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Autore: Alarnis    15/09/2022    3 recensioni
"Quel giorno fu lei a restare ferita, solo ora se ne rendeva conto."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una voce ignorata


“Comandanteee Laviaaa.”, “Maviooo.”, “Moros è qui!” si sentì gridare.
La voce, uscita dalla finestra, dapprima fu udita debolmente nel piazzale.
“Laviaaaa. Mavioooo. Accidenti dove siete?” gridò con più forza la voce.
L’aria la portò sottile alle orecchie dei contadini che non vi fecero caso nel brusio delle loro voci che discorrevano; finché di soldato in soldato arrivò amplificata come una minaccia al comandante Lavinia; che da come si mosse veloce sembrava aspettare quell’arrivo da sempre. “Moros è qui!” diceva quella voce.
“E’ la voce di Ubaldo!”.
“La sento!” disse lei rabbiosa a Mavio che gli correva appresso.
“L’ha trovato!” le rispose affannato. “Si è fatto furbo per arrivare tanto vicino a Nicandro!”.
Lavinia si girò aggressiva verso di lui: non era il momento né degli elogi né di sarcasmo. In effetti era stato abile!
Erano ormai vicini.
“Rinforzi!”, “Rinforzi!” si accavallarono altre voci. Distinse quelle di Ottavio e di Vittorio.
Stupidi! Perché chiedono ulteriore supporto?
Corse per arrivare prima.
Ringraziò di esserci riuscita.
“Lasciatelo a me!” disse prima di rendersi conto che Ubaldo non era affatto in difficoltà con Moros, ma con Ottavio e Vittorio, tanto che disse “Esigo una spiegazione!”.
Qui si mette male… sembrò esprimere il volto di Vittorio nel vederla: lo abbassò quasi volesse mascherare la piega delle labbra con il lungo ciuffo.
Fu Ubaldo a rispondere mentre Vittorio intimava un frettoloso “Taci!”.
“Moros vuole sfidare Gregorio per sciogliere Nicandro dalla sua promessa. Quella la sua sola richiesta!” precisò Ubaldo senza indietreggiare di fronte al superiore.
Un’azione legittima, s’interrogò Lavinia e nel farlò guardò Moros. Il viso più determinato di quanto ricordasse, gli occhi di un blu così profondo che le sembrava di aver sempre ignorato, i capelli lucidi che avrebbe voluto sfiorare, la pelle che avrebbe volentieri accarezzato, le labbra…
“Lui è mio!” disse ma la voce le vacillò nell’affermarlo. Mavio mascherò male un sorrisetto ironico che Ubaldo freddò con un’occhiataccia.
Schiarì la voce con un colpo di gola. “Restate ai vostri posti!” comandò con decisione.
“Non voglio sfidare te, ma Gregorio!” disse Moros. In lui solo la freddezza che lei aveva costruito per se stessa da una vita intera.
Perché mi tratti così...
“Cosa dici?” le uscì di bocca mentre gli correva quasi incontro stupendo i compagni. Le guance tese, livide. Si impose di non finirgli addosso. Avrebbe voluto toccarlo come l’ombra di un sogno.
Pensò al passato… Non ci sarebbero state fiammelle quella sera e neppure quel bacio quasi clandestino, ma dentro di lei lo stesso stravolgimento della sera che aveva diviso i due cugini di Raucelio.
Solo ora capiva di aver impedito da sempre che quel momento si ripresentasse, come l’ultimo epilogo di una tragedia. “Perché sei qui, proprio adesso?”.
“Non ho mai perso le vostre tracce, lo sai bene.”. Era vero, non poteva negarlo. “Solo ora ho preso coraggio!” ammise la verità.
Una determinazione sconosciuta al giovane tanto criticato da lei.
“Sei qui per Nicandro.”.
Poche parole. “E’ come ha detto Ubaldo. Sono qui per sfidare Gregorio! Lasciami tentare.”. Era conscio della superiorità di suo fratello.
Lavinia si morsicò il labbro superiore. Pensa… Lavinia… Pensa…, si disse.
“Non posso…” soffiò; gli occhi che iniziavano a offuscarsi. Perché cedevano le sue convinzioni? Cos’era cambiato?
Le parole.
“Brutta strega!”, le aveva detto a Raucelio cinque anni fa, ma ora…
“Lavinia…” le disse pacato. “Aiutami a spezzare l’incantesimo che ci hai imposto.”.
Restò catatonica a quelle parole. Il capo in un movimento involontario negò di poterlo fare. Non è colpa mia!
Voleva dire non vi riuscisse, ma lui lo interpretò per l’ennesimo diniego a cui si ribellò come allora.
“Restituiscimi Nicandro!” s’avventò su di lei: le forti mani di taglialegna sulle sue spalle a scrollarla, mentre i ciuffi della fronte le finivano scomposti ai lati degli occhi. Perdonami! Non posso farlo! Avrebbe gridato, ma invece restò muta.
Mavio cercò di intervenire ma Ubaldo gli si pose davanti di petto.
“Se è vero che hai diritto di vita e di morte…” sentì riconocere mentre la scrollava, “Comportati con benevolenza! Se mi comandi rispetta il mio reclamo…” la esortò.
Era sconvolta per quelle parole.
Lui la lasciò.
Lo vide inchinarsi e piegare la testa. “Mi appello al vostro giudizio!”.
Per lui da strega si era tramuta in regina.
Per lei da taglialegna si era tramutato in cavaliere.
Sentì il cuore frantumarsi, come se una freccia l’avesse colpito. Vacillò, portando la mano al petto sul seno sinistro.
Doveva accogliere quella richiesta; non vi si poteva più sottrarre…, ma non sarebbe stato così per Gregorio che sghignazzò alle sue spalle.


NdA: Ringrazio di cuore tutti coloro che mi leggono; chi segue le mie storie e chi mi ha messo tra i suoi autori preferiti.
In particolare ringrazio Vento di Luce e Francyzago di cui Vi consiglio le storie perchè sono davvero bellissime ^_^


 
   
 
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