Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: ValeDowney    15/09/2022    1 recensioni
Stephanie Strange , brillante laureanda in Medicina alla New York University, comincia a sentire strette le maglie del camice bianco da neurochirurgo che il padre vorrebbe farle indossare. E se il padre è il famoso Doctor Stephen Strange, allora la faccenda si complica
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
UNA VITA IN GABBIA
 
 

Capitolo XVIII: Corsa contro il tempo




 
Più e più volte aveva percorso i corridoi dell’ospedale – sia per lavoro, che per alcuni momenti che avevano caratterizzato la sua vita, come la nascita della sua Stephanie.
Lui stesso aveva assistito al parto, per poi tagliarle il cordone ombelicale; controllare che fosse tutto a posto e successivamente tenerla in braccio per primo. E quando la piccola aveva aperto gli occhi, sorrise nel vedere che erano uguali ai suoi. Per lui, Stephanie era perfetta in tutto e si era promesso di proteggerla da chiunque avesse anche solo tentato di sfiorarla.
Ora si trovava lì, al pronto soccorso, mentre Christine gli medicava la ferita alla spalla: “Sei stato fortunato, che non ti abbia colpito al cuore” disse Christine, mettendo alcuni punti di sutura.
“Il mio cuore è già a pezzi: nessuno mi fa vedere Stephanie!” replicò Stephen.
“Sei stai fermo, finisco prima con te e poi potremo andare da lei” disse Christine. Stephen non replicò, ma si guardava intorno nervosamente, per poi riporre lo sguardo sulla pietra: sembrava tutto a posto, eppure quando aveva tentato di far del male a William, qualcosa di cattivo era ritornato dentro di sé.
Venne distolto dai suoi pensieri, quando Christine tagliò il filo con il quale aveva cucito la ferita: “Ecco fatto: tutto a posto. Cerca però di non dimenarti troppo, o i punti potrebbero saltare via”.
Stephen scese dal lettino, iniziando ad incamminarsi velocemente. Christine roteò gli occhi, per poi seguirlo, facendosi largo tra la folla presente.
“Stephen, per favore rallenta” disse Christine, ma Stephen continuava a camminare velocemente, raggiungendo le sale operatorie, per poi fermarsi e guardare a destra ed a sinistra, cercando la sala operatoria dove Stephanie era stata portata.
Vide un’infermiera. La bloccò mettendole le mani sulle spalle per poi replicare: “Dov’è Stephanie?! Dove avete portato mia figlia?!”.
L’infermiera lo guardò con paura: conosceva il Dottor Strange per la sua poca pazienza e, più volte, lo aveva visto arrabbiato con gli altri colleghi. Ma mai così furioso come in quel momento. C’era come qualcosa in lui, pronto ad uscire e scatenare un finimondo.
Fortunatamente, in suo soccorso arrivò Christine che, riuscendo a spostarlo dall’infermiera, disse: “Vieni, è evidente che non sa nulla”.
“Nessuno sa nulla qua!” replicò Stephen, quando da una delle sale operatoria, uscì il Dottor West. Stephen andò a passo spedito da lui, seguito da Christine e, una volta di fronte, ribatté: “Dov’è la mia Stephanie? Come sta?”.
“Forse, se ti dai una calmata, te lo dico” rispose il Dottor West.
“Non fare il gradasso con me! La mia pazienza sta finendo e, quando non ce ne sarà più, tutti voi fareste meglio a scappare!” replicò Stephen e la sua pietra si illuminò.
“Forse è meglio non farlo troppo arrabbiare, fidati” disse Christine.
“Ok, verrò subito al sodo: Stephanie era arrivata in condizioni molto critiche ed abbiamo dovuto usare un’intera sacca di sangue.  Però l’emorragia che si era formata è stata fermata” spiegò il Dottor West.
“Questa è una buona notizia. Ma c’è dell’altro, vero?” chiese Christine.
“La pallottola ha perforato il fegato: abbiamo dovuto asportarne una parte” rispose il Dottor West.
“Mia figlia…” iniziò col dire Stephen; poi guardò Christine che gli mise una mano sul braccio; riguardò il Dottor West, aggiungendo: “Nostra figlia ha bisogno di un trapianto di fegato?”.
“So che sarà una domanda inutile per voi, ma se volete la metterò subito in lista” disse il Dottor West.
“Voglio fare il prelievo. Voglio vedere se sono compatibile” disse Stephen.
“Anche io” aggiunse Christine.
“Sicuro. Conoscete le procedure, ovviamente. Venire pure a prepararvi” disse il Dottor West e li condusse in una stanzetta.
Poco dopo, Stephen osservava la figlia, portata in terapia intensiva, al di là di una vetrata. Stephanie era stata messa in una stanza solo per sé, come lo stesse Stephen aveva ordinato.
Christine si affiancò a lui: “Nicodemus ha detto che ci vorrà poco per sapere l’esito”.
“Ora lo chiami anche per nome. Non lo facevi più da anni” replicò Stephen.
“E’ sempre un mio collega di lavoro…ed ex collega per te. Ha operato nostra figlia, facendo il possibile per renderla fuori pericolo” disse Christine.
“Stephanie non sarà mai fuori pericolo, finché non avrà un trapianto di fegato” ribatté Stephen, continuando a guardare la figlia. Christine vide il riflesso della pietra brillare. Fece, quindi, voltare Stephen verso di sé, dicendogli: “Devi cercare di stare calmo, o quell’altro te potrebbe distruggere tutto. E tu non vuoi che faccia del male a Stephanie, vero?”.
“Non dovrebbe: sono sempre me stesso, dopotutto” disse Stephen, riguardando Stephanie, ma Christine gli mise una mano su una guancia, facendogli rivoltare lo sguardo: “No, invece: tu non te lo ricordi, ma l’ultima volta l’hai quasi uccisa. Stephanie è forte e ce la farà: è tua figlia. È una Strange: non ha mai mollato prima e non lo farà neanche adesso” e fece un piccolo sorriso. Anche Stephen le sorrise.
Il Dottor West li raggiunse, tenendo dei fogli in mano. Lo guardarono: “Allora” disse Christine. Il Dottor West scosse negativamente la testa; Christine si portò una mano sulla bocca, mentre lo sguardo di Stephen divenne furioso: “Mi dispiace, ma entrambi non siete compatibili” disse il Dottor West.
Stephen si voltò, sbattendo forte un pugno sul muro. La sua pietra brillò, per poi replicare: “E’ impossibile: siamo i suoi genitori. Abbiamo il suo stesso sangue”.
“Sapete benissimo che può esserci una probabilità del cinquanta percento che entrambi, anche se siete i suoi genitori, possiate non essere compatibili. Non sono casi rari, purtroppo” spiegò il Dottor West.
“È vero, ma esistono anche probabilità che saltino fuori dei falsi negativi. Devi rifare i test” disse Stephen.
“Non ce ne sarebbe il tempo e Stephanie è già in condizioni gravi” disse il Dottor West. Stephen e Christine lo guardarono in silenzio, per poi aggiungere: “La metterò in cima alla lista e cercherò subito dei donatori compatibili. Spargerò la voce tra le infermiere”.
“Grazie” disse semplicemente Christine.
“Vi avviserò quando ci saranno delle novità” disse il Dottor West, per poi andarsene.
“Non è possibile! Non può andare così! È tutta colpa mia!” replicò Stephen.
“E’ qualcosa che poteva accadere a chiunque” disse Christine.
“No, invece: quell’uomo ce l’aveva con me, perché non ho prestato le cure necessarie a sua moglie. Incolpa me per la sua morte. Se avessi usato la magia, ora Stephanie non si troverebbe qua” disse Stephen.
“Allora perché non l’hai usata?” domandò Christine.
“C’erano troppi civili ed avrei potuto fare del male a qualcuno” rispose.
“Sei un maestro delle arti mistiche: le sai controllare benissimo” disse Christine.
“Credo non più. Non almeno da quando quella zelota mi ha trasmesso l’oscurità. Se non fosse per questa pietra che ha trovato Stephanie, a quest’ora avrei distrutto e fatto del male a parecchie persone” spiegò Stephen; poi guardò al di là della vetrata ed aggiunse: “Stephanie non merita tutto questo e solo perché quello stupido non era seguito a dovere”.
“Stephen cerca di rilassarti: agitarti non ti fa bene e lo sai benissimo. Hai sentito che cosa ha detto prima Nicodemus: farà di tutto pur di trovare presto un donatore per Stephanie. Dobbiamo solo avere pazienza” disse Christine, mettendo una mano sulla spalla di Stephen. Questi, la scansò e, voltandosi verso di lei, replicò: “Quell’uomo deve morire! Ha osato fare del male alla mia bambina: non può passarla liscia!”.
“Hai ragione, ma non sul far del male ad una persona: non è la soluzione. Vuoi avere qualcuno sulla coscienza? Non ti importa questo?” disse Christine, indietreggiando.
“A lui è importato quando ha sparato a Stephanie? Non credo proprio! Allora, perché dovrebbe importare a me?” ribatté Stephen, avanzando verso di lei.
“Perché tu sei buono e non faresti mai del male ad una persona. Sei un Avenger ed è compito tuo proteggere gli altri. Tu stesso prima hai detto di non aver usato la magia, per paura di far del male alle persone che erano presenti con te. Puoi combattere la malvagità dentro di te: non farla vincere. Tu sei più potente” disse Christine, quando andò a sbattere con la schiena contro una parete. Stephen appoggiò una mano accanto il suo viso. La guardò furente. Poi Christine aggiunse: “Ti prego, Stephen. Fallo per Stephanie”.
Sentendo il nome dell’amata figlia, Stephen ritorno in sé. Allungò l’altra mano, mettendola sulla guancia di Christine. Questi mise una mano sulla sua, per poi dire: “So che hai paura di perderla, così come anche io, ma dobbiamo essere forti per lei e starle accanto. È anche in questi momenti che la famiglia sta unita”.
“Hai ragione: dobbiamo starle accanto. Farle capire che ci siamo, così si risveglierà prima” disse Stephen.
I giorni passavano e Stephen e Christine non lasciavano mai il capezzale della figlia. Giorno e notte le erano sempre accanto, sperando in qualche miglioramento ma, purtroppo, non si era ancora trovato un donatore. Anche Peter, Mj e Ned – saputo della notizia da Irwin – erano passati a trovarla, lasciando fiori ed alcuni regali, seppur all’inizio Stephen era molto contrariato.
I segni vitali di Stephanie erano stabili anche, se con il passare del tempo, le sue condizioni sembravano peggiorare.
Una mattina, Stephen stava guardando fuori dalla finestra nella camera di Stephanie, mentre teneva in mano una bevanda presa dalla macchinetta. Volse lo sguardo, quando entrò Christine, portando con sé due panini.
Si avvicinò a lui, allungandogliene uno: “Vengono dal bar: so che tu li hai sempre odiati, ma è ciò che ho trovato per ora”.
Stephen non disse nulla e riguardò fuori dalla finestra. Christine sospirò, per poi dire: “E’ da giorni che tocchi a malapena cibo”.
“Non ho fame” disse semplicemente lui.
“Cerca almeno di sforzarti a mangiare un po'. Devi essere in forze” disse Christine.
“Che senso avrebbe?” disse Stephen; poi si voltò e, camminando verso Stephanie, le accarezzò la fronte, aggiungendo: “Stephanie sta peggiorando ogni giorno che passa e non si trova nessun donatore. Non potrei continuare a vivere, sapendo che lei morirà”.
“Non puoi mollare così. Dov’è finito il Dottor Stephen Strange che conoscevo? Quello che sceglieva le operazioni più difficili; quello che non si arrendeva davanti a nulla; che faceva di tutto pur di essere presente a ogni momento più importante di Stephanie; il grande stregone supremo delle arti mistiche; di colui che ci ha salvato tutti da un folle titano, con il rischio di non rivedere più l’amata figlia. Io rivoglio quel Dottor Strange” disse Christine.
Stephen la guardò in silenzio, tenendo una mano sulla fronte di Stephanie. In quel momento, la porta della camera si aprì ed entrò di poco un’infermiera: “Dottor Strange; Dottoressa Palmer, qua fuori ci sarebbe una signora che vorrebbe vedervi. Potreste uscire un attimo, per favore?”.
Stephen e Christine si guardarono e, dopo che Stephen ebbe baciato Stephanie sulla fronte, i due uscirono, trovandosi di fronte una donna. Si trattava di Emily.
“Lei che ci fa qua?” replicò Stephen.
“Volevo vedere come stava vostra figlia” rispose Emily.
“Sta morendo, grazie a suo padre” ribatté Stephen.
“Mi dispiace per quello che ha causato ma, a volte, ha sbalzi di umore e perdita di memoria” disse Emily.
“Lo so: ho riconosciuto subito i sintomi dell’Alzheimer” replicò Stephen.
“Sarei venuta prima a trovare vostra figlia, ma ho dovuto mettere mio padre in una struttura adeguata” disse Emily.
“Avrebbe dovuto pensarci prima e tutto questo non sarebbe accaduto!” ribatté Stephen.
“Mi dispiace tanto. Se c’è un modo con cui si possa rimediare” disse Emily.
“Ci sarebbe, ma dobbiamo solo aspettare. Nostra figlia sta aspettando un donatore: durante l’operazione le hanno dovuto asportare metà fegato. Purtroppo, né io e nemmeno Stephen siamo compatibili. È in cima alla lista da giorni, ma non abbiamo ancora avuto fortuna” spiegò Christine.
“Mi offro io. Potrei essere compatibile” disse Emily.
“Assolutamente no!” replicò Stephen.
“Perché no?” chiese Christine, guardandolo.
“Non voglio che la figlia di quell’assassino si metta in mezzo! Ha già causato troppi danni!” rispose Stephen, guardandola.
“Ma lei non è suo padre ed è giusto che almeno provi. Dobbiamo tentare il tutto pur di salvare Stephanie” disse Christine. Stephen non replicò, quindi riguardò Emily aggiungendo: “Venga con me: la porterò dal Dottor West dove potrà fare gli esami” e, insieme alla donna se ne andò.
Stephen se ne rimase lì da solo; poi, ritornò dentro la camera di Stephanie, sedendosi al suo fianco. Prese una mano tra le sue e, mentre gliela baciava, disse: “Cucciola mia, come vorrei rivedere i tuoi bellissimi occhi. Spero solo che questo incubo finisca presto. Non voglio perderti. Non saprei vivere senza di te” ed una lacrima gli rigò il viso.
Passarono le ore: Christine ed Emily stavano aspettando gli esiti degli esami del sangue, standosene fuori dalla camera di Stephanie. Stephen era all’interno con la figlia e non voleva assolutamente che la figlia dell’uomo che aveva sparato, stesse accanto a Stephanie. Era ancora furioso per quello che era accaduto e la parte malvagia dentro di lui, non aspettava altro che uscire e causare una strage.
Stephen scosse negativamente la testa; si passò una mano tra i capelli e, alzandosi andò di fronte alla finestra. Vide il suo riflesso, quando proprio esso cominciò a parlargli: “So quanto vuoi lasciarmi libero: perché non mi fai uscire? Non hai voglia di andare da quell’uomo ed ucciderlo? Dopotutto ha fatto del male alla nostra bambina”.
“Non è tua figlia! E, no, non andremo da lui: è solo una pessima idea” disse Stephen.
“Lui non merita di vivere, mentre Stephanie è su quel letto che lotta tra la vita e la morte. E se non si trova subito un donatore, sai già come andrà a finire. Dai retta a me e non avrai più nulla sulla coscienza” disse la sua parte malvagia, facendo un sorriso maligno.
“Devi lasciarmi in pace, hai capito?! Io non cederò alle tue parole! Sono più forte di te!” replicò Stephen, puntandogli un dito contro.
“Io non credo proprio. Secondo me, sei solo debole. Così debole che ti sei fatto soffiare il titolo di Stregone Supremo da quel Wong: un semplice bibliotecario che non conosce nemmeno Beyoncè. Il grande e potente Dottor Strange ridotto a semplice maestro delle arti mistiche, mentre gli altri stregoni supremi non ti portano più il rispetto di una volta. Eppure chi è che ha guardato quattordicimila futuri possibili, per poi scegliere quello in cui davi la Gemma del Tempo a quel titano? Da quel momento – e da quando sei ritornato – molte persone ti odiano per quello che è successo. Ma non il caro Wong che, nel frattempo, ha preso il tuo posto e Christine che si è innamorata di un altro. Ora ti faccio io una domanda: ti senti ancora il più forte?” ribatté la parte malvagia.
Stephen lo guardò in modo furioso, per poi urlare: “Stai zitto! Stai zitto! Smettila!”.
“Credimi, tu non sei nulla senza di me” disse la parte malvagia. La pietra di Stephen brillava ripetutamente; i suoi occhi divennero rossi e la parte malvagia aggiunse: “Così, bravo, non senti l’odio percorrerti il corpo? Ora fallo uscire e divertiti” e rise malignamente.
“Basta! Smettila!” gridò Stephen e tirò un pugno alla vetrata, ovviamente ferendosi.
In quel momento, entrò Christine e, guardandolo, domandò: “Cosa succede? Ti ho sentito gridare”.
Stephen riguardò l’immagine riflessa, non vedendo più la sua parte maligna; riguardò Christine, rispondendole: “Niente. Ti sarai confusa con qualcuno che gridava fuori”.
Christine inarcò un sopracciglio ma, appena vide la mano sanguinante, si avvicinò velocemente a lui: “Cosa hai fatto alla mano?”.
“Non ti preoccupare: non fa male” disse Stephen. Christine gliela prese e, mentre la voltava – notando parecchie ferite e sangue – disse: “Ora te la medico e poi mi dici la verità”.
Così poco dopo, mentre finiva di fasciargli la mano, Stephen stava raccontando ciò che era accaduto: “Lui vuole sempre uscire e mi tenta. Se non fosse per questa pietra, avrei già causato parecchi danni e morte”.
“Non devi starlo ad ascoltare, perché è ciò che vuole. Non alimentare l’odio che è dentro di te: sfogati, ma non con la violenza. Parlando con qualcuno, si può risolvere parecchie cose” disse Christine.
“Io voglio solo che Stephanie si risvegli e non rivedere più quell’uomo, perché se ce l’ho di fronte io…” disse Stephen; Christine gli prese la mano e, stringendogliela, disse: “…tu non farai nulla, perché non sei lo Stephen che fa del male agli altri. È quello dentro di te che vuole che diventi cattivo, ma non devi permetterglielo. Combattilo a testa alta come hai sempre fatto e non farti tentare dalla magia oscura” e spostò la mano sulla sua guancia.
Stephen socchiuse gli occhi, ma li riaprì quando qualcuno li chiamò. Entrambi volsero gli sguardi, per vedere il Dottor West che li invitò fuori. Così lo seguirono e, con loro, c’era anche Emily; poi il Dottor West – che teneva in mano dei fogli – disse: “Finalmente ho delle buone notizie: la signorina Brown è compatibile con vostra figlia. Quindi potrà donarle parte del suo fegato”.
“Ma è una notizia meravigliosa. Possiamo intravedere la luce in fondo al tunnel” disse Christine con le lacrime agli occhi; poi guardò Stephen aggiungendo: “Non sei contento, Stephen? Stephanie si salverà”.
“Torna con i piedi per terra, Christine: lo sai benissimo che possono esserci dei rischi per questo tipo di operazione” disse Stephen.
“Lo so benissimo quali sono i rischi, ma dobbiamo avere fiducia” disse Christine, guardandolo; poi volse lo sguardo verso gli altri due: “E ringraziare la signorina Brown che si è offerta come donatrice”.
“Figuriamoci: lo ha fatto solamente per tenere pulito il cognome di famiglia” disse Stephen.
“È normale che sia ancora arrabbiato con mio padre, ma mi creda io lo faccio molto volentieri: vostra figlia non merita di morire. Quindi sono pronta per l’operazione ed anche a correre i rischi” disse Emily.
Stephen non replicò. Christine, invece, si avvicinò a lei e, prendendole le mani, disse: “E’ molto coraggiosa nel rischiare la sua vita, per salvare quella di una persona che neanche conosce. Io e Stephen gliene siano riconoscenti”.
“La ringrazierò solamente dopo quando Stephanie sarà fuori pericolo” disse Stephen.
“Ok, non perdiamo tempo ed andiamoci a preparare. Venga pure con me, signorina Brown: alcune infermiere l’aiuteranno” disse il Dottor West e, insieme a Emily, se ne andò.
Christine si voltò verso Stephen: “Finalmente ci siamo: Stephanie verrà operata”. Stephen rimase in silenzio; quindi Christine disse: “So a cosa pensi, ma devi smetterla di incolpare quella ragazza solo perché è la figlia dell’uomo che ha sparato alla nostra. Ora, l’importante è che l’operazione di Stephanie vada bene” e Stephen annuì.
Passarono le ore e Stephen e Christine erano seduti fuori dalla sala operatoria ad aspettare che qualcuno uscisse per portare loro buone notizie.
In quel momento, si aprì un portale, dal quale ne uscì Wong. Stephen sgranò gli occhi, chiedendogli: “E tu che cosa ci fai qua?”.
“L’ho avvertito io” rispose Christine.
“Ed ha fatto bene, visto che tu non ti sei degnato di dirmi nulla” disse Wong raggiungendoli, mentre il portale si richiuse. Stephen e Christine si alzarono e Stephen disse: “Avevo le mie buone ragioni se non ho voluto avvertirti”.
“Tua figlia è in gravi condizioni e tu pensi alle tue buone ragioni. Bell’amico che sei” disse Wong; poi guardò Christine: “Ma, fortunatamente, qualcuno è ancora gentile nell’informare gli altri, non escludendoli”.
“E come avrebbe fatto ad avvertirti senza creare un portale collegato direttamente con Kamar-Taj?” domandò Stephen.
“Non esistono solo le vostre magie per avvertire le persone: l’ho chiamato semplicemente con il cellulare” rispose Christine. Stephen stava per aprire bocca, quando la donna aggiunse: “Wong mi ha dato il suo numero, quel giorno che tu hai quasi distrutto del tutto Kamar-Taj”.
“Ammettilo: non stai riuscendo con Stephanie nell’intento di farla diventare un’apprendista e allora ci stai provando con Christine” ribatté Stephen, guardando Wong, che spiegò “Le ho dato il mio numero qualora qualcuno a Kamar-Taj avesse avuto bisogno di un buon medico. Però, l’idea di farla diventare un’apprendista non è male”.
“Grazie per l’offerta, ma credo che mi dedicherò solamente al lavoro di dottoressa. Lasciamo la magia ad un solo Strange” disse Christine.
“Sì, visto che Stephanie diventerà una neurochirurga” aggiunse Stephen, facendo un piccolo sorriso.
Passò altro tempo e nessuno dei tre aveva lasciato l’entrata della sala operatoria: “Perché non hai usato la magia? E non dirmi perché avevi le tue buone ragioni” chiese Wong, mentre camminava avanti ed indietro.
“Non volevo fare del male a nessuno” rispose Stephen.
“Sei un esperto delle arti magiche: avresti protetto tua figlia” disse Wong.
“Non riesco più a controllarle bene, ok?! La parte malvagia che è dentro di me, vuole sempre uscire e ciò non mi fa concentrare a dovere. Prima ho avuto una piccola conversazione proprio con lei e stava per finire male se non fosse arrivata Christine” spiegò Stephen.
“Tu pensi che sia quella pietra dentro all’Occhio di Agamotto a prevenire l’uscita della parte malvagia, invece sei te stesso che devi controllarla. Se uno stregone supremo e…” iniziò col dire Wong, ma venne interrotto da uno Stephen furioso: “Non sono più lo stregone supremo! Non grazie a te! E smettetela di farmi la morale! So perfettamente che devo stare calmo, se voglio controllare la mia parte malvagia, ma questo non è un buon periodo. Quando penso di avere un momento di calma, un vecchio pazzo spara alla mia bambina. È come se il mondo si fosse rivoltato contro di me. Mi chiedo cosa sarebbe accaduto se non avessi mai dato la Gemma del Tempo a Thanos. Ci sarebbero sicuramente stati altri modi per sconfiggerlo, ma ho scelto l’unica soluzione possibile che avrebbe portato la pace. So che molti ce l’hanno con me, ma non per questo devono prendersela anche con Stephanie. Quindi, vi prego, smettetela di ricordarmi gli errori che ho commesso: so di essermi comportato da egoista e qualsiasi altra brutta parola che state pensando, ma per il momento voglio solo pensare a mia figlia e riaverla tra le mie braccia”.
Calò il silenzio; poi Christine disse: “Nessuno ti sta giudicando, ma devi cercare di avere più fiducia in te stesso. Solo così riuscirai a contrastare la parte malvagia che risiede in te. Fatti forza. Fallo per Stephanie”. Stephen la guardò, ma non disse nulla.
Le porte della sala operatoria si aprirono e delle infermiere uscirono, spingendo la barella con sopra Stephanie. Stephen fu subito al suo fianco: “Cucciola mia”.
“E’ sotto anestesia: non può sentirla” disse una delle infermiere.
“So benissimo che è sotto anestesia!” replicò Stephen, guardandola con gli occhi rossi; poi, però si calmò, quando Christine gli mise una mano sul braccio. La guardò, per poi riguardare la figlia ed accarezzarle la fronte.
Uscì anche il Dottor West, seguito da altre infermiere che spingevano la barella con sopra Emily: “L’operazione è andata tutto bene. Ora dobbiamo solo aspettare. Per precauzione metteremo Stephanie sotto coma farmacologico, finché i parametri vitali non saranno sufficientemente stabili da permetterci di risvegliarla. Le porteremo entrambe in terapia intensiva” spiegò il Dottor West.
“Voglio che Stephanie sia in una stanza per suo conto” disse Stephen, guardandolo.
“Ancora ce l’hai con quella ragazza? Ha salvato la via di nostra figlia” disse Christine.
“La ringrazierò solamente quando Stephanie si sarà risvegliata. Fino a quel momento, deve ancora starmi alla larga” ribatté Stephen, guardando Christine, che non aggiunse altro. Poi entrambi spostarono gli sguardi sul Dottor West, che fece cenno alle infermiere di seguirlo, trasportando le due pazienti in camere diverse.
“Potresti portare almeno un po' di rispetto” disse Christine.
“Non do rispetto a chi non lo merita: quella ragazza è fortunata che non sono ancora andato da suo padre” replicò Stephen.
Poco dopo, in terapia intensiva, Stephen, Christine e Wong si trovavano accanto a Stephanie. Il Dottor West stava sistemando le varie flebo e controllando i parametri vitali; poi si voltò verso i presenti: “Ora non ci resta che aspettare e sperare che il corpo non abbia un rigetto della nuova parte di organo”.
“Grazie per tutto” disse Christine.
“Dovreste ringraziare di più la ragazza che è nella stanza accanto e, per una buona volta, mettere anche da parte l’orgoglio” disse il Dottor West e guardò malamente Stephen, che però non volle incrociare il suo sguardo. Poi uscì.
“Wong non c’è motivo che rimani: avrai sicuramente da fare a Kamar-Taj” disse Christine.
“Non posso andarmene proprio ora: Stephanie è parte della famiglia e voglio starle accanto. Sarei arrivato prima se qualcuno si fosse degnato di avvisarmi” disse Wong e guardò Stephen che, tenendo una mano sulla fronte della figlia, disse: “Ti ho già spiegato il perché non l’ho fatto, ma ora non ritorniamo su questo discorso. Comunque Christine ha ragione: avrai sicuramente da fare a Kamar-Taj. Qua, dopotutto, non saresti molto d’aiuto o rimani perché hai paura che la mia parte malvagia possa uscire da un momento all’altro?” e lo guardò.
“Stephanie è più importante di ciò che ho da svolgere a Kamar-Taj ed in parte hai ragione: rimango anche per assicurarmi che tu non faccia pazzie. E, poi, è compito dello Stregone Supremo far sì che vada tutto per il meglio” spiegò Wong.
“Sempre tutto così perfetto” disse Stephen.
“Perché tu non lo eri?” chiese Wong.
“Lo ero come neurochirurgo, ma come Stregone Supremo tenevo a fare di testa mia. Dovresti anche cercare, ogni tanto, di lasciarti andare un po'”rispose Stephen.
“Senti da che pulpito viene” disse Christine. Stephen la guardò, ma non disse nulla.
Passarono altre due ore ed il Dottor West, dopo aver controllato i parametri sulla cartella di Stephanie, decise di svegliarla dal coma farmacologico: “Ok, ora non cercate di starle tutti appiccicati: deve svegliarsi lentamente”.
“Sappiamo benissimo come avviene un risveglio dopo un coma farmacologico” replicò Stephen, guardandolo.
“La paziente – seppur è vostra figlia – non deve essere stressata, quindi non penso che questo tuo tono di voce le sia d’aiuto” spiegò il Dottor West, guardandolo a sua volta. I due si guardarono in silenzio; poi riguardarono Stephanie ed il Dottor West provò a chiamarla: “Stephanie. Stephanie, senti la mia voce?”. La ragazza, però, teneva gli occhi chiusi.
“Stephanie, cucciola mia, è papà. Ti prego, apri gli occhi” disse Stephen, ma nuovamente la ragazza non apriva gli occhi.
“Perché non si sveglia?!” disse Stephen; poi guardò il Dottor West: “E’ andato qualcosa storto durante l’operazione?”.
“L’operazione è andata benissimo, ma come ho appena detto, il suo è un risveglio lento” disse il Dottor West. Stephen riguardò la figlia e, avvicinando il viso a quello di lei, mettendole una mano sulla fronte, disse: “Ti prego, cucciola mia: non puoi mollare proprio adesso. Papà e mamma sono qua con te. E c’è anche Wong. Tu sei forte: sei una Strange. Ritorna tra noi” ed una lacrima cadde sulla guancia di lei.
Ci fu silenzio, poi però i battiti del cuore segnalati sulla macchina del monitoraggio, aumentarono. Stephanie mosse una mano e, successivamente…aprì gli occhi. Si guardò intorno confusa e, appena puntò lo sguardo sui genitori, disse: “Mamma; papà”.
“Cucciola mia, finalmente ti sei svegliata” disse Stephen, con le lacrime agli occhi, così come Christine.
“Dove mi trovo?” domandò confusa.
“Sei in ospedale. Hai avuto un delicato intervento al fegato: te ne abbiamo dovuto asportare una parte, ma una gentile ragazza ti ha donato parte del suo” spiegò il Dottor West.
“Non ti ricordi nulla di quello che è successo?” chiese Stephen.
“So solo che io e te eravamo in farmacia e c’era quell’uomo armato. Cercavamo di calmarlo. Poi, però, era molto confuso ed ha sparato. Da lì non ricordo più nulla” rispose Stephanie, guardandolo.
“Aveva sparato a te. Sei arrivata qua in ospedale in condizioni molto gravi e, come ti ha spiegato il Dottor West, hanno dovuto asportarti metà fegato. Per diversi giorni abbiamo cercato un donatore, perché né io e nemmeno la mamma eravamo compatibili. Temevamo di perderti per sempre. È tutta colpa mia se ti hanno fatto del male: avrei potuto usare la magia per proteggerti, invece non l’ho fatto” spiegò Stephen, abbassando lo sguardo. Lo rialzò, quando Stephanie gli mise una mano sulla guancia, per poi dirgli: “Invece, la colpa è mia: ti avevo detto che andavo in farmacia, invece sono andata da un’altra parte. Tu mi hai seguita, invece non ero lì. Se io ti avessi raccontato la verità, invece di mentirti un’altra volta, quell’uomo non avrebbe sparato anche a te”.
“Ti hanno sparato?” domandò Wong.
“Sì, ma ad una spalla e poi non mi faceva neanche tanto male. Christine mi ha pulito e ricucito la ferita” rispose Stephen, guardandolo. Riguardò la fila, aggiungendo: “Tesoro, sicuramente se sarai andata da un’altra parte, è perché avevi i tuoi buoni motivi”.
Stephanie spostò di lato lo sguardo, quindi Stephen, accarezzandole la testa, disse: “Se non vuoi dirlo, non fa niente cucciola. Si vede che non era molto importante”.
“Invece lo era! Solo che…ecco…non posso dirtelo” disse Stephanie, guardandolo.
“L’importante è che ora sei sveglia e che il tuo corpo non abbia il rigetto della nuova parte di fegato. Cerca di riposarti ed andrà tutto bene” disse Stephen, sorridendole.
“E tu, invece, cerca di non arrabbiarti troppo” disse Stephanie.
“Con te ora sveglia riuscirò a controllare meglio la mia parte malvagia” disse Stephen.
“Speriamo in bene” disse Wong e lui e Christine si guardarono in modo preoccupato.







Note dell'autrice: Buon pomeriggio ed eccomi qua con un nuovo capitolo. Lo so, lo so, nell'ultimo capitolo vi ho fatto prendere un bel colpo e stare in ansia. Mi scuso immensamente
Stephen, senza Stephanie che lo tiene sano di mente, fa' sempre più fatica nel tenere dentro di sè la sua parte malvagia (che lo istiga sempre di più) e se dovesse uscire...be' un assaggio di cosa può fare lo avete avuto in un capitolo precedente.
Volevo ringraziare per tutte le bellissime recensioni: grazie davvero di tutti.
Grazie a chi sta costantemente seguendo la storia; chi l'ha messa tra le preferite; tra le seguite o chi semplicemente passa e la legge.
Grazie alla mia carissima amica Lucia
Ci sentiamo al prossimo capitolo. Vi auguro un buon proseguimento di giornata
Un grosso abbraccio
Valentina

 
 
 
 
 

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: ValeDowney