaghi permette di dare un quadro generale. Sta poi alla persona capire e prendere decisioni»

Vana la guardò con apprensione: «Cosa avresti fatto se ti avessi detto che ti saresti innamorata, che quel ragazzo sarebbe morto in ogni caso e che avresti cresciuto una bambina da sola? Avresti cercato di evitare oppure avresti seguito il tuo cuore?»

Maya si fermò e abbassò lo sguardo, quella notizia la sconvolse «Sarebbe morto in ogni caso?»

La vecchia sospirò «L’incidente era inevitabile. Mi dispiace»

Maya sentì gli occhi pizzicare. La malinconia e lo smarrimento tornarono a tormentarla. Ma Vana aveva ragione: avrebbe fatto le stesse cose? Avrebbe accettato le conseguenze delle sue scelte? Pagato quel prezzo così alto? Una voce dentro di lei rispose con un “Sì”. Ne era valsa la pena. Aveva passato bei momenti, fatto esperienze. Aveva amato e ricevuto amore. Aveva una figlia che amava più della sua stessa vita. Sospirò a fondo ed espirò lentamente come per cacciare quelle sensazioni negative. Non voleva sentirle, non nel Grande Spirito. Piuttosto, preferiva portare con sé i ricordi più belli.

«Tu trai felicità ed energia da chi ti circonda. Sei sempre stata così. So quanto deve essere stata dura e quanto lo è tutt’ora» disse Vana.

Maya le rispose con un sorriso tirato: «Ebbi dei crolli emotivi, mi sentii confusa e sola. Volevo mollare tutto. Cassandra è stata una grande amica, i miei genitori mi sono stati accanto, ma non è quello che cercavo. Quello che volevo»

La vecchia le prese nuovamente la mano con delicatezza: «Bambina mia, voglio farti un regalo. Non cambierà quello che è stato, ma potrebbe darti qualcosa in cui sperare»

La giovane Patch non rispose, si limitò a volgerle uno sguardo incuriosito.

«La visione ebbe un seguito, da quello che mi parve di capire. Fu prima dell’attacco al villaggio. Non ebbi modo di comunicartela. Credo sia giusto farlo adesso che ne hai bisogno»

«Di che si tratta?»

Fiamma by MayaPatchLa vecchia prese un bel respiro. Man mano che parlava, gesticolava per comunicare quello che aveva visto: «Sei una fiammella piccola che splende nell’oscurità con un bagliore opaco, triste. Vaghi in questo spazio senza una meta. Ad un certo punto, due mani scure ti prendono e ti sorreggono sui loro palmi con inaspettata delicatezza. Sono le mani di chi ha vagato a lungo al buio alla ricerca di una fiammella come la tua che gli facesse da guida. Sapessi il sollievo che ho percepito! All’inizio ti proteggono semplicemente. Non vogliono che ti spenga. Gradualmente la tua fiamma diventa più accesa e calda, piacevole. Poi quelle mani prendono fuoco. Hanno paura, cercano di spegnere quello che non possono controllare. Alla fine, si lasciano avvolgere da queste fiamme e ne diventano parte»

«Hai visto queste cose?» le chiese Maya con voce tremante. Non ci voleva molto a interpretare quella visione. Essere immaginata come una fiammella che scaldava gli altri le piaceva. Era quello che cercava di fare ogni volta che qualcuno aveva bisogno di lei: dare calore e far sentire bene il prossimo.

«Sì. C’erano anche delle variabili. Si insinuavano all’interno della visione come dei presentimenti o dei pensieri intrusivi. Era solo un attimo. Vedevo quelle mani lasciare la fiammella e andare via, oppure rifiutare di cedere pur rimanendone scottate. O ancora la fiammella che si allontanava per non farsi prendere. Sai, le variabili sono ciò che ci permette di scegliere e decidere della nostra vita. Siete due spiriti affini, vi attirerete per vostra natura. Ma starà a voi decidere cosa fare»

Maya si spostò i capelli dietro l’orecchio e, speranzosa, chiese: «Chi è? Non hai visto la sua faccia?»

Vana sollevò le spalle «Non ne ho idea. Ho solo visto queste due mani, nessun volto o dettaglio. Ho percepito le sue sensazioni. Non sarà facile. Probabilmente vi renderete conto voi stessi. Spero solo che tu ora ti senta meglio. Non è un rimpiazzo, sia chiaro. È una seconda occasione, dopo tanti anni di solitudine»

La giovane sciamana ammiccò un sorriso e si sentì in imbarazzo per averlo chiesto «Ti ringrazio. Onestamente, non so come sentirmi per tutto il resto. Però sono tranquilla. Sapere che potrei aiutare qualcuno e me stessa…»

Vana sorrise e la interruppe, esclamando con zelo: «Allora, basta tristezza! Andiamo! Hai bisogno di sistemare questa tua anima raggrinzita! Rischi di assomigliare a me, e non lo vogliamo!»

Maya si appoggiò di nuovo a Purple Bow e seguì l’anziana Patch. Scendere i gradini non sarebbe stata una passeggiata, ma era determinata. Voleva tornare a casa, riabbracciare tutti quanti e affrontare il pericolo a testa alta. Lungo la strada, Vana la informò che era a conoscenza del marchio. Lo Shaman King le aveva raccontato tutto.

Quando giunsero a destinazione, Maya rimase senza parole. Le dimensioni dell’albero erano ancora più impressionanti, viste da vicino. Le sue radici affondavano in una sorgente d’acqua cristallina, che era confinata all’interno di una enorme piscina circolare, delimitata da basse mura. Delle scale conducevano all’interno della piscina e, a pelo d’acqua, galleggiavano dei fiori di loto bianchi.

«Che bel posticino!» esclamò Vana con un sorriso smagliante sulle labbra.

Maya si rese conto che quell’albero era al posto del Grande Spirito. Il Villaggio Patch si estendeva attorno a uno dei punti in cui si manifestava. Qui, invece, c’era questa enorme piscina da cui si elevava l’albero più grande che avesse mai visto in vita sua. Ipotizzò che ci fosse una connessione.

«Allora, vai e fatti un bel bagno rilassante! Lascia che le acque ti curino» le disse l’anziana Patch, indicando le scale con suo bastone nodoso.

La ragazza tirò un lungo respiro. Non aveva idea di cosa fare, ma obbedì. Purple Bow la seguì, accompagnandola fino alle scale e aiutandola a scendere. Il contatto con l’acqua fu molto piacevole. Era fresca e dava sollievo alla pelle raggrinzita. Il dolore si affievolì quasi all’istante. Galleggiò a pancia all’aria e due mani la sostennero per le spalle.

«TI ho detto che ti avrei fatto compagnia. Ora lascia che il Cedro faccia il suo lavoro» disse Vana.

Maya le volse un piccolo sorriso e guardò i rami dell’albero che si estendevano sopra la piscina. Più guardava e più le sembrava che la luce aumentasse di intensità. Cullata dall’acqua e dal silenzio, chiuse gli occhi e si lasciò alle spalle tutto quanto.

SpiritiSign by MayaPatch

Cassandra guardò con preoccupazione il corpo dell’amica, adagiato sul divano. Non avrebbe mai immaginato di vederla così, con quelle ferite. Era certa che Maya non avesse parlato. Questo acuì il suo senso di colpa. Il villaggio, tutte quelle anime distrutte, tutto questo perché cercavano lei, la Custode Spirituale. Il macigno sulle sue spalle pesò di più quando la giovane posò lo sguardo su Selene. La bambina era ancora in braccio a Chrom e si godeva le carezze sui capelli. La ragazza guardò le mani che aveva sul grembo e intrecciò le dita per nascondere il tremore. Una mano con cinque anelli gliele strinse con delicatezza.

«Hei, lo Shaman King ci ha garantito che Maya tornerà. Non preoccuparti» la rassicurò Silva, sorridendole con dolcezza.

Cassandra adagiò la testa sulla sua spalla destra. Non aveva capito nulla. Non era preoccupata, sapeva che Maya sarebbe tornata. E sapeva che sarebbe stata più forte di prima, come faceva dopo ogni caduta. Ammirava quella forza di animo. Era quella che le aveva permesso di andare avanti, fino a quel momento. Invece lei, Cassandra, aveva solo seguito la corrente, come un pezzo di legno. Alla fine, con voce atona, disse:

«È solo colpa mia»

Questa frase attirò l’attenzione su di lei.

«Cosa? Perché? Tu non hai fatto niente» chiese Lyserg con tono preoccupato.

«Appunto. Non ho fatto niente. Non ho mai fatto niente»

«Non dire sciocchezze. Siamo noi che non avremmo dovuto ascoltarla e rimanere in zona» intervenne Radim.

«Giusto, dobbiamo risolvere questa cosa. Sicuramente verrà attaccata di nuovo» disse Namari, pensieroso.

L’attenzione di Cassandra fu spostata su un problema non indifferente: Maya doveva andare a lavorare. Conoscendola, non avrebbe mai accettato di rimanere in casa. Aveva lavorato anche con la febbre, non sarebbero stati i Seminoa a fermarla. Mentre gli officianti discutevano su cosa fare, Cassandra rifletteva su un secondo problema: se Maya non fosse tornata entro lunedì, cosa avrebbe detto al suo datore di lavoro?

«Dobbiamo accompagnarla anche a lavoro» commentò Namari.

«Bene, stabiliremo dei turni» concordò Magna senza un briciolo di esitazione.

«Sì, ma se non dovesse tornare entro lunedì, non avrete nessuno da accompagnare» disse Cassandra.

Calò il silenzio. La sciamana dagli occhi vermigli ne approfittò per continuare: «Devo chiamare la sua amica e collega Jenny. Lei sa come gestire queste situazioni. L’ho già contattata ieri per metterla al corrente di ciò che è successo. Credo che possa avere già una soluzione»

Prese il cellulare dalla tasca e cercò il nome in rubrica, telefonò e attivò il viva voce. Rispose immediatamente una voce femminile dal tono allarmato: «Cassy? Avete trovato Maya? Come sta? Chi devo uccidere?»

Il volto di Cassandra si tinse di rosso per l’imbarazzo. Con un sorriso tirato rispose: «Sì, l’abbiamo trovata, è qui ma…»

Dall’altra parte la chiamata fu interrotta. La sciamana ebbe uno strano presentimento. Jenny stava arrivando. Alzò lo sguardo e ridacchiò: «Credo che stia venendo qui. Oh, Grandi Spiriti»

«Aspetta, sa degli sciamani, giusto? Insomma… sarebbe un po’ complicato spiegarle questo» domandò Lyserg, indicando con la testa il corpo sul divano.

Cassandra non ebbe il tempo di rispondere. Il campanello trillò e la sciamana andò ad aprire. Come un fulmine, l’amica di Maya si precipitò in casa, brandendo una pala con una mano e l’espressione agguerrita: «Allora? Ho una pala e non ho paura di usarla! Posso aiutarvi a seppellire il corpo!»

La ragazza bionda si fermò. Guardò il gruppo nutrito di persone seduto in soggiorno. Abbassò la pala e si ricompose. Aveva i capelli biondo chiaro, spostati sul lato destro, il lato sinistro era rasato. Gli occhi erano azzurri e la pelle chiara. Indossava una maglia bianca, larga e sporca di quella che sembrava pittura. I jeans erano altrettanto larghi e sporchi, con un paio di fori all’altezza delle ginocchia. Un pennello per dipingere era appoggiato all’orecchio destro.

«Hem, salve» bofonchiò con un cenno della mano.

Cassandra le si affiancò e le poggiò una mano sulla spalla: «Maya ti ha già parlato di loro. Non li hai incontrati perché sono sempre stati in giro. Comunque, sì, l’abbiamo trovata. Ci ha aiutati un detective privato»

Jenny si irrigidì, poggiò a terra la pala e la allontanò con un piede «Uh, Detective? Polizia? Non volevo istigare nessuno»

Lyserg rispose con una leggera risata: «Tranquilla, i miei amici avrebbero fatto lo stesso con me. Comunque hai un pennello dietro l’orecchio»

«Oh, ecco dov’era!» Jenny mosse la mano dove indicato e prese il pennello ancora sporco di tempera verde. Lo guardò e lo rimise al suo posto, dietro l’orecchio.

«Allora, dov’è Maya?» chiese, guardandosi attorno.

Cassandra si diresse verso i divani e la invitò a seguirla. Ma non servì spiegare. Jenny aveva notato il divano più grande: non era seduto nessuno lì. Aumentò il passo e sorpassò Cassandra, l’espressione preoccupata sul volto. Quando raggiunse il divano, la bionda sobbalzò e si portò una mano sulla bocca.

«Mio Dio, cosa le è successo? È viva? No…»

«È Tornata momentaneamente nel Grande Spirito. Lo Shaman King in persona è intervenuto per salvarla» spiegò Namari.

«Lo Shaman Kin- oh, capisco» mormorò Jenny, non aveva smesso di fissare l’amica per tutto il tempo.

«Forse dovresti sederti» suggerì Cassandra con gentilezza, accompagnandola con una mano sulla spalla.

Jenny si era improvvisamente calmata. Tutto quel brio l’aveva abbandonata. Una volta che si fu seduta, scosse il capo, si guardò attorno e ripeté: «Che cosa le è successo?»

Gli officianti si scambiarono uno sguardo preoccupato. Cassandra capiva: erano restii a raccontare a un comune essere umano qualcosa che riguardava strettamente loro. Per questo fu lei a prendere la parola e spiegare tutto. Man mano che riceveva informazioni, lo sguardo di Jenny si fece interessato. Ogni tanto annuiva ma non osava interrompere. Solo alla fine commentò:

«Quindi, fatemi capire: tutto questo per un oggetto che non possono usare? Che c’entra Maya? Chissà dov’è quel fermaglio!»

«È questo il punto. Le chiederemo cosa volevano sapere una volta che sarà tornata» rispose Namari.

«Tu… sei?» chiese Jenny.

«Oh, Namari! Officiante. Beh, qui lo siamo tutti, tranne Lyserg Diethel, detective» disse lo sciamano, porgendole la mano e sorridendole con cortesia.

Jenny gli strinse la mano: «Jenny»

Approfittarono di quel momento per le presentazioni generali. Essendo venuta a conoscenza dei loro nomi, Jenny sembrò più a suo agio. Non che ci volesse molto a farla sciogliere. Faceva amicizia molto più rapidamente di Maya e, a volte, la sua esuberanza poteva essere fastidiosa. Quella sera, però, la bionda non si sbilanciò più di tanto, data la situazione.

Cassandra prese di nuovo la parola: «Comunque, ti ho chiamata anche per chiederti un favore»

«Spara» incitò la bionda.

«Non sappiamo quanto tempo Maya rimarrà nel Grande Spirito. La sua anima è messa molto male. Se non dovesse tornare per lunedì o non fosse pronta per tornare a lavoro? »

Jenny la interruppe «Ho capito. Vuoi che avvisi preventivamente?»

«Sì. Magari vorrà rimanere un po’ a casa. Solo il Grande Spirito sa cos’ha passato»

«Hai il suo tablet? Voglio controllare per chi lavora. Cosa volete che dica, in caso dovessi chiamare? Occhio, dovete avere tutti la stessa versione. Non sia mai che la notizia si diffonda e vi facciano domande. Soprattutto se quei segni non dovessero andare via»

Namari fece un gesto di noncuranza con la mano e ghignò: «Lo Shaman King la ripoterà in vita e la curerà completamente. Su questo non devi avere dubbi. Piuttosto, dire che non sta bene? Influenza? Siamo pur sempre a gennaio»

Jenny rise, l’espressione divertita sul volto: «Maya non si prende mai un giorno a casa per malattia. Non l’ho ha mai fatto, tranne che per sua figlia o Cassandra. Ricordo che insistemmo per non farla cantare al concerto, ma no. Lei voleva cantare per non deludere chi era venuto da lontano e aveva comprato il biglietto. Il giorno dopo la obbligammo a rimanere a casa. Per fortuna il concerto si tenne qui a Miami»

«Allora una brutta, brutta influenza, col mal di gola!» esclamò Radim.

«Vediamo prima per chi lavora, sicuramente non con noi. Abbiamo finito di registrare l’ultimo album a dicembre. Però il mal di gola è un’ottima scusa. No aspetta, ci sono: laringite! L’ho avuta una volta e sono rimasta senza voce per qualche giorno! Ho dovuto bere bevande calde e rimanere a casa per un bel po’. Maya canta, non può permettersi di sgarrare con quella. Anche senza febbre, è obbligata a rimanere a casa»

«Direi che è un’ottima idea. Quindi puoi farlo?» Cassandra le consegnò il tablet.

Jenny accese l’apparecchio e attese: «Certamente. Maya ha anche la scusa per aver fatto chiamare me. Allora, dunque, vediamo. Lunedì avrebbe un servizio fotografico per la buotique di madame Lacroix. Posso telefonarle domani. Martedì Maya è libera, per fortuna»

Jenny elencò il resto della settimana e segnò numeri di telefono e nomi sul suo cellulare. Cassandra notò che Maya non aveva esagerato con gli impegni, questa volta.

«Domattina li contatto tutti. Maya mi ucciderà per averlo fatto al posto suo. Ma, hei, è letteralmente impossibilitata a farlo» commentò la bionda.

Cassandra unì le mani e sorrise, sollevata: «Benissimo, ti ringrazio! Adesso posso andare a preparare la cena»

Namari si alzò dal divano e si stiracchiò: «Vengo a darti una mano»

Prima di andare in cucina, la ragazza si volse a Jenny e Lyserg: «Vorrei che rimaniate qui come ospiti. Lyserg, sarai stanco per il viaggio. Non ti sei concesso neanche un po’ di riposo. Dopo ti mostro la tua camera, se non è un problema per te»

Lo sciamano dai capelli verdi le rivolse il suo solito sorriso gentile: «Avrei rifiutato se la situazione fosse stata diversa. So benissimo che siete capaci di difendervi, ma lo Spirito del Fuoco potrebbe essere un ottimo deterrente»

«Oh, già, uno dei nostri tesori» esclamò Namari dalla cucina con tono canzonatorio.

Cassandra ridacchiò, imbarazzata. Salutò il gruppo e si congedò.

«Mi chiedo quando ci restituiranno ciò che ci è dovuto» disse il Patch dagli occhi gialli. Aveva abbassato la voce per non farsi sentire. La sua espressione era seria e concentrata.

La ragazza dagli occhi rossi lo aiutò a preparare gli ingredienti. Poteva immaginare la frustrazione. Una delle regole principali dei Patch fu il motivo per cui l’Hao di cinquecento anni fa fu bandito dalla tribù: aveva osato rubare uno dei cinque Spiriti Elementali. Ai Patch non era permesso entrare in possesso di queste entità. La regola doveva evitare abusi di qualsiasi tipo, vista la posizione privilegiata della tribù. A Namari non andava giù che la regola non valesse anche per gli esterni.

«Almeno sono stati utili, dodici anni fa. Ad eccezione di me. Insomma, sono uno dei Custodi!» si limitò a dire la ragazza. Non sapeva cosa dire se non addossarsi tutte le colpe.

Sentì Namari tirare un sospiro. Lo sciamano dagli occhi gialli si voltò a guardarla: «Non avevi l’età giusta. Hai sentito lo Shaman King: gli altri due Custodi hanno iniziato il loro percorso di recente. Credo che la più anziana tra loro sia proprio tu. Ma, a parte ciò, i Custodi non hanno il compito di proteggere il villaggio, lo sai. Dovete proteggere questi spiriti»

Cassandra guardò un punto indefinito della parete. Non era quello che la turbava.

«I Custodi si allenano per potersi difendere. Io non ho mai iniziato questo percorso. Maya si è allenata con suo padre, io no. Non ho mai capito il motivo»

«Hai una natura pacifica. Un altro motivo per cui sei stata scelta, nella tua famiglia» le disse Namari.

«Lo so, ma ho uno Spirito Custode. Non ho mai avuto l’opportunità di combattere con Sienna, la mia talpa»

L’officiante corrugò la fronte, strinse di tenti in un’espressione dolorante e parlò: «Questo non va bene. Forse è per questo che lo Shaman King vuole che tu vada nel Grande Spirito. Credo che voglia insegnarti qualcosa. Ma, hei, non preoccupartene adesso. Prepariamo questa cena. Abbiamo tutti bisogno di qualcosa di buono da mangiare!»

  
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