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Autore: My Pride    18/09/2022    1 recensioni
~ Raccolta Curtain Fic di one-shot incentrate sulla coppia Damian/Jon + Bat&Super family ♥
» 79. With all my life
Le note di Jingle Bells risuonavano a ripetizione negli altoparlanti del centro commerciale e diffondevano quell’aria natalizia che si respirava in ogni punto della città di Gotham, dai piccoli magazzini, negozi di alimentari e ristoranti ai vicoli che circondavano ogni quartiere.
[ Tu appartieni a quelle cose che meravigliano la vita – un sorriso in un campo di grano, un passaggio segreto, un fiore che ha il respiro di mille tramonti ~ Fabrizio Caramagna ]
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bat Family, Damian Wayne, Jonathan Samuel Kent
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Nowhere else but here Titolo: Nowhere else but here
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 
1177 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Wayne, Jonathan Samuel Kent, Thomas Wayne-Kent (OC)
Rating: Verde
Genere: Generale, Fluff, Sentimentale
Avvertimenti: What if?, Slash
Antiferragosto Challenge: Prendi le gioie ed i miei guai, sfiora la mia pelle e le ferite che graffiano l'anima, prendi tutte quante le bugie, tutte le pretese e le follie
 


SUPER SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved
.

    Sistemando la mascherina sulla bocca, Damian si poggia con la schiena contro lo stipite della porta e incrocia le braccia al petto, sollevando un angolo delle labbra in un sorriso mentre osserva Jon che, di schiena, è curvato sul fasciatoio mentre cambia il pannolino a Thomas.
    Sta sussurrando e canticchiando sottovoce parole che qualcuno penserebbe siano incomprensibili, ma Damian riconosce l’accento kryptoniano e ridacchia in silenzio tra sé e sé, lasciandosi cullare da quei suoni. Non riesce ancora a credere che siano passati due anni dal loro trasferimento e appena pochi mesi da quando hanno trovato e adottato Thomas, eppure il pensiero gli provoca una calda sensazione nel petto e al viso, e sa che quest’ultima non è dovuta all’influenza che lo ha messo k.o. giorni prima. Il freddo di quel rigido inverno li ha colti impreparati e lui si è ammalato come un idiota, quindi ha cercato di non stare troppo vicino al bambino per evitare di infettarlo – è ancora piccolo e Damian non se lo perdonerebbe mai – e ha lasciato a malincuore a Jon il compito di occuparsene da solo. Però, e dentro di sé lo ammette, ha voluto almeno ritagliarsi quel momento che gonfia il suo cuore di gioia.
    Nel corso di quei due lunghi anni, anni in cui ha lottato contro la depressione e il pensiero di essere solo diventato un peso per tutti, la vicinanza di Jon e il loro trasferimento lo hanno aiutato più di quanto lui stesso a volte riesca ad ammettere. Con la sua forza e la sua luminosità, il suo guardare al futuro e il cercare di aiutarlo a rialzarsi dal catrame in cui la sua essenza era sprofondata, Jon ha tenuto duro per entrambi e ha scavato senza sosta dentro di lui, lenendo le ferite che gli hanno graffiato l’anima per mesi e mesi; ha sfiorato la sua pelle con gentilezza, si è occupato del suo moncone e non si è mai mostrato disgustato dall’orribile cicatrice che gli ha deturpato la gamba, facendosi carico di tutto il bagaglio emotivo di ansie, gioie e paura che Damian gli ha scaricato addosso quando si è finalmente aperto con lui; ha lasciato andare tutte le bugie che gli ha raccontato per mesi sulla sua condizione, ha pianto e urlato fin quasi a perdere la voce e si è spinto al punto da pensare di non meritarsi tutto l’amore e il supporto che Jon e la sua famiglia gli hanno dato, ma è riuscito a superare tutto questo. Ha superato i momenti orribili in cui si è immerso ed è rinato, e adesso è più forte e felice che mai. E Jon e Thomas sono la cosa più bella che abbia mai visto. Non potrebbe essere più fortunato.
    «Qualcuno qui dovrebbe essere a letto. Eh, Tommy?» dice di punto in bianco Jon, e Damian sussulta per un momento quando il compagno, issandosi Thomas fra le braccia dopo avergli chiuso il pannolino e tirato su i calzoncini, si gira verso di lui con un sorriso.
    Damian a volte si chiede come faccia Jon a sentirlo nonostante la perdita dei suoi poteri. È stato addestrato dalla Lega degli Assassini, la furtività è praticamente nel suo DNA e persino suo padre stenta ad accorgersi di lui quando si avvicina in silenzio, ma… puntualmente, ogni singola volta, Jon avverte la sua presenza. Forse quello è l’unico superpotere che gli ha lasciato la kryptonite dorata che luccica al suo dito. «Sto bene», replica, ma un colpo di tosse improvviso lo tradisce e l’occhiata scettica che gli lancia Jon parla per lui. D’accordo, forse non sta poi così bene.
    «Certo, vedo. Sprizzi energia da tutti i pori», ironizza Jon, e Damian aggrotta la fronte tra un colpo di tosse e l’altro contro la stoffa chirurgica della mascherina.
    «Che fai… prendi in giro?»
    «Oh, non lo farei mai».
    Il tono diventa più sarcastico e Jon, avvicinandosi, gli poggia un bacio sulla guancia coperta dalla mascherina prima di superarlo e andare verso il soggiorno, sistemando Thomas fra le braccia; Damian lo sente borbottare in tono divertito “Il tuo papà è un adorabile scemo” mentre lo culla e canticchia una ninna nanna, e Damian lo segue in silenzio, senza disturbare quel momento così delicato. Thomas borbotta, fa strani versi e agita le braccia cicciottelle sgambettando un po’, finché alla fine non sbadiglia e pian piano non chiude gli occhi, appisolandosi contro il petto di Jon; solo a quel punto Jon lo sistema delicatamente nella carrozzina e lo culla ancora un po’ per assicurarsi che si addormenti del tutto, dandogli un bacio sulla fronte e stiracchiandosi prima di voltarsi verso la porta contro cui si è nuovamente poggiato Damian.
    «Sai che non succede niente se ti avvicini un po’ di più, vero?» dice, ma Damian si stringe nelle spalle e, forse persino un po’ a disagio, si morde il labbro inferiore.
    «Non voglio rischiare di contagiarlo», ammette, e Jon, osservandolo con estrema attenzione, annuisce dopo un lungo istante.
    «Comprensibile, ma sono passati quasi dieci giorni e hai solo un po’ di tosse, il signor Pennyworth ha detto che non sei più contagioso. Inoltre indossi la mascherina», fa notare, e Damian sbuffa un po’ ironico.
    «Fino a cinque minuti fa dicevi che dovevo stare a letto».
    Jon fa spallucce. «Non pretendo mica di essere coerente», afferma, cosa che fa roteare gli occhi di Damian; ma non gli da peso, avvicinandosi lui stesso per cingerlo in un caloroso abbraccio e poggiare le labbra sulla sua fronte. «Sei ancora un po’ accaldato».
    «Non è un metodo scientificamente corretto per conoscere la mia attuale temperatura corporea».
    «Forse. Ma è dolce», ribatte Jon con divertimento e un sorriso contro la sua pelle, facendo scivolare una mano lungo il suo braccio destro per avvolgere delicatamente due dita intorno al suo polso e portarlo con sé accanto alla carrozzina.
    Accanto a Jon, Damian lo osserva in silenzio. Carezza timidamente la testa di Thomas e il bambino muove un po’ le piccole labbra prima di accoccolarsi meglio; sonnecchia tranquillo e stringe il pupazzo di Zitka che Grayson gli ha regalato mesi prima, e Damian sente il cuore gonfiarsi di nuovo di gioia. Thomas è la cosa più preziosa che gli sia mai capitata nella sua vita e non si vergogna minimamente ad ammetterlo, soprattutto non dopo tutto quello che ha passato e che ha affrontato insieme a tutte le persone che lo amano. Gli ci sono voluti mesi e mesi per riprendersi e il pensiero di un arto artificiale al posto della sua vera gamba lo ha disgustato e frenato, ma ha capito che una protesi lo avrebbe aiutato ad affrontare meglio il suo percorso di riabilitazione e a guarire. E adesso, a distanza di tempo, non vorrebbe essere da nessun’altra parte se non lì.
    Con un sorriso nascosto tra le pieghe delle labbra, si voltano entrambi verso la finestra e Damian resta lì, tra le braccia di Jon, ad osservare la neve che cade. Forse sarà un lungo inverno, ma lo affronterà con le persone che ama.






_Note inconcludenti dell'autrice
Scritta per l'iniziativa #antiferragostochallenge indetta dal gruppo facebook Hurt/comfort Italia
Ambientata qualche mese dopo l'adozione di Tommy, solo un piccolo spaccato quotidiano in cu iDamian comincia a capire quanto tiene davvero a quel bambino, tanto da tenersene lontano a causa dell'influenza e indossare anche la mascherina (brutti ricordi con la mascherina, io tuttora la porto perché, ehi, la gente è scema e io non voglio rischiare!)
A parte questo. Ovviamente Jon lo capisce, ma allo stesso tempo lo sprona a rasserenarsi perché capisce quanto Damian senta la mancanza, chiamiamola così, della vicinanza col suo bambino

Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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