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Autore: ValeDowney    20/09/2022    1 recensioni
Stephanie Strange , brillante laureanda in Medicina alla New York University, comincia a sentire strette le maglie del camice bianco da neurochirurgo che il padre vorrebbe farle indossare. E se il padre è il famoso Doctor Stephen Strange, allora la faccenda si complica
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor Stephen Strange, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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UNA VITA IN GABBIA
 
 

Capitolo XIX: Una noiosa convalescenza



 
Stephanie si stava annoiando. Era passata una settimana dalla delicata operazione subita e giorni da quando era stata dimessa.
Suo padre l’aveva rilegata praticamente in casa. Non che prima fosse diverso, ma ora Stephen era stato espressamente chiaro: non doveva lasciare il Sanctum Sanctorum per nessun motivo. Le aveva anche vietato di incontrarsi con gli amici e, di conseguenza, loro non potevano andarla a trovare.
Non faceva nemmeno in tempo a lasciare la sua camera, che subito suo padre – o la cappa di levitazione – la raggiungevano, tenendo d’occhio ogni suo spostamento. Anche quando doveva andare in bagno, la cappa- o suo padre – erano fuori dalla porta ad aspettarla.
La ragazza si trovava sdraiata sul suo letto, quando Stephen entrò. Stephanie gli domandò: “E’ giunto il momento della mia ora d’aria?”.
“Te l’ho già detto: puoi girare per il Sanctum Sanctorum. Dopotutto è casa tua e non sei rilegata in camera. Al contrario, però, non puoi uscire. Non devi stancarti troppo: il nuovo fegato potrebbe risentirne ed i punti aprirsi. Sei ancora in convalescenza” spiegò Stephen, mentre depositava sul suo letto un paio di coperte.
“Ma io mi sto annoiando” disse Stephanie.
“Allora trovati qualcosa di interessante da fare. Studia; leggi un libro; fai i compiti” propose Stephen.
“Fatto; fatto e…fatto. Ma non ho letto un libro di arti mistiche” disse Stephanie.
“Non ci provare: sai che sono tutti sotto chiave in un posto che so solo io. Non vorrai mica che ricapiti come l’ultima volta, vero?” disse Stephen.
“Non me lo ricordo: cosa è accaduto?” disse Stephanie.
“Te lo ricorderai più facilmente se ti dico che ho sempre voglia di spedire il tuo amichetto quattr’occhi in un posto molto, molto lontano ed ostile. Ma, fortunatamente per lui, i tuoi graffi sono spariti e quindi, per il momento, non ho così tanti istinti omicidi nei suoi riguardi” spiegò Stephen e, mentre apriva l’armadio, mise al suo interno le coperte appena portate.
“Fa piuttosto freddo, non trovi?” disse Stephanie. Stephen si voltò verso di lei: “Ah, già, se senti del pasticcio, è perché nella hall abbiamo ospiti”.
“Abbiamo ospiti?! Allora scendo subito a conoscerli” disse entusiasta Stephanie, ma Stephen la fermò: “Tu non andrai da nessuna parte. Si trattano solamente di apprendisti da Kamar-Taj e stanno dando una mano a me ed a Wong a pulire tutto dalla neve”.
“Neve?! Come facciamo ad avere della neve nella hall?” domandò stupita Stephanie.
“Una porta della sala circolare si collega alla Siberia: c’è stata una tempesta di neve…” iniziò col rispondere Stephen.
“…e ti sei dimenticato di praticare l’incantesimo mensile per le guarnizioni” finì col dire Stephanie.
Stephen inarcò un sopracciglio, per poi chiederle: “E tu come fai a saperlo?”.
“L’altro giorno sentivo che ne parlavi con lo zio Wong. Urlavate così tanto, che vi ho sentito persino con la porta chiusa” gli rispose.
“Be’, ora che lo sai, un motivo in più per startene qua in camera tua. Se hai freddo, sei libera di usare le coperte che ti ho appena messo nell’armadio” disse Stephen, andando verso la porta.
“Pensavo che poteva essere l’occasione per ritirare fuori i miei vecchi sci che ho messo in soffitta quando ci siamo trasferiti qua. Non li uso praticamente da una vita” disse Stephanie.
“Li hai usati una sola volta quando siamo andati a Courmayeur: avevi otto anni e quando hai scoperto che non li sapevi usare, li hai gettati da una parte e volevi andare a provare lo snowboard. Cosa che poi ovviamente ti ho espressamente evitato di fare” spiegò Stephen.
“Per forza non li sapevo usare: hai gridato contro il mio istruttore, dicendogli che era solamente un incompetente come tutti gli altri. Ovviamente lui ha smesso subito di insegnarmi e così ho messo da parte gli sci” disse Stephanie.
“Comunque niente sci: non voglio che ti vai a spaccare una gamba. E, se proprio vuoi saperlo, non sono io quello che si è dimenticato di praticare l’incantesimo mensile per le guarnizioni, ma Wong” disse Stephen, aprendo la porta.
“Non incolparlo del tutto: ora che è Stregone Supremo ha un sacco di robe in più da fare” disse Stephanie, ma appena vide la pietra del padre brillare, aggiunse: “Ma sono sicura che ti ringrazierà, se glielo ricorderai e, soprattutto, se gli darai anche una mano. Dopotutto – e che rimanga tra noi – tu sei quello più bravo”.
Stephen fece un piccolo sorriso, per poi dire: “Apprezzo la tua stima nei miei confronti, ma stai tranquilla so mantenere la calma. Non voglio creare caos proprio sotto Natale e nemmeno spaventarti un’altra volta”.
“Non è colpa tua papà, ma già ammettendo queste cose, è un passo avanti e tiene rinchiusa di più la tua parte malvagia” disse Stephanie. Stephen annuì socchiudendo gli occhi, per poi riaprirli ed uscire dalla stanza.
Stephanie si sdraiò, mettendosi con la schiena contro lo schienale del letto. Digitò qualcosa sul cellulare, per poi dire: “Papà mi ha proibito di uscire e vedere i miei amici. Ma non mi ha proibito di vederli in un altro modo” e, dopo aver schiacciato un numero, aspettò in videochiamata. Dall’altra parte comparvero Peter e Ned.
“Stephanie” dissero insieme.
“Ehi, ciao ragazzi, come va?” chiese loro.
“Bene e tu?” domandò Peter.
“Potrebbe andare meglio, ma me la cavo” rispose Stephanie.
“Il vecchio brontolone di tuo padre ti tiene ancora prigioniera in camera tua?” chiese Ned. Stephanie scosse negativamente la testa, per poi rispondere: “Primo: mio padre non è vecchio e guai se gli dici una cosa del genere – o anche solo la sente – e puoi dire addio alla tua vita. Secondo: può essere brontolone, ma lo sapete benissimo che lo fa per il mio bene. Dopotutto ho appena avuto una delicata operazione al fegato e, se non fosse stato per quella ragazza, a quest’ora…bè…non sarei qua”.
“Invece sei sempre uno splendore davanti a noi. Ehi, perché non vieni a trovarci? Al momento siamo a casa del fidanzato della zia di Peter” propose Ned.
“Non è più il suo fidanzato. Però, stanno ancora insieme. Be’…non ho ben capito la loro situazione sentimentale. Comunque ha ragione Ned: l’offerta è aperta e puoi venire qua quando vuoi” disse Peter.
“Mi piacerebbe tanto ragazzi, ma mio padre sta pattugliando il corridoio qua fuori e non credo riesca a raggiungervi tanto facilmente” spiegò Stephanie.
“Perché non usi quel coso per aprire i portali? Arriveresti qua senza che tuo padre se ne accorga” propose Ned.
Stephanie scosse negativamente la testa, per poi rispondere: “Mio padre ha sequestrato un’altra volta il mio sling ring, ma stavolta solamente perché non vuole che mi stressi troppo. Mi sto annoiando a non fare nulla e, perdi più, abbiamo anche la neve nella hall”.
“Neve nella hall?! Avete fatto le cose in grande per gli addobbi natalizi” disse stupito Ned.
“Magari: una delle porte circolari al piano di sopra si collega alla Siberia. C’è stata una tempesta di neve e lo zio Wong si è dimenticato di praticare l’incantesimo mensile per le guarnizioni. Volevo ritirare fuori gli sci, ma papà mi ha proibito di usarli per paura che mi rompa una gamba” spiegò Stephanie.
“Che peccato. Comunque sarebbe bello rincontrarci dopo la bellissima serata che abbiamo passato ad Halloween in quel posto dove tuo padre e l’altro suo amico praticano la magia” disse Ned.
“Mi piacerebbe anche a me ma, come vi ho appena detto, mio padre mi proibisce di vedervi. A proposito, Mary Jane come sta?” disse Stephanie.
“Oh, alla grande: ha trovato lavoro presso un negozio di ciambelle. Stavamo andando da lei prima che ci chiamassi” rispose Peter.
“Allora vi lascio andare e speriamo che papà mi faccia presto uscire” disse Stephanie.
“Lo spero anche io. Vederti solo tramite cellulare, non esprime tutta la tua bellezza” disse Ned. Stephanie fece un piccolo sorriso e, dopo averli salutati, chiuse la chiamata.
Sospirò; poi si alzò da letto; andò verso la porta e l’aprì di poco: nel corridoio non vide né suo padre e nemmeno la cappa di levitazione. Quindi ne approfittò per uscire ma, appena sentì il brusco cambio di temperatura, rientrò in camera, per poi riuscirne indossando un maglione ed un cappotto.
Percorse il corridoio e, quando raggiunse la scalinata, si fermò: era tutto letteralmente ricoperto di neve e, quasi vicino all’ingresso, c’erano un uomo ed una donna. Cercando di non scivolare, Stephanie disse loro: “Ehi ciao, sono Stephanie Strange e voi due dovreste essere apprendisti di Kamar-Taj”. I due non la guardarono, continuando a spalare la neve in piccoli secchi.
Stephanie li raggiunse; li guardò per poi proporre: “Sapete, con la magia fareste più alla svelta. Non esiste un incantesimo per raccogliere più velocemente tutta questa neve?”.
“Non siamo quella scuola di magia, sai?” disse, ad un tratto, una voce. Stephanie si voltò, per vedere Wong uscire da un portale e depositare alcune valigie. Poi lo Stregone Supremo aggiunse: “Tuo padre non ti aveva detto di rimanere in camera tua?”.
“Ti ha mandato lui dal piano di sopra per controllarmi?” gli domandò.
“Non sono il tuo baby sitter e tu sei abbastanza grande da prendere giuste decisioni” rispose Wong.
Stephanie roteò gli occhi, per poi chiedere: “Papà sa che te ne stai andando?”.
“Lo Stregone Supremo non ha bisogno di rivelare tutto” rispose Wong.
“Ma la figlia dell’ex stregone supremo potrebbe aprire bocca” disse Stephanie.
“Tuo padre non sentirà la mia mancanza se mancherò per qualche giorno” disse Wong.
“No, ma si infurierebbe ancora di più sapendo che tu puoi andartene dove vuoi, mentre lui deve rimanersene qua non solo a badare a me, ma anche al Sanctum Sanctorum. E sai benissimo che cosa accade se non riesce a contenere la pazienza” disse Stephanie, facendo un piccolo sorriso.
“Sei proprio uguale a tuo padre: voi Strange volete sempre avere l’ultima parola e primeggiare sugli altri. Quando imparerete ad uscire dal vostro cerchio della perfezione, forse sarà troppo tardi per rimediare” spiegò Wong.
“Non ho bisogno di una coscienza come quella di Pinocchio, ma solo di prendere un po' d’aria senza che qualcuno mi dica di ritornare in camera mia. È vero, sono quasi morta, ma ora sto bene ed avrò pur il diritto di vedere almeno i miei amici, no?” disse Stephanie.
“Li potrai vedere solamente quando lo deciderò io” replicò Stephen, atterrando in mezzo a loro; poi, guardando la figlia, aggiunse: “Credevo di averti detto di rimanere in camera tua. Dove è finita la tua ubbidienza?”.
“Sparita con l’operazione?” disse Stephanie, facendo un piccolo sorriso, ma dopo aver visto lo sguardo poco augurante del padre, aggiunse: “Eddai papà, stavo solo curiosando in giro”.
“Ti voglio ricordare che non è mesi fa che hai avuto una delicata operazione che ti ha salvato da morte certa e che continuo a ripeterti che non devi stressarti troppo. Cosa non ti è chiaro delle mie avvertenze? Torna in camera tua, prima che ti ci rinchiuda a vita!” replicò Stephen e la sua pietra brillò.
Stephanie sbuffò; poi guardò Wong: “Rilassati dovunque tu vada. Fai bene ad andartene da qua anche solo per qualche giorno” e, dopo aver dato un’occhiataccia al padre, ritornò su per le scale.
“Quando è che mi avresti fatto partecipe della tua partenza?” chiese Stephen, guardando Wong, che rispose: “Non sei tenuto a sapere sempre tutto di me, Strange. Dopotutto, sono un tuo superiore”.
“Non sono io quello che si è dimenticato di praticare l’incantesimo mensile alle guarnizioni nella sala circolare: dovresti restare qua e rimediare al danno causato” disse Stephen.
“Ora che sono stregone supremo ho anche altre cose da fare” disse Wong.
“Come per esempio lasciarmi in balia di due semplici apprendisti che sono ore nello stesso punto a raccogliere la neve?” ribatté Stephen. Il ragazzo e la ragazza lo guardarono; Stephen li guardò a sua volta dicendo loro: “Senza offesa, ma potreste fare di meglio e velocizzarvi. Di questo passo arriviamo all’anno prossimo” ed i due ripresero a spalare la neve, spostandosi di poco dal punto in cui erano.
“Senza di me avrai più tempo per badare a tua figlia ed a farle capire meglio che scelte compiere con ponderazione” disse Wong.
“Non ho bisogno di una coscienza” disse Stephen.
“Tu e Stephanie siete proprio uguali. Ripeto a te ciò che ho detto a lei poco fa: quando voi Strange imparerete ad uscire dal vostro cerchio della perfezione, forse sarà troppo tardi per rimediare. Dovreste trovare del tempo e parlare di molte cose” disse Wong.
“Stephanie ha da studiare per i prossimi esami, mentre io devo cercare di tenere in piedi questo posto, visto che tu hai pensato bene di prenderti una vacanza ed andare chissà dove. A proposito, dov’è che vai?” disse Stephen.
“A Macau, ma la cosa non dovrebbe interessarti più di tanto” rispose Wong.
“Invece mi interessa eccome. Lo stregone supremo, che dovrebbe controllare che al Sanctum Sanctorum fili tutto liscio, preferisce andarsene in Cina per non so quale ragione. Non penso sia una decisione saggia da parte tua” disse Stephen.
“Ho un appuntamento al Golden Daggers Club al quale non posso mancare: fa parte del mio addestramento da stregone supremo. Se voglio mantenere questo titolo, devo anche dimostrare che sono in grado di tenere alta la fiducia datemi dagli altri maestri” spiegò Wong.
“Rettifico quello che ho detto prima: non è una decisione saggia la tua, ma più da bambini ed aggiungerei anche egoista. La verità è che vuoi perfezionare le tue tecniche per fare in modo che nessun altro possa più superarti” replicò Stephen.
 “E questo nessun altro dovresti essere tu?” chiese Wong. Stephen non rispose, quindi Wong, dopo essersi voltato, aprì un portale, per poi dirgli: “E comunque, se vuoi riguadagnarti il titolo di stregone supremo, è compito tuo rimanere sempre all’interno del Sanctum Sanctorum, qualora qualcuno decidesse di attaccarlo”.
“Cioè sarei confinato qua dentro fino a quando per la precisione?” domandò Stephen. Wong lo guardò: “Fino a che non te lo sarai meritato”. Stephen lo guardò malamente e Wong aggiunse: “Così saprai come ti senti quando rinchiudi Stephanie qua dentro” e, voltandosi, entrò nel portale, che si richiuse.
Stephen guardò i due ragazzi, replicando: “Che avete da guardare?! Non sono affari vostri!” e, infuriato, se ne volò su per le scale.
Stephanie era in camera sua a leggere un libro di medicina, quando sentì qualcuno brontolare nel corridoio.
Dopo aver chiuso il libro ed averlo depositato sul letto, si alzò aprendo la porta, per vedere il padre mugugnare, camminando avanti ed indietro.
“Ma come si permette di trattarmi così?! Dopo tutte le volte che gli ho salvato la vita, lui mi ricompensa sbeffeggiandomi e ridicolizzandomi davanti a quei due semplici apprendisti, solo perché ora è lui lo stregone supremo! E si permette pure di andarsene a Macau a quel club, per perfezionare le sue tecniche. Ma quando ritornerà, gli renderò la vita un inferno. Per prima cosa gli nasconderò tutti i suoi dischi di Beyoncè, così ci penserà due volte prima di lasciarmi qua così. Quanto vorrei incatenarlo da qualche parte e fargli ascoltare musica che odia!” replicò Stephen e, fermandosi, la sua pietra brillò, battendo poi un piede a terra. I quadri lì appesi si incrinarono.
Stephanie uscì dalla camera: “Papà, tutto bene?”. Stephen la guardò e la pietra smise si brillare. Poi rispose: “Non ti preoccupare, cucciola. È solo che, con te che ho quasi rischiato di perderti per sempre; il Sanctum Sanctorum in queste condizioni; Wong che se ne va; io che ho perso il titolo di stregone supremo per una stupida scelta fatta; la mia parte malvagia che cerca sempre di uscire…” si passò una mano tra i capelli, per poi continuare: “…non so se riuscirò ad andare avanti sano di mente”.
Stephanie si avvicinò a lui e, dopo averlo preso per mano, lo condusse in camera sua, facendolo sedere sul letto. Poi si sedette opposto a lui. I due si guardarono in silenzio e la ragazza disse: “Ok, sono qua per te: sfogati”.
“Quello dovrei essere io a dirti queste cose. Sono io il genitore” disse Stephen.
“Per una sola volta metti da parte il ruolo da genitore e sfogati. Ogni tanto ti ci vuole una spalla sulla quale piangere” disse Stephanie.
Stephen sospirò; poi iniziò: “E’ da quando abbiamo sconfitto quel titano, che è come se tutti ce l’avessero con me e, per questo motivo, ho sempre paura di perderti. Credo di aver compiuto una scelta sbagliata, ma era l’unica che ci avrebbe fatto vincere. Non riuscirò mai ad ammettere apertamente di essere geloso di Wong, ma sì lo sono: ero io lo stregone supremo. Ho salvato la vita a tutti e, solo perché sono stato blippato, il mio ruolo è passato ad un semplice bibliotecario. Mettiamoci anche quella zelota che mi ha trasmesso l’energia negativa, penso che a questo punto ci sia qualcuno che mi voglia veramente male. Per non parlare di tuo madre che sta con un altro”.
“Facciamo un attimo il punto della situazione: la tua scelta non è stata sbagliata. È vero, ci sono stati dei sacrifici, ma avete salvato il mondo e sconfitto per sempre quel titano pazzo. Reputi lo zio Wong un semplice bibliotecario: parli così perché ora sei geloso di lui, ma ti voglio ricordare che è anche il tuo migliore amico, insieme ovviamente anche alla cappa di levitazione” iniziò col dire Stephanie e, l’oggetto nominato, staccandosi dalla schiena di Stephen, se ne volò in mezzo a loro, “annuendo” con la parte superiore.
Stephen la guardò in silenzio, per poi ripuntare lo sguardo su Stephanie, che continuò: “Se potessi, e lo vorresti, saresti ancora lo stregone supremo: devi solo riguadagnarti quel titolo. Hai tutte le carte in regole per poterci riuscire, ma è la fiducia in te stesso che ti manca. Per quanto riguarda la parte malvagia che vuole sempre uscire, credo che più di una persona ti abbia ricordato parecchie volte come comandarla: tu sei la mente. Lei potrà cercare in ogni modo di farti passare dalla sua parte, ma finché le tue azioni saranno benevoli, la tua pietra rimarrà intatta, così come anche i tuoi pensieri. Non fare in modo che lei ti corrompa la mente. Continua a combatterla e riuscirai a confinarla per sempre. Io credo in te”.
Stephen le sorrise, per poi abbracciarla. La cappa “li guardava”, quando se ne volò verso la porta. I due volsero gli sguardi verso di lei e Stephen disse: “Forse è arrivato qualcuno. Meglio che vada a vedere” e si alzò, dirigendosi verso la porta.
Stephanie stava per seguirlo, ma Stephen, voltandosi verso di lei, la fermò: “Tu non vai da nessuna parte”.
“Hai paura che possa trattarsi qualcuno di pericoloso?” gli chiese.
“La cappa “sente” quando c’è qualcuno di estraneo al Sanctum Sanctorum. È meglio per te se rimani qua. Inoltre sarò più tranquillo, se rimarrai al sicuro” le rispose.
“Va bene, ma non stare via molto. Magari dopo potremo guardarci un film insieme” propose Stephanie. Stephen le sorrise e, dopo averle messo una mano sulla guancia, si voltò uscendo dalla camera, con cappa di levitazione al seguito.
Stephanie si ricoricò sul letto. Prese il libro di medicina, ricominciando a sfogliarlo, ma dopo poche pagine, tutta la sua camera tremò. Per paura che si trattasse di un terremoto, andò a mettersi sotto lo stipite della porta, aspettando che la scossa cessasse.
Una volta finita, uscì dalla camera: i quadri del corridoio erano tutti a terra, così come alcune statuine che, precedentemente, erano poste sui piedistalli. Camminò con cautela e, una volta raggiunta la scalinata, vide suo padre urlare contro Peter e, letteralmente sbatterlo fuori dalla porta. Poi Stephen si voltò e Stephanie capì che dal suo sguardo furente, doveva essere accaduto qualcosa di poco piacevole.








Note dell'autrice: Buona sera ed eccomi qua con un nuovo capitolo. Finalmente ci troviamo in Spider Man no way Home e, alla fine, ovviamente, è quando Stephen ha lanciato l'incantesimo per conto di Peter.
Spero che tutto ciò vi stia piacendo ( a giudicare dalle recensioni penso proprio di sì e per questo vi ringrazio tantissimo) e che nei successivi capitoli di scrivere al meglio tutti i personaggi presenti nel film. Stephanie ovviamente avrà interazione con loro
Come scritto prima, grazie tantissimo per tutte le bellissime recensioni e grazie anche per la costante fiducia che mi date per la storia: per me vale moltissimo.
Grazie anche alla mia amica Lucia
Con ciò vi auguro una piacevole serata ed una buona notte
Ci sentiamo al prossimo capitolo
Un forte abbraccio
Valentina


 

 
  
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