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Autore: lulette    13/09/2022    1 recensioni
Dal capitolo 4
[Dei, l'aveva colpito. Così forte! Con tutta la forza che aveva. Aveva colpito quel viso così delicato, così fragile, come fragile era tutto di Merlino. Il suo corpo esile. Il suo cuore sensibile. Come aveva potuto colpirlo così?
Lui era da sempre il suo servo più fidato, il suo suddito più entusiasta ed era suo amico.]
["Che volete Artù?"
"Volevo chiederti perdono!"
"Vi perdono, ma sapete meglio di me che lo schiaffo di oggi non era per la risata" disse serio.
"Cosa vorresti dire?"
"Spiegatemelo voi, sire. Siete voi che siete cambiato nei miei confronti"
Di nuovo Artù si soffermò a guardarlo. Nudo sembrava ancora più fragile, ancora più indifeso ed ora che lo aveva vicino pensò che fosse un uomo incredibilmente attraente, sia per la sua nuova bellezza appena scoperta ma soprattutto per ciò che il ragazzo significava per lui.]
Raccolta di one shot dove oltre all'amore, l'elemento in comune è la presenza quasi magica dell'acqua.
Genere: Angst, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Lemon, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Bondage, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Rating: giallo

Genere: Angst, Commedia, Introspettivo

Note: Missing moments, What if?

Contesto: quarta stagione


Qui Nimueh e Freya sono normalissime serve, senza poteri. Sembra che Gwen non esista, shhht!


4440 parole

 

 

VENDETTA













'No! No! Avevo promesso a me stesso che non l'avrei più fatto!

-Sei l'unico di cui mi posso fidare!- mi dice sempre. Ruffiano!

 

-Un vero amico lo farebbe- Mi son fatto fregare! 

 

-Io per te lo farei- Approfittatore!  

 

-Ti lascerei un giorno libero, anzi di più.- Falso!

 

-Dovrai solo trovare una scusa plausibile per la mia assenza...- Incosciente!

 

- ...e farmi da palo!- Porco!

 

Solo per pomiciare con una ragazzina... Sofia, carina, certo, ma che razza di civetta!

 

Quella volta gli ho tenuto il gioco per due giorni di fila e mi é costato due gogne!

 

Ma almeno non ho dovuto assistere. 


Ieri invece dovevo stare lì davanti a loro nella camera degli ospiti dove lei alloggiava, per controllare contemporaneamente due porte d'accesso! Lui e l'altra civetta che limonavano che era piacere, un piacere per loro, non certo per me! 

 

Parlava con me poi la baciava poi mi diceva di andare a controllare che non arrivasse nessuno e giù di lingua con lei. 


É già tanto che non abbia sboccato lì davanti a loro!


L'ho odiato! Non l'avevo mai odiato così tanto, nemmeno quando mi mandò in prigione.

 

Per fortuna prima che potessi uscire a controllare, l'intero plotone della corte della principessa Vivian con il suo terribile padre, si era praticamente catapultato dentro quella stessa stanza. E sono sgattaiolato via.


Che si arrangiasse da solo, una buona volta!

 

Ma proprio a me deve capitare 'sta roba? Questa é crudeltà mentale!

 

Vivian, la principessa BIONDA, la vipera! E meno male che Artù la trovava insopportabile!

 

Quanto vorrei fargliela pagare, al BIONDO!

 

E invece? É stato lui a farla pagare a me! Ovvio, Merlino il servo, lo deve sempre prendere in quel posto, metaforicamente parlando!

 

Artù era furibondo perché non l'ho avvertito in tempo che la corte stava arrivando.

 

Peccato che con due porte che Artù mi aveva dato da sorvegliare, tutta quella pompa magna fosse entrata da una terza porta!

 

Quanto ho riso poi, una volta fuori di lì!

 

Ma lo stupido re ranocchio se l'è presa con me!


Quanto vorrei fargli patire anche solo una piccola parte di ciò che lui ha fatto patire a me!

 

Ma a lui importerebbe poi qualcosa? 

 

Dicono che "la vendetta é un piatto che va gustato freddo!" Starò attento a cogliere la prima occasione utile.

 

Nel frattempo, mi farò vedere da lui solo il tempo strettamente necessario.

 

Mi farò trovare sempre molto indaffarato.

 

Ma soprattutto non starò più tutto il tempo ad ascoltare i suoi sfoghi e le sue smargiassate come lo scemo di turno!'



 

 

----------------------------





 

Artù era nervoso e agitato. 

 

E il caldo insopportabile di quei giorni di piena estate, certo non migliorava le cose.

 

Da una settimana a questa parte, quando aveva bisogno di lui non c'era mai!

 

E doveva fare tutto da solo!

 

Ogni volta che gli aveva chiesto di fare un giro a cavallo con lui o di accompagnarlo da qualche parte, il servo aveva risposto "Oggi viene mia madre a trovarmi", "Oggi devo raccogliere delle erbe molto rare per Gaius", "Devo pulire la lavanderia", "Devo cucire il vostro mantello." E spariva per ore!

 

Al diavolo!

 

Certo, al mattino veniva ancora a svegliarlo, gli portava i pasti, c'era per il bagno e gli faceva trovare i panni puliti; ma non rimaneva più durante gli allenamenti: semplicemente lo accompagnava e tornava a prenderlo.

 

Durante il bagno, quando Artù si rilassava, chiacchierando col suo valletto o addirittura usufruiva di qualche gustoso massaggio nel retro del collo che il servo gentilmente gli praticava, ora Merlino si chiudeva nella stanzetta dei bisogni reali e sembrava tirarla a lucido, ogni maledetto giorno!


Mentre Merlino lo rivestiva, quella sera, dopo il bagno, il re non ce la fece più:

 

"Non ti sembra di trascurare il tuo re?"

 

"Al contrario, maestà. Sto solo cercando di esaudire proprio un desiderio del mio re. Quello di essere un servo migliore e mi sto impegnando per questo" disse Merlino con disinvoltura.

 

"É necessario mettere a ferro e fuoco la stanzetta dei bisogni, tutte le sere?"

 

"Cielo, sì! Ho saputo che va pulita continuamente. Altrimenti potrebbe sprigionare dei miasmi letali!"

 

"Va bene, Merlino. Stai diventando un ottimo servo, ma la verità é che mi manchi. Mi manchi come amico. Mi mancano le nostre chiacchierate e persino i nostri bisticci."

 

Merlino non si sarebbe mai aspettato delle parole così dal suo re e per un momento provò quasi un leggero senso di colpa. Sembrava così sincero e triste. Se una volta il re gli avesse parlato in questo modo, il ragazzo si sarebbe sciolto istantaneamente. Ma Merlino doveva pensare alla sua incolumità mentale.

 

E a dire il vero una grossa parte di lui, gongolava come un tacchino!

 

Al contrario del re, per Merlino, la settimana appena trascorsa era stata positiva. Tenere lontano Artù gli aveva permesso di ritagliarsi qualche spazio per leggere, per passeggiare, per incontrare qualche vecchia conoscenza, soprattutto Nimueh.

 

Era una ragazza bellissima anche se un po' strana. La prima volta che l'aveva vista, Merlino ricordò di essere stato quasi stregato da quegli occhi talmente blu da sembrare finti e da quei fianchi ancheggianti che sembravano chiamarlo.


Ma stavolta era diverso. Non appena l'aveva scorta, Merlino aveva intravisto la possibilità di una vendetta sul re. Niente di trascendentale. Solo per rendere un po' di 'pan per focaccia' allo stolto reale.

 

Era già qualche giorno che le faceva la posta, per poi fare finta di incontrarla per caso.

 

La prima volta era stata un po' sorpresa dal fatto che Merlino si fosse fermato a parlare così a lungo con lei. I giorni seguenti Nimueh si mostrò molto più a suo agio. E Merlino si accorse che aveva cominciato a flirtare anche lei. Si toccava sovente i capelli, lo guardava di più e sorrideva sempre.

 

Merlino cominciò lentamente a farsi avanti e lei ne sembrava felice.

 

Ogni giorno, dopo gli incontri del primo pomeriggio, Artù passava proprio davanti a loro e vedeva Merlino parlare con questa ragazza molto bella. Dai vestiti sembrava una serva. Merlino aveva buon gusto, pensava il re, ma tanto sarebbe rimasto a becco asciutto. Non perché fosse brutto o stupido ma perché era un imbranato cronico.

 

'Parla pure Merlino, continua a parlare. Sei bravo solo a fare quello!' pensava Artù con un ghigno in volto che nascondeva però una certa amarezza.

 

C'era da dire che Artù si sentiva un po' geloso. Non della ragazza in sé, ma del fatto che con lei Merlino parlava, sorrideva e rideva, mentre con lui non lo faceva più. Era come se fosse sempre distratto, sempre altrove con la mente.

 

'Come Artù?' 

'Potete ripetere per favore?' 

'Scusate mi sono perso' 

'Non riesco a seguirvi, maestà'

 

Era forse stato l'amore per quella ragazza a farlo diventare un mentecatto?


Artù provava un forte senso di perdita, di nostalgia per tutti quei momenti passati insieme al suo servo, a ridere, a scherzare, a condividere tempo e idee. A vederli ora, nessuno avrebbe immaginato che fino a poco tempo prima fossero 'culo e camicia', sempre insieme e più amici che mai.


Il giorno dopo Merlino offrì un dolcetto a Nimueh, che lo gustò sorridente e maliziosa.

 

Quello dopo ancora, quando il servo vide in lontananza, arrivare il suo re, era sovreccitato. Con una piccola magia, operata senza farsi scorgere, fece apparire dietro la schiena un mazzolino di fiori della stessa tonalità di colore degli occhi della ragazza e glieli offrì:

 

"Per la ragazza più incantevole,... i fiori più incantevoli."

 

E Nimueh rispose arrossendo: "E per il ragazzo più dolce...i baci più dolci."

 

Merlino sussultò leggermente quando la ragazza gli prese il volto tra le mani e appoggiò le labbra sulle sue. Con un occhio semichiuso vide Artù che lo fissava a bocca aperta, quasi disgustato e provò un senso di euforia, nel vederlo così. Allora ricambiò il bacio avvolgendo Nimueh tra le braccia, mentre Artù girato il volto, se ne andava sdegnato con il naso all'insù.



 

Quella sera, mentre lo rivestiva dopo il bagno, il re disse, solo un po' più freddamente del solito:

"Complimenti, la tua ragazza é molto bella."

"Non é la mia ragazza…"

"Come? Tu sei un bravo ragazzo. Lo sei sempre stato. Non baceresti mai una fanciulla che non fosse la tua promessa sposa."

Merlino si mise a ridere: "Allora si vede che ho imparato dal migliore!"

"E da chi?"

"Come da chi? Da voi naturalmente."

 

Artù rimase come scottato e non sapeva come ribattere. "A... a me é concesso... sono il re."

 

"Forse non sono più il bravo ragazzo che pensate, sire. Ho anch'io voglia di fare qualcosa senza pormi troppe domande, senza pensare al dopo, come molti altri della mia età, anche senza aver bisogno di paragonarmi a voi. E mi dispiace molto di aver disatteso le vostre aspettative. Non era mia intenzione deludervi."

 

Il servo stava parlando sinceramente e con una sorta di pentimento, senza nemmeno sapere il perché.

 

"Si cresce... si cambia. La vita non é facile... si vive una volta sola" mormorò Artù cupamente, come se parlasse più con se stesso che con Merlino.

 

 

"Merlino dopo cena ho bisogno del cavallo sellato!"

"Qualche barboso ricevimento?"

"No, vado a Powis!"

 

[Guardando i suoi occhi che si erano fatti vitrei, si pentì di quanto aveva ordinato, ma poiché era impensabile il ritiro di una disposizione già data]* Artù congedò Merlino velocemente.

 

[Andare in città la sera e in quei tempi di disordini appariva manifestamente senza scopo, se si eccettuasse quello di un'avventura galante di basso rango.]*

 

Merlino uscì angosciato. 'Non smetterà mai di andare a crogiolarsi in quel pantano. Devo cacciarmelo bene in testa. E non pensarci più!'

 

Il servo cominciò a sudare. Colpa di quel caldo rovente che non dava pace neanche di notte, certo, ma anche dell'agitazione e dello scombussolamento. Merlino sapeva che era la sua gelosia a volere Artù lontano da quel posto. Ma la parte di lui che ancora lo considerava suo amico, nonostante tutto, voleva disperatamente togliere il re da quella feccia. 

Perché lo faceva? Si sentiva solo? Era oberato dalle responsabilità di regnante fino a quel punto?



 

Da quando aveva baciato Nimueh, o meglio il contrario, la ragazza lo aspettava tutti i giorni allo stesso posto e lui puntualmente la evitava.

Sapeva che lei aveva ragione, ma non se la sentiva più di andare avanti con quella farsa. L'aveva usata e un po' gli dispiaceva. D'accordo era stato uno stronzo, ma non voleva più averci a che fare se non come amico. Non le aveva promesso nulla, vero, ma l'aveva corteggiata e l'aveva illusa.

 

'Mi sono comportato peggio di Artù. Almeno a lui le ragazze con cui si sbaciucchia, piacciono!'

 

A lui neanche quello! Oh, Nimueh era bella ma baciarla gli aveva fatto provare così poche emozioni! Purtroppo!

 

Però quando il re l'aveva guardato durante il bacio, con quegli occhi assassini, allora sì che aveva provato emozioni!

 

A Merlino si era bloccato il respiro, gli si era fermata in gola una gioia sottile, tanto che avrebbe avuto voglia di mettersi a cantare e aveva provato una calda e intima soddisfazione, nel vedere Artù così stravolto per lui. Per qualunque motivo fosse. Sembrava gelosia, anche se non lo era. Sembrava rabbia e fuoco. 

 

La sua autostima aveva subito una brusca accelerazione. 

 

Voleva riprovare quella sensazione piacevole e intrigante.

 

Ma non poteva perdere più di una settimana per riuscire a baciare una ragazza che poi l'avrebbe inseguito arrabbiata e insoddisfatta. E se fosse ricorso alla magia? No, basta con i finti corteggiamenti. Nimueh insegnava!


E provò con la carta della sincerità. Almeno in parte. Si diresse da Freya, una sua cara amica e le disse che era oggetto di torture psicologiche da parte di Artù, perché gli diceva che con le ragazze era un perdente nato. Fu la stessa ragazza a proporgli un finto bacio.

 

"Merlino caro, farò volentieri questa scenetta per te, ai danni di Artù, ma in cambio voglio la verità. Il re ti ha sempre tormentato e non te ne é mai fregato più di tanto, per cui..."

"Mi piace, Freya, mi piace molto!" disse a capo chino.

"Oh, dei del cielo, Merlino. Non l'avrei mai detto... certo, a pensarci bene... sono stata ingenua!"

"Posso fidarmi di te, vero?"

Freya lo abbracciò: "Ma, certo! Sempre, Merlino, sempre. Tu sai quanto tengo a te!"

"Sì, lo so. Anch'io tengo molto a te, Freya e ti ringrazio!"


Quel pomeriggio Merlino assistette, dopo molti giorni che non capitava più, agli allenamenti di Artù che quel giorno sembrava essere particolarmente allegro e combattivo. Durante una pausa si recò alla sua tenda, dove trasalì nel vedere Merlino di schiena che si baciava con una ragazza. Un'altra!

 

'Freya è un'attrice nata!' pensava il servo divertito. 

 

La ragazza aveva appoggiato le labbra sulla fossetta del mento di Merlino, gli accarezzava la nuca, gli strattonava i capelli fino a fargli male davvero, gli grattava la schiena con le unghie e infine lo abbracciava assai stretto. In più mugolava, sospirava e Merlino pensò che al suo confronto, doveva sembrare un povero impedito o quanto meno un 'baciatore' un po' scadente.

 

Artù si schiarì la voce: "Con comodo, Merlino... ma quando hai fatto, vorrei venire a cambiarmi". 

 

Il re sapeva di comportarsi da stronzo in quel momento, ma in fondo si trovava nel "suo" territorio e la rabbia che provava era troppo forte.

 

Freya si staccò da Merlino, e come una perfetta commediante, si mise una mano sulla bocca con fare turbato, fece un veloce inchino ad Artù e fuggì con leggiadria in un tripudio di sottane.

 

Il sovrano lo fissava come se non credesse ai propri occhi e il servo riprovò quella sensazione così piacevole nel vedere Artù così sconcertato. Gli dava l'idea che in quel momento al re importasse di lui.

 

"Allora questo come me lo spieghi?" disse Artù sudato come mai l'aveva visto prima di allora.

"Cosa?"

"Il bacio, Merlino!"

"Niente,... c'è stato qualcosa tra noi, molto tempo fa!"

"Mi pare che ci sia ancora!"

"No, lei é solo molto... affettuosa!"

"Merlino, non fare lo scemo! Non era affetto quello che ho visto. Ma spiegami, che fine ha fatto quella bellezza dell'altro giorno?"

"Artù vi ho detto che é stato solo un bacio e oggi... uguale!"

"Mi sembra all'improvviso di non riconoscerti più. Tu non sei così superficiale!" gli disse Artù arricciando il naso, nauseato.

"Forse mi sono stancato, forse avevo voglia di cambiare. Ma non penso di essere il solo che..." ribatté il servitore con una certa sfrontatezza.

"Che...?"

"No, niente Artù... vado a prepararvi il bagno."

 

Nel tornare a palazzo vide Freya che lo aspettava dietro un angolo nascosto.

"Allora?" sussurrò curiosa.

"Ci è caduto in pieno. Merito tuo! É piuttosto arrabbiato e per un attimo sono stato così soddisfatto!" rispose Merlino con un mezzo sorriso.

"Sei sicuro che lui non ti ricambi? Parla spesso di te. A tavola sento i suoi discorsi. Ti é molto affezionato, si capisce, e per lui il tuo parere è più importante di quello di chiunque altro. Con re Uther ti difendeva sempre!"

"No, non mi ricambia, te lo assicuro, semplicemente ha bisogno di me, di una spalla di cui fidarsi e di me si fida. Inoltre Artù ha sempre qualche donna a mano e se non ce l'ha si reca a Powis" disse Merlino con acredine.

"Powis é la spina nel fianco di tutti i paesi qui attorno. Delle donne ovviamente. Ascolta: esiste la possibilità che gli piacciano sia le donne che gli uomini. Lo sai, vero?"

"Possibilità quanto mai remota, Freya! Io non l'ho mai visto con un uomo."

"Ci mancherebbe. Non si farebbe mai vedere a Camelot con un uomo!"

Merlino si morse un labbro. Non voleva che Freya capisse ciò che stava pensando.

 

'A Camelot con le donne... quindi quando va a Powis potrebbe frequentare degli uomini? Lì c'è disponibilità per tutti i gusti. No, é un'idea senza fondamento. Forse cerca donne in grado di soddisfare i desideri più illeciti?'

 

Quasi lo sperò. Sarebbe stato ancora peggio per lui. Si sarebbe sentito ancora più tradito. Lui era un uomo! E pensare che, poteva ammetterlo, se Artù avesse mosso un'unghia, sarebbe caduto ai suoi piedi come una pera. Evidentemente il re teneva a lui, ma non lo aveva mai preso in considerazione in quel senso. O forse molto più semplicemente lui non piaceva al re. Questa possibilità gli procurò una fitta dolorosa al petto. In quel momento odiò il suo corpo, così scarno, pallido. Odiò il suo viso così smunto e infantile. Odiò ogni particolare: le orecchie simili ad ali, le labbra grosse, il gargarozzo sporgente. E odiò tutto di sé: il suo carattere, i suoi sentimenti, il suo essere interiore! Freya parlò ricordandogli la sua presenza e Merlino si riscosse: si era dimenticato di non essere solo.

 

"Artù: che uomo meravigliosamente cieco, che non apprezza tutta questa bellezza che ha a portata di mano. Parlo di te, Merlino!"

 

"Oh sì, mi sento proprio una bellezza in questo momento! E comunque Artù é cieco, sordo e stolto da sempre!"

 

Freya si mise a ridere contagiando un po' anche Merlino.



 

Quella sera Merlino stava riordinando i panni in camera di Artù, maledicendolo per la quantità esagerata di vestiti che aveva sporcato nei giorni precedenti.

 

Aveva fretta! Non voleva farsi trovare lì da Artù. Il fatto di farsi desiderare, qualche piccolo frutto l'aveva dato.

 

'Come non detto!'

 

Infatti Artù stava entrando in camera sua, dando l'idea al servo di non essersi minimamente accorto di lui. Artù era di umore pessimo. Quando lo vide gli soffiò:

"A cosa devo l'onore della tua presenza?"

"Al fatto che qualcuno si deve essere divertito a versare fango su tutte le vostre vesti, sire!"

"Hai ancora voglia di scherzare, dopo quello che hai fatto?" disse il re con sottile sarcasmo.

"Come?" Merlino percepì la rabbia di Artù attraverso il timbro della sua voce..

"Hai avuto un comportamento inqualificabile Merlino. Sei il mio servo e invece di trovarti al lavoro, ti ho trovato di nuovo ad amoreggiare, stai esagerando. Trascuri i tuoi doveri per correre dietro a ogni gonnella che incontri."

"Ma cosa state dicendo, Artù?" 

 

La sua vendetta aveva funzionato, aveva avuto la sua piccola soddisfazione. Ma non era durata molto. E non si era sentito più così elettrizzato come la prima volta. Si sentiva solo sciocco e patetico. Se ci ripensava, tutta quella storia gli sembrava estremamente umiliante, per lui.

 

"Ti ho visto Merlino e non puoi permetterti queste libertà con una ragazza."

"Non l'ho mica costretta...eravamo in due a volerlo."

"Avrai usato, come al solito, il tuo famoso fascino per sedurla. Avrai sbattuto le tue lunghe ciglia, i tuoi occhioni blu e l'avrai ammaliata con il tuo bel sorriso. E con il tuo modo forbito di parlare le avrai riempito la testa di chissà quali smancerie!"

"Ognuno usa i doni che ha Artù!" disse il servo, stizzito.

"Ma non puoi. Sei solo un servo. Fa' queste cose lontano dal mio palazzo. Ne va di mezzo anche il mio buon nome, se ti comporti come uno svergognato."

 

Merlino si morse le labbra per non rispondere al re, altrimenti sarebbe esploso.

"Lontano da palazzo? E quando? Se mi va bene, ho un giorno libero al mese! E poi anche un servo può amare!"

"Stai dicendo che la ami? Sei forse impazzito?"

"E perché mai? Almeno io ho un cuore! Voi baciate ogni ragazza disponibile e non vi é mai importato niente di nessuna di loro. Ma tanto voi avete sempre Powis. E date dello svergognato a me?"

 

Vide Artù sgranare gli occhi e ringhiare di collera. Sapeva di aver esagerato, ma non riusciva più a fermarsi.

"É lì che andate quando qualcosa non va. Vi rifugiate nel vostro mondo di piacere e perdizione che sembra darvi così tanta soddisfazione.

Cos'hanno i vostri amanti in quel letamaio che non possiate trovare anche qui a Camelot?"

 

L'aveva detto sul serio? L'avrebbe pagata cara, lo sentiva.

 

"Come hai detto?" disse Artù con voce grave, ma ancora piuttosto controllata, cosa che in qualche modo mise in allarme il servo ancora di più.

 

"Ho detto -Cos'hanno le vostre amanti che...-" provò, cercando di salvarsi in extremis.

 

Artù lo afferrò bruscamente per la collottola della camicia, con le due mani, avvicinando Merlino al suo volto.

 

"Ti ho sentito bene. Non mentire! Perché pensi questo?" disse a bassa voce con una tonalità che fece rabbrividire il servo.

 

"É solo una supposizione..." mormorò Merlino, abbassando gli occhi.

 

"Voglio sapere chi te lo ha detto, come l'hai saputo?" urlò il re, facendo sobbalzare il valletto.

 

"É una mia idea. Nessuno me l'ha mai detto. Ve lo giuro!"

"E allora, perché TU pensi questo?" 

 

Artù si era talmente avvicinato, che Merlino sentì il suo respiro soffiargli sul viso. Invisibili goccioline di saliva gli erano arrivate in faccia, con la stessa arroganza di uno sputo.

 

"DIMMELO!" gridò più forte, strattonandolo con brutalità. A Merlino sfuggirono due lacrime veloci.

 

"Perché io sono come voi" disse a bassa voce ma in modo chiaro. Si sentiva sconfitto fuori e dentro. Artù vinceva sempre, anche se stavolta sentiva che nessuno dei due avrebbe vinto.

 

Artù si bloccò e lo fissò. Merlino vide un lampo di paura attraversare l'azzurro di quegli occhi.

 

Poi il re lo spinse sul letto con violenza e lasciò la stanza immediatamente.

 

Merlino era stravolto e si lasciò andare singhiozzando disperato, guardando e toccando le coperte di Artù, come per chiedere a loro cosa avrebbe dovuto fare adesso e come avrebbe fatto a raccogliere i cocci del suo cuore.


Quando più tardi tornò per sistemare il letto del re per la notte, Artù non c'era e pensò con dolore al motivo della sua assenza.




 

Merlino non riusciva a prendere sonno. Era già tardissimo. Ripensò ad Artù, sconvolto dalle sue parole. Pensò al motivo per cui gli erano uscite. Forse inconsciamente voleva che Artù sapesse che lui conosceva il suo segreto per potergli dire il suo. Forse voleva farlo sentire compreso, meno solo. O al contrario voleva ferirlo e scioccarlo. Cosa che in effetti era avvenuta.


Il ragazzo sentiva un caldo soffocante, si rivestì uscendo all'aria aperta mentre i suoi passi lo guidarono, quasi senza pensare, fino alla riva del fiume, che era di certo il posto più fresco che poteva trovare. Si sedette sulla sponda e mise i piedi nudi a mollo nell'acqua.

 

C'era la luna piena che si rifletteva tremolando sull'acqua lenta del fiume e riusciva a intravedere qualcosa. Qualche cespuglio, qualche albero vicino.

 

Dopo un po' chiuse gli occhi per un momentaneo abbiocco, quando sentì un sussurro leggero che cantilenava il suo nome.

 

"Chi è?" mormorò terrorizzato il ragazzo con un balzo repentino che lo portò in piedi sulla riva.

 

Poi intravide un'ombra, più nera della notte, al suo fianco e due mani lo spinsero in acqua.

 

Quando risalì, si accorse che per fortuna toccava con i piedi.

 

"Andiamo, Artù, siete voi?" ma Merlino tremava. Se fosse stato qualcuno di pericoloso avrebbe impiegato un attimo ad affogarlo.

Merlino avvertì una mano grande appoggiarsi sulla sua spalla: "E bravo Merlino! Non si riesce a nasconderti nulla, vedo! MAI!" 

Il servo tacque.

"Sei molto perspicace. Hai capito le mie preferenze, diciamo così, solo perché tu hai le stesse!" la voce del re risultava essere un misto di stupore e di sarcasmo.

"Mi dispiace. Non volevo dirvelo... mi é sfuggito"

"Io invece credo che tu lo volessi..."

"E perché mai?"

"Se non lo sai tu..."

 

Artù cambiò argomento e cambiò anche l'intonazione della voce. Forse era stanco di litigare, pensò Merlino.

"Si sta bene, qui, non trovi?"

"Sì, ma non volevo fare il bagno, tantomeno vestito." Merlino si rese conto di ciò che aveva detto, quando era troppo tardi.

"Allora spogliati!" disse Artù semplicemente.

"Non importa. Credevo foste andato... là, stasera"

"Mi hai fatto capire chiaramente che a Camelot avrei trovato di meglio." Intanto Artù con l'altra mano cominciò a sistemare i capelli bagnati di Merlino. "Ti senti a tuo agio?" 

"Sì sto bene, grazie. Prima però sono stato male."

"Beh, non credere che io sia stato molto meglio"

"Mi dispiace. Voglio che sappiate che potete fidarvi ancora di me e che sono sempre il vostro leale servitore."

"Sì, ma con una lingua lunga che taglia" ridacchiò Artù.

 

"Sono contento che abbiamo parlato. Forse adesso riuscirò a dormire"

Artù portò le mani allo scollo di Merlino, sistemandogli la camicia e nel farlo gli sfiorava le clavicole e la nuca. 

"Hai freddo? Tremi!"

"No, solo che la nuca è... un punto sensibile."

L'ombra di Artù sparì e il servo lasciò andare un respiro rumoroso quando qualcosa, molto probabilmente la bocca di Artù, lambì con dolcezza la sua nuca.

Non riuscì a dire il 'No, vi prego' che gli era arrivato alle labbra.

"E il collo? É sensibile anche quello?" aggiunse il re malizioso.

Merlino non rispose e quando le labbra di Artù lo toccarono si lasciò scappare un gemito.

 

Poi si sentì abbracciare da dietro: una mano sul petto, una sulla vita, il mento di Artù sulla spalla e l'intero corpo a contatto con il suo.

 

Maledetto Artù! Da quanto tempo era innamorato di lui? Forse da sempre. Aveva mentito a tutti, anche a se stesso, quando ribadiva che il re lo attraeva solo fisicamente. Certo che in quel momento, due occhi estranei avrebbero colto soprattutto quello.

 

"Ehi, Artù, un attimo, per favore!" disse Merlino girandosi verso di lui e facendo un passo indietro.

"Ho dato per scontato di piacerti, ma forse non é così?" chiese Artù con una punta amara.

"Non è questo! Voi piacete a tutti e io non faccio certo eccezione, ma vorrei sapere alcune cose, se non é un problema per voi"

"Tu pensi troppo Merlino, ma anch'io in effetti vorrei chiederti qualcosa"

"Prima voi, sire!"

"Da quanto tempo sai che a Powis io frequento degli uomini?"

"Da poco tempo. Prima credevo vi intratteneste con delle donne."

"All'inizio era così infatti, poi mi fu presentato un ragazzo e per me non é stato più lo stesso."

"Ho sempre detestato che voi andaste là, perché lo consideravo degradante per voi, ma soprattutto perché ero geloso!"

"Quindi ti piacevo già allora?"

"Purtroppo é così!"

"Non me l'hai mai fatto capire!"

"Con che cuore avrei potuto farlo Artù? Mi avete sempre trattato come un servo idiota"

"Non dire così. Sai anche tu che quasi sempre scherzavo o giocavo e comunque anche tu non mi hai certo risparmiato battute salaci e freddure ironiche"

"Dite che era il vostro modo di volermi bene?"

"Sì, io ci tengo a te. Sei il mio migliore amico e mi piaci molto come ragazzo."

"Secondo voi dovrebbe bastarmi?"

"Questo sei tu a doverlo decidere. Vorresti forse sentirti dire che sono disperatamente innamorato di te?"

"Sì,...per cominciare..."

Artù si aggrappò alle spalle di Merlino, ridendo come un matto.

"Dio, quanto mi sei mancato!... E perché ti vedevo baciare ragazze in continuazione?"

"Sono stati solo due baci Artù. Il migliore a tubare con le ragazze siete sempre stato voi."

"Mi sono sentito spesso solo. Ma Sofia e Vivian non mi sono mai interessate."

"A vedervi non sembrava."

"Eri geloso?"

"Molto, e voi?"

"Ero risentito, deluso... sì, ero geloso!"

 

Merlino abbassò il capo e mormorò: "Ora cosa vorreste fare?"

"Quello che vuoi tu. Non credo tu sia alla prima esperienza."

"Veramente... sì"

"Non ci credo!"

"Ci sono stati due uomini che si sono proposti e io stavo per accettare, ma poi non c'è stato nulla!"

"Come mai?"

 

"Il primo era un nobile signore, maturo, molto affascinante, ma quando mi offrì dei soldi, me ne andai offeso.

Il secondo era un giovane come me, bello per giunta, ma mi propose pratiche decisamente insolite e utilizzava un linguaggio così volgare che sono scappato come un coniglio!"

 

"Oh, Merlino, quanto avrei voluto vedere la tua faccia, in entrambi i casi!" rise il re, che cominciò a nuotare attorno a Merlino neanche fosse stato uno squalo. "Comunque sei un tipo difficile, Merlino, e anche esigente!"

"Non avevo scelta. Ho semplicemente seguito l'istinto!"

"E in questo momento cosa ti dice l'istinto?"

"... Di scappare come un coniglio!" Artù scoppiò a ridere un'altra volta e tornò di fronte al suo servo.

"No, ti prego. Non scappare da me!"

"Ma se vi deludessi, voi tornereste a Powis e non credo che sarei più in grado di sopportarlo."

"Sei l'uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto: non vuoi usare questo coraggio con me, per me?"

"L'ho sempre fatto!"

"Ti chiedo di usarlo, ora, per noi!"

"La mia risposta é... sì!" disse solenne il servo.

"Non voglio illuderti, ma mi sento di dirti che non te ne pentirai. Farò in modo che non succeda. Voglio trattarti con rispetto, tenerezza e passione. Come tu meriti!"

"Anch'io voglio farvi stare bene, Artù!" sussurrò commosso il servo.

"C'è una cosa che non ti ho mai detto e che voglio dirti adesso: io ti trovo bellissimo!"

Merlino stava per replicare quando Artù cercò le sue labbra nel buio. E il servo seppe, ancora prima di incontrare le sue, che non avrebbe più potuto farne a meno. La notte e l'acqua erano la cornice ideale di quel momento meraviglioso.

 

Merlino lo baciò con tutto il calore possibile. Cominciava a non capire più bene cosa stesse succedendo. Sentiva solo il sapore di Artù nella sua bocca. Avrebbe dato al re tutto ciò che voleva e avrebbe preso per sé tutto quello che poteva, come il dono più grande mai avuto.



 

EPILOGO



 

Merlino uscì fuori velocemente dalle stanze di Artù e richiuse la porta alle sue spalle. Nel corridoio c'era Nimueh, che lo fissava con due occhi enormi.

"Nimueh, ciao. La guardia mi ha detto che mi cercavi!"

"Ma, cosa ti é successo? Sei tutto rosso, spettinato e hai la camicia a rovescio!"

"Sì, Nimueh." Merlino era molto agitato e non sapeva più cosa dire.

"Ma cosa stavi facendo? Lavori pesanti?"

"Beh, sai com'è il re! Lui é molto severo a volte"

"Ti stava punendo?" chiese Nimueh cercando di alzare la camicia sulla schiena di Merlino per vedere se ci fossero dei segni, ma il ragazzo gliela strappò via dalle mani, con poco garbo.

"In un certo senso..." e Merlino serrò le labbra per nascondere un sorriso.

"Ti ha frustato?"

"No, ma ci sono modi più subdoli per punire qualcuno!"

"Stai dicendo che..."

"Sì!" rispose Merlino senza avere un'idea di cosa la ragazza intendesse.

"Ma allora é per questo che non ti sei fatto più vivo!"

"Sì, lui mi ha imposto di non vederti più. Mi ha minacciato. É geloso di te. Mi dispiace che tu abbia dovuto scoprirlo così!"

"Oh, povero Merlino. Ti prego, fa qualcosa. Scappa! Non credevo che Artù fosse un tale bruto! Che egoista e che sadico! Ma tu come stai?"

"Io sono abituato ormai" disse il ragazzo a capo chino "anche il mio precedente padrone era così. E scappare non serve, credimi"

"Ma, la tua vita? E io?"

"Io vivrò del bellissimo ricordo del nostro incontro e del nostro primo bacio. Ma voglio che tu vada avanti con la tua vita!" Nimueh si mise a piangere.

"Voglio che tu incontri un altro uomo che possa amarti come a me é stato impedito di fare. Io starò bene. Non devi preoccuparti per me. So come evitare le punizioni peggiori. Ma ti prego di non dire nulla, mai, a nessuno. Se Artù lo scoprisse mi ucciderebbe, lo so, e temo, purtroppo che potrebbe fare lo stesso con te!"

"Te lo giuro, Merlino, non lo dirò, mai! Mi dispiace!" e corse via spaventata.

Merlino tornò in camera sospirando sonoramente.

 

'Sono quasi meglio di Freya, come attore' pensò.

Artù era sdraiato, rilassato e nudo. Lo guardava serio. "Ti ho sentito sai, Merlino?"

"No, non é possibile!"

"Se appoggi l'orecchio alla porta, é possibile!"

"Avete origliato?!"

"Tanto ormai non hai più segreti per me!"

"Allora, cos'altro avrei dovuto dirle?"

"Te la sei cavata bene, anche se mi hai fatto passare per un tiranno e un maniaco sessuale e anche un assassino!"

"Scusate Artù, ma almeno non parlerà!"

"Ora però devi venire qui, perché essendo io un terribile sadico, devo punirti nel modo che meriti."

Merlino sorrise e andò verso di lui, sentendosi meno tranquillo di quello che appariva.

"Che sarebbe?"

"Indovina?"

"Devo preoccuparmi?"

"Direi di... no. Intanto spogliati e raggiungimi subito. Devi recuperare tutti i baci che mi hai fatto perdere negli ultimi minuti."

Merlino sorrise intenerito. "E poi?"

"Poi... te lo dico dopo. A freddo potresti rimanere... stravolto!"

















 

* frasi tratte da "Il Gattopardo" di Tomasi di Lampedusa

 

Ciao. Ho capito ora, perché aleggia questa tristezza in questa fic che dovrebbe essere leggera. Li ho lasciati soli. Senza i cavalieri o Gaius. Senza nemmeno Morgana o Uther. Poveri!

 

Un abbraccio.

   
 
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