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Autore: lulette    13/09/2022    2 recensioni
Dal capitolo 4
[Dei, l'aveva colpito. Così forte! Con tutta la forza che aveva. Aveva colpito quel viso così delicato, così fragile, come fragile era tutto di Merlino. Il suo corpo esile. Il suo cuore sensibile. Come aveva potuto colpirlo così?
Lui era da sempre il suo servo più fidato, il suo suddito più entusiasta ed era suo amico.]
["Che volete Artù?"
"Volevo chiederti perdono!"
"Vi perdono, ma sapete meglio di me che lo schiaffo di oggi non era per la risata" disse serio.
"Cosa vorresti dire?"
"Spiegatemelo voi, sire. Siete voi che siete cambiato nei miei confronti"
Di nuovo Artù si soffermò a guardarlo. Nudo sembrava ancora più fragile, ancora più indifeso ed ora che lo aveva vicino pensò che fosse un uomo incredibilmente attraente, sia per la sua nuova bellezza appena scoperta ma soprattutto per ciò che il ragazzo significava per lui.]
Raccolta di one shot dove oltre all'amore, l'elemento in comune è la presenza quasi magica dell'acqua.
Genere: Angst, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Lemon, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Bondage, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Rating: Arancione

Genere: Angst, Drammatico, Erotico, Introspettivo

Tipo di coppia: Slash, Crack pairing 

Note: Hurt/Confort, Missing moments, What if?

Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Violenza

Contesto: quarta stagione

 

16.813 parole

 

 

REDENZIONE












 

 


Artù era sdraiato nel suo letto. Si era rigirato una miriade di volte per trovare la posizione giusta, ma non riusciva a prendere sonno. Era ancora presto ma aveva bisogno di addormentarsi prima possibile, per poter spegnere quel pensiero fisso, quell'idea che l'aveva ossessionato tutto il pomeriggio e che ora, al buio, aveva assunto contorni mostruosi, dove il mostro non era una strega malvagia o una creatura orripilante, ma era lui!

 

Avrebbe voluto urlare!

 

Aveva bevuto molti calici di vino, per non impazzire e cercare di annebbiare il cervello, ma anche così, il sonno non veniva.

Avrebbe voluto chiamarlo così forte da farlo correre fin lì, per poterlo guardare negli occhi, per fargli capire quanto fosse dispiaciuto.

 

Dentro la testa la confusione e gli orridi pensieri rischiavano di minacciare anche la sua salute fisica: la testa gli doleva insopportabilmente e aveva la nausea forse a causa del vino, forse perché non era riuscito a mangiare niente.

 

La cosa peggiore, però era quella sensazione di pesantezza al petto, unita alla difficoltà di respirare: sembrava che l'aria entrasse nel suo corpo ma non fosse sufficiente a soddisfare il suo bisogno di ossigeno.

 

E aveva avuto il coraggio di non farsi trovare a cena! Quale coraggio? Si sentiva un codardo, il che era una novità per lui che mai lo era stato prima in vita sua. Una novità scomoda e sconvolgente.

 

Avrebbe voluto chiedergli perdono, avrebbe voluto che lo perdonasse, che gli sorridesse in quel suo modo unico, che gli dicesse che era tutto a posto, dimenticato e che per lui non era cambiato niente!

 

Ma questi erano solo pii desideri. Il ragazzo si era fatto più deciso, più duro, nell'ultimo periodo e anche questo per colpa sua.

Artù lo aveva trattato a volte con insofferenza, a volte con freddezza e altre volte, con un'ira ingiustificata e crudele, umiliandolo ad ogni occasione. Il giovane aveva provato a buttarla sul ridere in quei primi tempi bui del loro rapporto, che fino ad allora era stato così complice e, ora poteva dirlo, così felice.

 

Ma quello era prima, perché Artù ora trovava i modi più sottili per ferirlo, ogni volta che erano insieme. L'umorismo, cui era sempre ricorso con il suo servo irriverente, ora era diventato una lama di sarcasmo, per infliggergli dolore, il più bieco e profondo possibile. Il valletto aveva provato a difendersi a suo modo da quegli attacchi continui: si era chiuso a riccio e il suo viso, così naturalmente solare ed espressivo, in presenza di lui assumeva l'immobilità di una sfinge. I suoi occhi lo rifuggivano pedissequamente e Artù non sopportava nemmeno questo. 

Lo infastidiva tutto di lui: quello che in passato aveva apprezzato del suo servo, ora gli appariva ridicolo, futile, quando non apertamente detestabile.

 

Come poteva anche solo pensare che sarebbe finita bene!? Quello che gli aveva fatto quel pomeriggio davanti a tutti era stato orribile. E Merlino non avrebbe potuto perdonarlo. Non questa volta!


Dei, l'aveva colpito. Così forte! Con tutta la forza che aveva. Aveva colpito quel viso così delicato, così fragile, come fragile era tutto di Merlino. Il suo corpo esile. Il suo cuore sensibile. Come aveva potuto colpirlo così?

Lui era da sempre il suo servo più fidato, il suo suddito più entusiasta ed era suo amico.

 

Quando ne avevano parlato, quando avevano esplicitato il reciproco sentimento di amicizia intensa e profonda che li legava, nonostante non fosse contemplato dalle leggi del decoro, per via del loro status così diverso, Merlino gli era sembrato emozionato, meravigliato e visibilmente felice. Per la prima volta il re era riuscito a vederlo completamente raggiante e anche un po' commosso. Sì, perché Artù gli aveva detto:

"Per me, non sei solo il mio valletto o il mio aiutante. Io credo che tu lo sappia. Voglio che d'ora in poi tu mi consideri un amico, proprio come io considero te."

Erano passati così tanti mesi da quel giorno fausto.

E ancora gli sovvenne quella volta, qualche tempo dopo quel primo chiarimento, quando Merlino gli confidò: "Se voi foste un servo come me oppure se io fossi un re, insomma se fossimo alla pari, io non vi considererei solo un buon amico, Artù, ma semplicemente il migliore amico che abbia mai avuto." 

Al che Artù con il cuore pieno d'affetto gli aveva risposto:

"Sono ormai stanco di queste convenzioni che ci dicono cosa dobbiamo fare o chi dobbiamo essere. La mia vita intera é regolata, lo sai, da veti, obblighi di ogni tipo ma non possono regolare anche i miei sentimenti e i miei pensieri.

Vogliono decidere di chi devo fidarmi, con chi fare la guerra, con chi fare l'amore, di chi essere amico.

I miei cavalieri sono uomini eccezionali: sono più che amici, più che fratelli e darei la mia vita per loro, come loro la darebbero per me. Ma quando penso a una persona con la quale aprirmi e sfogarmi, arrabbiarmi e ridere; quando penso a qualcuno che vorrei avere sempre accanto perché mi fa stare bene, mi comprende, mi accetta e mi ama come sono, mi vieni in mente sempre tu. Solo tu, Merlino."

Quando Artù si era girato per guardarlo, si fece scappare una tenera risata, perché il suo amico non era solo commosso. Merlino aveva il viso inondato di lacrime.

 

"Ma che fai?" sorrise il re.

"Ho... della polvere negli occhi!" farfugliò Merlino.

"Ma per piacere!... La polvere... A chi vuoi darla a bere!?"

Artù tirò fuori un fazzoletto e con quello gli strofinò tutto il viso, come se avesse a che fare con un bimbo incandelato, con Merlino che cercava di schermirsi in qualche modo. 

 

Una volta ripresosi, strappò di mano al re, il fazzoletto bagnato e se lo mise in tasca.

"Vuoi tenerti il mio fazzoletto per ricordo come fanno i cavalieri con le dame?"

"Sì, ma solo perché la dama siete voi! Non credo però esistano abiti femminili in grado di contenervi: potete giusto provare a chiederne qualcuno alla cuoca."

 

"Merlino, la nostra amicizia non é ancora iniziata, che sta già per finire." disse Artù trattenendo un sorriso.

"No, io non credo che finirà mai, almeno che non siate voi a volerlo!" gli disse guardandolo intensamente.

Artù gli diede un piccolo pugno sulla spalla.

 

"Quindi posso considerarti il mio migliore amico?" e lo guardò con sguardo malizioso e divertito al contempo.

"Oh, sì! Non vedo l'ora di dirlo a tutti!" rispose il servo esageratamente estasiato.

"Se vuoi fallo pure, ma non ti crederanno!"

"Artù, scherzavo! Non ho nessuna intenzione di dirlo. Non sono mica come voi!"

"Attento! Non esagerare caro il mio migliore amico."

"Sarà il mio segreto. Ve lo giuro sul mio onore!" Merlino si mise una mano sul cuore, facendo un lieve inchino con la testa, con fare fin troppo ossequioso.

 

"Allora diciamo che sarà il nostro segreto! Anche perché altrimenti, potresti essere invidiato da molti!"

"La vostra modestia mi commuove, maestà!"



 

Artù sorrideva, ripensando a quei momenti e a tanti altri passati con Merlino: ricordi semplici ma che gli riscaldavano il cuore. 

Cercava di convincersi che la loro amicizia, così unica e speciale, avrebbe superato anche quello scoglio. Non poteva lasciare che finisse così! Doveva almeno provare a parlargli e se Merlino non avesse voluto ascoltarlo, avrebbe insistito: non si sarebbe arreso e non avrebbe lasciato niente di intentato.

 

Quando invece gli tornarono in mente i ricordi della giornata appena trascorsa, provò nuovamente vergogna e dolore e un senso di amara sconfitta si impadronì di lui.

 

Quel pomeriggio erano in tanti alla presentazione dei nuovi cadetti, che erano una quarantina in tutto. C'erano le famiglie dei cadetti e i loro amici. C'erano i cavalieri e molti curiosi. C'era anche Merlino, mentre il re stava combattendo con Leon in un duello di parata. Niente di nuovo: i colpi più spettacolari, molta maestria nell'arte della spada e sicuramente un po' di scena...

 

Artù come sempre era in vantaggio ma nel muoversi lateralmente era inciampato su una zolla di terra in modo assai rocambolesco e un po' goffo. Merlino non era riuscito a non scoppiare a ridere. Il resto del pubblico però era rimasto in perfetto silenzio per cui si sentiva solo questa risata che alle orecchie di Artù era suonata particolarmente beffarda e offensiva. In mezzo a quel silenzio, la risata di Merlino ingigantiva i sentimenti di sdegno e umiliazione che il re già provava per la caduta.

Artù si era tirato su da terra, lanciando la spada per terra dalla stizza e si era avvicinato con falcate veloci, al suo servo, il quale non fece in tempo a dire: "Artù, scusat..." che fu colpito da un manrovescio tale che prima abbagliò Merlino di una luce bianca e dopo lo accecò di oscurità.

 

Senza un lamento, Merlino cadde a terra come un sacco vuoto.

 

Si sentì qualche voce dire:

"Ben gli sta!"

"Così impara!"

"Vattene a casa ragazzo!"

"Ci vuole rispetto!"

E ancora: "Ben fatto, maestà!" E ci fu pure un accenno di applauso che Artù stoppò sul nascere, sventolando una mano, nervoso!

"Leon riprendiamo!" E nessuno fece caso più di tanto a Merlino, se non i cavalieri che lo seguivano con sguardo preoccupato.




 

Merlino era nella sua stanza, distrutto nel corpo e nell'animo e stava ripercorrendo per l'ennesima volta lo stesso doloroso ricordo di Artù, ma dal suo punto di vista.

 

Dopo il colpo ricevuto, si era nascosto il volto con una mano e camminando a fatica, se n'era andato, tutto scombussolato, sbandando in qua e in là, fino al laboratorio di Gaius. 

 

Piangeva, non per il dolore ma per l'umiliazione, ma quando le lacrime solcarono lo zigomo ferito, sentì il volto bruciare come il fuoco.

'Il solito permaloso! Il solito zuccone!' provò Merlino a sdrammatizzare con sé stesso, ma si sentì solo stupido e patetico. Questa volta non poteva giustificare il comportamento di Artù.

 

Adesso ci penserà Gaius a prendersi cura di me e tornerò come nuovo in men che non si dica. Ma quando entrò nel laboratorio, Gaius non c'era e Merlino ricordò: 'No! É vero! É partito!'

 

Sua cugina era malata e il vecchio cerusico era partito per cercare di aiutarla.

'E adesso? Niente buona cenetta, niente cure, niente tisana' e iniziò a singhiozzare disperato.

Non era certo per quelle cose che piangeva. Aveva solo bisogno di avere accanto una persona cara che gli facesse sentire il suo affetto, perché si sentiva spaventosamente sbagliato e solo.

L'altra persona su cui tanto contava e alla quale teneva più della sua vita, era quella che l'aveva appena colpito, con talmente tanta cattiveria, che per poco non aveva perso i sensi. Ed era il suo migliore amico.

 

'Ormai non più. É finito tutto!'

 

Si sdraiò sul letto, incurante del dolore al viso e dopo aver pianto tutte le sue lacrime, si addormentò spossato.

Quando aprì gli occhi, fuori era già buio. Accese qualche candela e andò a guardarsi nell'unico specchio, in camera di Gaius.

Quando si vide sussultò di sorpresa e orrore. 

 

Se ne rendeva conto solo ora. Non era solo colpa della forza che Artù aveva impresso nello schiaffeggiarlo, ma anche dei guanti che usava durante i duelli. Erano ruvidi, spessi, solcati da grosse cuciture in rilievo ed erano rinforzati all'altezza delle nocche da strati di pelle robusta e da cuciture ancora più spesse. Il risultato era terrificante. 

 

L'occhio era talmente gonfio da risultare praticamente chiuso, di un colore tra il viola e il marrone, sia nella palpebra superiore che sotto.

Lo zigomo tumefatto era di color rosso vivo e solcato da profondi graffi che percorrevano l'intera guancia fin quasi al naso. C'erano abrasioni di colore nero anche sulla tempia e su una parte della fronte. La ferita principale sullo zigomo, subito sotto l'occhio, perdeva ancora sangue e acqua.

 

Merlino cercò di pensare al modo migliore di prendersi cura di sé. Pensò a cosa avrebbe fatto Gaius per farlo stare meglio e pensò a cosa avrebbe fatto sua madre. Voleva prendersi cura di sé per loro, anche se non potevano essere lì con lui. Pensare al loro affetto lo fece sentire un po' meglio.

 

Preparò un unguento a base di erbe che tenne in posa a lungo; si cucinò una minestra calda e cercò di mangiarne almeno un po'. Aveva lo stomaco chiuso e non se ne stupì troppo. 

Poi si sedette a bere un infuso di erbe e miele e ne trasse un certo giovamento.

 

Cosa avrebbe fatto adesso? Non voleva rivedere Artù, a nessun costo, ma avrebbe dovuto portargli la cena.

 

Era arrabbiato, sì, ma era più che altro avvilito e deluso. La domanda che gli frullava in testa era: 'Perché?'

Non era la prima volta che Merlino scoppiava a ridere di Artù, per una defaillance simile a quella successa nel pomeriggio. E il re normalmente gli aveva risposto ridendo a sua volta o al massimo urlandogli una parolaccia. Una volta sola ricevette un calcio nel sedere. Niente di che.

 

'Ma oggi c'era qualcos'altro dietro... Chi voglio prendere in giro? Sono settimane che Artù mi tratta come una pezza da piedi! É successo qualcosa che lo ha cambiato nei miei confronti. Perché mi odia?'

 

Merlino tirò fuori il vecchio mantello azzurro per coprirsi il volto con il largo cappuccio e si diresse in cucina con non poche difficoltà, perché inizialmente nessuno lo riconosceva. Prese la cena e andò nelle stanze del re. Aveva paura di trovarselo di fronte e quando vide che non c'era, si sentì molto sollevato.

 

Lasciò la cena sul tavolo e già che c'era gli preparò il letto per la notte, così forse non sarebbe dovuto tornare per farlo.

Quando tornò si sedette sfinito. Doveva prendere una decisione: voleva allontanarsi da Artù. Per quanto tempo? Un mese, forse due, forse... di più?

 

Avrebbe scritto a Gaius una lettera, dove gli spiegava di sentire il desiderio di rivedere sua madre e che sarebbe tornato appena avrebbe potuto. 

Ripensandoci era un bene che Gaius non l'avesse visto così conciato. Se avesse saputo che era stato Artù, il vecchio avrebbe sofferto doppiamente.

 

L'idea era quella di partire l'indomani mattina presto, ma voleva prima capire come sarebbe andata la notte. Forse il giorno dopo non sarebbe stato in forze per partire subito. Per sicurezza però preparò la sacca con tutto il necessario per il viaggio.

Era piuttosto tardi e Merlino decise di prendere un bagno prima di coricarsi. Si sentiva i piedi e i capelli pieni di polvere e di terra. Inoltre sperava che il lavarsi potesse sciacquare via anche le brutte sensazioni della giornata.




 

Artù aprì la finestra di camera sua e si affacciò per cercare di respirare meglio. Non riusciva a non pensare. La crudeltà mostrata contro Merlino, quel pomeriggio, era stato un colpo anche per lui. Non credeva che sarebbe mai arrivato a tanto, anche se nell'ultimo periodo aveva passato molti momenti di grande rabbia a causa dell'amico.

 

Anche se Merlino aveva fatto quello che aveva fatto, lui non aveva il diritto di usargli violenza in quel modo.

Artù aveva finalmente capito il motivo di quella sua collera furiosa: non riusciva a scordare quello che era successo alla festa dei Saturnali. In realtà avrebbe dovuto capirlo molto tempo prima, ma non riusciva ad accettare il senso di quelle emozioni provate, così strane e destabilizzanti.



 

2 mesi prima



 

Artù si stava divertendo un mondo! Forse la festa dei Saturnali era da sempre la sua preferita e come ogni anno avveniva in corrispondenza del terzo plenilunio.

Tutti in maniche di camicia, re e cavalieri compresi, che potevano mischiarsi meglio in mezzo al popolo.

Tanto mangiare, tantissimo bere, musica, balli e molta allegria. Il ballo era normalmente non consentito agli uomini, ma in qualche rara occasione, come appunto quella, era concesso loro di ballare.

Del gruppo di Artù, facevano parte i cavalieri, ma anche Merlino e Morgana.

La ragazza poco prima aveva irretito una mezza dozzina di giovani contadini e ballava insieme a loro, a piedi nudi, come una gitana sensuale e ribelle ed era controllata a vista da Leon e da Gwaine.

Merlino stava parlando con un suo collega e più precisamente con un giovane servo che, più di tre anni prima, cioè la mattina in cui Artù e Merlino si conobbero, faceva da involontaria cavia al re che gli lanciava coltelli, mentre lui correva con un bersaglio addosso. Si chiamava Walden* ed era decisamente maturato da allora.

Gli altri cavalieri continuarono a bere e a ridere sgangheratamente, per molto tempo e Merlino non si vedeva già da un po'.

Artù stava cercando un posto solitario dove poter fare la pipì e andò nel retro di una grande casa colonica, per espletare in pace le sue funzioni.

Si stava risistemando, quando sentì chiaramente una voce vicina, mormorare:

"Io voglio di più!"

Artù dallo spaventò fece un balzo sul posto e pensò per un attimo di trovarsi vicino a un gruppo di ladri che si stessero spartendo il bottino della serata.

"Che intendi dire?" domandò una seconda voce.

"Lo sai benissimo!" rispose la prima.

"La mia risposta é sì... sì... Sì!"

Artù impallidì al buio: 'No, decisamente non sono ladri!' e pensò che qualcosa non quadrasse: le voci sicuramente provenivano dal fienile che aveva di fronte ma sembravano proprio quelle di due uomini.

Fece per sgattaiolare via, quando avvertì chiaramente la frase: "Merlino, spogliati, ti prego!"

Artù smise di respirare: 'Merlino?' 

Quanti Merlino potevano esserci a Camelot? E si affacciò da dietro una colonna. Voleva capire. Doveva vedere che non si trattasse proprio del suo servo. Da quell'angolazione non vedeva un accidente e il più silenziosamente possibile entrò e si avvicinò ad una apertura simile a una finestra, posta dietro di loro e si affacciò guardando in basso.

Illuminata da un fascio di luce della luna piena, Artù vide una scena che non avrebbe mai voluto vedere e che non avrebbe mai più potuto dimenticare.

C'erano due uomini, nudi, che si baciavano e che, probabilmente (non ne capiva granché) facevano l'amore con una passione che Artù trovò 'scandalosa'. La cosa che maggiormente lo sconvolse fu il fatto che quella situazione sembrasse comunque abbastanza naturale, e volendo persino un po' intima, il che non poteva essere! Nel senso che non sembravano poi così diversi da una coppia uomo-donna. E proprio come per una coppia uomo-donna, la visione sembrava essere come minimo... seducente.

'Seducente?'

Quando la nuca dell'uomo sopra si spostò, riconobbe Walden e le possibilità che l'altro fosse proprio il suo servo, si moltiplicarono a dismisura, ma lui non voleva ancora crederci.

I due uomini gemevano, si accarezzavano, si muovevano e Artù fu sul punto di lasciar perdere e di andarsene: Walden e 'quel' Merlino potevano fare ciò che gli pareva, ma lui non voleva guardarli più.

Gli venne un'idea. Se non avesse funzionato sarebbe andato via a rotta di collo. Lanciò un piccolo sasso all'interno del fienile, nella parte opposta a quella in cui si trovava e attese la loro reazione.

Entrambi i ragazzi si misero a sedere, spaventati e si coprirono le nudità immediatamente con la paglia. Uno dei due urlò: "Chi é là?"

Artù, nascosto nell'ombra, non muoveva un muscolo e trattenne il respiro.

E finalmente lo vide!

Quel Merlino, oh, dei del cielo, era proprio il 'suo' Merlino, con i suoi occhi blu atterriti, i capelli sparati in aria e il fiatone che gli faceva alzare e abbassare il petto velocemente.

Artù si tappò la bocca con una mano per evitare di emettere suono. Dopo un'attesa che al re parve interminabile Walden abbracciò Merlino. "Sarà stato un gatto o un topo..." disse al compagno ricominciando a baciarlo, ma si vedeva che il servo non era tranquillo e fermava Walden ogni volta che si riavvicinava. "Non lo so. Ho una brutta sensazione!" rispose Merlino.

Artù muovendosi più silenziosamente che in una sortita di guerra, riuscì ad uscire e una volta fuori cominciò a correre con tutta la furia possibile. Perché si sentiva così? Tradito, arrabbiato, turbato! 

Si sentiva come se avesse sorpreso Merlino in flagrante adulterio, dove lui era... il cornuto. 'Ma cosa m'importa cosa fa Merlino del suo corpo! Può darlo a chi vuole e prendersi ciò che gli pare' ma era una bugia come un'altra, per fingere che non gli importasse. Non capiva perché per lui fosse così doloroso: sarebbe stato diverso se l'avesse 'beccato' con una ragazza? Forse no. Ma così gli sembrava il peggio possibile. Era quindi maggiormente geloso perché stava con un uomo? Era disgustato dai suoi gusti sessuali? Sicuramente non se l'aspettava ed era scioccato, ma credeva di no. Era seccato perché non gli aveva mai detto niente? E quasi sorrise perché... un conto era saperlo, un conto era assistervi in prima persona. Gli sembrava che gli scoppiasse la testa! Ma dov'erano finiti tutti gli altri?

Non ebbe la forza di cercarli. 'Meglio di no! Chissà che non mi trovi davanti Elyan e Gwaine che si sbaciucchiano o Leon con Percival nudi che ci danno dentro!' e si lasciò scappare una risata squillante ma forse anche un po' isterica.

Si sedette a un tavolo e ordinò da bere, da solo, come uno dei tanti tristi beoni che aveva visto quella sera nonostante la festa intorno a loro..

Nessuno lo raggiunse, bevve in maniera smodata e si addormentò con la faccia sul tavolo.

 

Fu svegliato in piena notte da Leon che preoccupato per averlo trovato conciato in quel modo, si fece aiutare per accompagnarlo in camera.

 

La mattina dopo Merlino si presentò nelle stanze del re, con il suo solito genuino sorriso: aveva aiutato Artù ad andare in bagno, gli aveva sorretto la fronte mentre vomitava l'anima, lo aveva aiutato a riprendersi facendogli bere un cucchiaino d'acqua ogni tre minuti, per ore.

Artù non aveva la forza di dirgli niente; si assopiva in continuazione per poi risvegliarsi sussultando subito dopo.

Merlino sorrideva paziente: "Avete la febbre alta, maestà! La prossima volta é meglio che teniate addosso l'armatura o almeno il mantello. Ieri sera vi ho cercato in continuazione senza trovarvi."

'Che razza di bugiardo!' pensava Artù, ma la voce non gli usciva.

"Mi dispiace che per voi non sia stata una bella festa. O mi sbaglio?"

'In compenso lo é stata per te, però!' pensava Artù, acido. E Merlino continuava, ignaro:

"Non avete mai bevuto così da quando vi conosco" disse imboccando Artù con l'ennesimo cucchiaino d'acqua. "Si può sapere cosa vi è successo?"

Artù non ne poté più: con una mano diede un colpo al cucchiaino che volò sul letto e con l'altra afferrò la ciotola dell'acqua dalle mani del servo, scagliandola contro la parete e mandandola in frantumi. Merlino si alzò in piedi mezzo sconvolto e Artù si accucciò di lato nel letto, dandogli le spalle, coprendosi con la coperta fino alle orecchie.

Merlino si chinò ad asciugare il pavimento e uscì silenziosamente. Il re voleva essere lasciato solo.

Per tutto il giorno Artù ripensò al fienile, a Merlino, Walden e non riusciva a capacitarsi.

'Sono fatti suoi se gli piace baciare gli uomini, se gli piace...!' Non riusciva neanche a pensarlo.

Artù sapeva che i pederasti erano sempre esistiti, se ripensava ai Greci e ai Romani che aveva studiato anni prima. Non li amava, ma neanche li odiava. Si era sempre considerato abbastanza moderno rispetto agli altri su questo.

Non facevano male a nessuno; certo non dovevano avvicinarsi troppo a lui, ma per il resto, contenti loro...!

Eppure Merlino non era mai stato distante da lui, nemmeno quando prendeva il bagno e gli stava di fronte, nudo. Il suo servo avrebbe potuto essere eccitato, ma non se n'era mai accorto. Merlino non gli aveva mai fatto capire nulla. 'Forse neanche gli piaccio! Non é perché uno é pederasta che gli piacciono tutti gli uomini. A me piacciono le donne ma mica tutte!' Questa conclusione acuì la sua rabbia e quella feroce gelosia, della quale Artù non era ancora venuto a capo.

Merlino dunque aveva scelto Walden: un perdente! Carino ma assolutamente privo di carisma e personalità. 

Per un momento ebbe un pensiero piacevolmente crudele: far licenziare Walden e rivelare alla corte le tendenze del suo servo. Se non fosse morto per le frustate, sarebbe andato al patibolo.

Ma nonostante la rabbia, Artù non l'avrebbe mai fatto. In realtà preferiva tormentare Merlino a modo suo.

 

Ed era esattamente quello che aveva fatto giorno dopo giorno. 



 

Artù si riscosse. Il giorno dopo la festa dei Saturnali era stato uno dei giorni più terribili della sua vita. Anche se questo appena passato era stato ancora peggio.

Indossò gli stivali e una camicia e senza pensarci troppo si incamminò a passo veloce verso il laboratorio di Gaius.

Quando vi giunse si avvide che era tutto buio: Gaius non c'era e se ne ricordò solo in quel momento. Cosa faceva Merlino? Dormiva? Non importava. Lo avrebbe svegliato.

Quando si avvicinò, si accorse di un lieve bagliore che filtrava dalla porta accostata della stanzetta del suo servo. Si avvicinò e rimase a bocca aperta: Merlino dava le spalle alla porta, nudo, con le gambe a mollo fino ai polpacci dentro una bacinella, troppo piccola per sedercisi dentro e con una brocca prendeva l'acqua e se la versava sulla testa, sulle gambe e sulle braccia. Rimase un po' a guardarlo: Merlino era molto bello! Era la prima... la seconda volta che lo vedeva nudo, ma solo in quel momento se ne rese conto: non se lo sarebbe mai immaginato così incantevole. Stava per andare via quando Merlino si girò verso di lui e lo guardò attraverso lo spiraglio della porta. Come aveva fatto a vederlo?

'Che mi stesse aspettando?' si chiese ansioso Artù. Aprì adagio la porta e si fermò. Nella semioscurità non vedeva chiaramente il volto del servo. Intravedeva la sua espressione fredda e percepì nettamente il disagio del ragazzo nel trovarsi nudo di fronte a lui: fece infatti il gesto di coprirsi con le mani, ma poi desistette, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.

Quando Artù si fece avanti, rimase immobile a occhi sbarrati, non appena vide quel volto. 'Oh, dei!' pensò con orrore. 

Quello che aveva davanti a lui non era il risultato di uno schiaffo, ma di una tremenda furia animale che aveva orrendamente sfigurato il bellissimo viso del suo valletto. Artù aveva voglia di piangere. Si avvicinò come se non potesse farne a meno, gli pose delicatamente una mano dietro la testa e l'altra sul braccio e appoggiò il suo viso contro quello martoriato del suo servo, le labbra di Artù poggiate all'angolo della bocca di Merlino, come per caso. Non fu un bacio, ma per certi versi entrambi lo percepirono come qualcosa di ancora più intimo. Merlino rimase fermo e impassibile.

"Che volete Artù?"

"Volevo chiederti perdono!"

"Vi perdono, ma sapete meglio di me che lo schiaffo di oggi non era per la risata" disse serio.

"Cosa vorresti dire?"

"Spiegatemelo voi, sire. Siete voi che siete cambiato nei miei confronti"

Di nuovo Artù si soffermò a guardarlo. Nudo sembrava ancora più fragile, ancora più indifeso ed ora che lo aveva vicino pensò che fosse un uomo incredibilmente attraente, sia per la bellezza del suo corpo appena scoperta ma soprattutto per ciò che il ragazzo significava per lui. 

Il re aveva avuto molte donne. Nessun uomo per quanto bellissimo o formidabile combattente o geniale per intelligenza, gli aveva mai smosso altro che stima, ammirazione e al massimo un senso di emulazione.

Merlino andava oltre tutto questo: per lui, Artù aveva sempre provato sentimenti importanti, un forte istinto di protezione e un attaccamento quasi ossessivo. Dopo quella sera al fienile, Artù si era ritrovato invece in balìa dei sensi e il forte desiderio che ora provava unito alla feroce gelosia avevano fatto sì che esplodesse. Voleva distruggere quei pensieri e quei sentimenti; non erano da lui; erano osceni! E voleva distruggere Walden e sé stesso e anche Merlino... Ora gli era chiaro perché l'avesse colpito!

"Non potete dire di non essere radicalmente diverso da prima con me!"

"Sì, é vero, ma... "

"Eravamo ottimi amici, Artù. Poi é successo qualcosa. Io adesso sento solo il vostro rancore, la vostra ira quando non addirittura il vostro disprezzo, come oggi!"

"Avresti potuto dirmelo!"

"Che cosa?"

"Avresti dovuto dirmi che sei un... pederasta"

Merlino boccheggiò per un attimo: "É questo il motivo del vostro odio?"

Il ragazzo non era poi così tanto stupito: "Eravate dunque voi nel fienile quella sera!?"

"Già! Mi scappava la pipì."

A Merlino scappò una risata nervosa poi uscì dall'acqua senza neanche asciugarsi e si mise un panno legato attorno ai fianchi.

"Mi avete smascherato in questo modo? Mi dispiace che abbiate dovuto scoprirlo così! Non sono riuscito a dirvelo ma poi, cosa avrei potuto dirvi, Artù? -Mi fate conoscere qualche vostro amico piacente? -"

"Non essere ridicolo!"

"Sapete cosa fanno a quelli come me. Nel migliore dei casi voi avreste mantenuto il segreto, ma non mi avreste mai più guardato allo stesso modo."

"Questo non puoi saperlo."

"Si avvicina molto a quello che é successo!"

"Ero sconcertato, ma ho reagito male. Con quanti uomini sei andato, Merlino?"

"Se proprio vi interessa sono stato solo con Walden."

"Tu guarda il caso", disse Artù sarcastico e scettico "l'unica volta in cui sei stato con un uomo é stata proprio quella in cui ti ho beccato!"

Merlino sentì l'astio aumentare dentro di sé e rispose per ferire.

"Ho detto solo con uno, non ho detto l'unica volta!"

"Quindi non puoi incolpare la luna piena o il vino o l'aria di festa di quella sera. Voi due state proprio insieme!"

"Non stiamo insieme, solo che é successo di nuovo."

Artù cominciava a vedere verde dalla gelosia. 

"Dunque, lo ammetti, sei innamorato di lui?"

"Sono anni che Walden é invaghito di me (e credo sia colpa vostra). Walden é un bravo ragazzo e mi ama, ma purtroppo non sono innamorato di lui."

Artù era frustrato e strinse i pugni fino a infilarsi le unghie nella carne: "No? E allora, perché vai a letto con lui?"

"Per lo stesso motivo per cui voi andate a letto con le vostre serve!"

"Non con le serve! É successo solo con Gwen e sai che é già finita!"

"Anche se l'amate ancora!"

"No, non é vero! Io l'amavo ma poi mi ha tradito, cosa avrei dovuto fare? Tu invece sai già di non amarlo, ma ci vai lo stesso!"

Merlino aveva gli occhi lucidi e la voce poco ferma: "Siete bravo a sputare sentenze voi. E tutte le altre donne che avete avuto prima di Gwen? Le amavate tutte? E non rispondetemi che voi siete il re e quindi potete e gli altri no."

Il principe si ritrovò a non saper cosa ribattere e tacque.

"Voi credete di sapere tutto di me e invece non sapete un bel niente! Ho 24 anni, Artù, e non ho mai incontrato nessuno da amare finora. Quando ho amato non ero riamato e viceversa. E quelli come me non vanno in giro con la scritta "pederasta" sulla schiena; voglio dire che per noi non é facile riconoscersi; non siamo molti e abbiamo paura. Sono ormai così rassegnato che sto prendendo in considerazione l’idea di rimanere accanto a Walden per un lungo periodo, forse per sempre."

Artù respirava più velocemente e la sua voce tremò: "Non c'è bisogno che ti dica quello che sai già e cioè che non andrà bene!"

"Vero. Ma meglio questo che il niente assoluto! E comunque ho bisogno di prendermi un periodo di riposo."

Artù si sentì mancare la terra sotto i piedi. Avrebbe dovuto immaginarlo:

"Io non ti ho ancora dato il mio permesso, però!"

"Allora fuggirò a meno che..."

"A meno che non decida diversamente: non vorrei essere costretto a prendere decisioni drastiche!" dichiarò Arthur acido.

Merlino capì di essere stato ingenuo e cambiò versione:

"La verità é che vorrei andare a trovare mia madre a Eldor. Non la vedo da così tanto tempo. Comunque dovrò aspettare prima che il volto guarisca: non voglio che si spaventi. E non le dirò mai che mi avete colpito. Lei tiene a voi come a un figlio e non vorrei certo darle un dolore così grande. Se vi va potreste venire con me: a Eldor siete un eroe, lo sapete!"

"Vedremo..." ribadì Artù un po' più calmo. "Tornando a Walden, che farai con lui?

"L'idea sarebbe quella di costruirmi un futuro che non dipenda unicamente da voi. Avere un compagno stabile, una piccola casa qui vicino; qualcosa da costruire giorno dopo giorno, che mi facesse sentire se non felice, almeno sereno. Una vita che avesse un senso, dato che non potrò mai avere figli miei..."

"Merlino, non offenderti ma... le donne non sono male, credimi! Potresti provare almeno una volta..."

"Artù! É come se vi dicessi: -Gli uomini non sono male, credetemi! Potreste provare almeno una volta-..."

"Se per ipotesi dovessi farlo, avrei già scelto la persona adatta!"

Merlino spalancò la bocca e l'unico occhio con cui poteva farlo. Si sentiva spiazzato su tutta la linea.

"Davvero? Sono senza parole, maestà. Chi é? Lo conosco?"

"Sì!"

'Lancelot no! È magnifico ma si odiano a causa di Gwen!' si disse Merlin.

"Gwaine!"

"Piuttosto il rogo!"

Merlino rise: "Allora Elyan. È molto dolce e saprete anche voi cosa dicono sui 'mori'!"

"Peccato che sia il fratello di Gwen!" Il servo scoppiò a ridere, non ne aveva tenuto conto. "E questa enormità che lasci intendere non é un'attrattiva per me, bensì un deterrente."  

"George?" osò Merlino.

"George chi?"

"Il valletto!"

"Forse sei tu che vuoi finire sul rogo!"

"Non vi do torto, Artù. Certo che se é così noioso anche quando fa l'amore..." Stavolta fu Artù a scoppiare a ridere.

"Ormai li ho detti tutti. Non ditemi che é Leon?"

"Per favore. Lui é un fratello per me!"

"Adesso é facile: Percival. Un vero pezzo da novanta!"

"Appunto, troppo grosso. Penso che preferirei qualcuno di più... esile!"

Merlino diventò rosso come la camicia che Artù indossava in quel momento e abbassò gli occhi.

"Merlino, io ho sofferto molto quando ti ho visto con Walden, ma tu forse hai fatto bene a pensare a te stesso, per una volta. Non so se sarebbe cambiato qualcosa ma io non ti ho mai fatto capire che volevo di più, da te. Non l'avevo capito nemmeno io! Sei tu che hai la precedenza in questo momento. Ma sappi che il dolore che ti ho causato é come se l'avessi inflitto anche a me. Non ho più pace."

Merlino era ancora scioccato e non parlò per lungo tempo. Non era possibile farsi una ragione di ciò che Artù aveva detto. E comunque non ci credeva. Decise di essere sincero anche se forse avrebbe contrariato Artù, ma quando mai non l'aveva fatto?

"Il momento é già passato Artù. Fino alla festa, sarei stato felice del vostro interesse per me ma, vi renderete conto che il vostro interesse é coinciso con l'inizio della vostra ira per me, cioè quando mi avete scoperto nel fienile. Se fosse successo in un altro modo, avrei accettato con gioia il fatto di essere considerato da voi. Ma ormai..."

"Io non ho fretta. Vorrei solo che tu mi dessi la possibilità di starti vicino per dimostrarti che sono pentito e che vorrei ricominciare tutto da capo con te. Io vorrei fare qualcosa per te..."

"Per farvi perdonare, lo so. L'ho capito, Artù, ma non é necessario!"

"Ascoltami, vorrei fare qualcosa che non potrei fare per nessun altro, non solo per farmi perdonare. Qualcosa per renderti felice, per farti sentire sicuro di me, perché tu possa di nuovo fidarti."

Il principe furtivamente si asciugò una lacrima inopportuna. "Voglio che tu ti senta accettato completamente, come amico ma soprattutto come l'uomo che sei."

"Questa accettazione prima di tutto é una cosa che deve venire da me, non dagli altri. Nemmeno da voi. Ci sto lavorando ma sono ancora indietro. E poi mi confondete: come vorreste fare perché possa arrivare a sentirmi così ben accetto e fiducioso e felice? Non credo voi intendiate ciò che sto pensando! Non é da voi. Sarebbe assurdo. Potete parlare chiaro?"

"Non fare il finto tonto! Hai capito perfettamente!" disse Artù con un' espressione buia.

"Allora vi dirò grazie del succulento invito, ma... non ne ho bisogno!"

"E se ti dicessi che ne ho bisogno io?"

"Allora vi direi che l'altruismo che mostrate verso di me non é altro che un vostro bisogno egoistico per smettere di soffrire, dettato dal vostro senso di colpa, che faticate a gestire. Lo capisco, ma non mettetemi in mezzo come al solito. Non questa volta! E vi direi anche che qualsiasi donna del regno sarebbe ben lieta di consolarvi tra le sue morbide carni e sicuramente anche parecchi uomini sarebbero pronti a 'sacrificarsi' per il loro bellissimo re, senza farsi troppe domande."

"Gli uomini mi disgustano, vuoi capirlo o no?"

Merlino arcuò le sopracciglia verso l'alto:

"Vi é forse sfuggito qualcosa, maestà? Oppure é sfuggito a me? Forse quando prima facevo il bagno, non mi avete guardato bene: non sarò l'uomo più dotato del regno, né quello più virile, ma io sono abbastanza sicuro di essere un uomo!"

"Non hai capito niente come al solito!" ringhiò sottovoce il re. "Gli altri uomini mi disgustano, ma tu non sei come gli altri!"

"Non mi sento di considerarlo un gran complimento, Artù!" disse Merlino tra l'offeso e il divertito "Cosa ne pensate? Mi manca qualcosa o meglio, ho qualcosa di troppo?"

"Sei un'idiota!" e il servo scoppiò in una fragorosa risata. 

"Artù sospirò deluso. "Ha a che fare con la tua emotività, con l'intelligenza, la simpatia e tutto quello che sei diventato nel tempo per me! É l'insieme di quello che sei nella mente, nell'animo e sì, anche nel corpo!" 

"Lo dite come se il mio corpo fosse accettabile solo perché ci sono tutti gli altri requisiti favorevoli."

"Diciamo che il corpo dovrebbe essere l'ultima cosa, e, sì, in virtù del resto ci si può passare sopra."

Il servo rimase a bocca aperta, scandalizzato: 

"Vi rendete conto di ciò che state dicendo? State dicendo che merito di essere amato per tutto ciò che sono, tranne che per il mio aspetto esteriore! Sono superficiale? Può essere! Ma a meno che non stiate parlando di un'unione puramente spirituale, l'aspetto fisico e il corpo centrano, eccome! Se stavate cercando di sedurmi, sappiate che quello che mi avete appena detto non ha alcun effetto seducente. Anzi detta così sembra che voi dobbiate fare un favore a me. E mi sto stancando, Artù!"

"Sei poco coerente Merlino. Se per caso ti avessi detto che il tuo corpo era la parte più importante rispetto alle altre per me, sarebbe già venuto giù il soffitto."

"Si vede che sono uno che non si accontenta. Io voglio tutto."

"Forse per questo sei rimasto solo a lungo. Non sei tu che non vai bene agli altri: é a te che non va bene nessuno!"

Merlino distolse lo sguardo. 'Forse perché nessuno era voi!' pensò amaramente, ma disse "Questo é un colpo basso!" 

Entrambi tacquero, ognuno afflitto a modo suo.

 

Fu Artù il primo a riprendere il discorso: "Non so se sia più colpa mia o tua. Sembra che parliamo due lingue diverse! Chi ha parlato di aspetto esteriore? Cosa c'è che non va nel tuo aspetto? Assolutamente niente. Dovresti essere più sicuro di te e di come appari agli altri. Ma mi accorgo solo ora che non é così. E quando dico che potrei avere problemi con il tuo corpo é unicamente perché sei un uomo."

"Non mi travestirò da donna, per voi, Artù!"

"Non ci ho mai pensato, nemmeno per un secondo. Non te l'ho chiesto!"

"Allora cosa volete da me?"

"Vorrei che tornassimo amici!"

"Lo vorrei tanto anch'io!" Merlino sentì gli occhi farsi lucidi "ma non credo sarà possibile. Voi non lo volete davvero."

"Invece sì! Lo voglio talmente tanto che sono disposto ad andare contro tutto quello in cui credo e contro tutto ciò che sono stato finora. Voglio cancellare il male con il bene, la rabbia con la passione, il dolore con il piacere, l'odio con l'amore."

"Voi credete che la compassione che provate per me e il senso di colpa unito alla voglia di trovare sollievo, sia amore?  Io ho creduto per molto tempo di avervi amato in passato, ma forse non era vero amore perché, quando avete cominciato a trattarmi male... io vi ho odiato!"

"Ho meritato quest'odio, ma ti assicuro che ho sofferto tanto anch'io. Non mi ero mai sentito così tradito, abbandonato e solo, nemmeno quando é morto mio padre, nemmeno quando scoprii che Morgana voleva la mia morte per prendere il trono. Puoi farlo per me? Puoi cancellare il mio peccato?"

"E come?"

"Dimostrami che mi hai perdonato?"

"L'ho fatto! Vi ho perdonato!"

"Ti guardo e vedo che stai male, che sei ferito dentro. Lo dici ma non lo senti!"

"E pensate che se facessimo l'amore, questo cambierebbe tutto e potremmo tornare a essere amici e a volerci bene? Io posso passare sullo schiaffo di oggi e sulle altre cattiverie, ma voi? La vostra colpa e il desiderio di emendarla vi tolgono lucidità. Mi spiace che vi sentiate così, ma... é successo davvero: vi ho nascosto quel che sono, e per come la vedete voi, vi ho tradito con Walden e voi mi avete fatto male... e oggi di più! E pensate che vi basterebbe giacere con me per risolvere tutto quanto?"

"Potrebbe funzionare! Riuscirei a dimostrarti quanto tengo a te!"

"Già! Con questo 'estremo' sacrificio! É troppo tardi, ormai. La mia risposta é no!"





 



 

Artù prese qualche respiro profondo: il rifiuto di Merlino faceva male.

"Questa decisione, cioè l'idea di una casa con Walden, l'hai presa a causa mia?" chiese ancora, ma sentendosi ormai vuoto.

"L'avevo in mente anche prima, ma é vero: ho agito perché all'improvviso mi é venuta a mancare la vostra amicizia e tutto quello che significava."

"Hai agito? In che senso?"

"Sono andato a vedere qualche casa, ma é una cosa mia e non ho coinvolto Walden, non ancora. Prima sistemo le cose per me, poi vedrò se invitarlo."

 

"Io non ho fretta... nel senso che se tu volessi pensarci un po'... io ti capirei... é stato tutto un po' troppo improvviso. Sai come sono, un po' irruento e precipitoso ma, quando a una cosa ci tengo davvero, so anche essere paziente e tollerante... se tu mi dessi la possibilità di dimostrartelo, sono sicuro che rimarresti sorpreso... Per Walden non mi devi dare giustificazioni... non mi devi niente, ma ... se solo fino a due mesi fa tu saresti stato contento delle mie attenzioni... e non so perché non ne abbia approfittato allora, maledizione... può essere che le cose potrebbero sistemarsi, no? Vorrei comunque che tu mi dessi la possibilità di starti vicino, per mostrarti la sincerità del mio pentimento e poter ricominciare tutto da capo, con te... anche solo come amico." Ecco che, per non perderlo del tutto e salvare la faccia mi son messo anche a inventare bugie!' si disse Artù.

"Vi ho già dato la mia risposta, Artù! Accettatela!"

"Forse non mi sono spiegato bene, Merlino!" disse Artù alzando la voce.

"A me sembra di sì!" ribatté il servo con voce forte.

Artù si sentì offeso e umiliato. Non aveva mai supplicato nessuno in vita sua, come aveva fatto adesso con Merlino. E venne fuori la parte di sé che avrebbe voluto tenere a bada.

"Cosa vorresti? Potrei darti quello che vuoi. Potrei farti diventare consigliere anche adesso. D'altronde lo meriti. Lo hai sempre meritato, solo che non volevo ti allontanassi da me. Vuoi viaggiare? Ti prometto la possibilità di viaggiare per un mese ogni tre o quattro di permanenza a Camelot. Vuoi essere trattato come un re? Potrei farti sistemare in una delle camere reali e saresti servito e riverito come me. Hai bisogno di più denaro? Potrei centuplicare il tuo salario attuale" gli gridò tutto in un fiato Artù, con ira.

Merlino fece una smorfia. Non sapeva se sentirsi più disgustato o incredulo. "Denaro? Mi volete comprare? E ovviamente in cambio dovrei prostituirmi per voi!"

Con due passi veloci Artù si avvicinò a Merlino. Come osava? Prima lo rifiutava poi lo insultava. Ma non era Merlino, il pederasta frustrato tra i due? Si chiese. 

Anche se Artù ormai aveva ceduto alla forza di un sentimento che non riusciva a capire, ma che sapeva essere più forte della sua volontà e di ogni buon proposito, lui non si considerava un deviato. Ma se lui era disposto a buttarsi nel baratro assieme all'altro, perché Merlino gli presentava questo no incomprensibile, inaccettabile, come se Artù non fosse degno, come se ciò che gli offriva non fosse abbastanza? Gli avrebbe dato tutto e l'altro lo buttava via con disprezzo.

Lo avrebbe preso per la collottola, se avesse avuto la camicia, ma aveva solo quello stupido panno sui fianchi. Con una mano gli afferrò i capelli; stava per strattonargli la testa, avanti e indietro, quando ritirò la mano come se si fosse bruciato. Lo fissò con gli occhi sbarrati. Non credeva a quello che stava per fare. Di nuovo! Davanti a lui, come un monito, il viso di Merlino, gonfio e scuro con un occhio di sangue a scrutargli l'animo in pezzi. 

Il servo parlò con espressione triste: "Vedete, Artù? É più forte di voi! Tutto quello che dico o faccio ha il potere di mandarvi fuori di senno!"

Artù non rispose, fece due passi indietro, abbassando lo sguardo a terra. Merlino non l'aveva ancora visto in quello stato e si avvicinò di un passo  per osservarlo meglio e capire cosa stesse meditando con quell'aria stravolta che non gli piaceva neanche un po'. Si rivolse al re più gentilmente: "Questa volta é anche colpa mia, sire. Non avrei dovuto parlarvi così!" e fece un altro passo verso Artù.

"Stammi lontano!" gridò il re senza più guardarlo. "Non sei al sicuro con me. Stavo per farti male! Ancora!"

"Ma non l'avete fatto! Vi siete fermato!"

Il re si sentì mancare il respiro. "Devo uscire di qui! Mi manca l'aria!" disse con occhi opachi. 

"Vi prego, fermatevi un po' con me, solo finché non vi sarete calmato..." disse Merlino preoccupato per il padrone.

Ma il re prese la porta e uscì di filato, lasciando Merlino col dubbio se rincorrerlo oppure no.





 

Artù fece una passeggiata per l'ampio giardino reale: aveva bisogno di staccare, di smettere di pensare, anche solo per un po'. Dietro di lui, a debita distanza, lo seguivano le due guardie reali, che l'avevano aspettato davanti alla porta del laboratorio, ma lui quasi non ci fece caso tanto era afflitto. Si sedette sul bordo di un torrente, ma era inutile, i pensieri tornavano sempre a Merlino. 

Artù aveva capito finalmente. Tutto ciò che riguardava il suo profondo malessere per il modo orribile di relazionarsi al servo degli ultimi due mesi, era reale. Anche il dolore per lo schiaffo dato e per quell'ultimo gesto di violenza anche se non agito, lo faceva davvero stare male. 

Ma, sinceramente, cosa centrava con il donarsi a Merlino? Che senso aveva offrirsi al suo servo, solo perché, visto che a questi piacevano gli uomini, lui lo avrebbe accettato, come se fosse scontato. Era una giustificazione che non stava in piedi. Era una scusa, anche piuttosto banale. Una scusa che aveva usato prima con se stesso, poi con il suo servo. 

Merlino l'aveva capito e forse il rifiuto era nato da questo. La gelosia che quella sera lo aveva fatto impazzire, l'aveva occultata con cura dietro una maschera altera e superba come se fosse giusto schierarsi contro questo presunto sgarbo alla morale comune e tutti quei conformismi, dei quali gli importava poco o punto. La gelosia gli aveva dimostrato violentemente il desiderio che provava per Merlino e in un secondo tempo, aveva svelato sentimenti ed emozioni che ristagnavano chissà da quanto nelle profondità del suo essere. Sentimenti ed emozioni che suo malgrado ogni giorno venivano fuori e che avevano a che fare con l'affetto, l'amicizia e quel legame speciale che c'era sempre stato tra loro. Ma questi sentimenti, ora andavano oltre, per conto loro: si mescolavano, si fondevano, trasformandosi in una nube di fumo che annebbiava i sensi, il cervello e l'anima.

Aveva cercato disperatamente di tenere separato il desiderio dai sentimenti. Separati si sentiva ancora in grado di tenerli a bada, in qualche modo; uniti avrebbero messo Artù con le spalle al muro, senza più scampo. Lo avrebbero annientato con la comprensione di qualcosa che non aveva voluto vedere e che aveva assunto potenza e proporzioni tali da far vacillare tutti i suoi principi e valori, lasciando solamente il desiderio di gettarsi nel baratro che c'era dietro.

Artù sentiva il forte bisogno di chiedere alcune cose importanti a Merlino e prima di rientrare in laboratorio congedò le guardie.


        


Merlino era preoccupato per come si stava mettendo la faccenda con Artù. Aveva sbagliato: Artù aveva provato a confidarsi con lui, con evidente fatica ed impaccio. Gli aveva detto cose così tenere e inaspettate che lo avevano commosso ed emozionato così tanto che era stato ad un passo dal buttarglisi tra le braccia. La cosa lo aveva così spaventato, che aveva indossato la maschera dell'alterigia e tutto era andato a scatafascio! 

 

Si era rivestito e stava rimettendo in ordine la stanza con l'aiuto della magia. Dire che si sentiva scombussolato era dire poco. Davvero Artù gli si era offerto? E davvero lui gli aveva detto di no? Aveva paura: il re non si arrendeva facilmente. Lo conosceva troppo bene. Era sembrato così strano sul momento, ma trattandosi di Artù, aveva toccato con mano la difficoltà di avergli detto di no e quella ancora più grande di aver dovuto ribadirglielo. Perché una parte di lui era pentita. Se pensava che la vita é una sola e che nessuno sa quanto durerà ancora, poter amare Artù, anche solo una volta, gli sembrava la cosa più preziosa e l'unica degna di essere vissuta, al contrario di tutti i piccoli dubbi e  intrallazzi quotidiani. Ovvio che sarebbe stato meglio poterlo amare per sempre, ma lui era il re!  Avrebbe avuto una regina al suo fianco, un giorno non così lontano.

Merlino ebbe un'idea istantanea. Artù l'avrebbe cercato dappertutto, se lui avesse deciso di andare via. Non sarebbe riuscito a scappare per sempre. Era già successo e lui l'aveva ritrovato, ogni volta.

Doveva fare qualcosa, qualcosa di talmente enorme che avrebbe fatto desistere il re dal cercarlo. Doveva arrivare a farsi detestare, molto più di adesso comunque. Doveva fare in modo che il re smettesse di sentirsi in colpa. Doveva fargli male dentro. E fargli male fuori.







 

Merlino sentì bussare: "Avanti!" rispose Merlino un po' in ansia. 

Il re entrò "Artù, mi avete quasi spaventato!"

"Aspettavi qualcun altro?"

"No, nessuno. Walden é ammalato!" gli disse sorridendo. Tanto valeva iniziare quanto prima. 

Artù ingoiò il rospo: non voleva arrabbiarsi di nuovo.

"State meglio, maestà?"

"Meglio, grazie!"

"E comunque, perché avete bussato?"

"Perché? Non busso sempre?"

"Non bussate mai!"

Artù si fece scappare un mezzo sorriso.

Merlino avanzò di un paio di passi verso il re e lo fissò negli occhi. "É giunta l'ora di rivelarvi il mio segreto Artù!"

"Un altro segreto? Se é come il primo, non mi interessa!"

"Eppure mi avete baciato!"

"Non era un vero bacio! Era una bacio di scuse, da amico e non quello che può pensare giusto uno 'come te'!"

Merlino incassò il colpo. "Non vi ho mai visto baciare gli altri vostri amici in quel modo!"

Artù gli andò più vicino: "Perché solo tu sei il mio migliore amico!"

"Siete bravo ad arrampicarvi sugli specchi, ma... allontanatevi, sire. Non vorrete mettermi a disagio?"

"Giusto, io ti metto a disagio!? Ma Walden non ti metteva a disagio, là nel fienile!? E lui era... molto più vicino di me!"

Merlino fece finta che Artù non avesse parlato: "Sono uno stregone!" disse serio guardandolo.

"Davvero?" Artù scoppiò a ridere sguaiatamente. "Cosa non diresti pur di cambiare argomento! Perché non ti curi il volto allora?"

"Non posso guarire me stesso con la magia!"

"Come puoi pretendere che ti creda?" disse Artù allibito dalla sfacciataggine del suo servitore.

Merlino allungò un braccio verso l'alto, parlando un linguaggio indecifrabile, mentre i suoi occhi diventavano luminosi. Artù si ritrovò inondato da una cascata d'acqua fredda. Si asciugò gli occhi con le mani e guardò in alto per scoprire quale trucco avesse escogitato Merlino, ma non vide nulla.

"Come hai fatto?" domandò cominciando a tremare dal freddo. Merlino ripeté gesti e parole e una nuova cascata d'acqua, calda stavolta, si riversò sul principe.

"Dei, Merlino! Che significa tutto questo?" 

Nuove, arcane parole uscirono dalla bocca del servo. Artù si sentì sollevare da terra e cominciò a strillare: "No! Riportami giù! Aiuto!"

"State calmo, Artù! Non voglio farvi male. Non tanto, almeno!" ridacchiò il mago.

Il re, con occhi e bocca spalancati, fluttuava vicino al soffitto ed era terrorizzato e incredulo.

"Ho capito, Merlino! Ti credo, mettimi giù!" E con una nuova magia, Artù si ritrovò sdraiato a pancia in su, sul piccolo letto di Merlino, legato mani e piedi da strisce di stoffa!"

"Che vuoi farmi ora?"

"Nulla. Nulla che non vogliate anche voi!"

Artù ansimava di paura. Merlino gli si avvicinò e gli diede una carezza sui capelli bagnati, sorridendo caustico, poi portò il suo viso ancora più vicino a quello di Artù, che chiuse gli occhi, sorprendendosi di desiderare quel contatto, pur in quella situazione degradante. Ma Merlino, soddisfatto, si scostò.

 

Aveva appena saputo che Merlino era uno stregone, che lo era stato per tutti i tre anni in cui lo aveva avuto accanto. Gli sembrava impossibile essere stato così cieco. Merlino non era l'ingenuo e fedele servo che aveva immaginato. Era un mago molto potente, e forse pericoloso. Perché gliel'aveva rivelato adesso? Cosa voleva? Perché in quel momento non sembrava importargli così tanto della natura magica del suo servo? Come mai quella scoperta non lo aveva fatto infuriare come era certo che normalmente sarebbe successo? E, ancora più grave, perché quella paura lo attraeva come un magnete e le frasi indecenti in bocca al suo servo, suonavano anche così eccitanti?

Dal suo comportamento sembrava proprio che Merlino ora lo volesse. Aveva forse cambiato idea? Ma che bisogno c'era dei legacci, se fino a poco prima, lui gli si era offerto spontaneamente? Certo se l'era immaginato molto diversamente da ... questo. Ma andava bene anche così. Anzi forse sarebbe stato meglio. L'umiliazione avrebbe contribuito a fargli espiare gli errori commessi verso Merlino e avrebbe mitigato il suo dolore, cosa per la quale, avrebbe fatto di tutto.

"Ora bisogna togliere questi vestiti bagnati, maestà o vi raffredderete!"

Pronunciando un nuovo incantesimo inintelligibile, con un dito usato a guisa di coltello, Merlino tagliò la camicia dallo scollo al bordo inferiore e i lembi si aprirono istantaneamente, lasciando scoperto il busto di Artù. Poi fu la volta dei calzoni. Con un ghigno Merlino sistemò "generosamente" un panno a coprirgli l'inguine. 

Se l'intento di Merlino fosse stato quella di voler spogliare Artù, avrebbe fatto sparire i suoi vestiti in un baleno, ma l'intenzione di Merlino era quella di spaventare il re il più possibile, quella di deluderlo e di disgustarlo. Una volta fuori da Camelot avrebbe intrapreso un nuovo percorso di vita, senza temere di dover essere braccato continuamente dagli uomini di Artù. Ma forse era esagerato. Forse ad Artù sarebbe importato il giusto. Stava peccando di superbia? Probabilmente sì, ma Merlino sapeva che Artù era sempre stato un po' fissato, nel bene come nel male, con lui. 

"Oh, mio signore! Come mai non parlate? Non era questo che desideravate da me?"

"Puoi fare quello che vuoi, Merlino. Te l'ho detto: merito il peggio che vuoi farmi!"

Merlino mise una mano aperta sul viso di Artù, senza toccarlo e seguì con essa il profilo del suo corpo nell'aria, scendendo lentamente. Artù percepiva il leggero calore della sua mano vicina, rabbrividendo quando intuì le intenzioni del mago. Il mago si fermò all'altezza del panno che copriva l'inguine di Artù, ma il gesto rimase puro e allontanò la mano.

Il mago si disse che doveva fare più attenzione. Artù sembrava alla sua mercé, ma anche così immobilizzato e arrendevole, aveva ancora un potere enorme su di lui. Si ripeté che non doveva farsi amare, ma detestare. Era una delle cose più difficili che avesse fatto. 

"Guardate Artù! E poi non dite che non vi voglio bene! Mi privo del piacere che mi procura la vista della vostra pelle bagnata, per evitare che vi prendiate una brutta infreddatura." E con le due mani e una nuova formula tra le labbra, la sua magia diede vita a un forte vento caldo che in poco tempo asciugò la pelle e i capelli del re. Artù pensò che se non fosse stata una situazione così complicata, quel vento caldo sarebbe risultato estremamente gradevole.

Merlino era uno stregone, ancora non si capacitava. Lui non aveva mai preso in considerazione una possibilità del genere. Lentamente gli tornarono in mente quelle situazioni che si erano risolte in modo incomprensibile: tutte le volte in cui miracolosamente lui o altri vicini a lui, avevano scampato la morte. Ogni volta Merlino era lì, al suo fianco. Merlino era la risposta a tutte quelle domande che si era sempre fatto. Chissà quante altre lui non ricordava o non immaginava nemmeno. 

L'immagine di stregone non sembrava avere molto a che fare con il 'suo' Merlino! Ma soprattutto chi era il 'suo' Merlino? Era questo uomo suadente, crudele e spudorato? Aveva sempre mentito prima o mentiva adesso?

Inoltre ogni volta che Merlino usava la magia, Artù restava come incantato, provando un forte scombussolamento interiore, legato sia alla paura che al desiderio.

La paura derivava dal fatto di rendersi conto che Merlino era cambiato. E non solo per la magia. Lo percepiva diverso, più forte, più sicuro e più... impertinente per non dire maleducato!

Il desiderio di Artù invece derivava da... dal loro passato, dal tempo passato insieme a ridere, a scherzare, a parlare e dal sostegno, dalla reciproca preoccupazione per l'incolumità dell'altro nei momenti di pericolo, dall'amicizia, dalla stima... insomma non gli era ancora così chiaro. Merlino era un ragazzo e già solo per quello non avrebbe dovuto considerarlo in quel modo. Però era indubbiamente un bel ragazzo. Eppure si era più volte ritrovato a contatto con uomini molto più belli di Merlino, ma a lui non erano mai interessati minimamente se non come amici. E tutt'ora non gli interessavano! Che fosse la magia che magari inconsciamente poteva aver percepito ad avergli fatto coltivare quell'insana passione? Non ci credeva neanche per un secondo.

Inoltre era un po' destabilizzato, non era del tutto sicuro di dove Merlino volesse andare a parare con quella sceneggiata delle corde.

"Allora, Artù! Non sono un animale e voglio tener conto anche delle vostre preferenze, purché non siano troppo distanti dalle mie, s'intende! A Walden piace essere posseduto e a voi?" Il re subì un brutto contraccolpo a causa della gelosia e del senso delle sue parole.

Non riuscì a trattenersi: "Io-non-sono-Walden!" sillabò inferocito.

"Volete dire che preferite possedere?"

Artù non rispose: Merlino gli metteva in bocca parole non sue.

"Ma così non ci siamo, non ci siamo neanche un po'. Io vi desidero, naturalmente. Voi siete magnifico e lo sapete, ma io non sono disposto ad andare contro quelle che sono le mie... priorità, Artù, mi dispiace!"

"Se é quello che vuoi per me va bene!" disse Artù stringendo i denti.

"Così dolce e così accomodante. Sei un sogno: mi fai girare la testa!"

"Perché mi dai del tu?"

"É un modo come un altro per farti capire che qui, con me, ora, tu non sei più il re, ma un semplice ragazzo qualunque. Gli dèi soli sanno quanto ne hai bisogno: di liberarti dagli orpelli, di rivelare la tua vera identità, quella più segreta che nessuno ha mai visto, senza stupidi pudori e freni inibitori, di lasciare che qualcuno si occupi di te, veramente. Ti piacerà molto!..."

Alle parole di Merlino, Artù sentì un velo di sudore freddo ricoprirgli il viso. 

"Ti voglio svelare un segreto... oggi deve essere la giornata dei segreti... Prima che tu scoprissi quanto io adori giacere con un bell'uomo, prima che tu diventassi così cattivo con me, avrei fatto di tutto per te. Ero talmente innamorato, povero piccolo ingenuo che ero, che avresti potuto fare di me ciò che volevi e io l'avrei accettato alla stregua di un agnello sacrificale."

Artù era sconcertato. "So che sei arrabbiato con me, Merlino, ma faccio fatica a credere alle tue parole. Tu non sei così."

"Io non ero così, perché non potevo. Ma ora che lo sai, sono finalmente libero di essere ciò che sono."

"Ti prego, Merlino. Fa' ciò che devi ma vedi di sbrigarti!"

"Queste cose van fatte con calma, perché io possa goderne appieno." Merlino avvicinò ancora il suo volto a quello di Artù, che di nuovo prese a tremare. Con fare malizioso gli annusò a lungo la pelle del viso, sfiorandolo con il naso e le labbra e fermandosi con la bocca a un soffio dalle sue labbra, sfidandolo a fare la prima mossa "Il tuo odore mi ha sempre mandato il sangue alla testa"

Alcune lacrime sfuggirono dagli occhi di Artù. Era disgustato da se stesso. Merlino lo stava plagiando e lo prendeva in giro, mentre lui avrebbe desiderato quel bacio. Come poteva? Sentiva chiaramente il disprezzo del mago per lui e cominciava a odiarsi e a odiarlo a sua volta, eppure... 

Artù fece uno sforzo per recuperare un po' di lucidità: avrebbe dovuto scappare, tornare libero.

"Slegami!" sussurrò all'altro, supplice.

"Cosa? Quello che dobbiamo fare, possiamo farlo benissimo anche così! Non ti facevo così frettoloso!"

"Basta adesso!" alzò di poco la voce Artù.

"Figuriamoci! Slegarti? Guardami Artù! Hai visto il mio viso e come l'hai ridotto? Mi fidavo di te e tu mi hai trasformato in un mostro!" ringhiò Merlino "Solo perché ho provato ad avere una cosa mia... perché tu non mi avevi mai dato niente!"

"Mi dispiace!" mormorò il re, confuso da mille emozioni contrastanti. 'Merlino ha ragione! Questo é niente a confronto di ciò che meriterei!'

Merlino parlò un po' più dolcemente: "Vuoi che ti tolga questa brutta sensazione dalla testa?"

Artù annuì confuso.

"Vuoi che dia conforto al tuo povero cuore?"

"Sì! Se puoi, fallo!"

Con una nuova magia, Artù si ritrovò sollevato a un metro sopra il letto. Forze misteriose lo fecero girare nell'aria e il re si ritrovò sdraiato a pancia in giù e ancora legato.

Merlino gli tolse i brandelli delle vesti che Artù aveva ancora attaccati alla pelle. 

Un nuovo incantesimo e tra le mani di Merlino si materializzò una grossa frusta. Gli tremavano le mani. Non avrebbe voluto farlo. Forse non ci sarebbe riuscito nemmeno! Ma voleva farsi odiare. Doveva.'Tre colpi' si disse 'solo tre!'

Artù non si era accorto di niente. Merlino sapeva che il re si aspettava un altro genere di trattamento: era stato lui stesso a farglielo credere! Con un piccolo incantesimo sciolse i legacci di Artù. Dopo il primo colpo a sorpresa il sovrano poteva andarsene, se voleva. 

Merlino chiuse gli occhi e con forza vibrò un colpo sulla schiena di Artù. Il re avvertì un dolore acutissimo, come se fosse stato marchiato da un ferro rovente ed emise l'urlo più spaventoso che avesse mai lanciato. Eppure quel dolore così atroce gli aveva fatto percepire, per qualche istante, la sua colpa come più sopportabile, come un peso meno oneroso da portare. Davvero il servo aveva alleviato le sue sofferenze interne con una più grande e netta?

"Ancora Merlino! Ti prego, più forte!"

Con gli occhi lucidi, il mago vibrò un secondo schiocco di frusta, mettendoci tutta la forza che aveva. L'urlo che uscì dalle labbra di Artù era agghiacciante. Il re viveva una situazione del tutto destabilizzante: più dolore provava all'esterno del corpo, e ne provava moltissimo, più si sentiva leggero internamente.

Artù non era più in sé: "Merlino! Adesso devi usare la tua magia, per colpirmi più forte! Ti scongiuro!" gridava.

"Non voglio ammazzarti, idiota!" e usando le due mani insieme, Merlino vibrò un terzo colpo micidiale ma senza intervento magico, poi si accasciò a terra piangendo silenziosamente, mentre Artù urlava il suo dolore intollerabile, provando insieme un indicibile conforto.

"Merlino! Sono vicino alla redenzione. Ancora uno, ti supplico"

"No, basta così! Se sapevo che ti piaceva così tanto, non ti avrei toccato nemmeno con un dito. Tu sapevi di essere masochista?" disse rialzandosi da terra.

Mentre Artù, respirando con affanno, continuava con i vaneggiamenti sulla redenzione e le suppliche per avere altre frustate, Merlino si riscosse e si mosse velocemente. Prese l'impacco di erbe rimasto che aveva utilizzato prima per sé, lo spalmò sulle ferite del re e le fissò con delle bende. Con un unico tocco rivestì Artù delle sue vesti tornate magicamente integre.

"Perché non hai continuato Merlino?"

"Perché non avete scelto di andarvene?"

'Non sto facendo del bene ad Artù e nemmeno a me stesso. Credevo di farmi odiare e invece Artù ha raggiunto il Nirvana e mi é devoto come mai é stato prima. Qualsiasi cosa faccia per quanto estrema, ottengo solo il risultato contrario alle mie speranze. Forse l'unica cosa giusta è andarsene e cercare di non farsi trovare. Dovrò pensare a un altro piano. Questo é fallito miseramente!'

Artù fece il gesto di togliersi la maglia: "Merlino, per favore!"

"No! Se vi piace così tanto, andate in armeria a prendere uno scudiscio e colpitevi da solo!"

"Non sarebbe la stessa cosa! É perché sei tu che mi punisci che provo il piacere dell'assoluzione. Da solo non conta!"

"Prendete uno dei ragazzi che lavorano per voi, travestitelo come me e fatevi punire da lui!" quasi rise Merlino.

"Dovrei barare al solitario?" 

"Potrebbe essere un'idea! Se avessi fatto con voi quello che vi ho fatto credere, scusatemi, ma avreste goduto di meno!" e rise

Artù aprì un po' la bocca. Già non stava più pensando a quello, non dopo aver provato questo insospettato dolore/piacere, che lo aveva travolto, portandolo altrove.

"È giusto che tu sia arrabbiato. Tu l'hai fatto per vendicarti. Ma né tu né io potevamo sapere che ne avessi così bisogno" disse Artù tremando, mentre si alzava dal letto.

"Buonanotte Artù! Ho sonno e non mi sento al massimo delle forze" Merlino lo prese per un braccio e lo mandò fuori dalla porta che richiuse e bloccò con la magia. Il re bussò per qualche minuto, poi finalmente Merlino sentì i passi di Artù allontanarsi.

'Artù starà bene. É forte e nel giro di qualche giorno sarà come prima!'  Erano sette i colpi di frusta previsti dalla corte reale per un crimine di minima gravità. Erano trentuno per gli assassini e per gli stregoni, che spesso morivano sotto i colpi prima ancora di giungere al patibolo. Le ferite di Artù non si sarebbero infettate, grazie alle ottime erbe curative di Gaius. Inoltre Merlino, nello spalmare l'unguento aveva leggermente risanato le piaghe con la magia, facendo attenzione che il re non se ne accorgesse. Non le aveva guarite del tutto perché altrimenti tutta quella messinscena cruenta non sarebbe servita a nulla, anche se poi non aveva avuto gli effetti sperati dal mago.

'Presto tornerà l'asino di sempre' si disse Merlino con un piccolo sorriso. 'Ma io cosa devo fare? Mi scoppia la testa e non riesco a pensarci ora, non in questo momento!'

Si rivestì, prese il mantello azzurro con un ampio cappuccio che indossò sul capo e uscì, facendo una cosa che non aveva mai fatto e che invece Artù pensava facesse fin troppo spesso. Sorrise al ricordo 'Non avrò più bisogno di questa scusa, in futuro. Non pensavo sarei arrivato a tanto!' si disse e si avviò.








 

Era già da un'ora che si trovava seduto a quel tavolo. Vari avventori lo squadravano per poi disinteressarsi di lui quando lo vedevano così giovane. Lo avevano servito con circospezione, quasi con timore poiché aveva scelto di tenere il cappuccio in testa per non mostrare le sue ferite. Quando videro che ordinava e pagava ogni volta, smisero di guardarlo in quel modo, anche se nelle loro menti rimaneva un forestiero probabilmente pericoloso. Nel tavolo di fronte al suo si sedette un uomo con l'armatura che Merlino si accorse essere Lancelot. Non avrebbe voluto farsi vedere, ma da un lato gli fece piacere e lo guardò sorridendo.

Il cavaliere buttò un occhio sul forestiero e rimase enormemente sorpreso di scoprire l'amico. 

"Merlino, amico mio!" e si sedette al tavolo dell'altro, ordinando da bere per entrambi. "Oggi avrei voluto venire a trovarti. Io e Leon l'abbiamo chiesto ad Artù, ma ci ha detto di no, perché voleva passare prima lui da te! É poi venuto?

"Sì, poco fa é passato a scusarsi. Sta molto male."

"Meglio! Come fai a giustificarlo e a pensare a lui? Si è comportato malissimo con te."

"É un po' di tempo che non mi sopporta più. L'avevi notato?"

"Sì, ma pensavo aveste litigato come al solito o qualcosa del genere. Senti, tra un po' verranno anche gli altri cavalieri, qui. Te lo dico solo perché non so se ti va di vederli"

"Anche Artù?"

"No, non credo. Nessuno lo ha più visto dopo oggi. Sai che sei inquietante con il cappuccio?" sorrise il cavaliere.

"Oh, sì! Ho spaventato quasi tutti i tavernieri e gli avventori" rise Merlino ma si bloccò a causa del dolore, portando una mano sull'occhio.

"Dei, Merlino! Hai così male? Mi fai vedere?"

"Meglio di no, Lancelot, non è un bello spettacolo!"

"Per favore, Merlino" e la mano di Lancelot scoprì la parte di volto nascosta fino a quel momento"

Lancelot sbiancò e si alzò in piedi. "Come ha osato farti questo, quel maledetto? Giuro che lo ammazzo!"

Merlino rimase come impietrito e si alzò a sua volta: "Se mi vuoi bene, non dire mai più una cosa come questa!" 

In quel frangente entrarono nella taverna i cavalieri con in testa Leon che sorrise a Lancelot: "Ehilà, Lance. C'è una sorpresa! Guarda un po' chi ho incontrato venendo in qua. C'è il nostro re, con noi!"

Artù era entrato per ultimo, quando ormai i cavalieri avevano preso posto. Il re aveva guardato Merlino e Lancelot, senza riconoscere il primo, cosa che probabilmente valeva anche per Leon e gli altri cavalieri. 

Come una furia, Lancelot si sfilò il guanto e con quello schiaffeggiò Artù che rimase di sasso, come del resto tutti gli uomini seduti a quel tavolo. 

"Vi sfido, Artù. Vi sfido a duello per quello che avete fatto a Merlino!"

Gwaine si alzò e fronteggiò Lancelot.

"Ehi, Lancelot! Artù ha sbagliato e lo sa ma é sempre il tuo re e non ti é permesso trattarlo così!"

Tutti sapevano che tra Artù e Lancelot non correva buon sangue a causa di Ginevra, che alla fine aveva scelto il cavaliere. E da allora tra loro ci fu sempre tensione: Artù lo accusava di aver sedotto Ginevra e di averla indotta all'infedeltà. Lancelot lo accusava di non averla mai amata veramente e di non averla trattata come la ragazza meritava, altrimenti lui non si sarebbe mai intromesso.

"Lui però come ha trattato Merlino, eh? Guardalo!" urlò Lancelot verso Gwaine. E con delicatezza tolse il cappuccio a Merlino, facendo trasalire il re che non si aspettava di vederlo lì e impallidire gli altri cavalieri, Gwaine compreso.

Merlino aveva il volto rigato di lacrime a causa di tutta quella triste scena cui aveva assistito e di cui si dava la colpa. Cosa stava succedendo? Non era bastata ancora?

"Lancelot, se vuoi aggiungere dolore al mio dolore, ti batterai con Artù, ma se tu tieni a me come io credo, non lo farai. L'unica cosa che voglio adesso é dimenticare tutta questa faccenda! E vorrei che lo facessi anche tu, anzi, tutti quanti voi che siete miei amici e soprattutto siete amici e cavalieri del re."

Ascoltando le sue stesse parole, Merlino si rese conto che in lui non c'era più rabbia, né odio, ma solo paura per le conseguenze e per il futuro. E si diresse verso l'uscita. 

Una volta fuori, pianse di nuovo. La sua presenza era diventata foriera di sconcerto e di violenza.

Quando giunse a palazzo, si recò in cucina, in quanto doveva riportare la cena che Artù non aveva toccato.

Lì, cercando di farsi notare il meno possibile, aveva sentito parlare di Artù. Aveva sentito che la gente aveva paura del re, che quel giorno aveva massacrato un giovane servo. Merlino si sentiva la febbre ma non gli importava. La sua presenza stava facendo di Artù un re malvisto dal popolo: stava succedendo  tutto ciò che non voleva. E se anche la colpa non era la sua, tutto quanto era successo a causa sua.

E invece era proprio sua, la colpa, pensò con un moto di rabbia Merlino. Perché quella volta, quella maledetta sera dei Saturnali, aveva voluto sperimentare il sesso e non l'amore, rinnegando se stesso e il suo amore per Artù, come un ragazzo rozzo e superficiale: aveva spento il cervello e il cuore e non era riuscito a tenerselo dentro i calzoni! Al pensiero ebbe un conato di vomito, tanto era il ribrezzo che provava per se stesso.

Sarebbe partito domani mattina al più presto. Scrisse la lettera a Gaius, prese un paio di medicinali per la febbre e il dolore e si mise sotto le coperte pur sapendo che non avrebbe dormito. Il suo cuore era a pezzi come non lo era mai stato prima: sarebbe andato via, ma era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.

 

                    



 

Sentì bussare. Sapeva bene di chi si trattasse. Se lo aspettava. Artù infatti entrò e si sedette sullo sgabello vicino al letto, al buio.

"Non ci sarà nessun duello. Io e Lance ci siamo chiariti" anticipò seriamente.

"Mi fa piacere e vi ringrazio, Artù, ma non mi sento tanto bene: se foste così gentile da lasciarmi dormire!"

"Non credo riuscirai a dormire e nemmeno io, se ti interessa!"

"Voi dormite sempre a pancia in giù. Le piaghe non dovrebbero darvi troppo fastidio. Ma se volete posso darvi un sedativo o un tocco di magia..."

"Hai detto che non puoi curare le ferite!"

"Le mie no. Quelle degli altri sì. Molte, almeno."

"E comunque non ho bisogno di nulla. É solo che io... non voglio dormire."

Merlino lo stuzzicò. "E pensare che non vi ho mai considerato romantico. Mentre trovo sia una cosa molto dolce, voler stare a guardarci tutta la notte negli occhi. Al buio per di più!"

"Sciocco! Una volta non ti sarebbe dispiaciuto, l'hai detto tu!"

"Una volta non l'avreste mai fatto!"

"Idiota! Non puoi saperlo con certezza. E comunque alla taverna ho notato che il tuo viso si é gonfiato ulteriormente, per cui non riuscirai a dormire, credi a me!"

"Adesso siamo pari. Voi avete le vostre tre nuove cicatrici, come ornamenti della vostra bella schiena, a ricordarvi di me, per tutta la vita. Non é commovente? E a me, se sarò fortunato, rimarrà un bel livido perenne sullo zigomo, che tra l'altro é una delle parti più attraenti del mio viso, dicono. Quindi oltre che seducente lo trovo anche romantico. Non potrò mai scordarmi di voi! Non siete felice?" disse Merlino con sarcasmo.

"Tu avrai anche ragione, Merlino, ma si vede che non sei avvezzo al vino, perché cominci a sragionare!"

"A proposito di taverna, questa non posso fare a meno di dirvela poiché mi avete dato il tormento! Io non sono mai andato in taverna senza di voi... ero occupato con la magia... magia che ho usato sempre e solo per voi..."

"Ma... me lo disse Gaius, della taverna... dei del cielo... Gaius l'ha sempre saputo, voglio dire ...della tua magia!"

"É il mio più grande sostenitore!"

Artù rifletté non poco: "Questo mi fa pensare che tu sia un mago buono... l'hai usata solo per me?" chiese Artù.

Merlino non rispose. Aveva smascherato se stesso e la grande commedia del malvagio stregone, ormai.

"Allora se sei in grado di ragionare, dimmi cosa vorrei adesso!" propose Artù.

"Oh, so molto bene cosa vorreste adesso"

"E cosa?" chiese il re incuriosito.

"Frustatina?"

Artù scoppiò a ridere. 

"E poi volete che vi perdoni, cosa che ho già fatto."

"Senti, Merlino..." provò a inserirsi Artù, invano.

"E voi?... Siete disposto a perdonare me? Questa é una cosa che mi farebbe davvero piacere." disse senza ombra di ironia nella voce.

"Tu non hai niente da farti perdonare. Le frustate... ho voluto io che continuassi."

"Dio! É stato tutto così estremo! Non sono mai stato così brutale e violento con nessuno, tranne in battaglia o per legittima difesa." A Merlino scappò un singhiozzo.

"Perché piangi?" chiese il re rattristato.

"Perché farlo, colpirvi così, non mi é piaciuto!"

"Se l'hai fatto per me, ed io so che é così, non solo ti perdono ma devo anche ringraziarti. Non importa cosa potrebbero pensare gli altri, se lo sapessero!"

"Io... non vi dirò perché l'ho fatto... non posso. Non é come dite voi, ma... credo di portarvi male, Artù!"

"Non dire sciocchezze. Sei la cosa migliore mi sia capitata nella vita."

"Allora significa che non siete molto fortunato, maestà!"

Il re ridacchiò brevemente: "Con tutte le volte che mi hai salvato di cui sono a conoscenza, oltre a tutte quelle di cui non sono a conoscenza, ma che comincio a capire solo ora, questo tuo discorso non ha senso."

"Sto parlando del presente e dell'ultimo periodo" disse Merlino con voce rotta dal pianto. Era devastato e Artù non avrebbe mai saputo fino a quanto.

"Dimmi cosa posso fare per farti stare meglio" gli disse stringendogli una spalla, nell'oscurità della stanzetta.

"Niente. Tocca a me trovare una soluzione, voi non centrate!"

"Quale soluzione? Credevo che ormai ci fossimo chiariti e che tra noi le cose si stessero sistemando?"

"Voi... voi continuate a venire in camera mia. Vi dico di no e voi tornate. Vi frusto e tornate ancora. Vi mando via e voi restate. Mi state torturando. Lo sapete ma non v'importa."

Artù gli mise una mano sulla guancia sana, con molta delicatezza. "Certo che m'importa! Ma so anche che quello che farebbe felice me, farebbe felice anche te!"

Merlino, suo malgrado, ebbe un lungo brivido sulla schiena. Dopo quanto era successo, Artù lo voleva ancora? Si pulì gli occhi. "Sono orgogliosamente uomo, Artù!"

"Sai essere molto arrogante, sai?"

"Voi provate disgusto per gli uomini, parole vostre! E io possiedo tutti gli attributi di un uomo, nessuno escluso."

"Prima me ne sono decisamente accorto!"

Il servo arrossì al buio. 

"Ora posso dirtelo" si schiarì la voce Artù "ti desidero tantissimo, Merlino!"

Il ragazzo sospirò e deglutì confuso. Non sapeva nemmeno lui dove trovasse il coraggio per rispondere: "Voi mi desiderate perché siete possessivo con le vostre... 'cose'. Quando avete pensato che ero stato di un altro, vi siete sentito messo da parte e non l'avete sopportato."

"No, io non credo sia solo per questo!"

"Siete un re e fin da piccolo siete stato abituato a prendere ciò che volevate, a imporre la vostra volontà, a non essere contraddetto, a vedere le vostre richieste considerate ed esaudite. Con il tempo avete preteso e ottenuto cose nuove e i vostri appetiti si sono affinati. Non vogliatemene, ma credo che il fatto che qualcuno abbia osato derubarvi di un vostro 'giocattolo', unito al fatto che forse le tante donne passate per il vostro letto vi siano venute a noia, potrebbe spiegare questa specie di ossessione che avete per me."

"Sei fortunato che oggi io mi sia trovato in così grave fallo con te. Mi hai appena detto delle cose orribili. Mi hai dato del re viziato, vizioso, egoista e incontentabile! Forse una parte é vera, ma so riconoscere le cose che hanno importanza per me da quelle che invece non ce l'hanno. Tu sai cosa sento nei tuoi riguardi, ma voglio rassicurarti su questi tuoi dubbi un po' stupidi ma che devo aver contribuito mio malgrado a creare nella tua mente. Tu mi piaci molto. Mi piacciono anche e soprattutto le tue caratteristiche maschili, nessuna esclusa" disse con un tono semiserio Artù.

"Solo le mie?" si fece uscire Merlino in un soffio.

"Solo le tue!"

"Perché?"

"Perché é così e basta!"

Merlino rimase in silenzio.

"Perché fanno parte di te!" concluse Artù.

Merlino sentì sciogliersi il groppo che aveva in gola. Artù era riuscito a dirgli ciò che voleva sentirsi dire. O quasi, ma poteva accontentarsi." 

"Ho capito, grazie!" e sfiorò un braccio ad Artù. Un invito neanche tanto sottile.

"Scusate sire, ma col vostro peso... sul lettino..." ridacchiò il servo.

"Potrei offendermi" sorrise il re. Non capiva se Merlino scherzasse o meno. Era un terreno pericoloso quello su cui ora il servo aveva deciso di camminare, ma ad Artù non dispiacque nemmeno un po'.

"Prima non l'ho affatto distrutto, Merlino e comunque tu... sei un mago!"

Merlino si sentiva spaventato e divertito allo stesso tempo. Forse davvero il vino aveva rimescolato tutte le sue emozioni. O forse era Artù che lo stava facendo. Non capiva nemmeno lui cosa gli stesse succedendo esattamente.

"D'accordo ma la vostra ampiezza non vi consentirebbe di occuparlo, tanto meno insieme a... qualcun altro!"

"Scommetti che si può? Soprattutto se quel qualcun altro fosse sottile e flessibile come un giunco." Merlino non era mai stato definito in quel modo da nessuno. Non era abituato a sentirsi fare dei complimenti sul suo aspetto. Solo Walden l'aveva fatto negli ultimi tempi, ma lui ...non era Artù. Merlino sospirò di desiderio ed il re avvertì che il servo stava cedendo, ma c'era ancora qualcosa che rendeva il servo titubante e Artù non voleva correre il rischio di perderlo per una parola o un gesto fuori posto.

"Io mi sento come diviso a metà, quando non sei con me. Provi anche tu questa sensazione? Ti prego, sii sincero!" disse Artù emozionato.

"Qualcosa del genere, sì... ma per voi é ancora così, ora che sapete che possiedo la magia?"

"Ora ancora di più e voglio conoscere meglio questo tuo lato intrigante e misterioso."

"Sappiate solo che il servo e il mago sono da sempre la stessa persona che conoscete!"

"Ho intenzione di scoprirlo. Senza fretta."

Il re prese l'iniziativa. Non ce la faceva più. Scostò le coperte e si sedette sul bordo del letto poi afferrò una mano di Merlino, intrecciando le dita alle sue e facendolo alzare a sedere con la schiena contro la testata del letto.

"Non ho molto equilibrio, Artù. Non vorrei cadere giù. Potremmo provare domani?"

'Sta ancora cercando di resistermi' pensò Artù.

‘Ultimi, patetici tentativi!’ si disse Merlino.

"Come servo sei poco servizievole, lo sai? Ti tengo io. Non permetterò che tu cada" e lo cinse con un braccio attorno alla vita, sorreggendolo, in una posizione tutt'altro che comoda.

Con le dita di una mano sola allargò lo scollo della leggera camicia di Merlino, strappandola poco per volta e sussurrando: "Quando prima l'hai fatto a me, l'ho adorato!"

"Ammetto che é uno dei numeri migliori del mio repertorio!" Artù strinse i denti per sopportare una nuova ondata di gelosia. Che fosse un ulteriore tentativo di Merlino per far fallire la cosa?

"Hai ancora dei dubbi? Ti senti scorretto nei confronti di Walden?" arrischiò Artù.

"Dubbi? Certo, tanti! Per Walden forse dovrei sentirmi in colpa, ma non é così. Lui lo sa e non gli ho fatto promesse."

"Quindi non lo rivedrai più?"

"Non ho detto questo. Ma se ci fosse qualcuno in grado di convincermi, potrei anche farlo."

Questo andirivieni di Merlino lo stava massacrando e Artù decise di soprassedere. Con la mano libera aprì i lembi strappati della camicia, poggiandola poi sul suo petto. Lo massaggiò adagio, con molta dolcezza. Il servo aveva cominciato a respirare profondamente.

"Vorrei vederti, Merlino!" Il mago sussurrò delle parole misteriose e fece accendere una candela. "Molto romantico" commentò il re. Guardò Merlino e lo trovò bellissimo.

"Vorrei anche che tu rifacessi quella cosa dell'acqua su di te. Bagnato sei molto tenero: mi ricordi un pulcino appena nato" disse il re giocando con il bordo dei suoi calzoni.

"Quella, l'ho inventata apposta per voi. Perchè bagnato siete molto eccitante!"

Artù ebbe un brivido di piacere molto intenso. Una cascata tiepida molto più vasta delle precedenti inondò i due uomini. "Fantastico!" rise Artù "Ti trovo meraviglioso quando fai il grande mago!"

Artù si mise in ginocchio sul letto, cercando un altro modo per sorreggere Merlino e ridacchiò: "Così potente! Così forte! Il mio servo idiota! Mi hai fregato per bene! L'enigma che sei sempre stato, ora é svelato!" Gli tolse i calzoni con fatica, poiché erano incollati al corpo e gli cinse una coscia con un braccio mentre con l'altra mano scese dal petto all'addome di Merlino, carezzandolo intorno all'inguine, senza mai toccarlo direttamente. Ad ogni carezza Merlino sussultava leggermente, finché si accorse di essere completamente eccitato.

Il re nonostante la luce fioca notava ogni particolare del suo amato: la leggera peluria al centro del petto, l'addome piatto, le coste in rilievo, i due nei vicini sul fianco, il fatto che il sesso di Merlino fosse leggermente più sottile del suo ma anche un po' più lungo. 

Ogni tanto ad Artù veniva da ridere: gli sembrava stranissimo toccare un uomo in quel modo, ma poiché si trattava di Merlino risultava tutto anche molto seducente. Il re era piuttosto soddisfatto del suo lavoro.

Merlino intanto non ne poteva più di quel giochetto sadico. "Artù, vi prego!"

"Hai notato" lo interruppe il re "che qui in cima assomiglia alla faccia di un uccellino appena nato, quando é ancora cieco, a causa delle membrane sugli occhi?" lo stuzzicò Artù, forse per farlo impazzire.

Merlino alzò gli occhi al cielo: "Forse è per questo che viene anche volgarmente detto 'uccello'! Ma scusate, il vostro non é uguale?"

"Non lo so. É il primo che vedo da questa angolazione." disse il re con finta ingenuità.

"Artù, se state cercando di farmi capire che avete cambiato idea, io vi comprendo, ma almeno fatemi rivestire!"

"No! Cosa dici? Sei una persona impaziente!"

"Vedremo dopo, quando toccherà a voi, cosa penserete!"

Il re sorrise."A dire il vero, stavolta voglio soltanto prendermi cura di te, ma lo faccio con enorme piacere!" Artù strinse delicatamente il sesso del servo tra due dita e Merlino subito emise un forte gemito: non ebbe tempo di pensare al senso delle parole dell'altro. Il re avvicinò la sua bocca e baciò quella zona così sensibile; la baciò come fosse la bocca del suo mago, mentre Merlino fremeva. Ad Arthur piacque immensamente: dare piacere al suo servo lo rendeva intimamente felice.Cominciò a muovere le labbra come ricordava che le donne avevano fatto per lui tempo prima. Il sapore di Merlino era adesso un po' più acre, ma era il suo Merlino, per cui era tutto a posto, tutto giusto!

Dal canto suo il servo non riusciva a togliere gli occhi da quella visuale: i capelli bagnati di Artù, le labbra e persino il naso erano una visione da togliere il fiato, quasi commovente, se non fosse stata anche così sensuale. Non ricordava di essere mai stato così eccitato in vita sua. 

Artù era molto bravo a dispetto dell'inesperienza con gli uomini e non era credibile che fosse lì a farlo impazzire in quel modo. Forse era un sogno o un'allucinazione molto concreta.

"Guardatemi Artù! Voglio che vediate ciò che mi state facendo!"

L'altro alzò gli occhi sul suo viso e Merlino non resistette all'impulso di portare una mano tra i capelli del re, cominciando a muovere i fianchi più in fretta. Artù deglutì, in leggero affanno, portando l'altro ad avvicinarsi notevolmente all'apice. 

Cosa doveva fare? Merlino cercò negli occhi dilatati del re una risposta. Artù si staccò da lui e prese a spogliarsi con una certa impazienza, senza mai togliere gli occhi da quelli di Merlino. Una volta nudo si girò a carponi di fronte a lui, dando al servitore la visuale più sgarbatamente eccitante della sua vita. Merlino distolse lo sguardo dal perfetto fondoschiena di Artù per non rischiare di arrivare al limite così, senza contatto: doveva mantenere il controllo su se stesso. Scappò dalla stanza, lasciando Artù attonito e imbarazzato.

Bevve dell'acqua, si fermò per prendere qualche respiro, si tolse la camicia a brandelli e prese al volo la bottiglia dell'olio d'oliva dalla credenza di Gaius: in mancanza di meglio sarebbe andato bene lo stesso. Ritrovò Artù seduto sui talloni che quando lo vide sospirò di sollievo, ma subito dopo, guardando la bottiglia dell'olio, inorridì, sbarrando gli occhi.

"Cosa vorresti fare con quella... cosa? Non credo di essere pronto per dei giochi così estremi!"

"Perdonatemi! avevo capito che lo volevate anche voi...la vostra...posizione non dava adito a molti dubbi" disse stupito e forse un po' deluso Merlino.

"Volevo darmi a te, ma questa cosa con gli oggetti...non fa per me"

Merlino scoppiò a ridere di gusto: "No...Non  avete capito. Voglio solo usare l'olio."

"Perché adesso? Non ho voglia di un massaggio,... ma se lo vuoi tu,... per me va bene..."

Il servo sorrise: "L'olio va usato localmente per diminuire  l'attrito che... può rivelarsi doloroso"

"Oh!" fece il re, finalmente comprendendo.

Merlino non lo disse ma era contento. Sicuramente Ginevra e le altre donne non gli si erano concesse in quel modo, altrimenti il re avrebbe saputo cosa fare, dell'olio. Era contento perché, quando più tardi fosse toccato ad Artù per lui sarebbe stata un'altra prima volta: gli sarebbe piaciuto, ne era certo!

Vedendo l'eccitazione di Artù, una delle tante deliziose novità per il suo unico occhio, Merlino fece un bel respiro: "Artù, siete magnifico così! E devo chiedervelo: non preferireste usare quest'olio ora... su di me?"

"Dopo Merlino! Ci sarà tempo! Ora vorrei solo tornare al momento prima che tu scappassi!" E si rimise a gattoni, con il capo girato a guardarlo. Merlino capì di essere perduto: gli si inginocchiò tra le gambe e ... rabbrividì, ma non di piacere, vedendo le tre piaghe aperte sulla schiena del suo amato. Con un nuovo tocco magico, sussurrato e non percepito dal re, le risanò in modo abbastanza evidente, rispetto alla prima volta. Ora si presentavano chiuse e ben rimarginate. In una settimana sarebbero guarite, lasciando solo tre piccole cicatrici di colore chiaro. Artù sospirò profondamente di piacere, ignorando che esso era dovuto al calo del dolore sulla sua schiena.

Merlino si soffermò ad accarezzare i glutei tondi e sodi del sovrano. Poi li baciò con passione, portando una mano sul davanti di Artù, per accarezzarlo. C'era letteralmente di che perdere la ragione! Ad Artù sfuggì un grido involontario. Per fortuna aveva congedato le guardie!

Merlino si bagnò le dita con l'olio e molto lentamente operò sul corpo dell'amato. Nonostante Merlin cercasse di essere più delicato possibile, Artù si lamentò in più di un'occasione. Il servo era talmente preso dallo svolgere una buona preparazione su Artù che non si rese conto di quanto lui stesso fosse eccitato.

Merlino si accorse di non riuscire ad attendere oltre e si cosparse con abbondante olio, preparandosi a fare suo il corpo di Artù con la stessa devozione che avrebbe usato nell'entrare in un tempio sacro. Cominciò dandogli morbidi baci sulla schiena, lontano dai segni delle frustate e abbracciò il re, accarezzandogli il petto con le mani.

Artù fremeva: "Dai, Merlino, non voglio più aspettare!"

Il servo sentiva che il calore del corpo di Artù lo ubriacava, ma il re si lamentava così forte che si fermò. 

"Non fermarti! Sto bene. Continua!" E Merlino non sapeva bene cosa fare, non ci capiva più niente. Gli girava la testa e non comprendeva se il re gemesse di dolore o di piacere.

Provò a rallentare i movimenti e contemporaneamente ne aumentò la profondità, provando a cercare quel punto che avrebbe dato ad Artù molto piacere. Il re continuava a lamentarsi quando, dopo una ulteriore spinta, mirata leggermente verso l'alto, Artù lasciò andare una specie di singhiozzo, cominciando a gemere più forte e a parlottare: "Merlino... che cos'é?...Mi sento strano... stai usando la magia?..."

"Niente magia... ho trovato il vostro punto, Artù... é normale sentirsi così... va tutto bene!"

Merlino fu eroico e riuscì a durare qualche altro minuto, ma ormai era al limite da troppo tempo e i gemiti di piacere del re, non lo stavano certo aiutando!

"Artù... temo che ormai...!"

"Sì... Merlino... fallo per me... adesso!"

Il valletto si tese completamente e cominciò a tremare, mentre trattenendo il fiato poi si lasciò andare con diversi forti gemiti. Si accasciò sul suo amante per qualche istante, riprendendosi dal piacere più grande che avesse mai provato.

Poi sorrise e chiese ad Artù di girarsi verso di lui. Il re si girò tra le sue braccia e ricambiò con un dolce sorriso. "Ora tocca a voi" e cominciò ad accarezzargli il volto e il petto gentilmente.

"Questa volta era solo per te. La prossima volta non sarò così generoso. Ricordalo!"

Merlino rimase di ghiaccio: "No, Artù, vi prego. Lasciate che anch'io mi occupi di voi!"

"Tu... lo hai sempre fatto e comunque lo farai, non temere. Quando starai meglio!" e fece per rivestirsi.

Il servo quasi andò in panico: "Non fatemi questo, ve lo chiedo col cuore in mano. Non allontanatemi! Siete così eccitato, lo vedete, e voglio darvi sollievo! Non mi sembrerebbe di aver fatto l'amore per bene, se non mi permetteste di toccarvi. Io vi amo, Artù!"

Il re sospirò felice: "Anch'io ti amo... ora lo so!"

"E non mi avete nemmeno dato un bacio!"

Artù gli accarezzò i capelli: "Ho paura di farti male. poi... non credevo tu gradissi i baci."

"Prima mi avete preso di sorpresa... ma io desidero i vostri baci. Vivrei dei vostri baci!"

Artù accostò le labbra socchiuse a quelle di Merlino, sfiorandolo appena. "Non ci riesco! Guarda il tuo volto!"

"Rimarrò fermo con la testa e voi vi regolerete di conseguenza. Mi fido di voi. Ma non potete privarmi dei vostri baci!"

Artù rimase serio e pensieroso per un po' di tempo poi fece un piccolo sorriso di quelli storti, che Merlino adorava. "Siamo quasi asciutti... e non va bene!"

Lo stregone sentì un meraviglioso calore inondargli il petto e in un attimo fece scendere un nuovo scroscio non troppo caldo, su di loro: doveva tener conto delle ferite di Artù e delle sue.

Artù accostò la bocca a quella di Merlino, muovendo appena le labbra: aveva ancora timore, ma a Merlino vennero mille nuovi brividi anche con quel piccolo contatto. Poi il re continuò a baciarlo con tanti piccoli e casti baci, cosa che fece commuovere Merlino fino alle lacrime. Infine Artù osò un po' di più. Con il pollice poggiato sul mento del servo gli fece aprire la bocca  e poggiò su di essa la sua bocca aperta. Da fuori sarebbe sembrato un bacio statico, ma l'idea di Artù era quella di usare unicamente la lingua. E il re baciò il suo servo facendo giocare la sua lingua con quella dell'altro, con sapienza e passione: Merlino tornò eccitato all'istante, anche se aveva finito di fare l'amore da poco tempo.

"Io... non so bene come prepararti, Merlino! Dovrai guidarmi tu!"

Il valletto si sdraiò a pancia in su: "Lo farò io, ma voi guardatemi, così sarà più facile!"

Merlino per un attimo pensò che l'unica cosa positiva del rapporto avuto con Walden fosse quella di permettergli di avere adesso quel minimo di esperienza che si era rivelata utile nel rapporto con Artù.

Il re notò che il servo si muoveva in modo molto naturale: era l'essere più adorabile del mondo e superava in fascino e bellezza tutte le donne che aveva avuto in vita sua e aveva offuscato persino il ricordo di Gwen. E quando lo prese, Artù dimenticò tutto: era questa la vera, unica redenzione. Ricominciò a baciarlo come se attraverso la bocca di Merlino, Artù riuscisse finalmente a respirare bene. Ed era così

Merlino rimaneva fermo, passivamente languido, dolcemente sotto di lui, ma emetteva continui gemiti e sospiri che gli mandavano il sangue al cervello. Avrebbe voluto rimanere così per sempre, unito all'altro in ogni modo possibile. Dopo parecchio tempo, Merlino cominciò a provare un leggero fastidio. Si chiese come facesse Artù a durare tanto.

'Forse non riesce a lasciarsi andare perché é la sua prima volta con un uomo... oppure non gli piaccio abbastanza... No, basta con i pensieri negativi

"Artù... voi siete un magnifico amante, ma se continuate così, non riuscirò a sedermi per settimane, comprendete?"

"Scusami... é solo che... non vorrei smettere mai!"

"Avete un controllo che ... non credevo potesse esistere. Ma vorrei vi abbandonaste a me. Lo desidero molto!" Nonostante il fastidio, Merlino trovava quella situazione irresistibile, con Artù, nudo e bellissimo, che si muoveva su di lui e cominciò a toccarsi. Quella visuale, a sua volta, portò Artù ad un più alto livello di eccitazione. Si chinò a baciarlo con grande tenerezza, poi si rizzò sulle ginocchia, alzando con le mani il bacino di Merlino verso l'alto e sorreggendolo con forza, in modo che il volto dell'amante fosse quasi parallelo al suo, sotto di sè. Osservava il servo e ciò che stava facendo a una distanza ora molto ridotta, divorandolo con gli occhi.

Merlino ricambiò il suo sguardo con una intensità nuova sul viso. Artù sentì di amarlo infinitamente e non solo per quello che stavano facendo in quel momento. Lo avrebbe amato anche se non lo avesse avuto, anche se non gli si fosse concesso. Lo sapeva anche da prima: era così chiaro adesso! Solo che aveva preferito rimanere cieco e sordo. Erano stati così stupidi e testardi! Se c'era stata una cosa positiva nell'atroce ricordo di Merlino con Walden, era stata quella di fargli aprire finalmente gli occhi, una volta per tutte, su ciò che provava per il servo. Che fosse un uomo non aveva alcuna importanza: Merlino era perfetto in tutto! Era perfetto per lui! Lo amava al di là di tutto e si ripromise di non tornare ad essere, per lui, solo l'amico o il padrone affezionato di qualche tempo prima, perché nel frattempo erano molto cambiati. Voleva renderlo felice, tenerlo vicino a sé, proteggerlo con questa nuova consapevolezza.

Merlino rovesciò il capo all'indietro e il re udì dei rantoli soffocati uscire dalla gola del valletto, mentre questi raggiungeva il piacere supremo. Artù non resistette oltre e come richiamato da quei gemiti, si lasciò andare a un piacere talmente forte, da lasciarlo intontito e spossato.

Rimasero a lungo abbracciati sul letto zuppo, a scambiarsi lievi baci e carezze. Artù si alzò e prima che potesse rimboccare le coperte al servo, Merlino lo fermò evocando lo stesso vento caldo di prima che asciugò teste, corpi, vesti e letto.

Quando il re fece uscire, Merlino lo richiamò: "Artù, datemi ancora un bacio!" Cosa che il re subito gli concesse in un gesto pieno di tenerezza. Merlino d'istinto lo abbracciò con foga: "Artù, io vi amo! Promettete di non dimenticarlo mai!" Il re ricambiò l'abbraccio, serrando gli occhi e sussurrando: "E come potrei? Forse non hai ancora capito quanto ti amo io! Ti aspetto domattina, anzi, tra poche ore con la colazione in camera mia" gli disse con un luminoso sorriso.

Merlino non rispose e il re richiuse la porta dietro di sé.

 

EPILOGO


Artù era sfinito ma finalmente felice. L'unione con Merlino lo faceva sentire completo, riassemblato. Si mise sotto le coperte e prima di addormentarsi, pensò al suo uomo, al fatto che già non vedeva l'ora di rivederlo, a quanti momenti felici avrebbero passato insieme.

Ripensò al dolore, alla rabbia e alla paura di quel giorno: tutto era sparito in nome di quell'amore che permeava ogni fibra del suo essere. Non credeva che un giorno avrebbe potuto essere così felice!

Fu vinto dal sonno, un sonno tranquillo e ristoratore. Sul suo viso addormentato era presente un sorriso.

Non sapeva che all'alba il suo servo aveva già superato Ealdor, dopo aver salutato la madre, afflitta nel vedere suo figlio sfigurato e che aveva capito che Merlino doveva andare lontano per sfuggire il male che qualcuno gli aveva fatto e voleva fargli ancora. E Merlino glielo lasciò credere.

A mattina inoltrata Artù aprì gli occhi sorridendo: sapeva che sarebbe stato un giorno meraviglioso, ora che amava, riamato. A momenti Merlino sarebbe entrato dalla sua porta: gli scoppiava il cuore di felicità!

Artù non poteva sapere che Merlino era ormai lontanissimo da lui...

...non poteva sapere che Merlino, la notte precedente aveva voluto amarlo, per portare con sé il ricordo più prezioso che avesse mai posseduto...

...non poteva sapere che Merlino non era riuscito a smettere di piangere per lui, per tutto il tempo...

... e non l'avrebbe mai saputo...














*Walden è un nome inventato perché il ragazzo non viene nominato nella prima puntata. L'avevo detto una volta che l'avrei preso in considerazione come ragazzo di Merlin e qui l'ho fatto.


Questa storia era un esperimento su di me, ma alla fine è un capitolo che non sento mio e non mi rispecchia, per non parlare del 'lieto' fine!

Grazie comunque a chi ha letto. Un bacio!










   
 
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