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Autore: littleherm_94    09/09/2009    4 recensioni
Una ff scritta a quattro mani da me e una mia amica (ossia Chiara & Chiara) sui Malandrini e Lily al loro ultimo anno. Nata per sbaglio, anzi, per gioco. I litigi sono tutti originali, fatti in prima persona, e i disegni sono della co-autrice. Commentate!!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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i fought the law and... Lily won

I Fought the law and... Lily won

Correva l'anno 1977; i Sex Pistols spopolavano con il brano "God save the queen", i Clash pubblicavano il loro primo album e nei cinema statunitensi veniva proiettato il primo film della saga di STAR WARS. Da un'altra parte, in Inghilterra, lontano dagli occhi babbani, tutti gli studenti dell'ultimo anno di Hogwarts si preoccupavano per i loro MAGO... o meglio, quasi tutti. Infatti, nella Sala Grande quattro studenti erano seduti vicini a confabulare ma, di libri, nemmeno l’ombra. In effetti, era proprio di questo che stavano discutendo in quel momento il gruppetto. “Mancano poco più di cinque mesi agli esami, non credi che, dopo sei anni e mezzo passati a non fare nulla, sia il caso di mettersi a studiare?” disse un ragazzo con corti capelli castani e occhi color del miele con aria esasperata. “Ma noi stiamo studiando, Moony!” esclamò un ragazzo terribilmente affascinante sghignazzando come un matto. “Progettare il prossimo scherzo da fare a Moc… Piton non è studiare, Sirius, lo vuoi capire?! James, mi stupisco di te, sei un Caposcuola, dovresti farla finita!” il chiamato in causa si passò una mano fra i capelli arruffati, sbuffando. Era da più di mezz’ora che andavano avanti così. “Dai, Remus, è dall’inizio dell’anno che non facciamo nulla…” intervenne l’ultimo membro del gruppo, un piccoletto con capelli color topo dall’aria anonima. “Codaliscia ha ragione, Rem. E poi, vuoi lasciare Mocciosus senza regalo di Natale?” James ridacchiò e continuò: “Non potresti mai farlo, come puoi essere così perfido?” Remus, sentendosi circondato, alzò le mani in segno di resa. “Fate quello che volete, basta che me ne lasciate fuori.” “Come?” esclamarono a una voce i due mori. “No, no, non ci siamo capiti. Sei un Malandrino?” “Sì, ma…” “Sopporti Mocciosus?” “Vera…” vedendo che non c’erano più soluzioni, James e Sirius si lanciarono un’occhiata complice e si gettarono ai suoi piedi, attaccandosi alle sue vesti e assumendo la faccia da cagnolino bastonato e cerbiatto ferito, e si misero a dire, con voce lagnosa: “Ti prego…”. Remus li squadrò, e un lampo di malignità brillò nei suoi occhi. “Facciamo così… io partecipo allo scherzo” “Evvai!!” esclamarono all’unisono gli altri tre “E voi cominciate a studiare.” Sirius, che aveva improvvisato un balletto della vittoria, si bloccò con i pugni a mezz’aria e gli occhi sgranati. “Stai scherzando, vero?” “Prendere o lasciare”. Disperato, Paddy guardò prima Peter e poi James, che allargò le braccia, sconsolato. “Grr… hai vinto, lupo dei miei stivali”.

Soddisfatto per aver ottenuto quello che voleva, Remus stava per rispondere, ma venne interrotto da una voce severa. “Che ci fate qui? Perché non siete nei vostri dormitori?” La McGranitt incombeva su di loro, gli occhi stretti a fessura. “Professoressa, qual buon vento!” esclamò James con la sua migliore faccia da schiaffi. “Noi stavamo preparando il nostro piano di studi, non è forse felice di ciò?” “Potter, le consiglio vivamente di tornare subito in Sala Comune con i suoi amici, se non vuole pulire i corridoi insieme a Gazza”. Con un mezzo inchino, il ragazzo si congedò, seguito a ruota dal resto del gruppo.

“Vuoi far cadere ai tuoi piedi anche Minnie?” chiese Sirius sghignazzando quando furono abbastanza lontani da orecchie indiscrete. “Sarebbe un’opera di bene, sai che sono magnanimo…” “O che hai un perverso gusto per le esperienze orripilanti… Uscire con Minnie, bleah!”. Fece finta di vomitare e Remus tirò uno schiaffo sulla nuca del malcapitato, mentre Peter ridacchiava come un matto. “Parola d’ordine?” “Piovra gigante”.

 Una volta dentro, James adocchiò subito una rossina seduta su un divano accanto al camino, evidentemente molto concentrata su un tomo che teneva sulle ginocchia. “Scusate ragazzi” “Non ti preoccupare, ci prendiamo i posti in prima fila per lo spettacolo”. Si avviò verso l’oggetto dei suoi desideri da quando era salito la prima volta sull’Espresso per Hogwarts, l’inarrivabile (almeno per lui), Lily Evans, e si sedette accanto a lei, ben consapevole dei rischi che correva. Si scombinò i capelli e, con l’aria più amichevole del mondo esclamò: “Evans, i MAGO sono ancora lontani, potresti fare qualcos’altro invece di stare sempre a studiare.” E sorrise sornione. “Se l’alternativa è uscire con te, cosa che stai di sicuro per propormi, la risposta è no, preferisco i libri” “Oh, andiamo, solo tu e Remus siete tanto disumani da stare sempre a studiare” fece un occhiolino a Remus, che si era seduto nel divano di fronte insieme agli altri due, mentre Lily continuava imperterrita a studiare senza degnarlo di uno sguardo. “Infatti devo ancora capire come voi due possiate essere amici…” “Bé, forse anche io non sono del tutto umano” “Giusto, parte del tuo DNA deve essere di pappagallo”. I Malandrini, senza appoggiare minimamente l’amico, sghignazzarono, scuotendo la testa. Prima che il ragazzo potesse ripartire all’attacco, lei disse “Se ti do un biscottino te ne vai? Mi faresti un gran favore.”  “Me ne andrò dopo che mi avrai dato un bacio” “Se non sloggi, Potter, avrai solo un bel cazzotto” ribatté quella impassibile, girando pagina. James si intristì per un secondo, poi si riprese, si alzò e, dopo aver salutato con uno svenevole “Perdonami se non resto con te, ma ho tante cose da fare… A presto” si avviò su per le scale. “Addio” rispose Lily.

James perse di colpo tutto il suo buonumore e, appena entrato nella stanza, si buttò sul suo letto a baldacchino. “Sai, amico, penso che prima della fine dell’anno ti debbano fare una targa. A James Potter, il ragazzo più ottuso e testardo che Hogwarts abbia mai ospitato. Si ricorda per la sua capacità di eccellere in tutto, tranne che nel conquistare Lily Evans.”. In risposta gli arrivò una cuscinata in faccia. “Stupido cane pulcioso…” “Ehy! Non è colpa mia se mi si attaccano! E, se permetti, meglio le pulci delle corna…”. Stavolta il cuscino fu accompagnato dall’intera mole del, almeno per opinione di Sirius, cornuto, che aveva deciso mozzargli la testa con quell’arma. “Vuoi la guerra, eh? Va bene!” Tirò la prima cosa che gli capitò sotto mano, ossia una sua (puzzolente è dire poco) scarpa, ma sbagliò mira e colpì Peter, che si stava tranquillamente godendo la scena. “Oh, scusa Pet…” fu zittito dal suo migliore amico, che avevo deciso di non lasciargli tregua. Con uno spintone lo allontanò dal letto, buttandolo addosso a Remus, che stava tranquillamente leggendo un libro vicino alla finestra. Quando questo volò di sotto, tutti si ghiacciarono, prima di sentire l’urlo belluino “IO VI UCCIDO!!!!”.

Cinque minuti dopo la stanza era completamente ricoperta dalle piume dei poveri cuscini, mentre le colonne del baldacchino di Peter erano finite, non si sa come, per terra, e tre dei Malandrini erano sdraiati per terra, mentre il quarto, appeso a testa in giù, cercava in tutti i modi di evitare la ciabatta incantata da Remus, che gli stava colpendo punti decisamente delicati del corpo. “METTIMI GIù!” “Chiedimi scusa per il cornuto e se ne riparla” “E va bene, mi dispiace, ma basta!” due secondi dopo anche il rampollo dei Black andò a fare compagnia agli altri tre sul pavimento. “Delicato” constatò, massaggiandosi il fondoschiena. “Povero…” disse Remus sarcastico. “Vediamo di mettere a posto questo casino, che è meglio.” “Fai pure tu, noi geni dobbiamo finire di discutere i dettagli. Vero, socio?” “Certo” “Allora… quando tu e la Evans tornerete dalla ronda Remus la distrae se resta lì, tu vieni su ed usciamo sotto il mantello, mentre Peter lo metti nel taschino. Poi preleviamo Piton dalla sua ronda, lo portiamo sulla Torre di Astronomia e lo mettiamo con le chiappe all’aria, che ne dici?” James sghignazzò “Dico che hai una mente perfidamente geniale, ma io ho pronto il tocco di grazia.” “Che vuoi fare?” “Oh, lo vedrai” “No, dai, dimmelo” “Ti ho detto che lo vedrai stasera!” “Cosa vedrà stasera?” i due ragazzi, pietrificati, si girarono verso la porta, dove videro Lily in posa minacciosa con le mani sui fianchi. “Evans!” esclamò James, sorridente. “Che onore averti nel nostro dormitorio!” Sirius, con molto meno garbo, chiese: “Che ci fai qui?” “Sono venuta per James” “Per me?” La faccia era sinceramente perplessa. “Ti ricordi a che ora abbiamo le ronde?” “Certo, oggi dalle 9 alle 10!” “E che ore sono?” Terrorizzato guardò l’orologio: 9,15. “Oddio!” saltò in piedi con uno scatto. “Bene, andiamo?” Lily lo guardò esasperata, poi, pensando che fosse inutile discutere, si girò e cominciò a scendere le scale, con James alle calcagna.

Dall’inizio dell’anno, ovvero da quando alla Grifondoro era venuto un infarto per aver visto James con la spilla da Caposcuola, le ronde erano un’occasione di assoluto silenzio, intervallate da disperati tentativi di lui di fare un po’ di conversazione. Per questo, quando quella sera lei gli rivolse la parola, James rischiò di cadere dalle scale che stavano scendendo. “Cosa avete intenzione di fare te e Black stasera?” chiese Lily con aria sospettosa. “Nulla, una cosa fra me e lui…” sorrise e si scompigliò i capelli, pensando a quanto si sarebbe divertito quella sera. “Potter” Lei si era fermata, e lo guardava intensamente. James si bloccò a sua volta. “Sì?” “Non state progettando uno scherzo, vero?” “Ma che dici?” gli scappò uno sbuffo nervoso, e la mano tornò più velocemente alla testa. Se continuava così, prima dei trent’anni sarebbe rimasto calvo, come gli diceva sempre quel canide che si ritrovava come compagno di stanza, alias Sirius. Lily si avvicinò ulteriormente, stringendo gli occhi. “Sicuro?” Il ragazzo cominciò a sudare freddo, non tanto per il fatto che stava per essere colto in fragrante, quanto perché era troppo vicina per i suoi standard, e non poteva perdere il controllo. Insomma, lei sarebbe dovuta crollare adorante ai suoi piedi, non il contrario! Ricambiò lo sguardo con altrettanta intensità, incrociò le dita dietro la schiena e disse: “Lo giuro” “Bene. E ora possiamo anche continuare.” Gli fece un mezzo sorriso, poi si riprese e tornò a camminare spedita.

Quando tornarono al dormitorio, non si erano scambiati altre parole. “Notte, Evans” “Non starai diventando troppo cordiale?” James sorrise, mentre Remus bloccò la ragazza che stava aspettando per parlare di… scuola. “Lily! Senti, volevo proprio parlarti del compito di Difesa Contro le Arti Oscure…” Mentre i due si sedevano sul divano, James salì nel dormitorio. In camera, Sirius lo stava aspettando. “Peter?” “Già a posto” mostrò un rigonfio nella tasca della camicia. “Senti, siamo proprio sicuri di volerlo fare? Voglio dire, a questo punto possiamo anche lasciar perdere, sono sette anni che facciamo scherzi a Moccioman…” Sirius lo guardò come se fosse pazzo. “Ma sei rincretinito? Sono tre settimane che progettiamo questo scherzo! Non è che sei Remus?” “E’ che…” scosse le spalle, combattuto. “Nulla, non importa. Andiamo” “Oh, ora ti riconosco!” Prese il Mantello dell’Invisibilità e coprì entrambi.

In Sala Comune Lily e Remus erano impegnati in una discussione sul metodo migliore per evitare un Imperius, uno degli argomenti del compito del giorno dopo. I tre Malandrini riuscirono ad uscire indisturbati, dato che James prima aveva lasciato il ritratto aperto, e, dopo essersi assicurati di avere il via libera, si avviarono alla ricerca di Piton. Lo trovarono intento a pattugliare un corridoio del settimo piano. “Cominci lo spettacolo”, sussurrò Sirius, prima di lanciare un Petrificus Totalus addosso al Serpeverde. Quando cadde in terra, gli fecero un incantesimo levitante e se lo trascinarono dietro fino alla Torre di Astronomia. Misero a terra Piton e si tolsero il Mantello, in modo che non li vedesse. “Questa te la ricorderai, Mocciosus, penso che non ti abbiamo mai fatto un così bel regalo.” Sirius sghignazzò, mentre Peter, che nel frattempo si era ritrasformato, si apprestava ad appenderlo sulla cima della Torre. “Aspetta, Codaliscia. James, qual’era il tuo tocco di grazia?” Senza parlare, James agitò la bacchetta, e la divisa di Piton si trasformò in una calzamaglia da supereroe giallo moccio con scritto sopra, con un bel verde vomito, “Moccioman”. Sirius scoppiò a ridere, senza potersi trattenere, e anche Peter. “Questa è bella! Sicuro di non avere la macchina fotografica?” James scosse la testa ridacchiando, e disse: “Allora, lo appendiamo o no?” “Certo! Codaliscia, al mio tre. Uno… due… tre!” In due secondi la povera Serpe si ritrovò appesa per le mutande al pennone della Torre più alta del castello, urlando improperi non uditi da nessuno a causa del vento. “Perfetto! E ora, tutti a letto! Sogni d’oro Mocciosus, spero che la compagnia dei pipistrelli ti allieti il sonno!” urlò Sirius, gongolante per la perfetta riuscita dello scherzo. O meglio, quasi perfetta.

Nel dormitorio femminile di Grifondoro, infatti, una certa rossina non riusciva a prendere sonno per colpa di “…quello stupido, egocentrico, arrogante, immaturo e rompiscatole di James Potter! Accidenti a lui!” Lily Evans era in piedi accanto alla finestra, a prendere un po’ di vento sulla faccia e distrarsi. “Notte, Evans” La mente continuava a proporle immagini di James che le dava la buonanotte, con quel dannato sorriso strafottente e quegli occhi così… così… “Adorabili?” Le suggerì la voce della coscienza, e lei scosse la testa per liberarsi del pensiero. Era dall’inizio dell’anno che Potter si comportava in maniera leggermente diversa, più dolce, gentile… e la confondeva da morire. Lasciò vagare lo sguardo sul castello. Adorava quel posto, le torri, le guglie, il parco… tutto. All’improvviso gli occhi si fermarono su qualcosa che stonava nel quadretto notturno. Qualcosa di giallo si agitava nella notte, in cima alla Torre di Astronomia, e all’improvviso si sentì l’eco di un urlo, probabilmente portato dal vento. “AIUTO!!” “Non può essere, no…” udì delle risate provenire dalla Sala Comune, e decise di scendere. Quando arrivò in fondo alle scale, si trovò davanti James, Sirius e Peter che sghignazzavano come dei pazzi, sdraiati davanti al camino. “Hai visto la faccia di Moccioman quando l’abbiamo appeso lassù?” “Gli si geleranno le chiappe, poverino…” e continuarono a rotolarsi per terra. A Lily non ci volle molto per fare due più due e capire cosa era successo, e subito avvampò di rabbia. “POTTER! CHE DIAVOLO AVETE FATTO???” James si girò verso di lei, e il suo sorriso si allargò ulteriormente. In realtà dentro desiderava profondamente una pala per seppellirsi, ma era impossibile togliersi quella faccia da schiaffi. “Oh, buonasera Evans, non ti avevo sentita arrivare…” sorrise sornione. “Potter…” ringhiò lei, per nulla addolcita. “Bé, Mocciosus stava andando a salvare i pipistrelli qua fuori…” gli altri lo appoggiarono annuendo energicamente e ridendo. Lily ribatté con sarcasmo “E voi avete pensato bene di appenderlo, immagino. Bene”. Si avviò verso il buco del ritratto “Ora andiamo e lo metti giù” “Ma non ha ancora portato a termine la sua missione” James era sempre più sfacciato, il suo orgoglio non gli permetteva di arrendersi subito, ma l’avrebbe fatto volentieri in quel momento. “Allora lo vai a sostituire! Muoviti, prima che chiami la McGranitt.” “Ok, ok, non ti scaldare” Un coretto di “Nooo…” arrivò dalle sue spalle. Lily uscì dal ritratto, mentre Sirius borbottò “Figuriamoci, il divertimento è già finito” ma la seguirono tutti e tre, anche se solo James mantenne il silenzio. “Idioti, bambini, deficienti, cosa diavolo vi passa in quella testa bacata?” il borbottio fu intercettato da James, che chiese: “Puoi ripetere, scusa? Mi sono perso al deficienti…”. Oramai erano arrivati, e l’ordine arrivò perentorio: “Rimettetelo giù” “Come vuoi…” si sentì un tonfo, e Piton, si rialzò dolorante. Quando Lily vide com’era conciato fece una faccia disgustata, ma tornò subito seria, mentre Severus si lanciava all’attacco dei Malandrini. “Voi brutti bastardi…” “Non ti è bastato per oggi, Mocciosus? Vuoi tornare lassù?” chiese freddamente James. “E rimettiti i pantaloni, non sei esattamente una vista paradisiaca…” Piton riprese i calzoni dal pavimento, lanciò un’occhiataccia prima a James e poi a Lily, e se ne andò borbottando propositi di vendetta.

Appena scomparve alla vista, lei tornò a fissare James con occhi di fuoco, arrabbiata come lui non l’aveva mai vista. “TU…” urlò, puntandogli un dito contro il petto. James continuò a sorridere, anche se in realtà si stava davvero preoccupando di non riuscire a vedere il giorno dopo. “In sette anni questa è la stronzata più grande che tu abbia mai fatto!!! Ma regredisci più passano gli anni??? Un ragazzino di undici anni sarebbe più sveglio di voi!!”. James cercò di interromperla, mentre gli altri due si godevano lo spettacolo come se fossero stati a teatro. “Emh, ecco… Vedi, noi…” “VOI COSA?? Cosa diavolo pensavate di fare??? Cosa volevate dimostrare??? Pensate che a prendervela con Severus siate dei gran fichi, che tutti vi cascheranno ai piedi per questo motivo?? Anzi, a prendervela con chiunque!! Siete solo dei bambini stupidi e immaturi che pensano che la scuola sia solo un giocattolo nelle loro mani!!!”. Lily riprese fiato, e James, che nel frattempo sembrava rimpicciolito, cercò di difendersi. “Dai Evans, lo avremmo fatto scendere comunque…” “Sì, domattina però.” Borbottò Sirius in maniera perfettamente udibile. Peter ridacchiò, ma fu gelato da un’occhiataccia della Caposcuola. “Pensavo che tu stessi cambiando, credevo che, forse, fossi un po’ diverso, migliore… invece sei sempre il solito coglione di sempre.” A James tornò in mente quel giorno di due anni fa, in riva al lago, quando Lily l’aveva disprezzato così pubblicamente e duramente, e si sentì colpito con tanta forza che si dovette appoggiare un secondo. Il tono della ragazza, che era diventato un po’ più amaro, tornò duro e deciso. Lo guardò negli occhi e disse, con un’espressione che non lasciava adito a dubbi: “Fai ancora una cosa del genere, Potter, e puoi tranquillamente smettere di parlarmi per il resto dei tuoi giorni, perché per me saresti morto. Sono stanca di te.” Si girò, senza dire altro, e se ne andò.

James, che fino a quel momento aveva mantenuto una facciata abbastanza tranquilla, si accasciò per terra, mettendosi la testa fra le mani. Sentì la mano di Sirius appoggiarsi sulla sua spalla e sussurrargli, con fare consolatorio: “Torniamo in dormitorio”.


Questo è sirius, fatto dalla co-autrice. non è bello?? qst è il suo indirizzo su deviantart: http://sgronghi.deviantart.com/art/Sirius-Black-136441581

  
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