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Autore: MaxB    14/09/2022    3 recensioni
Questa è una storia che ho iniziato a scrivere dopo aver finito di leggere il secondo volume, quando ancora doveva uscire il terzo.
La considero una prosecuzione della storia originale come se il terzo libro non esistesse, e narra quindi delle vicende familiari che si sono succedute dopo la fine de Gli scomparsi di Chiardiluna, con leggere modifiche alla trama.
Sostanzialmente, Thorn e Ofelia saranno alle prese con la vita quotidiana da coppia sposata, cercando di capirsi, vivere insieme e prendere confidenza l'uno con l'altra.
E con un inaspettato desiderio di Ofelia...
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Penso che questo sia il capitolo più lungo da quando ho iniziato a postare questa storia.
Da Balder si passa a Tyr signori, con lievi accenni OfeThorn qui e lì.
Spero che vi piacciano anche queste storie alternative, portate pazienza che i nostri beneamati genitori torneranno, uniti come sempre.
Grazie di cuore per essere ancora qui <3


Capitolo 73

Tyr non ci mise molto tempo ad accorgersi del cambio che era avvenuto in Balder e Ilda. Quando fu certo di ciò che vedeva, ciò che palesemente vedeva, ne approfittò per stuzzicarli un po'.
- Da quanto pomiciate di brutto? - chiese in un pomeriggio di pioggia.
Lui e Balder stavano facendo esercizi e Ilda stava leggendo un manuale di meccanica accanto ad alcuni pezzi di un marchingegno abbastanza innovativo che però non riusciva a far funzionare bene. Le occhiate che lei e Balder si lanciavano, neanche troppo di sottecchi, erano fin troppo esplicite e divertenti. Così come le loro reazioni.
Balder si fece quasi cadere un peso sul piede, Ilda si mise a tossire. Entrambi erano rossi come dei pomodori maturi.
Tyr scoppiò a ridere.
- Come ti viene in mente una volgarità simile? - sbottò Balder, infilandosi una maglia.
Come se fosse stato il fare esercizi a petto nudo a tradirlo.
Tyr continuava a ridacchiare. Smise solo quando il manuale parecchio voluminoso che Ilda stava leggendo gli volò nello stomaco.
- Maledetta... - gemette.
- Ringrazia che non ho mirato più in basso.
Tyr ghignò, quel ghigno che gli era proprio valso il soprannome di Tyr il Terribile. - Ho un consiglio per voi. Se tu Ilda guardassi un po' più il tuo manuale e un po' meno Balder, quel coso che stai costruendo lo avresti finito da un pezzo. E se tu, Bal, ti concentrassi un po' di più sul fare gli esercizi anziché sul mostrare i muscoli a Ilda, forse avresti effettivamente dei muscol...
Tyr barcollò, scuotendo la testa. - Ehi, è scorretto farmi prendere sonno mentre vi svergogno. Smettila.
Balder sospirò. - È così palese?
- Mh... non è che sia palese. È che voi siete palesi. Ma sono contento per voi. Un po' inorridito, ma contento. E dato che siete entrambi come fratelli per me, me la prenderò con chiunque faccia soffrire l'altro.
- Io sono davvero tuo fratello... - borbottò Balder a mezzavoce.
- Ah, manterrò il segreto, ma non aspettatevi che vi lasci camera mia per le vostre effusioni zozze.
Ilda avvampò di nuovo e Balder, invece di tramortirlo con i ponti, lo pizzicò con gli artigli come meritava. - Niente del genere! - boccheggiò Balder, a disagio e imbarazzato. - Non abbiamo... noi non...
- Mio papà ci ucciderebbe se facessimo una cosa del genere. Anzi, prima ucciderebbe lui, poi troverebbe una giustificazione per me, come se Balder mi avesse traviata.
Balder, da rosso che era, impallidì. - Ma tuo papà non mi adorava?
Ilda si strinse nelle spalle. - Certo, ma sono pur sempre la sua bambina. Pensa che abbia ancora cinque anni e che vivrò con lui per sempre.
Tyr sbuffò una risata. Poi ghignò e si rivolse a Balder. - Quindi non hai ancora visto la sua voglia? Sai, quella sulla chiap...
Questa volta fu Ilda ad avventarglisi contro, e Balder non fece nulla per fermarli mentre si azzuffavano. La vista di Ilda così vicina a Tyr non gli faceva più alcun effetto. Si era finalmente convinto che la natura del loro rapporto fosse puramente innocente. Ilda era davvero come una sorella per Tyr, quella considerazione non sarebbe mai potuta cambiare. E stando con Balder, lo sarebbe diventata a tutti gli effetti. Parte della famiglia.
Di quella famiglia a cui non sfuggiva mai nulla, e che si accorse fin troppo presto del cambio di atteggiamento di Balder e Ilda.
Nel peggior modo possibile, ossia in pubblico.
Balder e Ilda si smascherarono alla prima apparizione a corte dopo la caccia e l'infortunio. Uno stuolo di ragazze coraggiose si fece avanti per chiedere a Balder come stesse, separandolo da Ilda e Tyr. I due rimasero in disparte ad osservare la scena, la prima infastidita, il secondo divertito da quelle attenzioni e dal disagio del fratello, che con la sua altezza svettava su tutti faticando a trattenere le smorfie. Quando riuscì a liberarsi, finalmente, si fiondò dietro Ilda e Tyr, come per nascondersi.
Ignari di essere osservati da Ofelia e Thorn, Tyr venne richiamato da loro, lasciando soli Ilda e Balder. Molto discretamente i due si misero a parlare come di consueto, dimentichi del fatto che non erano affatto discreti e che la vicinanza che avevano, così come i sorrisi tentatori, erano molto più interpretabili di quanto loro si aspettassero.
A farli girare e sbiancare fu Tyr, che in seguito ad una frase di Ofelia sputò l'acqua che aveva appena bevuto, tossendo. Quando incrociò lo sguardo di Balder distolse subito gli occhi, e lui non poté fare a meno di guardare Ofelia. Ofelia, che nascondeva un sorriso dietro la mano, e Thorn, che invece lo fissava con un sopracciglio inarcato. Balder si allontanò di un passo da Ilda, come se porre della distanza tra di loro potesse ingannare l'intuizione dei genitori. Quando li vide parlare di nuovo con Tyr, però, si infastidì. Li raggiunse a grandi falcate e incenerì il fratello con un'occhiata.
- Saresti stato zitto eh? Sei più pettegolo del direttore del Nibelungen, il che, come potrai ben immaginare, non è proprio un complimento – sibilò, trattenendosi per non prenderlo per il bavero della giacca.
- Non ho fatto nulla, te lo assicuro. Avete fatto tutto voi – replicò Tyr, spaventato nonostante la presunta innocenza.
Una mano guantata si posò sul polso di Balder affinché lasciasse andare il fratello.
- Pensi che abbiamo bisogno che Tyr faccia la spia per capire cosa sta succedendo? Non sottovalutare i tuoi genitori, Balder – lo sgridò pacatamente Ofelia, con voce appena udibile.
Thorn borbottò qualcosa di inintelligibile che sembrava avere a che fare con il sottovalutare Ofelia, ma Balder non aveva interesse ad indagare. Divenne rosso.
- Io non… cioè, non sta succedendo nulla.
Thorn inarcò anche il secondo sopracciglio, unica evidenza del fatto che stava seguendo la conversazione. Per il resto, era impassibile e distaccato come sempre.
- Ilda non è ancora in età da marito – disse solo, facendo irrigidire tutti. – Manca ancora un anno e mezzo.
- S-sì, ma… - balbettò Balder, incerto su come giustificarsi.
- Fino ad allora, quando sarete in casa insieme verrete seguiti da uno chaperon, come si conviene.
Balder sbiancò. – Ma così lo sapranno tutti. Anche la zia Roseline e Renold.
Ofelia si morse la punta del guanto per non ridere, Tyr invece ghignò.
- Di solito è questo che accade con un fidanzamento – rincarò Thorn, il tono di voce monocorde come se stesse annunciando un cambio della tappezzeria.
Ofelia si schiarì la voce, ricordando come all’inizio Thorn l’avesse spacciata per la nuova dama di compagnia di Berenilde piuttosto che rivelare che era la sua fidanzata. Certo, i motivi erano diversi e Thorn l’aveva fatto per proteggere lei e la zia, ma la storia sembrava in qualche modo ripetersi sempre. Prima con Serena, ora con Balder.
- Devi chiedere la sua mano anche a Renold, Balder. La sua famiglia deve esserne informata – gli disse Ofelia, dolcemente ma con un tono che non ammetteva repliche.
Balder sospirò e parve rimpicciolirsi. – Non è che siamo fidanzanti, comunque.
- Non aggrapparti a qualche cavillo inesistente – lo redarguì Thorn, più loquace del solito. – La vostra intenzione di sposarvi è chiara, le cose vanno fatte come si deve. La legge è la legge.
Balder lanciò un’occhiata a Ilda, che si stava torcendo le mani dall’ansia, fissandoli apertamente. Si immobilizzò quando Ofelia le sorrise.
Per fortuna, o forse sfortuna, arrivò Serena a soccorrerla. Dopo il litigio le due non si erano più parlate molto. Non erano arrabbiate, entrambe percepivano che il risentimento che avevano covato era sparito, però… rimaneva una certa tensione tra loro, come se non sapessero più come interagire. Non sapevano come fare il primo passo.
- Ciao – salutò placidamente Serena, facendo cenno ad Archibald di lasciarla sola.
Lui le fece l’occhiolino e si diresse verso Berenilde. Con la coda dell’occhio, però, Serena si sentiva osservata. Per non parlare della voce di Archibald nella testa. Era impossibile nascondersi qualcosa quando erano così collegati, ma Serena si stava abituando. Sentiva di avere un ruolo importante nell’aiutare il marito a rendere la propria mente un posto migliore. Un rifugio, non una gabbia.
- Ciao, Serena – salutò mestamente Ilda.
Le due guardarono Thorn, la cui espressione imperturbabile restava come al solito indecifrabile. Poteva essere nel bel mezzo di un discorso di condanna o essere in procinto di lodare Balder, non sarebbe cambiato nulla sul suo volto. Le spalle curve di Balder però rendevano evidente che non poteva essere la seconda opzione.
Ilda sperava solo che non fosse nemmeno una condanna.
Serena si schiarì la gola. Tutto in lei era lieve, dal suo tono di voce alla sua presenza, come se non volesse occupare spazio.
O impicciarsi. Ilda fece una smorfia.
- Per lo meno, e dovresti esserne felice, mio padre non sta attaccando fisicamente Balder.
A Ilda sfuggì una risatina nervosa e si strinse le braccia al petto. Notò un ragazzo che le fissava schiettamente il decolleté, però, così si affrettò a rimettere giù le braccia. La scollatura del suo vestito era fin troppo audace, l’aveva messo solo perché stupidamente voleva vedere la reazione di Balder. E le sue occhiate a stento trattenute avevano fatto arrossire entrambi più di una volta. Non aveva pensato alla visione dall’alto che Balder aveva con la sua statura. Si ripromise di indossare solo vestiti accollati da quel momento in poi.
A volte voleva essere magra come Serena. Almeno non avrebbe attirato costantemente sguardi lascivi. Eppure, Archibald la guardava con desiderio nello stesso modo in cui Balder guardava lei. Non era il corpo a calamitare lo sguardo di coloro che le amavano, ma l’anima stessa.
Ilda sapeva che Balder si sarebbe sentito attratto da lei anche se non avesse avuto tutta quell’abbondanza.
- Per ora no.
Serena sospirò invece di ridere. – Credo di doverti delle scuse, Ilda, ma ci tengo anche a dirti quanto io ti invidi.
Ilda sgranò gli occhi. – Invidiarmi?
Serena guardò la sua famiglia con un sorriso mesto: Tyr diede una pacca sulla spalla a Balder così forte da farlo vacillare, ma il fratello non parve accorgersene, rapito com’era dal discorso di Thorn. Lo aveva sempre ammirato come Serena stessa lo ammirava. Come se fosse il loro eroe. E Ofelia… sorrideva timidamente come se quell’istante fosse tutto ciò che contava per lei.
- Avrei voluto anche io una cosa del genere, quando ho annunciato il mio fidanzamento.
Ilda avrebbe voluto chiederle come facesse a sapere di lei e Balder, o correggerla dicendo che non erano fidanzanti. Non ancora. La parte di lei che sapeva di aver preso dalla madre, invece, un po’ brusca e troppo diretta, avrebbe voluto intimarle di farsi i fatti propri.
Invece le strinse piano le dita guantate.
- Sono io a dovermi scusare. Avevi ragione, ovviamente, solo che è difficile guardare in faccia la realtà. Ammettere di essere codardi. E io sono stata codarda per anni, troppo impaurita dall’idea di stravolgere la mia vita per qualcosa che forse non sarebbe andato bene. Eppure io a quel qualcosa tenevo più di tutto.
Serena le sorrise e ricambiò la stretta. – Non hai da scusarti. Davvero. Ero un po’… isterica in quel periodo.
- Per una volta puoi anche permettertelo, sei sempre stata impostata.
Il consueto non-tatto di Ilda fece rabbuiare Serena, che si mise a riflettere. Archibald invece soffocò nella mano una risata nonostante il discorso che stava facendo la persona con cui stava parlando non fosse affatto divertente.
- Ma ti ringrazio – continuò Ilda. – Mi serviva una bella sgridata. Anche mia mamma me l’aveva detto, però, sai, lei è sempre un po’… pungente, quindi le sue parole non mi hanno scalfita tanto quanto le tue.
Serena sembrava a disagio, non sapendo come replicare.
- In fondo è finita bene però, no? Sia per me, forse, che per te…
Serena guardò Thorn. – Io userei il forse per me. È finita bene, forse, per me, mentre per te sicuramente… aspetta, perché il forse?
Ilda gemette. – Non abbiamo ancora parlato a mio padre.
Serena ridacchiò. – Fidati, non potrà andare peggio che con il mio.
Ilda si coprì gli occhi mentre Balder arrossiva fino alla punta delle orecchie, imitato da Ofelia che tirò la manica di Thorn come per zittirlo. Tyr invece fece una smorfia e se ne andò direttamente, camminando a grandi passi verso di loro.
- Se mio padre parla ancora di ormoni giuro che non mi sposerò mai. Preferivo una bella artigliata alla storia di come nascono i bambini. Con permesso, vado a bermi dell’acqua molto fresca.
Serena sbarrò gli occhi.
Ilda scosse la testa, rassegnata. – Fidati, può andare peggio con mio padre. Sia dal lato artigliata, che dal lato discorsi imbarazzanti.
 
In effetti, quando qualche giorno dopo Balder uscì da casa di Renold e Gaela dopo aver annunciato il suo interesse, se così lo si poteva definire, per Ilda, era sudato come neanche durante le cacce aveva sudato.
Ilda si alzò sulle punte per dargli un bacio sulla guancia. – Sei stato fantastico.
Balder le lanciò un’occhiata allucinata, come se facesse fatica a mettere a fuoco. – Se pensi che un misero bacetto basti come ricompensa per ciò che ho fatto, partiamo con il piede sbagliato.
Ilda ridacchiò e si sporse in avanti, avvicinandosi sempre di più alle sue labbra finché…
La porta si aprì di scatto alle loro spalle. Renard li separò poco gentilmente e poi, con un sorriso affilato sul viso solitamente sempre gentile, li prese entrambi a braccetto.
- Vedrete, ragazzi, ci divertiremo un sacco con me come vostro chaperon fino al vostro matrimonio.
Sì, la chiacchierata era andata bene… se si escludevano le pacche sulla schiena che Renard aveva dato a Balder, forse leggermente troppo forti per essere amichevoli. E se si escludeva anche il discorso imbarazzante su ciò che i doveri coniugali comportavano e che categoricamente loro avrebbero evitato come la peste fino al giorno del matrimonio, rispettando tra di loro una distanza di almeno due metri. E… sì, anche le occhiate truci lanciate verso Balder e quelle commosse e un po’ tradite indirizzate a Ilda erano state inquietanti. Per non parlare di Gaela, che si era stretta nelle spalle dicendo che Ilda era grande abbastanza per decidere con chi stare. E che poi aveva accusato Renard di essere un ipocrita bacchettone dal momento che lui e lei prima del matrimonio ci avevano dato dentro come…
Ahem.
Ma era andata bene. Nel senso che sarebbe potuta andare peggio.
Nei mesi successivi, nonostante la guardia costante della zia Roseline, che per fortuna ogni tanto si addormentava, di Renard e degli altri, Ofelia andò in loro soccorso. Concedendo loro una fiducia che nessuno sembrava volergli accordare, decretò che anche Tyr potesse fare loro da chaperon. Ma che quando fosse stato il suo turno, lei non sarebbe mai stata troppo lontana.
Una specie di concessione minacciosa: Tyr poteva allentare la presa su di loro, ma lei non avrebbe lasciato che si allentasse troppo.
Risultato? Un po’ di respiro, anzi, qualche sospiro per i due innamorati. Quando erano con Tyr, puntualmente lui trovava sempre un’incombenza da sbrigare che richiedeva dai cinque ai dieci minuti. Ovviamente, appena lui usciva di scena Ilda si gettava su Balder, o viceversa. Si scambiavano qualche bacio innocuo e qualcuno meno innocuo, a volte chiacchieravano solo, magari di cose personali di cui non avrebbero voluto parlare con altri, oppure si avvicinavano solo per abbracciarsi stretti.
Di solito quando Tyr tornava loro si erano già ricomposti e si comportavano come se nulla fosse, ma quei minuti insieme, seppur brevi, erano loro davvero di conforto. Sembrava che non riuscissero più a stare separati, ma allo stesso tempo la fiducia che Ofelia accordava loro li spingeva a non volerne abusare.
Per ringraziarla implicitamente, con l’aiuto dell’animismo di Balder, Ilda le costruì una lampada da comodino regolabile, così che Ofelia potesse sempre leggere a letto nella posizione che preferiva.
- Sei sicura che lasciarli soli ogni tanto non sia troppo permissivo? – le domandò Thorn una sera, notando come il regalo di Ilda seguisse il libro di Ofelia come un segugio, per accertarsi che nemmeno un angolo della pagina rimanesse in ombra.
Non appena Ofelia lo chiuse, la lampada si spense e si ripiegò ordinatamente sul comodino, facendo sprofondare Ofelia nella penombra.
Ofelia si sporse verso il marito chiudendo anche il suo di libro (se così si poteva chiamare il nuovo codice civile del Polo, che conteneva tremila pagine con parole così piccole da rendere necessaria la lente di ingrandimento) e lo baciò.
Thorn lasciò stare il volume e la sovrastò, incastrandola sotto di sé. Ofelia ridacchiò.
- Non li lascio soli per delle ore, Thorn. Solo qualche minuto.
Thorn le baciò il collo e rabbrividì quando Ofelia sospirò accanto al suo orecchio. Tutti quegli anni, e ancora le solite reazioni. Come se fosse la prima volta.
- Qualche minuto è quello che serve, Ofelia.
Lei scosse la testa, imbarazzata. Sperava che Thorn fosse così vicino da non vedere il suo rossore.
- Non le prime volte.
Come a volerle dare ragione, Thorn le sollevò la vestaglia in pochi secondi e si preparò a iniziare. O a concludere. In ogni caso, ci sarebbe voluto poco per entrambi.
- Cerca di non contravvenire almeno a questa regola, Ofelia. Cerca di rispettarne almeno una – sibilò sulla sua pelle, con la voce resa roca un po’ dal desiderio e un po’ dall’irritazione.
Lei gli allacciò le gambe in vita. – Io rispetto le regole! Non voglio avere uno scandalo in casa. Con te le regole le ho seguite, se non sbaglio.
Thorn le baciò la pancia, facendole trattenere il respiro. – Anche quando venivi a trovarmi all’intendenza a notte fonda? O quando il nostro chaperon, quello che hai messo alle calcagna di Balder e Ilda, si addormentava, e noi restavamo soli? Se è così che tu intendi “seguire le regole”, allora non concordiamo.
Ofelia lo attirò a sé per baciarlo, stringendogli nel pugno i capelli alla base della nuca.
Thorn però si scostò e continuò imperterrito. – O forse a te non si applicavano perché avevi promesso di non condividere il letto con me?
Ofelia arrossì ancora e si irritò. Odiava quando Thorn le ritorceva contro le sue stesse frasi. Odiava davvero la sua memoria, in quei momenti.
- Sono ancora in tempo per mantenere la parola, se vuoi – lo minacciò con voce flebile.
Le labbra di Thorn ebbero un fremito. Un sorriso? Poteva essere?
Thorn fece unire i loro corpi e catturò il gemito di Ofelia, sorpresa, con la propria bocca.
Quando dopo si sistemò accanto a lei, nonostante il respiro affannoso, ebbe il coraggio di chiederle: - Dicevi?
Ofelia si tolse con stizza gli occhiali per non doverlo più vedere. – Il discorso è chiuso.
Occupata com’era ad essere in collera con il marito, Ofelia non si accorse che il colpo di tosse di Thorn era in realtà… una risata.
 
Con Balder e Ilda che si comportavano da piccioncini, Tyr iniziò a sentirsi un po' escluso e... solo. Nonostante nella loro amicizia a tre non fosse cambiato nulla, anzi, fosse tornato tutto alla normalità dopo il periodo di distacco di Ilda e Balder, Tyr sentiva qualcosa di trano, di diverso.
Serena ormai era sposata e fuori casa, Balder e Ilda si sarebbero fidanzati e accasati in poco più di un anno, mentre lui... Lui?
Lui non aveva trovato l'amore. A corte flirtava con le ragazze, ma non c'era mai nulla di serio. Alcune signorine gli parlavano solo per provare ad arrivare a suo fratello, mentre quelle che si dimostravano possibilmente interessate a lui erano come… sbagliate. Non scattava nulla, e il solo pensiero di scambiarsi qualche bacio con loro lo ripugnava. Balder e Ilda non erano decisamente disgustati quando si baciavano. Anzi. A volte erano così presi da loro che Tyr doveva schiarirsi la voce fortissimo perché quei due staccassero, non senza vergogna, le mani l'uno dall'altra.
La verità era che anche lui avrebbe voluto provare quello che provavano i suoi fratelli, e anche i suoi genitori. Quella scintilla che brillava negli occhi di Balder e di Serena era vivida e inconfondibile, ma anche negli occhi di Ofelia, quando guardava Thorn, si scorgeva qualcosa di profondo, come se il suo sguardo cambiasse. In quello del padre era impossibile scorgere alcunché, come al solito, ma Tyr era sicuro che se fosse stato anche solo un decimo più espressivo avrebbe colto quell'affetto anche in lui.
Avrebbe voluto chiedere a Balder come avesse fatto a capire di essere innamorato di Ilda, o come avesse fatto ad innamorarsi proprio. Doveva fare qualcosa? C'era qualche procedura? Parlarne con Serena e Ilda non era nemmeno contemplabile, ma anche con Balder aveva difficoltà a porre domande. Si sentiva ignorante. Per tutta la vita gli era bastata la famiglia, gli amici, i fratelli, pensava che non gli sarebbe mai servito altro. Guardando la felicità di Balder e Ilda, però, e in parte anche di Serena, si sentiva in difetto. I suoi fratelli stavano sperimentando qualcosa di nuovo, qualcosa di innegabilmente bello, e lui... voleva provarlo a sua volta. Sapeva che sarebbe sempre stato amico di Ilda e che Balder ci sarebbe sempre stato per lui, ma era come se nel legame che avevano stretto loro due ci fosse qualcosa di ancora più esclusivo. Qualcosa di intimo.
E la verità era che Tyr aveva paura di restare solo, a lungo andare.
Così cominciò a guardarsi attorno, a guardare davvero. Quando a corte Ilda e Balder erano accanto a lui, ma troppo impegnati a civettare per ricordarsi che lui era lì, ne approfittava per scandagliare discretamente la sala.
E poi arrivò il suo momento.
Anni dopo, quando i suoi figli gli avessero chiesto quando aveva incontrato la mamma per la prima volta, lui avrebbe risposto che era proprio quella sera.
Ma che non aveva fatto proprio una bella figura, tonto com'era all'epoca. Per fortuna, lei si era innamorata molto tempo prima, perciò non gli era servito sfoggiare chissà quali arte seduttive. Anche perché altrimenti sarebbe rimasto proprio solo a vita.
Tyr intravide quasi per caso Serena e Archibald sorridere ad una giovane bionda molto simile ad Archibald. Gli ci volle un attimo per ricordarsi che era Gabriella, la nipote di Archibald, e quindi anche di Serena ora. Che strano essere la zia di qualcuno che era poco più piccolo del proprio fratello. Gabriella aveva forse un anno in meno di lui, non di più. Sedici probabilmente. E Serena era sua zia. Tyr trovò la cosa inspiegabilmente buffa.
Così buffa che, quando Archibald e Serena si allontanarono, Tyr andò a parlarci. A parte il fatto che la trovava molto carina, era certo che lei trovasse carino lui. Non gli sfuggivano le occhiate che gli rivolgeva, a volte di sottecchi, altre meno. Alcune volte aveva anche accennato a un saluto, attirava la sua attenzione discretamente, ma in modo che lui sapesse che c’era. Solo che, per quanto lui flirtasse e ci provasse con le ragazze, non aveva mai voluto farlo con lei. In qualche modo sapeva di piacerle e, per quanto lo chiamassero Tyr il Terribile, non era cattivo. Non gli andava di illudere qualcuno, e lui non aveva intenzioni serie con nessuna.
Almeno fino a quel momento.
- Buonasera mademoiselle... Gabriella, giusto? - chiese avvicinandosi, sfoggiando il suo sorriso migliore, mentre la sciarpa si metteva in mostra con lui.
Lei gli rispose con un sorriso sincero, ma un sopracciglio inarcato. Sembrava che lo stesse mutamente sgridando per averci messo così tanto ad andare a parlarle.
- Buonasera, Tyr - rispose lei, saltando direttamente le formalità. L'accento del Polo in lei produceva lo stesso effetto che sulle labbra della zia Berenilde: era suadente, quasi dolce nonostante l'asprezza di quella lingua. Nulla a che vedere con il modo di parlare di Thorn. - A cosa devo la visita del più grande cacciatore in vita da vent'anni a questa parte?
Il tono di Gabriella era sia ironico che ammirato, e Tyr gonfiò il petto. - Mi chiedevo come dovesse essere avere una zia come mia sorella, così vicina a voi per età. Dev'essere stata una bella sorpresa scoprire che vostro zio si era sposato in segreto con una ragazza così giovane.
Gabriella sorrise di nuovo, ma con condiscendenza questa volta. Come se fosse un bambino. - Direi di no, dal momento che sapevo tutto.
Tyr perse il sorriso ammaliatore per sostituirlo con un'espressione confusa. - In che senso sapevate tutto?
- Ho officiato io alla Cerimonia del Dono. Sono stata io a fare da tramite perché i loro poteri familiari si mescolassero.
Tyr increspò la fronte. - Perché?
Gabriella rise. - Non c'è una ragione specifica. Mia madre, Pazientina, quella che mi sta fulminando con lo sguardo... sì lei, eccola, salutatela con me... ecco, mi considera una sobillatrice.
Tyr guardò esterrefatto Gabriella salutare sua madre con un sorriso quasi perverso, e la donna risponderle con la più infuriata delle occhiate.
Gabriella sospirò. - Santa Rete, che ipocrita.
Tyr spalancò la bocca. - Ma non... vi legge nella mente?
- Sì, sempre. Ma non mi interessa. Comunque, mia madre è una falsa. Lo zio Archi ha fatto moltissimo per lei, per tutte loro sorelle, e il modo in cui loro l'hanno ripagato è stato ignobile. Lo zio sa che può contare su di me, quindi sapevo da tempo della sua intenzione di sposare Serena. Penso di aver capito che la amava prima ancora che se ne rendesse conto lui. Il minimo che potessi fare era presenziare al matrimonio.
Tyr era andato lì per flirtare, e invece si trovò a parlare con Gabriella come se fosse un'amica di vecchia data. Piuttosto diretta oltretutto. Non a caso, era la nipote di Archibald.
- Ma i tuoi parenti non hanno letto nella tua mente le sue intenzioni?
Gabriella ammiccò maliziosamente. - Sono brava a serbare i miei segreti. Sono una dei membri della Rete con più controllo sui propri poteri. Anche questa cosa fa imbestialire mia madre.
- Non vi piace vostra madre, direi.
- Non mi piace la mia famiglia. A parte mio fratello e lo zio Archibald - rettificò lei aspramente. - Niente a che vedere con la vostra - aggiunse con... nostalgia? Poteva essere?
Tyr era sempre più basito. Era convinto di piacerle, eppure lei non stava facendo nulla per... ammaliarlo? Insomma, si stava lamentando!
- Come fate a sapere che la mia famiglia è meglio della vostra?
- Basta osservarvi. Avere le menti collegate non impedisce a gelosia e tradimenti di mettere radici, non rende più facile creare dei legami sinceri. Voi invece... basta guardarvi per capire che vi volete bene davvero, senza pretendere nulla in cambio.
Tyr diede un'occhiata a Balder e Ilda, che ora erano intenti a ridere con Serena e Archibald. Un po' in disparte, Ofelia stava mormorando qualcosa all'orecchio di Thorn, piegato di quasi novanta gradi per raggiungere l'altezza della moglie. Il modo in cui lei si appoggiava al suo braccio e la vicinanza dei loro corpi tradiva una profonda intimità.
L'amore in famiglia era stato così scontato che Tyr non si era mai accorto di quanto fosse prezioso. E raro. Era fortunato.
- Magari anche voi un giorno avrete una famiglia così - mormorò.
Non seppe nemmeno lui perché lo disse, forse solo per consolarla. Gabriella gli sorrise, mostrandogli una dolcezza che non traspariva affatto quando parlava della sua famiglia.
- Ne dubito, ma grazie per le vostre parole. Sarebbe impossibile per me separarmi dalla Rete. Il nostro non è un potere che si possa accendere o spegnere come il vostro; come gli artigli. È perpetuo, come quello di vostra madre. Ho chiesto allo zio cosa ha fatto lui per costringere la nostra famiglia a spezzare il legame, ma a quanto pare le condizioni che hanno portato a quell'episodio non sono replicabili. Peccato.
Tyr strinse le labbra, poi sorrise. - Vostra mamma mi sta fulminando con lo sguardo.
Gabriella ridacchiò. - Odia che io parli con voi. Per questo mi piace parlare con voi.
- Ma è solo la prima volta che parliamo.
Gabriella gli fece l'occhiolino. - Speriamo non sia l'ultima, allora.
Quando Tyr andò dai genitori, con la sciarpa mollemente appoggiata sulla sua testa, in riflessione, l'occhiata che Thorn gli rivolse era più affilata di un rasoio. - Ti pregherei di evitare di causare un incidente diplomatico con il clan della Rete. Vedono già male il matrimonio con Serena, vorrei evitare ulteriori grattacapi.
Tyr si imbronciò. - Ho causato un incidente diplomatico solo una volta, non serve rinfacciarmelo sempre. Non combino guai con tutte le persone con cui parlo.
Con tutte no, ma il soprannome Tyr il Terribile era sempre azzeccato, soprattutto quando parlava a sproposito e poi i membri più influenti della corte andavano a lamentarsi con Thorn.
- Ricordartelo non nuoce.
- Papà, io non dimentico mai nulla.
E di sicuro, pensò lanciando un'occhiata a Gabriella, che lo stava decisamente guardando, non avrebbe dimenticato la conversazione con Gabriella.
 
Alla serata successiva l'approcciò di nuovo. Parlare con lei era stato intrigante. Un po' impegnativo, ma intrigante. Ragionandoci a mente fredda, Tyr si rese conto che Gabriella era talmente abituata a parlare con persone che leggevano i suoi pensieri da dimenticare che non tutti avevano quell'abilità.
- Allora, com'è mia sorella come zia?
Gabriella gli sorrise garbatamente. - Buonasera anche a voi. Come state?
Tyr le rivolse il suo miglior sorriso scanzonato. - Avete ragione, perdonate la mia maleducazione. Sono abituato ad andare dritto al punto.
Lo disse con quello che secondo lui era il suo miglior tono provocante. Voleva stuzzicarla un po' quella sera, un innocuo flirt. Ma Gabriella aggrottò le sopracciglia, per nulla ammaliata. - Non troppo dritto, spero.
Tyr esitò. - Ehm... no. Sono diretto... il giusto, credo.
Lei annuì, seria. Poi tornò a sorridere. - Vostra sorella è una bellissima persona. Sono davvero felice di averla conosciuta e di averla in famiglia.
Tyr si strinse nelle spalle e poi incrociò le braccia al petto, tirando i muscoli. - Sì, mia sorella è a posto. Ma non è una persona bella come me - scherzò, facendole l'occhiolino.
In risposta, Gabriella lo osservò da sopra il bordo del calice da cui stava bevendo. Nessuna reazione degna di nota. Tyr ci rimase male.
Si schiarì la gola per nascondere il disagio.
Fortunatamente, parlò prima Gabriella, riempiendo il silenzio. - Immagino sia così, ma conosco meglio lei. È solo la seconda volta che ci parliamo.
Tyr ritrovò la spavalderia. - Oh, sono sicuro che mia sorella non faccia che parlare di me.
Gabriella aggrottò la fronte. - A dire il vero, no. Ogni tanto racconta qualche vostra marachella, ma non così spesso.
Tyr non sapeva se essere più offeso dal fatto che Serena parlava poco di lui, e parlava pure di cose imbarazzanti, o dalle reazioni tiepide di Gabriella.
Alla fine sbottò, impulsivo come un Drago. - Pensavo di piacervi!
Gabriella sgranò gli occhi. - Be', sì che mi piacete. Ma vi preferisco quando fate meno il cascamorto.
Tyr spalancò la bocca. - Come, scusate?
Gabriella invece tappò la sua, di bocca, con la mano. - Perdonatemi, non volevo essere maleducata. Sapete, quando i vostri pensieri vengono costantemente letti senza alcun filtro, diventa facile dimenticare che non tutti hanno accesso alla mente altrui. A volte non edulcoro ciò che devo dire, vi chiedo scusa. Tendiamo ad essere troppo schietti per questo.
Tyr quasi non la ascoltò. - Io non faccio il cascamorto!
Gabriella inarcò un sopracciglio. - Sì che lo fate. Con tutte.
- M-ma voi continuate a guardarmi da anni!
Gabriella si accigliò, espressiva quanto Thorn era indifferente. - Siete un bel ragazzo.
- Anche mio fratello è bello. È pieno di bei ragazzi qui, ma voi guardavate me!
- Intanto, vostro fratello è sempre stato palesemente proprietà della vostra amica, la Nichilista. E poi non mi metto a fissare tutti i bei ragazzi che trovo, se permettete. A me piacevate voi.
- Perché al passato? Non vi piaccio più?
Gabriella incrociò le braccia al petto. - È un interrogatorio? Vi conosco a mala pena. Dovrei essere io a chiedere a voi, dato che notavate le mie occhiate nei vostri confronti, per quale motivo avete deciso di venire a parlare con me proprio ora.
Tyr imitò, senza volerlo, la sua posizione. La sciarpa agitava la coda sulla sua schiena, irrequieta. Valutando se saltare addosso a quella ragazza o continuare ad aspettare. - Perché non vi piaccio più?
Gabriella rise per lo stupore. - Sembrate un bambino. Ripeto, non vi conosco, ma non apprezzo granché chi perde tempo a flirtare con chiunque.
- Ma ora sono qui, e non sto flirtando.
- Permettetemi la correzione: state flirtando male.
Tyr arretrò di un passo, come se Gabriella lo avesse colpito. Nell'orgoglio era stato di sicuro colpito. La sciarpa parve mettersi sull'attenti, valutando la situazione. Gabriella parve accorgersene, così sospirò e sotterrò l'ascia di guerra.
- Mi piacerebbe conoscervi meglio, se questo può consolarvi. Per quello che ho visto di voi finora, vi apprezzo di più quando siete voi stesso e non cercate di fare colpo.
Invece che blandirlo, le sue parole parvero farlo arrabbiare sul serio. Si sa che ci si offende davvero quando ciò che viene criticato è vero...
- Non ho bisogno di consolazione. E posso trovare altre ragazze più interessate alla mia compagnia.
Gabriella scosse la testa. - Se è ciò che volete da una ragazza, io non vi tratterrò. Ma dubito che la compagnia di altri sia... più incalzante della mia.
Di fronte all'ennesimo occhiolino malizioso di Gabriella, Tyr arrossì e girò i tacchi. La sciarpa agitò la coda come per mandarla a quel paese. Rabbia, era solo rabbia quella che provava.
Due settimane dopo andò da lei con la coda tra le gambe, mentre Balder e Ilda assistevano alla scena stupiti. Era raro trovare qualcuno che tenesse testa a Tyr, e ancora più raro era trovare qualcuno che addirittura lo rimettesse al suo posto. Gabriella nascondeva delle unghie affilate sotto la dolcezza disarmante del suo sorriso.
- Sono stato ridicolo, vi devo delle scuse - esordì, quando Gabriella si staccò dalle sue cugine per andare dove Tyr la stava aspettando.
- Lieta che ve ne siate reso conto. Buonasera comunque, come state?
Tyr sorrise, un sorriso sincero e non ammaliatore. Non poteva sapere che il cuore di Gabriella aveva perso un battito proprio in quel momento.
- Non fate un torto ai miei genitori pensando che non mi abbiano educato, ve ne prego.
Gabriella ricambiò il sorriso spontaneamente. - Non lo farò. Mi piacciono i vostri genitori. Vostra mamma sembra sapere ciò che vuole.
- E sa anche come ottenerlo. Mai sottovalutarla. In ogni caso, io sto bene, vi ringrazio. Voi?
- Godo di ottima salute e, spero, anche di ottima compagnia questa sera. Allora, com'è stato il corteggiamento con le signorine di due settimane fa?
Tyr non riuscì a trattenere una smorfia. - Illuminante.
Gabriella rise per davvero per la prima volta da quando Tyr le aveva rivolto la parola. Aveva una risata molto femminile, di quelle che facevano spuntare automaticamente il sorriso sui volti degli altri. I suoi occhi azzurri come quelli di Archibald si accesero, persino i capelli biondissimi parvero risplendere. - Non ne dubito. Penso che il termine ‘illuminante’ sia proprio appropriato.
- Già. Scusatemi per essere stato un cafone. È stato un po' un insulto alla vostra intelligenza, di gran lunga superiore alla loro.
- Già - lo imitò Gabriella, sempre sorridendo, dando un buffetto alla sciarpa che si era avvicinata al suo viso. - Ammetto però che è stato divertente vedervi. Mettete in mostra i muscoli in modi del tutto inaspettati, come un galletto in un pollaio, eppure lo fate sembrare naturale.
Tyr sollevò un sopracciglio e incurvò maliziosamente un angolo della bocca. - Ora siete voi, però, quella che sta flirtando.
Lei scosse la testa ridendo. - Se considerate un complimento l'essere paragonato a un gallo, sì. Allora, ditemi. Cosa fate nella vostra vita avventurosa, a parte allenarvi e uccidere Bestie?
- Come sapete che mi alleno?
- Vi giuro che non sto flirtando, ma... avete davvero una muscolatura non trascurabile. È evidente che dovete passare molto tempo a curare questo aspetto di voi.
Tyr valutò seriamente la deduzione. Gli sembrava che Gabriella apprezzasse quando era se stesso. In fin dei conti, non era diverso dal parlare con Ilda.
- Touché, mademoiselle. Non è fondamentale avere muscoli per cacciare, però secondo me aiuta a calarsi nella parte. Come se facessimo il lavoro che dobbiamo fare a mani nude, e non con il nostro sistema nervoso.
- Immagino che anche la parte scenica, in effetti, voglia la sua parte. E quando non cacciate e non vi allenate?
Tyr aprì la bocca, ma rimase bloccato. Cosa faceva lui nel tempo libero, a parte bighellonare e infastidire i fratelli, quando ne aveva l'opportunità? Balder aveva due lavori, Serena era cancelliera, Ilda aiutava Gaela in officina e quando era casa aveva sempre qualcosa da costruire o sistemare. Persino Randolf e le gemelle a casa non stavano mai fermi, continuando a studiare.
Si sentì un po' inferiore.
- Nulla degno di nota. Voi?
Gabriella gli lanciò una strana occhiata, ma non insistette. - Io sono candidata a diventare la futura ambasciatrice. Non peccavo di scarsa modestia quando vi ho detto che sono una delle persone con il potere della Rete più sviluppato. E so essere diplomatica, anche se non sembra. Nel tempo libero leggo.
Tyr inarcò un sopracciglio biondo. - Leggete? A caso?
- Non a caso! Leggo romanzi, storie. Mi permettono di viaggiare e di vedere altre realtà anche quando sono sicura che non me ne andrò mai dal Polo. È un ottimo passatempo.
- Qualche consiglio per un principiante?
Gabriella strabuzzò gli occhi. - Volete provare a leggere un libro?
- Detta così è un po' offensiva. In quanto Storiografo per un quarto, ho ereditato la memoria di mio papà. Memoria fotografica. Datemi tre titoli che potrebbero interessarmi, ve ne farò il riassunto la prossima volta.
Gabriella alzò il mento con aria di sfida. - Affare fatto. Tre titoli, uno romantico, uno d'avventura e uno drammatico.
Tyr fece una smorfia. - Romantico? - domandò, scettico, lanciando un'occhiata a Balder e Ilda che si stavano platealmente comportando da sciocchi.
Ilda gli stava dando un pugno, ma senza alcun vigore, facendo ridere il fratello.
Gabriella seguì il suo sguardo. - Uh, direi che sono usciti allo scoperto da poco.
- Si può evitare il libro romantico?
- Assolutamente no. Non siate ottuso, tenete la mente aperta a nuove esperienze.
Tyr abbassò lo sguardo, stupito. Gabriella gli stava sfiorando casualmente un braccio con le mani, mani piccole e delicate, indugiando sul muscolo. Lui le sorrise come un predatore. Così, alla fine lei aveva fatto la sua mossa, eh?
- Se la nuova esperienza siete voi, ammetto che potrei cercare di essere anche un po' più che aperto.
Gabriella rise di gusto. - Siete pessimo in questo, lasciatevelo dire.
Tyr si chinò su di lei, d'un tratto serio, avvicinando il viso al suo più di quanto fosse lecito per mantenere il decoro. - Eppure vi piace, non mentite.
Gabriella deglutì a vuoto, ipnotizzata come se di fronte a lei ci fosse un serpente. In effetti, la sciarpa che si agitava sinuosa vicino al suo viso sembrava proprio un serpente. Poi sbatté le palpebre, non in modo suadente, solo per cercare di riacquistare la lucidità. - Non vi ho mai nascosto che mi piacete.
- Accetterò anche il libro romantico. Ah, piacete alla mia sciarpa. È un grande onore, di solito non le piace nessuno.
Il giorno dopo, perché la sera stessa era troppo stanco per mettersi anche solo a cercare i libri che Gabriella lo aveva sfidato a leggere, Tyr si recò nella biblioteca più grande del Polo. Venne colto dalla nostalgia quando mise piede in quel luogo ancestrale, che sembrava essere lì, con polvere annessa, fin dalla fondazione del mondo. Aveva ricordi molto vividi, grazie alla sua memoria, di quando ci andava con il prozio di sua mamma. Era stato un uomo buono e aveva apprezzava moltissimo quella biblioteca. Tyr venne colto da un’epifania che scaturiva più da una sensazione che da un ricordo. Trovò i tre libri di suo interesse e andò a casa.
Il giorno dopo tornò in biblioteca con i tre libri già letti e ne prese altri tre. Il giorno dopo ancora, ne prese altri cinque.
Quando arrivò la serata di corte successiva, Tyr era così impaziente che Balder dovette chiedergli per forza se era successo qualcosa tra lui e Gabriella. Non lo vedeva così trepidante da... be', da mai.
Tyr gli disse solo che si stava facendo una nuova amica molto simpatica, il che era vero. Gabriella era bella, a suo modo dolce, anche se troppo schietta, e sembrava veramente interessata a conoscerlo. Non sapeva cosa fossero, però gli piaceva ciò che erano in quel momento.
Quando varcò la soglia della corte, quella sera, si fiondò da lei, che già lo aspettava sorridendo. La sciarpa si allungò verso la sua mano per salutarla. A volte era più educata del padrone, a parte per il caratteraccio.
- Ciao, io sto bene grazie e anche voi state bene. Bando alle ciance...
Gabriella rise per quel saluto frettoloso, diede persino una pacca alla sciarpa, e lo incalzò subito con domande specifiche sui tre libri che gli aveva consigliato. Domande a cui Tyr rispose con dettagli che lei nemmeno ricordava. Gabriella spalancò sempre di più la bocca mano a mano che Tyr le raccontava degli altri libri che aveva letto quella settimana, molti più di quanti lei avesse consigliato e molti più di quanti lei riuscisse a leggere in un mese. Tyr ad un certo punto ridacchiò e le posò gentilmente un dito sotto il mento, spingendo finché Gabriella non richiuse la bocca.
- Io volevo farvi avvicinare al mio mondo, non risvegliare un mostro. Possibile che non abbiate mai letto un libro prima?
Tyr fece una smorfia, incrinando l'espressione di entusiasmo che aveva avuto sino a quel momento. - Solo testi scolastici e manuali che mio padre mi costringeva a leggere. So un sacco di cose, ma cose che non mi interessa sapere. Non credevo esistessero libri che potessero essere letti solo per il gusto di farlo, e non per acquisire competenze di qualche tipo.
- Da un libro si acquisisce sempre qualcosa.
- Ovvio, avete capito cosa intendevo dire... Inoltre, sono un po' irrequieto, nel caso in cui non l'aveste notato. Tendo a essere più un tipo da azione che da studio. L'inattività mi annoia.
Gabriella gli rivolse un sorriso al contempo dolce e feroce, e Tyr sentì lo stomaco fremergli di una strana sensazione. - E leggere libri vi annoia?
Lui rispose con lo stesso sorriso sfacciato. - Sono molto ammalianti, devo dire - sussurrò con voce roca, avvicinandosi impercettibilmente a Gabriella.
Lei arrossì e arretrò. Resosi conto che finalmente uno dei suoi tentativi di seduzione era andato a segno, Tyr provò un'appagante sensazione di vittoria. Sentì il bisogno di avvicinarsi di più a Gabriella, ma non voleva sconfinare e passare un segno invisibile che parevano essersi imposti. Per qualche motivo, a Gabriella lui sembrava piacere sul serio, e non voleva rovinare quell'amicizia che stavano costruendo approfittando del suo ascendente su di lei.
Nel corso della serata alla conversazione, incuriositi, si aggiunsero anche Balder e Ilda. Ilda e Gabriella parvero capirsi subito, e scoprirono di avere anche alcune letture in comune.
Tu hai letto dei libri romantici? - le chiese Balder, trasecolato.
Ilda gli tirò un pugno sul braccio, rossa di vergogna. - Non pensare di conoscere tutto di me solo perché ci conosciamo da una vita.
Balder parve preso in contropiede da quella rivelazione e rimase silenzioso per il resto della serata. Ma non quando rincasarono.
- Gabriella sembra simpatica - esordì mentre si preparavano per dormire.
Tyr si infilò sotto le coperte sbadigliando, non prima di aver contratto i muscoli per mostrarli a Balder, che come al solito se ne fregava. Però lo faceva ridere la costanza del fratello nel mettersi in mostra, soprattutto perché sapeva che lo faceva per scherzare e non per vantarsi. Non sul serio.
- Sì, è una tipa a posto.
- Le piaci.
Tyr si bloccò mentre si sistemava le coperte addosso. - Presumo di sì.
- E tu? Ti piace?
Tyr si voltò. Si sentiva a disagio a parlare di quelle cose. Era piacevole stare con Gabriella, gli veniva naturale. Quando era con lei, poi, sentiva come un pizzicorino alla bocca dello stomaco, come una specie di fame che non era fame di cibo. Non era una brutta senazione. Però non era sicuro di cosa provasse veramente, non gli sembrava di avere quel trasporto che invece aveva suo fratello per Ilda. Non riusciva a capire a che punto fosse un rapporto come il loro.
- È una buona amica.
Balder sospirò. - La mamma vi ha adocchiati. Aspettati un terzo grado.
Quel commento gli fece venire la pelle d'oca.
Ofelia però non fu così indagatrice come al solito. Tirò fuori la questione una sera dopo cena, quando in salotto c'erano solo lei e Thorn, che leggeva il giornale (del giorno dopo) e fumava la pipa, lui, Balder e le gemelle. Gli fece qualche domanda superficiale, ma sembrava sbadata, intenta a fissare le gemelle. Non era un mistero che Ofelia temesse il momento in cui le figlie minori sarebbero entrate in società, evento per il quale mancava alla fine solo qualche settimana. Dietro insistenza sia loro che di Berenilde, Ofelia e Thorn avevano accettato di farle partecipare alle serate di corte un po' prima del compimento dei quindici anni. In compenso ci pensò Thorn a far tornare la pelle d'oca a Tyr, lanciandogli un'occhiata penetrante che poteva solo essere un ammonimento. Un "non ci deludere" insieme ad un "vedi di fare le cose come si deve".
Ma tanto, cosa avrebbe mai potuto fare di male? Soprattutto in una biblioteca. Da solo con Gabriella. Una biblioteca enorme, piena di angoli bui e deserti dove non passava mai nessuno.
- Non ci credo - disse Gabriella a mo' di saluto quando trovò Tyr stravaccato per terra circondato da libri, nella suddetta biblioteca. - Pensavo scherzassi quando hai detto che ti leggi una decina di libri al giorno qui.
Tyr si strinse nelle spalle, senza commentare il fatto che lei avesse iniziato a dargli del tu. Di sua spontanea volontà. - Non mi va di portarmi via dei libri che finirei in un pomeriggio per poi riportarli l'indomani. Li leggo qui e basta.
Gabriella si sedette accanto a lui.
Ecco, una cosa che gli piaceva molto di lei era l'adattabilità. Gabriella non era troppo signorina da schifarsi di qualsiasi cosa. Le smorfiosette della corte non avrebbero mai concepito di sedersi sulla moquette vecchia e polverosa di una biblioteca.
- Da solo?
Tyr le scoccò un sorriso foriero di guai mentre la sciarpa strisciava quasi sensualmente sul suo torso. - Vorresti farmi compagnia?
Gabriella si strinse nelle spalle e prese un libro. - Perché no? Tanto è quello che farei se fossi a casa.
- Non hai... dei doveri o robe simili?
Gabriella lo fissò con tutta la calma di questo mondo. - Sì. Ma sono brava a nascondere le tracce. Sai, con decine di persone che parlano e fanno qualcosa, non c'è mai il tempo per spiare cosa faccio io. A parte mia mamma, ma lei è facilmente eludibile. E tu, non hai cose da fare?
Tyr allargò il sorriso. - Sì.
- E allora ribelliamoci insieme.
Se non si trovavano ogni giorno, si trovavano a giorni alterni. Molto più spesso di quanto fosse lecito per due ragazzi giovani, non fidanzati, tanto meno sposati, e senza chaperon. Approfittavano enormemente di quei momenti insieme, leggendo in silenzio, oppure chiacchierando e scambiandosi opinioni sui libri che avevano letto e che volevano che l'altro leggesse. Erano a loro agio, più di quanto Tyr fosse mai stato persino con Ilda. Il silenzio che li avvolgeva era caldo, intimo, come una vecchia coperta. Però, a Tyr non sfuggivano le occhiate che Gabriella gli lanciava di sottecchi. Così come a lei non sfuggivano le sue.
Un giorno, mentre erano entrambi seduti a terra con le gambe che si sfioravano, uno di fronte all'altra, Gabriella chiuse di scatto il libro che stava leggendo. Lo guardò con il fuoco negli occhi.
Tyr alzò lo sguardo. - Che c'è? - le chiese, aggrottando la fronte.
- Hai mai baciato qualcuno?
Tyr aggrottò ancora di più la fronte. Gabriella stava per dirgli che con quell'espressione era assolutamente identico a Thorn, ma Tyr la precedette, rispondendole: - No! Sono un ragazzo puro e innocente, io. E tu?
- Se sono pura e innocente?
- No, se hai mai baciato... qualcuno.
Gabriella gli si avvicinò carponi, azzerando la salivazione di Tyr, e gli posò le mani sulle spalle. La sciarpa, perennemente in movimento come il padrone, si immobilizzò. Lentamente, forse per dare a se stessa il tempo di rinsavire, o a lui quello di ritrarsi, Gabriella lo baciò. Un bacio timido e casto, uno sfioramento leggero di labbra. Tyr strinse forte gli occhi. I morbidi ricci di Gabriella che gli solleticavano il volto, il suo profumo, così vicino e avvolgente... e il suo corpo, premuto contro il suo, caldo e...
Gabriella si staccò troppo presto. Tyr aveva gli occhi sgranati. Quella ragazza era più terribile di lui...
- Ora sì - rispose lei in ritardo, sorridendo timidamente.
In Tyr invece non c'era nulla di timido. Quella sensazione formicolante allo stomaco era esplosa, una fame che lo divorava e a cui finalmente aveva trovato una cura. Solo guardando le labbra di Gabriella sentiva di stare già meglio. Ma se il contatto di prima era il rimedio a quello che sentiva, era stato solo un palliativo. Un misero antipasto durante una cena di cui desiderava primo, secondo, contorno e dolce. E digestivo.
Le sue mani scattarono verso di lei, tirandosela addosso e facendo cadere il libro, e quasi gemette quando il torso di Gabriella fu spinto contro il suo. Gli parve all'improvviso di essere vivo, di aver recuperato la vista dopo un periodo di cecità. I contatti di Balder e Ilda non gli sembravano più estranei o disgustosi... semmai, gli facevano provare invidia.
Invece gli occhi azzurro cielo di Gabriella, limpidi come l'acqua, lo infiammavano. In lui si scatenò un desiderio cocente fin troppo comune nei diciassetteni, troppo grandi per essere bambini ma troppo piccoli per essere uomini.
- Tyr... - sussurrò lei prima che lui la zittisse con un bacio vero.
Gabriella non rimase a lungo scombussolata. Nel giro di tre secondi riprese il controllo di sé e gli allacciò le braccia al collo, stringendosi ancora di più a lui. - Oh, sì che mi piaci... - mormorò sorridendo sulle sue labbra.
In risposta, Tyr la strinse ancora più forte. La sciarpa si allungò fino a circondare entrambi, legandoli letteralmente insieme.
Da quel momento, cercare di tenere le distanze alle serate di corte divenne ancora più difficile. I loro occhi venivano costantemente calamitati dall'altro, come un richiamo a cui non potevano resistere. Ma se di fronte a tutti erano bravi ad ignorarsi, in biblioteca non erano affatto bravi a trattenersi. Ormai il tempo che dedicavano alla lettura era drasticamente calato, dirottato in qualcosa che Tyr avrebbe definito più nelle sue corde: qualcosa di più attivo. Si davano appuntamento tra gli scaffali meno frequentati della biblioteca, quelli che all'epoca avevano interessato solo il prozio: genealogie, compendi e liste di nomi di tutte le famiglie... di tutte le arche, da che si aveva memoria. Si salutavano con un cenno del capo, segnalando che in giro non c'era nessuno. Poi, la maggior parte delle volte abbandonavano i libri che avevano in mano su uno scaffale vicino, o su un tavolo, e non aprivano nemmeno la bocca per salutarsi. O meglio, la bocca la aprivano, ma non per parlare...
Incontro dopo incontro, i baci divennero sempre più profondi, i tocchi sempre più audaci, i respiri sempre più corti. Un bottone in più aperto sulla camicia di Tyr. Una mano che scendeva un po' più in basso sulla schiena di Gabriella. Un bacio sul collo, sulla clavicola, sotto la clavicola... 
- Gab... - ansimò un giorno Tyr, afferrandola per le natiche e prendendola in braccio, spingendola contro uno scaffale per sostenerla meglio. Lei si fece sfuggire un gemito così forte che si bloccarono entrambi, mentre lei si tappava la bocca con la mano. Poi scoppiarono a ridere.
E poi sentirono un rumore. Tyr lasciò andare Gabriella e si nascose due corsie più in là mentre lei si sistemava le gonne e cercava di ritrovare una parvenza di respiro regolare. Pochi secondi dopo comparve un anziano.
- Siete stata voi a fare quel rumore? Vi siete fatta male?
Gabriella ci mise un po' a rispondere, come se si stesse chiedendo dove fosse e perché. - S-sì... ho sbattuto il piede. Scusatemi se ho fatto rumore.
L'anziano guardò il disastro di libri che c'era per terra, disordine che fortunatamente dava credito alle parole di Gabriella.
- Nessun problema cara. Siete interessata alla genealogia?
Gabriella fissò gli antiquati volumi sugli scaffali, così spessi da renderglieli pesanti alla sola vista. - No, in realtà io cercavo un posto tranquillo in cui leggere.
Ma l'anziano, oltre che vecchio, pareva anche sordo. Le rubò venti minuti parlandole di tutto l'albero genealogico della sua famiglia, che gestiva la biblioteca da molti, molti, molti, molti anni. Era un grande onore per una famiglia di senza-poteri, le disse qualcosa come sei volte, anche se con parole diverse. Nel suo nascondiglio, Tyr se la rideva della grossa. Alla fine decise di andare ad aiutarla comparendo con nonchalance come se dovesse prendere un libro dall'importanza fondamentale. Quando l'anziano vide che i due si conoscevano, si congedò educatamente. Non appena se ne fu andato, Gabriella e Tyr scoppiarono a ridere, cercando di camuffare le risate con colpi di tosse.
Da quella volta però apparve evidente che non potevano più incontrarsi così, con il costante rischio di essere scoperti. Eppure, finché non trovavano un luogo più adatto a... fare quello che facevano, continuarono a tornare lì. Un po' più per leggere e un po' meno per baciarsi.
E poi, una sera, Gabriella trovò la soluzione. Ad una serata di gala che si teneva in una grande sala di casa sua, Gabriella prese Tyr in disparte e lo condusse in un corridoio appartato. Tyr si era già chinato per baciarla, quando lei lo fermò.
- Aspetta, vieni con me prima.
- Gab, mia mamma sarà anche presa dal tenere d'occhio le mie sorelline, ma non è così cieca da non accorgersi che siamo spariti insieme.
Lei gli tirò una manica, camminando più in fretta. - E dammi un po' di fiducia.
- Ma dove stiamo andando?
- Qui! - sbottò lei, esasperata, aprendo una porta e facendolo entrare in una camera decisamente femminile e decisamente piena di libri.
Tyr non ebbe il tempo di soffermarsi nemmeno su un dettaglio di quella stanza che Gabriella gli prese il viso e lo girò verso quello che voleva che vedesse: un enorme specchio a muro a grandezza Thorn.
- Allora?
- Allora cosa? Perché mi sta mostrando uno specchio?
Gabriella sospirò. - Sei una delle persone più intelligenti che io conosca, eppure a volte mi chiedo come tu faccia ad essere così tonto. Sei o non sei un attraversaspecchi?
Tyr sgranò gli occhi quando capì cosa Gabriella volesse davvero mostrargli. Tyr andò a specchiarsi, fissando il suo riflesso e chiedendosi cosa fosse diventato. Suo fratello non avrebbe mai tramato una cosa del genere. Era sbagliata. Nemmeno Archibald aveva fatto una cosa così… inopportuna con sua sorella. Se Thorn lo avesse scoperto sarebbe stata una tragedia. E sua mamma... l'avrebbe delusa, profondamente delusa, lei che era sempre stata così paziente con lui.
Scosse la testa. - Gabriella la Terribile. Non so se posso... andare fino in fondo, a questa cosa. Lo vorrei, davvero, ma non è giusto. C'è un limite anche alla nostra ribellione. E poi io non voglio tradire la mia famiglia. A te non andranno a genio i tuoi, ma io amo i miei. E mi hanno insegnato... una certa moralità.
Gabriella si sentì d'un tratto pesante, schiacciata, come se le fosse crollato il soffitto addosso. - Cosa vorresti insinuare? Che io sono un'immorale che ti sta facendo voltare le spalle alla tua famiglia? Mi pareva che tu lo volessi quanto me.
Tyr sentì i nervi tendersi, gli artigli scorrergli nelle vene come il sangue. Avrebbe voluto usare i ponti su Gabriella, invece, per aiutarla a rilassarsi. Per cancellare quel dolore che vedeva sbocciare sul suo viso.
- Non sto assolutamente dicendo questo. Solo che dovremmo...
Dovevano cosa? Aspettare il matrimonio? Aspettare come minimo un anno, se non due? Lui aveva diciassette anni, a Gabriella mancava poco per compierli. Al di là del fatto che non voleva aspettare, avrebbe prima voluto capire cosa provava. Ciò che sentiva all'imbocco dello stomaco si era finalmente concretizzato in un bruciante e disperato bisogno di lei, un ferro incandescente che posava su delle braci costantemente attizzate quando si trovava vicino a lei. Eppure... matrimonio? Non ci aveva mai pensato. A parte cacciare, non sapeva nemmeno cosa volesse fare nella vita, figuriamoci con chi passarla. Però Gabriella era importante per lui. Importantissima. Se non come fidanzata, almeno come amica.
Anche se con degli amici non si faceva quello che facevano loro. Neanche come fidanzati, a dire il vero.
Gabriella aveva i pugni serrati. - Ho afferrato il punto, non serve che aggiungi altro. Torna pure alla festa prima che tua mamma si accorga che non sei qui.
Tyr esitò. Qualunque decisione avesse preso, la sua vita non sarebbe più stata la stessa da quel momento in poi. - Sia tu che la mia famiglia siete importanti per me, Gabriella. Possiamo... continuare come al solito. Aspettare. Non dobbiamo per forza... fare questo.
La rassegnazione sul volto di Gabriella era così evidente da mascherare persino la rabbia che covava al di sotto. E poteva nascondere le lacrime che lei si stava tanto sforzando di trattenere. - Non possiamo continuare così, e lo sai. A me piace che tu tenga così tanto alla tua famiglia, la vorrei io una famiglia come la tua! Ma io non voglio essere seconda a nessuno, Tyr. Magari sarà stupida la mia idea di voler vivere un amore da romanzo, ma è quello che desidero. E... lo desideravo con te, ma non così. Voglio tutto, o non darmi niente. Perché questo limbo mi sta uccidendo. Non voglio che continuiamo a stare insieme e baciarci solo perché ci piace. Non ti sto chiedendo di scegliere tra me e la tua famiglia, Tyr. Una cosa non esclude l'altra. Ti sto solo chiedendo di scegliere me sopra tutto. Di scegliere noi.
Alla fine, Gabriella si morse un labbro, infuriata con se stessa per non essere riuscita a trattenere quelle lacrime silenziose che si schiantavano a terra come macigni. Tyr si precipitò di fronte a lei, alzandole il viso. Vederla soffrire gli stava spezzando il cuore. Gli sembrava che lo avessero preso ad artigliate, pezzo per pezzo.
- Gab...
Lei lo guardò a lungo, accarezzò distrattamente la sciarpa che le si era avvinghiata all'avambraccio. Si alzò sulle punte, come se volesse baciarlo, ma poi si ritrasse. - Chiudete la porta quando uscite, per favore.
Trasecolato, così stupito da barcollare, Tyr obbedì. Non si rese nemmeno conto della resistenza che opponeva la sua sciarpa. Voleva scappare da lì, da quella situazione, da quel dolore. Lui aveva sempre avuto una vita facile e felice, eppure negli ultimi tempi pareva che la fortuna che li aveva assistiti sino a quel momento avesse voltato loro le spalle. Il matrimonio segreto di Serena, la ferita di Balder... aveva provato dolore, paura e senso di impotenza come mai prima di allora. E anche in quel momento, con la ragazza che gli aveva sconvolto la vita a pochi centimetri di distanza, dietro una porta chiusa, si sentiva come se non avesse mai provato gioia. Come se non sarebbe stato in grado di provarne mai più.
Nonostante la sua memoria, gli sembrava di non riuscire a ricordare nemmeno una parola di quella conversazione. Nonostante la moltitudine di pensieri che riusciva ad articolare contemporaneamente, non riusciva ad afferrarne nemmeno uno. Aveva la mente vuota.
Quando tornò nel salone, Ofelia intercettò subito il suo sguardo. Si guardò attorno alla ricerca di Gabriella, senza quasi far caso all'espressione del figlio. E poi si distrasse, controllando le figlie, in apprensione, mentre Thorn le posava rudemente una mano sulla schiena per rassicurarla. Le gemelle erano circondate da un capannello di ammiratori, nulla di insolito, ma sua mamma sembrava sempre in ansia quando si trattava di loro.
Avere così tanti figli doveva essere dura, si rese conto Tyr. Poi si soffermò sulla mano di Thorn, posata solidamente sulla spalla di Ofelia, come un'àncora. Guardò Serena e Archibald, che da un capo all'altro della sala si lanciavano sorrisini velati, palesemente impegnati in una conversazione mentale tutta loro nonostante Serena stesse parlando con alcuni funzionari. E poi c'erano Ilda e Balder, accanto a Berenilde, Vittoria e Tom, che si sfioravano le mani a più riprese, senza quasi farci caso, come se i loro interi esseri fossero attratti e calamitati dall'altro.
Balder gli avrebbe detto che stava sbagliando. Anzi, che aveva sbagliato, ma ora si stava comportando correttamente. Non poteva parlare con lui. Serena era fuori discussione, collegata com'era con Archibald: lui avrebbe saputo subito di quello che aveva voluto fare sua nipote. Ofelia e Thorn erano esclusi.
Tyr andò a buttare giù un bicchierino di liquore fregandosene della sua scarsa tolleranza dell'alcol.
Sempre meglio tollerare quello che il freddo e la solitudine che lo avevano ghermito.
  
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