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Autore: AndreMCPro    18/09/2022    1 recensioni
E se gli anime, i manga, i libri e i videogiochi non fossero pura fantasia? E se i creatori di tutti questi fossero stati ispirati da qualcos'altro? Immaginate: se esistono infiniti universi, non potrebbero essercene alcuni in cui tutte queste cose, che secondo noi sono frutto della fantasia, esistono davvero? Ma questo vale anche per le fanfiction, milioni di mondi paralleli a quelli delle opere originali.
Tempo fa, io e mio fratello ci siamo trovati coinvolti nel compimento di una delle nostre stesse storie. Ma il nostro viaggio non è ancora finito, e così, dieci mesi dopo, qualcosa succede... e siamo richiamati in quel mondo per intervenire.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Herobrine, Notch, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Alternative Dimensions'
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Alternative Dimensions
La Guerra del Cosmo

Cap.16 – Questione di Controllo
 
Raggiungiamo il campo militare e chiediamo del capitano di zona, assegnato dalla Stessa Debora. Veniamo accompagnati nella tenda principale, che ormai sta prendendo la forma di una piccola caserma. Dopo circa un anno di permanenza hanno penato bene di costruire qualcosa di più solido, a quanto pare.
«Da come mi dicono i miei sottoposti  siete raccomandati dal generale in persona. Come posso aiutarvi?»
«Siamo qui per alcune ricerche, e per vedere se ci è possibile sbloccare questa situazione di stallo»
«Intendete la barriera, immagino. Da quando siamo qui abbiamo provato in tutti i modi a superarla, ma ogni tentativo, anche i più aggressivi, è fallito. I ragazzi lì dentro sono allo stremo delle forze. Qualcuno ha provato a seminare qualcosa, ma a quanto pare i semi non erano buoni per la coltivazione»
«In altre parole sono chiusi lì dentro senza viveri né acqua?» chiede Massimo, turbato.
«L’acqua non è un problema, anzi, a quanto pare è l’unica cosa, ossigeno a parte, a passare. È come se fosse una barriera microforata; niente di estraneo passa, e quello che lo fa viene purificato all’istante. Se scoppiasse un incendio in questo accampamento le fiamme non toccherebbero la barriera, il fumo verrebbe purificato e i maghi all’interno non verrebbero intossicati. Una gran bella magia…»
«Beh, la cosa non può durare in eterno, ma nemmeno possiamo aspettare che termini l’effetto. Forse mio fratello può aiutarvi» risponde Massimo, uscendo dall’accampamento e invitandoci a seguirlo fin sotto la barriera.
«Andrea, tutta tua!» commenta Massimo. Io mi avvicino e la tocco per rendermi conto della sua consistenza, e di risposta ricevo una bella scarica di energia che mi fa saltare all’indietro.
«Cavolo, ma non è inerte! Reagisce al contatto!» e mi scuoto il braccio ancora indolenzito.
«Ma no, si sbaglia, guardi…»
Il capitano si avvicina e tocca la barriera, ma non succede nulla. «Visto? Non succede niente»
«Forse ha reagito ai tuoi poteri? Anche se minima avrà percepito l’elettricità, oppure l’origine di quel potere. La cosa che mi sorprende è che percepisce l’ostilità di chi la tocca»
«Aspetta allora, fatemi riprovare. Cercherò di essere più delicato»
Mi avvicino di nuovo, prendo un grosso respiro e cerco di annullare il più possibile i miei poteri. La barriera reagisce nuovamente, ma questa volta la scarica è molto più leggera e non causa una repulsione. Così facendo posso verificare la consistenza della barriera per qualche istante: solida ma scivolosa, come fosse vetro. Uso poi i miei poteri per sondarla, ma non appena lo faccio ecco una scossa più forte che mi costringe a staccarmi.
«Questa barriera sembra abbia un cervello… Si fa avvicinare, ma non appena provo a sondarla ecco che mi scaccia…»
«Ma ci sei riuscito, giusto?» chiede Massimo, che nel frattempo ha guardato tutta la scena a braccia conserte.
«Si, mi sono fatto un’idea, e credo che un fascio di energia nel punto giusto la farà cedere… e direi che il punto di origine sia il punto ideale»
Prendo il volo con i miei razzi, raggiungo la cima e mi staziono, pronto a colpire. Preparo il colpo con entrambi le mani e faccio fuoco. La barriera diventa completamente bianca opaca per qualche secondo, e a fine attacco torna come prima, senza un graffio.
«Niente, Andrea. Sbagliato mira?» chiede Massimo tramite comunicatore.
«Sì credo, di sì. Non è così facile direzionare un fulmine»
«Lo so, ma comunque mi dicono che è la prima volta che reagisce così. Forse è un buon segno»
«Ok, ci riprovo, ma questa volta al doppio della forza. Però anche se il punto è sbagliato avrebbe dovuto dare qualche segno di cedimento…»
Preparo nuovamente il colpo, ma questa volta la barriera reagisce in anticipo, diventa nuovamente bianca e dal punto più vicino scaglia una saetta della stessa potenza della mia, che mi manda momentaneamente in corto i razzi e mi scaglia lontano, oltre il campo base. Subito mi raggiungono nel punto della caduta. Io mi rialzo, indolenzito e un po’ acciaccato ma ancora tutto intero. Un colpo del genere non me lo aspettavo di certo
«Tutto ok? Che successo?» mi chiede subito Ezio, che mi raggiunge per primo.
«Quella maledetta barriera… Mi ha restituito il colpo con gli interessi. Stavo per fare fuoco quando mi ha rispedito la scarica precedente»
«Sai di pollo bruciato» commenta mio fratello mentre mi aiuta a rialzarmi.
«Molto simpatico…» gli rispondo.
Insieme torniamo sotto la barriera. Questa volta mi tengo qualche passo indietro.
«Possibile che sia cosi dura?» commenta Massimo, e poi posa la mano sulla superficie. Questa subito reagisce diventando bianca al suo tocco.
«Huh, per un momento pensavo…»
Un lampo bianco scende giù lungo tutto l’arco della cupola e lo raggiunge. Vedo mio fratello subirne il colpo come se una scossa elettrica lo prendesse in pieno, senza dargli possibilità di staccarsi.
«Massimo!»
Faccio un passo verso di lui, ma è proprio lui a fermarmi. Alza la mano libera dicendomi di attendere e poi si volta. I suoi occhi sono completamente bianchi con una sfumatura viola.
«Edoardo…?» mormora. Poi viene come risucchiato all’interno della barriera, e il raggio bianco si ritrae fino alla sua cima.
 
***
 
«Edoardo, sei tu?» chiedo, vedendo apparire davanti a me una sagoma seduta ad un tavolo. Mi avvicino pian piano fino a riuscire a mettere a fuoco bene la stanza dove sono entrato: libri ovunque, scaffali e scaffali pieni. il mio vecchio Taumonomicon è aperto sulla scrivania, e il ragazzo, seduto lì a studiare e fare calcoli, si volta verso di me, sorpreso di vedermi. Il suo viso è invecchiato, con barba bianca ma occhi ancora vispi e giovani, segno della sua forza di volontà.
«Massimo, sei tu? Come hai fatto a entrare?»
«Se ti dico che non lo so mi credi? So solo che qualcuno mi ha chiamato, e ora eccomi qui»
Lui si guarda intorno confuso, scuote la testa e poi nota una luce sul tavolo. La sua bacchetta ha il focus del buco portatile attivo.
«Questa, poi…» si volta poi verso di me e mi sorride. «Ci sono ancora parecchie cose che non capisco a fondo, ma una cosa è certa: è un piacere rivederti. Quanto è passato, cinque anni?»
Forse capisco cosa sta succedendo. Lui non dovrebbe esseri qui, o forse non dovrei esserci io. Meglio non dirgli il futuro finché non capisco cosa ci faccio qui.
«Dove sono? Che posto è questo?» chiedo, iniziando a muovermi tra gli scaffali e evitando la risposta.
«È la biblioteca, o almeno, una sua sezione. Qui sono conservati antichi testi ritrovati in alcune catacombe. Sto cercando di tradurli con l’aiuto di alcuni allievi particolarmente abili»
«Vedo che hai trovato il mio libro. Ti è stato utile?»
«Si, molto. Lo aggiorno, di tanto intanto, e ogni volta mi sorprende» risponde lui prendendolo in mano.
«Ma è crescuto?» gli chiedo, notando lo spessore più alto e la forma più grande del volume.
«Eh, già. Non so che tipo di magia hai usato, ma sì, cresce con l’aumento di informazioni inserite. Ma dimmi, cosa ci fai qui? Cerchi qualcosa?»
«Beh, in realtà ho un piccolo problema…» e mi gratto la testa.
«Cosa hai combinato?» incalza, sorridendo.
«Credo di aver perso i miei poteri. Sono successe alcune cose che… ecco…»
«Posso dare un’occhiata?» mi domanda, e al mio cenno di assenso mi accompagna in una stanza sempre all’interno della biblioteca, ma isolata dalle altre camere. Davanti a me si presenta una sorta di altare a forma di esagono, e ad ogni angolo un pilastro con dei cristalli. A ogni piedistallo corrisponde un cristallo di un elemento primario diverso.
«Mettiti al centro e prendi la sfera che si trova lì. Tienila tra le mani e attendi»
Ubbidisco. La sfera subito si illumina, e delle linee colorate dei sei colori primari raggiungono i rispettivi cristalli illuminandoli.
«Ecco fatto, ora è sicuro: non hai perso i tuoi poteri, e sei ancora in grado di interagire con il vis…» ma prima che concluda la sfera inizia a lampeggiare.
«…ma qualcosa li blocca in maniera vistosa»
All’improvviso la sfera diventa nera, e i cristalli primari diventano sempre più luminosi finché ad impulso iniziano tutti a lampeggiare in senso orario per qualche secondo. Poi di colpo la sfera si disattiva e tutta la stanza si spegne.
«E questo che significa? Cosa succede?» chiedo ad alta voce. Una luce di candela si accende, poi Edoardo riaccende le luci con la sua bacchetta.
«Credevo di averle viste tutte… I tuoi poteri sono al dir poco strani. Solitamente uno o due cristalli si illuminano in maniera più intensa indicando le capacità del nuovo arrivato, ma a te reagiscono addirittura tutti. Nemmeno io sono riuscito a fare così tanto»
«Beh, sì, questo lo so, ma non risponde alla mia domanda»
Lui si avvicina e prova a mettere la mano sul mio petto, ma una sorta di barriera impedisce che mi tocchi.
«Ora capisco perché hai eluso la mia domanda di prima. Tu non sei qui. La bacchetta ti ha portato da me… È lei che ti ha richiamato»
«L’hai capito, vero? Questo incontro non dovrebbe accadere»
«Ne sei sicuro? La magia può fare molte cose, spesso al di fuori della nostra comprensione. Tu sei qui per un motivo. Hai bisogno di aiuto»
Impugna la sua bacchetta e mi sorride.
«Tu sei venuto da me, e ora io devo venire da te. Andiamo a metà strada tra il mio e il tuo tempo… un viaggio del tempo a metà»
La sua bacchetta si illumina più intensamente e lui prova a toccarmi di nuovo. Supera l’ostacolo, non senza difficoltà, e mi riesce a raggiungere.
«Ecco fatto, vediamo cosa succede… Ah, ecco perché l’altare ha reagito in quel modo…» alza gli occhi e mi guarda «Hai una sorta di collegamento dentro di te, tra questo mondo e quello del vis. Agisce su di te dandoti poteri ben superiori alla norma. La tua magia è inimitabile, ma qualcosa ostruisce il passaggio. Non so cosa è successo, ma, qualsiasi cosa sia, non riuscirai ad usare il tuo potere finché non controllerai l’entità che lo limita»
«Ah, bene, la cosa si fa interessante! Mi stai praticamente dicendo che devo andare in cerca di guai»
«Beh, la cosa non ti dovrebbe essere difficile, no?» e ridacchia. Non posso dargli torto, e ricambio la risata. «C’è una cosa positiva, però: hai mantenuto la capacita di controllo. Non puoi lanciare incantesimi usando quel portale, ma sei ancora in grado di reagire con il vis intorno a te.
«Mi stai dicendo che sono una specie di bacchetta vivente?» gli domando sorpreso.
«Esatto, proprio così. Se vuoi fare un incantesimo usa i nodi che si trovano in giro per il mondo, catturane il vis, usa contenitori o cose simili per accumularlo. Anche altre bacchette, se vuoi. Come dice il cuoco, tutto fa brodo»
Resto a guardarlo sorpreso, poi la sua bacchetta inizia a lampeggiare.
«Credo che il nostro tempo sia finito » commento.
«Si, amico mio. Ah, un’ ultima cosa… c’è un ragazzo, ancora giovane ma molto talentuoso. La perdita dei suoi genitori lo ha reso molto difficile da gestire. So che nel tuo tempo sono morto, altrimenti questo incontro non ci sarebbe mai stato, e so che non puoi dirmi come, quindi ti chiedo un favore: aiutalo. La sua visione del mondo è molto oscura. Apri i suoi occhi»
«Sai dirmi il suo nome?» gli chiedo. Lui risponde, ma non riesco più a sentirlo. Così lui subito mi indica il cristallo del perditio. Poi la sagoma si fa più opaca, una nebbia mi avvolge e poi nuovamente diventa tutto chiaro. Davanti a me c’è il luminoso focus di protezione di un Bastone del Primario, posato su un altare di ricarica che la alimenta in modo perpetuo rigenerando la barriera. Su uno dei quattro lati del bastone vedo il nome di Edoardo, scritto con le rune arcane che solo io posso leggere.
«Grazie, amica, mi hai reso un grande servigio e regalo»
Sento di colpo un rombo. Alzo la testa, ed ecco lì mio fratello che prende a pugni la barriera, che ovviamente restituisce colpo su colpo. Dopo l’ennesimo contrattacco si ferma e mi vede. Cerca di attirare la mia attenzione con dei gesti. e io alzo il pollice per confermare che va tutto bene.
  
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