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Autore: Anctartic    20/09/2022    2 recensioni
"Ho sempre creduto che fosse così, per me. Il mio cervello era legato alla sanità mentale da un sottile lembo di oblio, oblio che significava fingere che non fosse mai successo ciò che effettivamente era capitato, a rimuovere, a non pensare mai, neanche per un istante a qualsiasi cosa potesse riguardare il tremendo fatto che era avvenuto quel giorno del 1900, su quell’isoletta al largo della Scozia."
Questa è la mia personale rivisitazione sul cosiddetto mistero del Faro delle Isole Flannan. Spero possa piacervi.
Genere: Dark, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                     I GUARDIANI DEGLI ABISSI
 
 
 
Beata ignoranza. È così che si dice, giusto? Beh, non avete idea di quanto queste parole suonino terribilmente vere, alle mie orecchie.
Quando avevo sette anni, un mio vicino di casa ebbe un grave incidente nella fabbrica del quartiere. Non so con precisione cosa gli accadde ma ho ancora in testa le espressioni sconvolte delle persone che raccontavano di come la sua gamba fosse attaccata al corpo soltanto da una sottile striscia di muscoli insanguinati. Ecco, ho sempre creduto che fosse così, per me. Il mio cervello era legato alla sanità mentale da un sottile lembo di oblio, oblio che significava fingere che non fosse  mai successo ciò che effettivamente era capitato, a rimuovere, a non pensare mai, neanche per un istante a qualsiasi cosa potesse riguardare il tremendo fatto che era avvenuto quel giorno del 1900, su quell’isoletta al largo della Scozia.
Ovviamente l’uomo l’aveva persa, la gamba. Sarebbe capitato anche a me?
Me lo sto chiedendo, ora che mi appresto a rivivere quell’orrore, a riportarlo su carta. Il rischio è grande, ma lo è diventato anche il peso sul cuore.
Non so quali saranno le conseguenze, se davvero finirò in una stanza del manicomio di Stanley, con gli occhi stralunati, urlando versi incomprensibili. Mi affido alla clemenza di Dio. Ho poche certezze nella vita, ma una di queste è che Lui esista. Come potrei dubitarne, dopo aver conosciuto la sua controparte?
Sono passati decenni, oramai, ma ancora mi sembra di sentire il mare che frusciava come seta mentre veniva solcato dalla mia nave, il profumo della salsedine, lo stridio degli albatros. Vedo ancora i delfini che parevano divertirsi a fare gare di velocità con noi umani, i palmi callosi dei marinai, che poi sono anche i miei, il sartiame così ruvido al tatto, gli ordini urlati con voce sguaiata, prima dal capitano Coley, poi da me stesso.
Sono cresciuto in una città portuale, ma non ho mai avuto una vocazione marinaresca. Non mi erano mai interessate le avventure, navigare mi era totalmente indifferente. No, ho deciso di imbarcarmi perché le mani di mio padre erano più brave a picchiare e a reggere una bottiglia che a lavorare e le lacrime di mia madre erano sempre di dolore e mai di gioia.
Maturavo quell’idea da tempo ma quando mamma smise di piangere, e di fare qualsiasi altra cosa, in effetti, capii che era giunto il momento.
Così, in una bella mattinata autunnale, mentre mio padre era in conceria, mi intrufolai al porto e salii di nascosto su un brigantino. Ricordo ancora il nome:Ireos.
E ricordo anche le vergate del capitano Coley quando mi beccò. Per un attimo temetti che mi avrebbe buttato in mare, ma un paio di braccia in più fanno sempre comodo su una nave. Pare che le cucine non siano mai abbastanza pulite.
Comunque non mi interessava, alla violenza ero abituato, e il capitano Coley, sotto la ruvida scorza tipica degli uomini di mare, era davvero una brava persona.
Con il tempo mi affezionai a quella vita. Del resto, a chi non piacerebbe? Essere sempre in giro, visitare posti nuovi, dai ghiacciai artici fino ai Tropici, essere al di fuori della solita quotidianità, chi non lo vorrebbe? E poi, immagino conosciate il detto “avere una ragazza in ogni porto”, vero? Sì, pure queste parole risultano più che mai vere, alle mie orecchie, anche se ovviamente la mia dignità maschile mi impedisce di dire quante donne mi hanno concesso le proprie grazie dietro compenso e quante no.
E finalmente ebbi il mio bel piroscafo. Quanto ero felice di essere diventato comandante, sentivo di meritarmelo, dopo tutte le mie sofferenze. Se solo avessi saputo…
Dunque, eccoci arrivati a quel gelido e maledetto giorno di dicembre.
La nostra nave doveva portare come al solito i rifornimenti di cibo ai faristi di Eilean Mòr, una selvaggia isoletta delle Ebridi Esterne. In tutti quegli anni avevo imparato ad amare i fari. C’era forse qualcosa di più altruistico al mondo? Significavano terra, aiuto, salvezza. Quante volte avevo quasi pianto di gioia vedendo la loro luce dopo una tempesta?
Eravamo in ritardo di sei giorni sulla data prevista, a Santo Stefano del 1900. Nessuno attendeva sulle scalinate. Scesi rabbrividendo nel gelo scozzese, stupito ma non ancora spaventato.
Lanciai un fischio stridente e poi un bengala ma non servì a nulla. Nessuno si presentò.
A quel punto cominciai ad inquietarmi, conoscevo quei tre faristi, erano persone serie e di esperienza, per cui capii subito che doveva essere successo qualcosa di grave.
Dunque diedi l’ordine di entrare nel faro e… Dio, mi trema la mano.
Non c’era sangue, pezzi di corpi umani o che so io. Non c’era niente, era questo il problema. Al tavolo stavano ancora i piatti mezzi pieni, come se i guardiani si fossero alzati all’improvviso nel bel mezzo del pasto, i letti erano sfatti, le lampade ad olio piene ma spente, gli orologi fermi.
Eravamo spaventati a morte, ma nessuno lo avrebbe mai ammesso con gli altri. Come era possibile che fossero spariti? Per di più in modo così repentino, come testimoniava il cibo nei piatti e i letti?
La cosa che ci terrorizzò di più, però, fu il diario.
Quando lo trovammo fummo felici, perché speravamo che ci avrebbe aiutato a capire cosa fosse avvenuto, invece ci complicò ancora di più le idee.
 
 

12 dicembre
.....Mare furioso,
Non ho mai visto una tempesta simile.......
......James Ducat irritabile...
Più tardi
......La tempesta infuria ancora,
Vento costante, non si può uscire....
Ducat tranquillo, MacArthur piange....
13 dicembre
..La tempesta è continuata per tutta la notte,
Ducat tranquillo, MacArthur prega….
Più tardi
..Mezzogiorno....
Luce diurna grigia…..
Io, Ducat e MacArthur preghiamo….
15 dicembre
..Tempesta finita
Mare calmo….
Dio è sopra ogni cosa
 
 
 
 
 
 
Maledico ancora quel momento, il momento in cui sentii il bisogno di uscire per un boccata d’aria. Dovevo schiarirmi le idee. Dunque non li aveva portati via la tempesta, giusto? Ma allora dove erano finiti, santo cielo?
Gettai un’occhiata in basso, verso il mare.
E la vidi.
Una donna, o almeno queste erano le sue apparenze, solo che non poteva, era impossibile che fosse umana. Emergeva dall’acqua fino al seno, i capelli neri che volteggiavano nell’aria dicembrina, la pelle diafana lucida di schiuma.
Capii subito cosa fosse. Ero un marinaio, dopotutto. Restai lì a fissare quell’incubo che pareva uscito dalle storie che si raccontavano in taverna, quando il vento freddo imperversava fuori e l’unica cosa che volevi era un goccetto che ti scaldasse il cuore dopo una lunga traversata.
D’un tratto, la cosa sollevò un braccio. Teneva stretto fra le dita della mano qualcosa di rosso scuro. Non capii cosa fosse finché non mi accorsi che pulsava.
Non so come feci a non gridare quando la vidi aprire la bocca mostrando denti che parevano zanne.
 
Non ricordo molto dei giorni che seguirono. Posso solo riportare che le indagini sul caso indicarono che fu un’onda anomala a portarsi via i tre guardiani.
Ma io so la verità.
Beata ignoranza, sì, che sia benedetta. Noi viviamo in un bozzolo di misericordiosa, splendida ignoranza, eppure cerchiamo la conoscenza, vogliamo sapere. Stolti! Se soltanto aveste un minimo assaggio di ciò che si nasconde lì fuori ringraziereste la vostra ignoranza ogni giorno, le rendereste omaggio come se fosse la vostra dea.
Ma perché ho deciso di rivangare tutto questo?
Perché il destino ha deciso di perseguitarmi, ho cercato di allontanarmi il più possibile dal mare, ma il mare mi ha inseguito. E domani mio figlio si imbarcherà.
Ho sempre cercato di soffocare questa sua passione, anche con la forza. Sì, sono diventato molto simile a mio padre, che buffo, eh?
Ma alla fine ho dovuto rassegnarmi, per quanto possa essere superstizioso un marinaio, dubito che crederebbe mai a ciò che ho visto su quell’isola della Scozia, lontano da quella che, con molta arroganza, chiamiamo civiltà.
Prego Dio tutti i giorni, lo prego affinché tenga al sicuro il mio ragazzo, non dalle tempeste o dagli squali, ma da qualcosa di più orrendo, qualcosa che mi pare di sentir cantare in certi giorni, anche se forse è solo il vento. So che quell’essere non è altro che l’avanguardia di una forza ancora più oscura. Cosa si nasconde nelle fosse abissali? Cos’è che saltuariamente abbandona la sua dimora d’acqua e viene a reclamare il proprio pasto umano? E arriverà il giorno in cui non basterà più?
No, non voglio saperlo. Beata ignoranza.
Una cosa, però, so.
Quel mostro è ancora là fuori, nonostante siano passati decenni, io so che esiste ancora, sinuosa, bellissima.
E affamata.
 
   
 
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