Fumetti/Cartoni americani > Batman
Segui la storia  |       
Autore: My Pride    12/09/2022    1 recensioni
~ Raccolta Curtain Fic di one-shot incentrate sulla coppia Damian/Jon + Bat&Super family ♥
» 79. With all my life
Le note di Jingle Bells risuonavano a ripetizione negli altoparlanti del centro commerciale e diffondevano quell’aria natalizia che si respirava in ogni punto della città di Gotham, dai piccoli magazzini, negozi di alimentari e ristoranti ai vicoli che circondavano ogni quartiere.
[ Tu appartieni a quelle cose che meravigliano la vita – un sorriso in un campo di grano, un passaggio segreto, un fiore che ha il respiro di mille tramonti ~ Fabrizio Caramagna ]
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bat Family, Damian Wayne, Jonathan Samuel Kent
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Poisoning Titolo: Poisoning
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 
1744 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Jonathan Samuel Kent, Thomas Wayne-Kent (OC), Damian Wayne
Rating: Giallo
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale
Avvertimenti: What if?, Slash, Hurt/Comfort
First Aid Kit Challenge: Siero antiveleno. Tommy viene morso
 


SUPER SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved
.

    Razionalmente parlando, Jon sapeva che in campagna quelle erano cose che succedevano. La parte irrazionale di lui, però, non riusciva a spiegarsi perché gran parte di quelle situazioni capitassero proprio a loro.
    Quando avevano sentito Tommy urlare, era stato Damian il primo a mollare il forcone e a correre nel bel mezzo del campo di grano, seguito a ruota da Jon che aveva gridato il nome del figlio. L’avevano trovato una manciata di minuti dopo sotto la sua casetta sull'albero, seduto sul terreno coperto di foglie mentre si teneva la caviglia, lamentando dolore; Tommy aveva sollevato lo sguardo verso di loro e sussurrato che qualcosa l’aveva morso, e che la gamba aveva cominciato a formicolare e a pulsargli. Si erano entrambi accovacciati accanto a lui e Damian gli aveva chiesto di spostare la mano per dare un'occhiata, ed erano rimasti impietriti nel vedere prima i due buchi perfetti dai quali aveva cominciato a fuoriuscire del liquido dalla ferita, e poi un movimento fra le foglie, scorgendo una coda color rame che si allontanava da quel fracasso. Era stato allora che Damian si era strappato una manica della camicia e Jon era corso a mettere in moto il pick up, non prima di aver tranquillizzato il figlio promettendogli che sarebbe andato tutto bene.
    Mormorando qualche rassicurazione in arabo, Damian aveva avvolto quel pezzo di stoffa intorno allla caviglia per fare una fasciatura a pressione sotto lo sguardo preoccupato di Thomas, e a quel punto Damian gli aveva dato un bacio sulla fronte e carezzato il viso, sussurrando che ci avrebbero pensato loro a lui nel sorridere il più rassicurante possibile. Lo aveva poi issato fra le braccia e portato all’auto, e Jon era letteralmente partito a tavoletta non appena si erano seduti sul retro.
    Il tragitto verso l’ospedale era stato così lungo che avevano avuto il cuore in gola per tutto il tempo. Mentre Jon guidava, Damian aveva subito chiamato l’ospedale per informare l’equipe medica che un bambino di undici anni e mezzo – che per di più soffriva di diabete – era stato morso da un serpente, descrivendo minuziosamente l’esemplare come un testa di rame quasi fosse stato un esperto; Jon lo aveva comunque guardato stranito attraverso lo specchietto retrovisore, ma non aveva fatto domande e si era invece concentrato su Tommy, che aveva cominciato a lamentare un po’ di nausea e la fronte che scottava. Jon aveva provato a farlo stare sveglio, visto quanto era apparso letargico, e Damian stesso lo aveva spronato a tirarsi su e a non lasciare che si accasciasse, distraendolo il più possibile mentre controllava l'arrossamento e il gonfiore della caviglia di tanto in tanto.
    Avevano cantato. Non avevano fatto altro che cantare tutti e tre insieme per tenere il tempo ed evitare che Tommy perdesse i sensi e, anche se aveva finito col biascicare gran parte della canzone e a sbagliare le parole, erano riusciti a tenerlo sveglio fino a quando Jon non aveva parcheggiato fuori dall’ospedale quasi con una sgommata. I medici non avevano tardato ad intervenire ed era stato proprio il dottor Smith - divenuto ormai il medico curante di Tommy - a far portare il bambino in una stanza per potergli somministrare l’antidoto; solitamente le dosi di veleno del testa di rame che venivano iniettate erano minime e un antiveleno avrebbe potuto causare una reazione immunitaria dell’organismo ma, essendo un bambino che aveva manifestato diversi sintomi più gravi e che a causa del diabete aveva già problemi con la coagulazione del sangue, non ci avevano pensato due volte a farlo. Avevano consigliato a Jon e a Damian di attendere in sala d'aspetto e accennato che li avrebbero chiamati loro, ed era stato a quel punto che entrambi avevano sentito la tensione sulle spalle e per poco non si erano accasciati letteralmente a terra. Perché, sì, un morso di serpente era qualcosa che poteva capitare, in campagna. Ma Jon continuava a non riuscire a spiegarsi perché gran parte di quelle cose capitassero proprio a loro.
    Non erano stati i soli ad essere lì per quel motivo, se n’erano resi conto quando, passato lo stato di tremore e paura iniziale, si erano guardati intorno e avevano visto giovani donne e anziani attendere lì in sala, e alcuni di loro si erano lamentati della esponenziale presenza di serpenti quella primavera; erano giunti altri tre uomini – più un bambino poco più piccolo di Tommy – che erano stati morsi, ed era assurdo pensare a quanto lavoro ci fosse quel giorno per un ospedale piccolo quanto quello di Hamilton. E, come se non bastasse, era la terza volta che finivano per portarci Tommy nel giro di qualche mese. Sembrava davvero che con loro il destino fosse beffardo, ma erano entrambi consapevoli che fosse solo la paranoia di genitori preoccupati.
    «Odio questo posto», disse di punto in bianco Damian, come a dar voce ai pensieri di Jon, e quest'ultimo lo vide passarsi una mano fra i capelli, sfinito. Aveva le mani sporche di terriccio e anche un po’ di sangue – il sangue di Tommy, e il pensiero gli strinse il cuore –, ma in quel momento non importava. «Sto cominciando a pensare che la sfortuna ci perseguiti davvero, Jonathan».
    «Lo dici solo perché sei spaventato», accennò Jon nel poggiargli le mani sulle spalle quando gli si avvicinò, ma ammetteva a se stesso che un po' lo aveva pensato anche lui. Dirlo a Damian, però, in quel momento non avrebbe aiutato affatto. «Hai sentito cos'ha detto il dottor Smith, il veleno di questo serpente è uno dei meno tossici e siamo arrivati in tempo».
    «Ma è anche emotossico, e altera la circolazione e la coagulazione del sangue», sentenziò in tono lugubre e, all'occhiata stranita di Jon, Damian sospirò nel lasciarsi cadere seduto pesantemente su uno dei divanetti della sala d'aspetto. «Conosco bene il veleno di quel tipo di serpente».
    «E lo conosci perché...»
    Attento che nessuno facesse caso loro, Damian sollevò entrambi gli indici e se li portò alla testa, puntandoli verso l'alto come ad imitare le orecchie di un pipistrello. «Un amico della mia vecchia vita», ironizzò amaro. «Copperhead», sussurrò, in tono così basso che Jon faticò quasi a sentirlo. «Mio padre aveva studiato un determinato sierio che agiva sul suo veleno potenziato. Quando ho visto il serpente che ha morso Thomas, l'ho riconosciuto subito».
    «Sul serio?» Jon sbatté le palpebre, incredulo. «Non ne avevo la minima idea».
    «Era ed è pur sempre Gotham, J», replicò Damian, apssandosi una mano fra i capelli qualche momento dopo. «E forse avrei dovuto immaginare che in campagna sarebbe potuta capitare una cosa del genere, prima o poi».
    Jon gli afferrò immediatamente le mani, costringendolo voltarsi per guardarlo dritto negli occhi. «No, D. Ne abbiamo già parlato». Al modo in cui il petto di Damian aveva cominciato ad alzarsi e ad abbassarsi in modo un po' irregolare, Jon strinse più forte. «Ti fa paura la sensazione di non avere il controllo, lo capisco, ma non possiamo averlo su tutto. Sono cose che succedono, anche altre persone sono qui per lo stesso motivo».
    «Lo so». Damian parlò a bassa voce, ma intrecciò a sua volta le dita con quelle di Jon per avvertire quel calore confortante. «Ma a volte mi chiedo se essere paranoici non sia davvero un tratto di famiglia».
    «Lo è di sicuro». All'occhiataccia che gli venne lanciata, Jon sorrise un po' prima di rubargli un bacio a fior di labbra. «Cerca di tranquillizzarti. Dovremo esserlo entrambi quando andremo da Tommy».
    «Signor Kent? Signor Wayne?»
    Nemmeno a dirlo, Jon e Damian si voltarono in simultanea quando un'infermiera li chiamò, accennando loro che il figlio era stabile e che avrebbero potuto vederlo; quando l'avevano raggiunta, aveva spiegato loro che avrebbe dovuto essere tenuto in osservazione almeno per altre sei ore, per quanto l'antidoto avesse cominciato già a fare effetto e il bambino fosse sveglio e vigile. Era ancora un po' spossato, ma aveva rassicurato loro che era assolutamente normale e li aveva lasciati soli quando erano giunti nella stanza che il figlio divideva con altri tre bambini, i cui genitori apparivano apprensivi tanto quanto loro.
    «Stai bene?» chiesero Jon e Damian in coro nell'avvicinarsi al letto, e Tommy, seppur ancora un po' intontito, fece attenzione ai fili e si tirò su a sedere, annuendo.
    «Sto bene», sussurrò, godendosi l'abbraccio dei genitori quando lo stritolarono fra le sue braccia; affondò il viso nel petto del suo baba e strinse un braccio intorno ai fianchi del suo papà, abbassando le palpebre nel tentativo di calmarsi. Nonostante stesse cercando di mostrarsi forse, tremava ancora per lo spavento, e sentiva lo stesso tremore nel corpo dei suoi genitori.
    Aveva davvero pensato al peggio, lo ammetteva. Quando era sceso dall'albero e aveva poggiato i piedi nel fogliame, non aveva minimamente visto il serpente nascosto nel bel mezzo di esso, schiacciandolo senza volere; si era mosso così velocemente che Tommy non aveva nemmeno fatto in tempo a spostarsi, sentendo solo le zanne affondare nella carne e subito dopo il dolore acuto. Durante il tragitto in ospedale era diventato tutto un po' confuso, forse proprio a causa del veleno, e per un istante, quando le voci dei suoi genitori erano giunte come fischi alle sue orecchie, si era sentito letteralmente terrorizzato. La testa aveva cominciato a girare, il corpo era stato scosso dai brividi e si era sentito sul punto di svenire, ma aveva cercato di tenere duro per i suoi genitori finché alla fine la stanchezza non aveva vinto e l'ultima cosa che aveva sentito erano stati i suoi papà che lo chiamavano. E adesso essere lì, fra le loro braccia, era l'unica cosa che gli importava.
    «Ho avuto paura», disse di punto in bianco Tommy. «Pensavo... pensavo che sarei morto», aggiunse a mezza bocca, e gli scappò un singhiozzo che soffocò immediatamente contro il petto del padre; Jon, dal canto suo, lo strinse più forte, dandogli un bacio fra i capelli mentre sentiva accanto a sé Damian che sussurrava parole rassicuranti ad entrambi.
    «Non lo avremmo mai permesso», affermò Damian nel carezzargli la schiena, e Jon non ebbe il cuore di correggerlo in nessun modo. Perché era vero, Jon non riusciva a spiegarsi per quale motivo gran parte di quelle situazioni capitassero proprio a loro. Ma c'era una cosa di cui poteva essere assolutamente sicuro: avrebbero fatto qualunque cosa per il bene del loro bambino.






_Note inconcludenti dell'autrice
Allora, questa storia è stata scritta per la #FirstAidKitChallenge indetta dal gruppo facebook Hurt/comfort Italia
Di base, la challenge si svolgeva così: avete a disposizione una serie di oggettini meravigliosi del pronto soccorso - il vostro compito è sceglierne un massimo di tre per volt; ma non finisce qui.  Questi oggettini sono in realtà dei "contenitori", e non delle semplici parole chiavi. Scelti gli oggettini, gli utenti del gruppo avranno la possibilità di lasciarvi un prompt, un inizio di fanfiction, un tema, una parola chiave, un'ambientazione storica, etc etc - in qualche modo inerente o affine all'oggetto in sé
Quindi tutti i pacchetti che mi sono capitati sono stati scelti appositamente da qualcun altro. Chiedo perdono per il piccolo Tommy, che ormai sta subendo davvero di tutto. Ma è forte, si riprende in fretta!
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



Messaggio No Profit
Dona l'8% del tuo tempo alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di scrittori.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Batman / Vai alla pagina dell'autore: My Pride