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Autore: DDaniele    14/09/2022    1 recensioni
[The Owl House]
[Gustholomule – Missing Moment]
Dopo il Giorno dell’Unità, Gus sparisce in circostanze misteriose. Matt si unisce alle ricerche volte a rintracciare il maghetto scomparso, ma queste vanno avanti a lungo senza successo. Nel frattempo, Matt ha l’occasione di riflettere sui suoi sentimenti per Gus e rendersi conto che la loro è molto più di una semplice amicizia.
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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   Matt e Steve viaggiavano ad alta velocità sul sidecar di Steve in direzione del quartier generale della Congrega contro il Trono, l’organizzazione ribelle che mirava a rovesciare il governo dispotico dell’Imperatore Belos. Poche ore prima Gus, l’amico di Matt, aveva combattuto il sovrano insieme a Luz, Amity, Hunter e Willow e da allora si erano perse le loro tracce. Matt, preoccupato per la sorte di Gus, voleva sapere se lui si fosse ricongiunto ai ribelli, ai quali sia Gus sia Steve facevano parte. Impaziente, Matt disse a Steve di andare più veloce. Il fratello, sebbene preoccupato di perdere il controllo del veicolo se avesse aumentato l’andatura, pigiò sull’acceleratore. I due risalirono la china di una collina e, una volta sulla sommità, Matt si alzò dal suo posto nel piccolo abitacolo a destra del corpo principale della moto per osservare quanto mancava a destinazione. Steve afferrò Matt per i fianchi e lo fece rimettere seduto con la forza, imprecando coloritamente per l’incoscienza del fratello. Dopo aver seguito un paio di stradine, i due raggiunsero lo spiazzo antistante il quartier generale.

   Matt scese dal sidecar ancora in corsa e si recò verso la piazzola. Lì i ribelli avevano predisposto un piccolo palco dal quale il capo della Congrega, Raine Whisper, stava dando informazioni a una piccola folla lì riunita su cosa fosse successo quella mattina. Quel giorno, spiegava Raine, il fatidico Giorno dell’Unità, l’Imperatore Belos aveva convocato la popolazione delle Boiling Isles presso la Testa del Titano con il pretesto di scongiurare la magia selvaggia, da lui dichiarata dannosa per la comunità. Invece, il sovrano aveva tradito la fiducia della sua gente lanciando un incantesimo che avrebbe dovuto uccidere tutti gli isolani. Malgrado ciò, l’incantesimo era stato fermato in circostanze misteriose e, in circostanze ancora più misteriose, l’Imperatore era scomparso. Matt, ansioso, fendette la folla e raggiunse la base del palco, da dove chiese a Raine notizie di Gus. Il mago adulto riconobbe il ragazzo come il fratello di Steve, un membro fedele della ribellione, e un amico di Gus, quindi lo raggiunse discendendo dalla piattaforma rialzata. Raine prese Matt in disparte e gli svelò che erano stati Gus e gli altri a fermare l’incantesimo, ma essi, proprio come l’Imperatore, erano dispersi. Gli agenti della Congrega stavano svolgendo delle ricerche, ma sinora non erano riusciti a rintracciare i cinque ragazzi. Matt si propose di unirsi alle ricerche insieme al fratello. Raine, grato, accettò il loro aiuto.

   Matt ripercorse i suoi passi e tornò al sidecar, dove Steve lo stava aspettando, e sedette nel piccolo abitacolo. Con poche parole, mise Steve al corrente dell’accaduto e gli chiese di dirigersi verso la Zampa del Titano. Una volta arrivati nei pressi, Matt indicò a Steve la strada da prendere. Per giungere a destinazione, i fratelli superarono numerosi bivi, dove una sola deviazione sbagliata li avrebbe mandati fuori strada, e si incespicarono per viuzze a picco sul mare roboante. Alla fine, Steve fermò il sidecar in uno spiazzo apparentemente vuoto sul quale aleggiava una lieve nebbia. Senza dire una parola, Matt scese dal veicolo e premette alcune rocce sul terreno. Non appena Matt fece pressione sull’ultima pietra, la cortina si diradò rivelando un’ampia area delimitata da un alto muro di ferro.

   Steve rimase esterrefatto, perché non sapeva dell’esistenza di quel posto. Matt invece si recò verso il cancello d’ingresso e lo aprì ponendo la mano in un punto preciso del pannello metallico. Steve capì che Matt sembrava conoscere bene il luogo, dato che ne aveva disattivato con disinvoltura i meccanismi che lo occultavano. Matt superò il cancello e Steve, rimasto indietro, lo seguì accelerando il passo. Una volta dentro, Steve percorse un lastricato di mattonelle blu che tagliava un cerchio di alte statue incappucciate sotto le quali erano riportati dei nomi. Steve li riconobbe come i titoli di famosi maghi illusionisti del passato. Quello doveva essere il Cimitero attraverso lo specchio, si disse Steve, un luogo ritenuto leggendario, ma come mai Matt sapeva dove si trovava e come entrare? Nel frattempo, Matt aveva camminato sino alla piazzola centrale del campo santo, dove stava parlottando con un uomo anziano vestito con eccentrici abiti impolverati. Dopo che Matt ebbe finito di parlare, l’uomo misterioso gli diede una breve risposta. Steve non sentì cosa essi si erano detti, eppure vedere Matt che abbassava il capo sconfitto gli bastò per comprendere che aveva ricevuto una cattiva notizia.

   Abbattuto, Matt tornò indietro oltrepassando Steve senza dirgli una parola. Steve fece per seguirlo, ma prima si voltò per salutare l’uomo misterioso. Questo però era svanito. Normalmente Steve avrebbe approfondito la cosa – si era trattato forse di un fantasma? –, ma il mago preferì dare la precedenza a Matt. Seguì dunque il fratello uscendo dal cimitero. Dopo che ebbe varcato il cancello, le pietre del sagrato si risollevarono producendo un rumore stridente e la nebbia tornò a occultare il campo santo. Imperturbabile, Steve raggiunse il fratello vicino al sidecar.

   Matt si era rannicchiato a terra davanti al piccolo abitacolo, portando le braccia al petto e stringendo il casco all’altezza del cuore. Steve si sedette silenziosamente accanto a lui e gli cinse le spalle con un braccio. Non appena sentì il tocco del fratello maggiore, Matt scoppiò a piangere singhiozzando. Steve lo strinse più forte lasciandogli il tempo di sfogare le sue emozioni. Poco dopo, Matt si pulì gli occhi e le guance striate di lacrime con il dorso della mano e cominciò a spiegare a Steve come conoscesse quel posto. Matt parlò a ritmo sostenuto senza quasi riprendere fiato, come se volesse assecondare i suoi pensieri ma questi cambiavano in continuazione ed egli non riusciva a tenere il filo del discorso. Il risultato fu un monologo lanciatissimo e incoerente, dalle cui incongruenze Steve capì quanto Matt si sentisse turbato. Ricomponendo le informazioni che Matt gli diede, Steve ricostruì che il fratello aveva scoperto il Cimitero attraverso lo specchio insieme a Gus e i due si erano trovati più volte per aiutare il custode, l’uomo misterioso di prima, a migliorarne le difese per proteggerlo da ladri e intrusi. Solo Matt e Gus sapevano del luogo oltre al custode, così Matt aveva pensato che, se Gus si fosse trovato nei guai e avesse avuto bisogno di rifugiarsi in un posto sicuro, probabilmente si sarebbe nascosto lì. Ma secondo il custode Gus non era venuto. Arrivato a questo punto, Matt trasse un sospiro e ricominciò a piangere, non riuscendo a giungere alla conclusione del discorso – se Gus non si era rifugiato nel Cimitero, doveva essere in serio pericolo, o peggio.

   Steve rimase accanto a Matt per tutto il tempo in cui il fratello pianse. Dopo che il mago più piccolo si fu calmato, Steve propose di tornare nel suo alloggio al quartier generale della Congrega contro il Trono. Matt rispose che voleva andare a controllare se Gus fosse al maniero dei Blight. Angosciato, Steve gli fece notare che i ribelli avevano già passato al setaccio la villa e non avevano incontrato Gus e gli altri. Inoltre, Gus aveva effettuato l’operazione di salvataggio giorni prima e da allora si sarebbe spostato, non avendo motivo di rimanere là più del dovuto. Infatti, stando ai resoconti degli agenti della Congrega era emerso che, dopo aver liberato con successo Amity, Gus e gli altri avevano lasciato la costruzione per raggiungere le industrie Blight. Matt non aggiunse nulla, ma i suoi occhi si velarono di pianto. Steve gli pose le mani sulle spalle e gli spiegò che tornare al quartier generale era la scelta migliore, perché se gli agenti avessero trovato Gus lo avrebbero ricondotto alla base. Per un istante Matt sembrò convinto, ma poi si scrollò di dosso le mani di Steve e gli disse, deciso, di portarlo al maniero, perché non poteva rischiare che Gus avesse bisogno d’aiuto e lui non fosse lì con lui. Steve sollevò la testa per osservare il cielo buio oltre la gola che stringeva il campo santo e ne dedusse che ormai fosse tardi, ma non se la sentì di contraddire Matt. I due montarono sul sidecar e andarono alla villa dei Blight.

   Arrivarono alle prime ore della notte. Perquisirono la zona rimasta disabitata dopo che la matrona della famiglia si era alleata con l’Imperatore, ma non trovarono Gus né gli altri, incontrarono solo altri ribelli che continuavano le ricerche, ma con scarsi risultati. Matt sembrava sempre più sconvolto, così Steve ripropose di tornare all’alloggio, spiegandogli con tutta calma che dovevano mangiare e riposarsi per la nottata, perché recuperare le energie era fondamentale per continuare l’indomani a cercare Gus. Stavolta Matt non ribatté nulla e seguì mogio mogio Steve al sidecar. Questi fu grato che il fratello avesse accettato il suo consiglio, ma non seppe dire se fosse perché lo aveva convinto o perché Matt si sentiva troppo scoraggiato. Per il momento comunque, si disse Steve, l’importante era che Matt si riposasse e rifocillasse, così lo accompagnò al quartier generale.

   Una volta tornato nell’alloggio, Steve preparò per Matt un bagno caldo, prese per lui un morbido pigiama e lo rese tiepido con la magia, poi mentre Matt si lavava chiese alla cuciniera un pasto abbondante che sollevasse il morale al fratello. Tuttavia, Matt si limitò a piluccare la cena, si cambiò e salì in fretta sulla branda superiore del letto a castello che divideva con il fratello. Steve fece per dirgli qualche parola d’incoraggiamento, ma si perse d’animo quando vide che Matt si era raggomitolato con la testa rivolta al muro e gli dava le spalle. Finì la cena mangiandola senza appetito e si mise a letto. Tentò di addormentarsi seguendo il suo stesso consiglio di riprendere le forze per riprendere le ricerche il giorno dopo, ma non riuscì a chiudere occhio: sentire Matt che di tanto in tanto singhiozzava nel letto sopra il suo lo tenne sveglio tutta la notte.

   Il mattino seguente, Matt e Steve andarono nelle vicinanze della fabbrica dei Blight, il posto in cui Gus e gli altri si erano recati dopo aver salvato Amity dalla sua stessa casa. Come il giorno prima, tuttavia, non ottennero risultati. I ribelli sul posto non avevano trovato più nulla di rilevante dopo le prime indagini, e non c’era da stupirsene: come aveva detto Steve, Gus non aveva motivo di stare lì e dai report degli agenti si sapeva che dopo aver fatto saltare in aria la fabbrica Gus e gli altri si erano recati nella Testa del Titano. Matt e Steve erano dunque andati lì, ma i risultati furono, se possibile, ancora più scoraggianti dei precedenti. Siccome nella Testa era stato scagliato l’incantesimo che avrebbe dovuto uccidere l’intera popolazione delle Boiling Isles, la gendarmeria teneva il posto sotto strettissima sorveglianza e non permise ai due maghi nemmeno di avvicinarsi. Sconfitti, Matt e Steve tornarono al quartier generale sul far della sera. Stavolta Steve non ebbe dubbi: Matt aveva accettato di rientrare perché si sentiva impotente.

   Nei giorni successivi, Matt e Steve proseguirono a cercare Gus in tutti i luoghi in cui il maghetto era stato avvistato poco prima della scomparsa, ma senza alcun esito. I due fratelli non si diedero per vinti e continuarono le ricerche, tuttavia i giorni si trasformarono presto in settimane e il morale di Matt calava sempre di più. Tre settimane dopo la scomparsa di Gus, qualcosa dentro di Matt si ruppe. Dopo essere tornati una sera dal Cimitero attraverso lo specchio, Matt si raggomitolò sul suo letto e pianse a dirotto. Se prima Steve non era intervenuto convinto che Matt avesse bisogno di spazio per affrontare il dolore, stavolta si rese conto che lo strazio di Matt non diminuiva ma anzi aumentava, così lo confortò. Lo esortò a scendere dal letto, gli preparò una tazza di latte caldo e biscotti e gli chiese come si sentisse.

   Matt, solitamente di poche parole, parlò molto quella notte. Raccontò al fratello della sua amicizia con Gus, come si erano conosciuti e come, dopo un inizio burrascoso, erano diventati buoni amici. Gli raccontò poi di come lui e Gus avevano trovato il Cimitero attraverso lo specchio e di come ne avevano migliorato le difese per evitare che qualche malintenzionato lo profanasse. Mentre narrava, Matt passò da un’emozione all’altra: rise divertito quando ripensò a qualche battibecco o battuta scambiata con Gus, il suo viso si illuminò colmo di ammirazione quando spiegò a Steve che aveva intrapreso il corso di illusione alla scuola di stregoneria di Hexside proprio grazie a Gus che gli aveva fatto scoprire i pregi di quella forma di magia, si commosse a parlare dei loro progetti di andare a visitare insieme il mondo umano, infine tornò a piangere quando girò intorno, senza mai discuterne ad alta voce, al terribile pensiero che Gus fosse morto durante l’incantesimo lanciato dall’Imperatore o magari ucciso per mano del collerico sovrano.

   Ad un certo punto, Matt rivolse a Steve una domanda: era normale che, più tempo Gus era disperso, più Matt sentiva la sua mancanza? Matt diceva di sentire nel petto come un peso che cadeva a piombo sul suo cuore. Il peso era come circondato da un’aurea fredda che congelava l’atmosfera intorno a sé. Più Gus era assente, più Matt avvertiva che il peso scendeva nel suo petto avvicinandosi al cuore. Matt era sicuro che quando avrebbe raggiunto il cuore, questo gli si sarebbe spezzato. Già stasera si sentiva particolarmente triste, disse, perché si era reso conto che quel peso aveva percorso una lunga strada. Quindi tornò a chiedere a Steve: quello che provava era normale? In genere, quando un amico o una persona cara scompare, si soffre ma con il tempo ci si fa forza. Ma nel suo caso avveniva il contrario. Per questo motivo Matt chiese al fratello maggiore per una terza volta: era normale?

   Dall’altro lato del basso tavolino dove lui e Matt si erano sistemati, Steve sospirò intenerito. Matt era sempre stato un ragazzo timido e introverso che aveva difficoltà a guadagnarsi l’affetto altrui, ma questo non sembrava averlo mai turbato finora; sebbene trascorresse molto tempo solo, Matt appariva a proprio agio con se stesso. Eppure, Gus lo aveva toccato nel profondo, era evidente. Steve attinse allora alla sua esperienza di fratello maggiore e cominciò a esporgli una sua supposizione. In genere, esordì Steve, le cose stavano come aveva detto Matt: quando una persona scompare dalla propria vita, con il tempo la ferita si rimargina. In alcuni casi, tuttavia, succede quanto stava attraversando Matt: il dolore si fa sempre più acuto. Quando si reagisce così? domandò Matt. Sulle prime, Steve non seppe rispondere. Ci rifletté e mentre lo faceva i vari pezzi del puzzle si incastrarono al loro posto. Ripensò a tutto quello che gli aveva detto e mostrato Matt – la girandola d’emozioni quando parlava di Gus, la confidenza che aveva con lui – e giunse a una conclusione. Capita, riprese Steve, quando si è innamorati.

   Innamorati? ripeté Matt. Io sarei innamorato di Gus? disse il ragazzo ad alta voce, più per soppesare il pensiero tra sé e sé che non per rivolgere una nuova domanda a Steve. Quest’ultimo, sorridente, fece con il capo un cenno di assenso. Matt portò la tazza alle labbra e bevve il resto del latte, sul cui fondo si erano adagiati dei pezzetti di biscotti i quali avevano reso il liquido bianco particolarmente dolce. Su di lui calò improvvisamente una forte stanchezza, come se la realizzazione avesse esaurito  tutte le energie che gli erano rimaste. Il maghetto si coprì la bocca con la manica sformata del pigiama per nascondere uno sbadiglio e tornò a dormire. Steve seguì il suo esempio. Almeno quella notte, entrambi i fratelli dormirono sonni sereni.

   Il giorno successivo, Matt e Steve ripresero le ricerche con rinnovato entusiasmo. Fino ad allora avevano controllato i posti in cui si sapeva che Gus era stato prima della scomparsa, passando incessantemente dall’uno all’altro. Tuttavia, si resero conto di aver agito con impulsività e che quelle zone erano già coperte dalla Congrega, così decisero di dedicare le loro energie altrove e di ampliare il raggio della ricerca. I ribelli avevano preparato dei manifesti i quali davano notizia della scomparsa di Gus e gli altri ragazzi pregando chi li avesse avvistati di avvisare le autorità. Tuttavia, gli agenti non erano in numero sufficiente per distribuire i manifesti a mano presso la popolazione delle Boiling Isles, così li avevano semplicemente affissi ai muri. Matt e Steve pensarono che chiedere direttamente agli isolani avrebbero forse portato a delle piste, così presero dei plichi di fogli e si recarono presso ogni villaggio delle isole per distribuirli di persona e richiedere la collaborazione della gente comune.

   Inizialmente, il nuovo metodo sembrò portare a dei risultati. Una vecchina sembrava aver incontrato un ragazzo simile a Matt, dalla carnagione color ebano, i capelli rasati ai lati della testa e lasciati crescere in morbidi riccioli sul capo. Matt e Steve la incalzarono, forse in maniera un po’ pressante se teniamo in considerazione che stavano parlando con un’anziana, e riuscirono a farle ricordare di aver visto il presunto Gus lavorare come garzone presso il bar di una locanda. Matt e Steve andarono di volata al luogo indicato, ma la persona segnalata si rivelò essere un altro ragazzo, tra l’altro solo vagamente somigliante a Gus. I due maghi non si diedero per vinti e continuarono a chiedere notizie di avvistamenti. Ricevettero nuove indicazioni, ma furono tutte errate. Trascorse altre cinque settimane, Matt e Steve si persero di nuovo morale.

   Dopo un’altra settimana di ricerche infruttuose, la nona dalla scomparsa di Gus, Matt e Steve ripresero a controllare i posti in cui Gus era stato durante il Giorno dell’Unità, girando come a cerchio. Un giorno, Matt domandò di nuovo al custode del cimitero se Gus fosse venuto, ma ricevette una risposta negativa. Uscì allora dal campo santo e raggiunse Steve al sidecar. Pensieroso, disse al fratello maggiore: aveva ragionato a lungo sul discorso che avevano avuto quella sera e alla fine era giunto alla conclusione di essere davvero innamorato di Gus. Tuttavia, aggiunse, aver compreso i suoi sentimenti non aveva più importanza perché non avrebbe rivisto Gus mai più. Fu in quel momento che Matt cedette. Steve cercò di rassicurarlo che c’era ancora speranza, ma Matt non reagì alle sue parole; sembrava come se fosse diventato apatico, come se, per usare la sua metafora, il peso a piombo avesse raggiunto il suo cuore e lo avesse spezzato.

   In quel mentre sopraggiunse uno dei corvi ammaestrati usati dagli agenti della Congrega per le comunicazioni urgenti. Steve non si curò di lui, impegnato com’era a tentare di risollevare il morale del fratello minore, ma l’uccello insisté così tanto, beccando lievemente il cappuccio della divisa di Steve, che questi si decise a dargli ascolto. Disse la parola d’ordine e il corvo magico parlò, dando la notizia che Gus e gli altri erano tornati e si trovavano in quel momento al quartier generale. Matt si sentì subito rincuorato. Steve accese il sidecar e con il fratello tornarono svelti al quartier generale.

   Non appena raggiunsero la loro destinazione, Matt saltò giù dal sidecar ancora in corsa. Nello spiazzo davanti al quartier generale vide un assembramento di persone che parlavano con voci concitate. Fendette la piccola folla e al centro scorse Luz, Hunter, Willow e Amity che spiegavano cosa fosse avvenuto il Giorno dell’Unità. Un po’ scostato da loro, Matt vide infine Gus intento a parlare con un piccolo mago apparentemente della loro età.

   «Gus!» esclamò estasiato Matt.

   «Matty!» rispose l’altro maghetto dopo essersi girato al suono della voce dell’altro.

   Matt gli corse addosso e lo strinse in un abbraccio. Repentinamente come lo aveva abbracciato, Matt lo scostò per osservarlo bene: averlo ritrovato gli sembrava così bello che gli sembrava un sogno, o, forse, frutto di una magia illusoria. Invece Gus era proprio lì, davanti a lui, e gli sorrideva impacciato.

   «Non crederai mai a quello che è ci è successo,» prese a dire Gus, «quando abbiamo fermato l’incantesimo dell’Imperatore ci siamo ritrovati in pericolo e per salvarci abbiamo attraversato un portale magico, che ci ha portati nel regno umano. Poi il collegamento è saltato e abbiamo dovuto trovare un’altra magia potentissima per riattivare il portale.»

   Matt fece per interromperlo. Quella felicità gli sembrava così fugace che voleva dichiarare a Gus i suoi sentimenti prima che qualcos’altro li dividesse ancora. Tuttavia si fermò, un «ti voglio bene» mozzato in gola. Si rese conto che, se lui aveva sofferto, Gus doveva aver passato molto di peggio e d’un tratto imporgli quello che provava gli sembrò egoistico, quasi come lo stesse aggredendo dopo aver appena ritrovato la via di casa.

   Così tacque il suo amore per il momento. Abbracciò di nuovo Gus e poggiò la testa sull’incavo della spalla di lui. Gus continuò a raccontargli tutto quello che gli era successo, e Matt assaporò ogni sua parola deciso a imprimersi bene nella memoria il suono della sua voce.

   
 
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