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Autore: AndreMCPro    13/09/2022    1 recensioni
E se gli anime, i manga, i libri e i videogiochi non fossero pura fantasia? E se i creatori di tutti questi fossero stati ispirati da qualcos'altro? Immaginate: se esistono infiniti universi, non potrebbero essercene alcuni in cui tutte queste cose, che secondo noi sono frutto della fantasia, esistono davvero? Ma questo vale anche per le fanfiction, milioni di mondi paralleli a quelli delle opere originali.
Tempo fa, io e mio fratello ci siamo trovati coinvolti nel compimento di una delle nostre stesse storie. Ma il nostro viaggio non è ancora finito, e così, dieci mesi dopo, qualcosa succede... e siamo richiamati in quel mondo per intervenire.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Herobrine, Notch, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alternative Dimensions'
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Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.15 – Servizio consegne

A interrompere quel quarto d’ora di tranquillità è l’allarme generale scattato in tutta la città, parco compreso.
«Che diamine sta succedendo, ci attaccano di nuovo?» urla Debora scattando in piedi e tornando ad essere seria e decisa. A rispondere al primo quesito è il capitano congedato pochi minuti prima, che entra di scatto.
«Generale, tutti gli allarmi sono scattati ma nessuno ci attacca. Stiamo verificando»
«Forse un infiltrato, l’attacco esterno serviva a distrarci» riprende Debora, che subito va a prendere le sue armi e la mantella. Massimo, al contrario, resta in ascolto, come se avesse sentito qualcosa in più.
«Massimo, che hai?» gli chiedo ma lui, mi zittisce con un gesto, poi alza la testa e guarda Debora.
«Questo allarme non è normale. Non pensavo che sarebbe mai scattato, ma a quanto pare mi sbagliavo»
«Di cosa stai parlando?» chiede subito Debora, ma poi capisce «Il laboratorio? Il tuo segreto? Se prendo Seth lo uccido, che cosa avrà combinato adesso?»
«Tanto segreto non è, visto che ne sei a conoscenza» rispondo io deridendo Massimo, che mi fa una smorfia. «E comunque Seth non era in prigione?» ricordo a Debora, che resta a guardarmi come una statua.
«Hai ragione, ma allora…» si avvicina ad un pannello e chiama le guardie della prigione, Seth è li con loro, e ordina loro di portarlo subito al suo cospetto nella piazza.
«So che esiste, ma non so dove si trovano i punti di accesso, anche se sospetto tu ne abbia fatti anche fin troppi. Seth ne ha trovato uno, lo so perché un giorno è sparito sotto il mio naso per poi riapparire dopo un giorno tutto eccitato del ritrovamento. Quella volta gli allarmi non sono scattati, però»
«Certo che no, tre persone potevano entrare lì dentro senza pericoli; prima io e Andrea, e poi ho registrato anche Seth. Lui in realtà È pericoloso, ma sa anche gestire i disastri»
Raggiungiamo Seth nella piazza, dove viene liberato dalle manette e ci segue verso uno degli ingressi.
«Andrea, io apro un passaggio e tu portali dentro, così il passaggio resta segreto» mi chiede Massimo prima di allontanarsi. Dopo poco lo vedo farmi un cenno e io porto tutti dentro.
Raggiunta la sala di attesa con armi sguainate ci avviciniamo verso il deposito. L’allarme cessa. Tutti guardiamo Massimo ma lui alza le spalle, poi guarda Seth che scuote la testa.
«Chi diamine ha staccato l’allarme, allora?» si chiede il capitano. Raggiungiamo la porta e ci prepariamo a sorprendere l’intruso. Superiamo la porta, armi in pugno, e lì troviamo il Dottore intento a trascinare un grosso baule alquanto pesante fuori dal Tardis. Anzi, molto pesante, vista la fatica che ci vuole per spostarlo pochi centimetri alla volta.
«Dottore?» diciamo in coro io e mio fratello.
«Dottore chi?» chiede Debora.
«Solo Dottore può bastare…» risponde lui, prendendo poi un grosso respiro e riprendendo con il trascinamento.
«Chi sei? Cosa ci fai qui dentro?» riprende Debora a spada tratta. Lui si ferma e la guarda. «Non serve minacciare. Sono solo venuto a riportare qualcosa che non era mio, ma di quei due che hai a fianco»
«Voi lo conoscete?»
Noi annuiamo, ancora un po’ sorpresi. Lui si ferma e si mette seduto sul baule.
«Beh, che c’è? Ho letto il messaggio di Andrea sul diario e ho immaginato che sareste arrivati qui prima o poi»
«Vuoi una mano?» gli chiedo avvicinandomi.
«No, non serve. Piuttosto credo che vi servano i vostri strumenti, visto il vostro ritorno qui» e apre la cassa. Lì dentro, ben riposti come se divisi a seconda del proprietario, ci sono i vestiti e gli strumenti miei e di Massimo, compresa la sua ascia ancora incantata.
«Io direi piuttosto che ti hanno fischiato le orecchie, Dottore…» replica Massimo, mettendo enfasi sul nome. Prende poi in mano la sua ascia e la fa’ roteare un paio di volte prima di passare alla spada e al bracciale comandi.
«Già, diciamo che più che a me avete fatto fischiare le orecchie del Tardis, sempre che il Tardis abbia qualcosa di simile. Effettivamente ci sente, ma…»
«Dottore, non rimbambirli di chiacchiere» lo interrompe una voce dall’interno della navicella.
«Clara Oswald?» chiede Massimo, piegando la testa come in attesa di una risposta. Eccola infatti uscire dal Tardis, sorpresa che qualcuno in quello strano mondo la conosca.
«E tu chi sei, perché mi conosci? Dottore, perché quel ragazzo mi conosce?»
Il Dottore fissa Massimo, poi torna a guardare lei.
«Gli avrò parlato di te in qualche occasione, ora non ricordo…» risponde lui in maniera evasiva, tornando a controllare che nel baule ci sia tutto.
«Sei un pessimo bugiardo, Dottore…» 
«Non è vero, sono bravissimo!» e si ferma di colpo, per poi voltarsi a guardarla mentre le si mette le mani sui fianchi e lo guarda chinando la testa da un lato.
«È una lunga storia e prometto che te la racconterò, ma ti avviso fin da adesso, non conosco il finale. E questa volta non mento» lei scuote la testa e torna a guardarci.
«Non credi che sia una spada un po’ troppo grande quella lì?» mi chiede vedendo la spada forgiata nell’ultimo combattimento con Herobrine.
«Beh, è una grande spada, resistente ma soprattutto molto più leggera di quanto sembra, e ha una storia. E poi sono parecchio forte, anche se non sembra»
«Si certo… Uomini, tutti uguali…» risponde lei avvicinandosi al Dottore, mentre un brivido di fastidio mi scivola lungo le braccia. Mi perdo un attimo ad osservare il mio riflesso sulla lama mentre lei riprende: «Avevi promesso che mi avresti fatto vedere le lune di Isid nel loro allineamento millenario! Mi hai detto che ci sarebbe stato uno strano…»
«Si, mi ricordo, ma dati gli effetti di quel “fischio” ho ritenuto fosse meglio fare prima un salto qui. E comunque è una macchina del tempo, Clara, ricordi?» risponde avvicinandosi al Tardis.
«Voi due non mi avete ancora risposto» insiste Clara.
Ci guardiamo negli occhi e poi rispondiamo in coro con le risate del Dottore che entra nel Tardis.
«Spoiler» ghigniamo. Lei ci guarda, socchiude gli occhi e torna verso il Tardis.
«Lo sapete che non finisce qui, vero?» e ci punta il dito contro. Poi osserva Debora «Bel vestito!»
«Clara andiamo forza!»
«Si, eccomi! Al nostro prossimo incontro, allora!»
«Sarebbe un vero piacere!» risponde Massimo sorridente, e la osserva entrare. La porta si chiude e il Tardis scompare sotto gli occhi allibiti dei presenti, noi esclusi. Un pugno sulla spalla lo sveglia.
«Che c’è, adesso, ti sei preso una cotta?» chiedo a mio fratello.
«No, cretino, ma è un bel vedere di sicuro!» risponde lui sorridente. Poi ci voltiamo armati come l’ultimo giorno passato nell’overworld.
«Ma quelli chi erano? Dove sono finiti?» chiede Debora riacquisendo l’uso della parola.
«Amici, Deby. Buoni amici»
Scuote la testa e si riprende «Bene, ora possiamo stare tranquilli o mi devo aspettare altro?»
«Avrei bisogno solo di un paio di cose» riprende Massimo «Numero 1, un’ armatura per proteggermi. Sono una persona qualsiasi, adesso»
«Ho quello che fa per te, amico mio!» Interviene Seth «Pensavo a te mentre la costruivo; è di ottima fattura, leggera ma resistente, di ultima generazione e dotata di accumulatori di vis e di tutte le armi più potenti. Insomma, prima di aver visto tutte le sue funzioni ci vorrà un mese… senza calcolare gli aggiornamenti possibili!»
«Si, Seth, abbiamo capito. Una super armatura per uno fuori di testa non credo sia la cosa più adatta» risponde Debora «Che altro ti serve?»
«Vorrei sapere dove si trova la scuola di magia più vicina. Ho bisogno di consultare qualche mago per capire se la mia situazione è permanente. Sempre che siano capaci di capirci qualcosa, altrimenti tenterò un’altra strada»
«La più vicina era la casa del buon Edoardo. Lì troverete sicuramente informazioni utili, ma il problema sarà entrare»
«Perché?» chiedo.
«Si è sacrificato per alzare una barriera. Nessuno entra ne’ esce. Credo abbia usato buona parte dei suoi poteri per proteggere i suoi allievi e la scuola, ma facendolo si è esposto agli attacchi del nemico. Non lo avrebbero mai battuto altrimenti»
«Quindi è morto… Ammetto che me l’aspettavo…» Rimane un attimo in silenzio, poi prosegue: «D’accordo, andremo lì. Se sono rimasti isolati forse avranno bisogno di aiuto, e poi con i poteri di Andrea forse riusciamo a passare»
«Vale la pena provare» rispondo, e dopo aver sistemato le ultime cose e aver ottenuto due o tre giorni di grazia per Seth, che comunque viene riportato in gattabuia, ci avviamo verso est tra le montagne.
Appena varcate le porte della città ci sentiamo chiamare.
«E tu che ci fai qui?» chiedo «Lo sa tua madre?»
«Sì, lo sa, l’ho convinta. Edoardo era un amico, volevo venire a fare visita alla sua tomba, e poi con voi posso stare tranquillo. È solo una visita di cortesia, in fondo» risponde il ragazzo.
«Allora mi spieghi perché porti con te un’armatura e la spada di tuo padre?» replica Massimo aprendogli la sacca.
«L’armatura è mia! È un regalo di Seth, più adatta a me, così ha detto!» e evita di rispondere alla parte della spada, al che ci guardiamo a vicenda.
«Prevedo guai, fratellino. Il ragazzo assomiglia troppo a sua madre…»
«Già, ma cosa ci vuoi fare? Se è testardo anche solo la metà di lei non riusciremo comunque a convincerlo a lasciarci fare da soli»
E così, come l’allegra brigata, ci avviamo in tre fra le montagne, percorrendo sentieri battuti dai passanti e dalle carovane e superando tutta la catena montuosa. Dopo due giorni possiamo finalmente osservare l’accademia dalla cima di una montagna: un grande palazzo pieno di torri ricoperto da una cupola semitrasparente e situato al centro di una grande vallata attraversata da un fiume, che alimenta di acqua anche l’accademia stessa. Su un lato della cupola c’è un accampamento militare, con gli stendardi del regno e le bandiere di Vulcan City.
  
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