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Autore: cassiana    16/09/2022    1 recensioni
Altro giro, altra corsa. Un’altra raccolta di storie dedicate ai Pink Floyd partecipanti a varie iniziative e challenge stagionali e no. Ogni storia è a sè stante, vari avvisi e generi all’interno.
Disclaimer: ovviamente non possiedo nessuno dei Pink Floyd (sob). Questo è un lavoro di finzione e nulla di quanto raccontato è realmente accaduto. Nessuna diffamazione o calunnia è intesa. I personaggi sono la mia rappresentazione di fantasia delle persone reali, ma non c’è nessuna pretesa di verità dei dati biografici o storici.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Smutty David'
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Titolo: Contando le foglie che tremano all'alba
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Relazione: /
Personaggi: Roger Waters, Nick Mason
Note: Questa storia partecipa all’iniziativa LEAVESCHALLENGE @Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom FB
Prompt: 1. È strano come le cose, d'un tratto, tornino com'erano con la stessa rapidità con cui erano cambiate.
2. "Insomma, cos'hai da dirmi di così importante?"
3. “Los consejos que el vejo te dio
Se quedaron en la basura
Y los libros de tu educacion
Se empolvaron, se perderion”
(Magia Escondida - Khafra)
Warning: missing moment, slice of life, introspettivo, timeline da qualche parte nel 1981
Sinossi: Durante uno degli ultimi concerti del tour di The Wall Nick riflette sulle implicazioni di quell’album sulla vita professionale e personale dei Pink Floyd e ha una chiacchierata illuminante con Roger.




Contando le foglie che tremano all'alba




Il palco era ancora ingombro delle macerie del muro crollato poche ore prima. Nick lo guardava assente da un lato delle quinte. I roadies stavano procedendo a rimettere tutto insieme e qualcuno del pubblico stava ancora sfilando verso l'uscita, con la speranza di catturare ancora un piccolo scorcio dei suoi idoli. Era strano come le cose, d'un tratto, tornassero com'erano state con la stessa rapidità con cui erano cambiate, pensò oziosamente il batterista mentre si voltava per infilarsi nello stretto corridoio che avrebbe portato ai camerini. Ogni sera costruivano quel muro che li separava dal pubblico e ogni sera lo distruggevano, in un ciclo quasi perverso di isolamento e redenzione. Nick si deterse la fronte con l'asciugamano che portava con negligenza intorno al collo, scambiando cenni di saluto con i tecnici e le maestranze della produzione, infilandosi sempre più a fondo nelle budella del teatro. Scosse la testa facendo volare le goccioline di sudore che gli inzuppavano la frangia. Quel tour stava diventando sempre più simile alla farsa che mettevano in scena ogni sera: come una maledizione tutto sembrava crollare intorno a loro e Nick aveva la sottile sensazione che quel poco che teneva si reggesse in piedi solo grazie alla pura forza di volontà del bassista. Tutto si poteva dire di Roger: che fosse un bastardo arrogante, un prepotente aggressivo, uno stronzo piagnucoloso anche, ma nessuno poteva negare il suo genio visionario, la forza dei suoi testi e il coraggio di essersi rovesciato fino alle viscere in ogni cosa che componeva. Questo Nick glielo aveva sempre riconosciuto.

"Mi hanno detto che mi cercavi: insomma, cos'hai da dirmi di così importante?"

Ed eccolo, il lupus in fabula, zanne, artigli e tutto. Si era già cambiato e aveva smesso il lungo cappotto di pelle per un più comodo giubbetto di jeans.

"Rick ha fatto un gran lavoro alle tastiere stasera, vero?"

Tergiversò Nick infilandosi in uno dei camerini seguito da Roger.

"Vorrei vedere."
"Voglio dire: è stato davvero bravo durante tutto il tour. L'ho visto davvero centrato."
"Taglia corto e sputa il rospo. Voglio andare da Carolyn"

Carolyn era la nuova moglie di Roger. Come avesse fatto una ricca ereditiera come lei a incastrare un socialista convinto come Roger era un mistero che Nick ancora non riusciva a dipanare. Nel frattempo Roger aveva tirato fuori dalla tasca le chiavi della porsche e ora stava giocherellando con il portachiavi. Nick si grattò una guancia e allungò le labbra in un sorrisino insicuro.

"Voglio dire, che potresti dargli un'altra possibilità…"
"Ti ha chiesto lui di parlare con me?”
"Lo sai, non lo farebbe mai. A Rick basta solo suonare."
"Si e tirarsi su mezza Colombia col naso. Allora, ti ha detto David di venire da me?"

Nick sussultò. In effetti si.

"No! È che più andiamo avanti e più Rick migliora come qualità del suono, tenuta del ritmo e penso che potresti reintegrarlo nella band. In fondo quel che conta è che ora sia abbastanza concentrato."
"Parli come se io avessi fatto tutto da solo. Ma c'eravate anche voi. Tu e Dave, che ora si atteggia a paladino dei deboli. Avete votato anche voi per buttare fuori Rick, non fatemi passare per il cattivo della situazione."

Era la verità, ma tra le pressioni della casa discografica che voleva il disco finito entro il Natale dell’anno prima e il fallimento finanziario che li stava logorando e li aveva costretti di fatto a un lungo esilio da casa, nessuno di loro era stato esattamente nelle condizioni più lucide per prendere una decisione migliore di quella. Dovevano salvare il salvabile e avevano sacrificato Rick, come anni prima avevano sacrificato Syd, per il bene del gruppo. Eppure i Pink Floyd stavano cadendo a pezzi, esattamente come quello stramaledetto muro e Nick sospettava che non ci sarebbe stato nessun tecnico capace di rimettere insieme i pezzi e la band come l’avevano conosciuta non esisteva già più. Nick non era sicuro di essere capace di lasciare andare tutto.
Roger si era accorto dell’espressione turbata dell’amico, lo conosceva da così tanti anni, si fidava di lui perciò ammorbidì i tratti del viso in un piccolo sorriso:

“Ti vedo turbato amico mio.”
“E’ che mi sembra di vivere la fine di un’era, come se tutto stesse scivolando via.”

Nick si lisciò i baffi inesistenti in un antico vezzo ormai inutile che faticava a dimenticare. Roger gli diede una pacca sulle spalle:

“Non farti deprimere dall’atmosfera del Muro, c’è sempre speranza alla fine. E poi abbiamo ancora un mucchio di cose da fare: il film, tutti gli annessi e connessi e ho altra musica in mente. Ci inventeremo qualcosa. Lo abbiamo sempre fatto. Avanti vecchio, vai a farti una birra, prenditi una ragazza e rilassati!”

Il che detto da Roger era tutto dire, Nick rilassò le labbra e abbassò le spalle contratte. Alcune voci da fuori li distrassero dalla conversazione e Roger ne approffittò per salutare l’amico. Rimasto solo Nick osservò il proprio volto glabro allo specchio e fece spallucce: ma si, in fin dei conti Roger aveva ragione e per quanto lo riguardava lui era sempre caduto in piedi. I Pink Floyd erano sempre sopravvissuti e lui si sarebbe assicurato che rimasessero in vita, in un modo o nell’altro.





Angolo Autrice:

la citazione mi ha ricordato in qualche modo l’atmosfera di The Wall, in particolar modo di Another Brick in the Wall. Il titolo invece è un verso di Set the controls for the heart of the sun e mi sembrava appropriato dato il tema della challenge.
   
 
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