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Autore: Risa_chan    18/09/2022    4 recensioni
Mattsun tossisce tanto forte che gli altri due sobbalzano. «Io ce l’avrei una proposta di lavoro da farti.»
Silenzio.
«Che c’è?» chiede Mattsun quando i suoi amici non rispondono ammutoliti.
Iwazumi si sfrega la nuca cercando di essere più delicato possibile. «Tu fai il becchino…»
Mattsun rota gli occhi esasperato. «E’ un lavoro come un altro, inoltre» comincia ad elencare, “Uno, è un mercato sempre fiorente, due, i morti non parlano e non ti mettono nei guai e tre, la paga è molto buona.»
[Fanfiction scritta per 7emezzochallenge del gruppo Fb “Non solo Sherlock”] [ testo revisionato]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Issei Matsukawa, Takehiro Hanamaki
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Fanfiction scritta per 7emezzochallenge del gruppo Fb “Non solo Sherlock”

Titolo: Un mestiere dell’altro mondo
Genere: Commedia
Prompt: “X viene licenziato, Y gli offre un lavoro che non aveva previsto.”
Fandom: Haikyuu!!
Personaggi: Takahiro Hanamaki, Issei Matsukawa, Iwazumi Hajime
Coppie: Accenno IwaOi
Avvertenze: Attenzione Spoiler!
 
 
Makki è sempre stato un tipo vivi e lascia vivere, propenso a non prendersela mai troppo quando le cose andavano male.
 Se ci pensa, l’unica volta in cui si è sentito frustrato è stato quando al terzo anno di liceo, l’Aoba Johsai ha perso contro il Karasuno.
Quella è stata una batosta grossa, altro che perdere l’ennesimo lavoro.
Sua madre gli ripete spesso di rivedere le sue priorità ma per lei è difficile capire l’amore che prova per la pallavolo e la sua vecchia squadra.
Da quando vive a Tokio, Makki è abituato a passare da un lavoro all’altro. Ne ha cambiati parecchi: cameriere, commesso di un combini, barista, venditore porta a porta e l’ultimo l'operatore di call center.
Forse non è il suo forte star a sentire domande stupide tutta la giornata ma di certo una battuta ad una cliente particolarmente petulante non è un buon motivo per licenziarlo.
Purtroppo, il suo capo non ha ascoltato le sue giustificazioni e lo aveva mandato via comunque.
Poco male, avrebbe trovato qualcos’altro.
Makki si appoggia al sedile del treno, sorridendo pregustando la birra che tra poco avrebbe bevuto insieme ad alcuni vecchi compagni di squadra.
Non li vede da un po’ e nulla avrebbe potuto rovinargli l’umore.
Sceso alla fermata esce dalla metro confondendosi con la marea di persone che camminano sui marciapiedi di Shibuya. 
Alzò il bavero del cappotto per ripararsi dal vento pungente, e prosegue più velocemente che può. Svolta un paio di volte prima di trovarsi di fronte ad un vecchio Pub.
Sorride tra sè. “Tipico di Iwazumi.”
 
Il suono di un campanello tintinna, mentre apre la porta ed entra nel locale moderatamente affollato.
Questo posto gli piace, perché ha l’aria vissuta di quei vecchi locali, dove tutto è fatto in legno massiccio, dal bancone ai tavoli e alle sedie.
«Hanamaki!»
Iwazumi si è alzato dalla sedia e sta sbracciando per farsi vedere dal lui.
E’ tornato da poco da un viaggio in Argentina, e si vede nel suo aspetto: rilassato e abbronzato. Accanto a lui Mattsun sventola la mano.
«Ehi!» salutò Makki appena arrivato al loro tavolo.
Abbracci, pacche sulle spalle e sorrisi a trentadue denti a non finire.
«Ti stavamo aspettando,» Mattsun fece un cenno per chiamare la cameriera, «Cosa prendete?»
Ordinano tre birre e qualche stuzzichino per accompagnamento, giusto per festeggiare.
«Come è San Juan?» chiede allora Makki.
Mattsun lo colpisce al braccio con il gomito: «Pensi davvero che abbia visto qualcosa?»
«A parte la stanza di Oikawa dici?»  Makki sorrise furbo, «ma è quella descrizione che voglio!»
Scoppiano a ridere mentre Iwazumi gli lancia lampi d’odio.
«Idioti!»
Durante la permanenza di Iwazumi, Oikawa gli ha mostrato un po’ del luogo in cui ha deciso di vivere; spesso sono usciti con i nuovi amici e ovviamente, a darci dentro come conigli. Ma questo Iwazumi non lo ammetterebbe neanche sotto tortura.
«Gli mancate e vi saluta.»
Makki e Mattsun si scambiano un occhiata complice.
«Sì come se vedesse altro che il tuo culo!»
Iwazumi lancia qualche patatina verso di loro sperando, inutilmente, di farli smettere di ridere.
Cambia subito tattica. «Matsukawa, quanto ti fermi a Tokio? Hai bisogno di un posto dove dormire?» 
Mattsun beve un sorso di birra per riuscire a non strozzarsi con la sua stessa saliva.
«Fino a dominica. Dormo da mia sorella, sono a posto, grazie.»
Makki ha una idea improvvisa. «Potremo rivederci, che dite?»
Iwazumi prese una manciata di noccioline. «Se non lavori, sarebbe magnifico…»
Makki alza le spalle non curante. «Nessun problema, mi hanno licenziato.»
«Che?» esclama Mattsun.
Iwazumi, altrettanto sconvolto, riesce a dire solo: «di Nuovo?»
Makki continua a bere la birra come se non fosse appena caduta una bomba sul tavolo.
«Con quelle facce sembrate mia madre!»
Iwazumi boccheggia incredulo. «Beh, è l’ennesimo lavoro che cambi, non è proprio normale.»
Makki ne è consapevole, ma che può farci? Forse non ha trovato il lavoro adatto a lui, a volte si annoia facilmente e molla per provare qualcosa di diverso.
E’ ancora giovane infondo…
Iwazumi, con quel suo fare un po’ autoritario e un po’ paterno, che Makki lo ammette, un po' lo commuove, comincia a tartassarlo di domande.
«Quando è successo? Perché ti hanno buttato fuori?»
«Ho risposto male ad una cliente e quella ha chiamato il direttore.»
«Hai cercato qualcosa altro? Ti serve una mano?»
«No, e ancora no, ho soldi da parte,» alza le mani in segno di resa, «se avrò bisogno di aiuto sarai il primo che chiamerò, giuro.»
Mattsun tossisce tanto forte che gli altri due sobbalzano. «Io ce l’avrei una proposta di lavoro da farti.»
Silenzio.
«Che c’è?» chiede Mattsun quando i suoi amici non rispondono ammutoliti.
Iwazumi si sfrega la nuca cercando di essere più delicato possibile. «Tu fai il becchino…» 
Mattsun rotea gli occhi esasperato. «E’ un lavoro come un altro, inoltre» comincia ad elencare, «Uno, è un mercato sempre fiorente, due, i morti non parlano e non ti mettono nei guai; tre, la paga è molto buona.» 
L’attenzione di Makki si sveglia; i vantaggi sembrano allettanti, soprattutto quella del guadagno.
«Oh…e quanto?»
«In media 290.000,00 yen al mese.»
Makki allunga una mano verso l’amico. «Ci sto.»
 
***
 
Tornare a Miyagi fa uno strano effetto, è come mettere piede a casa dopo anni di assenza, nonostante faccia visita ai suoi abbastanza regolarmente.
Ma svegliarsi nella sua vecchia stanza, trovare il silenzio e il passaggio fatto di meno cemento e più campagna lo ha riportato indietro nel tempo.
E’ un po' come essere tornato adolescente, vivere con i suoi, e lavorare con un suo vecchio amico.
Un po’ gli viene da ridere considerando che Mattsun sarebbe diventato il suo capo perché ha da poco rilevato l’agenzia dal proprietario.
«Ehi, eccoti qui!» il sorriso di Mattsun è largo e gli occhi brillano, «dai entra che ti faccio vedere!»
Capo o no, è più che certo che sarebbero andati d’accordo.
Mattsun gli fa fare un giro per l’agenzia.
«Ci occupiamo di tutte le fasi del funerale, sia buddista sia di altro rito.»
Lavano e vestono il morto, ordinano fiori e il cibo per la veglia.
«Siamo in grado di accogliere diverse esigenze e necessità,» Mattsun lo conduce in una stanza senza finestre, «qui abbiamo esposte alcune bare per chi sceglie di essere sepolto.»
Makki sbircia dentro: appoggiate alle pareti ci sono varie bare aperte, fatte di legni e tessuti diversi.
Da una veloce occhiata ed esce subito; non è interessato ad acquistarne una.
«Di qua invece abbiamo due sale per la veglia per chi non volesse farlo a casa propria.»
Mattsun apre una porta che affaccia ad un breve corridoio in cui ci sono due porte ai lati opposti. Entrano in una delle due stanze.
Molto più accogliente, le pareti sono rivestite di pannelli di bambù decorati e le sedie sono disposte ordinatamente vicino ad un piedistallo, alla cui base, sono appoggiati vasi di fiori. 
Dei ragazzi stavano preparando un tavolo per il consueto banchetto che si svolge durante la veglia funebre.
Mattsun alla fine lo accompagna nel suo ufficio e lo fa accomodare.
«Hai qualche domanda?» chiede Mattsun.
«Beh,» comincia pensoso, «spero che tu non mi metta a lavare e sistemare i corpi!»
Lo dice sorridendo, ma davvero preferirebbe fare l’autista del feretro, o uno di quelli che portano le bare, o le urne al cimitero, cose così.
«Oh, certo che no,» sussurra l’amico appoggiando la schiena alla sedia.
«Ho pensato a te per la posizione di prefica.»
 Makki sbatte le palpebre una volta, due volte, tre volte.
«Non ho la più pallida idea di che cosa sia.»
«Non è difficile,» dice, «sono uomini e donne che piangono ai funerali a pagamento. E’ un rito molto richiesto così assumiamo noi persone che lo facciano.»
Mattsun è totalmente nel suo ambiente, parla di cose che lui non si sognerebbe mai neanche di soffermarsi a pensare. E’ una sua caratteristica tipica da quando giocava: far apparire un azione straordinaria come se fosse nulla.
Makki è incredulo. «E hai pensato a me?»
Mattsun scuote la testa ridendo. «Non proprio, ma visto che non hai un lavoro, ti va di provare?»
Quando è arrivato lì non aveva proprio previsto di dover andare a piangere per la morte di uno sconosciuto.
 Eppure… Cosa ha da perdere?
«Siamo qui, tanto vale giocare!»
«Molto bene, andiamo!»
«Ma che adesso?»
Mattsun alza le spalle. «Secondo te perché ti ho fatto indossare un completo?»
Makki cerca di rispondere qualcosa ma l’amico non gli dà neanche il tempo di formulare un pensiero di senso compiuto.
«Prendi questo,» Mattsun fa cadere nelle mani di Makki una boccetta.
«Che roba è?»
«Lacrime artificiali, se non riesci a piangere a comando.»
Siccome lui è capace di tutto tranne che frignare se qualcuno glielo chiede, si mette due gocce prima da un occhio e poi dall’altro. L’effetto è sorprendente: in un attimo i suoi occhi diventano lucidi e lacrimosi ed è pronto per la recita.
Mattsun gli da brevi informazioni sul morto: nome e cognome, professione, età, causa del decesso, poi lo accompagna nella sala che prima gli ha mostrato.
 
La bara di Kimura-san, pace all’anima sua, è posizionata nel piedistallo con tutti i fiori intorno.
Sua moglie, una donna anziana dai capelli grigi se ne sta in piedi vicino, osservando il viso dell’uomo.
Non sapendo esattamente cosa fare si avvicinò per salutare la donna.
«Buon giorno Signora.»
La donna gli sorride.  
Il viso grinzoso non lascia trapelare nessuna emozione; probabilmente è di vecchio stampo e non ama mostrare dolore e debolezza.
«E’ una grave perdita per tutti noi, «comincia cercando di mostrare tristezza sincera. Per farlo, pensa a tutte le partite perse contro la Shiratorizawa, e stranamente ha successo.
La donna sbuffa. «Chi? Questo idiota?»
Vedendo lo sconcerto nel viso di Makki, il viso della donna si addolcisce: «Sei il ragazzo che farà quella pagliacciata di piangere la morte di mio marito?»
Makki si da mentalmente dell’idiota, la moglie è quella che ha richiesto il servizio, non deve fingere con lei.
«Si, signora.»
«E’ stata una sua idea,» gli spiega lei, «megalomane come era voleva impressionare le persone, così lo ha lasciato scritto nel testamento.»
«Comunque, sei bravo, lo sai?»
Makki trattiene una risata. «Confesso che è la mia prima volta.»
«Sul serio?»
Makki annuisce. «Ho perso il lavoro da poco e Matt… Matsukawa mi ha offerto questo.»
La donna però non cambia idea su di lui. «Sei sincero, mi piaci,» poi si volta a guardare il marito, «Te la caverai alla grande.»
 
Passa un pomeriggio intero in piedi accanto a Chieko, la moglie, a piangere e a disperarsi per la morte di Kimura-san con gran successo.
 
 
«Allora, come ti è sembrato questo lavoro?» gli chiede Mattsun mentre tornano a casa insieme.
 Makki alza lo sguardo al cielo. «Hmm…un lavoro dell’altro mondo?»
Scoppiano a ridere.
«Ma sai,» dice sorridendo, «potrei abituarmici.»
 
 
Fine
NOTE

Non posso credere sono riuscita a completarla anche in tempo. E’ stata una bella sfida, ma non so dire quasi se sia stato un successo o no.  Ho cercato di rendere i personaggi più IC possibili.
Spero che vi piaccia, a me ha divertito scriverla.

 
 
 
 
   
 
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