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Autore: milky_way    21/09/2022    4 recensioni
⤿ { winter au! ❀ bakudeku - malinconico, sentimentale, romantico. }
La prima cosa che Izuku ricorda è l'aria che diventa irrespirabile e gli occhi cremisi del suo amico d'infanzia farsi fessure quando vengono spinti nella neve candida macchiandola di vergogna. Ricorda la rabbia che ne trasparì quando senza comprensione vennero esiliati e marchiati come creature anomale.
In un mondo in cui le unicità sono maledizioni Izuku e Katsuki cercano di rinascere, di ricrearsi una vita nonostante la solitudine delle lande di Ulan Bator sia loro nemica. Sarà durante il loro pellegrinare che incontreranno genti diverse, più simili a loro di quanto in realtà si possa pensare.
Capiranno e comprenderanno cosa li unisca in realtà, come il filo rosso li abbia stretti avidamente l'uno all'altro.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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               ACT 00 - ‘‘ The forbedden fruits of eden 




 

 

Era stato al calar del sole che per la prima volta quella bruttezza si era palesata.
Era stato allungando una mano verso Izuku che il palmo improvvisamente si era scaldato lasciando sulla pelle una sensazione fastidiosa di prurito tale da fargli sfilare il guanto scuro.
Era stato in quel pomeriggio di giochi che un flebile scoppio ruppe il silenzio calato tra i due ma che li spaventò terribilmente facendoli rotolare a terra e sprofondare nella neve.
Izuku aveva sollevato lo smeraldino sguardo, si era guardato attorno spaventato all’idea che qualcuno avesse in qualche modo potuto vederlo, che qualcuno potesse scoprire ciò che in quell’istante davanti a loro si era manifestato.« Kacchan, non ne parlerò mai a nessuno. » aveva mormorato camminando a carponi verso di lui, lo aveva raggiunto guardandolo dal basso e credendo di non aver mai visto il suo spavaldo amico tanto rattristato, spaventato nell'osservare le mani ora nude al cospetto della vista carminia. Anche Bakugo Katsuki era un portatore di quella maledizione che da anni stava imperversando, quel potere che in pochi si incanalava e che ti rendeva agli occhi del resto del villaggio un essere spaventosamente pericoloso. « Kacchan, non ne parlerò mai a nessuno. » ripetè il minuto fanciullo allungando le braccia quanto bastava per accoglierlo in un abbraccio goffo e traballante, ma trovandosi in realtà a schivare un pugno da parte del ragazzino. « Non mi devi toccare. » gridò tirandosi sulle ginocchia quanto bastava per spingerlo a terra con una foga che gli era familiare, ma che non pensava potesse sfogarsi in quell’istante.
« Non mi toccare stupido di un Deku, vattene! » fu un ordine perentorio, che non ammetteva nessuna replica.
Ad Izuku non restò opzione alcuna se non ubbidire a testa bassa, osservandosi dietro le spalle di tanto in tanto, guardando il bambino ripiegato su sé stesso a piangere amare lacrime. Fu per la prima volta che sperimentò acre quel senso di impotenza.
Non sapeva però che lo avrebbe irrimediabilmente accompagnato negli anni.

 

( .. )

« Sono sicura che andrai d'accordo con la piccola Tsuyu. » esclamò la donna sistemandosi meglio il cesto sulle spalle con un largo sorriso speranzoso dipinto sul volto.
Ebbene sì, Izuku Midoriya, ventuno anni, avrebbe presto conosciuto quella che sarebbe stata la sua compagna per il resto della vita, peccato che al giovane poco importasse di un matrimonio e una squadra di bambini urlanti. Ciò che interessava al giovane Midoriya era una creatura ben più schiva e in quel momento si premurava di accompagnare la moglie nella tenda dei suoi genitori.
Fingere con la madre era sempre più difficile, se non si fosse mostrato disponibile e accondiscendente probabilmente Inko ne avrebbe sofferto e dopo la dipartita di suo padre l’ultima cosa che voleva in quel periodo era vedere il volto della donna triste e rigato da lacrime di dispiacere. Prese un lungo respiro prima di strizzare gli occhi ed annuire allungando una mano per stringere tra quella piccola e paffuta della madre nella propria.
Era sicuro che la donna sapesse come in realtà si sentisse, ma che per il bene di entrambi lo ignorasse nella speranza che nulla potesse cambiare, che nulla mutasse sotto ai suoi occhi di madre.
Si immaginava per quel figlio timido ed introverso un futuro finalmente felice.
Il loro legame era diverso da qualunque altro, lo era sempre stato - la morte del padre li aveva colti alla sprovvista, sapere che il ghiaccio di quelle terre se lo fosse portato via aveva sconvolto sua madre al punto da farla chiudere in un silenzio frastornante e lui si era improvvisato curatore cercando di rimarginare  quella tremenda ferita che la dipartita dell’uomo aveva creato.
Eppure Izuku si era trascurato, aveva permesso all’apprensione di renderlo sempre teso e nervoso al punto di non permettergli di ragionare in maniera lucida se non direttamente collegata al malessere di Inko.
Si era messo da una parte, e aveva nascosto sotto ad una montagna di cerotti quell’amore che avrebbe voluto essere il suo unico pensiero.
Aveva a lungo invidiato Katsuki, lo aveva osservato costruirsi un futuro radioso insieme a Momo. Al loro matrimonio aveva partecipato mangiandosi il fegato per il rimorso di non essere stato abbastanza capace da tenerselo vicino, di confessargli i propri sentimenti.
Ne ricordava perfettamente ogni sfumatura, la ragazza aveva i lunghi capelli scuri sciolti lungo la schiena e gli occhi neri brillavano di entusiasmo mentre Katsuki le porgeva il braccio chiuso in serio silenzio, bello ed altero nell’abito cerimoniale della loro tribù.
Il profumo di lavanda ed alloro aveva riempito l’aria fredda di quel giorno di fine dicembre, appestandola di auguri e congratulazioni. Quando era stato il suo momento però Izuku si era limitato a guardare Katsuki con una certa malinconia a velare lo sguardo, riservando invece uno sguardo a truce alla giovane sposa.
Da quel momento tra loro era tutto cambiato, il legame si era reciso e loro due erano diventati estranei.
Eppure il corpo parve muoversi calamitato da una forza antica quando un rombo squarciò la serenità di quella mattina qualunque.
Era stato un istante ed Izuku aveva mollato la mano della madre voltando lo smeraldino sguardo nella direzione della tenda da cui proveniva costando che si trattasse di quella appartenente alla capoclan e il suo consorte.
Il sangue gelò nelle vene, i piedi si mossero da soli nella direzione da cui il rumore era arrivato e Izuku credette di morire osservando la scena che si stava consumando, gli parve di rivivere gli avvenimenti di quel giorno.

Katsuki aveva nascosto bene quella proibita e spaventosa unicità. Era riuscito a costruire sotto di lui un solido terreno così da non traballare negli istanti in cui si fosse sentito confuso, spaesato. Aveva accettato il matrimonio con una ragazza appartenente ad un altro clan ma di sangue nobile, aveva costruito per lei un'abitazione solida e un futuro prospero; sarebbero diventati i capoclan non appena sua madre si fosse ritirata, avrebbero governato insieme; eppure quel senso di insoddisfazione lo torturava, lo faceva innervosire al punto da voler lasciare tutto e scappare, come se quelle responsabilità presto o tardi avessero potuto soffocarlo stringendolo in una morsa crudele, che lo avrebbe privato irrimediabilmente della felicità.
Non amava Momo.
Odiava il pensiero di diventare l’ombra della madre.
Detestava quella vita fatta di riverenze, di saluti cortesi e finta gentilezza.
Quello che Bakugo Katsuki desiderava era una vita spericolata, fatta di avventure e esplorazioni come quelle che gli venivano narrate da bambini.
Voleva una vita in cui poteva prendersi tutto quello che voleva senza il bisogno di chiedere nulla a nessuno. 
Per questo quel pomeriggio era rimasto  fino all'istante in cui la madre si era pronunciata scettica sulla sua fertilità; il problema per loro in quel momento era l'impossibilità di dare un erede sano e sua madre lo premeva da mesi ormai.
Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, che aveva acceso la miccia e Katsuki era di conseguenza scoppiato, la bruttura si era rivelata lasciando basiti coloro che avevano assistito.
Sotto lo sguardo del villaggio l’unico che corse a pararsi di fronte a lui era quel ragazzo minuto, quello che in infanzia gli era stato vicino, l’unico a conoscenza della sua maledizione e che lo aveva taciuto fino a quel momento - fino all’istante in cui con una spinta lo aveva allontanato non appena la capoclan si era tirata in avanti per colpirlo.
Izuku non le aveva permesso di toccarlo prendendo al posto proprio un colpo ben assestato sulla gota coperta da graziose efelidi.
« Deku, levati del cazzo.  » il suo del suo nome vibrò sulla lingua incredulo, anche quando tornando a guardare sua madre aveva allargò le braccia come a pararsi nuovamente in sua difesa.
« No.  »
Fu in quell’istante che iniziò il loro pellegrinare.



 
NOTE DELL’AUTORE :
Buonasera. Non credo mi dilungherò molto in questo angolino che mi prenderò alla fine di ogni capitolo. La decisione di pubblicare qualcosa che riguardasse una delle mie OTP è nata dallo scorrere su twitter e nell’incappare casualmente nel profilo di quest* autor* che è bravissim*.
Quando è uscita quella illustrazione di zio Hori della Winter!AU mi sono innamorata e mixandolo al nuovo album di AURORA ( che consiglio vivamente di ascoltare ) ho deciso di proporre qualcosa che sia in una chiave diversa e forse un po’ più prolissa ma che onestamente AMO.
Ringrazio tutti quelli che decideranno di seguire, commentare o anche solo leggere questo piccolo scritto. < 3


Baci stellari,
@milky_way
 
   
 
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